È l’isola del confino e dei confini superati: davanti alle spiagge del Lazio c’è un luogo simbolo per l’Europa
Non siamo molto amanti delle vacanze al mare ma dei panorami marini sì, soprattutto delle scogliere e falesie e dei colori incredibili che il mare sa proporre. Decidiamo così di esplorare la piccola Isola di Ventotene di cui tutti ci hanno sempre parlato bene.
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Diario di viaggio a Ventotene
Giovedì 13 Giugno – Giorno 1
Partiamo da Roma Termini con l’Intercity 727 delle 11:26 che arriva a Formia in perfetto orario alle 12:33. Ci dicono che dalla stazione si raggiunge il porto con una semplice camminata di dieci minuti ma noi approfittiamo di una navetta (che non credo sia regolare, è stata solo fortuna) ed in pochissimo tempo siamo nella zona portuale, da dove partono le corriere per i paesi limitrofi.
Noi abbiamo l’imbarco per l’isola alle 14:15 e quindi abbiamo tutto il tempo per mangiare qualcosa prima di affrontare la traversata: il nostro istinto ci guida da “Pizzificio” e non sbaglia indirizzo. Nel locale, fornito di dehor dove ci accomodiamo, tutto è di produzione propria, si può mangiare o comprare formaggi ed altre prelibatezze. Io mangio una focaccia ripiena al polpo, Fabio alla tipica scarola ripassata, spendendo € 12,00 in due.
Così gratificati, ci avviamo verso l’imbarco individuando subito il molo della Compagnia Laziomar: puntuale arriva la Nave Tetide (i biglietti sono stati acquistati qualche giorno fa al costo di circa 21,00 a persona) e altrettanto puntuali arriviamo a Ventotene alle 16:15. Come concordato, ci viene incontro il signor Ugo del B&B Le Parracine, in Via Fontanelle, dove alloggeremo. Un signore garbato, quasi di altri tempi, nato e cresciuto sull’isola per cui nutre un amore viscerale e che, nel pur breve tragitto in auto, già ci fa entrare nell’atmosfera dandoci un sacco di indicazioni. Poi arriviamo e ci sembra di essere sbarcati in un angolo dell’Eden: un giardino meraviglioso, pieno di piante grasse, lantane, oleandri, alberi di fico, affacciato direttamente a strapiombo sul mare. Di sotto, la Spiaggia di Calanave e un angolo del paese, di fronte l’Isolotto di Santo Stefano che ospita il famoso carcere borbonico. Una autentica MERAVIGLIA!!
Ci sistemiamo nella camera 3 (le camere, semplici ma dotate di tutto il necessario e di un ampio bagno si affacciano sul giardino) e facciamo la conoscenza di Vittoria, la moglie di Ugo, una signora che, venuta in vacanza a Ventotene tanti anni fa, non se ne è più andata, anzi si è sposata qui.
L’isola ha origini vulcaniche, e fa geograficamente parte dell’arcipelago ponziano. Rappresenta la parte terminale di un vulcano sommerso che si eleva da un fondale marino profondo 700 metri. Pur essendo così piccola, ha una storia antichissima, conosciuta e frequentata già dai Greci che la chiamavano Pandataria (oggi si chiama così l’ottimo vino locale). Divenne famosa nel 2 a.C. quando Augusto vi fece costruire una sontuosa villa corredata da terme destinata ad ospitare in esilio la figlia Giulia, rea di adulterio per aver violato la Lex Julia sulla moralizzazione pubblica, villa i cui resti sono oggi meta di visite guidate essendo stata risistemata tutta l’area archeologica. Proprio per alimentare le terme, vennero costruite cisterne ed acquedotti visto che Ventotene era priva di acqua. Dopo Giulia, la villa ospitò Agrippina, nipote dell’imperatore Tiberio, la quale si lasciò morire di fame e nel 62 d.C. Nerone vi spedì la moglie Ottavia dopo averla ripudiata con il pretesto di non avergli dato figli.
Poi l’isola rimase disabitata fino al 1771 quando il re Ferdinando IV di Napoli vi inviò ventotto famiglie di coloni provenienti da Torre del Greco e da Ischia per popolare l’isola con la promessa di una casa, di terre e dell’esenzione dal pagamento delle tasse: ovviamente la casa se la dovettero costruire, la terra fu faticosamente strappata ai folti boschi che invadevano ogni angolo. Di fronte all’isola, nell’isolotto di Santo Stefano, brullo e roccioso, fu costruito il carcere borbonico, già nell’aspetto architettonico piuttosto disumano ma che ospitò ancora in tempi recenti, durante il fascismo, personaggi valorosi della nostra resistenza, tra cui anche il futuro presidente Sandro Pertini.
Ma tutta l’isola racconta e ricorda, con targhe e monumenti, i tanti confinati che vi transitarono, tra cui Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, che redassero qui, nella primavera del 1941, il Manifesto di Ventotene, il primo documento per un’Europa libera e unita, vedendo la federazione degli stati europei come l’unica soluzione per la conservazione della civiltà europea.
Fatta questa premessa, doverosa, alla memoria di tanti che patirono mille tribolazioni, ce ne andiamo alla scoperta di questo minuscolo borgo, con le case dai colori accesi raccolte intorno al porticciolo, e della bella piazza principale, Piazza Castello, su cui si affaccia l’edificio, antica torre borbonica, che ospita ora il Municipio ed il Museo Archeologico e dove si trovano diversi locali di buon gusto.
Camminiamo parecchio, passiamo per Piazza Europa, una piazzetta piccola piccola che ospita la Stele dedicata ad Altiero Spinelli che riporta questo testo: “Guardavo sparire l’isola nella quale avevo raggiunto il fondo della solitudine, mi ero imbattuto nelle amicizie decisive della mia vita, avevo fatto la fame, avevo contemplato come da un lontano loggione la tragedia della seconda guerra mondiale, avevo tirato le somme finali di quel che ero andato meditando durante sedici anni, avevo scoperto l’abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l’ebbrezza della creazione politica, il fremito dell’apparire delle cose impossibili… nessuna formazione politica esistente mi attendeva, né si prestava a farmi festa, ad accogliermi nelle sue file… Con me non avevo per ora, oltre che me stesso, che un Manifesto, alcune Tesi e tre o quattro amici…. Altiero Spinelli 18 agosto 1943”.
Poco oltre siamo in Via Roma su cui prospetta l’unica chiesa dell’isola, la Chiesa di Santa Candida, fino ad arrivare alla Villa di Giulia, a Punta Eolo. La villa ha una larghezza di trecento metri e una lunghezza di cento e nel suo momento di splendore comprendeva cortili, stanze, giardini, cisterne e terme, ninfei e addirittura un maneggio, tutto realizzato con splendidi materiali che purtroppo sono stati depredati fin dal momento dell’abbandono della villa e di cui non rimane nulla. La villa è visitabile previo appuntamento presso la biglietteria del Museo Archeologico, solitamente la domenica mattina. Noi non abbiamo fatto la visita ma abbiamo sbirciato dalle recinzioni e poi ci siamo affacciati sopra una delle due spiagge praticabili, Cala Rossano di fronte alla quale sono ormeggiate, tutte belle allineate, le barche della scuola di vela e che, anticamente, era un approdo per le navi.
Si va verso il tramonto ed i colori del mare sono incredibili.
Lasciata Cala Rossano, risaliamo e raggiungiamo la raccolta e suggestiva Piazza del Confino Politico, di fronte all’edificio che oggi ospita la Guardia di Finanza ma che all’epoca era il luogo dove venivano ammassati i confinati al loro arrivo sull’isola. Qui è stato realizzato un Monumento a Giuseppe Di Vittorio, molto toccante. Poco oltre, all’interno di un giardinetto, proprio di fronte alla caserma della Guardia di Finanza, in Via Muraglione, dal 2003 è stato posto un monumento rappresentante la prua del piroscafo Santa Lucia, affondato il 23 luglio del 1943 durante un attacco aereo britannico nelle acque di Ventotene facendo un centinaio di vittime tra passeggeri e membri dell’equipaggio e il cui relitto, spezzato in due giace a poca distanza dagli scogli delle Sconciglie, al largo di Punta Eolo.
Attraverso una stretta via dove incontriamo la targa che ricorda come lì ci fosse la Mensa Socialista, di cui Sandro Pertini fu il capo mensa, ritorniamo nella Piazza Castello e prenotiamo la cena presso La Terrazza di Mimì: bella location, anche qui parliamo di affaccio sul mare, buone le pietanze ma non troppo cordiale l’ambiente. Fa freddino stasera, tira un vento fastidioso e, stanchi anche per il viaggio, ci ritiriamo nel nostro bellissimo B&B.
Venerdì 14 Giugno – Giorno 2
Al nostro risveglio, ci attende una sorpresa graditissima: la colazione preparata sotto i pergolati affacciati sul mare e che colazione! A cominciare dall’allestimento della tavola, molto provenzale nello stile, tazze, piattini, bicchieri di grande eleganza su tovaglie orlate di pizzi, composizioni di fiori freschi dappertutto e poi torte fatte da Vittoria, macedonia, yogurt, marmellate fatte in casa di gusti diversi, scorzette di arance e zenzero, succhi di frutta. Più rilassati di così!
Ci prepariamo per andare in spiaggia ma prima facciamo un salto in Via Olivi, la strada principale dell’isola, stretta ma che l’attraversa in tutta la sua lunghezza, per comprare qualcosa per pranzo nell’unica ma eccellente panetteria di Ventotene, l’Antico Forno Aiello: prendiamo dei bei tranci di pizza e ci ripromettiamo di ritornare. Dopo un giretto mattutino nelle vie che si vanno animando (tenete presente che circolano solo mezzi commerciali, furgoncini per le merci e simili), scendiamo sulla spiaggia di Calanave, spiaggia libera volendo, ma anche attrezzata: prendiamo un ombrellone e due lettini al costo di € 20,00 anche se noi li sfrutteremo poco perché all’ora di pranzo andremo via.
L’ambiente è bellissimo, chiuso da una parte dalla parete del promontorio e dall’altra aperto verso l’isolotto di Santo Stefano: mare di un azzurro intenso e tanta calma intorno. Ci dicono che a Ventotene è sempre così, a giugno come ad agosto, non c’è la confusione di Ponza perché la ricettività è limitata e la gente viene qui per riposarsi e non per trovare la movida.
Intorno alle 13:00 lasciamo la spiaggia e risaliamo attraverso un sentiero più corto della strada fatta stamattina e soprattutto molto comodo perché sbuca praticamente di fronte all’ingresso del b&b. Mangiamo la nostra pizza tranquillamente seduti fuori al nostro patio, ci riposiamo e poi usciamo intorno alle 17:00 per raggiungere mio fratello Mario che è sbarcato sull’isola all’ora di pranzo e si è sistemato in un albergo poco distante, l’Hotel Lo Smeraldo.
Dopo un giretto di esplorazione per far vedere a Mario le cose principali dell’isola, ci accomodiamo al Bar Da Verde, un’istituzione qui a Ventotene per una sosta o un aperitivo. Approfitto per andare al Museo Archeologico per fare i biglietti per la visita guidata alle Cisterne Romane che ci sarà domani alle 18:00, al costo di € 5,00 a persona per gli over 65.
Ci trastulliamo fino all’ora di cena e poi andiamo da Mast’Aniello, lungo la discesa che porta a Calanave, già prenotato stamattina. Ottimo posto, affacciato sul mare, sia per la qualità che per la cordialità del personale.
Stasera non tira vento, si sta veramente bene, accompagniamo Mario in albergo e poi a nanna anche noi.
Sabato 15 Giugno – Giorno 3
Su consiglio dell’addetta alla biglietteria del Museo, mettiamo la sveglia alle 05:20 perché dalla nostra postazione nel giardino del b&b possiamo vedere l’alba alle 05:34. Che spettacolo! Finora mi era capitato di vedere solo tramonti e devo dire che anche l’esperienza di vedere sorgere il sole ha il suo perché. Torniamo a letto sognando la colazione di Vittoria che ogni mattina, oltretutto, varia le sue torte.
Scendiamo in spiaggia intorno alle 09:30, il bagnino ci riconosce e ci sistema l’ombrellone e i tre lettini in prima fila, praticamente nell’acqua. Camminando lungo la battigia, arrivati in fondo alla spiaggia, attraversiamo un arco scavato nella falesia e ci troviamo ai piedi del Faro, una struttura cilindrica in muratura di colore bianco, dove si conservano i resti di un’antica Peschiera Romana, risalente al I secolo a.C., impiegata per la pratica dell’itticoltura, scavata nel banco roccioso.
L’opera monumentale comprendeva due vasche coperte, in cui confluiva acqua di mare miscelata con acqua dolce per mezzo di canali, realizzate in modo tale da chiudersi non appena i pesci fossero entrati, ed un terzo bacino esterno utilizzato per la temporanea collocazione della fauna ittica durante le operazioni di pulizia. Gli ambienti presentavano decorazioni parietali realizzate con stucchi allo scopo di riprodurre gli ambienti marini, a cui si affiancavano piccoli scogli coperti da alghe o anfratti.
Le peschiere erano altresì dotate di ricettacoli sommersi, ideali per consentire la deposizione delle uova ed una tranquilla nidificazione al riparo dal sole e dal moto ondoso delle acque. I Romani hanno sempre pensato proprio a tutto!!
Anche oggi lasciamo la spiaggia piuttosto presto, alle 12:30 perché alle 14:00 dobbiamo essere al porto per partecipare ad un giro in barca già prenotato al nostro arrivo sull’isola.
Mangiamo semplicemente un gelato, oltretutto l’abbondante colazione della mattina ci fornisce calorie per buona parte della giornata, e puntuali ci incontriamo con Francesco, un ragazzo nato e cresciuto a Ventotene che per tutta l’estate propone un giro di tre ore al prezzo di € 25,00 a persona, durante il quale si ferma più volte per permettere, a chi vuole, un bagno in acque di un verde smeraldo incredibile e nel frattempo racconta la storia dell’isola, le sue particolarità con competenza e simpatia, offrendo addirittura un caffè durante la pausa bagno. Il periplo dell’isola in barca è l’unico modo per vedere tutte quelle calette nascoste alla vista dall’alto: Cala Pascone, Spiaggia di Parata Grande, Cala Postina: alcune di queste spiaggette, fino a qualche anno fa erano praticabili anche via terra scendendo attraverso sentieri o scale scavate nella roccia, ma oggi interdette per via dei crolli che si sono verificati ed hanno fatto purtroppo delle vittime.
Ci conduce anche a Santo Stefano per raccontarci la storia del carcere borbonico che si può visitare su prenotazione e francamente mi dispiace di non averlo fatto, frenata dal caldo e dall’escursione abbastanza impegnativa. Magari ci ritorno, Ventotene mi ha conquistata!
Intorno alle 17:00 siamo di ritorno al porto ma noi non possiamo perdere tempo perché dobbiamo raggiungere le Cisterne Romane che si trovano piuttosto distanti in Via Olivi: per fortuna siamo buoni camminatori e la cosa non ci spaventa. Parecchi hanno avuto la nostra idea e la visita, guidata dalla preparatissima signora Silvana, è di grande interesse: dapprima si visitano le Cisterne Romane chiamate Cisterne dei Detenuti, poi ci spostiamo di circa trecento metri per vedere quelle cosiddette di Villa Stefania in Via Calanave, una visita da non perdere, la consiglio caldamente.
Scavate nel tufo, costituivano il sistema idraulico dell’isola grazie alla maestria dei Romani. Ancora intatte grazie all’utilizzo del cocciopesto di cui sono rivestite, furono riutilizzate nel corso dei secoli e sono ricche di segni della presenza dell’uomo con dipinti, edicole votive, firme e graffiti. Nel ‘700 i Borboni le usarono per confinare dei galeotti da impiegare come manodopera nella costruzione del carcere, ma è attestato anche il passaggio di una comunità religiosa.
Il tutto dura circa due ore che passano comunque velocemente, attenti a tutte le curiosità che la guida sa propinare con grande professionalità.
Abbiamo appena il tempo di cambiarci per la cena e siamo di nuovo da Mast’Aniello che stasera è pieno fino all’inverosimile anche perché nel grande schermo trasmettono la partita dell’Italia contro l’Albania per l’esordio agli Europei, ma per fortuna questo non inficia la qualità del servizio.
A domani.
Domenica 16 Giugno – Giorno 4
Dopo la solita colazione, torniamo in spiaggia ma come di consueto ce ne andiamo all’ora di pranzo per riposarci nella quiete a al fresco del nostro giardino. Usciamo intorno alle 17:00 e facciamo una mega passeggiata percorrendo tutta Via Olivi, ripassando davanti all’ingresso delle Cisterne dei Detenuti, poi davanti all’edificio cosiddetto del Semaforo, una antica postazione antiaerea della Seconda Guerra Mondiale e che oggi ospita il Museo della Migrazione e Osservatorio Ornitologico, considerata l’importanza che ha quest’isola come punto di sosta per gli uccelli impegnati nei lunghi voli stagionali sul Mediterraneo. Arriviamo fin dove il percorso è consentito, all’ingresso dell’Hotel Calabattaglia. In realtà, la spiaggia omonima, una delle più suggestive, è praticabile ma per accedervi bisogna oltrepassare l’hotel ed affrontare un sentiero piuttosto difficoltoso in mezzo alla sterpaglia. Probabilmente, gli ospiti dell’hotel avranno un accesso facilitato.
Torniamo indietro, ci incontriamo con Mario in Piazza Castello e facciamo una puntata alla Libreria l‘Ultima Spiaggia, che apprezziamo molto, specializzata in testi relativi al confino sull’isola ma anche alle scoperte in mare: approfittiamo per fare acquisti.
Torniamo nuovamente a cena da Mast’Aniello senza pentircene affatto.
Lunedì 17 Giugno – Giorno 5
È già ora di ripartire: è passato tutto molto in fretta ma nulla mi vieterà di ritornare. Intanto, lasciamo i nastri bagagli in custodia nel b&b, e ci concediamo un ultimo giro nella zona cosiddetta delle Rampe di Ventotene, una serie di scale di origine borbonica, molto suggestive viste dal mare e poi, ripresi i bagagli, ci avviamo verso il porto: Ugo ci avrebbe accompagnato volentieri ma noi vogliano salutare l’isola così, ripassando davanti ai luoghi che già ci sono divenuti familiari ed ammirare ancora il Porto Romano, altra grandissima opera di ingegneria romana, interamente scavata nel tufo che i Romani costruirono pensando non solo ad un porto sicuro dove riparare le loro imbarcazioni, ma anche ad una struttura capace di raccogliere i pesci per il loro sostentamento e a spazi coperti e magazzini per riparare se stessi e i loro materiali. Oggi questi spazi, ancora perfettamente efficienti, ospitano strutture che propongono escursioni per sub e anche qualche buon ristorante.
Alle 11:30 la Nave Tetide è già pronta per accoglierci, ci sistemiamo e dopo una tranquilla navigazione siamo a Formia alle 14:00. Un po’ faticosamente arriviamo, per il gran caldo e forse per una indicazione sbagliata, in stazione giusto in tempo per salire sul Treno Regionale 21082 delle 14:38, molto affollato che ad ogni modo arriva in perfetto orario a Roma Termini alle 16:04.