Copenaghen, la capitale green del presente
Indice dei contenuti
Il vicino obiettivo delle amministrazioni locali è quello di raggiungere per il 2015 la percentuale del 50% per gli spostamenti da casa al lavoro o a scuola; mentre l’ambizioso progetto che pian piano si sta concretizzando sotto gli occhi attenti dei cittadini e quelli più distratti di noi turisti, è di rendere Copenaghen ‘Carbon free’ entro il 2025.
In effetti, appena si esce dalla stazione centrale ci si accorge che qualcosa di diverso c’è; ai semafori non vi sono lunghe file di auto ma centinaia di biciclette che attendono diligentemente il proprio turno per attraversare gli incroci. Qui pedalare è un vero piacere grazie agli oltre 350 chilometri di piste sicure, perché separate dalla carreggiata, che l’attraversano. Durante le ore di punta sembra di assistere al passaggio di una gara ciclistica dove però le due ruote non sono guidate da atleti fasciati da completi sponsorizzati, bensì da bambini, ragazzi, donne in tacchi e tailleur, uomini in giacca e cravatta, vecchietti avvolti nei loro mantelli, mamme con figli al seguito. Insomma, un’intera popolazione orgogliosa del proprio modo di vivere, desiderosa di ribellarsi dalla dipendenza auto-petrolio, cosciente della responsabilità che ognuno di noi ha verso l’ambiente in cui vive, l’aria che respira, l’acqua che beve e scorre nei canali disegnando scorci indimenticabili della capitale. Passeggiando lungo Nyhavn, il pittoresco canale rallegrato dalle antiche abitazioni restaurate in tinte pastello, non sarete infastiditi dai motori delle imbarcazioni perché i battelli sono elettrici e le acque pulite per merito di leggi severe rivolte al loro trattamento. Per gli abitanti non è un’imposizione ma una libera scelta; fermiamoci un attimo a riflettere su questo particolare per capirne l’importanza ed essere consapevoli che la volontà di ognuno di noi unita verso un unico obiettivo di sostenibilità può fare la differenza.
CONSIGLI PER RISPARMIARE UN PO’
Per quanto ci riguarda, la soluzione più economica per raggiungere Copenaghen, bici a parte, è stata volare con EasyJet da Milano Malpensa che atterra sul principale aeroporto danese di Kastrup, situato a meno di 10 chilometri dal centro. Da qui col treno in pochi minuti si raggiunge la stazione centrale proprio vicino al Parco Tivoli e con qualche passo si è catapultati nella piacevolissima Strøget, l’area chiusa al traffico composta da diverse vie in successione che insieme formano la strada pedonale più lunga d’Europa. Chi legge i miei diari sa già che Booking propone vantaggiose offerte agli iscritti delle quali anche questa volta abbiamo approfittato. Grazie a tre giornate di sole è stato possibile pranzare al sacco acquistando precedentemente panini, dolci, frutta e bibite nei supermercati come Lidl e 7-Eleven, dove i prezzi degli alimenti è simile ai nostri. La sera invece si può cenare in uno dei tanti fast food o take away del centro in alternativa alla miriade di ristoranti nei quali il conto è superiore rispetto al corrispettivo italiano. I trasporti sono molto più cari, perciò è meglio valutare l’acquisto della Copenaghen card per 24, 48, 72 o 120 ore che include il trasporto pubblico e l’ingresso libero a molti musei e attrazioni: http://www.copenhagencard.com/?ld=0¤cy=eur ma tenete conto che la maggior parte delle attrazioni il lunedì sono chiuse.
Ricordate inoltre che in Danimarca non c’è l’euro, anche se accettato nella maggior parte delle strutture ricettive, ma la corona danese: 1 euro equivale a circa 7,4 corone DKK
Detto questo partiamo alla volta di Copenaghen!
ALLA SCOPERTA DI COPENAGHEN
Tre giorni non sono molti per conoscere tutte le bellezze della capitale danese soprattutto se come noi, amate camminare e respirare appieno l’atmosfera di una città estera per scovarne gli angoli più nascosti e immedesimandosi nella gente del posto; tuttavia con zaino in spalla e molto entusiasmo si possono percorrere chilometri e chilometri catturando una miriadi di scatti.
Un prato tagliato all’inglese e una fila di maestosi alberi vi catapulteranno nei King’s Garden, cornice perfetta per il rinascimentale Rosenborg Castle i cui mattoncini rossi formano una costruzione imponente e al contempo armoniosa coperta da tetti in rame e con slanciate torri che terminano in piccole logge ottagonali abbellite da guglie. Due leoni sorvegliano l’accesso al ponte levatoio sopra un profondo fossato, ornamento perfetto per un castello da favola.
Cristiano IV costruì il Rosenborg tra il 1606 e il 1634 secondo un personale progetto e i successivi sovrani vi trovarono dimora fino al 1710 quando Federico IV edificò Frederiksberg spostandovi la residenza del monarca. Da allora il Rosenborg custodisce i beni ereditari, le regalie, i troni e solo di tanto in tanto ospita ricevimenti ufficiali. Visitarne le stanze mantenute e restaurate è emozionante. Salendo dal pianterreno al secondo piano si osservano dipinti e arazzi di artisti fiamminghi, mobili e oggetti d’epoca, arredamenti in stile impero, soffitti e rivestimenti dalle decorazioni impressionanti, fino ad arrivare alla prestigiosa ‘sala lunga’ che ospita il trono del re in dente di narvalo e il trono della regina in argento ai quali fanno la guardia tre stupendi leoni d’argento. Meravigliose infine sono le stanze del tesoro dove all’interno di teche blindate sono conservate, fra i manufatti più importanti, la spada reale di Cristiano III, la corona di Cristiano IV, gli scintillanti gioielli della corona e le straordinarie corone del re e della regina dell’assolutismo. Non resta che sgranare gli occhi di fronte a tanto lusso e devo ammettere che un collier di smeraldi non dispiacerebbe neppure a me.
Lasciamo Rosenborg Castle per raggiungere il poco distante Amalienborg Palace, ammirando prima le tre cupole dorate della chiesa Aleksandr Nevskj, in stile bizantino e dedicata al santo patrono russo, e poi la chiesa di Frederisk o chiesa Marmorea la cui immensa cupola del diametro di ben 31 metri è la più grande di tutti i paesi nordici. Le statue posizionate nelle nicchie abbelliscono la facciata e il pronao classico dalle alte colonne ricorda il Pantheon di Roma.
Varchiamo la splendida piazza ottagonale sulla quale affacciano i quattro edifici gemelli in stile rococò costituenti Amalienborg. Il complesso fu realizzato tra il 1750 e il 1768 da re Federico V la cui statua equestre campeggia possente al centro dell’area. Egli voleva creare un nuovo elegante quartiere chiamato Frederiksstaden, infatti i palazzi avrebbero dovuto accogliere le famiglie aristocratiche che si erano incaricate della costruzione. Nel 1794 però, a seguito di un incendio che distrusse Christiansborg, l’intera costruzione fu acquisita dalla famiglia reale danese che da allora vi abita.
Attualmente si possono visitare le stanze con gli arredamenti originali e le collezioni di vetri, porcellane e argenti del Palazzo Levetzau, chiamato anche Palazzo di Christian VIII. Il fascino a mio parere non è paragonabile a quello che si respira al Rosenborg, tuttavia è interessante scoprire un po’ della storia reale danese degli ultimi centocinquanta anni.
Consiglio: se non avete la Copenaghen card potete acquistare il conveniente biglietto combinato Rosenborg-Amalienborg fruibile antro due giorni consecutivi.
Un lungo giardino e una fontana circolare separano Amalienborg dalla zona del porto e proprio da qui si gode di una vista magnifica sul moderno edificio della ‘Copenaghen Opera House’, ovvero l’Operà nazionale. Formato quasi completamente da vetro e acciaio, il teatro è uno dei più costosi mai realizzati al mondo e il suo auditorium può ospitare fino a 1700 persone inoltre, il perfetto allineamento con la piazza e la chiesa Marmorea, concede al pubblico in uscita uno scorcio suggestivo sullo storico quartiere.
Il pomeriggio è ancora lungo e le prolungate ore di luce ci permettono di addentrarci al
Kastellet per goderci il dolce tepore del sole. Ci troviamo in un’antica fortificazione militare a forma di stella risalente al XVII secolo caratterizzata da graziose casette rosse protette da una sorta di terrapieno erboso sopra cui corre un comodo sentiero punteggiato da panchine, alberi e vecchi cannoni. Ad abbellire quest’area verde frequentata da famiglie e runners c’è anche un bel mulino perfettamente conservato in tinta con le facciate degli altri edifici.
Dal Kastellet scendiamo fin sulle rive del canale per vedere finalmente con i nostri occhi il simbolo di Copenaghen: la Sirenetta. La statua in bronzo rappresenta una figura femminile dai piedi palmati seduta su un masso che emerge dall’acqua. La scultura in sé non è certo stupefacente ma affascina ciò che rappresenta, ovvero la protagonista di uno dei racconti più famosi del celebre scrittore e poeta danese del 1800 Hans Christian Andersen. La sirenetta fu realizzata nel 1909 dallo scultore Eriksen su commissione del figlio del fondatore della Carlsberg, colpito da un riadattamento della favola in balletto. Ancora oggi la fiaba della sirenetta fa sognare milioni di bambini in tutto il mondo e da allora la memoria di Andersen continua a rivivere nei film, fumetti, cartoni animati e rappresentazioni teatrali che hanno come protagonista la giovane abitante dei mari.
Scendendo verso sud lungo la riva del canale incontriamo la monumentale Fontana dedicata alla dea Gefion, raffigurata mentre sprona quattro grossi buoi legati a un aratro che in realtà sono i figli da lei stessa trasformati per arare quanta più terra possibile donatale dal re di Svezia. Lì vicino svetta l’alto campanile della chiesa anglicana di St. Alban dall’elegante stile inglese nei colori bianco e grigio.
Il Parco Tivoli è ancora chiuso ma sulla via verso l’hotel ci intratteniamo davanti all’ingresso principale attraverso il quale si vedono degli addetti ai lavori che probabilmente stanno effettuando gli ultimi collaudi in vista della nuova apertura annuale. E’ quasi buio e le piccole lanterne illuminano con una calda luce arancione le fresche serate di marzo. Purtroppo questa volta non possiamo godere del divertimento e della spensieratezza offerte dalle giostre, ma promettiamo a noi stessi di tornare a Copenaghen fra qualche anno magari durante il periodo estivo per visitare le bellezze danesi che in tre giorni possiamo solamente sfiorare.
Niente di meglio di un’abbondante colazione per iniziare la giornata pieni di energia, indispensabile per le intense ore di visite e vagabondaggio. Il primo obiettivo della mattina è il castello di Frederiksborg, situato nella pittoresca e tranquilla cittadina di Hillerod a circa 35 chilometri dalla capitale. Con il treno che parte dalla stazione centrale si raggiunge in quaranta minuti e lungo il tragitto si possono ammirare la campagna danese e i paesini dalle case colorate e il tetto spiovente. Giunti a Hillerod, una piacevole passeggiata che costeggia il lago conduce al cospetto dell’imponente castello rinascimentale più bello della Danimarca e fra i più grandiosi di tutta l’Europa settentrionale. Frederikksborg sorge su tre isole e superati i bassi edifici di servizio, si attraversa la volta d’accesso nell’enorme torre dei prigionieri per giungere nell’ampio cortile abbellito dalla fontana circolare con numerose sculture in bronzo fra le quali spicca, nel punto più alto, il dio del mare Nettuno. Lateralmente due ali di edifici gemelli delimitano l’orizzonte mentre davanti a noi si staglia il corpo centrale con la residenza del re, della principessa e l’ala dedicata alla Chiesa, quest’ultima riconoscibile dalle finestre ogivali e dall’alta torre con guglia arricchita da obelischi e sfere dorate. Il castello è stato interamente realizzato in mattoni, allora come adesso il materiale preferito dai danesi, e il loro colore rosso contrasta con il rame verde dei tetti spioventi e delle guglie. Re Cristiano IV lo costruì tra il 1600 e il 1620 ma a seguito di un devastante incendio nel 1859 fu quasi completamente ricostruito. A completare lo scenario da sogno vi sono i meravigliosi giardini con boschetti, un ‘castelletto da riposo’ con bagno regale, un parco in stile barocco con terrazze, fontane, viali e siepi e non manca neppure una distesa verde in stile inglese.
Se l’esterno lascia a bocca aperta l’interno, ora Museo di Storia Nazionale danese ospitante dipinti, oggetti d’arte, mobili e orologi dal 1500 al nostro secolo, toglie letteralmente il fiato. Si comincia da ‘La Rosa’ o sala dei cavalieri un tempo adibita a sala da pranzo per nobili e salendo una scala a chiocciola si accede alla sfarzosa chiesa e alla sala delle udienze. Un susseguirsi di stanze magnificamente arredate ci accompagnano sino alla ‘Grande sala’ che testimonia lo sfarzo dell’epoca di re Cristiano IV grazie ai soffitti intagliati, i prestigiosi lampadari e le sontuose decorazioni. Visitare il castello di Frederiksborg significa compiere un viaggio nella storia della Danimarca guidati dalla vita dei monarchi che nei secoli si sono susseguiti; per questo bisogna assolutamente includerlo nel proprio soggiorno a Copenaghen.
Tornati nella capitale non ci resta che buttarci nella folla di pedoni che colorano il centro e dopo un breve girovagare nell’allegro quartiere latino giungiamo ai piedi dell’elegante Torre Rotonda, ovvero il più antico osservatorio astronomico europeo ancora funzionante, decorata esternamente in alto da un’iscrizione dorata. La Torre fu costruita tra il 1637 e il 1642 per volere del re Cristiano IV e doveva far parte del complesso edilizio della Trinità. Per arrivare alla sommità, 35 metri dal livello stradale, si percorre una suggestiva rampa elicoidale lunga 209 metri che compie ben 7,5 giri intorno al pilastro centrale: aiuto gira la testa! Salendo si accede alla sala della Biblioteca che oggi ospita mostre temporanee ed eventi culturali ma che fino al 1861 ha custodito la collezione di libri della vicina università. Poi, a causa del numero eccessivo, i volumi furono spostati in una struttura adeguata. Sopra la biblioteca si può ammirare il ‘sottotetto delle campane’ con le enormi travi di pino a vista e una collezione di oggetti legati alla storia di questo particolare edificio. Dall’alto si ha di una discreta vista sulla città, tuttavia la vera bellezza non è il panorama che si gode dalla cima bensì il percorso che si deve compiere per raggiungerla.
Un’ultima foto alla torre e quindi ci incamminiamo senza fretta verso la Biblioteca Reale, chiamata Diamante Nero per il suo design moderno e la struttura interamente in vetro e acciaio dai colori scuri che riflette il profilo degli edifici circostanti. Prima però sostiamo sul ponte Hojbro, vicino a Christiansborg Palace, e guardiano nelle acque pulite del canale per scorgere la scultura di ‘Tritone e i suoi sette figli’, nota non tanto per la sua magnificenza ma quanto per l’originalità della posizione.
Qualche passo ancora e l’edificio in stile Rinascimentale del Palazzo della Borsa, alloggiata qui fino al 1974, si staglia davanti ai nostri occhi con la particolare guglia attorno alla quale si attorcigliano le code di quattro draghi. In lontananza si vede il caratteristico campanile avvolto da una lunga scala a spirale della Chiesa del Salvatore.
Arrivati d’innanzi al Diamante Nero, il sole del tramonto riflesso sulle sue vetrate ci abbaglia. Certamente gli amanti dello stile contemporaneo apprezzeranno questa costruzione la cui sagoma liscia e appuntita non passa certo inosservata. L’interno è accogliente dalle forme pulite e lineari e le sale dedicate allo studio che si affacciano sulla hall centrale sono estremamente silenziose. Qui ci si può estraniare dal mondo esterno, dal suo frastuono e dalla sua frenesia e si legge un libro godendo della rilassante vista sul canale.
L’intensa giornata è ormai conclusa e tornando all’hotel assaporiamo l’atmosfera serale di Copenaghen che a marzo è ancora tranquilla, priva della massa di turisti che in estate invadono le vie e i locali della città.
Finalmente è arrivato il momento di conoscere il Christiansborg Slot e ci ritroviamo all’ingresso nella Sala dei giganti nelle vesti di primi visitatori del mattino. I sei colossi in pietra calcarea che sorreggono il soffitto a volte osservano le nostre mosse e sembrano pronti a scendere dai loro piedistalli pronti a intervenire. Le Sale di Rappresentanza della famiglia reale visitabili rappresentano una piccola parte dell’intero castello che accoglie il Parlamento, gli uffici del Governo, la Corte Suprema, la Cappella di Corte e le Scuderie Reali delle quali, nell’immenso cortile circondato da alberi, abbiamo appena osservato i cavalli bianchi trottare. Inutile dire che anche qui ogni quadro, parete, soffitto, arazzo o pavimento sprigiona lusso ed eleganza a cominciare dalla ‘scala del re’ che conduce al primo piano dove inizia il percorso vero e proprio. Splendida la ‘sala del trono’ rivestita in marmo e ospitante i due troni, fascinosa la ‘sala di velluto’ tappezzata di velluto rosso sul quale è riprodotto lo stemma dello stato danese con tre leoni e nove cuori, grandiosa la ‘sala da ballo’ con moderni arazzi appesi alle pareti, particolare la ‘sala verde’ rivestita con damasco di seta verde, intima la ‘biblioteca privata della regina’ e ospitale la ‘sala dei banchetti’ con il lungo tavolo in mogano. Queste sono solo alcune delle sale visitabili e vi posso assicurare e che non resterete certo delusi.
Curiose e travagliate sono le vicende del castello che fu distrutto e ricostruito ben tre volte. La sua storia inizia nel 1167 quando il vescovo Absalon costruì la prima fortezza, fondando così la città di Copenaghen. Da quel momento in poi i vari monarchi che si susseguirono apportarono cambiamenti, distrussero e ricostruirono a causa anche di due grandi incendi che divorarono gran parte della struttura e degli arredi. Quello che oggi possiamo ammirare risale ai progetti e all’edificazione dei primi anni del ‘900, piuttosto recenti se pensiamo alle antiche origini di Christiansborg.
Con gli occhi ancora sognanti usciamo dal palazzo intorno a mezzogiorno: momento perfetto per fare uno spuntino sul pittoresco canale Nyhavn su cui si affacciano tantissimi caffè e ristorantini. Nonostante il nome significhi ‘porto nuovo’, in realtà Nyhavn era il vecchio porto della città oggi completamente riqualificato, anima del turismo cittadino, nonché luogo perfetto per prendersi una pausa lasciandosi confondere dalle vivaci tinte pastello delle abitazioni e dal fluttuare silenzioso dei battelli elettrici nel canale.
Dopo la sosta siamo pronti per un giro di shopping nella famosissima isola pedonale Stroget dove le boutiques delle grandi firme si alternano alle botteghe di souvenir, all’economica catena di negozi Tiger, agli irresistibili show room della Lego, ai locali e take away proprio come in una grande metropoli. I musicisti di strada inoltre rallegrano l’atmosfera con il proprio vociare e la musica dei loro strumenti.
Abbiamo ancora un paio d’ore disponibili prima di recarci all’aeroporto che dedichiamo a una veloce visita al Museo Nazionale Danese (a ingresso gratuito, interessante ma non imperdibile, adatto soprattutto alle scolaresche o a chiunque voglia sfuggire per un attimo dall’intensa attività di acquisti o di visita della città) e all’irrinunciabile salita sulla Torre dell’Orologio che domina il Municipio e la piazza omonima.
L’edificio del comune, ovviamente in mattoni rossi, fu costruito tra il 1892 e il 1905 e riproduce il sobrio stile neorinascimentale. Sulla facciata principale si osservano la statua del vescovo Absalon, fondatore della città, e lo stemma di Copenaghen mentre entrando, non si può non rimanere colpiti dal grande salone principale realizzato in stile italiano: in effetti ci sembra di essere in una piazza del bel paese. Incredibile è l’orologio mondiale atomico collocato in una stanza vicino all’ingresso principale. L’inventore Jens Olsen iniziò i calcoli per realizzarlo nel 1902 per concluderli nel 1924 e passò i successivi venti anni a cercare i fondi necessari a costruirlo. Sfortunatamente non visse abbastanza per assistere all’attivazione del meccanismo che avvenne nel 1955.
Ma torniamo alla torre dell’orologio che raggiunge i 105 metri di altezza e dalla cui sommità si gode di un panorama splendido sulle cupole e i tetti della città, sul sottostante Parco divertimenti Tivoli, sullo Stroget e in lontananza sul suggestivo ponte strallato (ovvero sorretto da una serie di cavi che collegano il piano stradale direttamente ai piloni) di Oresund che con i suoi 16 chilometri di lunghezza collega Copenaghen in Danimarca a Malmo in Svezia.
Con la mente sovraccarica di scorci di una Copenaghen vista dall’alto, scendiamo a malincuore i gradini della Torre dell’Orologio coscienti che fra poco dovremo lasciare la splendida capitale danese per rientrare a casa. Nel cuore siamo certi di aver visitato un altro meraviglioso angolo del nostro pianeta e siamo già pronti a progettare un prossimo viaggio e a realizzare un altro sogno. D’altronde viaggiare è per noi come una droga, crea la più bella dipendenza che si possa immaginare: quella del sapere, della conoscenza e della curiosità.