Favara e Farm Cultural Park

Dici Agrigento, pensi Valle dei Templi. E invece no, o perlomeno non solo: l’agrigentino è un territorio che può offrire anche altre destinazioni, meno conosciute ma altrettanto interessanti. Per il mio viaggio in Sicilia, avevo programmato nei minimi dettagli l’itinerario che volevo seguire e le mete che volevo visitare. Se non che, arrivata in albergo ad Agrigento, ho trovato nella stanza una mappa turistica del territorio della Provincia di Agrigento, grazie alla quale ho deviato leggermente dall’itinerario che mi ero prefissata, per fare una tappa non prevista a Favara. Favara è uno dei posti più interessanti da visitare in Sicilia. Si trova a circa una decina di chilometri da Agrigento, raggiungibile in auto con la strada statale 112. Situata ai piedi di una collina, ti accoglie con le sue strade strette e in salita, che percorri in cerca della sua attrazione più innovativa, il Farm Cultural Park.
Non avevo mai sentito parlare prima di questo centro culturale indipendente, motivo per il quale non sapevo esattamente cosa aspettarmi. Arrivata in cortile Bentivegna, le mia attesa è stata completamente ripagata da quello che ho scoperto, imboccando lo stretto vicolo di accesso ai Sette Cortili, la sede del centro.
I Sette Cortili si trovano nel centro storico di Favara, in un’area destinata allo spopolamento e all’abbandono. La conformazione urbanistica di questi cortili è arabeggiante, a testimonianza del grande passato di dominazione araba. Sono costituiti di piccole casette con balconi in muratura, con giardini interni, e l’affaccio sulle piazzette comuni, in passato luogo di incontro e socialità. Il progetto di Farm Cultural Park vuole infatti recuperare questa dimensione dei Sette Cortili, una dimensione urbanistica e sociale, facendoli vivere di nuova vita ed energia, grazie alla trasformazione degli stessi non solo in una straordinaria galleria di arte contemporanea a cielo aperto, ma anche in luoghi d’incontro, dimensioni di riflessione e dialogo, incubatori di idee e progetti innovativi, strutture ricettive e di aggregazione.
La grandissima intuizione dei suoi fondatori è un esempio eccezionale di resistenza: resistenza all’abbandono, all’incuria, al degrado, allo spopolamento di un centro storico, alla perdita dei legami e dell’identità culturale di un paese, ai pregiudizi associati alla mafia e al malaffare presenti nell’immaginario collettivo. Resistenza che si trasforma in rigenerazione: urbana, culturale, sociale, economica.
Appena arrivati a Farm Cultural Park, l’addetta all’accoglienza Mariacristina, gentile e appassionata, ha spiegato come è nato il centro e i principi ai quali si ispira. La visita è proseguita poi liberamente attraverso la passeggiata per i Sette Cortili, con i loro muri coloratissimi e le opere di street art (ho apprezzato tantissimo il murale che raffigura Putin e un cassonetto della spazzatura, con il gioco di parole “Put in in trash”). Purtroppo i locali e i ristoranti erano chiusi al momento della mia visita in aprile: li ho solo potuti immaginare pieni di gente seduta ai tavoli all’aperto, con la musica suonata dal vivo, le risate che riecheggiano nelle piazzette e il vociare delle persone. Da una porticina di una casetta ristrutturata è uscita una signora, che teneva sottobraccio una sporta della spesa: mi ha sorriso, salutato e parlato del vento dispettoso e inusuale per la stagione, proprio come se fossimo vicine di casa.