Ma che bella la Danimarca

meglio andarci
Scritto da: mrc1962
ma che bella la danimarca

Partiamo verso fine luglio da Milano alla volta della Danimarca. Siamo in camper e per motivi logistici passiamo dalla bassa Valtellina, facendo poi due soste: dopo Bregenz e prima di Amburgo (in sostanza è l’autostrada 7). Al terzo giorno siamo all’isola di Romo, prima tappa in Danimarca. Da qui risaliremo tutta la costa ovest sino a Skagen per poi ridiscendere sino all’isola di Mon, passando da Aarhus prima e da Copenaghen poi.

Giorno 1

Per raggiungere Romo c’è un ponte/diga lungo qualche chilometro che già offre un bel panorama.

A Romo ci accoglie subito il vento, presenza costante lungo tutta la costa ovest; la Danimarca è del resto il Paese al mondo che ottiene più energia (51,2 % nel 2021) dalle rinnovabili rispetto al suo fabbisogno. Occorre quindi mettere in valigia una giacca a vento, leggera comunque, con pile interno; la temperatura arriva infatti mediamente a 21 °C.

Sul versante ovest dell’isola di Romo solo spiagge, lunghe e molto profonde, dove si fanno anche beach surf e kite surfing. Visitiamo una delle più note, Lakolk. Si può entrare anche con il camper, anzi sono numerosi i turisti che si avventurano, è il caso di dirlo, per cui ci accodiamo. La sabbia è molto dura per cui non ci sono problemi ma, preso dalla bellezza del contesto, finisco in una zona dove mi insabbio! Succede poi come in Frankenstein Junior “Potrebbe essere peggio … potrebbe piovere!” ed infatti inizia a cadere la tipica pioggerellina. Un’auto si accorge che ci siamo insabbiati e corre in aiuto con un cavo che, strisciando sotto il camper sulla sabbia, aggancio ai semiassi; il primo tentativo però va a vuoto e quasi si insabbia anche il soccorritore. Arriva quindi un’altra 4×4 e questa volta la ragazza alla guida con tre “strattoni” ci tira fuori da guai. In realtà è presente sulla spiaggia anche un camion dei pompieri che ha l’obiettivo di monitorare la situazione in particolare quando la marea inizia ad alzarsi per cui forse ci avrebbe poi aiutato, ma meglio così. Ringraziamo calorosamente i soccorritori e battiamo in ritirata.

Alla sera ci fermiamo nei pressi di Ribe, che è poco distante. La sosta è presso un accogliente spazio privato, molto diffusa come modalità in Danimarca con costo sui 15 euro, che offre otto posti ma il proprietario riesce ad inventarsi una piazzola anche per noi.

Giorno 2

Visitiamo Ribe che è la città più antica della Danimarca e merita una sosta e poi si riparte con destinazione isola di Fano che dista 30km da Ribe.

Lasciato il camper in un grande posteggio, scarichiamo le bici e prendiamo il traghetto che in un quarto d’ora ci porta all’isola.

Percorriamo la Panoramic Route 404 che è lunga 26 km e ci permette di vedere paesaggi molto belli e distese di erica. Il vento non facilita la pedalata e la strada a tratti è sabbiosa per cui non resta che portare le bici a mano, ma ne vale la pena. Partendo dal nord dell’isola la Route 404 la taglia a metà, per cui non riusciamo a raggiungere la parte sud-occidentale dove c’è una colonia di foche.

Tornati a Nordby, la consumazione in un bar di Cinnamon Rolls e tea precedono il ritorno sulla terraferma. Un punto d’attenzione che vale in generale è che in Danimarca spesso alle 17.00 gli esercizi commerciali chiudono per cui per i Cinnamon Rolls siamo arrivati appena in tempo; dovremo considerare questo aspetto nei prossimi giorni.

Passata la città di Esbjerg, una sosta merita sicuramente l’installazione, con accesso e posteggio gratuiti, “Man Meets the Sea” composta da quattro enormi statue di cemento bianco.

Poco dopo Varde il paesaggio cambia ed è bellissimo percorrere la lingua di terra con il mare da entrambe le parti.

Ci fermiamo a metà ad Hvide Sande dove si fa una bella passeggiata sino in fondo al lungo molo, con il mare un po’ mosso e diversi pescatori attenti anche alle onde. Il tramonto con qualche nuvola è ciò che ogni fotografo, ma non solo, si può augurare di vedere: foto a volontà!

Sostiamo nell’area prossima al molo e il totem per il pagamento del parcheggio non funziona ma poco dopo arriva la polizia locale a riscuotere i 20 euro dai numerosi camper presenti.

Giorno 3

Pochi chilometri e si arriva al faro di Lyngvig che apre alle 10.00; è meglio essere tra i primi per evitare l’affollamento. Pagati i 10 euro dell’ingresso, si inizia la salita ed arrivati in cima, si gode di un gran panorama.

Scesi dal faro conviene anche raggiungere la spiaggia, “scavallando” la duna. La spiaggia qui come lungo tutta la costa è selvaggia e fermandosi un po’ più a lungo si potrebbero fare interminabili passeggiate respirando aria di mare. Le dune anche sono sempre presenti e poiché rappresentano un problema per la Danimarca, troviamo indicazioni di non uscire dal sentiero tracciato per fare in modo che l’erba riesca a prendere il sopravvento sulla sabbia.

Si prosegue sino a Thyboron ed un traghetto che ci porta in un quarto d’ora sulla sponda opposta ovvero all’inizio del Parco Nazionale di Thy. Il paesaggio cambia ancora ed un po’ di nebbiolina lo rende molto affascinante, anche se non tutto l’equipaggio è d’accordo che sia un luogo particolarmente interessante.

Arriviamo sino a Klitmoller, paradiso dei surfisti ma, causa le condizioni meteo, oggi non si surfa.

Si piega verso Thisted per raggiungere dopo una mezz’ora, la scogliera calcarea di Bulbjerg Frostrup. Concordiamo che la sosta va fatta perché lungo il percorso ma non la mettiamo nella top ten ed anche i mille gabbiani residenti sembrano, almeno oggi, un centinaio.

A sera si arriva a Hirtshals cittadina da cui partono diverse navi per il grande nord ed in particolare è da Hirtshals che parte la “mitica” Norrona diretta verso le isole Far Oer, che raggiunge in 36 ore, e poi altre 19 ore per arrivare in Islanda. Siamo al bellissimo, per la posizione, camping omonimo e per cena al Lilleheden a gustare qualche buon piatto a base di pesce.

Giorno 4

Tornando indietro di una mezz’ora da Hirtshals, raggiungiamo il faro di Rubjerg Knude. Si posteggia e dopo una camminata di un quarto d’ora si raggiunge il faro che nel 2019 è stato spostato (fisicamente) di 70 metri poiché la roccia sottostante stava sgretolandosi. Le immense dune antistanti sono un buon punto d’osservazione e tutto il panorama è molto suggestivo.

Si torna verso nord e ad un’ora si arriva ad un’altra tappa obbligatoria, il Rabjerg Mile. che è la più grande distesa desertica del nord Europa e che diversamente dalle altre dune non si trova sul mare ma nell’entroterra. Il posteggio, sempre gratuito, in questo caso si sviluppa per la lunghezza della duna e sebbene ci sia molta gente, si trova facilmente posto. Occorre piuttosto fare sempre attenzione alla sabbia che, con il vento costante, può rovinare la macchina fotografica. Da una decina di minuti si arriva sulla duna e … basta camminarci sopra a volontà.

Si riparte per il top del viaggio sia per dove è posizionato sia per la particolarità del luogo. Passata Skagen, si arriva a Grenen dove il Mare del Nord ed il Mare Baltico si scontrano senza però mai mescolarsi. La punta si può raggiungere con una, piacevole, camminata di 30/45 minuti oppure con il, comodo, trattore Sandormen che al costo di 5 euro a/r porta sino alla punta. Qualcuno si avventura in un “fresco” bagno, intanto che le onde dei due mari proseguono la loro “lotta”. Bellissimo.

Alla sera ci fermiamo in un’area di sosta privata, molto bella, immersa nella campagna. Kurt produce anche vino rosato: ne prendiamo una bottiglia. Ci siamo dimenticati però un pezzo del cavo dell’alimentazione per cui Kurt ce ne presta uno suo; il giorno dopo dovremo tornare ad Hirtshals (120km tra a/r!).

Giorno 5

Recuperato il cavo, si parte alla volta da Aalborg, che onestamente non ci sembra sto granché, ma facciamo qualche scorta e ci si riposa un attimo.

Prossima meta è Aarhus dove siamo in una piccola ma bella area di sosta per soli camper a ridosso del mare; ancora pochi posti disponibili per cui ci posizioniamo sotto (letteralmente), ad una barca lì “posteggiata”.

Scarichiamo le bici e raggiungiamo il centro della seconda città più grande di Danimarca che dista una mezz’oretta. Oltre al bel centro, andiamo a visitare la zona nuova della città, in gran parte ancora in costruzione, dove ci sono diverse iniziative molto interessanti da un punto di vista architetturale ed anche un grattacielo.

Tornati al camper, l’area fa parte di un complesso con porticciolo, ristorantini ed abitazioni per cui, prima del torneo familiare di Burraco, quattro passi digestivi.

Giorno 6

Si torna in centro per visitare il “Den Gamle By” (20 euro, apertura ore 10.00, chiusura ore 17.00) conosciuto anche come Museo all’aperto. Il Museo è una ricostruzione della vita cittadina, con anche diversi “commedianti” a partire dal 1500 con Ufficio Postale, Dogana, Scuola, Officine, Laboratori di Artigiani … Sono necessarie almeno due ore per la visita ma ne vale la pena, molto bello.

Aarhus merita di sicuro una visita e ci piace soprattutto il mix tra antico e moderno.

Avendo deciso di saltare Odense, la prossima tappa è Copenaghen che si può raggiungere via traghetto (Aarhus-Sjællands Odde) e poi un centinaio di km per raggiungere la capitale, oppure in auto si scende verso sud e passando per Odense si raggiunge Copenaghen; sono 200 km in più ed il costo del ponte Storebæltsbroen unito al maggior costo della benzina, pareggia un po’ il trasferimento con il traghetto. Optiamo per la seconda opzione anche se consiglio la prima ovvero il traghetto poiché almeno in questo periodo ci sono grandi lavori per l’ammodernamento dell’autostrada Odense-Copenaghen e quini diverse code e traffico inteso. Nota: per il resto le strade in Danimarca sono eccellenti: ampie, gratuite, scorrevoli.

Raggiunta Copenaghen preferiamo non andare al City Camp che è molto centrale ma di cui leggiamo giudizi poco incoraggianti. Saremo però li vicino in un’area libera dove ci affianchiamo ad altri camper.

Scaricate le bici iniziamo a pedalare verso il centro che raggiungiamo in una mezz’oretta. Facendo questo tratto si ha la sensazione che in Danimarca quando si costruisce una strada, prima si pensa a come farvi passare le biciclette e poi tutto il resto; ponti, semafori, corsie, rotonde. Bellissimo. Basta stare attenti a non intralciare il traffico perché alcuni arrivano come dei missili (e se ci aggiungiamo che quest’anno il danese Vingegaard ha vinto il Tour de France, tutti forse si sentono ancora più forti). A cena siamo all’ Hyttefadet, non male.

Giorno 7

È lunedì e purtroppo quasi tutti i musei a Copenaghen il lunedì sono chiusi, ma parte della famiglia decide di perdersi per le via della città. Io ritengo che Copenaghen meriti una visita più approfondita, magari un weekend lungo, per cui prendo il camper e mi dirigo verso nord lungo la costa per raggiungere, come prima tappa, il castello di Kronborg.

La scelta paga perché i 40km di strada lungo lo stretto di Oresund, sono molto belli (attenzione: non si deve fare la E47 ma puntare sulla 152 che passa per intenderci da Charlottenlund). Nel primo tratto in particolare un alternarsi di bellissime abitazioni, forse seconde case di copenaghensi, piuttosto moderne, bianche, molti vetri e vista sul mare. La strada è molto ampia e poco battuta per cui si può fare con piacevole lentezza per gustarsi il panorama. Si arriva ad Helsingor che dista a questo punto 4 km da dalla dirimpettaia svedese Helsingborg (nota come curiosità: proprio da Helsinborg iniziammo nella primavera del 2019 la visita del Bohuslan).

Pochi chilometri per arrivare al castello di Kronborg dove Shakespeare ambientò l’Amleto. Faccio un giro perimetrale, qualche foto e poi riparto.

Percorro la Selandia per altri 40km in senso antiorario sino a quando non ricevo indicazioni dal resto della famiglia che da Copenaghen è pronta per ripartire. Un’ultima passeggiata sulla spiaggia (strand) di Rageleje e poi in un’ora sono a Copenaghen percorrendo la strada 16.

La meta è ora l’isola di Mon che, verso sud, si raggiunge dopo 1,5 ore. Attenzione l’isola di Mon è tappa obbligatoria! Il motivo principale sono le scogliere Mons Klint, di roccia calcarea. Lunghe 6 km ed alte sino a 150 mt sono uno spettacolo da non perdere. Le rocce sono nell’estremo est dell’isola e si raggiungono attraversando, con continui saliscendi e curve nel tratto finale, uno stupendo bosco. Giunti al GeoCenter con solo 5 euro si accede al parcheggio e poi una lunga scalinata conduce, immersa nel verde, alle scogliere; ed ecco lo spettacolo.

Appagati da quanto abbiamo visto, i 400 scalini di ritorno ci sembrano più leggeri … (in realtà 15/20 minuti di affanno).

Di ritorno al camping (questa volta “normale”, al costo di 50 euro) bellissimi campi dorati al tramonto.

Giorno 8

Decidiamo che per il ritorno in Italia percorreremo l’autostrada che passa per Berlino e non più quella per Amburgo poiché, consultando Maps, i cantieri sono molto meno numerosi ed all’andata ci sono stati molti rallentamenti, soprattutto nella corsia opposta.

Da Mon andiamo quindi sino a Gedser per prendere il ferry verso Rostock, che raggiungeremo con dopo due ore (ad un buon costo: 156 euro, camper e tre persone).

Prima di lasciare Mon visitiamo la carina Stege e facciamo scorta delle ottime patate danesi. Ci si ferma da un qualsiasi produttore locale e nel “baracchino” si lasciano i soldi nell’apposita cassettina e si prendono le patate.

Commento finale

La Danimarca ci ha stupito, in positivo. Al di sopra delle nostre aspettative. Il mix tra natura/paesaggi e città, è in grado di rispondere a quanto ci si possa attendere di meglio.

Per la costa ovest il ricorso al camper è forse il modo migliore per la visita poiché è un po’ difficile stabilire tappe fisse e si può godere delle più lunghe giornate.

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