Meraviglia di lava, ghiaccio e stupore: è l’isola più selvaggia d’Europa, dove ogni viaggio si trasforma in avventura

Scritto da: Laura Degan
meraviglia di lava, ghiaccio e stupore: è l'isola più selvaggia d'europa, dove ogni viaggio si trasforma in avventura
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Oggi la nostra prima avventura inizierà in Islanda. Proprio mentre scrivo queste due righe sono in aereo e tra mezz’oretta atterreremo all’aeroporto di Keflavík. Primissima sensazione all’interno dell’aeroporto è una pace e una calma proprio nordica, colori caldi e un costante profumo di candele.

La prima tappa sarà al noleggio auto. Avevamo prenotato l’auto 4×4 in marzo, il 9/5 pomeriggio arriva una mail dal Rentalcar che ci avvisa che l’auto da noi scelta non è disponibile ( agenzia islandese fallita) e ci propongono una macchina ma non 4×4, allora dopo una serie di telefonate con operatori estremamente efficienti abbiamo ottenuto un’auto 4×4 migliore della prima scelta allo stesso prezzo, ottimo! Nota dolente è che l’assicurazione aggiuntiva che avevamo associato alla prima macchina non può essere associata a quest’ultima e con i siti di Rentalcar non è possibile fare solo l’assicurazione.

Abbiamo guardato se esistono assicurazioni distaccate dall’auto e in realtà esistono, però c’è da dire che l’Islanda richiede un po’ più di attenzione. Certamente bisogna guidare con prudenza rispettando limiti di velocità, cartelli stradali, avvisi vari ma la natura qua fa ciò che vuole. Venti molto forti che trascinano sabbia, sassi che su strade sterrate saltano ovunque, cenere e pecore aumentano di molto i rischi. Bisogna fare molta attenzione alla cauzione da lasciare al bancone appena si ritira l’auto, si parla di migliaia di euro, noi non abbiamo letto tutte le condizioni contrattuali e abituati negli USA a lasciare come cauzione intorno ai 300/400 dollari, quando abbiamo visto che si parla di cifre dai 3000 euro in su ci è venuto un coccolone. Vuol dire bloccare la carta di credito se non si dispone di un plafond alto.

Però l’operatore super efficiente chiamando l’ufficio della Rentalcar di Keflavík ci ha assicurato che non si terranno nessuna cauzione, probabilmente perché ci toccherà stipulare un’assicurazione aggiuntiva per l’auto dato che quella fatta online non era più valida, ma credo che si parlerà di cifre ben diverse, vedremo tra un po’. Ebbene sì, abbiamo ritirato l’auto e non si sono trattenuti nessuna cauzione, ma per forza di cose abbiamo stipulato un’assicurazione completa e costosa!

Pernottamento 2 notti al Hotel Grand di Reykjavík, ottima posizione per raggiungere a piedi il centro in 20 minuti, parcheggio gratuito e colazione inclusa. La capitale più a nord d’Europa è interessante, l’architettura delle nuove costruzioni è squadrata anzi cubica, grandi finestre, ampie terrazze chiuse da vetrate per il forte vento. A Reykjavík sono tantissimi i cantieri di nuove residenze, credo che tra qualche anno la città cambierà faccia.

Ci sono molte aree verdi e un grande lago, ma non dirò di più su di essa, si trovano informazioni ovunque, quello che ci affascina osservare è la gente. Siamo capitati il sabato sera perciò oltre ai turisti, non tantissimi, i locali sono pieni di islandesi. Gli uomini hanno una bella stazza, alti, massicci e bevono in abbondanza. Le ragazze sono biondissime e hanno lineamenti sottili e ben definiti, però niente da fare, sono freddi.

Come i norvegesi, che però quando richiami la loro attenzione sono gentili e disponibili, non ti considerano proprio. Non ti guardano, non sono curiosi e riuscire a cavargli un sorriso è un’impresa ardua. È nuvolo ma è già evidente quanto ci stiamo avvicinando al sole di mezzanotte, non fa più totalmente buio di notte.

Diario di viaggio in Islanda

Giorno 1 – Snæfellsnes e Grundarfjourdur 

Partenza per l’esplorazione dell’isola.  Ci dirigiamo verso la penisola di Snæfellsnes lungo la 1 per poi prendere la 60.  Bei paesaggi, inizia la zona più montagnosa, per noi collinosa, le montagne non sono molto alte è che essendo così a nord sono ancora piene di neve man mano che si procede.

Pausa a Borgarnes alla Geirabakari Kaffihus subito dopo aver attraversato il ponte a sinistra, assolutamente consigliata, si trova una ricca esposizione di pagnotte appena sfornate, dolci invitanti e personale gentile, panorama super, merita una tappa. 

La terza notte l’abbiamo prenotata a sud della penisola di Snaefellsner all’Hotel Snaefellsnes. Location incredibile, carine le camere e la sala colazione. È l’unico edificio sulla strada 60 all’incrocio con la 56. Tutt’attorno paesaggi lavici, ricoperti di una vegetazione bassa, a volte erba gialla a volte muschio, alberi assenti. Qui d’inverno l’osservazione dell’aurora boreale dev’essere spettacolare.

Ma è ancora pomeriggio e decidiamo di proseguire verso ovest sempre sulla 60, per poi inoltrarci nell’entroterra evitando di circumnavigare il ghiacciaio, ci vorrebbe troppo tempo. I paesaggi sono bellissimi, si corre su questa strada circondata da montagne, neve, lava, laghetti. Sbuchiamo sulla 54 e girato a sinistra ci godiamo il fiordo Grundarfjourdur e più avanti uno dei simboli dell’Islanda, il monte Kirkjufell.

Purtroppo mancano piazzole di sosta, è una costante fino adesso, ci sono panorami stupendi ma manca lo spazio per fermarsi a fare una foto, dovrebbero prendere esempio dagli americani che per far ammirare le loro bellezze creano piazzole ovunque.

Attraversiamo i piccoli villaggi sul mare e arriviamo fino a Stykkishólmur per una breve visita. Torniamo in hotel percorrendo la 56.

Giorno 2 – Isafjordur e Dynjandi

Ci muoviamo sempre verso nord ma decidiamo di percorrere la 55. È tutta sterrata, si corre bene ma con prudenza, non mancano le buche. Si incontrano mandrie di cavalli allo stato semibrado e gruppetti di pecore con i loro piccoli agnellini che fanno una enorme tenerezza.  Sbuchiamo sulla 54 ed è sterrata anche questa fino alla 60 poi finalmente l’asfalto.

Ci fermiamo a far benzina a Budardalur e ci accorgiamo che la ruota posteriore destra è completamente a terra, ops, abbiamo fatto tutta quella strada sterrata senza accorgercene? Meglio, d’altronde in mezzo al nulla chi chiamavi?

Per fortuna in questa cittadina c’è un’officina piuttosto importante e tra un quarto d’ora il meccanico torna dalla pausa pranzo. Spieghiamo il problema e lasciata l’auto, nell’attesa, andiamo a mangiare una pizza in un locale vicino. Sono tutti ambienti molto accoglienti dove ti rifugi con molto piacere.

Qui conosciamo la cameriera di Treviso, che dopo l’università ha deciso di fare la stagione in Islanda ed è capitata in questa cittadina davvero isolata.  Ci dice che è piuttosto noioso stare qui, ma pagano bene. Ci rivela qualche curiosità sugli islandesi, che se la prendono con molta calma, dice che sono un po’ terroni. Allora decidiamo di tornare dal meccanico per fargli un po’ di fretta ma l’auto è già pronta. Ha voluto essere pagato in cash, perciò siamo andati a prelevare, alla richiesta della ricevuta, che voglio presentate al noleggio auto, lui mi da l’indirizzo mail dove scrivergli per poi riceverla. Sono passati alcuni giorni e dopo due mail niente, ma non mollo.

Il percorso d’ora in poi è bellissimo, si alternano tratti  di strada che costeggiano il fiordo, tratti in mezzo alle montagne, laghetti, lingue di strade costruite in mezzo ai fiordi e un continuo alternarsi di asfalto e ghiaia, bisogna guidare con prudenza. È incredibile come questa strada, che conduce a Isafjordur, alterni tratti di strada perfettamente asfaltati a tratti a dir poco devastati, ci sono salite e discese piuttosto pendenti di ghiaione e buche che ti colgono a tradimento.

Nel tratto più brutto che va da Flokalundur a poco prima di Thingeyri comunque ci sono lavori in corso, probabilmente stanno creando strade più accessibili. Comunque fino a quasi una settimana fa, guardando dal divano di casa le app che descrivono le condizioni delle strade, molte erano chiuse per presenza di neve e ghiaccio. 

L’Islanda, date le condizioni metereologiche molto variabili che la caratterizzano, ha creato delle app davvero utili e direi assolutamente necessarie per sapere in tempo reale come sono le condizioni delle strade. La più ufficiale è “safetravel”, ci sono avvisi attendibili su strade chiuse causa neve, ghiaccio e forte vento.  Un’altra app utile è “vegasja.is”, si trovano indicazioni precise sull’intensità dei venti e le foto fatte quasi in tempo reale dalle moltissime webcam distribuite in tutto il paese. Altra app è “Vegagardin” che segnala lavori in corso, buche e i tratti di strade asfaltate o sterrate. Io le ho consultante tutte in modo forse anche troppo maniacale, però sono molto utili.

Visita alla cascata Dynjandi, detta anche velo da sposa, bellissima ed è lungo la strada che porta ad Isofiordur. Questa cittadina adagiata su una lingua di terrà proprio in mezzo all’omonimo fiordo è incantevole. Circondata da montagne ancora innevate gode di una posizione da cartolina. Alloggiamo all’Hotel Horn, nella palazzina distaccata dall’hotel principale.

Le ampie finestre danno sul fiordo. Mentre ci prepariamo da mangiare con la pratica e utilissima mini piastra ad induzione portata da casa, osserviamo la gente in strada.

Fuori non è caldo, anzi, ma il regolare afflusso di gioventù che si ferma nel parcheggio davanti ad un originale locale stile diner americano, ci stupisce, tutte belle ragazze in canottiera estiva e vestitini leggeri, ovvio loro sono abituati a temperature piuttosto rigide perciò la percezione del freddo è ben diversa dalla nostra. Un fatto che ci fa davvero sorridere è il tipo con muta completa che fa sci d’acqua in mezzo al fiordo. Ora questo no è un mare propriamente tropicale, l’acqua è davvero freddissima, ma lui noncurante continua, anche oltre la mezzanotte, a farsi tirare da un barchino e a cadere in acqua senza paura. 

Leggendo su Google informazioni su Isafjordur abbiamo scoperto che proprio in questa cittadina isolata c’è l’Università dei fiordi occidentali, ecco che si spiega la numerosa presenza di gioventù. Davvero una cittadina molto carina che sa di mare, in una posizione davvero fantastica nel cuore del fiordo.

Giorno 3 – Litlibaer

Direzione est per la 61, ed in ogni caso questa è l’unica strada che unisce Isafiordur alla civiltà verso est. È frequentata dai camion che portano i rifornimenti, l’altra, cioè la 60, è assolutamente impossibile per loro. Seguono una serie di fiordi che vanno percorsi per tutta la loro lunghezza ma la vista dei paesaggi rende il percorso piacevole, certo se non sei uno che lavora da queste parti.

Facciamo una tappa al Litlibaer, una graziosissima casetta d’epoca con il tetto in torba, in posizione un po’ rialzata rispetto alla strada, trasformata in un Kaffi dove servono un enorme termos con caffè caldo e delle torte fatte in casa molto buone. Sembra la casetta dei nani, le stanze sono piccole, dal soffitto basso basso, gremite di foto d’epoca. Il piano superiore si può visitare.

Certo che starsene seduti vicino alla finestra e guardare fuori mentre il vento forte fa sventolare le bandiere islandesi è una vera coccola. Duecento metri più indietro in direzione Isafiordur c’è uno spiazzo dove è possibile vedere le foche adagiate a prendere il sole, sono di un colore grigio argento e ovviamente dolcissime. Se vi va di acquistare un vasetto di marmellata c’è una piccola postazione dove sono esposti i vasetti e una cassetta dove lasciare i soldi, molto probabilmente preparata dalla corpulenta signora del Kaffi.

Lungo il tragitto cerchiamo di avvistare le balene con il nostro super binocolo, ma niente, così ci dedichiamo all’osservazione dei paesaggi e delle numerose chiesette sparse ovunque.

Dopo molta strada arriviamo al nostro hotel Laugarbakki posizionato in mezzo al nulla. Spesso sono strutture abbastanza anonime viste da fuori, ma dentro sono tutte ben tenute, pulite e accoglienti, fino ad ora abbiamo sempre avuto la colazione compresa.

Bella sosta.

Giorno 4 – Verso Akureyri

balene ad akureyri

Proseguiamo sulla Ring Road, la 1, direzione Akureyri. Da casa ci si immagina che questa strada a due corsie, essendo la principale, sia trafficata, invece spesso e volentieri siamo soli. Pur essendo molto bella il nostro spirito di esplorazione tira sempre per strade secondarie.

Appena possibile giriamo verso nord imboccando dapprima la 75, poi la 76 e infine l’82, praticamente facciamo il giro della penisola, attraversando le poche cittadine che si susseguono e ammirando prima il fiordo Siglufjordur e poi il fiordo Eyjarfjordur.

Per strada i nostri occhi erano a caccia di balene e foche, di balene neanche l’ombra mentre una bella foca si è concessa tranquillamente adagiata su uno scoglio in bella mostra lasciandosi fotografare. Non ripeterò quanto belli sono i panorami, sarà una costante per tutto il viaggio.

Prossima tappa è Akureyri, qui passeremo due notti all’Hotel Akureyri, molto originale e carino ma in alcune cose poco pratico. La prima cosa che ci colpisce arrivando in città sono i semafori con il rosso a forma di cuore, che accoglienza! Akureyri è la seconda città più popolosa dell’Islanda, ha ben 19.000 mila abitanti, come potrebbe essere una nostra piccola cittadina.

Ben curata, una strada principale con negozi e caffè invitanti. A darle un gran fascino è che si affaccia sul fiordo, inoltre ha un giardino botanico di tutto rispetto.

Giorno 5 – Grenivik e penisola di Tjornes

A pochi km di distanza a sud di Akureyri c’è la casa di Natale, una casetta stile marzapane strapiena di pendagli, palline, babbi Natale ed elfi di tutti i colori e tipi, che bello. Ma ancora più carino è lo shop accanto con oggettistica varia raffinata e di gran gusto. Ci sono anche marmellate e dolcetti con assaggini.

Ma dato che apre alle 12, per ammazzare il tempo ci facciamo un giro lungo la parte finale del fiordo percorrendo la 829 e poi in su per l’82, ovviamente siamo sempre gli unici sulla strada. Di seguito attraversiamo il ponte che porta al di là del fiordo, con in bella vista l’aeroporto. Piccola precisazione, gli aeroporti secondari in Islanda sono in realtà una linea di asfalto con un piccolo edificio, alcuni hanno addirittura il suolo in ghiaino, sperduti nel nulla, c’è ne sono molti sparsi in tutta l’isola e spesso sono l’unica modo per raggiungere molte parti del territorio, vento permettendo.

Se si vuole proseguire sulla 1 bisogna attraversare l’unico tunnel a pagamento d’Islanda, bisogna pagare online, ma per evitare seccature e non avendo fretta abbiamo deciso di percorrere la strada 83/84 che offre bellissimi panorami e poco traffico, inoltre ci permette di visitare Grenivik. 

Proseguendo sulla 85 e costeggiando il fiordo arriviamo a Husavik, cittadina di mare molto carina. Da qui partono le barche per il whalewatching, io con molta pazienza e il mio superbinocolo seguo le barche in mare e forse vedo qualcosa, un po’ di schiumarola, chissà se sono balene.

Ci attende una bellissima sorpresa, proseguendo verso nord si arriva ad un promontorio sulla penisola di Tjornes. Parcheggiamo su uno spiazzo dove notiamo alcune persone sedute sul bordo dello strapiombo con binocoli e macchine fotografiche. Mi avvicino per curiosare e oltre a molti uccelli di varia specie c’è una colonia numerosa di pulcinella di mare. Che carine, le immaginavo più grandi, invece sono dei simpatici uccelli con le zampe palmate di rosso e il grande becco ricurvo striato di rosso, che fortuna, non le rivedremo più durante il viaggio.

Super contenti ritorniamo ad Akureyri e ci concediamo una pizza al Greifinn, bel ristorante appena fuori dal centro.

Giorno 6 – Godafoss

Riprendiamo la 1, sempre evitando il tunnel e ci dirigiamo verso il lago Mývatn. Lungo la strada si trovano le indicazioni per la Cascata degli Dei, Godafoss.

Il lago non è molto distante così lo circumnavighiamo da sud sulla 848 ed è subito spettacolo con la prima formazione vulcanica nel primo conglomerato di case a Skutustadir, c’è una passerella che permette di camminare in mezzo a formazioni vulcaniche sorte su un lago, poi si incontra la Dimmuborgir che è un Lava field. È una grande area di colata vulcanica con grandi formazioni laviche che creano archi e originali e imponenti formazioni. Ci sono vari percorsi da fare a piedi di diversi colori più o meno lunghi e vale la pena fare anche solo il più corto.

Infine sempre sulla stessa strada si trova il grande cratere Hverfjallsvegur. Per arrivare si percorre una strada sterrata e si arriva ad un parcheggio a pagamento, piccola informazione i parcheggi si pagano inquadrando un qrcode.

La strada sbocca sulla 1 a Reykjahlid dove abbiamo prenotato l’Hotel Berjaya Iceland per altre due notti, prima però svoltiamo a destra e dopo pochi km ci appare la montagna di Namafjall con sotto l’ampia area geotermica di Hverir.

Qui tutto fuma, dalla montagna alle pozze d’acqua alle montagnole con getti di vapore, l’odore di zolfo è forte e i colori pastello che vanno dal verde al rosa al seppia e marrone rossastro creano un’atmosfera surreale. Contenti della nostra giornata c’è ne ritorniamo in hotel.

Giorno 7 – Vatnajokull

dettifoss

Oggi percorreremo il Parco nazionale di Vatnajokull direzione nord, vogliamo raggiungere l’enorme canyon a forma di ferro di cavallo formatosi in pochi giorni a seguito di un devastante inondazione dopo che l’eruzione del vulcano ha sciolto il ghiacciaio sovrastante. Per raggiungere questo sito si percorre la strada 862.

Lungo la strada incontriamo anche la bellissima cascata Dettifoss, si percorre un sentiero di circa un chilometro e si arriva ad un punto panoramico spettacolare con doccia assicurata. Purtroppo oggi le nuvole sono un po’ basse e non ci permetto di vedere il panorama ma la gita si è rivelata comunque soddisfacente. C’è una strada che percorre il canyon al suo interno a forma di un’enorme ferro di cavallo, località Asbyrgi. Qui ci concediamo  una pausa cappuccini e fetta di torta nell’unica stazione di servizio della zona. 

Mi preme sottolineare che spessissimo queste anonime stazioni di servizio sperdute nel nulla in realtà sono al loro interno molto accoglienti e arredate con gusto, il personale è sempre giovane e gentile, non giurerei che sono tutti islandesi, anzi. Torniamo con tutta calma indietro e sulla 1 prendiamo la deviazione per Krafla

Questa strada porta al vulcano ma noi siamo arrivati solo sul belvedere perché la strada proseguendo presenta ancora neve. Interessante è la vista della grande centrale elettrica geotermica, con fumarole ovunque, costruita sul terreno di una devastante eruzione del 1724 e incuranti di un suolo ancora molto precario. Lungo la strada, su uno spiazzo è stata installata una grande doccia a forma di rubinetto dal quale sgorga acqua calda e ci si può fare una doccia, una turista in costume da bagno lo ha fatto, io incuriosita mi sono bagnata le mani, calda ma non bollente.

Giorno 8 – Egilsstadir 

Questa notte è nevicato copiosamente e subito l’App Safe Travel segnala strade rosse, cioè manto stradale con neve e ghiaccio. Oggi percorriamo la 1 fino ad Egilsstadir con molto prudenza.

In questo tragitto la fa da padrona proprio la strada e i suoi panorami. È difficile descriverli senza deludere le aspettative di chi legge perché come si fa a spiegare le mille forme diverse che assumono questi enormi campi di lava ricoperti da un soffice muschio verde pastello, queste montagne lisce innevate, questa strada che come una serpentina galleggia su questo splendore e grazie al bel tempo e ad una vasta visibilità ci godiamo lo show correndo a 50 all’ora, chi vuole supera.

A metà strada facciamo la pausa cappuccini e torta in un caratteristico caffè tutto di legno, il Bertahussid, si nota sulla destra più o meno a metà percorso, vale la sosta. Arriviamo ad Egilsstadir, crocevia importante che offre tutti i servizi e pernottiamo nella stessa catena del lago Mývatn l’Hotel Beryaria.

Giorno 9 – Seydisfjordur 

In questa bella giornata esploriamo i fiordi orientali partendo dal più vicino Seydisfjordur guidando subito sulla 93. La cittadina di Seydisfjordur è anche il porto dove attraccano i traghetti provenienti dall’Europa. Probabilmente ne è attraccato uno da poco perché incrociamo molti camper con targhe francesi, olandesi, tedesche.  Quello che mi impressiona di più è la strada che bisogna fare per arrivare al porto. Sale in quota, tutto attorno a noi c’è neve, le montagne offrono cascate a destra e a manca da grandi a piccole, tantissime, e le curve a gomito senza guardrail mi fanno abbastanza impressione. 

La cittadina è davvero coccola, case colorate come la stradina che porta fino alla chiesa dove le fasce dei colori della bandiera della pace la rendono molto fotogenica. Una bella cascata e bei negozietti di souvenir. Molto accogliente e artistica.  Sosta al caffè dell’Hotel Aldan, bel plateatico, molto accogliente la saletta interna, muffin giganti, davvero carino. Torniamo indietro per la stessa 93 che mi mette i brividi. 

Proseguiamo sulla 1 che qui viaggia in zone più interne, sale e scende lungo le montagne, ad ogni curva uno spettacolo naturale e mi chiedo ma perché non ci sono i guardrail in queste belle curve strette e in discesa e salita. Lasciamo stare che sono fifona ma fanno davvero impressione, non oso immaginare com’è d’inverno con le strade innevate e non ottimali come adesso. Se devo essere sincera qualche guardrail c’è, sono 3/4 cavi di acciaio non troppo alti posizionati dove effettivamente c’è uno strapiombo, per fortuna! La vista è come sempre affascinante e ce ne stiamo in silenzio a 50 all’ora ammirando l’Islanda. 

Ad un certo punto la Ring Road inizia a costeggiare i fiordi a livello acqua o sui vari promontori ben esposti sull’oceano. Il tratto più emozionante ed incredibile per noi è senza dubbio da Djúpivogur a Höfn. La strada dal lato sinistro ti regala l’oceano e spiagge nere, dall’altra, subito a ridosso la montagna, una parete quasi verticale di pietrine e in cima roccia stratificata e non ti spieghi come non ti scivoli tutto addosso, qualche volta succede dato che ci sono in alcuni tratti delle pareti di ferro di protezione molto robuste.

Attraversiamo Höfn   e proseguiamo ancora per qualche km fino a raggiungere la nostra Lilja Guesthouse dove facciamo due notti. È una guesthouse ma in realtà offre i servizi di un qualsiasi albergo, ma il bello è che ci troviamo in un ambiente isolato con vista sul ghiacciaio e le pecore con gli agnellini che vengono a brucare l’erba sotto la finestra della camera, che meraviglia.

Alla fine di questa giornata rimane il forte desiderio di rivedere il tratto più spettacolare di questo percorso, davvero incredibile tutto, il paesaggio, i colori, le montagne e dimenticavo una cosa fondamentale le renne, abbiamo visto numerosi branchi di renne dalle corna vellutate e marroni, bellissime, allo stato semibrado, un gruppo di una decina di renne ha attraversato la strada proprio dietro di noi incuranti delle, per fortuna poche, auto che passavano. 

Non mancano mai i tipici cavalli islandesi, un po’ più piccoli e tozzi dei nostri, dalla galoppata saltellante e greggi di pecore con piccoli e teneri agnelli nati da poco sia bianche che neri di una simpatia unica.

Giorno 10 – Vatnajokull

vatnajokull

Visita ad una delle lingue del ghiacciaio Vatnajokull. Poco vicino alla guesthouse si gira per la strada sterrata 986 che porta ad un parcheggio libero. Da qui con una passeggiata tra le rocce abbastanza semplice, in circa un’oretta, si raggiunge il ghiacciaio con il suo lago. Bella la vista delle cavità e anse che forma il ghiaccio, delle varie sfumature di bianco, azzurro, nero della cenere, merita davvero questo avvicinamento, si può arrivare a toccarlo.

Dopo questa sgranchita alle gambe, perché siamo quasi sempre in macchina, risaliamo sulla Mitsubishi Cross, ce ne sono tantissime in giro e ripercorriamo a ritroso la 1 fino a raggiungere la cittadina di Höfn, la visitiamo e poi pausa al Viking caffè che si trova lungo una strada che si avvicina al mare, qui c’è un villaggio vikingo, set di un film non ancora girato, che si può visitare.

Giorno 11 – Jökulsárlón (Diamond Beach)

Da Höfn a Vik i Mivdal. Lungo questo tratto c’è l’attrazione che sognavo di vedere più di tutte, la Jökulsárlón o più volgarmente la Diamond Beach, la spiaggia dei diamanti. 

Quando guardi le foto su internet vedi questi blocchi di ghiaccio galleggiare imponenti, dai colori celeste vivido, con striature nere, dalle forme sinuose e lisce, su un lago glaciale con sullo sfondo la parete imponente del ghiacciaio e poi il fiume che porta al mare dove su una favolosa spiaggia di cenere nera sono adagiati blocchi di ghiaccio che riflettono la luce del sole, e poi una foca che sguazza avanti e indietro alla ricerca di pesci o di farsi fotografare. 

Bene è proprio così, un luogo affascinante e fragile, peccato per il ponte che attraversa il fiume più corto d’Islanda, peccato per i turisti che per la loro brama di divertimento salgono su barche anfibie che dalla terra entrano nel lago per potersi avvicinare al ghiacciaio come altri barchini tutti a motore. Non si può fare a meno di percepire tutto questo come una violenza a questo sito magico. 

Sulla spiaggia è in corso un set fotografico, due splendide modelle posizionate davanti ai blocchi di ghiaccio vengono fotografate mentre il vento fa volare i loro vestiti leggeri, ma vi assicuro che non è assolutamente caldo. 

Incantati da questa bellezza della natura, proseguiamo verso Vik i Mivdal, fattorie, mucche, ancora renne, ancora i miei amatissimi agnellini. Pernottiamo per altre due notti a Skogar all’Hotel Skogar, davvero carino . La nostra camera ha vista direttamente sull’imponente cascata di Skogafoss, ma pioviggina e andremo a visitarla domani. 

Giorno 12 – Reynisfjara

Direzione Vik. Tornado indietro verso Vik prendiamo la strada 218 che porta a Dyrholaey un piatto promontorio con una strana formazione rocciosa sul mare. La vista da qua è bellissima, a sinistra, verso Vik un’ampia spiaggia nera, a destra il grande arco roccioso. Sulle pareti delle alte rocce sono tantissimi i nidi di uccelli, purtroppo non ci sono le pulcinella di mare e il mare è troppo mosso per poter avvistare le balene ma c’è molto altro che incanta la vista, il vento è fortissimo. 

Dato che soffia vento forte a 15m al secondo optiamo per andare verso Vik e fare una pausa al caffè del piccolo centro commerciale con un market e il negozio della Icewear, un marchio molto valido come il 66*, abbigliamento tecnico e di qualità, mi rifarei il guardaroba!

Il vento non si calma, perciò prossima tappa è la strada 215 che porta nella spiaggia di Reynisfjara, anche questa molto famosa. Pareti di colonne basaltiche creano una grotta e la vasta spiaggia nera con le forti e alte onde che vi sbattono contro ti fa sentire piccolo e insignificante. La spiaggia è formata da sassi ben levigati e neri di tutte le dimensioni anche molto piccoli e verrebbe la voglia di portarseli a casa ma, all’ingresso un cartello invita i turisti di portare via solo le foto e i ricordi di questo meraviglioso paesaggio.

Ps ho ritrovato le modelle di ieri ma dubito che riusciranno a scattare foto decenti con questo vento, più che altro le modelle volano via!!

Storditi c’è ne torniamo nella guesthouse.

Giorno 13 – Selfoss

Selfoss, due notti all’Hotel South Coast. Cittadina carina, gode di una posizione strategica perché tutti i turisti che visitano l’Islanda passano per forza di qua. Selfoss si sta anche facendo bella creando un centro stile Old stile accogliente e ricco di bar e ristoranti sopratutto all’interno dell’edificio che ospita il museo sullo skyr, il famoso yogurt/formaggio. Qui ci sono una serie di ristoranti che offrono vasta scelta di cibo, dalla pizza, all’hamburgher, al cinese e altro ancora.

Giorno 14 – Kerid

Prima attrazione di oggi è il cratere Kerid sulla 35. Ho pensato di visitare prima questo perché chi visita il Circolo d’Oro di solito inizia dal Parco Pingevellir, perciò per evitare la folla facciamo il giro in senso antiorario. Penso che il Kerid sia il cratere più facile da raggiungere dell’Islanda. Si parcheggia e con una brevissima passeggiata si raggiungere il bordo del cratere che si può percorrere facilmente in tutto il suo perimetro. All’interno c’è un laghetto tranquillo dal colore verde azzurro, molto carino, si può anche raggiungere il lago facendo una scalinata. 

Proseguendo sulla 35 si arriva al sito del Geysir, ci sono ampi parcheggi e un bel centro visitatori. Stranamente non si paga nulla né il parcheggio ne l’entrata all’area dei geyser.

Bel sito, ci sono pozze d’acqua calda, fumarole, ruscelli fumanti ma chi la fa da padrone è il geyser Strokkur che, con getti spettacolari spruzza acqua ogni 5/10 minuti innondando i turisti tutti pronti e posizionati per l’evento più bello di questo sito, in religioso silenzio per scattare la foto. Poi se ci si mette contro vento ci si lava dalla testa ai piedi ma è piacevole perché l’acqua calda è leggermente vaporizzata. Il Geysir vero e proprio è poco più avanti, è più grande dello Strokkur ma, dopo un terremoto è dormiente, capita molto raramente che spruzzi acqua.

Prossima super attrazione è la cascata Gullfoss. Imponente, esagerata, enorme, a scalini, posizionata in modo scenografico dalla natura. C’è tutto un percorso che permette di ammirarla dall’alto e da vicino, quasi a toccare l’acqua. La fortuna ci ha regalato dei raggi di sole che hanno creato arcobaleni doppi e in movimento, incredibile.

Dopo la pausa cappuccini ci rimettiamo in macchina in direzione Parco di Pingevellir. Piove e lasciamo perdere, prendiamo la 36 e c’è ne torniamo in Hotel.

Giorno 15 – Parco Pingvellir

grindavik

Il tempo è stabile e così ci riproviamo con il Parco Pingevellir. Questo parco nazionale è un sito storicamente molto importante perché è proprio qui che i primi coloni vichinghi fondarono il primo Parlamento al mondo, nel 930 d.C.

Scelsero questo posto anche per la ricca presenza di alberi che servivano per costruire navi e utensili vari oltre che per scaldarsi, peccato però che li abbiano fatti fuori tutti. L’Islanda infatti ha pochissimi e piccoli boschi, probabilmente è in corso un progetto di rimboschimento un po’ ovunque dato la regolarità con cui sono impiantati gli alberi i molte zone.  L’attrazione invece più spettacolare e unico posto al mondo dove è visibile sopra il livello del mare è la faglia che separa il continente americano da quello euroasiatico. Molto visibile è la fessura che pian piano si sta allargando tra queste due placche tettoniche, si sente la potenza della natura.

Invece di ritornare sulla 36 ci torna più comodo proseguire e imboccare la 360. Non c’è niente da fare, le strade secondarie offrono il meglio del paesaggio. Questa strada costeggia il lago Pingvallavatn in un ambiente lunare, ammiriamo in silenzio. Sbucati sulla 36 ritroviamo un caffè già intravisto il giorno prima perciò pausa cappuccini e torta.

Dobbiamo raggiungere Keflavík per la nostra ultima notte in Islanda. La strada più veloce sarebbe proseguire sulla 1 direzione Reykjavík e poi giù per la 41. Noi ridisegnano il percorso, prima la 1 fino a Hveragerdi, poi giù per la 38, poi a destra sulla 427 e poi per forza su per la 42, più avanti non si può andare a causa dell’eruzione vulcanica a Grindavik, ed infine la 41 direzione Keflavík.

Percorso bellissimo e impressionante. Sono zone poco battute dai turisti, si viaggia su un territorio davvero duro, in mezzo ad enormi colate di lava che ci sovrasta, dove a forza è stata costruita la strada ma, nonostante lungo il nostro viaggio in Islanda abbiamo trovato tantissimi campi di lava di tutte le forme e colori, questo è il più impressionante. Si incontra un’anonima cittadina, dove sono visibili agglomerati ben costruiti di casette prefabbricate, chissà se sono per la gente che ha dovuto evacuare da Grindavik! Ma le sorprese non sono finite, girando a destra sulla 42 ecco che i panorami diventano ancora magnifici, e ciliegina sulla torta che ne la Lonely Planet ne Google Maps “attrazioni” segnalano, ecco che vediamo fumare una montagna, puzza di zolfo ma che è? Ci fermiamo in un parcheggio, e iniziamo a percorre a piedi una passerella di legno che passa vicino a pozze dall’acqua ribollente, fessure da cui escono fischi intensi di vapore, fumarole e colori meravigliosi, ocra, giallo senape, rosso mattone, verde brillante. 

Questo sito si chiama Seltun a Krisuvik. Probabilmente è stato allestito da poco perché le passerelle sono perfette e si vede che il legno è nuovo, se non fosse che il sito del Geysir ha il geyser Strokkur in attività direi che il Seltun è più affascinate. La 42 offre ancora spettacolari viste sul lago e le varie spiagge nere incontaminate. Che regalone che ci ha offerto ancora l’Islanda in questo nostro ultimo giorno.

Proseguiamo per Keflavík, ma è ancora presto e a pochi chilometri c’è Gardur, un villaggio proprio in punta alla penisola di Reykjanes, dove c’è un promontorio che permette di ammirare uccelli e forse di avvistare le balene, ci facciamo un giretto.

Raggiungiamo l’Hotel Micro Suites.

Giorno 16 – Rientro in Italia

Oggi la nostra direzione è l’aeroporto, consegna auto, dove ci hanno rimborsato il costo della riparazione della ruota, e rimborso delle tasse degli acquisti fatti. Keflavík/Zurigo, Zurigo/Venezia. Piccolo appunto, mentre sorvoliamo Zurigo mi accorgo di quanto in realtà mancavano i campi coltivati e i fitti boschi, mentre arrivati a Venezia di sera, di quanto fa piacere ad una certa ora vedere il buio.

Viaggio davvero eccezionale, 3774 chilometri esplorando l’intera isola. L’Islanda ti colpisce profondamente, ci sono paesaggi unici, è dura, selvaggia, spaventosa e bellissima allo stesso tempo. Temo che nei prossimi anni perderà un po’ della sua purezza e autenticità, si sta costruendo molto, intorno a Reykjavík e comunque in tutte le cittadine un po’ più grandi sono numerosi i cantieri di nuove palazzine e case. Stanno asfaltando molte strade per agevolare turisti ed abitanti. 

Gli islandesi non sono proprio socievoli anzi, per togliergli un sorriso bisogna proprio faticare e non è detto che te lo facciano, ma è una popolazione giovane e ovunque abbiamo trovato personale giovane e più “europeo”. Gli uomini sono davvero “vichinghi”, la loro robusta corporatura, la lunga barba rossa e la capigliatura selvaggia fanno capire che l’impronta vichinga è ancora molto presente, le donne sono belle massicce dalle capigliature bionde e rosse, non mancano le giovani ragazze snelle e molto carine con i loro lineamenti sottili, ma non ti sorridono, peccato.

Informazioni utili sull’Islanda

Il costo della benzina è in media di € 2,10.

Mangiare costa molto, difficilmente un piatto costa meno di € 20, a meno che non si prenda una zuppa e con la bibita una cena costa almeno € 30 a persona. Io ho optato per cucinare in camera con una piccola piastra ad induzione portata dall’Italia. 

Per dormire l’Islanda offre tutte le possibilità, se si vuole spendere poco ( € 30/40 a notte) ci sono gli ostelli o alcune Guesthouse, se non si vuole condividere il bagno con gli altri ci sono Hotel e Guesthouse con bagno privato ma a meno di € 140 è difficile trovare e non sempre va così bene.

A Reykjavík bisogna pagare i parcheggi scaricando un app dedicata, mentre i parcheggi delle varie attrazioni ( alcuni sono gratuiti) si pagano inquadrando un codice qr, è molto semplice, i costi sono bassi da € 3,50 a € 8.

I limiti di velocità vanno assolutamente rispettati, ci sono anche alcuni rilevatori di velocità, c è da dire che è un piacere guidare piano perché ti permette di osservare lo spettacolo che ti offre il paesaggio.

In tutta Islanda, che sia una stradina fotogenica davanti ad una chiesetta, che sia una staccionata, che sia un gioco per bambini i colori dell’arcobaleno simbolo della pace si trovano ovunque. 

Come ho già scritto dopo un po’ mancano i campi coltivati, i boschi e il buio, ma quello che ti lascia l’Islanda è una ricchezza che credo nessun’altra paese possa donarti e, a distanza di una settimana, la voglia di ritornarci.  È stato un viaggio bello e soddisfacente dall’inizio alla fine.

Ps: il giorno dopo il nostro rientro il vulcano vicino a Grindavik ha eruttato ancora!

Ps: continuando a guardare le condizioni delle strade la settimana successiva il tempo è peggiorato sensibilmente, venti da forti a fortissimi, nevicate copiose che hanno costretto alla chiusura di alcuni tratti della Ring Road, strada che noi abbiamo percorso con molta tranquillità, perciò è tutta questione di fortuna.

Ps: sparsi per l’Islanda abbiamo incontrato alcuni campi da golf. Questa cosa fa ridere perché oltre al freddo, prendere la mira con il vento che tira è un’impresa ardua, probabilmente devia la traiettoria della pallina perciò doppiamente bravi questi giocatori.

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