Su quel ramo del lago di Como c’è una città bellissima, dove immergersi in un’atmosfera di calma e relax
Sul ramo orientale del lago di Como c’è una città famosa per essere ambientazione e ispirazione per i Promessi Sposi e che è uno scrigno di bellezze neoclassiche e natura. Visitare Lecco significa immergersi in una città calma e rilassata (conta poco meno di 115.000 abitanti). Alessandro Manzoni diceva di lei: “un paese che chiamerei uno dei più belli al mondo“. Ed in effetti Lecco è proprio bella, anche se è decisamente poco turistica e forse un po’ sottostimata. Andiamone a scoprire il centro, i paesaggi e i magnifici dintorni, per un viaggio che profuma d’estate diviso in più giorni (fidatevi: vi serviranno!).
Indice dei contenuti
Giorno 1 – Villa Manzoni e il lungolago
Villa Manzoni
Arrivati con il treno alla Stazione di Milano Centrale, abbiamo preso il treno regionale che in un’oretta ci ha portato a Lecco. La stazione di Lecco si trova a circa 10 minuti dal nostro B&B. Posiamo le valige al B&B e decidiamo, visto il brutto tempo, di incamminarci verso Villa Manzoni. Villa Manzoni è appartenuta alla famiglia Manzoni dal 1615 fino al 1818, quando lo stesso Alessandro Manzoni la vendette alla famiglia Scola. Per Alessandro Manzoni la villa è stata la casa dove ha trascorso la sua infanzia e giovinezza, prima di andare a Parigi dalla madre Giulia Beccaria. Proprio da queste stanze poteva ammirare la splendida cornice delle montagne lecchesi e godere del dolce fluire delle acque del fiume Adda e del lago di Como: un territorio che ha ispirato lo scrittore diventando scenario di una delle storie d’amore più conosciuta al mondo, raccontata nei Promessi Sposi. La villa è costruita attorno a un cortile porticato, presenta una struttura tipicamente neoclassica, con una facciata scandita da modanature in arenaria. Sul lato destra si trova un parco, molto più piccolo dell’originale. Infatti la villa ai tempi era collocata all’interno di una tenuta agricola coltivata a vite e gelsi per l’allevamento dei bachi da seta, importante attività del lecchese a quei tempi.
Purtroppo la maggior parte delle stanze del museo di Villa Manzoni sono chiuse per restauro, pertanto ne visitiamo solamente due. Dal cortile, poi, accediamo alla Cappella dell’Assunta, dove è sepolto il padre dello scrittore, Pietro Manzoni. Sull’altare primeggia la pala rappresentante Maria Assunta, opera di Carlo Preda (Milano 1654-1729). Sul lato sinistro della Cappella una porta introduce alla sagrestia, dove un armadio settecentesco conserva ancora paramenti liturgici del XVIII e XIX secolo. Se si alzano gli occhi a destra si vede una finestra a semicerchio che consentiva di assistere alle liturgie direttamente dalla villa. Al secondo piano della Villa trova la Galleria Comunale d’Arte, che conserva una selezione di opere facenti parte delle collezioni artistiche dei Musei Civici con quattrocento dipinti e duemila incisioni. Questa parte merita sicuramente una visita, poiché i dipinti presenti sono veramente belli.
Basilica di San Nicolò
Se il tempo è butto e cercate un posto al chiuso dove trascorrere qualche ora, davanti Villa Manzoni si trova il Centro Commerciale La Meridiana, in cui sono presenti molti negozi. Dopo pranzo ci incamminiamo verso il centro e il lungo lago di Lecco. Attraversiamo Piazza XX Settembre e arriviamo alla Basilica di San Nicolò con il suo campanile, uno dei simboli della città di Lecco. Con i suoi 96 metri di altezza ed una forma che lo fa sembrare un matitone, è la seconda torre campanaria più alta d’Italia ed una delle principali in tutta Europa: è alto quanto il più famoso Big Ben di Londra. Le sue radici ci raccontano anche la storia del borgo fortificato lecchese, infatti il campanile si erge sul torrione circolare costruito nel Quattrocento per potenziare il sistema difensivo del borgo e si innesta lungo il perimetro della vecchia cinta muraria, di cui oggi resta visibile il tratto sottostante il campanile (visibile dal parcheggio) e il vallo delle mura. Il campanile non è coevo all’edificazione della basilica, infatti l’originaria torre campanaria risalente al Quattrocento si trovava sul lato destro della chiesa, di cui è attualmente visibile la loggia del Seicento da Via San Nicolò e Via Mascari. Il vecchio campanile si trovava sul perimetro della cappella di Sant’Antonio abate, ora del Battistero. Con l’ampliamento della Basilica (dal 1811 al 1862), su progetto dell’architetto locale Giuseppe Bovara, verso la fine dell’Ottocento si avvia anche il cantiere per costruire il nuovo campanile. Le cinque vecchie campane della torre campanaria vennero rifuse dalla ditta Pruneri di Grosio per crearne nove di concerto in la maggiore, ognuna con il proprio nome: Santissima Trinità, Gesù Redentore, Immacolata, San Giuseppe, Santi Nicolò e Stefano, Santi Ambrogio e Carlo, Santi Antonio da Padova, Francesco d’Assisi, la più piccola dedicata ai giovani Santi Luigi e Agnese.
Lungolago e Malgrate
Il lungolago è una passeggiata serena e piacevole al cospetto dell’acqua e della calma, molto frequentata nei fine settimana e nel periodo estivo. Un lungolago di grande respiro che consente di passeggiare ammirando il lago e le montagne: la bellezza di Lecco. Il lungo lago si snoda per alcuni chilometri abbracciando tutta la zona costiera di Lecco che va dal monumento ai caduti fino a Piazza Antonio Stoppani dove si trova il monumento al geologo lecchese e in linea d’aria nel lago la statua di San Nicolò, patrono di Lecco. Questo è il punto più esposto della costa di Lecco, dove tira spesso il vento, ma dal quale è possibile ammirare le Alpi all’orizzonte. È un luogo consigliato per ammirare il tramonto.
Camminando lungo il viale alberato troviamo una grande scalinata degradante verso il lago, con una piccola piattaforma. Questi scalini nel passato erano usati come spalti per le manifestazioni sportive acquatiche, tra i quali si ricorda il campionato italiano di canottaggio del 1935. Anche la parte del lungo lago dopo il monumento ai caduti (Via Adda) è molto particolare per la presenza di disegni sulle ringhiere relativi ai Promessi Sposi. Proseguendo Via Adda e attraversando il ponte arriviamo a Malgrate, un paesino molto carino che ha da poco rinnovato il suo lungo lago, da cui è possibile ammirare Lecco e il Resegone in tutta la loro bellezza.
Giorno 2 – Orrido di Bellano e Pescarenico
Orrido di Bellano
Prendiamo il treno da Lecco e arriviamo a Bellano per visitare l’Orrido, a poca distanza dalla stazione dei treni. L’Orrido è una gola naturale creata dal fiume Pioverna le cui acque, nel corso dei secoli, hanno modellato gigantesche marmitte e suggestive spelonche. Le passerelle consentono di attraversare la gola e di ammirare le cascate, la vegetazione lussureggiante e le vertiginose pareti di roccia. Sotto ai piedi si vede e si sente lo scorrere impetuoso del fiume Pioverna che plasma ancora oggi la roccia. Poco dopo l’entrata (4 euro biglietto intero) si può vedere la Cà del diavol (Casa del diavolo), una costruzione non visitabile a pianta irregolare su quattro piani collegati da una scala a chiocciola fa la guardia da secoli all’Orrido. Non si conosce la funzione della Casa del diavolo, ma si narra che al suo interno di svolgessero riti satanici e festini che terminavano con le evocazioni del maligno. La torretta versa purtroppo in stato di abbandono, ma ancora sono visibili sulle pareti i disegni di figure mitologiche e di un satiro. Dopo aver visitato l’Orrido ci dirigiamo sul lungo lago di Bellano, dove è possibile fare una lunga e tranquilla passeggiata circondati da un meraviglioso panorama, da una parte si innalzano anche montagne innevate.
Pescarenico
Tornati a Lecco dopo pranzo decidiamo di incamminarci verso Pescarenico, il borgo di pescatori dei Promessi Sposi che è ancora un intrigo autentico di vicoli e viottoli a ridosso del lago. Proseguiamo, quindi, sul lungo lago di Via Adda in direzione opposta al centro città e raggiungiamo il ponte Azzone Visconti, costruito nel ‘700. Azzone Visconti ha contribuito alla storia di Lecco: a lui si deve la fortificazione del borgo con la costruzione del castello, di cui ora rimane la Torre Viscontea in piazza XX Settembre, e il ponte omonimo che i lecchesi chiamano ‘ponte vecchio’. Costruito tra il 1336 e il 1338, il ponte si trova, come scrive il Manzoni, nel punto “in cui il lago cessa e l’Adda ricomincia” e svolgeva funzione militare, di collegamento tra Lecco, la Valsassina e il Ducato di Milano, e di controllo delle vie di comunicazione. Inizialmente la sua struttura presentava otto arcate, con all’estremità due torri difensive munite di ponte levatoio, un castelletto con torre centrale e una cappelletta dedicata alla Vergine Maria. Sul lato della sponda lecchese, la torre era separata dalla terraferma mediante un canale. Nel corso dei secoli è stato oggetto di modifiche strutturali, già subito qualche anno dopo la sua costruzione. Infatti tra il 1349 e il 1354 furono aggiunte altre due arcate per agevolare il deflusso delle acque del fiume Adda, poiché Como si lamentava per il fenomeno dell’acqua alta, e nel 1440 ne venne aggiunta un’ulteriore. Nel XX secolo ha visto un intervento di allargamento della carreggiata ed attualmente sono in corso lavori di manutenzione e di valorizzazione culturale.
Arriviamo a Pescarenico dopo aver intrapreso una piacevole passeggiata nel verde, tra persone in bicicletta e persone che corrono, tranquillità e pace. Pescarenico è l’unica località che Alessandro Manzoni indica precisamente nei Promessi Sposi ed è davvero incantevole, ancora oggi conserva il fascino di un tempo: i vicoli si snodano attorno alla centrale Piazza Era e lungo l’Adda si vedono le barche che colorano la riva. Camminare per Pescarenico significa riassaporare immagini e profumi di un tempo. Con l’immaginazione potreste incontrare Renzo e Lucia che insieme ad Agnese si incamminano verso la foce del Bione, torrente che scorre vicino a Pescarenico, pronti a prendere la barca per fuggire da Don Rodrigo. In Piazza Era, sulla sponda dell’Adda, c’è adagiata una barca che ricorda quella di Lucia. Famosissimo e ricco di struggente pathos il brano “Addio monti sorgenti dall’acque”, che Lucia piange nel suo intimo mentre si allontana in barca lungo l’Adda, vedendo sullo sfondo il suo amato e caro paese di Lecco. Oppure Padre Cristoforo che passeggia andando al suo convento.
Giorno 3 – Visita a Varenna
Villa Monastero
Prendiamo il treno da Lecco e arriviamo a Varenna per visitare Villa Monastero, la vicina Villa Cipressi e il Castello di Vezio. Appena arrivati ci dirigiamo verso Villa Monastero attraversando la graziosa Piazza San Giorgio con l’omonima Chiesa. Accanto alla Chiesa c’è un punto informazioni e davanti un alimentari dove acquistiamo panini e pizza bianca per il pranzo. Continuiamo la passeggiata ed entriamo a Villa Monastero (14 euro biglietto per Villa Monastero, casa museo e Villa Cipressi). Il giardino botanico di Villa Monastero ti inebria di colori e forme, infatti ospita diverse specie arboree esotiche, tra cui palme africane e americane, agavi, yucche, dracene, agrumi ed alcune rarità botaniche, viali con cipressi, cedri del Libano. Nella cornice di questa variegata natura si trovano elementi architettonici che arredano il parco: balaustre, vasi, sculture e il tempietto neoclassico da cui si può godere un rilassante panorama su Bellagio e sulla biforcazione del lago (parte di Como e versante di Lecco).
Villa Monastero nasce e prende il nome dall’antico convento femminile di Santa Maria, sorto alla fine del XII secolo. La Villa vide il susseguirsi di diversi proprietari, dai valsassinesi Mornico al tedesco Walter Kees, giungendo infine ai milanesi De Marchi di origini svizzere (cui è intitolata la Sala Polifunzionale di Varenna) ai quali spettarono i dispendiosi lavori di edificazione e ristrutturazione che le conferirono nel tempo il suo attuale aspetto di dimora eclettica. All’interno della casa museo, ricca e raffinata, sono perfettamente conservati i ricchi arredi, le opere d’arte e le collezioni raccolte nei secoli dai diversi proprietari, visibili nei 14 ambienti interamente arredati: dalla sala del Biliardo a quella della Musica, dal salottino Mornico alla camera padronale. La Villa rappresenta oggi un importantissimo polo congressuale a livello internazionale (con cinque sale attrezzate), conosciuto in tutto il mondo per le lezioni di fisica tenute nel 1954 dal Premio Nobel Enrico Fermi.
Giardino botanico di Villa Cipressi e castello di Vezio
Dopo aver visitato Villa Monastero usciamo fisicamente dalla villa ed entriamo all’hotel Villa Cipressi per visitare il giardino botanico. All’ingresso veniamo forniti di una piantina del giardino ed iniziamo la visita immergendoci nei terrazzamenti, tra le varie specie di piante, le camelie, le succulente e l’enorme magnolia. Terminata la visita a Villa Cipressi decidiamo di mangiare i nostri panini a Piazza San Giorgio e, poi, salire al Castello di Vezio (4 euro biglietto intero). Il Castello è un antico avamposto militare di origine basso medioevale eretto a difesa e controllo del lago e dei borghi circostanti dalla regina longobarda Teodolinda. Situato in un luogo militarmente e commercialmente strategico da cui si domina l’intero centro Lago di Como e per questo abitato sin dall’età del ferro, il Castello era associato in passato al borgo di Varenna e collegato ad esso da due lunghe braccia di mura che la cingevano fino al lago, proteggendo il paese e i suoi abitanti nelle frequenti guerre e saccheggi che sconvolsero il territorio durante tutto il medioevo. Parzialmente restaurato nella metà del XX secolo, oggi il Castello si presenta con una torre di avvistamento a base quadrata, accessibile tramite un piccolo ponte levatoio e visitabile fin sulla sommità, circondata da una prima cinta muraria quadrangolare con una parziale torretta angolare. All’interno della torre è possibile vedere un’esposizione sul Lariosauro, rettile marino preistorico venuto alla luce per la prima volta al mondo a poche centinaia di metri dal Castello.
Il giardino del Castello è disseminate di statue di fantasmi fatti di gesso che vengono create su calchi di persone volontarie ogni estate. Per arrivare al Castello a piedi ci sono principalmente due strade. Per la salita al Castello io consiglio, da Piazza San Giorgio, di tornare indietro verso la stazione fino all’hotel Montecodeno e salire le scalette che si trovano lì accanto. La passeggiata è pavimentata in salita tra gli alberi, piacevole ed ombrosa. Si arriva ad un piccolo borgo, una piazza e una graziosa chiesa. Si seguono le indicazioni per il Castello. Per la discesa, una volta usciti dal castello, prendere la direzione a destra per Villa Monastero (30 min). La passeggiata prosegue su strada sterrata per il bosco con vista lago. Si esce davanti al parcheggio multipiano davanti Villa Monastero. Questo secondo itinerario è un po’ più assolato.
Giorno 4 – Piani d’Erna
Decidiamo di prendere il bus n. 5 a Piazza Mazzini e dirigerci alla funivia che porta ai Piani d’Erna. È possibile prendere informazioni sugli orari del bus al punto informazione sito a Lecco in Piazza XX Settembre. Il bus impiega 30 minuti circa per arrivare alla funivia. La funivia è aperta tutti i giorni dell’anno dalle 8-8.30 alle 17.30-18 e il prezzo è A/R 9-10 euro. Gli orari e il costo del biglietto variano dai giorni della settimana (festivo o feriale). Dalla stazione a monte (1300 m s.l.m.) ci rendiamo conto che da una parte abbiamo la vista su Lecco e il Lago di Como, dall’altro lato c’è il monte Resegone, chiamato così perché il suo profilo ricorda quello di una sega dentata. Si possono intraprendere, da qui, svariati e piacevoli percorsi, tra cui il ‘Sentiero Natura’, un semplice itinerario ad anello che termina, volendo percorrerlo tutto, al Pizzo d’Erna, dove si ammira un meraviglioso panorama sulla città di Lecco.
Decidiamo di iniziare il ‘Sentiero Natura’, ma il tempo a disposizione non ci permette di concludere l’itinerario. Prima di pranzo scendiamo a valle con la funivia e riprendiamo il bus che in perfetto orario ci riporta a Piazza Mazzini.