Sapori e sapere della Sicilia Greca: 4 giorni alla scoperta dei tesori di una delle isole più belle al mondo

Sicilia meridionale
Scritto da: fabri979
sapori e sapere della sicilia greca: 4 giorni alla scoperta dei tesori di una delle isole più belle al mondo
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Per il ponte del 25 aprile facciamo una puntata in Sicilia, con il proposito, facendo base a Sciacca, di visitare la Valle dei Templi di Agrigento, una delle mete da sempre agognate, e di fare qualche tappa sul litorale meridionale dell’isola. Il volo parte da casa, dall’aeroporto San Francesco, gli spostamenti avverranno con una macchina a noleggio e la sistemazione sarà per tre notti alle “Casette del Porto”, ottimo bilocale di fronte al molo.

Diario di viaggio

22 Aprile, sabato

sciacca

Volo Ryanair da Perugia nel primo pomeriggio, partenza pressoché in orario ed arrivo che sono passate da poco le quindici; ritiro dell’auto (siamo andati sul sicuro noleggiando con Hertz), una Smart for four nuova di zecca, e via in direzione sud alla volta di Sciacca, dove prendiamo possesso dell’appartamento in prossimità del porto. Una volta sistemati i pochi bagagli usciamo a piedi e saliamo al centro del paese per un primo approccio, percorrendo la Scalinata Artistica, decorata con motivi ceramici e con bruschi continui cambi di direzione. Alla fine della non proprio definibile passeggiata (meglio “scalata”) sbuchiamo in prossimità di piazza Duomo, e di li a poco, svoltando a sinistra, ci ritroviamo in piazza Angelo Scandaliato, sede del Municipio e con un eccellente belvedere su mare. Facciamo due passi per i vicoli curiosando nelle vetrine dei negozi di artigianato, e con un percorso circolare in senso orario ci ritroviamo in seguito nuovamente in Piazza Duomo, con la sua Chiesa di Maria del Santissimo Soccorso, che lasciamo per domani, perché è in corso la Funzione. Torniamo al belvedere per un gelato che non ci delizia quanto il panorama, quindi scendiamo al porto per la cena. Sotto casa c’è una trattoria, la Bottega del Porto, il proprietario dell’appartamento ce ne ha parlato in modo positivo, così, senza cercare altro, decidiamo di cenare qui questa prima sera. Busiate al pesto e spaghetti ai ricci, arrosto misto, frittura di sarde e Cous Cous, tanta cordialità, ed è fatta la festa.

23 Aprile, domenica

granita

Una volta svegli scendiamo al bar sottostante e facciamo una pantagruelica colazione a base di cannoli e pasticcini locali, e poi saliamo al paese per iniziarne la visita. Lasciamo la macchina (con tutto quello che abbiamo ingurgitato non sono consigliate le scale) in un parcheggio libero in cima alla salita, prima dei giardini pubblici, ma solo dopo aver visitato dall’esterno l’austero edificio delle terme (non ho capito se è chiuso o in funzione), che si trova sulla curva con bella vista sul mare prima di uscire dal centro abitato. A piedi raggiungiamo piazza duomo, dove facciamo visita all’omonima chiesa, per scendere in piazza Scandaliato e proseguire lungo corso Vittorio Emanuele, e poi deviare a destra in via Pietro Gerardi e raggiungere la bella Porta Palermo, la meglio conservata delle tre ancora esistenti a Sciacca. Facciamo il percorso inverso lungo via Licata e torniamo in piazza Duomo, dove, al primo piano di un edificio adiacente la Basilica, visitiamo la Casa Museo Scaglione, tipica abitazione signorile lasciata in eredità al Comune, dove sono conservate collezioni naturalistiche, pittoriche, numismatiche ed archeologiche; vale la pena una visita anche in funzione degli arredi molto belli. Facciamo una passeggiata nei giardini pubblici, con l’immancabile monumento ai caduti, e a questo punto riprendiamo l’auto e usciamo dal paese per andare a visitare il Castello Incantato, che non è una fortezza ma una specie di museo che racchiude una collezione di teste scolpite nella roccia locale ad opera dell’artista Filippo Bentivegna. La visita richiede una mezz’ora, quindi torniamo al nostro appartamento e facciamo due passi nei dintorni. Ci imbattiamo nel bar Roma, ed entriamo a gustare la granita (monogusto) di zio Aurelio, di cui avevo sentito parlare. Aurelio è un simpatico ed arzillo ultraottantenne che ha fatto della granita la sua ragione di vita, a detta di molti la migliore di tutta la Sicilia, come supportato da vari articoli di giornali editi anche fuori dall’isola. Facciamo due chiacchiere e tento di estorcergli la ricetta segreta, ma mi concede solo di sapere che opera usando solo e rigorosamente limoni di produzione propria. Alla fine, al momento del commiato, ci regala una piccola tartaruga portafortuna in ceramica: un vero galantuomo di altri tempi. La sera ceniamo al ristorante Porto San Paolo, lungo la banchina; bella la visuale dal primo piano, tanta gente ai tavoli e cena ordinaria.

24 Aprile, lunedì

Facciamo colazione al bar sotto casa, ci facciamo incartare dei panini per il pranzo e ci mettiamo in marcia in direzione Agrigento per la visita ai Templi. La strada è scorrevole e ben segnalata, e le indicazioni ci portano in breve tempo al comodo parcheggio sotto la biglietteria dell’ingresso Giunone. Ci mettiamo in fila, e la nostra attenzione viene attirata da una guida con spiccato accento spagnolo che sta cercando di comporre un adeguato (non troppo numeroso) gruppo; ci prenotiamo e di li a poco transitiamo all’interno dell’area (abbiamo optato per il biglietto cumulativo Valle + museo a 13,50 €) raggruppandoci all’ombra di un maestoso olivo. La signora si presenta, è di nazionalità messicana e incasserà il pagamento delle proprie prestazioni alla fine, perché secondo una consuetudine in voga al suo Paese d’origine, i Mariachi suonano meno volenterosi se sono pagati anticipatamente.

Ci addentriamo quindi nel sentiero in salita per raggiungere la prima tappa: il Tempio di Giunone, che svetta nel punto più alto della collina. Proseguiamo lungo le antiche Mura meridionali soffermandoci alle tombe ad arcosolio, e giungiamo al Tempio della Concordia, uno dei meglio conservati della Magna Grecia, facendo una dovuta foto ricordo con in primo piano la statua bronzea di Icaro caduto, opera di un artista francese. Alternando cammino a soste per le dovute informazioni, superiamo un recinto dove pascolano placide le capre girgentane, antica razza autocnona che si sta tentando di reintrodurre nei siti originari. Ci immergiamo ora nella Necropoli paleocristiana per risalire in superficie in prossimità di Villa Aurea, che fu dimora di Alexander Hardcastle, un archeologo Inglese che passò qui una parte importante della propria esistenza.

Ci soffermiamo ora a compiangere ciò che resta del Tempio di Ercole, una fila di colonne  decrepite (sei o sette), quindi andiamo oltre fino ai resti del tempio di Zeus (squallore assoluto), dove giace disteso il profilo del gigante Telamone. Proseguiamo per l’area del santuario delle divinità Ctonie (Demetra e Persefone), con il postumo Tempio dei Dioscuri, del quale si può vederne un angolo formato da quattro colonne con relativo collegamento superiore sui capitelli che reggono il frontone. Siamo giunti alla fine, e paghiamo volentieri il corrispettivo alla guida (10 euro, tariffa governativa) che ha “suonato” a sufficienza e bene.

Non abbandoniamo comunque la Valle; acquistiamo il biglietto integrativo (quattro euro) e scendiamo nel Giardino della Kolymbethra, dove il profumo delle zagare in fiore ci accompagna in un percorso in mezzo a piante di agrumi, mandorli ed olivi. Osserviamo gli antichi ed ingegnosi sistemi di irrigazione, fino a raggiungere la sommità del colle ed i resti del Tempio di Vulcano, e scoprire con estremo stupore la presenza di binari di una linea ferroviaria in funzione, a giudicare dallo stato di manutenzione. A questo punto lasciamo l’area archeologica, e ripresa la macchina raggiungiamo il vicino Museo Archeologico Regionale di Agrigento, avendo la fortuna di trovare parcheggio proprio davanti all’ingresso; il museo si compone di  una quindicina di sale che racchiudono i reperti collocati in grandi teche di vetro in ordine cronologico, fra i quali apprezziamo anche alcune icone cristiane di scuola siciliana. In una sala appositamente dedicata, il Telamone sembra sorreggere il tetto dello stabile, nella sua imponenza. L’area esterna del museo include i resti dell’Ekklesiaterion (luogo di riunioni) e l’Oratorio di Falaride (tempio greco trasformato nel tempo in chiesa cristiana, da cui il nome).

Dopo questa indigestione di storia prendiamo la via del ritorno, prendendo ad un certo punto, passato Porto Empedocle, la strada litoranea, in prossimità del comune di Realmonte per fare una tappa obbligata alla famosissima Scala dei Turchi, abbagliante nel suo bianchissimo candore. Sostiamo una mezz’ora percorrendo la roccia levigata, quindi rientriamo definitivamente a Sciacca. Ma non è ancora finita. Prima del centro abitato, in un luogo che è una terrazza con vista sul mare, visitiamo l’eremo di San Calogero, ennesima conferma del magnificente barocco siciliano. La sera super caponata, pasta al ragù di polpo e grigliata nuovamente alla trattoria sotto casa, ambiente con pochi fronzoli, ma ottima cena.

25 Aprile, martedì

Partiamo presto; consumata l’ultima colazione a Sciacca carichiamo i bagagli e lasciamo la nostra carinissima sistemazione per il rientro, programmando una tappa a Mazara del Vallo, che raggiungiamo dopo circa un’oretta di tranquillissimo viaggio. Lasciamo la macchina al porticciolo, in un parcheggio libero (ma custodito per il prezzo di un caffè) e ci inoltriamo nei vicoli trovandoci di lì a breve in centro, passeggiando per la bella piazza della Repubblica, circondata da opulenti palazzi che marcano la loro appartenenza ad alti ranghi, quindi visitiamo in ordine il Collegio dei Gesuiti, la Cattedrale del Santissimo Salvatore e la chiesa di San Francesco, autentiche esplosioni di stucchi e sculture del barocco siciliano più verace.

Lasciamo poi un’offerta alla mostra del sig. Ignazio Auguanna, che ha allestito una esposizione di miniature delle chiese e monumenti di Mazara, e proseguiamo addentrandoci nella Kasbah, un angolo di Tunisia, l’anima araba di questa città a due facce, un quartiere di maghrebini con tanto di associazione (Tunisini di Sicilia) e indicazioni rigorosamente in lingua araba: uno dei rari esempi di vera integrazione che mi sono capitati di vedere. Nel percorso a ritroso ci fermiamo a visitare il museo del Satiro, oggetto principale della nostra sosta a Mazara. Il museo è piccolo, ma ben disposto con ritrovamenti che fanno da cornice al Satiro Danzante, probabilmente la polena di una imbarcazione greca naufragata delle acque antistanti. Il tempo è tiranno, così facciamo una sosta alla Gelateria Mazara, dove ci sorbiamo una granita con uno degli innumerevoli pasticcini alla pasta di mandorle. Hanno un tale  successo, che ne prendiamo un vassoio da portarci a casa come ricordo. A questo punto ritorniamo al porto a riprendere la vettura e via veloci verso l’aeroporto.

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