Ferragosto a Capo Nord… quattro goccioline!

Nell'immaginario collettivo di tanti motociclisti c'è una meta che, una volta almeno nella vita, deve essere raggiunta: la rupe di Capo Nord, il punto più a settentrione raggiungibile via terra, in Europa...
Scritto da: zainetto75
ferragosto a capo nord... quattro goccioline!
Partenza il: 30/07/2005
Ritorno il: 23/08/2005
Viaggiatori: 2 umani più la moto
Spesa: 3000 €
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Nell’immaginario collettivo di tanti motociclisti c’è una meta che, una volta almeno nella vita, deve essere raggiunta: la rupe di Capo Nord, il punto più a settentrione raggiungibile via terra, in Europa. Per questo raggiungere Capo Nord rimane uno dei viaggi più incredibili che si possano affrontare: migliaia di chilometri fino ai confini del mondo, immersi in paesaggi estremi, tra le montagne, i fiordi e le isole della Norvegia, nella taiga lappone, nelle immense foreste e nei laghi finlandesi, nella calma e serena natura svedese. Poche aree al mondo riescono ad entusiasmare i viaggiatori come il grande nord … Protagonisti del viaggio: Marco (pilota e condottiero della spedizione), Daria (passeggero/zainetto) e la mitica HONDA VFR800 VTEC. Prologo: Estate 2005, anche quest’anno arriva puntuale il solito quesito “queste vacanze dove andiamo??”. Quasi senza incertezze la nostra scelta ricade ancora una volta su una vacanza in moto e visto che per fortuna le settimane a nostra disposizione sono tre, decidiamo di partire per la meta tanto ambita, tanto sognata e tante volte pronunciata quasi con riverenziale timore: CAPO NORD. Ce la faremo?? I dubbi sono tanti e i km ancora di più, ma ormai la decisione è presa e cerchiamo di organizzarci al meglio per far diventare realtà il sogno di tanti motociclisti. Preparazione al viaggio: Innanzitutto decidiamo di pianificare bene l’itinerario e di mettere su carta le tappe che intendiamo fare. In questo modo possiamo renderci conto di quanti km ci attendono giorno per giorno, quali mete riusciremo a toccare e quali invece dovremo accantonare per mancanza di tempo. La scelta non è facile, cerchiamo di raccogliere il maggior numero di informazioni tramite Internet, visitando siti di motociclismo, leggendo diari di viaggio e guide turistiche prese in biblioteca e facendo richiesta nei vari siti ufficiali del turismo (di Norvegia, Svezia e Finlandia) per farci mandare a casa tutti i cataloghi, le piantine e le informazioni che potrebbero esserci utili. La scelta delle tappe è difficilissima perchè leggendo le guide ed i racconti di chi c’è già stato, sembra che sia tutto bellissimo e che non si debba perdere niente, ma purtroppo non c’è tempo a sufficienza per vedere tutto e bisogna fare delle scelte. Dopo diverse settimane di lettura finalmente riusciamo a mettere nero su bianco un possibile itinerario che cercheremo in linea di massima di rispettare. Per ridurre il numero di chilometri su strada decidiamo di ricorrere all’ausilio di treni e traghetti su cui poter caricare la moto e viaggiare di notte, un valido modo per risparmiare non solo chilometri, ma anche giorni preziosi (è un po’ caro se si sommano i vari costi, ma a mio parere ne può valere la pena). Essendo il viaggio in Agosto decidiamo di fare qualche prenotazione prima di partire, per non rischiare di trovarci a piedi e perdere tempo, visto oltretutto che alcuni treni o traghetti non sono molto frequenti. Pianificato l’itinerario e fatte le prenotazioni passiamo alla preparazione della moto. Preparazione della moto: cambio pneumatici, sostituzione catena e pignone, piccolo tagliando di controllo (olio, filtri ect…). Anche queste scelte risultano difficili perchè naturalmente le parti sostituite potevano durare ancora un po’ (e visti i costi elevati…), ma per affrontare un viaggio così lungo ed impegnativo preferiamo non correre rischi. Decidiamo anche di aggiungere un po’ di bagagli rispetto all’assetto classico già utilizzato per altri viaggi (borse laterali + bauletto + borsa da serbatoio + sacco impermeabile su portapacchi sopra al bauletto) perchè tutto l’abbigliamento invernale e quello antiacqua occupano parecchio spazio. Inoltre quest’anno abbiamo anche i sacchi a pelo, cosa che non abbiamo mai utilizzato in un viaggio in moto. Aggiungiamo quindi due piccole borsette cilindriche impermeabili sopra alle borse laterali. In una metteremo i sacchi a pelo e nell’altra un po’ di scorte alimentari che preferiamo portare dall’Italia visti i costi elevati che ci attendono soprattutto in Norvegia. Preparazione dell’equipaggio: partire per un viaggio a Capo Nord è un po’ come partire per una spedizione sulla luna, non sai che condizioni atmosferiche troverai e quindi ti prepari al peggio. Maglia e pantaloni Windstopper, pantaloni e giacca da moto impermeabili con imbottitura termica e protezioni, pile, completi Tucano antiacqua, guanti leggeri, guanti invernali impermeabili, sottocasco, stivali impermeabili. A prima vista sembra un’esagerazione, ma vi assicuro che abbiamo usato tutto e a volte ci siamo trovati addosso tutti questi strati in contemporanea. Per il resto il bagaglio è composto dal solito abbigliamento (jeans, magliette, scarpe da ginnatsica…). Ogni volta cerchiamo di ridurre il bagaglio al minimo indispensabile e malgrado ciò siamo sempre carichi da paura e torniamo dai nostri viaggi ripromettendoci la prossima volta di lasciare a casa molta più roba… Inizia il viaggio: Sabato 30 Luglio: MILANO-ULM (ALTSTADT) La giornata inizia con gli ultimi preparativi, ma siamo ancora in alto mare e sembra che oggi non si riesca a partire, invece alle 21:00 siamo finalmente pronti e decidiamo di partire comunque. A Milano la giornata è afosa e ci sono 32°, quindi la partenza notturna non ci dispiace. Foto di rito di fronte al box con la moto carica e tanto entusiasmo nel cuore, pronti a cominciare questa nuova meravigliosa avventura. Partiamo direzione Svizzera (Chiasso) e passo del San Bernardino. Il tempo cambia veloce, la temperatura scende rapidamente a 10°, il cielo si rannuvola e scendono le prime goccioline di pioggia, catapultandoci in quello che sarà il clima più comune della prima parte del nostro viaggio. Infreddoliti e un po’ stanchi arriviamo a ULM (Germania) verso le 2:00 di notte e per fortuna ci attende una calda camera in una graziosa Guesthouse (63 Euro), che avevamo prenotato qualche minuto prima di partire. Domenica 31 Luglio: ULM-HANNOVER Il tempo è variabile ma per fortuna non piove più. Partiamo da Ulm verso mezzogiorno dopo una bella dormita e un’ottima colazione. Le autostrade tedesche sono veloci e poco trafficate e i km scorrono tranquilli e un po’ monotoni. Il tempo peggiora, fa freddo e a tratti piove. Arriviamo ad Hannover in serata, troviamo un hotel della catena Etap (46 Euro) in posizione centrale vicino alla stazione, scarichiamo la moto e facciamo un giretto a piedi per vedere la zona. Siamo un po’ stanchi e affamati, quindi ci concediamo una pizza in un locale carino della catena “Pizza Hut” e strano a dirsi la pizza non era poi così male. Lunedì 1 Agosto: HANNOVER-KIEL-OSLO La grigia mattinata comincia con una bella sorpresa: durante la notte ci hanno fregato il telo di plastica per coprire la moto! Per fortuna la moto c’è ancora, ma del telo, con cui avevamo amorevolmente coperto la “piccolina” ieri sera, nemmeno l’ombra. E meno male che la moto era all’interno di un parcheggio recintato dell’hotel. Dopo qualche discussione con la reception dell’albergo e un vano tentativo di farci risarcire il telo, i dispiacuiti crucchi ci indicano un negozio di articoli da moto proprio nella via dietro l’hotel in cui ricomprare il telo. Andiamo al negozio (Louis) e con grande sorpresa scopriamo che è pieno di cose interessanti, fornitissimo e con prezzi decisamente migliori rispetto all’Italia. Usciamo dal negozio con un bel telo nuovo (9 Euro), due completi intimi termici (pantaloni e maglia a maniche lunghe), due paia di calzettoni termici e un paio di guanti invernali idrorepellenti. Per fortuna abbiamo dovuto contenerci perchè eravamo solo all’inizio del viaggio e lo spazio nei bagagli era già piuttosto limitato! Finalmente partiamo per Kiel, ma il tempo è sempre peggio ed arriviamo al porto dopo aver percorso parecchi km sotto la pioggia. Al porto ci attende una bella nave della Color Line che avevamo già prenotato dall’Italia e che con traversata notturna ci porterà fino ad Oslo. Costo della traversata 380 Euro per la moto + cabina per due. La nave è molto bella, piena di ristoranti, negozi, casinò e anche il cinema. Passiamo una piacevole serata di relax gironzolando per la nave, con ripetute soste al duty free shop (che si rivelerà essere il più fornito e a buon mercato di tutta la vacanza). Martedì 2 Agosto: OSLO-AMOT KM 257 Arriviamo ad Oslo verso le 9:00 del mattino e ci accoglie una brutta e fredda giornata di pioggia. Indossiamo subito i nostri completi termici acquistati in Germania e quelli antipioggia della Tucano e partiamo per un tour in moto della città. Sarà il grigiore della giornata, sarà la pioggia, ma non ci sembra che Oslo sia particolarmente attraente. Ci fermiamo per una breve sosta in una via pedonale piena di negozi, in cui non resisto a tuffarmi a pesce e compro subito uno dei meravigliosi maglioni norvegesi di lana. Sono bellissimi e ce ne sono di tutti i tipi e di tutti i prezzi. Ero sicura che ne avrei comprato uno e quindi mi ero portata un maglione in meno dall’Italia per questioni di spazio. Compriamo anche una scheda telefonica norvegese per il cellulare, da utilizzare durante la vacanza per chiamare i campeggi e gli hotel. Poco dopo decidiamo di abbandonare il centro e di visitare il museo delle navi vichinghe appena fuori città. Il museo è interessante, ci sono parecchie navi molto ben conservate e a mio parere merita una visita. Purtroppo il tempo a nostra disposizione stringe, ripartiamo e ci addentriamo presto tra i primi boschi norvegesi. La strada che seguiamo si inerpica tra le montagne e ad un certo punto costeggia un bellissimo lago. Scopriremo solo in seguito che non era la strada che avevamo pianificato di fare (con grande rabbia di Marco per aver perso una delle strade tutta curve consigliata dai siti di moto), ma a me è piaciuta molto lo stesso e visto che il clima ci ha concesso una tregua regalandoci qualche sprazzo di sole, abbiamo visto bellissimi paesaggi comunque. Arriviamo nei pressi di Amot verso le 20:00 e affittiamo la nostra prima “hytte” o “cabin” presso il “Groven Camping” (300 NOK). Il campeggio è piccolo ma ordinato e pulito e le casette sono di legno scuro con l’erba verdissima sul tetto. Mercoledì 3 Agosto: AMOT-BERGEN KM 342,7 Partiamo da Amot verso le 9:00 con un cielo che non promette niente di buono. Oggi dobbiamo prendere un traghetto e quindi dobbiamo stare un po’ attenti con gli orari. Purtroppo quando si entra nella zona dei fiordi spesso c’è la necessita di prendere dei traghetti e a volte le corse non sono molto frequenti, quindi a meno di non perdere ore nell’attesa è meglio procurarsi le tabelle con gli orari e cercare di rispettarli. La strada che percorriamo è un continuo saliscendi tra montagne e foreste e grazie ad una deviazione per lavori stradali ci troviamo a percorrere un piccolo passo di montagna tra suggestivi laghetti circondati da spruzzi di neve. La temperatura cala bruscamente attorno ai 7°, le foreste scompaiono per lasciar posto a una vegetazione brulla composta da muschi e licheni e a tratti ci troviamo immersi in una nebbiolina autunnale. Scendendo di quota la temperatura torna ad alzarsi e riappaiono le foreste ed il fiordo, ma purtroppo anche la pioggia torna a farci da compagna di viaggio. Arriviamo a Brimmen e prendiamo il piccolo traghetto per attraversare il fiordo. Siamo diretti a Bergen, città sulla costa, ma possiamo apprezzare ben poco della strada che ci porterà a destinazione perchè siamo costretti a percorrerla sotto un tremendo diluvio che preclude qualsiasi visuale del paesaggio circostante. A pochi km da Bergen smette di piovere ma quando entriamo nell’ufficio del turismo in centro città alla ricerca di un alloggio per la notte siamo ancora bagnati fradici. Siamo fortunatitissimi e la gentile ragazza torinese al di là del bancone ci trova una camera in una casa privata poco distante dal centro. La casa e la camera sono deliziose come la sua padrona e si trovano nel quartiere vecchio della città, subito alle spalle del vecchio porto (Bryggen). Scarichiamo la moto e via per un giro a piedi del quartiere. Bergen, pur essendo la seconda città del Paese per molti è considerata la città più bella (e a mio parere in effetti lo è). E’ situata tra il fiordo più lungo, ossia il Sognefjord e quello più spettacolare, cioè l’Hardangerdfjord meritando cosi oltre al soprannome di “capitale dei fiordi” anche il ruolo di via d’accesso ai fiordi della Norvegia. La città venne fondata nel 1070 dal re Olav Kyrre, per alcuni secoli fu anche capitale della Norvegia. La sua storia la rende particolarmente legata al mare, in quanto fu membro della Lega Anseatica durante il Medioevo. Il centro della città è Torget, la piazza che si affaccia direttamente sul porto dove si svolge il mercato del pesce all’aperto e si possono assaggiare le specialità di pesce in Norvegia, tra cui il salmone e i gamberetti. Le casi circostanti sono recenti, in quanto quelle originali furono distrutte da un incendio avvenuto nel ‘700, e sono state costruite in stile medievale. Bergen è davvero incantevole e il sole che ha fatto capolino tra le nubi tinge di caldi colori i riflessi delle case colorate che si specchiano nell’acqua. L’aria è piena di suoni e di odore di pesce che si sprigionano dalle bancarelle del mercato. Ci sono principalmente bancarelle di pesce, ma anche di frutta e souvenirs per turisti. Siamo fortunati e si sta svolgendo una specie di regata storica. Nel porto ci sono barche piccole e grandi, nuove e antiche che sfilano davanti alla folla numerosa accompagnate dalla musica della banda. Siamo affamati e come aperitivo decidiamo di provare due tramezzini con salmone e gamberetti acquistati in una bancarella. Davvero eccellenti!! Vista la qualità eccellente del pesce compriamo un trancio di salmone affumicato, due aringhe affumicate e un sacchetto di gamberi freschi appena lessati e pronti per essere sgusciati e mangiati. Completiamo i nostri acquisti con una vaschetta di fragole e ci sediamo su una panchina del porto a goderci la splendida cena e il meraviglioso tramonto. Un modo un po’ spartano, per cenare, ma di sicuro il modo migliore per immergersi nell’atmosfera speciale di questo antico borgo di pescatori. Dopo la cena visita alle case di legno multicolori affacciate sul porto, un tempo magazzini per lo stoccaggio delle merci, ora quartiere ricostruito e ben conservato a disposizione dei turisti. Molteplici i negozi di souvenirs che con nostra grande sorpresa rimangono aperti fino alle 22:00. Acquistiamo qualche piccolo souvenir (Marco non resiste e compra anche lui un bellissimo maglione norvegese) aggiungiamo ancora qualche decina di foto al reportage già fatto e poi a nanna nella nostra bella cameretta. Giovedì 4 agosto: BERGEN-LOM KM 299,3 Partiamo da Bergen verso le 9:00, il cielo è grigio e cominciano a cadere le prime goccioline di pioggia. Cerchiamo un distributore di benzina, ma malgrado la vicinanza al centro città non se ne trova nemmeno uno. Lasciamo Bergen speranzosi di trovare presto la benzina, percorrendo una specie di tangenziale che esce dalla città, ma la speranza lascia il posto alla paura visto che la spia della riserva si accende fissa ma i km scorrono impietosi senza trovare niente. Ci fermiamo ad una piazzola di sosta dove c’è un piccolo bar e chiediamo informazioni. Delusi e sbalorditi veniamo a sapere che la pompa più vicina è a circa otto/dieci km. Mi sa che stavolta la spingiamo davvero. Inoltre per completare il pessimo inizio di giornata, le goccioline sono diventate pioggia. Per fortuna la mitica VFR non ci abbandona e riusciamo ad arrivare al distributore. Sembra assurdo, ma l’unico rischio benzina che abbiamo corso in tutta la vacanza ci è capitato proprio nei pressi di una delle più grandi città della Norvegia! Riusciamo ad arrivare in orario per prendere il traghetto a Gudvangen. Questo traghetto passa attraverso il Sognefjord con una traversata della durata di circa due ore. Il fiordo di Sogn si trova nel cuore della Norvegia dei fiordi insinuandosi nella terraferma per oltre 204 km. Questa regione offre alcuni dei paesaggi più incontaminati e affascinanti della Norvegia, con una natura mozzafiato. Con i suoi 204 km di lunghezza e 1.308 m di profondità, è il fiordo più lungo del mondo. Esso è costeggiato da montagne ripide e cascate stupende. Piove ancora, le nuvole basse purtroppo offuscano il paesaggio spettacolare avvolgendo le pareti rocciose a picco sul mare e le cascate, rubandoci quelle che sarebbero state immagini da documentario naturalistico se fosse stata una giornata di sole. Sfidiamo il maltempo rimanendo comunque sul ponte esterno della nave e veniamo a tratti ricompensati, quando le nubi si aprono e ci lasciano intravvedere scorci magnifici. Ad un tratto guardando il mare avvistiamo persino un piccolo branco di delfini che tranquilli ci passano accanto e proseguono verso il mare aperto. Una vera sorpresa per me che non ne avevo mai visti nemmeno sul Mar Rosso! Arriviamo a Kaupanger e proseguiamo il nostro viaggio verso una meta piuttosto freddina: il ghiacciaio Sognefjellet. La strada che si inerpica verso il ghiacciaio è spettacolare e appena cominciamo a salire il paesaggio si fa brullo e spoglio creando quell’atmosfera surreale tipica di tanti paesaggi che vedremo nel nostro viaggio. Il tempo ci è proprio avverso, piove e fa davvero freddo, ma non ci facciamo scoraggiare e proseguiamo decisi verso il ghiacciaio. Sui prati attorno a noi cominciano a vedersi zone ricoperte di neve alternate a laghetti alpini dall’acqua cristallina. Le zone coperte dalla neve aumentano man mano che la strada sale, la temperatura diminuisce drasticamente e le nubi fanno da padrone avvolgendo tutto. Raggiungiamo il ghiacciaio con una temperatura di +3°, la pioggia battente ed il vento gelido che ci frusta con forza. Il ghiacciaio è in parte nascosto tra le nubi, ma lo spettacolo è comunque notevole e sicuramente meritevole della cavalcata fatta per giungere fin qui. Purtroppo ci fermiamo poco viste le condizioni avverse e proseguiamo sperando di trovare un clima più mite scendendo a valle. Fortunatamente la pioggia ci abbandona e arriviamo tranquilli a Lom accolti da un bel tramonto, anche se in lontananza si vedono ancora nubi nere e minacciose. Dopo una ricca spesa al supermercato del paese prendiamo finalmente possesso della nostra casetta di legno in un campeggio poco distante dal centro (Furulund Camping). Siamo stanchi e infreddoliti, quindi dopo una doccia e una lauta cena, mettiamo ad asciugare l’abbigliamento e ci godiamo il meritato riposo. Venerdì 5 agosto: LOM-ALESUND KM 214 Partiamo da Lom verso le 9:30 e per il momento il tempo è variabile. Questa parte della Norvegia è caratterizzata da vallate più aperte, qualche fattoria e un po’ di campi coltivati, una natura un po’ meno selvaggia da quella vista finora. Il paesaggio però cambia rapidamente sotto i nostri occhi, ma ci godiamo comunque ogni sfumatura di verde (colore dominante in Norvegia) e di azzurro (del cielo quando per fortuna non piove). Presto i campi e i prati lasciano il posto a montagne e laghi. Saliamo di altitudine ed imbocchiamo la strada che porta al Geiranger Fiord facendo però una piccola deviazione al passo del Dalsnibba, a 1494 metri sul livello del mare. La strada è di una bellezza scenografica e di snoda come un serpente sinuoso tra limpidi laghi dal colore blu intenso. Il tratto che porta sulla cima del monte Dalsnibba è sterrato e a pagamento, ma a mio parer ne vale davvero la pena, soprattutto se si ha la fortuna di arrivare in cima in un momento di cielo sereno e sgombro da nubi che permette di gustarsi il paesaggio. Noi naturalmente siamo arrivati in cima avvolti dalle nuvole, ma l’esperienza ci è piaciuta comunque e siamo riusciti a vedere lo stesso il Geiranger Fiord anche se molto in lontananza. Gli sterrati incontrati finora non sono estremi e il VFR si è comportato a meraviglia pur essendo una moto più adatta all’asfalto. La strada si snoda allora tra gole e dirupi, lungo i fianchi scoscesi della montagna. Alzando lo sguardo si possono vedere le cime delle montagne coperte di neve e in basso il fondo della valle coperto di verdi prati. Scendiamo verso il fiordo e qui purtroppo dobbiamo fare una scelta difficilissima per ragioni di tempo a disposizione: traghetto o “strada delle aquile”?. Le cose da vedere sono tantissime e ci vorrebbero mesi per vedere tutto con calma, ma a noi sono concesse solo tre settimane. Visto che è già pomeriggio, visto che il tempo non è dei migliori e dobbiamo ancora fare parecchi km, decidiamo a malincuore di rimandare l’escursione in traghetto attraverso il Geirangerfjord al prossimo viaggio, ma questa scelta peserà a lungo sulle nostre coscienze anche tornati a Milano… Dopo aver costeggiato il fiordo si percorre la famosa “strada delle aquile” che offre la suggestiva veduta della “cascata delle sette sorelle”, con un eccezionale punto panoramico sul Geirangerfjord. Proseguiamo per Eisdal, da cui prendiamo il traghetto che in soli 10 minuti ci porta a Linge. Da qui in breve giungiamo ad Alesund ed affittiamo una camera in centro città (Sommerpensionat). Alesund e una cittadina adagiata su un arcipelago di isolette. Non sembra una città tipica norvegese, ed infatti la storia conferma la nostra impressione, nel gennaio del 1904 un incedio ha devastato la città che essendo costituita da numerose case in legno ha visto incenerirsi oltre 900 di esse, la ricostruzione è avvenuta immediatamente e al legno si è preferito (per evitare spiacevoli bis) la muratura, le abitazioni sono in stile Art Noveau di provenienza germanica. Oggi Alesund è un insieme di pinnacoli e torrette che si specchiano nei canali del porto, ma a noi non ha entusiasmato particolarmente. A dire il vero siamo rimasti abbastanza delusi e potendo tornare indietro probabilmente eviteremmo questa deviazione. Ma ormai siamo giunti fin qui e passeggiando lungo il molo non ci facciamo sfuggire l’occasione di acquistare un bel sacchetto di gamberi freschi da un pescatore ormeggiato al porto. Camminiamo per le vie del centro (una sola via pedonale con pochi negozi e un paio di piccoli centri commerciali) per tirare l’ora di cena e infine torniamo in camera concludendo la serata con una scorpacciata di gustosi gamberetti. Sabato 6 agosto: ALESUND-KRISTIANSUND KM 249,9 Partiamo da Alesund verso le 9:30 ma il tempo oggi sembra non essere dei migliori. Per ora è nuvolo con una leggera pioggerella londinese. Per fortuna strada facendo migliora ed esce anche un po’ di sole. Ci allontaniamo dalla costa per tornare nell’interno ed attraversiamo magnifiche vallate verdissime piene di campi coltivati a FRAGOLE! Sembra incredibile, ma qui ci sono decine di banchetti che vendono cestini di fragole ai bordi della strada e sono davvero eccellenti. Abbiamo finalmente riscoperto il vero gusto delle fragole, visto che da noi spesso non sanno di niente. Una delle mete della giornata di oggi è la mitica “strada dei Troll”, la Trollstigen, una strada dai tornanti a gomito (11 in totale) , stretti e ripidi. E’ una strada tutta curve scavata nella roccia e dominata da splendide cascate. Questa è la zona dei Troll, personaggi simili a grossi gnomi, tipici della fantasia popolare norvegese. Le leggende dicono che i Troll vivono proprio in questa zona della Norvegia, tra boschi e cascate e su questa strada è possibile persino vedere i cartelli stradali che ne segnalano il possibile attraversamento. Percorriamo la Trollstiegen in discesa, dopo aver ammirato lo spettacolare panorama dall’alto del passo. Si prosegue verso la costa, alla ricerca della famosa “Strada Atlantica”. E’ tutto un susseguirsi di ponti, isole e tunnel sottomarini che attraversano i fiordi, ma scherzo del destino, sbagliamo strada e ci ritroviamo a Kristiansund (meta finale della giornata) senza essere riusciti a percorrere la strada atlantica. Questa è una strada lunga circa 8 km che unisce tramite otto ponti una serie di isolette una volta collegate solo da traghetti. Grazie ai suoi otto ponti permette di compiere un percorso davvero molto spettacolare. Con la bonaccia si può godere di una vista magnifica in mare aperto, mente con vento forte si assiste allo splendido spettacolo del mare scatenato con onde alte che lambiscono la strada. Visto che ormai la giornata volge al termine, decidiamo di cercare una camera per la notte e di percorrere la Strada Atlantica domani. Troviamo una camera in un campeggio poco fuori dal centro del paese (Atlantic Camping) e visto che la serata è tinta di rosso da un bellissimo tramonto, dopo cena facciamo un giretto a piedi in riva al mare per fare un po’ di foto alle palafitte dei pescatori. Al rientro in campeggio ci accoglie una bellissima sorpresa: c’è una piccola volpe che si aggira tranquilla per i vialetti del camping. Marco la rincorre per fare delle foto, ma lei invece di scappare si avvicina come un cagnolino in cerca di cibo. Scopriremo poi che è un’assidua frequentatrice della zona ed è abituata a ricevere cibo dai turisti. Soddisfatti della serata ci concediamo una tazza di cioccolata calda e poi una bella dormita. Domenica 7 agosto: KRISTIANSUND- TRONDHEIM KM 249 Partenza ore 9:00 alla ricerca della Strada Atlantica!! Prendiamo un traghetto, percorriamo un tratto di strada attraverso un isolotto e finalmente eccola davanti a noi: è proprio la nostra Strada. Guardandola da lontano sembra un serpente che a tratti si tuffa nel mare per riemergere subito dopo. La giornata per fortuna è bella, ed il sole accende i colori della natura. I prati sono ricoperti di erica viola, che contrasta con il blu del mare, regalandoci immagini davvero indimenticabili. I ponti sono un vero spettacolo e sono talmente arcuati che stando alla base, non si vede la discesa dal lato opposto. Sembra che siano una rampa verso il cielo piuttosto che ponti tra isole. Proseguiamo il nostro cammino verso Trondheim e come da programma arriviamo un po’ presto (verso le 14:00) per poterci godere un giro tranquillo della città. Trondheim, è stata nel medioevo una città di massima importanza storica e culturale per tutta la nazione ed è oggi la terza città della Norvegia. E’ anche una città moderna, con un importante centro universitario con oltre 25.000 studenti, ed è uno dei centri tecnologici più grandi d’Europa. Qui il passato ed il presente si fondono in buona armonia, ma ancora una volta noi rimaniamo delusi dalle città Norvegesi, preferendo di gran lunga la natura circostante alle opere dell’uomo. Sarà perchè è domenica e quindi è tutto chiuso, sarà perchè comincia a piovere e dobbiamo fare il nostro tour sotto l’acqua scrosciante, ma Trondheim non ci ha soddisfatto e torniamo in camera con un po’ di rammarico. Lunedì 8 agosto: TRONDHEIM – MO I RANA KM 466,9 Partenza alle 9:45 con cielo azzurro e un bel sole. Oggi percorreremo un tratto della famosa E6 fino a raggiungere Mo i Rana. La E6 in questo tratto attraversa un territorio molto vario: fiumi, laghi, boschi di conifere si intervallano a zone coltivate e a immensi pascoli con piccole fattorie rosse o color ocra ed il paesaggio è sempre fantastico. Ogni curva è un’emozione che ti fa scoprire un paesaggio diverso e altrettanto entusiasmante di quello lasciato alle spalle. Ci fermiamo diverse volte per goderci il panorama e quella che doveva essere una pura tappa di trasferimento si rivela un percorso naturalistico bellissimo. Facciamo sosta in una piazzola accanto ad un torrente di montagna che scorre impetuoso tra i sassi, con l’acqua limpida e gelata. Qui incontriamo una famiglia di Milano (padre, madre, figlia e cagnolino) che sta facendo il nostro stesso viaggio con il camper (Il “Mirage”). Queste persone diventeranno in seguito un po’ i nostri “compagni” di viaggio e in più occasioni li rincontreremo durante il tragitto. Fabrizio e la moglie hanno la passione dei funghi e ci dicono che la Norvegia è un vero paradiso dei porcini. Ce ne sono ovunque e in quantità inimmaginabili per noi italiani. Ci salutiamo e ripartiamo per Mo I Rana. La giornata prosegue sotto un bel sole ed un clima finalmente mite e quasi estivo. Si avvicina la sera ed avvistiamo un bellissimo campeggio (Yttervik Camping) sulle rive di un fiordo a circa 17 km da Mo I Rana. Il bungalow è in posizione fantastica proprio in riva al mare e dotato di una piccola terrazza con tavolo e sedie per cenare ammirando il panorama. Ci accorgiamo che i nostri amici del Mirage sono arrivati nel nostro stesso camping e nel mezzo della cena bussa alla nostra porta una bella ragazzina con in mano un piatto di porcini fritti !!! Dopo aver gustato anche questa prelibatezza norvegese cucinata alla milanese, raggiungiamo i nostri nuovi amici per ringraziarli del pensiero gentile. Intanto i colori del paesaggio sono cambiati, il sole è calato, le ombre si sono allungate e sul mare calmo della sera ci sono solo i riflessi dorati dei raggi lontani e un irreale silenzio. Marco inizia il suo reportage fotografico, inconsapevole che quello che ci troveremo ad ammirare stasera resterà nei nostri cuori a lungo ed è forse uno degli spettacoli più maestosi che la Norvegia ci abbia regalato in questo viaggio: un tramonto incredibile. Il cielo, il mare e le montagne attorno si tingono di tutte le sfumature del rosa, dell’arancio, del rosso, in un crescendo impressionante fino a rendere tutto incandescente. Alle 23 tutto attorno a noi è ancora colore del fuoco e solo dopo mezzanotte le tinte si faranno più pacate, incontrando i toni del viola e del blu. Mai in vita mia avevo vissuto un’esperienza a contatto con la natura, tanto emozionante. Al nostro ritorno a Milano verremo accusati più volte di aver “ritoccato” le foto di questo tramonto… Martedì 9 agosto: MO I RANA – NUSFJORD (ISOLE LOFOTEN) KM 301,9 Il nostro risveglio a Mo I Rana non è altrettanto entusiasmante e purtroppo partiamo sotto la pioggia, invidiando un po’ chi se ne sta all’asciutto e al caldo nel camper! Oggi finalmente entreremo nel Circolo Polare Artico, la prima vera meta di questo meraviglioso viaggio nel nord Europa. La cosa incredibile è che man mano che ci si avvicina al Circolo Polare, anche il paesaggio attorno cambia radicalmente. Boschi e torrenti scompaiono per lasciare il posto alla brughiera composta di cespugli, arbusti e muschio. La temperatura cala drasticamente ed ecco di fronte a noi il Circolo Polare Artico (66°33’08”). Oltre al circolo polare artico, inizia la zona detta appunto artica in cui si ha un lungo periodo di buio continuo in inverno e un lungo periodo di luce continua in estate. Siamo per fortuna nell’estate artica, infatti le ore di buio da queste parti sono davvero pochissime e godiamo di una giornata interminabile. Il punto in cui passa il parallelo 66°33′ è segnato da vari monumenti, cartelli, paletti e da un centro commerciale per turisti. Dicono che in passato c’erano solo delle tende lapponi (che evidentemente hanno venduto tanti souvenirs e si sono ingranditi). Appena sopra al centro commerciale c’è una collinetta commemorativa ricoperta da innumerevoli montagnole di sassolini. Sembra che oltre il Circolo Polare ci sia l’usanza di segnare il proprio passaggio in un posto, raccogliendo un sasso da terra e posandolo sopra ad un altro. Così facendo ogni persona che passa di lì raccoglie il proprio sasso e fa il suo mucchio, ricoprendo la collina di piccole cattedrali di pietra. Dopo un tour della zona a piedi e un paio di piccoli acquisti al negozio, riprendiamo la moto e facendo la nostra personale cerimonia di attraversamento (immortalata da mille foto), entriamo finalmente nel Circolo Polare Artico. Proseguiamo sempre sulla E6 fino a Bodo, per imbarcarci sul traghetto che ci porterà a Moskenes, prima meta delle tanto sognate isole Lofoten. La traversata è tranquilla, il cielo è sereno e le Lofoten si stagliano in lontananza illuminate dalla luce del tramonto. Giungiamo a Moskenes alle 22:30, ma c’è ancora luce come fosse pomeriggio. Le isole Lofoten sono un arcipelago appartenente alla Norvegia, situate a nord del Circolo Polare Artico, tra il 67° ed il 68° parallelo. Le isole principali sono Austvågøy, Vestvågøy, Flakstadøy, Moskenesøy, Værøy e Røst. La superficie dell’arcipelago è 1.227 Km quadrati ed è abitata da circa 25.000 persone. La massima distanza stradale tra Fiskebøl la città più a nord ed Å la città più a sud è di 170 Km. Le Lofoten si slanciano come un muro di montagne verso il sud ovest nel mare. Sono caratterizzate da alte cime e picchi nel grande oceano, piccole baie nascoste allungate sulla riva e grandi aree vergini. Tra la terraferma e la «muraglia delle Lofoten» si trova il Vestfjorden. Le Lofoten sono montagne e vette, mare aperto e insenature, spiagge e territori ancora intatti. Nell’epoca vichinga qui si insediarono molti capi vichinghi e la grande pesca ha presto assunto molta importanza. Qui sono anche state costruite le prime «rorbuer» (palafitte utilizzate dai pescatori). Il merluzzo essicato era la merce più importante. I mercati di esportazione comprendevano tutti i paesi europei ed il mercato italiano é tuttora quello più importante per l’esportazione dello stoccafisso di prima scelta. La pesca invernale del merluzzo é tutt’oggi una risorsa vitale per gli abitanti delle isole. Pescatori provenienti da tutto il nord della Norvegia hanno partecipato alla pesca delle Lofoten che si svolge tra gennaio ed aprile, quando il merluzzo depone le uova nel Vestfjord. La corrente del Golfo porta molte specie di pesci provenienti dal Sud e di specie artiche che provengono dal Nord. La pesca invernale al merluzzo é la risorsa economica più importante, ma si pescano anche altre specie come per esempio nasello, trota salmonata, pesce persico rosso, pesce gatto, aringa, «lung, leng», sogliola, ipoglosso e calamari. Si osservano spesso anche le foche e le orche. Da qualche anno, il turismo é diventato un fattore economico importante con più di 200.000 visitatori all’anno. La Corrente calda del Golfo contribuisce a riscaldare il clima delle Lofoten, dove la temperatura é ben più elevata che in altre zone situate alla stessa latitudine. Il clima marittimo delle Lofoten fa sì che gli inverni siano miti e le estati relativamente fresche. I mesi di gennaio e febbraio sono i più freddi con una temperatura media di un grado sotto zero. Luglio e Agosto sono i più caldi, con una temperatura media di 12 gradi. La geologia delle Lofoten é molto interessante. La regione é dominata da rocce erratiche che risalgono a più di 3 miliardi di anni fa. Sono tra le rocce più vecchie del modo. Le montagne delle Lofoten si sono quindi formate durante l’era glaciale che é finita ca. 10.000 anni fa. Quando il ghiaccio si é ritirato le cime hanno preso la loro forma attuale. Queste isole hanno un fascino molto particolare, che è difficile da spiegare e da comprendere per chi non c’è stato. Sono un piccolo paradiso naturale intatto e immutato nel tempo. Perfettamente conservato sia dal punto di vista naturalistico, che umano. I villaggi di pescatori, con le rorbu colorate che si specchiano nell’acqua, sono talmente perfetti da sembrare finti. Lungo il tragitto che percorriamo per raggiungere la nostra destinazione finale della giornata, continuiamo a fermarci a fare fotografie e vorremmo che quelle ore notturne, ma ancora piene di luce, non finissero mai. Le montagne sono avvolte in una nebbia surreale, che però ne lascia scoperte la cime, che riflettendo i raggi del sole al tramonto si infuocano di rosso scarlatto. Arriviamo finalmente a Nusfjord, un piccolo villaggio di pescatori in cui abbiamo affittato una rorbu sul mare per qualche giorno. La rorbu naturalmente è tutta di legno e completamente dipinta di rosso corallo. E’ molto grande, ci sono tre camere da letto e una grande sala da pranzo/cucina con una bellissima finestra che si affaccia sugli scogli e sul mare. C’è anche una piccola terrazza con un tavolo e due sedie per mangiare fuori. L’affitto non è particolarmente economico (100 Euro/notte) ma ne vale davvero la pena! L’unica pecca è la mancanza di un parcheggio per la moto perchè la casa è costruita su palafitte in riva al mare e per raggiungerla c’è solo un piccolo sentiero pedonale in mezzo al prato. Lasciamo quindi la moto sulla strada e finalmente ci godiamo il meritato riposo. Mercoledì 10 agosto: NUSFJORD – NUSFJORD (ISOLE LOFOTEN) KM 219,3 Ci svegliamo al suono delle onde sugli scogli e all’allegro e petulante vociare dei gabbiani e appena spalancata la finestra, restiamo estasiati dal vedere il sole caldo già alto nel cielo azzurro e senza nuvole. Finalmente una giornata d’estate! Ne approfittiamo per fare una passeggiata a piedi e visitiamo il bellissimo centro di Nusfjord. Qui il tempo sembra essersi fermato e la frenesia della nostra vita cittadina è lontana anni luce. Non è stagione di pesca, ma l’odore del merluzzo essicato è comunque fortissimo. Visitiamo incuriositi un grande magazzino adibito allo stoccaggio del merluzzo. Ci sono montagne di stoccafissi già essicati, accatastati ovunque e personale addetto alla separazione dei pesci in base alla dimensione e peso. Una volta selezionato, il pesce viene pressato ed accatastato in grosse balle (simili a quelle di fieno), che verranno poi spedite nei vari paesi in giro per il mondo, tra cui l’Italia è uno dei principali importatori. Oltre al magazzino per il pesce, a Nusfjord c’è anche una taverna, un bazar e un paio di negozi di artisti/artigiani che vendono prodotti in argento e dipinti su sassi e tela. La giornata è splendida e decidiamo di girare il più possibile approfittando della temperatura quasi estiva (18°/20°) che da un po’ ci aveva abbandonato. Saltiamo in sella alla moto e visitiamo la parte est dell’isola, toccando i centri di Ballstad, Umstadt ed Henningsvaer (chiamata la Venezia delle Lofoten). Sono tutti bellissimi e caratteristici, con le rorbu colorate, le griglie di legno per l’essicazione del merluzzo e le montagne che si specchiano nelle acque calme e trasparenti dei fiordi. Sembra di essere in un libro di fiabe dove tutto è talmente perfetto che pare dipinto con pennello e tavolozza. Di sicuro la nostra fortuna è stata poter vedere questi paesaggi sotto al sole e con temperatura estiva. Rientriamo a Nusfjord nella nostra casetta rossa e decidiamo di completare la meravigliosa giornata con una cena nella taverna del paese “Oriana Cro”. Il locale è decisamente tipico e originale. Sembra scavato in una grotta, ci sono grossi tavoli di legno, candele sui tavoli ed un’atmosfera marinara, calda ed accogliente. Naturalmente si serve solo cibo tipico del posto e non ci lasciamo sfuggire l’occasione di gustare il Bacalao alla Nusfjord (stoccafisso in umido) e le lingue di stoccafisso impanate (non avete idea di quanto sia grossa una lingua di merluzzo!!). Ci lasciamo tentare ed assaggiamo per curiosità (ma con un po’ di rammarico) anche un toast con carne di balena, che qui viene ancora pescata e venduta nei negozi e sui banchi dei mercati, malgrado i divieti e le lotte della Comunità Europea. Meglio il merluzzo, che almeno non rischia l’estinzione!! La cena ottima, i prezzi onesti e l’atmosfera romantica sono la perfetta conclusione di una giornata straordinaria. Giovedì 11 agosto: NUSFJORD – NUSFJORD (ISOLE LOFOTEN) KM 110,9 Anche questa giornata comincia per fortuna all’insegna del sole e del clima mite, le Lofoten ci hanno accolto veramente benissimo. Approfittando della buona sorte meteorologica decidiamo di calarci nei panni dei vecchi lupi di mare e muniti di giubbini salvagente e di lenza per pescare, prendiamo una colorata barca a remi (inclusa nel costo dell’affitto della rorbu) e partiamo alla ricerca di relax in mezzo al mare. Naturalmente Marco è addetto a remare, mentre io cerco pazientemente di procurare il pranzo e magari la cena sfoderando doti nascoste di abile pescatrice. Probabilmente il merluzzo se ne infischia delle mie doti e così anche gli altri pesci e mentre Marco continua a remare (prendendomi in giro), alla mia lenza restano appesi solo gli ami. Malgrado la delusione della lenza vuota, la gita in barca è piacevolissima e vorremmo passare tutta la giornata nella barchetta in mezzo al fiordo. Decidiamo però di sfruttare al meglio il tepore del sole, di tornare a riva grazie alle abili doti di rematore di Marco e di cavalcare la moto per perlustrare altri luoghi di queste isole meravigliose. Partiamo verso la una con destinazione Å (ultimo paese a sud delle Lofoten e ultima lettera dell’alfabeto norvegese). Lungo la strada, visto l’orario, ci fermiamo per pranzo a Reine, uno dei villaggi più fotografati delle isole per l’impressionante e grandiosa vista sul Kjerkfjorden e la bella cornice di cime che ricordano le Alpi. La spettacolarità della posizione di Reine si ammira completamente dall’alto in quanto la strada principale è rialzata rispetto al paese, che invece resta molto più in basso. Quindi fermatevi sulla strada principale e fate delle belle foto prima di imboccare la discesa che porta in paese. A Reine ci fermiamo in una pescheria e gustiamo un ottimo panino con salmone affumicato e dill (aneto), che qui non manca mai di accompagnare il pesce. Con la pancia piena ripartiamo in direzione Å. Il villaggio di Å è un museo all’aperto situato alla fine della strada E10, che provenendo dalla Lapponia svedese attraversa tutto l’arcipelago. Qui si trova il Museo Norvegese dello Stoccafisso (Norsk Tørrfiskmuseum) situato in un ex magazzino del pesce. L’ingresso in paese è vietato alle auto e teoricamente anche alle moto, quindi lasciamo la moto in un parcheggio e raggiungiamo il centro con una bella passeggiata. Un po’ per mancanza di tempo e un po’ per la voglia di stare all’aperto sotto al sole, decidiamo di saltare la visita al museo dello stoccafisso e di gironzolare a piedi tra le rorbu dei pescatori. Lasciata Å, sulla strada del ritorno verso Nusfjord, ci fermiamo nuovamente a Reine per fare ancora qualche foto e per comprare del salmone fresco da fare alla brace. Al supermercato acquistiamo un intelligentissimo ed economico barbecue portatile usa e getta, con tanto di brace e griglia, già pronto all’uso e solo da accendere. Tornati a casa posizioniamo il barbecue su un grosso masso fuori dalla rorbu, onde evitare di dar fuoco alla casa (cosa facilissima visto che ci sono tantissime rorbu completamente bruciate sparse in tutta l’isola), accendiamo la carbonella e quando la brace è pronta cuociamo il nostro salmone, prestando attenzione che non venga rubato da qualche gabbiano goloso. Sarà per il gusto del salmone, sarà per la luce del tramonto che tutto tinge di rosso, sarà per la terrazza di legno sugli scogli, ma questa cena è stata davvero indimenticabile! Venerdì 12 agosto: NUSFJORD – SORTLAND (ISOLE VESTERALEN) KM 334,7 Partiamo da Nusfjord a malincuore verso le ore 10. I giorni trascorsi in questa casa rossa dei pescatori, abbarbicata sugli scogli e con vista sul fiordo, resterà nei nostri cuori e tra i nostri ricordi molto a lungo. Percorriamo tranquilli ancora una volta le strade che si snodano tra boschi e verdi prati, oppure che costeggiano da un lato il mare con le insenature caraibiche e dall’altro le ripide e maestose cime dalla punta innevata. Facciamo una breve sosta a Kabelvaeg e poi via per pranzo a Svolvaer, la capitale delle isole Lofoten. Svolvaer ci appare come una piccola cittadina, molto vivace, ma a cui manca il fascino “antico” che abbiamo assaporato negli altri piccoli villaggi che abbiamo visitato. Pranziamo come al solito con un hot-dog seduti su una panchina lungo il molo, guardando il porto e le sue barche. Il tempo continua ad esserci amico e anche oggi le Lofoten ci salutano con il sole. Approfittiamo della presenza del solito pescatore che vende gamberi freschi e già lessati e ne compriamo un sacchetto da gustare per cena. Finito il pranzo ripartiamo per Fiskebol, dove ci attende il traghetto che ci porterà a Melbu, prima sosta delle meno famose, ma altrettanto suggestive isole Vesteralen. Questo arcipelago è forse meno spettacolare di quello delle Lofoten, sicuramente meno turistico e più rurale, però ha un suo fascino particolare e non ci pentiamo di aver fatto una breve sosta anche qui. Solitamente chi viene alle Vesteralen lo fa per vedere le balene con i famosi whale-safari che partono da Andenes, la punta estrema a nord dell’isola, ma noi purtroppo non abbiamo tempo per un safari marino e quindi ci dedicheremo ad un semplice safari motociclistico. Anche qui il tempo è amico ed il sole ci accompagna lungo il tragitto. Raggiungiamo Sto, un altro piccolo villaggio da cui partono le escursioni in barca per avvistare le balene e cominciamo a guardarci attorno per cercare un rifugio per la notte. Il posto però è abbastanza deserto e non c’è in giro praticamente nessuno, quindi giriamo la moto e proseguiamo verso Nyksund. Alcuni cartelli sulla strada segnalano la presenza di un campeggio, ma non la distanza per raggiungerlo, quindi dopo una deviazione nemmeno tanto breve e non avendo trovato niente, lasciamo perdere. Come già detto le Vesteralen non sono molto turistiche e trovare posti per dormire non è semplicissimo. Comunque ci fermiamo a consultare la guida ed individuiamo un campeggio a Sortland. Telefoniamo e prenotiamo una casetta che per fortuna è ancora libera. Tranquilli per aver finalmente risolto il problema notturno, cerchiamo di raggiungere Nyksund, prima di spostarci a Sortland. La segnaletica è buona ed il navigatore ci aiuta, ma la sorpresa è comunque grande: la strada asfaltata ad un certo punto si interrompe ed inizia un bello sterrato. Decidiamo comunque di proseguire con la speranza che sia solo un piccolo tratto. Intanto il paesaggio attorno a noi è davvero mozzafiato. Sulla destra il fianco della montagna rocciosa, sulla sinistra il mare e la costa ripida e scoscesa. Le rocce e la terra sono rossicce e la luce del sole al tramonto accende questi colori rendendoli quasi accecanti. Il mare è calmo e la luce solare scintilla sulla superficie. Sembra di essere in mezzo al Gran Canyon, ma con l’aggiunta del mare. Attorno a noi nessuno, solo tanto silenzio e pace. Purtroppo la strada continua ad essere sterrata, chilometro dopo chilometro e di Nyksund nemmeno l’ombra. Visto l’orario e visto che dobbiamo raggiungere Sortland per la notte, prima che il camping chiuda i battenti, invertiamo senso di marcia e torniamo sulla strada asfaltata. La moto ringrazia, anche se il paesaggio che abbiamo visto era davvero splendido e ne è valsa la pena di fare un po’ di “fuoristrada”. Raggiungiamo il camping e stavolta la casetta che ci viene assegnata è una specie di sgabuzzino dotato di letto a castello e un tavolino a misura di gnomo (costo 300 nok). Il riscaldamento però funziona bene ed i servizi sono distanti pochi metri, quindi dopo esserci gustati i gamberetti delle Lofoten e un risotto in busta, ci godiamo il meritato riposo. Sabato 13 agosto: SORTLAND (ISOLE VESTERALEN) – TROMSO KM ???? Il risveglio è tragico perchè dopo qualche giorno di sole, oggi purtroppo diluvia, quindi la partenza ci richiede più tempo del previsto e quando riusciamo a lasciare Sortland sono già le 11:00. Lasciamo le isole Vesteralen ed entriamo nella regione del Troms. La pioggia battente ci accompagna per tutta la giornata senza tregua. Per fortuna l’abbigliamento da pioggia tiene bene, ma l’umidità ci penetra nelle ossa. Ci fermiamo per rifocillarci e riscaldarci un po’ all’interno di un autogrill e incontriamo altri motociclisti italiani, di ritorno da Capo Nord che stanno percorrendo il nostro itinerario al contrario. Anche loro purtroppo hanno preso tanta pioggia e brutto tempo. Arriviamo finalmente a Tromso verso le 19:00. I camping sono tutti pienissimi e dobbiamo girare un po’ prima di trovarne uno con una casetta disponibile. Il costo è un vero ladrocinio (650nok) ma siamo stanchi e bagnati e visto che continua a piovere siamo costretti ad accettare. Come se non bastasse qui ci fanno pure pagare l’affitto di piatti, pentole e posate! In serata per fortuna smette di piovere, così decidiamo di fare un giro per visitare Tromso “by night”. Il centro storico di Tromso si trova su un’isolotto (Tromsdoya) con due suggestivi ponti che lo collegano con la terra ferma verso est e con un’ulteriore isola che si trova ad Ovest del centro storico. Il ponte ha un’altezza tale che consente l’attraversamento delle grandi navi transoceaniche e del Postale Hurtegruten. Di fronte all’isola di Tromsdoya dove si trova il centro storico vi è la chiesa polare. E’ definita la Cattedrale Artica per via della sua architettura e del suo colore bianco ghiaccio che sovrasta il porto. Le forma si ispira alle bianche pareti di ghiaccio del Nord e la facciata è alta 35 metri. Di notte sia i ponti che la chiesa sono illuminate e lo scenario è davvero suggestivo. Tromso è una cittadina universitaria ed a differenza di altre città norvegesi che abbiamo visitato, qui ci sono tanti locali notturni, pubs, ristoranti e anche dopo le 21:00 la vita per le strade è animata. Ci sono tanti giovani, molti dei quali stranieri e c’è musica che esce da ogni finestra. I negozi purtroppo sono chiusi, ma ci divertiamo comunque a passeggiare per le vie piene di gente per passare una serata un po’ diversa e “animata”. Domenica 14 agosto: TROMSO – ALTA KM 293,3 Partiamo dal campeggio verso le 10:30 e prima di lasciare la città ci concediamo un ultimo giro mattutino per il centro pedonale. Essendo domenica i negozi sono ancora chiusi, ma Tromso è proprio un posto piacevole a qualunque ora del giorno e della notte. Oggi ci aspetta una tappa un po’ di trasferimento. Il tempo è variabile e a tratti ci becchiamo qualche pioggia di passaggio. Prendiamo un paio di traghetti e finalmente entriamo nel Finnmark. Ormai la meta si avvicina e si respira davvero aria di “Nord”. Con nostro estremo stupore scorgiamo in lontananza un gruppo di auto ferme in mezzo alla strada…che siano proprio loro??? Ma certo! C’è un branco di renne che attraversa la strada! Sono le prime renne che vediamo da quando siamo partiti e ci scateniamo con foto e riprese video. Purtroppo qui la gente non è molto paziente con le renne e gli automobilisti dopo poco si mettono a suonare all’impazzata facendo allontanare le renne, con dispiacere dei motociclisti fotografi (non siamo gli unici ad esserci fermati). Sarà per la vicinanza a Capo Nord, sarà perchè abbiamo fatto già parecchi km, ma oggi il viaggio sembra più faticoso del solito e anche la moto sembra un po’ meno docile. Arriviamo ad Alta nel tardo pomeriggio. Qui ci sono tanti campeggi uno in fila all’altro e c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ci fermiamo nell’Alta Camping ed affittiamo una camera per 350nok. E’ una piccola casetta con due camere da letto separate ed il bagno e la doccia sul pianerottolo, ma è comoda e confortevole e se dovesse piovere non dobbiamo uscire per raggiungere i servizi. Il camping è proprio sulla riva del fiume Alta e dalla finestra della camera si vede il fiume e gente che pesca. Ci hanno detto che Alta non è un gran che e anche le guide ne parlano poco, quindi ne approfittiamo per rilassarci un po’ in campeggio, facciamo una doccia e ne approfittiamo per lavare la moto che è davvero sporchissima e ricoperta ovunque di terra e fango. Il tempo intanto è migliorato e la serata ci regala un pallido tramonto sul fiume. Dopo cena visto che c’è ancora tanta luce, decidiamo di fare due passi nel campeggio e ci imbattiamo in una strana costruzione sami proprio al centro del camping. In pratica è una specie di grossa tenda, al centro della quale si trova un bracere acceso, con la cappa che permette al fumo di uscire verso l’alto. Attorno al bracere ci sono delle panche disposte a semicerchio, completamente ricoperte di pelli di renna. Il fuoco è acceso e ci sono persone sedute a bere birra e a chiacchierare in allegria. Entriamo anche noi e subito ci fanno accomodare e ci offrono da bere. Noi decliniamo la birra ma in cambio offriamo un assaggio di vodka alla vaniglia in una bottiglia di plastica che abbiamo comprato sulla nave nel tragitto da Oslo a Kiel. Alla luce del fuoco chiacchieriamo volentieri con una coppia di norvegesi in vacanza. Sono marito e moglie sulla sessantina. Lui è un cacciatore di alci (sport molto in voga da queste parti) e ci racconta delle sue battute di caccia che spesso durano anche un paio di settimane. Lei ci parla della cucina norvegese, delle ricette tipiche e dei dolci natalizi a base di marmellata di “cloudberry” i famosissimi ed introvabili frutti gialli simili ai lamponi. Trascorriamo una serata piacevolissima condividendo finalmente gli usi i costumi e le tradizioni degli abitanti del posto senza filtri “per turisti”. Quando usciamo dalla tenda sami è già quasi la una di notte e c’è ancora luce, ma siamo stanchi e andiamo a dormire. Lunedì 15 agosto: ALTA – NORDKAPP KM 270,5 Prima di partire facciamo un breve giro della città. Alta è la città della Lapponia norvegese famosa per l’Aurora Boreale. La visita a questa città quindi meriterebbe di essere fatta in inverno perchè lo spettacolo naturale dell’aurora boreale deve essere davvero indimenticabile. Chissà, magari un giorno ci torneremo per fare un’escursione con la slitta! Ci fermiamo ad una stazione di servizio e controlliamo la pressione dei pneumatici. Quello anteriore è davvero molto sgonfio. Controlliamo, ma apparentemente sembra tutto ok. Forse lo sterrato dei giorni scorsi, la pioggia ed il carico notevole lo hanno messo a dura prova. Il posteriore è a posto, anche se è davvero molto consumato ed ormai abbastanza quadrato. Ripartiamo con la promessa di tenere i pneumatici sotto controllo anche nei prossimi giorni. Partiamo verso le 11:00 finalmente con destinazione CAPO NORD. Non ci sembra vero di essere arrivati fin qui. Il nostro sogno sta per diventare realtà e la meta è sempre più vicina. Da più di 300 anni le persone vanno a Capo Nord per vedere il punto più settentrionale d’Europa. Il comune di Capo Nord ha ca. 3.420 abitanti su 924 km2. Il comune comprende l’isola di Magerøy e la zona di terraferma intorno all’imboccatura del fiordo di Porsanger con Honningsvåg, “la città vicino a Capo Nord”, come centro del comune. Altri centri sono i villaggi di pescatori di Nordvågen, Kamøyvær, Skarsvåg e Repvåg sulla terraferma, e di Gjesvær sull’isola di Magerøy. Le risorse economiche del comune vengono dal turismo, dalla pesca, dalla lavorazione del pesce e dalle aziende di servizi. Il porto di Honningsvåg è uno dei più importanti della Norvegia del Nord, data la sua posizione centrale e le buone infrastrutture. Dal punto di vista turistico il porto di Honningsvåg è il quarto porto norvegese dove attracca il maggior numero di navi da crociera. Sono molti infatti i turisti che vengono qui via mare. La via che porta a Honningsvåg e all’isola di Magerøy è splendida, è una strada costiera fatta di curve e controcurve a picco sul mare. A sinistra un alto muro di roccia stratiforme dai toni rossicci alternati ai toni più scuri del grigio, a destra il mare, le insenature, le baie con l’acqua dai colori tropicali che tocca tutte le tonalità dell’azzurro. Ed in mezzo alla strada branchi di renne bianche, marroni, pezzate, che se ne fregano dei mezzi e passeggiano tranquillamente brucando l’erba ai bordi della carreggiata. La strada è lunga e sembra non finire mai, guardi il contachilometri ed i cartelli stradali e ti sembra di essere quasi arrivato, ma ci sono ancora curve e altre insenature. Arriviamo finalmente all’imbocco del tunnel che porta all’isola di Magerøy. Noi per fortuna non troviamo branchi di renne all’imbocco del tunnel e nemmeno alla fine, come invece era successo ad altri motociclisti spagnoli incontrati durante il viaggio. Loro avevano persino trovato un gruppo di pecore in mezzo al tunnel! Proseguiamo spediti ed arriviamo finalmente a Honningsvåg. Noi abbiamo prenotato una camera in un campeggio a metà strada tra Honningsvåg e Capo Nord, quindi dopo una breve sosta per il pranzo, ci dirigiamo al campeggio. La strada comincia a salire ed il paesaggio attorno a noi inizia a diventare brullo e molto spoglio, con sprazzi di neve qua e là e piccoli laghetti dall’acqua scura ed immobile. Il Nordkapp Camping si trova in uno spiazzo al centro delle montagne. Sembra di stare nell’interno del cratere di un vulcano ed il paesaggio è davvero suggestivo. Il tempo di scaricare la moto dai bagagli e ripartiamo subito per raggiungere Capo Nord. Ormai siamo troppo vicini per poter aspettare ancora e partiamo per raggiungere la meta, purtroppo inconsapevoli di quello che sta per accaderci a soli 20 km dal Capo. Dopo aver fatto alcuni tornanti sulla strada che si inerpica verso il promontorio infatti ci fermiamo in uno spiazzo panoramico per fare qualche foto, ma appena toccato il freno e ormai praticamente fermi, con l’anteriore sulla ghiaia, la moto si “accascia” in avanti con uno strano sussulto. Impreparati ad una tale reazione perdiamo l’equilibrio e cadiamo di lato, ruzzolando in un prato al bordo della strada. Sbalorditi per l’accaduto e davvero increduli, ma per fortuna assolutamente incolumi, guardiamo la moto che giace su un fianco appoggiata all’asfalto. Nell’avvicinarci alla moto un piccolo bagliore attrae la nostra attenzione e comprendiamo il motivo dell’anomala caduta. C’è una maledetta vite piantata nella ruota anteriore, che ne ha ovviamente causato il parziale sgonfiamento. Controlliamo i danni subiti dalla nostra piccolina e constatiamo a malincuore la rottura netta dello specchietto sinistro, la piega fastidiosa della leva e qualche graffio su carena e serbatoio. Marco è atterrito, ma come al solito per fortuna non perde mai la calma e dopo aver tirato su la moto comincia subito a pensare a come riattaccare lo specchietto e a come tornare a casa con una gomma bucata. Siamo troppo vicini alla meta per rinunciare e lasciarci scoraggiare, quindi un po’ eroicamente risaliamo in sella e raggiungiamo finalmente CAPO NORD. L’arrivo e la visita al punto più a nord d’Europa ci è stato parzialmente rovinato dalla caduta, ma cerchiamo comunque di goderci al meglio il paesaggio emozionante. Il “centro visitatori” non è poi così terribile e ci sono grandi vetrate per ammirare la rupe di NORDKAPP anche dall’interno. Paghiamo 380 NOK per il biglietto di ingresso che vale due giorni. Il tempo non è del tutto avverso, ma non è nemmeno sereno. Ci sono nuvole che vanno e vengono e a volte sono così fitte che non si riesce a vedere ad un metro, ma per fortuna si alternano a sprazzi di sereno ed allora riusciamo ad ammirare il paesaggio. Tira un vento tremendo e fa freddo. Questo è davvero il Ferragosto più atipico che ci sia mai capitato di trascorrere!! Felici di aver raggiunto il globo di ferro simbolo di NORDKAPP, ci lasciamo andare ad una valanga di foto e filmini e Marco stappa felice la sua bottiglietta mignon di spumante che si è portato dietro appositamente per l’occasione! E’ pieno di gente e ci sono tanti turisti italiani, ma guardando oltre al promontorio, lontano, lo sguardo si perde e ti senti quasi solo. Senti l’atmosfera che cambia e pensi che davanti a te ci sono solo mare e ghiaccio. L’orizzonte lontano dà un’immagine delle dimensioni della terra. Sai bene che la terra è rotonda, ma lo stesso ci si sente un po’ come trovarsi alla fine del mondo! E’ un’emozione unica e nel cuore ringrazio Marco per avermi portato fin qui, con la speranza di vivere molte altre esperienze di questo genere assieme. Il centro visitatori di Capo Nord è aperto dalle 08.00 della mattina fino alle ore 24.00, quindi ci si può tranquillamente prendere tutto il tempo che si vuole per visitarlo. C’è anche una sala cinematografica che trasmette ad orari prestabiliti un interessante documentario/filmato in cui si vede Capo Nord in tutte le stagioni. Ci sono negozi di souvenirs, bar e ristoranti, di cui uno molto carino, dotato di grandi vetrate con vista sulla rupe. Vorremmo fermarci per la cena, ma non c’è nemmeno un tavolo disponibile. Purtroppo sono tutti prenotati per le comitive di turisti dei viaggi “stile Alpitour” e per chi probabilmente più informato di noi, ha prenotato il tavolo appena arrivato al centro. Va bè, non importa e poi forse è meglio tornare al campeggio per pensare a come riparare lo specchietto. L’arrivo a Capo Nord era la meta del nostro viaggio, ma quando arrivi fin quassù ti accorgi che prima di arrivarci hai visto dei posti meravigliosi e che ancora ne vedrai moltissimi nel tragitto di ritorno, quindi in realtà “la meta” si trasforma in una tappa di un viaggio fantastico che vale la pena si vivere e godere dal primo km all’ultimo. La Norvegia è bella nella sua interezza e non ci sono posti che vale la pena di non vedere o di vedere di corsa. Quindi un consiglio che mi sento di dare a chi pensa di intraprendere questo viaggio, è di godersi la vacanza dall’inizio e di non perdere niente di ciò che si vede fissando il proprio pensiero esclusivamente su Capo Nord. Abbiamo incontrato motociclisti che per mancanza di tempo facevano intere giornate in sella tirando come ossessi, fermandosi il meno possibile e non guardandosi neppure attorno, solo per raggiungere Capo Nord, dire “io ci sono stato” e tornare indietro. Per quanto mi riguarda è davvero un’assurdità venire fin qui e perdersi tutta la meraviglia di questo paese. Riprendiamo la moto e la via per il campeggio. Lungo la strada notiamo che piantati nel terreno ci sono tanti paletti di plastica arancione, probabilmente utilizzati per segnalazioni quando c’è la neve. Alcuni di questi paletti sono rotti e sradicati da terra, quindi decidiamo di prenderne un pezzo che magari potremmo utilizzare per aggiustare lo specchietto. Tornati in campeggio notiamo con grande sorpresa che parcheggiato sotto alla nostra finestra c’è il VFR rosso della coppia di norvegesi incontrati su un traghetto qualche giorno prima, con cui avevamo piacevolmente chiacchierato. Li incontriamo nel corridoio e dopo lo scambio di qualche parola amichevole sulla della visita alla rupe di Capo Nord, confessiamo di essere caduti e di avere qualche problema per le riparazioni. A questo punto Marco esce mostrando lo specchietto rotti e la vite nel pneumatico. Il signore norvegese, di cui purtroppo non riesco a ricordare il nome, si mette a completa disposizione per aiutarci nella riparazione. Per fortuna Marco è ben attrezzato e ha portato con sè parecchie cose utili, tra cui nastro isolante e silicone. Con l’aiuto del norvegese e del suo coltello da pesca tagliamo un pezzetto del paletto di plastica e riusciamo ad infilarci lo specchietto e a fissarlo alla moto in modo abbastanza stabile. Quell’accrocchio provvisorio durerà fortunatamente fino a Milano ed è ora conservato come cimelio in box (assieme ai pneumatici). Per il pneumatico, decidiamo di non togliere la vite nella speranza di trovare un gommista che ci faccia un rattoppo. Durante la cena, consumata in un locale cucina in comune a tutte le camere, parliamo ancora con i norvegesi, che ci consigliano, visto il nostro itinerario e visti i problemi con il pneumatico, di evitare la Svezia, che a loro dire è monotona e con strade e paesaggi noiosi e di passare invece per la Lapponia finlandese fino a Rovaniemi e poi di prendere un treno con possibilità di caricare la moto, per arrivare fino ad Helsinki. L’idea ci sembra interessante e facciamo un po’ di conti per vedere quanti km ci permette di risparmiare il nuovo itinerario. Proposta accettata, la Svezia la vedremo un’altra volta! Andiamo a dormire mentre fuori c’è ancora luce. Qui la notte in estate non arriva mai, anche se purtroppo il sole di mezzanotte non lo abbiamo potuto vedere perchè è visibile solo fino alla fine di giugno, al massimo fino ai primi di luglio. Branchi di renne passeggiano pacifiche nel parcheggio sotto la nostra finestra… Martedì 16 agosto: NORDKAPP – INARI KM 362,6 Partiamo dal campeggio verso le 10:30 e decidiamo di andare subito in paese per cercare un gommista. Siamo fortunati e lo troviamo alla prima stazione di benzina ad Honningsvåg. Facciamo vedere la vite al gommista, che senza nemmeno parlare ci fa portare la moto in officina, afferra la vite con una pinza, la estrae alla velocità della luce e infila nel buco una specie di salsicciotto marrone. Elimina le parti in avanzo con una forbice ed ecco rattoppata la gomma in cinque minuti e per l’equivalente di 10 Euro. Speranzosi nella tenuta del rattoppo, partiamo diretti verso il confine finlandese. Siamo un po’ dispiaciuti di lasciare la Norvegia non solo perchè questa terra ci ha davvero affascinati molto, ma anche perchè abbiamo fatto il famoso “giro di boa” del nostro viaggio e per la prima volta dopo quindici giorni stiamo puntando verso sud. Ripercorriamo la strada costiera ammirando ancora le cale con l’acqua cristallina, ma i colori non sono più gli stessi e anche il gusto di percorrere questa strada è totalmente differente. Per consolarmi propongo a Marco qualche sosta nei numerosi negozi di souvenirs lungo la strada, vista la mia smisurata passione per lo shopping e mi concedo l’acquisto di un paio di guanti colorati, una tazza da tè con i trolls ed un meraviglioso ciondolo d’argento a forma di stoccafisso (nessuno capisce mai cos’è quando lo vede, ma per me è un grande ricordo). Un’altra sosta per il pranzo e la benzina e velocemente arriviamo a Karasjok, piccola cittadina sul confine con la Finlandia. Entriamo in un supermarket e spendiamo in cibarie gli ultimi NOK in nostro possesso, così da non doverli cambiare di nuovo in Italia. Salutiamo un po’ a malincuore la meravigliosa Norvegia, facciamo qualche telefonata a casa per esaurire il credito residuo sulla carta telefonica norvegese, che ci è stata utile per prenotare i campeggi da un giorno con l’altro e varchiamo il confine: siamo nella Lapponia finlandese. Il paesaggio cambia quasi subito e la strada è costeggiata su entrambi i lati da verdissimi boschi quasi ininterrotti. La strada è un continuo saliscendi e sembra un serpentone in movimento. A volte i dossi sono così in alto che si vedono in lontananza i quattro o cinque dossi successivi. Non c’è nessuno, il tempo è buono e talvolta il sole sbuca tra le nuvole, ma si sta rasserenando. Ci divertiamo come sulle montagne russe, ma dobbiamo stare attentissimi alle renne che sbucano all’improvviso dal bosco e corrono in mezzo alla strada. Per questo e per restare entro i limiti, teniamo un’andatura tranquilla ed ogni tanto ci fermiamo per fare qualche foto ai gruppi di funghi che anche qui sorgono ai lati della strada e che faranno l’invidia di mio padre al nostro rientro. Arriviamo ad Inari e decidiamo di fermarci per la notte in un camping molto carino appena fuori dal paese. Affittiamo una hytte davvero bella, con una grande sala da pranzo/cucina ed il bagno con la doccia, pagando solo 45 Euro (finalmente siamo tornati alla nostra moneta e non devo più fare i calcoli a mente…io che in matematica sono davvero una schiappa). Dopo una doccia rilassante ed una cenetta a base di spaghetti con il ragù (comprati al supermercato norvegese di confine, ma di marca assolutamente italiana), ci concediamo un giretto per il grazioso campeggio che si affaccia sulle sponde di un tranquillo laghetto. Marco si sbizzarrisce con le foto e verso mezzanotte con nostro stupore finalmente cala la luce e diventa buio…cosa che ormai ci aveva abbandonato da parecchi giorni. Mercoledì 17 agosto: INARI – ROVANIEMI KM 333 La giornata è bella e decidiamo di recarci subito all’ufficio del turismo per chiedere informazioni riguardanti il treno che da Rovaniemi porta ad Helsinki. All’ufficio turistico non sono attrezzatissimi e non hanno nè gli orari dei treni, nè numeri telefonici per prenotare, ma ci fanno usare la connessione ad Internet e in breve tempo riesco a trovare tutto, anche le informazioni sul traghetto che dalla Finlandia ci porterà in Svezia. Faccio tutte le prenotazioni: treno con cuccetta e traghetto con cabina, un po’ con l’aiuto della signora svedese dell’ufficio turistico e un po’ da sola tramite una cabina telefonica. Il treno che da Rovaniemi porta ad Helsinki ci costa 224 Euro con cuccetta a 2 posti e trasporto moto. Tutto sommato non è nemmeno molto, visto che risparmiamo la benzina ed il costo di almeno due notti in albergo, ma il risparmio più grande è quello della fatica, visto che queste tappe sono di puro trasferimento e la Finlandia ha un paesaggio abbastanza monotono se paragonato a quello Norvegese. Prima di partire da Inari entriamo in un grosso negozio di souvenirs e qui Marco non riesce a trattenersi dal comprare una pelle di renna ed un paio di corna, che faranno da trofeo sul bauletto della nostra povera moto fino a Milano. Compriamo anche qualche articolo in pelle da portare ai familiari e le babbucce di renna col pelo per noi. Sistemato l’accrocchio/piramide sul bauletto e fissate le corna (chi ci vedeva da dietro probabilmente avrà pensato che io avessi una renna aggrappata alla schiena), partiamo in direzione Rovaniemi, il paese di Babbo Natale. Sono contenta all’idea di vedere Babbo Natale in persona, anche se in realtà essendo ad agosto non mi sento molto di spirito natalizio. Quello che invece sembra molto invernale è la temperatura molto bassa che ci accompagna lungo la strada. Quasi intirizziti dal freddo, ci fermiamo in uno spiazzo lungo la strada per mangiare qualcosa di caldo e recuperare l’uso degli arti. Troviamo una casetta di legno in riva ad un lago, in cui vendono souvenirs e servono crepes dolci con marmellata di cloudberry. Mangiamo due crepes, beviamo una cioccolata e torniamo alla moto. Nel parcheggio troviamo altri motociclisti italiani con grandi BMW che si erano fermati a guardare la nostra moto dotata di corna di renna. Ci fermiamo per scambiare quattro chiacchiere e gli raccontiamo del nostro viaggio, delle avventure e disavventure e del treno per Helsinki. Li salutiamo e si riparte. Arriviamo finalmente al Santa Claus Village, una specie di agglomerato di costruzioni contenenti negozi ed addobbi in tema natalizio. Ci sono perfino musiche di Natale diffuse dagli altoparlanti per le strade. Entriamo nella casa di Santa Claus e ci mettiamo in fila per vedere anche noi il “vero, unico ed inimitabile” Santa. La casa ci appare un po’ sotto tono e decisamente troppo turistica, Babbo Natale fa sedere la gente su grandi sedie accanto a lui e vengono scattate foto che poi ti fanno pagare una ventina di euro. Decidiamo di non fare la foto e ci rechiamo invece all’ufficio postale da cui si possono spedire lettere e cartoline che arriveranno il giorno di Natale. Completiamo la visita oltrepassando per la seconda ed ultima volta il Circolo Polare Artico, che qui si chiama Napapiiri e che è segnalato per terra con una lunga striscia con la scritta Circolo Polare in tutte le lingue. Ripartiamo cantando Jingle Bells, alla ricerca della stazione, da cui prenderemo il treno per Helsinki. Le indicazioni sono buone, la troviamo quasi subito e nel parcheggio della stazione, con nostra sorpresa ci sono i motociclisti italiani con BMW che hanno deciso dopo aver parlato con noi di risparmiare due giorni di viaggio, km e di prendere il treno. Carichiamo la moto in un vagone chiuso e ci appropriamo della nostra cuccetta, davvero molto confortevole, spaziosa, pulita e con tanto di lavandino (proprio come i treni italiani). Partiamo alle 19:00 in perfetto orario e ci godiamo il relax, pregustando l’arrivo l’indomani ad Helsinki. Giovedì 18 agosto: HELSINKI – TURKU KM ??? Freschi e riposati arriviamo ad Helsinki al mattino verso le nove con il sole che splende ed una giornata estiva reale. Ormai non siamo quasi più abituati a queste temperature (circa 22°) e ci fermiamo in un parcheggio in centro città per lasciare moto e abbigliamento pesante e proseguire in un giro turistico a piedi. Io sono già stata ad Helsinki qualche anno fa e la città la conosco abbastanza bene, anche se la visita era avvenuta dal 1 al 10 di dicembre. Cerco di ricordarmi i posti da vedere e mi viene in mente una bella piazza proprio sul porto turistico in cui c’erano sempre tante bancarelle colorate piene di cose tipiche del posto, principalmente di tipo alimentare. Riusciamo ad arrivarci e le bancarelle ci sono ancora. Giriamo per il mercato e vista l’ora di pranzo ci fermiamo a mangiare del pesce fritto in una bancarella con i tavoli di legno. Alle spalle della piazza c’è il duomo, uno splendido edificio bianco brillante con cupole dorate. Questa zona di Helsinki mi piace molto, anche se il resto della città invece lo trovo piuttosto deludente, quindi risparmio a Marco inutili scarpinate e ci sediamo un po’ nel prato di un parco a goderci la giornata di sole. Dopo un po’ torniamo alla moto e usciamo dalla città diretti a Turku, da cui parte il traghetto che in nottata ci porterà a Stoccolma. I ragazzi italiani con il BMW invece prendevano un traghetto per Tallin e proseguivano per i paesi dell’est Europa (un giro interessante che faremo sicuramente un’altra volta). Arriviamo al porto di Turku, il traghetto (cabina + moto) costa 117 Euro, parte alle ore 21:00, quindi viaggeremo di notte e domattina saremo a Stoccolma per le 6:30. Venerdì 19 agosto: STOCCOLMA – STOCCOLMA KM ??? Anche se i traghetti finlandesi sono molto peggio esteticamente e qualitativamente di quelli norvegesi, il viaggio notturno è andato benissimo ed arriviamo in porto puntuali e con un sole splendido. Già dalla nave Stoccolma ci appare in tutta la sua meraviglia. In questo viaggio a tema naturalistico non abbiamo visto molte città e forse anche per questo la visita a Stoccolma è stata molto apprezzata. Dovendo passare qui tre giorni, abbiamo prenotato dall’Italia una camera in un hotel della catena ETAP fuori città, che si rivelerà economico e pulito e con parcheggio custodito, ma non molto comodo per le visite in città. Visto l’orario decidiamo di recarci all’ufficio turistico, di trovare un posto per fare colazione e di fare un primo giro della città prima di passare in albergo. All’ufficio turistico facciamo l’abbonamento per un autobus scoperto per turisti, che ti porta in giro per la città illustrandoti tramite cuffie attaccate ad ogni sedile (e nella tua lingua) tutti i monumenti che si vedono dal finestrino. La comodità è che l’abbonamento vale due giorni e non ha un limite di corse, quindi si può salire e scendere quando si vuole alle varie fermate disseminate lungo tutto il percorso. Dopo aver fatto un giro quasi completo della città a bordo del bus panoramico, ci fermiamo al Vasa Museet. Qui è possibile ammirare il Galeone Vasa, estratto dagli abissi e restaurato ed esposto in questo museo costruito attorno al galeone. Il Vasa è l’unico vascello superstite del XVII secolo al mondo. Con oltre il 95 percento dei suoi componenti originali conservati, e le sue centinaia di sculture, il Vasa è un tesoro artistico straordinario e una delle bellezze storiche più importanti al mondo. Qui sono anche accolte nove esposizioni che si ricollegano al vascello, un negozio ben assortito ed un ristorante. C’è anche una sala che proietta il film del Vasa, che può essere visto in sedici lingue diverse. Il 10 agosto 1628, un gruppo di navi da Guerra reali salpò dal porto di Stoccolma. Tra esse giganteggiava il Vasa, da poco varato e battezzato in onore della dinastia regnante. La solenne circostanza fu sottolineata con la salva sparata dai cannoni del vascello, che sporgevano dai portellini aperti su entrambe le murate. Mentre il maestoso vascello si faceva largo lentamente verso la bocca del porto, una raffica di vento levatasi all’improvviso lo investì in pieno. Il Vasa ondeggiò, tuttavia riuscì a raddrizzarsi nuovamente. Ma nulla potette contro una seconda raffica folgorante, che lo costringeva su uno dei suoi fianchi. L’acqua penetrò attraverso i portellini dei cannoni aperti. Il Vasa colò a picco sul fondo, portando con sé almeno 30, forse 50, dei 150 uomini della ciurma. Infine, ci vollero 333 anni prima che il Vasa rivedesse la luce. Dopo questa affascinante visita, decidiamo di uscire all’aria aperta e proseguire il nostro giro di questa meravigliosa città. Riprendiamo il bus e ci rechiamo nella parte vecchia della città denominata Gamle Stan. Qui si trovano vecchie case a graticcio con la facciata colorata e i tetti a punta che si affacciano su piccole piazze. Le strade strette acciottolate e piene di negozi sono piene di gente. Ci sono anche tanti locali come ristoranti e pub per trascorrere la serata. Mentre stiamo percorrendo una delle strette vie di negozi ci troviamo facci a faccia con la famiglia di camperisti milanesi del Mirage. Certo che il mondo è proprio piccolo! Decidiamo quindi di trascorrere la serata in piacevole compagnia e ceniamo tutti assieme in un ristorante che propone specialità tipiche svedesi. Finita la cena salutiamo calorosamente gli amici di Milano e ci rechiamo finalmente in hotel per goderci il meritato relax. Sabato 20 agosto: STOCCOLMA – STOCCOLMA KM ??? Anche oggi il tempo ci è amico ed il sole splende nel cielo regalandoci un’altra giornata estiva. Oggi siamo più attrezzati per fare i turisti a piedi e lasciata la moto nel solito parcheggio gratuito in centro città, vicino al palazzo reale, riprendiamo il nostro bus scoperto e continuiamo la visita ai monumenti cittadini. Stoccolma è davvero splendida, con i suoi ponti ed i canali, il porto, i vascelli ormeggiati, il palazzo reale, gli edifici storici, i musei e i parchi verdi in cui riposare distesi sul prato. Decidiamo di visitare Skansen: fondato già nel 1891, è il primo museo all’aperto al mondo. Si tratta di una riproduzione su piccola scala della Svezia, con più di 150 edifici del ‘700, ‘800 e ‘900, portati qui da diverse parti del Paese. I 150 edifici storici, case, fattorie, botteghe artigiane sono funzionanti e gli ambienti storici ti raccontano come la gente viveva una volta. Una Svezia in miniatura che rappresenta le diverse epoche e le condizioni sociali, dal medioevo fino al 1900. I quartieri della città dividono le abitazioni dalle botteghe artigiane, dove si creano oggetti in vetro, dalle stamperie ai forni. Skansen mostra anche la fauna scandinava come alci, renne e lupi. C’è anche un orso bruno con due cuccioli, ai quali facciamo un vero e proprio reportage. Qui vediamo le prime ed uniche alci in terra scandinava. Purtroppo vederle chiuse dentro ad un recinto, con la faccia triste e mezze addormentate non è la stessa cosa che vederle libere nella foresta ai margini del bosco, ma a noi non è stata concessa questa fortuna (e nemmeno a loro…poverette). Lasciamo Skansen e decidiamo di trascorrere il resto della giornata girovagando per Gamla Stan, le viuzze ed i negozi in cui compriamo ancora qualche ricordino da portare a casa. Domenica 21 agosto: STOCCOLMA – GOTEBORG KM ??? Purtroppo anche il nostro soggiorno in terra svedese è terminato e questa mattina, dopo aver caricato la moto con tutti i bagagli, inclusi la pelle e le corna di renna, che ora sono state addobbate con due bandierine (una norvegese e una finlandese), partiamo per Goteborg, dove in serata ci imbarcheremo sul traghetto che ci porterà a Kiel. Il tempo per fortuna è ancora buono, anche perchè la tappa di oggi è davvero di puro trasferimento. Arriviamo a Goteborg e dopo aver imbarcato e legato la moto sul traghetto per l’ultima volta, ci impadroniamo della nostra cabina e ci concediamo una riposante traversata di tutto relax, spendendo gli ultimi sek rimasti al supermarket dutyfree della nave. Cena in cabina con vista dall’oblò, doccia e una sana dormita. Lunedì 22 agosto: KIEL- LORRACH KM ??? Arriviamo a Kiel in mattinata e partiamo subito per Amburgo, da cui prenderemo in serata il treno che ci porterà a Lorrach, piccola cittadina tedesca di confine con la Svizzera. Giunti ad Amburgo la giornata è davvero torrida e ci concediamo un giro della città a piedi solo dopo esserci spogliati di tutto l’abbigliamento da moto. Purtroppo anche i jeans non sono l’ideale, ma ci dobbiamo adattare. Amburgo è una bella città e visto che il treno è alla sera ne approfittiamo per visitarla con calma. E’ molto bella la piazza del municipio, ben curata, molto ordinata e ornata di fiori rossi. Caratteristico anche il vecchio quartiere industriale con gli edifici di mattoni rossi che si affacciano sul fiume attraversato da tanti ponti di ferro. La giornata trascorre veloce e dopo esserci rivestiti ci rechiamo alla stazione per prendere l’ultimo mezzo che ci riporterà vicino a casa. Forse questo treno lo si poteva anche evitare, ma visto tutti i km fatti, il carico della moto e la ruota rattoppata non lo abbiamo molto rimpianto. Arrivati in stazione incontriamo tantissimi motociclisti di diverse nazionalità, che come noi hanno preso la stessa decisione. Imbarchiamo la moto un po’ in ritardo e visto che qui i vagoni sono aperti, Marco perde parecchio tempo per cercare di fissarla bene, ma malgrado ciò passeremo comunque la notte pensando alla stabilità della moto. A differenza dei treni finlandesi, quelli tedeschi sono vecchi, brutti e sovraffollati. Per risparmiare non abbiamo preso una cuccetta in un vagone a due posti, ma in un vagone a quattro posti, che naturalmente non sono vicini e il mio è una specie di loculo strettissimo. Chiediamo al controllore se ha due posti vicini in un altro vagone e per fortuna con estrema gentilezza ci affida altri due posti in un vagone tutto per noi. Martedì 23 agosto: LORRACH – MILANO KM ??? Arrivo a Lorrach alle 7:00 dopo una notte traballante e rumorosa, ma per fortuna la moto è ancora in piedi. Scarichiamo la moto dal treno e a questo punto ci prende il panico perchè sentiamo dire che la Svizzera è in stato di emergenza, piove ininterrottamente da giorni, ci sono frane e smottamenti ed alcuni passi sono chiusi e le strade allagate. Purtroppo non ci sanno dire altro e quindi partiamo affidandoci alla provvidenza e alle indicazioni stradali in autostrada. Entriamo in Svizzera ed il tempo peggiora. Comincia a piovere e noi siamo diretti verso il passo Gottardo senza sapere se sia transitabile oppure no. Cartelli in tedesco (che per fortuna conosco) lungo l’autostrada dicono che il passo è chiuso solo ai mezzi pesanti. Fiduciosi proseguiamo, ma intanto intorno a noi il paesaggio si fa apocalittico. Fiumi in piena color del fango, cascate di acqua e terra che scendono dai pendii delle montagne, strade interrotte per frane e tratti autostradali bloccati per allagamento. Chiediamo informazioni ad un poliziotto a bordo strada, ma ci dice di proseguire. A pochi chilometri dalla strada che sale verso il Gottardo la montagna è franata e la strada interrotta. Malediciamo chi ci ha fatto arrivare fin lì senza farci deviare molto prima, giriamo la moto e seguiamo il fiume di veicoli che torna indietro. Torniamo a Losanna e ci fanno deviare per il passo del San Bernardino, ma anche qui continuano a farci uscire dall’autostrada per gli allagamenti e a farci fare lunghi tratti di strade mezze allagate in mezzo alle montagne. Io ho freddo e paura e Marco è stanco morto per la guida impegnativa e difficile sull’asfalto viscido e pieno di detriti con la moto stracarica. Finalmente ci fanno riprendere l’autostrada e riusciamo miracolosamente ad arrivare al traforo del San Bernardino. Scopriamo che è veramente l’unico transitabile e che anche il Brennero è stato chiuso. La Svizzera è in ginocchio e così anche l’Austria e altri paesi dell’Est. Noi eravamo all’oscuro di tutto e quindi questo difficile rientro ci ha colti davvero impreparati ed è risultato essere uno dei giorni più impegnativi del viaggio. La fila di macchine in entrata del tunnel è impressionante e naturalmente noi passiamo a lato con l’assurda imprecazione di qualche automobilista che stremato dalle ore di attesa pretendeva che le moto facessero la fila con le macchine e i tir. Certo però che quando ci vedevano sulle strade di montagna sotto l’acqua a catinelle non c’era nessuno invidioso di noi… Passato il San Bernardino si apre ai nostri occhi un altro universo. Non solo non piove più, ma c’è il sole, fa caldo, i prati sono verdi e poterti di fiori e l’unica cosa che accomuna i due versanti sono la lunghissima fila di veicoli. Ci fermiamo al primo autogrill in autostrada e Marco si butta stremato disteso sul prato, da cui non si muoverà per quasi un’ora. Dopo uno spuntino e un po’ di meritato riposo riprendiamo la via di casa, dove avremmo già dovuto essere da parecchie ore e dove invece arriveremo solo alle 18:00. Commenti: Il nostro viaggio termina qui e vi ringrazio se avrete avuto la pazienza di leggere il diario fino alla fine. E’ stata una vacanza indimenticabile e davvero unica. Io la consiglio a tutti i motociclisti che amano il viaggio, la natura e la vita all’aria aperta e sono disposti a fare un po’ di sacrifici per vivere emozioni rare e vedere posti spettacolari e fuori dal comune. Il tempo minimo consigliato se non si vogliono fare tirate pazzesche sono tre settimane. In questo modo si riesce a vedere con calma i posti in cui si passa e non è solo una corsa per raggiungere la meta, girare la moto e tornare indietro. Sconsigliato a chi non sa nuotare, a chi odia la pioggia e a chi ama le vacanze estive al caldo. Anche evitando i treni ed i traghetti che abbiamo preso noi, ma che comunque aiutano per ridurre il numero dei giorni necessari al viaggio, questa vacanza è piuttosto cara e se si vuole ridurre i costi bisogna adottare qualche furbizia come evitare gli alberghi e dormire nelle hytte e portarsi dietro tante buste di pasta pronta per evitare le cene al ristorante. Traghetti interni, benzina e costi di manutenzione della moto (prima e dopo il viaggio) sono assolutamente inevitabili. A chi pensa che questo lungo viaggio tolga per un po’ la voglia di moto, si sbaglia di grosso, perchè ogni volta che la vostra mente tornerà a ripercorrere quelle strade e quei momenti, la voglia si farà ancora più forte e sarete già pronti a ripartire per un nuovo viaggio.


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