L’isola di pace dell’Umbria è il luogo perfetto dove trascorrere una giornata sulle tracce di San Francesco
Ricevo la visita di una coppia di vecchi amici del tempo che fu, che stanno rientrando da una puntata nella bassa Toscana; vorrebbero vedere Assisi, così decidiamo di comune accordo di trascorrere una giornata nei luoghi di San Francesco, personaggio di indubbio fascino anche nei non credenti. Inizieremo un percorso sulle orme del Santo, partendo dal Santuario di Rivotorto, per proseguire verso il Convento di San Damiano, salire ad Assisi e concludere a Santa Maria degli Angeli. Il programma è impegnativo, ma si può fare.
19 Novembre 2023, domenica
La notte le temperature si sono sensibilmente abbassate, ma la mattina ci accoglie con il sole ed un discreto tepore nell’aria, che promette una buona giornata, ideale per il nostro scopo. Si comincia presto, sarà una giornata intensa: alle otto e mezza passo al B&B dove sono “parcheggiati” i miei amici e via, si parte percorrendo la E7 in direzione Foligno fino all’uscita di Rivotorto. La bella facciata della Chiesa di Santa Maria è visibile sulla sinistra prima dell’uscita, ed è di grande effetto. Parcheggiamo l’auto nell’area adiacente la struttura e visitiamo la chiesa, costruita sopra le celle di Francesco e dei suoi primi seguaci, Bernardo da Quintavalle e Pietro Cattani, datate all’anno 1200; questo tugurio fu la prima dimora dei fondatori dell’Ordine. La Funzione domenicale è terminata, quindi possiamo visitare in tutta tranquillità anche i bei dipinti di Pietro Sarmei.
Una volta usciti facciamo una breve sosta al “Cimitero degli Inglesi”, dove riposano i resti di 949 soldati alleati del Commonwealth, dei quali 800 britannici, in un’oasi di pace curata perfettamente in ogni dettaglio. Ripresa l’auto percorriamo la stretta strada interna che inizia svoltando fra il cimitero e la chiesa in direzione di Assisi, facendo tappa al convento di San Damiano, il luogo dove San Francesco ebbe la conversione. La visita è interessante, due cose su tutte: una grande croce lignea che, a seconda dell’angolazione dalla quale la si guarda, cambia la fisionomia del volto del Cristo, ma non è mai stata oggetto di interesse da parte degli studiosi. Erroneamente si crede che questo crocifisso sia quello miracoloso che parlò al Santo, ma non è così, in quanto quello vero è conservato all’interno della chiesa di Santa Chiara. In questo stesso luogo pose fine alla sua esistenza terrena Santa Chiara, ed è interessante vedere la porta dalla quale, reggendo un ostensorio, fermò i Saraceni, anche se un’altra versione pone l’episodio nel refettorio. Per completezza di informazione, i tanto temuti turchi non erano invasori, ma le truppe mercenarie di Vitale D’Aversa al soldo dell’imperatore Federico secondo di Svevia.
Proseguiamo quindi alla volta della città, costeggiando la terza cinta muraria fino a raggiungere e superare Porta Nuova (o Porta Santa Chiara) per arrivare alla sommità della collina, dove fa bella mostra di sé la Rocca Maggiore, costruzione preesistente ampliata e fortificata da Papa Paolo III, che ha lasciato la propria insegna sopra la porta di accesso. Da qui si ha una bella veduta della piana, mentre sul lato opposto, sulle pendici del monte Subasio, quasi alla stessa altezza, si vedono i resti di quello che rimane della Rocca Minore. Ora facciamo il percorso a ritroso, fino a piazza Matteotti dove lasciamo l’auto all’omonimo parcheggio, per intraprendere una lunga camminata. Questa zona alta di Assisi è un posto fatato, fatto di tante basse costruzioni in pietra serena ornate ed abbellite da una miriade di piante di fiori. Usciti ed attraversata la strada imbocchiamo via del Torrione, che ci conduce alla Cattedrale di San Rufino (il Patrono di Assisi), con la bella fontana all’angolo prima di entrare sul sagrato. A questo punto non mi dilungherò più di tanto nelle descrizioni dei vari luoghi di interesse, ma indicherò quelli incontrati che meritano un cenno particolare, quindi, usciti dalla Cattedrale prendiamo la via di fronte, via Santa Maria delle Rose, dove nella omonima Chiesa, non più dedicata al culto, ha sede una mostra permanente che a mio avviso merita una sosta. La visita è gratuita, accompagnata da un operatore che da spiegazioni sulle opere, principalmente un “Tau”, il crocifisso Francescano, ed una statua di Maria che cambia forma a seconda della posizione nella quale viene portata.
Torniamo indietro e prendiamo la via in discesa a destra, che ci porta in Piazza del Comune, dove prendiamo un caffè di fronte alla fontana (La Fonte di Piazza) prima di entrare nella Chiesa della Minerva, un tempio pagano trasformato in Chiesa cristiana, con il caratteristico colonnato esterno; proseguiamo con l’adiacente Palazzo del Capitano del Popolo, con la torre del Popolo e l’orologio postumo, e dalla parte opposta della piazza il Municipio (la cui sala consiliare meriterebbe di essere fruibile al pubblico) e la pinacoteca comunale. Dietro il palazzo del Comune c’è la Chiesa Nuova, edificata sul luogo dove esisteva la casa natale di San Francesco; proseguendo lungo il vicolo giungiamo all’oratorio di San Francesco Piccolino, il luogo dove si narra Donna Pica diede alla luce il Santo.
Torniamo in piazza e scendiamo lungo via San Francesco, dove all’inizio, dietro un’inferriata, si può ammirare la fonte di San Niccolò, che precede l’ingresso del Museo Civico e foro Boario, che meriterebbe una sistemazione ed una ricollocazione. Scendendo lungo la via, sulla sinistra, poco prima dell’Arco del Seminario visitiamo la sede del Teatro Metastasio, mentre poco oltre incontriamo la fonte Oliviera, con il monito scolpito nella pietra: “pena uno scudo e perdita dei panni per chi lava in questo fonte”, cui segue il portico del palazzo di Monte Frumentario, l’antico ospedale, oggi sede di mostre temporanee (eccezionale quella sui gessi di Fernando Botero di una decina di anni fa), mentre sul lato destro, dopo la strada che sale a borgo San Paolo, c’è la loggia dei Maestri Comacini, mastri muratori comaschi, che hanno lasciato la loro firma al centro delle chiavi di volta degli archi delle porte e finestre (un compasso, una riga, un mazzuolo).
Andando oltre incontriamo Palazzo Giacobetti, sede della Biblioteca Comunale, mentre sul lato opposto l’Oratorio dei Pellegrini, con gli affreschi che illustrano i miracoli dei galletti e dell’impiccato (risorti i primi, sopravvissuto il secondo). Sempre su questo lato ha sede il Museo degli indios dell’amazzonia, e finalmente, in fondo alla discesa, compare austera la Basilica di San Francesco. Entriamo nella Basilica Superiore, e già siamo ossessionati dai continui richiami al silenzio, ammirando i dipinti di Giotto e Cimabue, quindi scendiamo alla Basilica Inferiore, dove, dopo aver visitato la serie pittorica di Giotto e dei Fratelli Lorenzetti, scendiamo nella cripta dove riposano le spoglie del Santo.
Usciamo alla luce del sole e transitando per la bella piazza circondata da colonnati scendiamo fino a Porta San Pietro, dove entriamo nella omonima Chiesa, disadorna ma con il suo caratteristico pavimento inclinato. A questo punto ci facciamo coraggio e iniziamo la risalita lungo via Fontebella, che inizia da una splendida edicola maiolicata. Merita una sosta la fonte Marcella e l’imponente stazza del Palazzo Frumentario, una autentica fortezza che incute timore. Acceleriamo il passo, e torniamo in Piazza del Comune, costeggiando la bella facciata della Confraternita di San Francesco, per attraversarla e raggiungere Santa Chiara, dove ci soffermiamo, prima della visita, sul belvedere che domina la vallata.
Usciti dalla Chiesa attraversiamo la strada e saliamo, transitando sotto una volta, lungo le scale che ci conducono ad una piazzetta sede del Ristorante degli Orti, dove ho prenotato il meritato pranzo: a mio avviso questo è uno degli angoli più belli della città. Qui mangiamo ottimi crostini di interiora di pollo abbinati al tagliere di salumi, bruschette e formaggi locali; di primo obbligatori sono gli strangozzi alla Norcina e i Ravioloni di burrata e ricotta, poi pollo alla cacciatora con torta al testo, una focaccia croccante tipica della zona che si intinge nel sugo. Eccezionale il tortino di mele finale.
Terminato il pranzo saliamo alla strada superiore al termine della scalinata, e prendiamo l’ascensore dalla parte opposta che ci condurrà al livello superiore sotto l’uliveto di San Rufino; qui, dopo un breve camminamento sulle mura, si entra nell’antico tunnel romano che porta al parcheggio, dove ritiriamo l’auto e partiamo, transitando per Porta Cappuccini, appena sopra, verso il monte Subasio, destinazione l’Eremo delle Carceri. Questo luogo di preghiera fu abitato all’inizio del primo millennio da asceti che vivevano nelle grotte, ma fu nel 1400 che cominciarono a definirsi i contorni di una comunità, con l’edificazione di costruzioni per la vita comune dei frati. Un grosso contributo a come appare oggi venne dato dai prigionieri di guerra austro-ungarici, qui internati nel corso del primo conflitto mondiale; la bellezza del luogo, immerso in un bosco di lecci e nel silenzio penso che abbia reso meno sofferta la loro detenzione. Il visitatore può godere di uno spettacolo di grande bellezza, e meditare osservando il giaciglio di San Francesco, ricavato adattando alla meno peggio un anfratto nella roccia. L’eremo si trova a circa 800 metri s.l.m. ed è il punto di partenza per diversi sentieri segnalati dal CAI; gli amanti del trekking possono sbizzarrirsi in lungo ed in largo, fino a raggiungere la sommità del monte, alla “fossa cieca”, a 1290 metri.
Si sta facendo tardi, quindi scendiamo nella piana per la nostra ultima tappa: Santa Maria degli Angeli, ma prima ci fermiamo un attimo, di fronte al complesso dell’Istituto Serafico, alla lapide in memoria di Valentin Muller, il Santo Patrono più recente della città. Muller era il tenente colonnello della Wehrmacht comandante della piazza, che unitamente al Custode del Sacro Convento, riuscì ad evitare una seconda Montecassino dichiarando Assisi città aperta. La frazione di Santa Maria, sviluppata in epoca moderna, ruota attorno alla immensa basilica, che offre un notevole effetto scenico già dall’esterno. La grande Madonna dorata illuminata ci dà il benvenuto dalla cima della facciata (postuma), e all’interno appare la chicca: La Porziuncola, il luogo dove Francesco dimorò e fondò l’Ordine. Di fianco all’altare della chiesa, sulla destra, sostiamo alla Cappella del Transito, il luogo dove la sera del 3 ottobre 1226 il Santo lasciò la vita terrena.
Costeggiando la Sacrestia, lungo un corridoio interno arriviamo al giardino delle rose, passando davanti ad una piccola statua, in posizione sopraelevata, dove abitualmente stazionano delle colombe intente alla cova delle uova, ma oggi stranamente non ci sono, oppure si sono solo temporaneamente allontanate. Facciamo una sosta ancora nella Cappella costruita sopra lo spartano giaciglio dell’illustre assisano, quindi concludiamo il percorso sbucando nel piazzale antistante la Basilica. È buio, e poniamo termine a questa giornata campale, cotti ma soddisfatti. La sera ceniamo a Palazzo, altra frazione nella piana a pochi chilometri da Assisi, all’Osteria di Cambio, appena fuori dal Castello, una delle poche che ancora può fregiarsi di questo nome: tovaglia a quadri, camino acceso in fondo al salone, e tanta genuinità.
Assaggiamo l’olio novello di produzione propria, quest’anno di resa e qualità inferiore alle precedenti annate per via della mosca olearia che rovina i frutti, ma chi ha colto anticipando i tempi ha limitato i danni. La bruschetta con l’olio nuovo è decisamente un oggetto di culto, da queste parti. Ceniamo con una super grigliata di carni arrostite rigorosamente sulle braci, accompagnata da patate fritte e dalla consueta erba cotta ripassata con la torta al testo, e dopo qualche bicchiere (qualcuno sicuramente di troppo) torniamo all’ovile, salutando i nostri amici che domattina faranno ritorno.