Norvegia da cartolina
Terra di grandi fiordi da visitare magari con le famose navi postali, facendo scalo tra paesini di pescatori con casette dai mille colori che si specchiano nel blu intenso dell’acqua: sono queste le immagini un po’ stereotipate che spesso ricorrono a sentir nominare la Norvegia. Ma la nave è solo uno dei tanti modi di approcciarsi a questo Paese e per giunta adatto ad un turismo più lento e rilassato.
Tiranno il tempo a disposizione, noi abbiamo scelto di visitarla con un viaggio via terra limitato alla parte sud. Per il postale, per le isole Lofoten e soprattutto per le mitiche isole Svalbard e per l’aurora boreale, ci sarà magari qualche altra occasione. Il tour scelto si chiama “Splendore dei fiordi”, proposto dalla “Otto e mezzo viaggi” , agenzia più volte positivamente sperimentata in passato. Abbiamo percorso circa 1.700 km in una settimana partendo da Oslo e visitando, tra l’altro, Bergen, Ålesund e Lillehammer.
Tra queste città, Oslo appare come una tipica capitale: ricca di musei, ben servita dai mezzi e in evidente espansione urbanistica, con molte zone riqualificate che puntano a rivitalizzare in particolar modo il fronte mare. E’ infatti adagiata in fondo all’omonimo fiordo e si sviluppa per alcuni chilometri lungo la costa conservando però molto verde, con parecchi giardini e parchi. Tra i musei non abbiamo potuto mancare di visitare quello riservato alle tre navi funerarie vichinghe e quello dedicato all’esploratore Thor Heyerdahl ed alle sue straordinarie spedizioni: una sorta di fioretto, che ci eravamo ripromessi dopo il viaggio in Azerbaijan, Paese dove pure Heyerdahl soggiornò ed elaborò alcune sue teorie (cfr il racconto http://turistipercaso.it/cultura/75888/azerbaigian-il-nuovo-che-avanza.html). Immancabile anche la visita del parco Frogner, dove l’artista Gustav Vigeland poté dar vita ad un suo visionario progetto di rappresentazione delle varie fasi della vita e degli stati d’animo dell’ Uomo, mediante la realizzazione di centinaia di statue, in parte di granito ed in parte di bronzo.
Bergen invece si sviluppa attorno al suo porto ed al Bryggen, l’antico e caratteristico quartiere commerciale “tedesco” con edifici in legno dai colori pastello che soprattutto al tramonto assumono un aspetto quasi fatato, nonostante le frotte di turisti che affollano le rive e prendono d’assalto i locali e le famose bancarelle del mercato del pesce ( in buona parte gestite da italiani…). Dal monte Floyen, cui si accede con una caratteristica funicolare, si gode una bella vista della città e della baia di Vagen.
Molto più raccolta ed a misura d’uomo ci è sembrata invece Ålesund: tanti edifici del centro storico e della zona del porto sono in stile Art noveau, in voga nei primi anni del 1900 quando la città venne ricostruita dopo un incendio che la distrusse in gran parte. Anche qui il momento migliore per godersi la città è il tramonto. A quelle latitudini, a metà luglio bisogna attendere ben oltre le 22:30 (ora “ufficiale” del calar del sole) affinché il cielo si tinga di tutte le sfumature del giallo e del rosso, ma lo spettacolo che ne consegue è veramente magico con le vetrate degli edifici affacciati sul mare e sul porto della sonnacchiosa cittadina che assumo il color dell’ambra e spiccano sotto la volta celeste che va via via imbrunendo.
Lillehammer invece vive nel ricordo delle Olimpiadi invernali del 1994 che riuscì ad aggiudicarsi fortunosamente; non c’è molto da vedere ed è una semplice tappa lungo il tragitto tra il nord ed il sud del Paese.
A far “da raccordo” alla visita di queste città, lungo il percorso per raggiungerle si possono ammirare fantastici paesaggi ed una varietà di luoghi in cui prevale l’aspetto naturalistico, con un elemento che però li accomuna tutti: l’acqua.
In Norvegia l’acqua la fa padrona e si presenta sotto svariate forme: placidi laghi dalla superficie piatta e immobile tanto da sembrare degli specchi in cui si riflettono le colline ed i monti circostanti o impetuose cascate nei cui spruzzi si creano arcobaleni o, ancora, profondi fiordi un tempo percorsi dai drakkar vichinghi; e inoltre ghiacciai quale il Briksdalsbree (il più grande dell’Europa continentale) o anche (capita), sotto forma di violenti scrosci di pioggia.
Abbiamo in particolar modo apprezzato i magnifici paesaggi incontrati tra il Sognefjord e la zona a nord del Geirangerfjord. In questa fascia di territorio si trova un concentrato di tutto quanto citato innanzi ed anche di più… Il ghiacciaio; i laghi di Olden e di Stryn; la tumultuosa cascata Kleivafossen; la vecchia Strada Reale che porta alla cittadina di Geiranger, racchiusa nel suo spettacolare fiordo; la strada delle Aquile che da qui si inerpica portando verso Eisadl e poi l’impressionante Trollstigen, la “scala dei trolls” con i suoi tornanti mozzafiato sovrastati da due cascate.
Le due crociere previste nel viaggio, con la navigazione lungo alcuni tratti dei suddetti fiordi, sono stati dei momenti molto diversi tra loro : il Nærøyfjorden, ramo secondario del Sognefiord che parte da Gudvangen, si snoda tra ampi costoni digradanti ricoperti di vegetazione e termina con l’arrivo al paesino di Kaupanger che , con le casette colorate in riva al fiordo, offre immagini da cartolina. Il Geirangerfjord è invece più scenografico in quanto più stretto e circondato da pareti rocciose più verticali dalle quali scendono alcune cascate dai nomi evocativi quali “le sette sorelle” o “ il pretendente”. Peccato che la navigazione in quest’ultimo caso sia stata in parte rovinata dalla pioggia ma soprattutto peccato che un sito patrimonio dell’Unesco debba sottostare alle logiche del business delle grandi navi da crociera , estremamente inquinanti: ci ha davvero impressionato la cappa di fumo azzurrognolo che aleggiava sulla parte terminale del fiordo, dovuta ai fumaioli delle navi passeggeri ferme in rada. Si dovrebbe far in modo da preservare maggiormente questi luoghi straordinari, trovando modi alternativi per approcciarvisi . Comunque la vista migliore per ammirare questo fiordo la si ha dalla Ørnesvingen (curva dell’Aquila) , l’ultimo dei tornanti dell’omonima strada che si percorre per lasciare il paese di Gerainger verso il nord.
Di notevole interesse anche le ”stavkirke”, le chiese di legno realizzate secoli fa con le tecniche costruttive utilizzate per le navi, che ancora si incontrano nelle splendide valli norvegesi : spiccano per gli alti campanili e gli elaborati portali scolpiti ed alcune sono entrate a far parte del patrimonio dell’ Umanità dell’ Unesco.
Nel periodo della nostra visita c’era inoltre la fioritura dei lupini che, crescendo soprattutto ai lati delle strade e sulle rive dei laghi, davano un magnifico tocco di colore fucsia ai già incantevoli paesaggi.
È bene ricordare che la Norvegia è tra i primi in Europa per qualità e tenore di vita grazie anche ai proventi del petrolio estratto dai pozzi nel Mare del Nord, che però i norvegesi destinano in gran parte alla vendita, privilegiando per sé le energie rinnovabili (anche in questo campo sono ai primi posti nel Continente…). Scelta lungimirante ma che non li mette al sicuro dai cambiamenti climatici globali che anche quest’anno stanno interessando il pianeta: durante il nostro tour le temperature sono state prossime ai 30 °C (e nelle settimane successive li hanno abbondantemente superati…) e ci è stato detto che nonostante l’abbondanza d’acqua, il settore agricolo stava soffrendo. E la conferma l’abbiamo avuta al ghiacciaio Briksdalsbree, dove alcuni cartelli indicano il punto fino a cui lo stesso si estendeva nei decenni passati: fa impressione vedere di quanto il fronte del ghiaccio sia arretrato. Ci si può in parte consolare con la vista del magnifico lago dall’intenso colore verde-azzurro che si crea dal suo scioglimento: la Natura sa veramente dare spettacolo in tutte le circostanze!