In Norvegia alla ricerca della renna perduta

Quattro amici alla scoperta di terre antiche e magiche, tra ripide montagne che emergono magicamente da acque di un azzurro profondo, profumi e colori d'altri tempi, dove uomo e natura convivono ancora in un’armonia primordiale. Tutto questo è Norvegia
Scritto da: sarux
in norvegia alla ricerca della renna perduta
Partenza il: 17/08/2013
Ritorno il: 31/08/2013
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
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Perché non andiamo in Norvegia? Perché no… Comincia così una minuziosa preparazione del viaggio.

17 agosto 2013

Partiamo di primo mattino da Bergamo, direzione Oslo. Arrivati all’aeroporto di Ryggae, ci dirigiamo verso la piccola stazione ferroviaria da dove, in un’ora, raggiungiamo il Centro di Oslo. Depositati i bagagli nel nostro albergo, comincia il giro per la città, dove riposano per l’eternità Munch e Ibsen. Scopriamo piacevolmente che Fiordi e Marka convivono con un centro tecnologico e cosmopolita e che Oslo è la capitale europea della musica per eccellenza: con i suoi mille volti vanta innumerevoli festival e concerti in tutti i periodi dell’anno. Noi arriviamo proprio in occasione di uno di questi, il ”Mela Festival”, in cui la musica e la cultura del sud del continente asiatico riempiono Radhusplassen, in un mix di profumi, spezie, suoni e colori. Appena voltiamo le spalle al festival e varchiamo le mura del complesso strategico del castello e della fortezza medievale di Arhershus, ci appare in tutta la sua interezza il golfo con il porto di Oslo e, sul far della sera, ci concediamo una visita al Palazzo dell’Opera, costruito tutto in marmo di Carrara, in onore all’Italia, patria del Teatro dell’Opera.

Il giorno successivo, sotto un cielo uggioso, ci dirigiamo verso i musei di Bygdøy, dove visitiamo il museo della nave vichinga, che ospita al suo interno i tre unici drakkar trovati in buono stato di conservazione in Norvegia, risalenti all’epoca vichinga, l’Oseberg, la Gokstad e la Tune. Con un traghetto pubblico raggiungiamo l’Akerbrygge, dove sotto una pioggia torrenziale mangiamo la famosa Fiskesuppe – Zuppa Norvegese di pesce alla panna, dal sapore molto particolare ma non si poteva non provare.

Nel pomeriggio appare uno scorcio di sole e ci dirigiamo verso la Nationalgalleriet, dove rimaniamo impressionati davanti all’intera collezione di capolavori donati al Comune di Oslo nel 1944, dallo stesso autore, Edward Munch, il pittore norvegese più noto e l’unico che abbia ottenuto rilevanza internazionale. Al termine dell’interessante visita (quest’anno ancora più ricca visto il 150° anniversario della nascita del pittore) ci dirigiamo verso il Frognerparken, dove passeggiamo all’interno del Parco di Vigeland, tra le oltre 200 sculture in bronzo, granito e ferro battuto dello scultore norvegese Adolf Gustav Vigeland.

Da Frogerparken prendiamo la metropolitana verso Holmenkollen, una collina nella parte nord di Oslo (con l’omonimo trampolino per il salto con gli sci) sede principale dei VI giochi Olimpici Invernali a Oslo, da cui si gode una spettacolare vista sull’intero fiordo di Oslo. Il giorno successivo, ci svegliamo all’alba e raggiungiamo in treno l’aeroporto di Gardermoen per l’imbarco in direzione Bodo.

Nel pomeriggio ci imbarchiamo su un traghetto Torghatten che in 4 ore ci porta sopra il Circolo Polare Artico, in una terra ricca di acqua, montagne a picco, luci, profumi e riflessi, le isole Lofoten. Sbarchiamo a Moskenes, dove, direttamente al porto, ritiriamo la nostra auto, noleggiata dall’Italia. Ci dirigiamo verso Reine dove si trova il nostro Moeller’s Rorbu Svala. Da fotografa alle prime armi, rimango estasiata dall’atmosfera magica creata da mare, terra e luci che si fondono, ogni piccolo Rorbu rosso sembra essere lì in posa, in attesa di essere fotografato.

Il mattino successivo comincia il giro delle isole. Imbocchiamo la E10, unica strada delle Lofoten, che insieme a costosi tunnel e ponti stradali ha permesso di congiungere direttamente tutte le principali isole dell’arcipelago. Ammiriamo Ramberg, con le sue spiagge bianchissime, Kabelvåg, villaggio medioevale con l’antica cattedrale delle Lofoten, una delle chiese in legno più grandi della Norvegia e Henningsvaer, il cui piccolo porto è stato costruito su un gruppo di isolotti ai piedi di una falesia a strapiombo sul mare. Proseguiamo e arriviamo a Eggum, dove lasciamo la macchina per una breve passeggiata lungo la costa: il mare piatto si confonde con il cielo grigio in un’atmosfera magica.

Il giorno successivo il cielo non promette ancora niente di buono, armati di kway ripartiamo alla volta di Nusfjiord, uno dei borghi di pescatori più antichi e meglio conservati che l’UNESCO nel 1975 ha designato come progetto pilota per preservare l’architettura tradizionale norvegese. Qui trascorriamo un pò di tempo in compagnia di un artigiano dell’argento, ormai italo-norvegese, che ci regala piccoli aneddoti della sua nuova vita in un piccolo paese di 28 persone, così sperduto ma così volenteroso di conoscere tutto il resto del mondo. L’ultimo giorno alle Lofoten ci porta ad Å e forse non è un caso che proprio Å sia l’ultima lettera dell’alfabeto norvegese nonché l’ultima città delle Lofoten raggiungibile, seguendo la Strada Europea E10. Il piccolo villaggio di pescatori offre un interessante museo dello Stoccafisso, Tørrfiskmuseum, dove il simpatico proprietario ci parla di un vero e proprio gemellaggio Italia-Norvegia “…in Norvegia si pesca e in Italia si mangia…” L’Italia infatti è il primo e pressoché unico importatore di stoccafissi delle Isole Lofoten.

Lasciamo queste splendide isole sul far della sera, con il pensiero di ritornarci nel periodo di febbraio/marzo quando il mare si popola delle colorate barche dei pescatori di Stoccafisso e gli ispidi tralicci sulla costa si rivestono dei loro doni marini.

Dormiamo a Bodo e il mattino successivo ci imbarchiamo nuovamente per Oslo. Con un’altra macchina prenotata dall’Italia partiamo dall’aeroporto di Gardermoen, direzione Honefoss, Gol, Geilo. Attraversiamo un parco naturale e, ad appena 1000 m slm, ci appare un paesaggio quasi lunare. Il mattino successivo ci svegliamo con un incredibile sole, sulla strada per Bergen, passiamo dalla maestosa cascata Steinsdalsfossen che è possibile attraversare a piedi dietro l’imponente getto d’acqua. Dopo tanti paesaggi disabitati e selvaggi, la vitalità della “Capitale dei Fiordi” Bergen, inizialmente ci tramortisce. Posiamo i bagagli nel nostro hotel in centro vicino alla Johanneskirke, visitiamo il castello con il parco annesso e infine ci dirigiamo verso il porto dove gustiamo dell’ottimo salmone cotto al momento sulla griglia. Nonostante la fama di città della pioggia e Seattle europea, ci godiamo uno splendido tramonto dal punto più alto della città, il monte Fløyen, raggiungibile tramite la funicolare Fløybanen, dalla stazione della via Vetrlidsallmenningen 21.

Il giorno successivo è dedicato alla visita dell’antico quartiere anseatico Bryggen, con le caratteristiche costruzioni, un tempo abitate dai commercianti tedeschi, che mantengono infatti la tipica architettura di influsso anseatico. L’importanza storica di Bergen, principalmente legata al mare, ha reso infatti la città uno dei porti più importanti della Lega Anseatica, la potente associazione mercantile del Mare del Nord e del Mar Baltico. Nel 1979, il quartiere Bryggen è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

Ripartiamo in direzione Gudvangen, con breve sosta alla chiesetta in pietra di Voss. Cerchiamo un campeggio per l’unica notte non prenotata dall’Italia e sarà il periodo, dato che l’alta stagione in Norvegia finisce il 18/08, ma c’è solo l’imbarazzo della scelta degli alloggi

Il mattino successivo ci dirigiamo verso Gudvangen. Sul traghetto verso Kaupanger un’aria frizzante risveglia i nostri sensi, le maestose montagne che affiorano imponenti dall’acqua limpida sembrano voler giocare con noi, in un intreccio di luci e ombre. In circa 2 ore di traghetto arriviamo a Kaupanger dove ammiriamo subito una meravigliosa Stavkirke circondata da verdi prati, che domina tutto il porto della cittadina. Ci dirigiamo a Fjerland (Mundal è l’antico nome) un piccolo paesino famoso per le numerose librerie stracolme di libri antichi e in lingue diverse, purtroppo il festival del libro è già finito e a noi appare come un paese fantasma, ma gli orari norvegesi sono categorici, alle 17.00 la giornata lavorativa è già finita. Fjerland è la porta d’ingresso alla terra del ghiacciaio più grande sia della Norvegia che dell’intera Europa Continentale, con i suoi 487 km quadrati, lo Jostendalbreen. Seguendo una strada di campagna, ci troviamo circondati da verdi prati popolati solo da trattori e mucche, ci sentiamo quasi come degli intrusi in quella tranquillità primordiale. Seguendo a piedi un piccolo fiume di un colore azzurro intenso, quasi finto, arriviamo a una prima lingua dell’enorme ghiacciaio, il Supphellebreen. Rimaniamo già affascinati davanti a quella “piccola” estremità di ghiacciaio, ma quando arriviamo al Boyabreen , ne rimaniamo estasiati. Vista la fine dell’alta stagione, non vengono più organizzate escursioni sul ghiacciaio, quindi decidiamo di fare una passeggiata di un’oretta per raggiungere la lingua del Haugabreen, dove mangiamo il nostro pranzo al sacco e riprendiamo la discesa, tra rocce, fiori, gelide acque di un azzurro profondo e gustosi mirtilli. Riprendiamo il viaggio verso Olden, andiamo a vedere anche il Brixdalbreen che dall’alto sovrasta tutta la valle. Davanti a questo panorama selvaggio, ci chiediamo come sia possibile che dopo una settimana in Norvegia non abbiamo ancora incontrato nessun abitante quadrupede, cominciamo a chiederci se le renne non siano animali mitologici, come unicorni o draghi. Alcuni locali ci rivelano che se si è fortunati qualche alce o renna può incrociare il nostro cammino..noi per ora ci dobbiamo accontentare di tutto l’equipaggiamento al completo di Babbo Natale, Rudolph compreso, in un negozio di souvenir.

Il mattino successivo partiamo verso Geiranger, seguendo la strada turistica Videsalter- Grotli, e arriviamo di fronte ad un paesaggio lunare di estrema bellezza: laghetti di un azzurro intenso appaiono qua e là in una terra ispida e quasi fatata. Geiranger, sito protetto dall’UNESCO, è una piccola città turistica situata in un’insenatura del Geirangerfjord, a sua volta appartenente al più grande Storfjorden. Nel piccolo porto, ogni giorno attraccano numerose navi da crociera, che purtroppo in parte deturpano la bellezza del paesaggio. Mangiamo sul molo del Geiranger e successivamente saliamo per un roud trip sul traghetto di linea Geiranger – Hellesylt. Ammiriamo le cascate delle “sette sorelle” e il “pretendente” di fronte, le numerose fattorie, attualmente disabitate, che si affacciano sul Fiordo e alcuni delfini ci accompagnano per un tratto del viaggio. Tornati a Geiranger ci incamminiamo lungo un sentiero che costeggia il fiordo e che porta alla fattoria Skageflå, purtroppo vista l’ora tarda non riusciamo a raggiungerla, resterà un’altra meta da prevedere per il prossimo viaggio in Norvegia.

Il mattino successivo partiamo presto, percorriamo la ripida Strada delle Aquile che si snoda lungo 11 curve a gomito, da cui si può ammirare il fantastico panorama su Geiranger, la cascata delle “Sette Sorelle” e la fattoria alpina Knivsflå. Circondati da paesaggi mozzafiato, resi ancora più magici dal velo di nebbia che copre ogni cosa, raggiungiamo la famosa Trollstingen. Questa strada, terminata nel 1936, ha una pendenza del 9% e le 11 curve a gomito costeggiano le maestose montagne della Kongen (Re), Dronningen (Regina) e Bispen (Vescovo). Proseguiamo il viaggio, fermandoci a pranzo ad Andalsnes e arriviamo nel pomeriggio a Alesund, una piccola città museo, ma anche uno dei porti pescherecci più attivi della Norvegia. La conformazione della città è molto pittoresca, infatti Alesund si sviluppa su 3 piccole isole collegate tra loro. Lo stile architettonico dell’Art Nouveau pervade ogni singola viuzza, guglia e torretta del paese. Dall’alto dell’Askla, raggiunta con 418 ripidi gradini, ci appare in tutto il suo fascino il tramonto sulla città e le isole cricostanti. Con questo affascinante panorama, salutiamo Alesund e purtroppo anche la Norvegia.

Il giorno successivo ci aspetta un lungo tour de force di 600 km verso Oslo: intorno a noi scorre, come in un film, l’immenso panorama norvegese, ricco di impressionanti cascate, fertili vallate, profondi laghi e Fiordi scoscesi.

Unico cruccio della vacanza, non aver incontrato nessun abitante della foresta, renne e alci rimarranno ancora coperti da un velo di mistero insieme a troll e folletti, a fantasie passate popolate da crudeli guerrieri, valorosi vichinghi e teste di drago affioranti dalle nebbie… fino al prossimo incontro con la gelida Norvegia.



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