In barca sul canal du Midì
Anche il tragitto per raggiungere la Francia questa volta è diverso, decidiamo di imbarcarci a Civitavecchia sul traghetto che ci porterà a Barcellona per poi risalire verso la Francia con la vettura che ci portiamo al seguito: vettura più 4 persone con cabina € 197 sul traghetto Eurostar Barcellona della Grimaldi, praticamente la spesa per la nafta ed il pedaggio autostradale e vuoi mettere i 1400 km in macchina evitati. 1° giorno.
Partenza calcolata per trovarci almeno due ore prima, a Civitavecchia, per il check-in e l’imbarco della vettura, la nave parte in perfetto orario alle 19. Prendiamo possesso della cabina assegnataci, non è grande ma comunque comoda ed usciamo alla scoperta della nave. Il poco spazio dedicato alle cabine fà sì che memorizzare i vari ponti, corridoi e scale è facile. Sosta al bar per un caffè, visita dello spazio “Casinò”, ispezione del ponte piscina, spazio molto utile a noi fumatori e ritorno in cabina per mangiarci i panini che ci siamo portati da casa, comunque la nave è dotata di ristorante e tavola calda ed i prezzi non mi sono sembrati eccessivi, restava da controllare la qualità del cibo. Serata trascorsa al piano bar, dove alcuni passeggeri, nonchè il simpaticissimo Nostromo, si esibivano con il karaoke. La notte trascorre tranquilla sino a che non raggiungiamo il golfo del leone, quello di fronte Marsiglia, il rollio della nave mi sveglia, i miei trascorsi marinari fanno sì che non mi preoccupo più di tanto e mi rimetto a dormire. 2 ° giorno Al mattino seguente ci svegliamo ancora in balia delle onde, oramai in fase calante, e nonostante i miei trascorsi avverto con disagio il leggero sballotamento, ma senza avere il mal di mare che la mia signora, Pina, dopo le ultime frasi famose “NON HO IL MAL DI MARE” recitate la sera prima, avverte in maniera molto forte restando pallida e distrutta sino al nostro arrivo, in ritardo di un ora, a Barcellona. La città è ordinatamente caotica, lascio la macchina in uno dei tanti parcheggi sotterranei che si trovano sul nostro percorso, come a Roma, optando per uno vicinissimo alla Rambla. Andiamo in cerca di un hotel nei dintorni senza trovarne, in verità non ci siamo neanche sforzati molto. Quindi decidiamo che saremmo ripartiti per la Francia dopo aver visitato la rambla e fatto un salto alla Sagrata Famiglia.
La Rambla è come la immaginavo, lungo viale con venditori ambulanti e non, artisti di strada e diversi carteristas, per un occhio attento, facili da individuare. La percorriamo sino a plaza Catalunya dove prendiamo un taxi, la spesa è irrisoria, d’altronde proprio come a Roma, che ci porta alla Sagrata Famiglia. Senza togliere i meriti inventivi di Gaudì, la trovo orrenda e mal circondata, sono pronto a ripensare il tutto quando avrò modo di poterla ammirare senza fretta. Ceniamo in un ristorante nei pressi della cattedrale, ci vengono servite delle pessime e stantie tapas a € 24 per porzione da 2, fortunatamente ci siamo rifatti con le bistecche con patatine fritte. Riprendiamo l’auto dal garage e nonostante il navigatore satellitare, trovo la via che ci condurrà alla frontiera con la Francia facendo il pieno di gasolio (€ 1.32) al primo autogrill incontrato. Nonostante fosse un sel-service, mentre facevo il pieno l’addetto alla pompa mi ha quasi lavato tutta la macchina, cortesia spagnola riscontrata anche nell’attraversare le strade, si fermavano per farti passare non appena eri a pochi passi dal bordo del marciapiedi. L’indicazione di un autogrill a “La Jonquera” con motel ci ha fatto fermare a pochi km dal confine che erano ormai quasi le due di notte, lo abbiamo trovato completo, le luci di altri hotels a ridosso dell’autostrada ci hanno fatto uscire e trovare due ottime stanze a € 60 cadauna, all’ hotel Tramontana, capirete facilmente il perchè si chiami così se vi ci troverete a passare 3 ° giorno Sveglia alle ore 8, colazione ed un salto ad un vicino supermercato dove abbiamo fatto rifornimento di sangria e sigarette L&M a € 2,20 le mie adorate MS non c’erano. Ripriendiamo il cammino alla volta della Francia ed arriviamo ad Agde verso le ore 12,30 e l’ufficio che avrebbe dovuto sbrigare le pratiche per la consegna della barca lo troviamo chiuso per la pausa pranzo, non ci incavoliamo, siamo gia in ferie, attendiamo l’apertura che avviene alla 14 e come noi altre persone erano in attesa. Finalmente ci viene mostrata la “Michel Vaillant” un Tarpon 32 duo prestige, che sarà la nostra dimora per i prossimi 7 giorni, conteggio accurato di quanto ci veniva assegnato: stoviglie varie, lenzuola con relativi piumoni, nonostante fosse giugno si sono rivelati utilissimi, àncora, funi e paracolpi. Una breve lezione di guida con spiegazione del funzionamento dei vari pulsanti, un giro all’interno del porticciolo con relativo attracco, il tutto in mezz’ora e siamo abilitati alla guida di una barca di ben 11 metri di lunghezza per 4 di larghezza. Diario di bordo 1 ° giorno di navigazione Siamo in navigazione ormai da una buona mezz’ora, le difficolta iniziali dovute al forte vento sono passate, la confidenza con il timone e migliorata pertanto la barca ora procede diritta e non a zig zag, il passaggio di un ponte largo solo una quarantina di cm più della barca ci ha fatto capire che non era così facile come pensavamo. Ci avviciniamo alla prima chiusa, l’ingresso non è più largo del ponte, con un pò di mira entriamo, Franco (che chiamerò in seguito il capitano) al timone ed io (il nostromo) alle corde per sfruttare al meglio la mia agilità e la conoscenza della lingua per rapportarmi con les eclusiers. Lancio della corda di prua, aggancio alla bitta riuscito con l’aiuto dell’ eclusier, tiro accostando la barca alla parete della chiusa, passo la corda a Carla (1° mozzo) e Pina (2° mozzo) con la raccomandazione di tenerla in tiro, passo alla fune di poppa, per l’aggancio vengo aiutato nuovamente dall’eclusier e rimango li con la fune in tiro. I portelli della chiusa si chiudono, l’acqua che ci farà salire al livello del canale successivo entra velocemente, il turbinio che crea entrando fà muovere la barca che comunque resta vicino alle pareti senza difficolta. Finalmente siamo su, il battesimo della prima chiusa è riuscito benissimo, ora possiamo definirci “lupi di … Canale”. Tralasciamo di fermarci ai primi porticcioli incontrati, Portiragnes e Vias, non hanno ne corrente ne acqua che troviamo, invece, segnalate a Villeneuve le Beziers ove contiamo di arrivare per le 20, dopo 2,30 di navigazione a 7 km l’ora ed il passaggio dell’ ouvrages du libron un passaggio mobile concepito per fare fronte alle piene violente di un piccolo fiume con l’ aiuto di un sistema di valvole e di coperture. L’arrivo al porticciolo avviene tra due ali di barche e barconi, alcuni arrivati prima di noi, altri di residenti fissi a giudicare dai vasi di fiori messi in bella mostra sul ponte tra panni stesi ad asciugare e tavoli con ombrelloni aperti. La manovra per l’attracco è da veri lupi di canale, tolgo la catenella di sicurezza e salto giu dalla barca con in mano due picchetti ed una mazzetta atti ad ancorare la barca per la notte, calo la passerella in legno facente parte del corredo affidatoci, salgo di nuovo a bordo e possiamo così iniziare ad usufruire delle comodità della barca appieno, facendoci un doccia bollente per poi cambiarci d’abito per una uscita in paese. Villeneuve le Beziers è un piccolo villaggio a pochi km dalla più caotica Beziers, anziani seduti sulle panchine del porticciolo approfittano dell’ombra dei platani, dai quali il canale viene ombreggiato per tutta la sua interezza, il folto fogliame ombreggia il canale e lo ripara dalla evaporazione dell’acqua, le radici ne fortificano le sponde. Ci inoltriamo per le ordinate vie del villaggio senza tralasciare di visitare alcune cantine che espongono la loro produzione vinicola, compriamo alcune bottiglie di moscato veramente buono, ammiriamo la facciata di una palazzina di due piani, l’altezza massima delle case del villaggio, ricoperta interamente da un “trompe l’œil” veramente ben fatto. Ne abbiamo ammirati altri in altri paesi della Linguadoca. La piazza del comune con la sua mediateca, un palco allestito per una festa, un paio di bistrot con i suoi tavoli all’aperto dove contiamo di ritornare per un caffè dopo cena. Passiamo per un supermercato per comperare delle baguette e ritorno alla barca per la cena. Per il caffè siamo ritornati in piazza dove, seduti ad un tavolo del bistrot, abbiamo scherzato con il cameriere circa l’esito della ormai prossima partita della Francia con l’Italia. Ritornati alla barca ci siamo addormentati con lo starnazzare delle anatre e richiami vari di altre specie di uccelli di cui il canale ne è pieno.
4° giorno Diario di bordo 2° giorno di navigazione Ci svegliamo che sono di poco passate le otto, prepariamo il caffè, latte, succhi di frutta e marmellate mentre il capitano è appena ritornato con due baguette caldissime, comperate in una boulagerie poco distante dalla barca. Con calma ci rifocilliamo e non appena terminato la colazione, mentre i mozzi disbrigano i compiti loro assegnati alla plonge, il capitano accende i motori, il nostromo, dopo aver ritirato la passerella, molla gli ormaggi e ritira le corde in barca. Il viaggio inizia con il passaggio dell’ écluse di Villeneuve, manovra riuscitissima grazie all’apporto di una giovanissima éclusier. Direzione Béziers, distanza 8 km che raggiungiamo in 2 ore circa dopo aver passato un’altra chiusa. Il porto di Beziérs seppure provvisto di banchine, colonnine per acqua e luce, a causa di vandali che infestano un pò tutte le grandi città è tutto distrutto. Decidiamo di fermarci ugualmente, prepariamo un primo piatto, alcuni formaggi comperati la sera prima a Villeneuve, con dell’ insalata e pranziamo sul ponte, il tempo lo permette. Breve giro sino alla prossima chiusa posta alla fine del porto per rendermi conto del funzionamento, la chiusa è alta una 15na di metri, il sistema di ancoraggio, a pertiche verticali, ci consente di stabilizzare la barca senza per questo dover scendere a terra. Manovra che faremo all’accendersi del verde del semaforo. Risalita la chiusa ed usciti dal porto incontriamo un’altra grande opera: le pont canal, il ponte che sormonta il fiume Orb attraversandolo per tutta la sua larghezza. Fatti altri 300 metri le molte imbarcazioni ferme indicano che siamo arrivati alle chiuse di Fonseranne, sette serie di chiuse consecutive atte a rimontare un dislivello di circa 40 metri. In attesa del nostro turno, ormeggiamo la barca e ci dirigiamo verso le chiuse. Una moltitudine di gente è accorsa per una festa organizzata in occasione di un non bene precisato centenario delle chiuse stesse. Molte le bancarelle che proponevano prodotti locali, dei quali abbiamo fatto rifornimento: vino, formaggi, miele e pane con le noci. Il semaforo verde ci fà capire che è ora di ritornare alla barca per iniziare le manovre di risalita. L’ingresso nella prima vasca è diverso dalle altre chiuse, qui ora siamo in 4 imbarcazioni contemporaneamente, i più inizia a piovere. Ci sistemiamo ai nostri posti: 1° mozzo a poppa, il 2° a prua ed il nostromo a terra ad ancorare le funi che gli verranno lanciate, mentre il capitano, per solidarietà e ben saldo al timone esterno, un pò d’acqua anche per lui. L’operazione per salire le sette chiuse è durata circa un ora, una volta raggiunta la cima: il capitano prende i comandi interni, mentre il nostromo ed il resto dell’equipaggio nelle rispettive stanze per la doccia bollente e cambio d’abito. Il nostromo passa al timone, consentendo al capitano di farsi la sua doccia calda, barra a dritta, velocità 8 nodi e via sparati, si fà per dire, verso Colombiers che dista circa 12 km. Troviamo un porto accogliente, con luce ed acqua funzionante, breve manovra in avanti della barca, frenata con la retromarcia, barra a dritta e sempre a retromarcia parcheggiamo la nostra barca di coda al molo entrando con precisione tra due barche già parcheggiate. Ammaraggio alle bitte presenti, collegamento del filo elettrico, riempimento del serbatoio acqua e escursione a Colombiers. Capatina all’ufficio del turismo, al suo interno: una mostra di pittura di un artista locale, esposizione di vini della zona, e annessa cantina con carpenteria in legno di castagno e ferro nientepopodimeno che attribuite ad Eiffel dalla solerte impiegata, si proprio quello della torre, ma i prospetti informativi non ne accennano affatto. Contiamo di acquistare dei prodotti al rientro per non appesantirci oltre e mantenere le mani libere per filmare o fare foto. Il villaggio è curatissimo, pulito, con l’immancabile castello, chiesa e piazza del comune, dove un cartello di esecuzione lavori indicava il 2007 come data ultima di consegna dei lavori di ristrutturazione di un edificio pubblico. Un buontempone ha visto bene di scriverci con la bomboletta spry: réveillèz vous, sommes en 2008. Continua…