Tradizione fantasma

Deviazione alle zone terremotate di Norcia e Amatrice
Scritto da: Steven94
tradizione fantasma
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Dicembre 2021, mentre l’Italia è in preda al panico causato dalla variante Omicron e la corsa ai tamponi imperversa in tutto lo stivale, noi saltiamo in macchina e ci dirigiamo dalla frenetica Milano verso il centro della penisola, a caccia di pace, natura e piatti abbondanti.

L’itinerario si delinea da solo, una mezzaluna che dalle Marche ci porta verso la Toscana, attraversando Umbria e Lazio per poter finalmente spuntare dalla lista viaggi alcuni tra i più celebri siti della zona. In primis, le grotte di Frasassi, dove le acque del fiume Sentino hanno scavato conformazioni stupende nel calcare sottostante, un’opera naturale formatasi in centinaia di anni. A seguire, i famosi borghi dell’area: prima Gubbio e poi Assisi, con una tappa anche a Perugia, città affascinante e ricca di storia. Ultima meta cittadina è Spoleto, dove è possibile ammirare il Ponte delle Torri, acquedotto romano alto più di 200m.

Da qui la direzione da prendere è molto semplice: obiettivo Cascata delle Marmore. Tuttavia, osservando la mappa, un nome attira la nostra attenzione. Si tratta di Amatrice, tanto famoso quando sfortunato simbolo del terremoto del 2016 che ha devastato il centro Italia. La decisione viene presa spontaneamente, senza indugio. È necessaria una deviazione, come viaggiatori ci sentiamo in dovere di spingerci fino alle zone più colpite dal terremoto, per vedere con i nostri occhi le conseguenze di tale tragedia, e nel nostro piccolo contribuire alla sopravvissuta economia locale.

Prenotiamo un albergo (a dire la verità, l’unico disponibile su Booking) per una notte ad Amatrice (€ 70 per una doppia) e il mattino seguente ci mettiamo in marcia per raggiungere il primo checkpoint, la cittadina di Norcia. Già lungo il tragitto il paesaggio è surreale. Strade interrotte, edifici abbandonati, agriturismi e chiese sventrati dal terremoto e mai più toccati, inagibili e inutilizzabili. Il manto stradale è sempre sconnesso e i viadotti sono cosparsi di deviazioni e vie alternative. Lavori in corso da ormai cinque anni.

Arrivati a Norcia veniamo accolti da una cittadina che è ormai un labirinto. Le vie “zona rossa”, inagibili per il pericolo di crolli improvvisi, si alternano a edifici di nuovissima costruzione. Nella piazza principale, gli esercizi commerciali sono stati tutti trasferiti in casolari di legno, forse una sistemazione provvisoria che ormai è diventata permanente. Ci chiediamo cosa spinga le persone a rimanere.

Decidiamo quindi di proseguire verso Castelluccio, e dopo circa mezz’ora di tornanti ecco aprirsi davanti a noi la piana dove i fiori delle lenticchie danno vita a uno spettacolo di colori durante la fioritura di giugno. La strada dritta che taglia in due la piana ci accompagna al borgo, totalmente inaccessibile. Solo qualche temerario si è fatto strada attraverso le reti per vedere da vicino gli effetti catastrofici del terremoto. Un bar accoglie i turisti: panino con salsiccia, lenticchie e vino della casa (€ 15). Il proprietario ci racconta della sua vita, dedicata ai prodotti e alla cucina locale. Andarsene per lui non avrebbe senso, il suo posto rimane Castelluccio e la sua vita sarà sempre dedicata a far conoscere ai turisti la tradizione della sua terra.

Un viaggio di circa 45 minuti ci porta infine ad Amatrice. La vista è impressionante. Il senso di distruzione ed abbandono è ovunque. Ruspe e demolitori lavorano incessantemente anche il 28 dicembre. Nonostante siano trascorsi cinque anni, Amatrice è ancora ferma. Il nostro hotel, costruito nel 2020 in piena pandemia, accoglie soltanto noi e gli operai che lavorano alla demolizione di edifici traballanti. All’ingresso, una foto della cittadina nel suo splendore, impossibile da ritrovare al giorno d’oggi. Amatrice è irriconoscibile. Con una breve passeggiata cerchiamo di apprezzare l’atmosfera tetra che avvolge il luogo, mentre raggiungiamo uno dei tre centri che racchiudono tutti gli esercizi commerciali rimasti. L’unico ristorante aperto è quello del nostro albergo. Decidiamo di ordinare alcuni antipasti mentre aspettiamo trepidamente di assaggiare il piatto più famoso del luogo. Una pasta all’amatriciana, la più buona mai provata, che rende più lieve la permanenza in una località dove rimane poco altro da offrire. Il vino rosso infine culla il sonno prima della ripartenza. Il tutto per € 35 a testa.

Una visita non preventivata, una deviazione doverosa, che lascia un ricordo indelebile, anche se amaro, nella nostra memoria. Una terra ricca di fascino, tradizione e natura, merita indubbiamente un passaggio, sia per ricordare a noi stessi quanto siamo piccoli in confronto alla forza del nostro pianeta, ma anche per ammirare la voglia di non abbattersi delle persone che continuano a vivere a Norcia ed Amatrice, consapevoli che quella sarà sempre la loro casa.

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