In Florida tra Miami, Orlando e Tampa: guida completa ai parchi
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La programmazione
A meno che non vogliate stendervi a prendere il sole sulla spiaggia, per visitare Miami sono sufficienti un paio di giorni. Per quanto riguarda i parchi, invece, tre giorni ai due parchi Universal sono sufficienti, completati con due giorni a SeaWorld ed un giorno ai Busch Gardens di Tampa. In tutto noi abbiamo trascorso tre giorni e mezzo a Miami (incluso il tour alle Everglades e una giornata a KeyWest) e una settimana a Orlando.
Per quanto riguarda il volo la miglior tariffa quando abbiamo prenotato noi l’abbiamo trovata con un volo combinato Air France / Delta: Venezia-Parigi e poi Parigi-Miami con Air France all’andata, Orlando-Atlanta e Atlanta-Parigi con Delta al ritorno e di nuovo Air France per il Parigi-Venezia. Costo, tasse incluse: 649,00 Euro a persona. Con Air France si vola bene, puntualità, comodità, buon servizio. Altrettanto non si può dire di Delta: mentre, infatti, il volo interno negli USA Orlando – Atlanta è stato molto comodo con un aereo nuovo ed un ottimo servizio, il volo intercontinentale (sette ore di durata circa) l’abbiamo fatto con un aereo piuttosto vecchio, i posti molto molto stretti, niente monitor personali ma sbiaditi ed alquanto ingombranti schermi comuni, servizio a bordo velocissimo, sbrigativo e mediocre. Segnalo che al momento della prenotazione del volo, Air France dà l’opportunità di stipulare una polizza con Allianz che copre l’annullamento del volo, lo smarrimento del bagaglio e le spese mediche in USA. Invogliati dal costo (Euro 42,00 a testa), l’abbiamo stipulata (devi farlo contestualmente alla prenotazione) anche in considerazione del fatto che una veloce lettura della polizza aveva rivelato il pagamento diretto delle spese mediche e chirurgiche per un massimale di 155.000,00 Euro. In realtà bisogna fare attenzione perché la polizza copre sì le spese mediche per il massimale indicato, ma con una forte limitazione: le spese di degenza ospedaliera vengono coperte solo per 100,00 euro al giorno e per un massimo di Euro 1.200,00 totale. Sottomassimali questi decisamente insufficienti visto che la spesa di degenza ospedaliera negli Stati Uniti può essere molto costosa. Di questo ci siamo accorti solo dopo parecchi giorni, leggendo molto attentamente le condizioni. Per non rischiare, abbiamo quindi stipulato altra polizza esclusivamente per la copertura delle spese mediche sempre con Allianz (la Globy Rosso): pagamento diretto spese ospedaliere, mediche e chirurgiche con massimale illimitato. Costo Euro 138,00 a testa. Certo, di solito nei viaggi non succede nulla ma considerato quanto costa un intervento sanitario negli Stati Uniti consiglio vivamente di stipulare la polizza.
Per quanto riguarda gli alberghi, a Miami c’è davvero l’imbarazzo della scelta. L’unico consiglio è quello di prenotarne uno a South Miami Beach non solo per la vita notturna ma perché è una zona molto vivace, sicura, comodissima per i mezzi pubblici, piena di ristoranti e negozi. Noi abbiamo optato per l’ottimo St. Augustine in Washington Avenue tra la quarta e la quinta strada, al costo di circa 120 Euro a notte a camera compresa la colazione (prenotato su Expedia). L’albergo è facilmente raggiungibile dall’aeroporto di Miami con i mezzi pubblici. Le camere sono molto grandi e con una doccia fantastica dotate anche di cassaforte e di wifi gratuito. Buona la pulizia ed ottima la prima colazione che viene consumata in una zona alquanto informale (niente tavolini ma divani e un lungo bancone dove ci si siede su alti sgabelli): tè, caffè, latte, succo d’arancia, cereali ed un ottimo assortimento di paste fresche. Il personale è molto cortese e disponibile per qualsiasi necessità. L’atmosfera è familiare. L’unico inconveniente è che dalle camere al primo piano si avverte il rumore dei condizionatori posti sopra il tetto. Ma di fronte ai pregi dell’albergo (prezzo, posizione, professionalità) ci sentiamo assolutamente di consigliarlo. Anche Orlando offre una serie infinita di sistemazione alberghiere. Il consiglio è di prenotare un albergo che sia buona posizione rispetto ai parchi e quindi sulla International Drive, una via piena di ristoranti, negozi di souvenir economici e, soprattutto, di fermate di autobus. Noi abbiamo scelto il Comfort Inn & Suites Convention Center su Canada Avenue, comodissimo perché posto più o meno a metà tra i parchi Universal e SeaWorld, a 5 minuti a piedi da International Drive, con grandi e comode camere, buona pulizia e un’ottima prima colazione (sia salata che dolce e quindi uova, salsicce, frutta fresca, muffin, ciambelle ma soprattutto segnalo i waffles che ti puoi fare da solo al momento con le apposite macchinette e cospargere poi di sciroppo d’acero o corn syrup), una piscina pulita con idromassaggio. Costo 62,00 Euro la doppia (prenotato su Expedia). L’albergo fornisce gratuitamente lo shuttle sia per i parchi Universal, sia per SeaWorld sia per i parchi Disney. Noi abbiamo sempre usufruito della navetta per gli Universal Studios che, attenzione, deve sempre essere prenotata, basta anche la mattina stessa (il bancone dedicato ai parchi alla reception apre alle 7.15 e chiude a mezzogiorno). Si può usufruire della navetta anche se si hanno già i biglietti per i parchi (in altre parole non è riservata solo a chi compra i biglietti al bancone) e gli orari sono abbastanza comodi: di solito ce ne sono un paio alla mattina alle 8.25 ed alle 9.25 e tre per il ritorno. La “carta d’imbarco” che ti danno quando fai la prenotazione (ripeto, gratuita) è valida sia per l’andata che per il ritorno ma mentre l’andata è fissa per il ritorno puoi scegliere indifferente una delle tre navette che tornano all’albergo (gli orari cambiano e te li dice l’autista prima di arrivare al parcheggio del parco ma di solito sono 17.30, 18.30 e 20.00). Senza prenotazione non si sale sullo shuttle, né per l’andata né per il ritorno visto che chiedono sempre la carta d’imbarco. La navetta è comoda (la nostra, route C, serviva 4 alberghi) ed il punto d’arrivo è esattamente sotto la passerella pedonale che porta allo City Walk, zona pedonale piena di ristoranti e bar che si trova immediatamente prima degli ingressi ai parchi. Lo shuttle per SeaWorld, invece, è un po’ più scomodo perché parte verso le 10.45 quindi si rischia di arrivare tardi al parco. Le navette per il Magic Kingdom della Disney non hanno invece bisogno di prenotazione. Concludendo, sugli alberghi in generale, fate attenzione al tipo di camera: solitamente dove è indicato “matrimoniale”, gli americani intendono un letto queen, molto più stretto dei “nostri” comuni letti matrimoniali. Il consiglio è quindi quello di scegliere o una camera con due letti queen (normalmente definita “doppia”) o una camera con un letto king (letto enorme!).
I biglietti per i parchi di Orlando. Avrete una enorme scelta sia on line sia in loco per acquistare i biglietti: è infatti possibile acquistarli o direttamente sui siti web dei parchi, in altri siti “convenzionati”, nei numerosi chioschi su International Drive, nei banconi dedicati che esistono in tutti gli alberghi (o quasi) o direttamente ai parchi stessi. Fatevi un’idea sui siti web per veder quale biglietto va meglio per voi: anche se all’inizio vi sembrerà una sorta di giungla (esistono moltissime combinazioni) dopo un po’ avrete le idee chiare. Noi abbiamo optato per l’acquisto anticipato on line sul sito undercovertourist.com (ottimo sito con prezzi scontati e possibilità di spedizione gratuita anche in Italia; l’alternativa è ritirarli presso il loro ufficio che però non è comodissimo da raggiungere). Abbiamo acquistato un biglietto valido per tre giorni ad entrambe i parchi Universal con, in più, un biglietto per l’evento “notturno” Halloween Horror Night ed un biglietto combinato per i parchi SeaWorld a Orlando e Busch Garden a Tampa che dà la possibilità di accedere a questi due parchi per 14 giorni consecutivi. La spesa totale è stata di circa 250 Euro a testa. I biglietti sono arrivati a domicilio in una settimana circa. Quindi, consigliamo vivamente il sito per l’acquisto. Per quanto riguarda le regole d’ingresso negli USA oltre al passaporto elettronico valido bisogna fare la c.d. Esta, ossia una sorta di autorizzazione ad entrare nel paese. Il procedimento è semplicissimo: c’è un sito dedicato (anche in Italiano) dove si compila on line la domanda inserendo i dati personali, il numero del volo e l’indirizzo dell’albergo negli USA (se fate più tappe è sufficiente indicare il primo albergo dove alloggiate). Si deve poi rispondere ad una serie di domande, pagare con carta di credito un importo di 14 USD e si ottiene l’autorizzazione. Non è necessario stamparla visto che nessuno te la chiede ma io l’ho fatto e me la sono portata dietro. Altra cosa da tener presente è la chiusura TSA: per viaggiare negli Stati Uniti è necessario che il bagaglio da stiva sia munito di lucchetto o cinghia TSA. I lucchetti (circa 6/8 Euro) e le cinghie (utili per chi, come me, ha una vecchia Samsonite a combinazione senza possibilità di apporvi lucchetti, costo circa 15 Euro) oltre alla combinazione da impostare, hanno una specie di toppa per chiavette universali che l’autorità di frontiera USA utilizza per aprire i bagagli. In altre parole, se non avete questo dispositivo, o lasciate aperta la valigia oppure chi farà il controllo potrà aprirvi forzatamente il bagaglio che ritroverete, quindi, poi rotta. Altra cosa importante da tener presente, se prenotate il volo da soli on line, è la necessità di completare la prenotazione indicando sul sito della Compagnia il numero di passaporto e l’indirizzo dell’albergo negli Stati Uniti (lo si può fare in qualsiasi momento anche dopo aver effettuato la prenotazione). Tenete conto, infine, che tutti i prezzi esposti negli Stati Uniti (dai negozi di souvenir, ai grandi magazzini, ai supermercati, ai ristoranti) non comprendono le tasse: calcolate sempre un 7% in più (questa era la percentuale in vigore al momento del nostro viaggio). E’ inoltre (quasi) obbligatorio lasciare una mancia. Tutti ve le chiederanno, dagli autisti delle navette (esclusi i bus pubblici), ai camerieri, ai tassisti. In realtà non c’è una regola per la percentuale, dipende dalla soddisfazione e dal tipo di servizio ricevuto. Di solito nei ristoranti la mancia va lasciata solo se vi servono al tavolo. Quindi nulla è dovuto, per esempio, nei self service.
Miami e dintorni
Le formalità all’arrivo all’aeroporto sono abbastanza lunghe ma non particolarmente complesse. In volo devi compilare il solito form (nulla di complicato) che dovrai poi consegnare all’agente di frontiera. Quando arrivi davanti all’agente ti farà una fotografia, ti prenderà le impronte di tutte e 10 le dita, ti controllerà il passaporto e ti farà un paio di domande (quanti giorni ti fermi, dove alloggi, sei già stato negli USA). Dopo aver recuperato i bagagli (vista la lunga coda al controllo le nostre erano già arrivate) abbiamo preso il MIAMover, una nuovissima navetta automatica gratuita che ti porta alla stazione Metrorail dell’aeroporto (ci mette circa cinque minuti). Una volta qui abbiamo fatto il nostro EasyTicket, un biglietto che puoi acquistare una sola volta e poi ricaricare (ma puoi anche comprarne più d’uno perché la validità parte dal momento in cui lo passi allo scan in autobus e non dal momento in cui lo acquisti). Nella saletta dove si arriva con il MiaMover ci sono tre macchine automatiche che accettano sia cash sia carte di credito e, di solito, c’è un’operatrice che ti dà una mano se ne hai bisogno. Noi abbiamo fatto il biglietto giornaliero (5,65 USD) ma è possibile anche acquistare il biglietto per la corsa singola (2,50 USD). Abbiamo poi preso il Metrobus n. 150 che serve, dall’aeroporto, tutta Miami Beach. In circa mezz’ora siamo arrivati alla fermata posta sulla quinta strada e da lì, in cinque minuti a piedi, eravamo all’albergo (altre informazioni sui mezzi di trasporto su www.miamidade.gov sezione “visitors” e poi “transportation”).
Da vedere
Noi abbiamo scelto di prenotare dall’Italia un tour guidato in bus con la compagnia Miami Tour Company (basta andare sul sito, scegliere il giro da fare, pagare con carta di credito e stampare la mail di conferma che ti mandano). Il tour, combinato con mezza giornata di tour alle Everglades, ci è costato 69 USD a testa. Se alloggi a South Miami Beach l’autobus ti passa a prendere di fronte all’albergo e lì ti riporta alla fine del giro, senza sovrapprezzo. Se il tuo albergo è a downtown c’è un punto di ritrovo a Bayside Market, facilmente raggiungibile. Il tour ci ha dato un’idea della vastità della città: la maggior parte del tragitto è in bus (si passa per Ocean Drive, per South Beach Park, per Downtown, per il porto di Miami ed altre zone) ma sono previste diverse fermate: il monumento all’olocausto, Coral Gables, Biltmore Hotel, Coconut Grove, Venetian Pool, Little Havana, posti questi dove ti lasciano dai 10 ai 30 minuti liberi per fare shopping, mangiare, fumare o semplicemente gironzolare. A ragion veduta la scelta è stata ottima visto che Miami è davvero immensa ed è praticamente impossibile visitarla tutta (anche perché, a dire il vero, non c’è moltissimo da vedere…). Ogni passeggero ha in dotazione delle cuffie per ascoltare il commento e la descrizione alle varie zone della città in parecchie lingue, compreso l’italiano, e di solito l’autista, anche se solo in inglese, aggiunge sempre aneddoti e un po’ di storie “extra”. Verso le due del pomeriggio, al termine del tour, siamo rimasti sullo stesso autobus e siamo partiti in direzione Everglades. Il tragitto dura circa un’ora e mezza ma è davvero spettacolare visto che, abbandonate le superstrade di Miami e delle città satelliti, si entra davvero in un universo parallelo fatto di natura, distese di foreste di mangrovie, fiumiciattoli, laghi e paludi. Arrivati all’interno del parco, lungo la strada ci sono diversi posti (tutti uguali) dove offrono il classico giro in airboat ed uno show con i coccodrilli. Noi ci siamo fermati all’Everglades Safari Park dove abbiamo fatto un bel giro sul “mare d’erba” (come vengono chiamate le Everglades) con l’airboat della durata di circa 40 minuti, passando in mezzo alle paludi con avvistamento di alligatori, tartarughe e uccelli vari. Quello a cui abbiamo assistito al termine del giro più che uno show era una spiegazione sulle abitudini degli alligatori da parte di un massiccio ranger del parco, forse la parte meno interessante del giro ma affatto noiosa. Il ritorno a Miami è previsto per le 18.30 circa. A Miami città abbiamo gironzolato per conto nostro con gli autobus locali (facendo un altro Easy Ticket giornaliero) a Downtown, usufruendo anche del totalmente gratuito MetroMover, una monorotaia sopraelevata senza autista che percorre la zona facendo diverse fermate nei punti di interesse (ma il bello è godere dello skyline dall’alto), e al Design District (che è a tutt’oggi un cantiere in espansione pieno di negozi di arredamento moderno e di design, gru e cantieri a cielo aperto, ma che, a quanto pare, si ripropone di diventare uno dei quartieri top di Miami). Abbiamo poi gironzolato per South Miami Beach a piedi, da Ocean Drive, un concentrato dei famosi edifici Art Deco di Miami (quasi tutti convertiti in alberghi) assolutamente da non perdere, a Collins Avenue con i suoi bei negozi, a Lincoln Road una strada pedonale piena di negozi di souvenir. Abbiamo fatto poi una passeggiata in spiaggia non solo per vedere l’oceano ma anche le bellissime e coloratissime postazioni dei bagnini, molto particolari. Il sabato pomeriggio siamo andati all’Aventura Mall, un enorme centro commerciale situato all’estremo nord di Miami (con il bus n. 28 dal Design District ci si mette circa un’ora e mezza). Il mall è davvero immenso e pieno di negozi, ristoranti e fast food. E’ un buon posto dove fare shopping lontano dalle boutique alla moda e dai negozi di souvenir di South Miami Beach, anche se il tragitto per arrivarci è davvero infinito.
Altra giornata è stata dedicata a Key West, il punto più a sud degli Stati Uniti, un’isoletta che è più vicina a Cuba che a Miami. Anche questo tour l’abbiamo prenotato sul sito Miami Tour Company al costo di 69 USD a persona. Il bus parte per KeyWest molto presto la mattina ma, anche in questo caso, vengono a prenderti e ti riportano al tuo albergo, purchè sia in zona South Miami Beach. La partenza è alle 7 e dopo quattro ore circa di strada (lungo la famosa Seven Miles Bridge) durante la quale si attraversano tutte le Keys, ti depositano vicino a Mallory Square da dove ripartiranno alle 18. A Key West fa molto caldo e visitarla può a volte risultare estenuante visto che il sole a picco non concede tregua. Noi non abbiamo fatto nulla di particolare e ci siamo limitati a girovagare per le bellissime stradine che fiancheggiano Duval Street (la strada principale dell’isola stracolma di bar, ristoranti e i soliti negozi di souvenir tutti uguali e tutti non esattamente di buona fattura) dai nomi alquanto insoliti tipo Olivia Street, Virginia Street e via di seguito. L’isola è stracolma di piccole casette in legno, una vegetazione lussureggiante ed un’aria tipicamente caraibica. La zona di Little Bahama è davvero simpatica. Le cose da fare, a Key West, non sono molte: c’è da vedere la casa museo di Hemingway (noi non l’abbiamo fatto), la famosa boa che segna il punto più a sud degli USA, un centro visitatori che spiega la biodiversità della zona (noi purtroppo l’abbiamo trovato chiuso per lo shutdown indetto da parte del governo USA che ha chiuso ogni attività pubblica). Oppure si può oziare in spiaggia, a dir la verità non molto bella ma neanche male. Una giornata per vedere l’isoletta è più che sufficiente. I negozi in Duval Street sono tutti uguali (fatta eccezione per qualche piccolo shop artigianale che merita una visita) e con souvenir standard, ma vicino a Mallory Square c’è una sorta di concentrato di negozi (una centro commerciale all’aperto) un po’ più carini dove potete trovare di tutto, dai preparati per la KeyWest lime pie, alla marmellata e ai succhi di lime, dai magneti di ogni forma, misura e soggetto alle stelle marine essiccate, dagli strofinacci con i fenicotteri alle magliette di tutti i generi. Se volete evitare l’andata e il ritorno nello stesso giorno (circa 8 ore totali) potete pernottare sull’isola (noi, col senno di poi, forse ci siamo un po’ pentiti di non averlo fatto) perché, a quanto pare, il top delle esperienze qui è il momento del tramonto che noi non abbiamo visto perché già in viaggio di ritorno verso Miami.
Per quanto riguarda i pasti sia Miami che Key West offrono una varietà di ristoranti di tutti i tipi, per tutte le tasche e di tutte le cucine del mondo. Noi, nell’ordine, abbiamo scelto: l’11th Street Diner situato tra la Washington e la 11ma strada a Miami Beach, un tipico ex vagone ferroviario argentato convertito in ristorante dove servono cucina americana (noi abbiamo pasteggiato con maxi hamburger, costolette di maiale e contorni vari al costo, bevande comprese, di 32 USD); il Puerto Sagua, una taverna cubana situata all’angolo tra Collins Avenue e la 7ma strada (tipica cucina cubana, per noi pollo asado con riso e fagioli e carne stufata con riso, budino di pane e budino di riso come dessert, spesa comprese bevande USD 32); Manolo, una sorta di diner che serve cucina veloce del sud america situato sempre tra la Collin’s e la 7ma e con camerieri simpatici e sorridenti (empanadas con prosciutto e formaggio e bevande a circa 20 dollari in due); l’Aegean Bistrò in Washington Avenue vicino alla quinta strada, forse unica esperienza deludente: i tavolini all’aperto sono situati lungo la trafficata strada, il servizio non è granchè ed i prezzi abbastanza alti (per noi calamari grigliati e fritti in porzione da antipasto e non da piatto principale, con le bevande a circa 40 USD), in proporzione mangiato poco, discretamente e pagato tanto. A Key West siamo capitati forse per caso al Conch Shop, un posto più unico che raro! Qui principalmente si serve cucina da asporto ma c’è anche un patio abbastanza malconcio, con due tavolini coperti da tovaglie di plastica e sedie sfondate e vecchiotte; non lasciatevi ingannare dalle apparenze visto che il cibo preparato al momento dalla proprietaria Josepha (una bahamense di colore) è davvero strepitoso. Noi abbiamo scelto il conch combo, ossia il mollusco della famosa conchiglia di Key West (il conch, appunto) preparato in tre modi diversi: in insalata fredda, con i molluschi crudi, pomodori, cetrioli, succo di lime e una valanga di peperoncino; fritto in una pastella leggerissima; e nelle polpette, anche queste fritte; il tutto accompagnato da patatine fritte (ma tagliate grossolanamente come quelle casalinghe, strepitose!) e, per finire, una ottima KeyWest lime pie, il dolce a base di lime e meringa tipico dell’isola. Abbiamo mangiato divinamente con circa 30 USD: al posto in sé non dareste una lira visto da fuori ma è assolutamente consigliato per il cibo ed anche per la simpatia di Josepha che ama chiacchierare con gli ospiti.
Orlando e Tampa, i parchi
Anche lo shuttle da Miami ad Orlando è stato prenotato con la Miami Tour Company al costo di 35 USD a testa (si possono portare un bagaglio “grande” che viene stivato, del peso massimo di circa 23Kg – ma nessuno controlla – ed uno zainetto o borsa da tener con sé a bordo). La navetta parte prestissimo (6.00) ma anche in questo caso il bus ti preleva di fronte all’albergo, se alloggi a Miami Beach. Ci sono anche altri orari ma il bus della mattina presto è l’unico che fa servizio di pick up negli alberghi. Tempo di percorrenza circa quattro ore e il drop off è situato in un parcheggio vicino ad International Drive.
Trasporti. Arrivati a Orlando con il bus da Miami, abbiamo raggiunto in taxi l’albergo. C’era la possibilità anche di arrivarci con l’autobus o con il trolley ma visto che le valigie pesavano, il viaggio era stato pesante e faceva un caldo bestiale, abbiamo deciso di concederci questo lusso. Il tassista ci ha subito sparato 15 USD ma è sempre bene chiedere di avviare il tassametro, cosa che ho fatto. Risultato: la corsa fino all’albergo è costata circa 10 USD (poi arrotondata a 12 per la mancia). Il taxi l’abbiamo preso solo un’altra volta, usciti dagli Universal Studios verso mezzanotte dopo l’Halloween Horror Night (a quell’ora gli autobus non circolano): il tassista, al quale abbiamo dovuto spiegare la strada per arrivare al nostro albergo, ha subito messo il tassametro e la corsa è costata 10 USD compresa la mancia. Per il resto degli spostamenti ci siamo serviti sempre o della navetta dell’albergo (vedi sopra), dei bus della Lynx (pubblici) o degli I-ride Trolley (privati). Lungo International Drive ci sono moltissime fermate sia dei bus che dei trolley e con questi è possibile raggiungere quasi tutti i luoghi di interesse. Le corse costano USD 2 sui bus della Lynx e USD 1,50 sui Trolley. Si paga direttamente sul mezzo ma bisogna avere l’importo esatto (non è prevista la restituzione del resto). Abbiamo utilizzato i trolley per andare a Sea World (il tragitto sia verso nord che verso sud si conclude ai due grandi outlets di Orlando) ed i bus della Lynx per andare a Downtown Disney e all’aeroporto.
I tempi sono abbastanza lunghi anche perché sia i bus che i trolley fanno fermate ogni 250 metri circa: il percorso fino alla zona Disney da Int’l Drive dura circa 45 minuti mentre il tragitto fino all’aeroporto internazionale dura un’oretta; la tratta Int’l Drive – SeaWorld dura circa 20 minuti.
La frequenza è, per i bus della Linx circa ogni 30 minuti, per i trolley ogni 20. Troverete comunque tutto sui siti web (www.golynx.com e www.iridetrolley.com ). I mezzi di trasporto sono di solito moderatamente affollati anche se bisogna tener conto che noi siamo andati in bassa stagione. Tuttavia, considerato anche i costi dei parcheggi dei parchi, l’impiego di questi mezzi è altamente consigliabile.
Pasti. Se alloggiate nella zona di International Drive non avrete problemi a soddisfare il vostro appetito visto che, lungo la strada, esistono centinaia di ristoranti e fast food: dai classici McDonald’s, ai ristoranti cinesi, ai self service. Noi abbiamo “scoperto” un self service, “Cici’s Pizza”, dove con poco meno di 10 USD si mangia e si beve a volontà. La scelta è tra insalate, pasta, pizza e dessert. La qualità del cibo era più che discreta, non molto unto e, soprattutto la pizza, davvero non male. Assolutamente da non perdere i favolosi Cinnamon Rolls, fra i più buoni che abbia mangiato. Fra l’altro in albergo avevo trovato dei coupon che davano diritto ad un buffet per adulto gratuito ogni uno acquistato. Risultato, con 12 USD mangiavano in due! Abbiamo alternato le cene al Cici’s con il TGI Fridays, un’ottima steak house dove servivano hamburger fatti a mano e bisteccone con vari contorni. Il posto è altamente consigliato visto che la qualità del cibo è davvero ottima ed il prezzo più che competitivo (in due circa 35 USD comprese bevande).
Veniamo ai parchi e partiamo dai due Universal situati uno di fianco all’altro e collegati da una zona pedonale piena di ristoranti, bar e negozi di souvenir chiamata City Walk. Con un biglietto “parktopark” si può passare più volte al giorno da un parco all’altro. L’accesso ai parchi è molto semplice: le borse e gli zainetti vengono controllati prima di accedere alla zona del City Walk (i controlli sono scrupolosi ma non pesanti) poi quando ci si avvicina ai tornelli si deve passare allo scanner il proprio biglietto (che va completato con nome, cognome e firma) e appoggiare il dito sul lettore di impronte. Ricordatevi di usare sempre lo stesso dito per non aver problemi. Nessuno ci ha chiesto il passaporto, anche se potrebbero farlo: il consiglio è di portare con sé una fotocopia dello stesso oppure scannerizzarlo e memorizzarlo sullo smartphone in modo che, al bisogno, lo si possa esibire.
Armadietti o lokers, cosa molto importante per chiunque visiti i parchi. Ce ne sono di due tipi: vicinissimi alle attrazioni che non permettono di portare nulla con sé, ci sono degli armadietti gratuiti posti vicino all’entrata: basta seguire le istruzioni che compaiono sul video, appoggiare il dito sullo scansore di impronte digitali e l’armadietto numerato si aprirà e si potranno inserire all’interno i propri effetti personali (una borsa o uno zainetto non grandissimo ci stanno comodamente). Il sistema calcola automaticamente il tempo necessario a fare il giro sull’attrazione. All’uscita, sarà sufficiente digitare il numero dell’armadietto, appoggiare lo stesso dito scansionato e l’armadietto si aprirà. Se sforate il tempo concesso dal sistema (praticamente non succede quasi mai, a meno che non ci siano dei problemi) non succede nulla ma per aprire l’armadietto bisognerà pagare 3 USD. Noi abbiamo sempre utilizzato questo tipo di armadietti perché l’accesso è veloce, sono affidabili e gratuiti. In quasi tutte le altre ride si può portare la propria borsa o lo zainetto con sé. L’unico problema è per le attrazioni bagnate quindi fate attenzione perché tutti i vostri effetti personali si potrebbero bagnare. Noi abbiamo ovviato all’inconveniente portandoci dei sacchetti di plastica a chiusura ermetica (quelli da congelatore con la zip per intenderci) ove abbiamo riposto macchina fotografica, documenti, portafogli, cellulari. Il resto se si bagna si asciuga, compresi i vestiti. Ma, per chi volesse, ci sono anche degli armadietti “giornalieri” al costo di 5/10USD (dipende dalla grandezza) posti all’entrata dei parchi.
Per quanto riguarda cibo e bevande, nei due parchi ci sono moltissime alternative. Consiglio: acquistate il primo giorno la cup del parco, una sorta di bicchierone con cannuccia in plastica rossa con il tappo bianco che costa 8.99 USD compresa la bibita: la convenienza sta nel fatto che questo bicchierone potrà essere riempito ogni volta che volete (non solo il giorno dell’acquisto anche se sull’etichetta è scritto così – è una bugia, come ci è stato detto dagli assistenti del parco – ma ogni volta che andrete nei due parchi, quindi anche nei giorni successivi) al costo di 0,99 USD (1,06 USD comprese le tasse). Le bibite con cui fare il refill sono moltissime ma se siete stanchi delle solite bevande gassate, consigliamo la Minutemaid Lemonade. Da notare che può essere usato anche nei self service dove si pranza (ad eccezione dei ristoranti dove vi servono da seduti). Altro consiglio: gli addetti al refill tendono a riempire per tre quarti il bicchierone con il ghiaccio con la conseguenza che alla fin fine rimane poca roba da bere: chiedete di mettervene poco e loro eseguiranno. Per quanto riguarda i pasti noi li abbiamo consumati, agli Universal Studios, al Mel’s Drive Inn (hamburger a volontà, prezzo medio piatti 8,99 USD), al Monster’s Cafè (polpettone con purè e broccoli, pollo, hamburger, costolette di maiale, prezzo medio 8,99 USD) e all’Islands of Adventure, al Thunder Falls Terrace (hamburger, pollo, cosciotto di tacchino, prezzo medio 8,00 USD). Tutti i posti indicati sono convenienti, abbondanti e abbastanza veloci. Veniamo alle singole attrazioni.
Universal’s Islands of Adventure
È il parco più nuovo con numerose attrazioni e diviso in più sezioni: la zona dedicata al mondo di Harry Potter, quella di Jurassic Park, la Toon Lagoon dedicata ai fumetti vintage, l’area dei supereroi Marvel, la zona per i piccoli dedicata al mondo del Dott. Seuss ed infine quella del Lost Continent a tema greco-arabo. Vediamo le singole attrazioni, limitandoci a quelle sperimentate in prima persona.
Harry Potter and the Forbidden Journey è di sicuro l’attrazione più ricercata e più spettacolare, tanto che il tempo d’attesa può essere anche di 90 minuti (per ovviare si consiglia di fare le attrazioni più richieste, come questa, o a inizio mattinata o verso l’ora di chiusura, quando le code si riducono sensibilmente anche a meno di 15 minuti). Ma ne vale assolutamente la pena. La coda già di per sé è spettacolare perché si snoda prima attraverso le serre della scuola di magia e poi all’interno del castello di Hogwarts, passando per diverse sale decorate con dettagli curatissimi, con dipinti parlanti, ologrammi e teche contenenti pozioni magiche. La ride è di per sé difficile da spiegare ma non voglio neanche entrare troppo nei dettagli per non rovinarvi la sorpresa. Sarete letteralmente catapultati nel magico mondo del maghetto, volerete con lui, combatterete draghi e dissennatori. Direi che si tratta di una ride adatta a tutti perché, pur venendo “sballottati” è comunque abbastanza soft.
Dragon Challenge. Si tratta di due inverted coaster gemelli con percorsi però diversi. La coda di solito è molto veloce (tra i 5 e 10 minuti) ed è dedicata al torneo tre maghi di Harry Potter. Un’ottima montagna russa (non adatta ai più piccoli) anche se ad Orlando si trova ancor di meglio.
Flight of the Hippogriff. Simpatico family coaster adatto a tutti, consente la vista sulla capanna di Hagrid. Tutta questa zona è altamente tematizzata con una cura quasi maniacale per i dettagli: è stato interamente ricreato Homesgade con tanto di negozi, due carretti che vendono la burrobirra (circa 3,75 USD ma vale la pena assaggiarla), abitazioni, una taverna-ristorante ed il treno che porta il famoso maghetto alla scuola di magia, per il momento bloccato ma che in futuro farà parte della nuovissima attrazione che aprirà nel 2014 e che comprenderà, pare, una stazione con un treno vero e proprio che collegherà i due parchi, una dark ride e ulteriori tematizzazioni.
The Amazing Adventures of Spiderman. Si tratta di una ride 3D con occhialini: all’interno di un veicolo futuristico si vive una vera e proprio avventura con Spiderman contro i suoi classici nemici. Anche questa sballotta parecchio, ma è adatta a tutti. Code sui 15 minuti.
The Incredible Hulk Coaster. Launched coaster dedicato a Hulk (il rumore che producono i vagoni dovrebbe riprodurre l’urlo di Hulk), è molto intenso e, sicuramente, non da tutti. Code veloci.
Storm Force Acceleration. Versione moderna delle classiche tazze, questa attrazione è abbastanza intensa anche se adatta a tutti. Code molto brevi.
The High in the Sky Seuss Trolley train ride. Family ride adatta a tutti, particolare perché il treno, che viaggia a bassa velocità, consente un’ottima veduta aerea di tutto il parco.
The Cat in the Hat. Altra family ride che si sviluppa però all’interno, con bellissime scenografie dedicate al gatto col cappello, molto famoso negli USA, che racconta le sue favole.
Jurassic Park River Adventure. Una delle tre attrazioni “bagnate” del parco. Bella ride che passa prima in mezzo ad una laguna con dinosauri erbivori per scatenarsi poi all’interno dell’area dei carnivori con discesa finale mozzafiato. Se ne esce molto ma molto bagnati quindi o vi munite di impermeabili oppure vi asciugherete al sole.
Popeye and Bluto’s Blidge-Rats Burger. Altra attrazione “bagnata”. A bordo di gommoni si percorre un fiume con salti, discese, acqua che cade dall’alto e che ti entra dappertutto. Da segnalare: al centro del gommone c’è lo spazio per mettere borse e scarpe che viene poi chiuso ermeticamente da una copertura in nylon. Anche in questa ci si bagna parecchio.
Dudley Do-Right’s Ripsaw Fall. Ultima attrazione “bagnata” dedicata ad un famoso personaggio dei cartoni animati. A bordo dei classici tronchi si percorrono dapprima delle gallerie buie con effetti di luci e colori per poi arrivare in cima ad una ripidissima discesa che scende a velocità elevata in mezzo a un vero e proprio mare d’acqua. Anche qui ci si bagna molto.
Universal Studios
L’altro parco, gli Universal Studios, è quello più vecchio, ma non per questo meno affascinante. Tutto il parco è tematizzato e diviso in diverse aree (New York, San Francisco, Los Angeles).
Le attrazioni. Despicable Me Minion Mayhem. Bellissima family ride 3D dove vieni “trasformato” in un minion che ha come obiettivo aiutare la ragazzine protagoniste del film a salvare un pacco regalo. Fatta molto bene, con buoni effetti, è adatta a tutti. Unico inconveniente le code che a volte possono arrivare anche ai 90 minuti.
Shrek 4-D. Breve film proiettato in 3D con effetti che coinvolgono anche gli altri sensi. Adatta a tutti.
ET Adventure. Forse la ride più vecchia del parco. A bordo di veicoli a forma di biciclette si attraversano le varie ambientazioni del film. Pur se datata, sicuramente vale la pena di farla. Adatta a tutti.
Men in Black Alien Attak. Bellissima shooting ride (la coda è forse la più bella, ad eccezione di Harry Potter, dal punto di vista della tematizzazione) interattiva dove oltre a passare per gli scenari del film si può sparare con una pistola laser agli alieni che spuntano improvvisamente in varie parti della scenografia (alla fine viene attribuito ad ogni persona un punteggio in base a quanti alieni sono stati abbattuti). Adatta a tutti. Code abbastanza brevi.
Revenge of the Mummy. Questa attrazione per metà dark ride e per metà coaster al buio è forse quella che mi è piaciuta di più. A bordo di un veicolo prima si passa per fantastiche scenografie ispirate al film (gli animatronic meritano un 10 e lode) per poi, improvvisamente, passare ad una tremenda montagna russa totalmente al buio con effetti strobo. Non adatta ai più piccoli. Code abbastanza veloci.
Hollywood Rip Ride Rock it. Altissimo coaster (si giunge in cima alla discesa principale in verticale) con la particolarità di poter scegliere la propria colonna sonora che ti accompagna per tutta la durata del giro. Non adatta ai piccoli. Code brevi.
Terminator 2 – 3D. Anche questa è un’attrazione datata ma merita sicuramente. Misto di proiezione su schermo 3D con l’interazione di attori in carne e rossa che, magicamente, entrano ed escono dallo schermo partecipando attivamente alla storia proiettata.
The Simpsons Ride. A bordo di vagoncini si assiste ad una proiezione a 360 gradi di una Simpsons story. Fatta molto bene, la coda è altamente tematizzata. La zona intorno alla ride è per gli appassionati della famiglia animata più famosa d’america, una vera chicca: sono stati ricreati numerosi edifici delle strade di Springfield, dalla taverna di Moe al Krusty Burger e i gialli protagonisti sono presenti ovunque, a volte anche in…carne ed ossa.
Twister…ride it out. Anche questa una vecchia attrazione. Si assiste alla simulazione delle scene più coinvolgenti del film, quando il tornado distrugge il centro di una cittadina americana. Bellissimi gli effetti.
Disaster. Specie di show interattivo dove, con l’aiuto di alcune persone del pubblico (e il pubblico stesso), si dà vita ad un breve film che alla fine viene proiettato sugli schermi della carrozza della metropolitana dove si è seduti.
Transformers: the Ride 3D. L’ultima attrazione costruita è ambientata nel mondo dei famosi robottoni. Anche qui, a bordo di un veicolo (che in realtà è uno dei trasformer che assume le sembianze di un auto) si combattono i cattivi. Gli occhiali 3D consentono di vivere attivamente l’avventura. Code discretamente lunghe (tra i 30 e i 60 minuti).
Il Beetlejuice’s Graveyard Revue è uno show svolto più volte durante la giornata ed è fatto davvero molto bene con attori-cantanti che impersonano, inizialmente, i classici mostri della Universal per trasformarsi poi in membri di una rock band alquanto improbabile, capitanati dal personaggio principale di Beetlejuice. L’altro show al quale abbiamo assistito è l’Universal Orlando’s Horror Make-up Show dove due attori molto ma molto bravi spiegano in maniera divertente e coinvolgendo anche il pubblico, i trucchi dei film dell’orrore più famosi della Universal. Alla chiusura del parco Universal proprio al centro della laguna, si svolge l’Universal’s Cinematic Spectacular, uno show- tributo ai 100 anni di attività della Universal: su altissimi getti d’acqua vengono proiettate scene di film divise per categoria, il tutto accompagnato da effetti laser e fuochi d’artificio. Assolutamente da non perdere. Se capitate a Orlando tra il 20 di Settembre ed i primi giorni di Novembre (ma le date possono cambiare), non perdetevi l’esperienza dell’Halloween Horror Nights quest’anno arrivata alla sua 23sima edizione. Si tratta di un evento serale (attenzione: serve un biglietto distinto che può essere abbinato ad un biglietto giornaliero) che attira ogni anno migliaia di persone. Ad eccezione delle serate di lunedì e martedì, il parco Universal viene chiuso alle 17.00 e tutti coloro che non hanno il biglietto cumulativo vengono fatti uscire dal parco. Quelli invece che hanno il biglietto che comprende l’evento (come noi) vengono “asserragliati” in un’area del parco dove attendono circa un’ora ma hanno il vantaggio di poter accedere alle attrazioni del parco circa tre quarti d’ora prima che lo stesso venga aperto al pubblico (e cioè a coloro che hanno il biglietto solo per la serata).
Nei teatri di posa che circondano il parco (solitamente utilizzati per girare serie TV o pubblicità) vengono allestite delle vere e proprio horror houses con attori in carne ed ossa truccati da mostri, zombie, fantasmi e quant’altro. Le “case” sono curatissime nei dettagli e, per apprezzarle al meglio, bisognerebbe riuscire a farle almeno due volte, cosa matematicamente impossibile. L’atmosfera dark si estende poi a tutto il parco che, con il buio, si trasforma in un vero e proprio territorio dell’orrore: luci bassissime, effetto nebbia che sale dalla laguna, zombie che circolano lungo le strade, più vari effetti scenografici (quest’anno l’evento era dedicato alla serie tv di culto The Walking Dead e quindi il parco era disseminato di sacchi di sabbia e auto distrutte con morti a bordo, era stato ricreato il campo base con il famoso camper e le tende, e ovunque gli altoparlanti diffondevano l’inquietante sigla di apertura).
Le code per accedere alle case sono davvero impressionanti e, a volte, addirittura scoraggianti: abbiamo visto persone resistere per poco più di mezzora e poi abbandonare il campo. Noi, in una serata, ne abbiamo viste solo quattro su otto, quella dedicata a Un Lupo Mannaro Americano a Londra (famosissimo film di John Landis), quella di Cabin in the wood (altro film horror cult dell’anno da noi proposto come “La casa nel bosco”), quella di Resident Evil (ispirata al videogame omonimo) e quella dedicata ad una leggenda messicana che racconta di una donna che impazzisce e stermina la sua famiglia (“La Llorona”). Durante le serate funzionano anche molte attrazioni del parco, le cui code si riducono notevolmente visto che tutti corrono a fare le fila per visitare le case (noi per esempio siamo riusciti a fare addirittura due volte Despicable Me, con code tra i 5 e i 10 minuti, cosa praticamente impossibile da fare durante il giorno). L’esperienza è stata davvero indimenticabile anche se fisicamente stressante: non solo perché eravamo al parco dalla mattina alle nove e mezza ma anche perché i figuranti, pur se non ti possono toccare, ti fanno davvero fare i salti dallo spavento. Non fate foto con i flash agli zombi! Potreste pentirvene amaramente (io sono stato inseguito da un morto vivente per circa 10 minuti….). Concludendo, non perdete l’occasione di partecipare all’evento e se potete programmate la visita ai parchi in questo periodo.
Sea World
Parliamo ora di Sea World il parco ad ambientazione marina più famoso di Orlando. Anche qui l’accesso avviene come agli Universal: scansione del biglietto più lettura dell’impronta digitale. Qui armadietti gratuiti non ne esistono: se si vogliono utilizzare ne esistono alcuni vicino alle attrazioni (costano 1 USD) e altri subito all’ingresso del parco un po’ più costosi.
Cibi e bevande. Anche qui, come agli Universal, conviene comprare la cup del parco: ne esistono diversi tipi ma quelle più comuni costano 6,99 USD già riempite con una bevanda. I successivi refill si fanno anche qui a 0,99 centesimi. Il bicchierone si può utilizzare per più giorni, anche nei self service ed ha validità anche ai Busch Gardens (cosa notevole). E’, quindi, un ottimo investimento. I pasti sono leggermente più cari che agli Universal. Noi abbiamo preso sempre dei sandwich al Panini’s (non economicissimi, 9,50 USD a sandwich, ma più che mangiabili) che consumavamo poi sui tavolini della terrazza che dà sul lago.
Attrazioni. Il punto di forza del parco non sono di certo le attrazioni. Se si escludono i magnifici due coaster (Manta, un mega coaster dove simuli il modo di nuotare/volare di una manta, visto che sei agganciato a dei vagoncini disteso a pancia in giù, e Kraken un coaster tradizionale ma altissimo e molto veloce), il Wild Artic Ride, un simulatore di volo in elicottero sul circolare polare artico, Journey to Atlantis una ride “bagnata” dove, a bordo di una barchetta, si attraversano lagune per poi affrontare una discesa vertiginosa sull’acqua, una torre panoramica dal quale si gode una bella vista anche di Orlando città, Turtle Treck (proiezione su schermo a 360 gradi, molto bella) e Antarctica, vale la pena di trascorrere un paio di giorni a Sea Worl per la fauna marina presente in maniera massiccia. Qui potrete vedere quasi ogni animale marino presente sul pianeta, dalla vasca con le mante, le pastinache e gli squali alla piscina con i quasi sempre addormentati manati della florida, dalle tartarughe ai mille pesci della barriera corallina ricreata perfettamente, dai delfini alle orche, dall’orso bianco, ai trichechi, ai pinguini per i quali è stato ricreato un apposito habitat a temperatura polare (ma che si possono vedere solo ed esclusivamente facendo la alquanto deludente ride di Antarctica: la ride dura si è no cinque minuti durante i quali vieni un po’ sballottato guardando filmati in alta definizione sui pinguini; visti i tempi di attesa lunghissimi – quasi costantemente 90 minuti – sconsigliamo di farla). Il vero fiore all’occhiello del parco sono gli show. Primo fra tutti l’One Ocean allo Shamu Stadium, un bellissimo spettacolo dove cinque o sei orche compiono evoluzioni interagendo con gli istruttori e con il pubblico. Lo show si conclude con lo splash time durante il quale le orche si divertono a sollevare montagne d’acqua che inzuppano letteralmente gli spettatori delle prime 10 file. Se non volete bagnarvi, quindi, occupate i posti più in alto. Poi il Blue Horizon simile al precedente ma con protagonisti i delfini che danzano sull’acqua insieme ad acrobati che volteggiano, pappagalli che sorvolano la piscina e istruttori che li nutrono con pesce fresco. Infine l’A’lure The Call of the Ocean, uno show stile Cirque du Soleil che merita sicuramente di essere visto e che si svolge in un teatro quasi totalmente buio dove risaltano i costumi fluo dei protagonisti.
L’ultimo parco che abbiamo visitato sono i Busch Gardens di Tampa, parco gemello del SeaWorld che ha come protagonisti gli animali dell’Africa. Per metà zoo e per metà parco di divertimento, i Busch Gardens sono famosi soprattutto per i 5 coaster fra i più adrenalici d’America. Tenete presente che se siete già in possesso del biglietto per il parco, potete usufruire della navetta gratuita che parte da diversi punti di Orlando (noi abbiamo utilizzato lo stop del parcheggio vicino al CSI Experience in International Drive, poco lontano dal nostro hotel, ma la navetta ferma, per esempio, anche a Sea World) e che vi condurrà fino a Tampa e vi riporterà indietro. E’ altamente consigliata la prenotazione () ma alla fermata si era presentata gente che non l’aveva fatta. In questo caso ti fanno salire solo se avanzano dei posti. La partenza è prevista intorno alle 9.45 ed il tempo di percorrenza suppergiù un’ora mentre la partenza per il viaggio di ritorno è prevista intorno alle 18.00 (di solito il parco chiude a quell’ora) ma è buona norma essere sul bus un quarto d’ora prima. L’accesso è esattamente identico a quello di SeaWorld (i due parchi appartengono alla stessa proprietà) ed anche per il discorso cibo e bevande le cose non cambiano. Ricordate che se avete preso la celebration cup a Sea World potete tranquillamente utilizzarla anche qui con il solito refill a 1,06 USD. Noi abbiamo pranzato al Bengal Bistrò (polpette al sugo e torta alle carote più il refill a circa 20 USD totali).
Lo zoo è piuttosto bello e moderno e può contare su alcuni animali rari come Gorilla, Oranghi, Tigri (tra cui due esemplari bianchi) e Ghepardi. Ma, come dicevo, il parco è famoso per le sue “cinque furie”: SheiKra è un imponente floorless dive coaster con caduta verticale. Molto bello, ma anche piuttosto breve: un giro non vi basterà. Cheetah Hunt è un veloce e divertente triple launch coaster che vi lancia per una salita per poi farvi zigzagare come un ghepardo in corsa.
Montu: uno dei migliori inverted coaster.
Kumba altro coaster ma meno coinvolgente.
Gwazi uno dei più vecchi coaster in legno d’America, è un’autentica tortura. Troppe vibrazioni e scossoni. Tutti i ride non sono ovviamente adatti ai più piccoli. Altra attrazione è la Phoenix, sorta di barca dei pirati che però fa un giro di 360°:non molto convincente (ed infatti la coda era praticamente inesistente). Essendo bassa stagione, alcune attrazioni erano chiuse, come il Rhino Rally, sorta di safari per vedere i rinoceronti, e lo Sky Ride, teleferica che avrebbe consentito una visione dall’alto del parco. Peccato. Carino il trenino che attraversa le aree aperte, tra gli animali, anche se può essere molto affollato (ma ci sono molti vagoncini e quindi non fatevi spaventare dalla massa di gente in attesa), Spettacolare e assolutamente da non perdere, lo show Iceploration, con pupazzi, animali e pattinatori sul ghiaccio, cosa questa alquanto insolita se sol si pensa che la temperatura media del parco, all’esterno, si aggira intorno ai 35 gradi! Se vi piacciono gli animali o se siete patiti di coaster, non dovete assolutamente perdervi il parco.
Per concludere, abbiamo fatto anche una veloce puntata a Downtown Disney. Non avendo incluso nel nostro viaggio i parchi del famoso topo (troppo costosi, dispersivi e tutto sommato non molto diversi dal nostro Disneyland Paris) volevamo almeno assaporare un po’ l’atmosfera. Per arrivarci bisogna prendere due bus della Linx: l’8 da International Drive e poi, vicino a SeaWorld, cambiare e prendere il 50. Tempo di percorrenza circa 40 minuti. Il prezzo del biglietto del bus è sempre lo stesso e cioè USD 2 ma bisogna far presente all’autista che si necessita di un transfert. In tal modo il biglietto lo si può utilizzare anche su bus diversi per un limite massimo di 90 minuti. Downtown Disney, ad ingresso gratuito, è un agglomerato di ristoranti e negozi di souvenir di Topolino & Co. Sarà perchè era una mattina nuvolosa (l’unica di tutto il viaggio) o forse perchè c’era poca gente ma il posto non ci è piaciuto granchè. Volevamo pranzare lì ma sia i ristorantini che i self service erano parecchio costosi e quindi abbiamo consumato il nostro pasto a Sea World (raggiungibile in circa 20 minuti con il bus n. 50). Direi proprio che non vale la pena di venire fin qui solo per vedere la zona.
Come vedete, a meno che non vogliate proprio fare un viaggio itinerante, non serve avere l’auto a noleggio in Florida. Tutto si può fare, organizzandosi per tempo, con i mezzi pubblici e privati.
Un’ultima considerazione: anche se ad alcuni la meta da noi scelta potrà sembrare strana (andare negli USA per passare una settimana ai parchi di Orlando….), non meravigliatevi troppo. L’atmosfera che si respira nei parchi è davvero unica ed è un’esperienza che consiglio caldamente a tutte le età. Dimenticate i parchi divertimenti italiani, qui è tutta un’altra cosa. Buona programmazione.
Per qualsiasi richiesta o informazione, scrivetemi pure.