Cosa vedere a Vilnius in 3 giorni: dall’arte gratuita a cielo aperto alle prigioni del KGB
Probabilmente vi diranno che Vilnius può essere visitata in un giorno o due, senza fretta, perché tutto è vicino e raggiungibile a piedi. Io vi direi il contrario, ma è ovvio che dipende dal tipo di viaggiatori che siete, da quanto a fondo volete conoscere i posti che visitate e da quella che è la vostra resistenza nello scarpinare senza tornare alla base. Nel mio caso, dopo infinite istanze sono stata finalmente accettata a un corso a Vilnius, ma l’ammissione è caduta proprio in un periodo in cui non avevo la possibilità di mancare da casa neanche un giorno in più del necessario. Una vera sfiga, se consideriamo che per raggiungere Vilnius dal Sud ci vuole una giornata (8 ore di scalo all’andata e 4 al ritorno, senza alternative migliori e salvo ritardi). Ho pensato che in fondo tre sere mi sarebbero bastate, ma fin dai primi passi mossi in Piazza del Municipio ho capito che mi sbagliavo. E così, in 3 pomeriggi/sere ho girato più che potevo, macinando una media di 15 km al giorno. Decidete voi se è davvero tutto vicino.
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Centro storico di Vilnius
Cominciamo da una premessa fondamentale: il centro storico di Vilnius è un sito patrimonio dell’umanità UNESCO e non appena lo vedrete ne comprenderete i motivi. Il centro, oggettivamente raccolto e concentrato in una zona facilmente visitabile a piedi, è un condensato di storia, di arte, di cultura, di un passato ingombrante e della voglia di riscatto.
Qui gli stili architettonici convivono in perfetta armonia, senza litigare nonostante le profonde diversità. Nella piazza del Municipio, mio luogo di partenza perché ci dormivo (a 45 euro a notte), troverete un susseguirsi di edifici armoniosi e gradevoli, interrotti in due punti da costruzioni più moderne (una delle quali è quanto meno un museo il cui interno compensa la sgradevolezza dell’esteriorità). Una curiosità: l’edificio più moderno in legno, che oggi ospita delle boutique di alta moda, un tempo era un cinema. Caduto il comunismo, i cinema sono falliti e l’edificio è stato ricostruito secondo il dubbio gusto moderno che vedrete.
Dopo aver salutato il Palazzo del Municipio, oggi solo sede di rappresentanza e luogo turistico, in pochissimi passi sarete alla Via del Vetro (Stikliy g.). Per gli italiani può sembrare strano ritrovarsi a Vilnius con le stesse statuette di vetro che si trovano a Murano, ma la nostra guida rivendicava con orgoglio una certa “cuginanza” tra queste creazioni. La via del vetro cambia aspetto periodicamente e dovrete alzare lo sguardo al cielo per sapere come è stata addobbata durante la vostra visita.
All’ingresso, una targa vi annuncia che siete nel cuore del ghetto di Vilnius. Qui l’occupazione tedesca è stata particolarmente sofferta, anche perché molte famiglie erano scappate dagli Stati confinanti e furono bloccate proprio in Lituania. La strada è oggi un susseguirsi di ristoranti e negozi di artigianato di livello molto variabile, vivace di notte e allegra di giorno, in pieno contrasto con la sua storia.
Giunti a quello che sembra un incrocio ma è in realtà una piazza, vedrete sulla sinistra un negozio di dolciumi che fa angolo, decorato anch’esso in modo variabile in base alla stagione, certamente indimenticabile e facilmente instagrammabile: il Poniu Laime.
Questo bar vi farà commuovere, non solo per la bontà dei suoi dolci, ma soprattutto perché è stata una delle prime attività private ad aprire dopo la caduta del comunismo. Pensate cosa può essere stato avere una propria pasticceria, proporre in vendita al pubblico dei dolci e assaporare il dolce gusto dell’indipendenza lungamente agognata.
A pochi passi (saranno sempre pochi, nel centro storico, perché infinte sono le attrazioni) troverete il Palazzo Presidenziale, su cui oggi campeggiano la bandiera della Lituania e quella dell’Ucraina. La solidarietà con l’Ucraina è qui tangibilissima, imponente. Certamente, un popolo che ha subito undici occupazioni nell’arco di un secolo sa bene quanto costi cara la libertà e quanto sia importante preservarla e devo ammettere che dopo aver sentito il racconto della nostra guida sul periodo dell’URSS ho per la prima volta capito lo spirito di quegli ucraini che, scoppiata la guerra, hanno abbandonato le loro vite sicure per tornare in patria a combattere in nome della libertà. Sono esperienze che a noi almeno finora sono state risparmiate, ma che evidentemente hanno avuto un peso fortissimo sulla vita dei “ragazzi” della mia generazione.
Il Palazzo Presidenziale di Vilnius si fa notare per la totale assenza di guardie e controlli armati. La piazza è liberamente fruibile e al centro si trova la classica mattonella su cui bisogna compiere tre giri su se stessi esprimendo un desiderio (come le palle del toro a Milano o a Wall Street, per intenderci). Alle spalle del Palazzo del Presidente, un cortile sterrato ci ricorda che qui non si bada tanto alla formalità o all’etichetta e si punta alla sostanza. Per quanto Vilnius si vesta sempre in modo impeccabile per presentarsi ai suoi ospiti.
Pochi passi più in là, vi troverete nella piazza della Cattedrale di Vilnius, dove vedrete una torre apparentemente senza ragion d’essere. Un tempo quella torre e le sue sorelle proteggevano la città, ma oggi di quelle mura non è rimasto che questo. Potete salire in alto per godere di una vista di Vilnius dal cielo, ma questa opportunità non vi mancherà di certo anche percorrendo pochi altri passi e raggiungendo la Torre di Gediminas. Prima di arrampicarvi sulla collina, ammirate lo stile classico della cattedrale: vi servirà per distinguerla dalle infinite chiese di altri stili che vedrete nel vostro giro. Il bianco della Piazza della Cattedrale è interrotto da una vista in prospettiva che dà su una torre di colore rosso, quello stesso rosso che vediamo a Bologna e in molte altre delle nostre città.
Anche questa torre un tempo non era isolata, ma accompagnata da un castello che risale al tempo in cui quella collina fu scelta per simboleggiare la Capitale della Lituania. Oggi Vilnius ha 700 anni come città e ovunque troverete scritte che celebrano questo compleanno grandioso… una bella signora, decisamente, che dimostra i suoi anni portandoli alla perfezione.
Dalla collina avrete la prima vista sulla parte moderna della città e così scoprirete di non essere finiti nel passato: al di là del fiume, grattacieli, hotel di lusso, palazzoni e insegne luminose di enormi centri commerciali vi confermano che la città è andata avanti, ha fatto i conti con il suo passato e ha voltato pagina e oggi si presenta con grandissima dignità come una città moderna. Di sera la vista è romantica e d’atmosfera, ma per le visite è meglio restare nel centro storico.
Scesi dalla collina, tornate indietro e, dopo pochi passi tra ristoranti e negozi di souvenir, girate sulla sinistra in una stradina stretta e vi ritroverete in Via della Letteratura. Io ci sono arrivata per caso, dopo un po’ di nausea per i negozi per turisti, ma è segnalata tra le cose da visitare a Vilnius.
La strada è stretta e sui muri color pastello si trovano targhette e rilievi dedicati ai poeti e agli scrittori, che cambiano in continuazione. All’inizio della strada, un ristorante che sembra non aver subito alcuna modifica dalla sua apertura. Alla fine della strada, una bizzarra bottega per tatuaggi enorme, con alle finestre immagini legate al cinema e all’arte.
Proseguendo poco più in là, sarete abbagliati dalla Chiesa di Sant’Anna e San Bernardino, una chiesa in stile gotico fiammingo di colore rosso che si impone per la sua maestosità e bellezza.
Dopo aver letto queste poesie e dediche letterarie e aver visto il gotico, sarete di nuovo nel centro di Vilnius, pronti a visitare le chiese ortodosse di stile barocco che vi si presenteranno davanti. In Lituania la religione largamente prevalente è il cattolicesimo, ma in questa zona si trovano interessanti chiese ortodosse dall’aspetto notevole, dove potrete assistere (con rispetto) alle celebrazioni liturgiche cantate. La liturgia ortodossa la trovo interessante da vedere, per il suo rituale un po’ diverso dal nostro e per questa predilezione per il canto e le candele. A questo giro, comunque, l’ho saltata per ragioni di tempo, ma un mio collega assicura che ne valga la pena.
Superate le due chiese ortodosse, avrete davanti la chiesa dei Gesuiti, di cui mi ha colpita non tanto l’imponente facciata, quanto la corona nera che campeggia sullo sfondo e si vede praticamente da ogni punto del centro storico. Una corona nera come simbolo della Chiesa non l’avevo ancora mai notata, ma vi aiuterà di certo ad orientarvi se ne avrete bisogno (siamo di nuovo in Piazza del Municipio).
Camminate ancora un po’ in salita e, superato un ristorante dal nome di un vino italiano (ma non vi fidate, meglio la birra del vino), avrete sulla destra quello che ho definito un arco matrioska: tre archi uguali, progressivamente più piccoli, si susseguono fino a un cancello in ferro che francamente avrebbero potuto evitare. Anche questa è una foto che va fortissimo su Instagram, fidatevi.
Pochi metri più in su, sulla sinistra, troverete davanti alla Porta dell’Aurora, che è anche un luogo di culto, come vi annuncerà con scarsa discrezione una scritta con un’immagine religiosa.
Il Museo delle occupazioni e delle lotte per la libertà (Okupaciju ir Laisves Kovu Muziejus)
Il Museo delle occupazioni e delle lotte per la libertà di Vilnius, con le prigioni del KGB
Vilnius non è solo il suo centro storico, come ho già detto. Anzi, Vilnius è soprattutto la città di un popolo che ha sofferto numerose occupazioni e ha lottato per avere l’indipendenza. Chi è nato negli anni ’60 e ’70 ha vivissimo il ricordo dei tempi in cui tutto era controllato strettamente da un regime che privava di ogni libertà e ha il terrore di poter rivivere una situazione così soffocante, ora che in Europa si vive liberamente.
Per questo la mia prima tappa in assoluto, finito il primo giorno di corso, è stato il Museo delle occupazioni e delle lotte per la libertà (già il nome in sé racconta una storia). Il Museo si raggiunge comodamente a piedi con una passeggiata di una mezz’oretta e si trova in quella che un tempo era una prigione del KGB.
Il piano terra non è memorabile, forse anche perché non conoscevo la storia dei partigiani lituani che hanno lottato per nove anni, in piccoli gruppi e con armi di contrabbando, tentando di arginare per quanto possibile l’oppressione subita. Moltissimi sono stati deportati o uccisi, uomini e donne senza distinzione, e i loro cadaveri sono stati esposti pubblicamente come avvertimento per altri ribelli. La gente delle campagne li ha lottato come poteva, ma la lotta non ha raggiunto il risultato sperato. Non è tanto la lotta dei partigiani ad avermi colpita (forse perché dopo le letture di Fenoglio non mi è sembrata così nuova), quanto la prigione del KGB.
Scendendo una scala sconnessa, si arriva ad un corridoio stretto pieno zeppo di porte rosse e verdi. All’interno, le brande dei detenuti, gli orinatoi, le scrivanie, la stanza dei capi, fino a giungere alle stanze delle torture. Devo dire che vedere le macchine delle torture medievali mi ha fatto un effetto diverso, forse perché si trattava di cose che considero appartenenti a un’altra era. Ma vedere la camicia di forza, la stanza con l’acqua gelida, l’insonorizzazione a bloccare le urla e i pianti, mi ha dato un pugno allo stomaco. È stato pochi anni fa, io ero una bambina e non capivo i discorsi degli adulti, ma ricordo l’apprensione con i miei genitori seguirono la vicenda e i discorsi su Gorbačëv (che per me allora era solo un uomo con una strana macchia in testa).
Controllate gli orari di apertura del Museo (attualmente è chiuso di lunedì e martedì) e programmate una visita. Non ve ne pentirete.
Una visita a una ex prigione che sarà familiare ai fan di Stranger Things: Lukiškių kalėjimas 2.0
La scenografia del Lukiškių kalėjimas 2.0 durante un evento serale di musica e danza
Restiamo in tema di URSS, storia e occupazioni mal tollerate, ma con una nota di glamour. La seconda sera del mio corso mi sono diretta a una social dance di Lindy hop, una serata in cui le scuole locali mettono musica per consentire agli allievi e ai curiosi di allenarsi nel ballo o semplicemente passare del tempo insieme. La distanza dal mio appartamento era di 2.5 km, per cui ho programmato di andarci in Uber… ovviamente però ci sono andata a piedi, perché Vilnius è troppo bella per perdersi l’occasione di fare il centro storico una volta in più.
Ho attraversato un enorme viale che parte dalla Piazza della Cattedrale, dove troverete non solo i più importanti uffici pubblici e di rappresentanza, ma anche una quantità infinita di gente che passeggia o sorseggia un drink in uno dei vicini locali. Dopo un bel po’ di strada, mentre costeggiavo il fiume, l’atmosfera è diventata diversa: niente più palazzi ristrutturati, colori pastello, rosso e bianco, mattoni e ciottoli, ma edifici grigi e una sensazione di cupo e misterioso. Ero arrivata alla meta.
Entrata dal cancello, non ho potuto fare a meno di notare che un tizio stava osservando una ventina di videocamere di sicurezza: ma dove sono finita? Attraversato un cortile con due statue di uomini nudi, mi sono ritrovata in un piazzale enorme, su cui si affacciavano diversi palazzi. Da quello a sinistra provenivano le inconfondibili note rock di una band che faceva le prove, mentre da un portoncino anonimo a destra si percepiva appena una musica jazz. Attraversata la porta, mi sono ritrovata in un mondo parallelo: una stanza rotonda piena di ballerini di alto livello che volteggiavano senza scontrarsi, ragazzi seduti a bere ai margini della sala e un corridoio illuminato di rosso che ho prontamente percorso per ritrovarmi davanti a un’inferriata. Solo allora mi sono resa conto che ero passata attraverso numerosi cancelli in ferro (aperti), pronti a bloccare il passo ogni 5 metri. A quel punto era chiaro: il ballo si teneva all’interno di una vecchia prigione. Ed infatti, i bagni no-gender (unici esistenti) si trovavano all’inizio di una scala (chiusa con inferriate) che portava a una serie infinita di celle visibili fino al quarto/quinto piano. Lo spettacolo era stato “migliorato” con reti in tessuto su cui sono stati posizionati finti scheletri di animali. A descriverlo sembra brutto, ma la sensazione era di allegria e libertà, di scherno verso un passato di cui ci si è liberati.
Dopo aver finito di ispezionare gli spazi visitabili, pieni di tavolini, bidoni usati come sedie e calcio-balilla, sono tornata al piano terra e ho visitato l’ampio cortile. A quel punto era inevitabile chiedere a Google dove ero finita in nome del Lindy hop. La risposta è stata molto più interessante di quanto mi aspettassi: la vecchia prigione del KGB, nota per aver “ospitato” detenuti illustri, è stata utilizzata per girare le scene di Stranger Things 4, quelle in cui (allarme spoiler) Hopper è rinchiuso all’inizio della stagione e dove poi si hanno le lotte per la sua liberazione. Nella serie ci troviamo in Siberia, ma in realtà siamo in Lituania. L’atmosfera, come ho detto, è perfetta: c’è ancora quel clima di grigiore, appiattimento e imposizione che si doveva respirare un tempo e di cui nel centro storico di Vilnius non si ha alcun sentore.
Vilnius ha saputo valorizzare le sue bellezze senza dimenticare il passato: la memoria storica è essenziale e passare da un punto all’altro della città è un ottimo modo per ricordarlo.
Se siete appassionati di Serie TV, potrete seguire altri luoghi in cui è stata girata Stranger Things 4, ma anche gli itinerari della bellissima serie HBO “Chernobyl”. Non avete che da cercare online e vi daranno gli itinerari completi, ma ci sono anche visite guidate e tour organizzati per questo.
La Repubblica indipendente di Užupis
L’ingresso nella “repubblica indipendente di Užupis (Užupio)”
Il secondo giorno del corso la nostra host ha organizzato per noi una visita guidata per la città. Il tempo è stato concentrato in due ore per ragioni pratiche (non eravamo lì in vacanza e abbiamo iniziato tardi), ma la guida è stata in grado di indicarci i punti che avremmo potuto approfondire per conto nostro.
Molte attrazioni le ho descritte in precedenza. Ora però è il momento di dare spazio al luogo da cui questa visita è cominciata, un posto certo bizzarro e singolare, che vi farà ricordare di Vilnius: la Repubblica indipendente di Uzupis.
Scherzando la guida ci ha chiesto se avessimo il passaporto, prima di attraversare il ponte sulla Vilnia (riconosciuta come cittadina di Uzupis, perché scorre alla stessa velocità della vita umana).
All’ingresso, un cartello ci ricorda di sorridere, di non andare veloci, di esprimere al meglio la nostra creatività e di avere rispetto per gli altri. Nel percorso verso l’Angelo, cartelli stradali ci informano che possono circolare gatti, ubriachi, artisti con cavalletto e gente di ogni tipo che esprime se stessa. Tutto intorno, botteghe d’arte e luoghi ricreativi.
Alla piazza dell’Angelo – che proprio oggi, 1° aprile, festeggia l’anniversario della sua indipendenza – percepiamo in pieno lo spirito di questa Repubblica: l’architetto cui era stata commissionata l’opera, da buon artista, non ha finito in tempo e ha quindi deciso di piazzare sul posto un uovo, dicendo che l’Angelo si sarebbe schiuso l’anno dopo. Con questa trovata “artistica”, il nostro architetto ha guadagnato un anno di tempo.
Sulla destra troverete un IKI, supermercato ottimo per l’acquisto di prodotti tipici a poco prezzo, e poco dopo la strada della Costituzione di Uzupic. Certo, perché questa Repubblica ha una sua Costituzione, tradotta in numerose lingue in onore delle feste dell’indipendenza che si festeggiano negli altri Stati. Leggete con attenzione la Costituzione e riflettete un po’ su quello che è per voi il messaggio più importante. Io ho scelto il “non ti arrendere”, mentre sono stata in disappunto sul fatto che i miei gatti non abbiano il dovere di amarmi (sono certa che mi amino).
Tornando verso il fiume, incontrerete l’incubatrice dell’arte: un luogo in cui i giovani artisti possono lasciare le loro opere a maturare ed esprimere così la loro creatività. Qui tutti sono incentivati a essere creativi nel modo che ritengono più adeguato, senza condizionamenti e vincoli.
La Repubblica di Uzupis è straordinaria e vi farà innamorare per il suo stile un po’ hippie un po’ menefreghista. Vi troverete anche qualche ambasciata onoraria, a dare maggiore dignità al contesto, e le foto della visita del Dalai Lama.
Che non sia un covo di squattrinati esaltati è confermato dal numero – per me impressionante – di telecamere che vi si trovano. Vilnius è una città sicura e moltissimi cancelli di cortili privati sono lasciati aperti per consentire alla gente di passarci attraverso o di curiosare. Stupisce, quindi, che un luogo così tollerante e libero come Uzupis abbia avvertito il bisogno di video-controllare la vita: consideriamolo un contatto evidente con la realtà.
Parco Kalnų e il Monumento delle tre croci
Il Monumento delle tre croci
Con la città vecchia alle spalle arrivando da Uzupis, imboccando una salita, vi troverete in pochi passi in un bosco. È primavera, ma gli alberi sono del tutto spogli e ovunque si trovano le tipiche foglie autunnali, quelle che disegnano alle elementari quando insegnano a riconoscere le stagioni, per intenderci. I segnali sono “artistici”, nel senso che sono privi di indicazioni e lasciano alla libertà di ciascuno la scelta sul percorso. Il mio istinto mi ha portata a salire a lungo per poi riscendere subito dopo e risalire, quindi se non siete del tutto allenati controllate Google Maps piuttosto che andare alla cieca.
Comunque, camminando in questa foresta attaccata alla città e del tutto immune ai rumori e al traffico, superato il fiume e saliti molti scalini, vi troverete sulla Collina delle 3 croci (che sicuramente avrete riconosciuto di notte, dal basso, di fronte a quella con la torre di Gediminas).
Se dalla Torre si vede la città nuova, dalle 3 croci si vede la città vecchia. Al tramonto l’alternarsi di rosso e bianco è particolarmente valorizzato e la vista vi consolerà per la salita affrontata (ci si può comunque arrivare con Uber, se proprio non ce la fate). Accanto alla collina, i resti delle tre croci che vi sorgevano un tempo, che sono state distrutte e poi ricostruite.
Paupys e l’Open Gallery
Paupys, il mercato “verde” di Vilnius
Il terzo giorno, nella follia delle mie sperimentazioni da ultimo pomeriggio, ho passeggiato un po’ oltre i miei limiti. La prima tappa è stata il mercato di Paupys, un luogo in vetro e muratura allestito all’interno con molte piante finte a creare un’atmosfera esotica. Ricorda alcuni mercati europei in cui ci si incontra per bere e mangiare (e di fatto di sera ci sono solo ristoranti), ma l’arrivo da Piazza del Municipio consente di ammirare i bastioni di Vilnius (io ci sono capitata per caso ed è stata una bellissima sorpresa). Vi potete arrivare anche da Uzupis, se volete bere o mangiare con l’illusione di stare all’aperto in un giorno di freddo o di pioggia (non mancheranno, ne sono certa).
Come si sarà capito, Vilnius è una città che ama molto l’arte e la rende facilmente fruibile anche gratuitamente. Una prova eccellente di questa mentalità è data dalla Open Gallery, una galleria a cielo aperto che si trova a circa un km dal centro storico, dove dopo un cancello in ferro ci si trova davanti a un isolato in cui i palazzi – regolarmente utilizzati per normali attività – sono tutti coperti di murales e opere d’arte. Passeggiando per le stradine noterete questi enormi disegni interrotti dalle auto parcheggiate e dagli strumenti di lavoro, a simboleggiare la vita quotidiana che si svolge sullo scenario di questo museo a cielo aperto.
A Vilnius, comunque, le occasioni per vedere l’arte – soprattutto contemporanea – non mancheranno. Tra tutti, consiglio il MO Museum.
Žvėrynas: casette in legno ai piedi dei grattacieli
Una tipica casetta in legno del quartiere di Zverynas
Devo ammettere che leggendo su internet le cose da fare e vedere a Vilnius, ho trovato un elenco piuttosto ristretto e ripetitivo, di cui non mi sono accontentata. La versione più completa me l’ha offerta GoVilnius, un sito lituano che Google ha tradotto per me.
Qui ho scoperto che nel cuore della Vilnius moderna, tra grattacieli e catene internazionali di hotel, vive una comunità che resiste ancora in case di legno riscaldate con il camino. Il navigatore mi dava 40 minuti a piedi e ho pensato di prendere un Uber, ma ormai lo avete capito: prima volevo vedere un ponte, poi una statua, poi una piazza, poi un cortile, poi non so più cosa ma alla fine ci sono andata a piedi. All’arrivo, ero al quattordicesimo km in 3 ore di cammino.
Il quartiere è caratteristico proprio per il contrasto tra la modernità e l’imponenza degli edifici moderni e la delicatezza di queste casette in legno con cortile e cane, a volte poste proprio accanto ai palazzi. Le stradine interne tra le varie case sono strette e di venerdì sera, mentre la movida impazzava nel centro storico, erano deserte. Non sono molte le città che ho visto con così tanti volti e non mi pento della sfacchinata (comunque evitabile con 10 minuti di taxi). La luce non era buona per fare le foto, perché era l’ora del crepuscolo e pioveva, per cui non posso che raccontare a parole questo contrasto fortissimo tra epoche diverse, degno di un multiverso.
Al ritorno, comunque, ho preso un bus che mi ha riportata nel centro storico, dove il venerdì sera dava il meglio di sé.
Per il resto, nonostante abbia provato un po’ a sbirciare nella parte moderna di Vilnius, non ci ho trovato nulla che valga la pena visitare.
Il cibo a Vilnius
Il Šaltibarščiai, una zuppa molto simile al Chlodnik polacco
Il cibo di Vilnius non so bene come definirlo. Certamente è una città fredda (a fine marzo ho trovato la neve e mi sono beccata un terribile raffreddore) e come tale ama pietanze elaborate, brodose e grasse. A parte le zuppe, vi proporranno lo zeppelin (Cepelinai). Questo “dirigibile” di patate è ingannevole: nonostante sia piccolo, è pesantissimo e vi resterà sullo stomaco in onore del suo nome. La guida ci ha consigliato di mangiarne uno a testa e quelli che non l’hanno ascoltata e ne hanno mangiati 2 se ne sono pentiti per tutta la notte.
Per il resto, la carne d’anatra cucinata in vari modi potrà forse offrirvi un’alternativa più accattivante. Su altre cose non mi sento di pronunciarmi, a parte la zuppa fucsia dal nome impronunciabile (Šaltibarščiai) che accontenterà il vostro palato.
Per i vegetariani e i vegani ho buone notizie: ovunque si trovano piatti di formaggi (alcuni dei quali considerati prodotti tipici, come il cugino del parmigiano, il dziugas) e di verdure. Per chi deve fare i conti con i vampiri, consigliatissimo il pane fritto all’aglio con salsa all’aglio (Kepta Duona). Il collega polacco continuava a dire che lui non riesce a imitare il sapore unico di quella salsa all’aglio, mentre io continuavo a chiedermi come facesse anche solo a respirare lì vicino. Ma io odio l’aglio e quindi non faccio testo.
I dolci sono un po’ quelli classici del nord Europa, anche se troverete tantissime varietà di cioccolato. Come souvenir, un dolce croccante che ricorda un albero di Natale (Šakotis). Durante i matrimoni se ne realizza uno enorme che gli invitati condividono.
Il caffè espresso è uno dei migliori mai bevuti fuori dall’Italia, spesso con miscela Lavazza o Nespresso. Tra le birre – consigliate molto più del vino, in cui sono neofiti e per il quale non hanno un clima adatto – consiglio di provare quella alla Cannabis. Attenzione: la Cannabis intesa come droga con principio attivo è illegale, ma qui gusterete l’aroma della birra.
La vita notturna di Vilnius
Il municipio di Vilnius nelle ore serali
La vita notturna a Vilnius è vivace e vissuta da giovani che sanno o hanno sperimentato che la libertà non è una garanzia e che ciò che si ha è una conquista. I locali sono infiniti, posizionati uno accanto all’altro, con grandi vetrate e scritte vistose.
La sera del mio arrivo, un martedì, c’erano -5 °C e la stradina vicino al mio appartamento era deserta, con i locali già chiusi o comunque vuoti. A stento, alle 21:30, ho trovato un posto in cui cenare. Venerdì sera, con 5 °C e una leggera pioggerellina, quella stessa strada era piena di gente seduta ai tavolini all’aperto o nei locali, intenta a bere o a mangiare. Ho scoperto che durante il Covid quella zona pedonale è rimasta aperta, con obbligo di avere i tavolini all’esterno, per consentire alla gente di pranzare e cenare fuori e vivere un po’ con normalità.
Ovviamente il clima influenza molto le abitudini di un popolo (non a caso gli spagnoli, con il bel caldo che hanno, sono così chiassosi e festaioli) e Vilnius me lo ha confermato. Se ci andate in giorni freddi, non scoraggiatevi ed entrare nei locali: molti sono aperti e offrono musica dal vivo, soprattutto tra il giovedì e il sabato. Si beve e si sta in compagnia con grande facilità e la vita notturna è incentivata. Anche se le strade vi sembreranno deserte col freddo (o in orario di lavoro), non avete che da aprire con fiducia una porta ed entrare.
Per concludere
Vilnius è una di quelle città in cui la stanza mi ha vista solo durante il sonno notturno, per il numero minimo di ore necessarie a garantirmi il funzionamento del cervello per seguire un corso in inglese. Le cose da vedere sono tante e tali che neanche il freddo e il conseguente raffreddore mi hanno fatta rallentare.
Potendo scegliere, ci avrei passato 3 notti con piena calma, aggiungendo una gita al Castello di Trakai che si trova lì vicino.
Girate il centro storico con calma, visitate i luoghi del KGB, prenotate una guida locale per farvi raccontare dal cuore la storia di chi ha conosciuto tardi la libertà, esprimete la vostra creatività, vivete in epoche e mondi diversi e consigliatela ai vostri amici come io faccio con voi. Vilnius va visitata: fatelo prima che perda la sua autenticità.