La Las Vegas della Brianza è il paese dove la magia delle fiabe è diventata una “ghost town”… spaventosamente bella
Se scegliete di andarci in un pomeriggio grigio, magari con qualche nuvola di quelle minacciose che si affacciano all’orizzonte, l’escursione nel parco di divertimenti abbandonato di Consonno può trasformarsi in una esperienza di quelle memorabili. Per arrivarci dovrete percorrere una strada di collina che parte dal Lago di Olginate e sale su tra boschi incontaminati e vegetazione piuttosto brulla. Un percorso a zig zag di circa mezz’ora che si conclude con uno sbarramento improvviso, colorato dai tanti graffiti lasciati dai visitatori più estrosi, punto di inizio di una camminata che sa di mistero. Parcheggiata la macchina sul ciglio di una strada a strapiombo sulla collina, si inizia a percorrere un tragitto che scende per circa 200 metri, prima di risalire verso quella che fu la “Las Vegas della Brianza”. La strada da fare a piedi o in bicicletta è asfaltata, anche se presenta i resti delle numerose frane che col tempo hanno segnato la scomparsa di questo luogo. In lontananza, maestosa e colorata, una torre che lascia intravedere i resti di quello che fu una sorta di minareto, il simbolo di un luogo costruito posticcio e destinato a durare il tempo di un decennio.
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Consonno e il ‘Conte Bagno’
Consonno, almeno fino agli anni ’60 del ‘900, era stato un piccolo borgo della Brianza affacciato sulle pendici del Monte Regina. Poche anime, perlopiù lavoratori di una terra generosa e pura. Un borgo che si manteneva basando la sua economia sulle castagne e sui tanti castagneti dei boschi circostanti. Un borgo in cui c’erano poche case, sorte attorno alla bella chiesetta di San Maurizio, e di proprietà di una immobiliare.
E proprio questo piccolo particolare segnò la svolta decisiva nel destino di questo luogo incantato.
Il Conte Bagno, infatti, tra i maggiori costruttori edili italiani, decise di acquistare l’intera proprietà e di modificare completamente la struttura di quel paesino. Il suo progetto partiva dalla costruzione di una grossa strada che collegasse Consonno ad Olginate, per poi passare alle demolizioni delle abitazioni (ad eccezione della chiesa) che avrebbero lasciato spazio ad un luogo incantato, una sorta di parco giochi in grado di attirare un turismo sempre più crescente, nell’Italia del boom economico.
Sale da ballo, sfingi, pagode, laghetti e ponticelli, aree ristoro. Un paesino dei balocchi, sorto alla fine dei ’60 e durato fino al 1976, l’anno della frana che trasformò il borgo incantato in un borgo fantasma.
Cosa ci fa un minareto nel cuore della Brianza?
Quando camminerete per le vie silenziose di Consonno, non potrete purtroppo vedere l’enorme ingresso e gli armigeri che ne controllavano le torri. Entrerete, però, in una sorta di cimitero della bellezza, circondati da costruzioni fantasiose ed estrose, mangiate dal tempo e dalle intemperie. La piazza centrale conserva ancora un ponticello dove una volta c’era un piccolo laghetto; la parte affacciata sulla collina, invece, è rimasta inconclusa, con piloni di cemento armato (abbelliti dai tanti graffiti lasciati negli anni) ed un maestoso silos arrugginito.
La chiesetta di San Maurizio, unica testimonianza della storia secolare del luogo, è ancora lì, nonostante il tempo.
Quello che probabilmente vi conquisterà sarà il minareto sul quale sorge una torre dal pinnacolo verde. Una struttura strana, arabeggiante, orientale. Rimangono ancora i tendaggi ornati del tempo e un progetto sviluppato su tre piani, quelli dove c’erano i mille negozi della lucente Consonno.
State attenti a dove mettete i piedi e concentratevi sul romanticismo di questo luogo fermo nel tempo. Quando arriverete ai piedi della cupola, sull’ultimo piano del minareto, godetevi il panorama splendido dei laghi e della montagne a valle.