Africa del Sud-Dalla Namibia al Mozambico in moto
Stavolta non eravamo soli, ma con un piccolo gruppo, otto persone su quattro moto più un accompagnatore con pulmino e carrello (che ci è stato molto utile in qualche occasione – leggi forature).
Il viaggio è durato 24 giorni, dal 28/7 al 20/8 ed ha attraversato cinque stati: Namibia, Zambia, Zimbabwe, Mozambico e un breve tratto di Sudafrica. Il viaggio aereo è stato lungo ma, non essendoci differenza di fuso orario all’arrivo, non abbiamo avuto grossi problemi di adattamento. L’itinerario è stato Bologna – Londra – Johannesburg – Windhoek, dove finalmente la sera del 29/7 abbiamo potuto stenderci su un letto e riposare un po’ (Hotel Kalahari Sands). La mattina dopo, con tutto il gruppo abbiamo preso possesso delle moto e finalmente ha avuto inizio il tour africano, per la verità iniziato un po’ in ritardo sulla tabella di marcia perché una delle moto ha iniziato a fare le bizze, ed è stato necessario passare in officina per rimediare all’inconveniente. 30 luglio – Windhoek/Sesriem. Dopo un centinaio di km su ottimo asfalto, ci siamo fermati e, dopo avere un po’ sgonfiato le gomme, abbiamo iniziato un percorso su sterrato (l’asfalto l’avremmo rincontrato 2/3 giorni dopo). Abbiamo cominciato ad attraversare una zona semidesertica e disabitata, con fattorie poste a parecchi chilometri di distanza l’una dall’altra. Ogni tanto attraversavamo il letto asciutto di piccoli corsi d’acqua (eravamo nella stagione secca, il loro “inverno”, ed infatti di giorno la temperatura si aggirava sui 25°, la notte, come avremmo visto poi, si arrivava attorno allo 0°). A pranzo, come abbiamo fatto quasi sempre nel corso del viaggio, ci siamo fermati in uno spiazzo più o meno ombreggiato e, utilizzando il carrello quale “tavola” abbiamo pranzato con il cibo acquistato localmente. Nel mezzo del nulla, ci siamo poi fermati ad un bar-albergo chiamato Solitaire (specialità torta di mele) dove abbiamo incrociato il gruppo che seguiva l’attore Ewan Mc Gregor nel viaggio che stava compiendo in moto dalla Scozia a Capo Agulhas, il punto più meridionale dell’Africa.
La notte ci siamo fermati al Sossusvlei Desert Camp, dove abbiamo provato l’emozione di cenare all’aperto, con il tavolo separato dalla savana da un semplice muretto di mezzo metro. Il nostro alloggio era una via di mezzo fra tenda e casina in muratura.
31 luglio – Sossusvlei. Ovvero le grandi dune rosse della Namibia. Abbiamo lasciato a riposo le moto (anche perché si sarebbero insabbiate inesorabilmente) e ci siamo inoltrati fra questi giganti di sabbia, che cambiavano colore al mutare della luce. Mio marito ha voluto arrampicarsi su una di queste dune, ha detto poi al ritorno che da lassù c’era una vista spettacolare, ma che era stata una fatica tremenda. Abbiamo fatto picnic sotto alcune acacie, molto vicini ad alcuni animaletti decisamente molto simili ad un incrocio fra scoiattoli e piccoli topi…
1 agosto – Sesriem/Swakopmund. Ovvero dal deserto alla costa nebbiosa dell’Atlantico. Questo fenomeno della foschia è normale nella stagione invernale; mentre ancora si sta viaggiando nel deserto, si comincia a vedere in lontananza una “striscia” scura , e mano a mano che ci si avvicina la temperatura scende decisamente. Si arriva poi a Swakopmund, una città tedesca piantata lì in Africa, con le vie che si chiamano strasse, ma ovviamente abitata quasi per intero da africani. Per restare in tema, l’albergo si chiama Hansa Hotel, e davvero sembra di essere a Lubecca!! Anche la cena (ottima) è molto “europea”.
2 agosto – Swakopmund/Cape Cross/Damaraland. Prima di tornare nel deserto, facciamo una puntata a Cape Cross, dove vive una numerosa colonia di foche. Da qui verso l’interno, attraversando paesaggi molto belli, ma stando sempre attenti alla strada (e alla sabbia traditrice!!), fino al Damaraland ed alla cittadina di Twifelfontein (se non ho capito male in olandese vuol dire dodici fonti o qualcosa del genere), abitata da moltissime persone di origine europea. Il lodge, che si chiama coma la città, è costituito da casette che si confondono con la montagna che sorge alle spalle, essendo costruite con la stessa roccia rosata, e l’accesso all’edifico centrale (col ristorante, ecc..) è nascosto da due enormi massi disposti ad arco. Qui, cominciano a vedersi alcuni graffiti, che rappresentano cacciatori ed animali, anche se il sito più famoso (che fra l’altro fa parte del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco) è qualche km più distante.
3 agosto – Dopo una doverosa visita ai graffiti rupestri dei Boscimani, si parte per una lunga tappa di trasferimento verso l’Etosha N.P (e dove ad un certo punto rincontriamo l’asfalto!!). All’arrivo, prendiamo possesso della stanza al Mokuti Lodge, dove cominciamo a vedere la prime zanzare. Per non sbagliare, quindi, iniziamo a usare i repellenti per questi insetti, anche se il rischio di malaria in quella stagione non è alto, ma non si sa mai!! 4 agosto – Etosha N.P. Anche oggi moto a riposo, e giornata di safari all’interno del Parco Nazionale. Beh devo dire è emozionante vedere tutti questi animali, di solito visti solo nei documentari (e ahimè negli zoo) muoversi invece liberamente e non dietro le sbarre di una gabbia. Ci si piazza nei pressi delle pozze d’acqua, e arrivano tutti, dagli gnu alle zebre, impala e spingbock ecc… , e poi giraffe (tantissime), elefanti… però il nostro sogno sarebbe quello di vedere i predatori, ed in particolare i leoni, ma purtroppo dopo tanto girare, di carnivori, nemmeno l’ombra!! Stavamo andando via, quando la guida riceve via radio una notizia: avvistato un leopardo!! Arriviamo sul posto, e si presenta questa scena: ingorgo di mezzi, e a 50 metri circa un albero su cui sta mollemente disteso un leopardo che ovviamente non ci degna di uno sguardo, e dopo qualche minuto scende dalla pianta e si allontana.
5 agosto – Etosha N.P./Caprivi Strip. Lunga tappa di trasferimento. Una volta all’interno della Caprivi Strip, si comincia a vedere un’Africa che fino al quel momento mancava: quella dei villaggi di capanne, ma purtroppo anche di grande povertà. Lungo le strade la gente cammina a piedi per chilometri, portando sulla testa (specie le donne) fardelli impressionanti. La sera, abbastanza stanchi, ci fermiamo al Kavango River Lodge, lungo l’omonimo fiume che per un lungo tratto segna il confine fra Namibia e Angola.
6 agosto – Mudumu N.P. Arriviamo a questo parco non molto conosciuto, ma che ci è rimasto impresso perché, ovviamente da una certa distanza, qui abbiamo assistito all’abbeverata serale degli elefanti. Alla spicciolata ne sono arrivati tantissimi, forse alla fine erano quasi un centinaio, fra adulti e cuccioli, Dopo un po’ si è anche aggiunta una colonia di babbuini. Abbiamo fatto anche un safari in barca, con avvistamento di parecchi ippopotami.
7 agosto – Mudumu/Vic Falls. Tornati sulla strada principale, al villaggio di Katima Mulillo ci aspetta la prima “prova”, e cioè il primo passaggio di frontiera fra due stati africani, Namibia e Zambia. Mentre noi donne stiamo presso le moto, gli uomini (che sono anche i piloti) affrontano i vari sportelli, compilando moduli su moduli e pagando dollari (americani) per le più varie ragioni. Quando finalmente viene appiccicato il visto sul passaporto e si apre il cancello, si può partire (dopo circa due/tre ore). A questo punto si percorre una strada molto piacevole, il paesaggio si fa via via sempre più verde, finchè in lontananza si intravvede come del fumo bianco: sono le cascate Vittoria. Arriviamo alla cittadina di Livingstone, veramente molto turistica (ma un po’ scalcinata) e finalmente giungiamo all’hotel Zambezi Sun, molto bello e molto confortevole… in effetti di turisti ce ne sono tantissimi, di tutte le parti del mondo. L’unica cosa che mi ha stupita è che nel parco in cui si trova l’albergo c’è un laghetto con un bel cartello inquietante “Please beware of Crocodiles”. 8 agosto – Anche oggi senza moto, ovviamente andiamo a vedere le cascate percorrendo i sentieri predisposti, bagnandoci un po’ (ma non esageratamente, in fondo lo Zambesi in quel periodo è in secca). La sera, ci imbarchiamo per una mini crociera sul fiume, ammirando il tramonto e gli animali lungo le rive: elefanti, bufali, ippopotami, ecc… 9 agosto – Vic Falls/Kariba – Bene, finora è stato facile, ora comincia la parte “africana” del viaggio. Dopo Livingstone, la strada peggiora sensibilmente, tanto che rimpiangiamo gli sterrati della Namibia (molto meno pericolosi di una strada con asfalto pessimo pieno di buche anche profonde). Prima di lasciare lo Zambia per lo Zimbabwe, occorre poi riempire taniche e taniche di benzina e gasolio (per il pulmino) perchè nell’ex Rhodesia non si trova benzina, almeno in modo normale dal benzinaio. Dunque è così: per le strade si incontrano stazioni servizio nuovissime (fra l’altro delle società più importanti) ma… non c’è una goccia di benzina. Se ne hai bisogno, ovviamente c’è il mercato nero. Il paese è ridotto alla povertà più totale, nei negozi non c’è nulla e la moneta (il dollaro dello Zimbabwe) non vale nulla, l’inflazione è a livelli stratosferici (e ora che scrivo, fine 2009, credo che la situazione sia peggiorata). Passiamo la frontiera (solite 2/3 ore) osservati da una famigliola di babbuini che stazionano nei pressi, ed arriviamo al Caribbean Hotel, che sorge sul lago di Kariba (artificiale). E’ un albergo bianco, di stile mediterraneo, tenuto così così, il cibo… Beh ringraziamo che c’è qualcosa di commestibile. Per noi non è un problema, qualche giorno e torniamo alla nostra vita solita, è questa gente (fra l’altro meravigliosa e gentilissima) che vive una vita da inferno, ed infatti molti emigrano in Sudafrica. Mi sono un po’ dilungata su questo paese perché veramente è una situazione che ha dell’incredibile, viste le risorse e il clima di cui gode lo Zimbabwe,.
10 agosto – Kariba/Harare. Da Kariba, attraversiamo una zona bellissima, verde e con tanti elefanti lungo la strada. Man mano che ci avviciniamo ad Harare, vediamo che le case sono circondate da mura e filo spinato, segno che la situazione è veramente pesante. La città non ha nulla di particolare, è moderna e piuttosto brutta. Per dormire, andiamo fuori città al Harare Safari Lodge. Anche qui, come dappertutto, chi lavora nei lodge è africano, i proprietari sono bianchi, prudentemente residenti in Sudafrica. Il proprietario di questo lodge, presente in quel momento, comunque ci ha venduto benzina/gasolio, così da poter proseguire il viaggio, 11 agosto – Harare/Mutare. Da Harare si arriva in una zona verde e bellissima, quella delle Eastern Highlands. L’albergo dove alloggiamo è una meraviglia, il Leopard Rock Hotel, circondato da un grande giardino e campi da golf. La sera fa piuttosto freddo, ed è bellissimo sedersi sulle poltrone davanti ad un camino acceso, nelle varie sale che compongono il piano terra dell’albergo, fra l’altro tenuto molto bene (come facciano non lo so, vista la situazione!!). 12 agosto – Giro delle Eastern Highlands. Giornata in giro a visitare la regione delle colline, fermandoci nei vari villaggi e facendo pic nic nei pressi di una cascata.
13 agosto – Mutare/Vilanculos. Da Mutare, si prende la strada che porta al Mozambico: scendendo dalle colline clima e paesaggio cambiano decisamente, e per la prima volta in questo viaggio si sente proprio caldo (si arriva ai 32°). Si percorre la strada che costeggia l’Oceano Indiano (che però non si vede quasi mai, nascosto alla vista da fitti palmeti). La condizione della strada è precaria in alcuni tratti, ed infatti qui ad un certo punto abbiamo preso una buca, e si è storto un cerchione (messo a posto da un volonteroso meccanico del luogo con alcune martellate). Molto spesso però ci sono dei cantieri, per cui immagino che nel giro di alcuni anni la strada sarà buona. Una cosa ho notato: spesso i capi cantiere che abbiamo visto sono orientali (cinesi?). Nel primo paese mozambicano dove ci siamo fermati abbiamo anche visto i primi bambini di strada, apparentemente organizzati in piccole bande. Dopo un lungo tragitto, arriviamo già col buio (sempre sconsigliabile in Africa) a Vilanculos, al Casa Rex Lodge, in riva all’Oceano Indiano, dove ci attende una cena superlativa a base di pesce.
14 agosto – Giornata di mare, con escursione alle isole Bazzaruto al largo di Vilanculos. Sono isolette sabbiose circondate da un mare bellissimo. Su una di queste si monta un gazebo di stoffa e si mangiano panini e frutta.
15 agosto – Lunga tappa di trasferimento verso sud, sempre su una strada precaria in alcuni tratti. Gli ultimi km prima del lodge (Zongoene L.) sono micidiali, in quanto trattasi di sterrato difficilissimo, tanto che alcune passeggere (anch’io) preferiscono passare la mano e andarsi a sedere sul pulmino.
Quando arriviamo è già buio pesto, andiamo a mangiare e poi a letto.
16 agosto – Xai Xai. Il giorno dopo ci rendiamo conto della magnificenza del posto: il lodge sorge nei pressi della foce del fiume Limpopo (ovviamente cristallino), le casette che compongono la struttura sono sparse in un palmeto e al di là di un cordone di dune ci sono bellissime spiagge. Che dire? 17 agosto – Xai Xai/Maputo. Il giorno dopo, per evitare di percorrere nuovamente lo sterrato, abbiamo caricato le moto su un camion!! E su una buona strada (finalmente!) arriviamo in breve tempo alla capitale, Maputo. Ci fermiamo al Polana (sembra uno di quegli hotel faraonici della Costa Azzurra), poi andiamo un po’ in giro, ma veniamo presi di mira da venditori ambulanti che ci inseguono dappertutto. Compriamo qualcosa, ma ovviamente dato anche il nostro mezzo di trasporto non possiamo esagerare, per cui, sconfitti, torniamo in albergo.
18 agosto – Maputo/Johannesburg. Lunga tappa, ma praticamente su autostrada, quindi veloce. Passati in Sudafrica, attraversiamo una zona molto bella di montagne, e poi una pianura intensamente coltivata ad agrumi (qui gli abitanti sono quasi tutti bianchi). Arrivati a Johannesburg, consegniamo le moto e prendiamo possesso della camera dell’Hotel Oreale, lussuoso ma in stile Las Vegas. 19 agosto – Ultimo giorno con visita guidata del quartiere di Soweto. Qui bisognerebbe fare lunghi discorsi, ma non è la sede ovviamente, dico solamente che abbiamo attraversato zone “borghesi” con ville e villette e Mercedes davanti, zone un po’ più povere ma dignitose e zone francamente poverissime di tuguri (in base a quello che ci hanno detto, abitate soprattutto da emigranti dello Zimbabwe, Zambia e altri paesi africani), Ovviamente il nostro accompagnatore era un ragazzo nero, nato e vissuto a Soweto.
Nel pomeriggio, in aeroporto e quindi Johannesburg-Londra-Bologna.