Uzbekistan: terra sconosciuta e meravigliosa

Un tuffo nella terra di Tamerlano, sulle tracce di Marco Polo, percorrendo la mitica Via della Seta, per assaporare colori, storia e cultura di questa terra
Scritto da: borzolino48
uzbekistan: terra sconosciuta e meravigliosa
Partenza il: 27/09/2013
Ritorno il: 04/10/2013
Viaggiatori: 7
Spesa: 2000 €
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Uzbekistan, ma dove si trova? Penso sia in Asia Centrale, faceva parte dell’ex Unione Sovietica. Ma cosa c’è da vedere? Non so, saranno steppe desertiche infinite, ove vivevano i Mongoli e dove passò Marco Polo durante il suo viaggio verso il Katai, descritto poi nel libro Il Milione. Ma non è li che si trova la mitica Samarcanda? Chissà come sarà? Allora documentiamoci.

Da queste poche battute è nata l’idea di un viaggio in questa terra, cosi distante da noi e così sconosciuta.

Solo quando arrivi in questi luoghi, ti rendi finalmente conto di quanto siano ricchi di storia, e di una stupefacente architettura, progettata e realizzata dai più grandi maestri che tanto hanno contribuito anche alla nostra civiltà cosidetta occidentale.

Puoi finalmente godere di monumenti meravigliosi ed impensabili, rimasti a testimonianza di una storia , tormentata ma ricca di cultura ed umanità.

Il suo suolo è stato nel lontano passato, ma anche in tempi più recenti, oggetto di conquiste e distruzioni, prima da parte di Gengis Khan, poi da Tamerlano, per finire alla nostra epoca con l’Unione Sovietica.

Le genti di queste terre hanno però sempre saputo mantenere la propria identità, le proprie tradizioni ed i propri costumi, uniti da uno spiccato senso nazionalistico.

Cosi oggi chi ha l’opportunità di poter visitare la repubblica dell’Uzbekistan, si puo immergere in questa particolare atmosfera, ed assaporarla appieno passeggiando tra le mille vestigia presenti nelle sue storiche città, così come negli innumerevoli suk , sempre affollatissimi e variopinti.

Considerando le molteplici problematiche burocratiche da affrontare per entrare nel paese, noi abbiamo optato per un viaggio organizzato da un tour operator italiano, il quale si è appoggiato alla agenzia Uzbeka Marco Polo Viaggi, rivelatasi molto efficiente sia nella logistica che nella guida locale, la Sig. Tamila: molto preparata , disponibile e padroneggiante un Italiano perfetto.

Khiva, un salto indietro nel tempo

E giunge finalmente il giorno della partenza. Il 27 settembre 2013. La nostra comitiva composta di 7 persone, si ritrova a Malpensa con tutti gli altri partecipanti al viaggio. Lì incontriamo il nostro accompagnatore , Paolo, che ci assisterà in tutti gli aspetti e per tutto il viaggio, in maniera encomiabile. Il volo non è breve,circa 6 ore , con 4 ore di fuso orario; passa comunque in fretta, tanta è la voglia di arrivare a destinazione ed iniziare il tour. Alle 6 del mattino, ora locale, atterriamo a Urgench, vicino a Khiva, siamo partiti da Milano alle 23. Dopo una estenuante attesa per vidimare i visti di entrata, retaggio della vecchia burocrazia sovietica (sei poliziotti per controllare ciascun visto), troviamo ad attenderci la nostra guida, Tamila, che rapidamente si presenta e ci fa salire sull’autobus che ci porterà al nostro primo Hotel: un resort della catena Asia, posto subito fuori le stupende mura di Khiva, antica capitale del khanato di Korasmia.

Tempo di fare colazione, e la stanchezza sparisce subito, soppiantata dalla frenesia di attraversare quelle ciclopiche e meravigliose mura, che sembrano essere li da secoli, ad attendere solo noi.

Tamila percepisce questa urgenza e subito dopo la sistemazione ci guida attraverso uno stupendo portale, che dà accesso all’Ichan Kala, il centro storico di Khiva, patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO. Non appena varcate le stupende mura, ci sembra di essere proiettati indietro nel tempo. Quello che ci circonda è magico: le case di mattoni crudi, le strade pavimentate in parte, le bellissime porte e finestre in legno, tutto è rimasto come era secoli fa. Anche gli abitanti, i bambini che giocano per starda, le donne avvolte nei loro veli, gli uomini intenti nei loro lavori di fine artigianato, sembrano vivere in quell’atmosfera antica, così quieta e rilassante, che segue languidamente lo scorrere del tempo, legato al viaggio del sole in quel cielo che sembra altissimo, e sempre di un azzurro intenso. Vediamo degli scavi coperti di recente nelle strade, incuriositi chiediamo a Tamila la quale ci dice essere il nuovo acquedotto, che solo quest’estate ha portato l’acqua corrente nelle case. Un po’ di modernità per questa gente ancora così felicemente e fieramente antica.

Cominciamo quindi la visita dei monumenti, a partire dal mausoleo di Pakhlavan-Makhmud, annoverato tra i santi dell’Islam. Questo luogo sacro, con una cupola verde smeraldo, è meta di pellegrinaggi da parte di molti fedeli Islamici.

Proseguiamo il nostro percorso entrando nella stupefacente moschea Juma, il cui soffitto è sorretto da una selva di colonne lignee intarsiate risalenti fino al X secolo. Ho avuto la fortuna di visitare molti paesi musulmani e quindi molte moschee, ma una costruzione cosi particolare e coinvolgente non mi era mai capitato di vederla.

Ci spostiamo poi nel palazzo Tash Khauli, un tempo harem del locale sultano. Le pareti della costruzione, sono riccamente ricoperte di maioliche di un colore azzurro cielo meravigliose.

La visita successiva è quella della madrassa (scuola coranica) Rakhim Khan, ove all’interno del cortile assistiamo ad un piacevole spettacolo offerto da una famiglia di funamboli.

Sostiamo quindi nel locale tipico annesso per il pranzo; dopo del quale entriamo nella fortezza della città: Khunia Ark, ove visitiamo il leggendario trono d’argento del khan di Khiva.

Saliti sulla torre della fortezza, possiamo estasiarci alla vista del panorama che si offre a noi. In lontanaza il deserto rosso Turkmeno, ai nostri piedi la città racchiusa nelle sue ciclopiche e maestose mura alte fino a 20 metri. Dall’alto è anche possibile osservare le innumerevoli tombe che cosi stranamente sono poste sulla parte inclinata interna delle mura stesse.

Il monumento comunque più maestoso, è il minareto Islam Hodja, altissimo e tutto ricoperto di maioliche finemente lavorate, e che proprio per la sua altezza è visibile da ogni angolo della città.

Altro monumento significativo è il minareto incompiuto, Kalta Minor, dotato alla base di una circonferenza enorme ed anch’esso riccamente ricoperto di maioliche; pensate che se fosse stato terminato avrebbe raggiunto la straordinaria altezza di 90 metri.

Concludiamo la visita soffermandoci a lungo presso una Jurta, montata di tutto punto ed in bella mostra . Questo tipo di tenda circolare, è stata per secoli la casa dei popoli nomadi che montavano e smontavano nei loro spostamenti e transumanze. È stata ma lo è ancora, perchè nelle steppe desolate dell’Asia Centrale moltissime tribù nomadi la utilizzano tutt’oggi.

Dopo la cena consumata in Hotel, i più instancabili, noi compresi, si avventurano ancora nel centro storico, per una breve visita non meno coinvolgente di quella diurna, in quanto tutti i monumenti sono illuminati da luci variopinte.

Stremati dalla lunga doppia giornata ci aspetta il sonno del turista, soddisfatti e sorpresi di ciò che la prima Citta Uzbeka ha saputo offrirci.

Bukhara la Santa

Il mattino successivo, ci risvegliamo accolti da uno splendido sole, che ci accompagnerà durante tutto il tour, con temperature calde ma sopportabili, anche perchè mitigate sempre da un bel venticello.

Fatta colazione, ci dirigiamo a bordo del nostro bus verso l’areoporto, per il volo di trasferimento che ci porterà a Bukhara. Questa volta le operazioni doganali saranno veloci, trattandosi di un tragitto interno. In meno di due ore giungiamo a destinazione e veniamo accompagnati in Hotel per la sistemazione. Anche questo albergo è della catena Asia, posto nella zona piu animata della città. La cosa che ci sorprende subito è lo stile architettonico della struttura, sembra infatti una stupenda Madrassa, attraverso il cui portale ci accingiamo ad entrare nella Hall molto ampia e luminosa, dotata di due belle scalinate poste a raggierache permettono di accedere ai piani superiori. Questa sala così particolare, permette a tutti di calarsi senza indugio nell’atmosfera locale, così colorata ed allegra.

Preso possesso delle camere e depositati i bagagli, ci dirigiamo subito alla vicina piazza principale di Bukhara, dove si trova l’antica cittadella, (Ark) maestosa sede del Khan.

Essa è circondata da mura altissime, che la racchiudono completamente ancora oggi. La particolarità di questa fortezza è quella di essere stata costruita in sopraelevazione rispetto al livello del suolo originario pianeggiante. Infatti per accedere alla cittadella vi sono due possibilità, la prima costituita da una serie di scale che conducono alla quota superiore ed ovviamente solo pedonali; la seconda un piano inclinato che partendo dal suolo si innalza sino all’altezza delle mura. Questo percorso poteva essere effettuato anche a cavallo, ma esclusivamente da parte del Khan. La storia racconta di un accadimento, del quale furono vittime due ambasciatori Inglesi, che forti delle loro credenziali, osarono percorrere tale rampa a cavallo, sfidando la sacra regola. Quando il fatto giunse alle orecchie del Khan, questi, offeso da tale affronto ordinò immediatamente che i due fossero decapitati, onde lavare l’onta subita.

Dall’alto dei bastioni, si domina anche qui tutta la piazza ed il centro storico che si offre con i suoi stupendi monumenti, la cui bellezza, ha permesso alla città di entrare a far parte del patrimonio dell’Umanità UNESCO.

Ultimata la visita dell’Ark, ci spostiamo verso il vicino complesso monumentale di Poy-i-Khalian, composto dalla madrassa di Miri Arrab e dalla moschea di Poy Khalian. Questi due monumenti sono impreziositi da stupende cupole ricoperte di maioliche azzurre, e da immensi portali ad arco acuto, vero fiore all’occhiello dell’ architettura centro Asiatica.

La piazza che divide i due edifici, ospita sul suo suolo, il gioiello di tutta Bukhara: il minareto di Khalian, edificato nel 1120, ed alto 47 metri, esso è stato per secoli il più alto edificio di tutta l’Asia Centrale.

La sua bellezza era ed è talmente coinvolgente da stupire persino Gengis Khan; infatti la leggenda narra che il condottiero, durante la conquista di Bukhara ;che tutta fece radere al suolo; giunto a cavallo al cospetto di tale bellezza, scese, e si inginocchiò, affermando ad alta voce che nemmeno Lui poteva distruggere un monumento di tale maestosità, e così il minareto rimase intatto.

Nel Pomeriggio dopo il pranzo in ristorante tipico, si proseguono le visite, con la più antica mosche a di Bukhara: Magoki-i-Attari. L’architettura di questa edificio, richiama concetti Zoroastriani e Buddisti. Vicino è possibile anche vedere un kanaqa , specie di caravanserraglio, ove venivano ospitati i pellegrini giunti per pregare nelle moschee della città santa.

In serata ci spostiamo nel complesso Lyab-i-Khauz. Qui possiamo osservare illuminata da mille luci colorate, molto particolari, una grande vasca, ai cui bordi fanno corona dei vecchissimi e leggendari gelsi. Dalla piazza passiamo all’interno della Madrassa Nodir-Divan-Beghi, ove nel grande cortile sono posti i tavoli di un bellissimo ristorante tipico. Qui ceneremo, allietati da un movimentato spettacolo di danze e musiche folcroristiche. Tutto attorno sul perimetro sono ricavati innumerevoli laboratori, dove possiamo ammirare la maestria degli artigiani locali, nel campo delle ceramiche , del ferro battuto, dei tessuti e della conciatura per le pellicce di Astrakhan.

Giunge ormai l’ora del giusto riposo, Ma alcuni instancabili (noi) si concedono ancora una passeggiata , in questa parte di città vicino all’Hotel e ricca di mille negozietti aperti sino a tardi, ove si possono acquistare anche cose pregiate, e cimentarsi nell’arte della contrattazione, tanto cara a questi popoli. L’atmosfera che regna , risulta di assoluta tranquillità e tutto è illuminato da mille lampioni molto suggestivi.

La mattina dopo la colazione in Hotel, saliamo sul nostro bus e ci dirigiamo fuori città per visitare la residenza dell’ultimo emiro di Bukhara, il palazzo Mokhi-Khosa. Il complesso si rivelerà un esempio di stile molto ridondante ed appariscente, che personalmente non gradisco, e comunque ha poco a che fare con la vera architettura che la storia di questo paese ci ha tramandato.

Durante il breve viaggio , percorriamo una bella superstrada moderna, affollata da innumerevoli veicoli, che ci ricordano in quale epoca viviamo, ma basta vedere un carretto carico di fieno, tirato da un asinello, che arranca all’estremo bordo della careggiata, per far volare la fantasia, ed immaginare come poteva essere la vita in quelle terre secoli fa: certamente molto meno comoda, ma tutto sommato molto più naturale e serena, legata al volgere dei giorni e delle stagioni. Ma il nuovo avanza, e presto anche quell’asinello sarà sostituito da un pik-up, certamente piu comodo e funzionale, ma sicuramente compagno meno fedele per l’autista.

Mi risveglio da questa fantasticheria, perchè siamo nuovamente in città, e nuove emozioni ci attendono, perchè tanto ancora abbiamo da vedere e scoprire di questa magica terra.

La visita successiva ci vede, letteralmente affascinati da una tuttosommato piccola struttura quadrata: si tratta del mausoleo dei Samanidi. Questa bellezza del X secolo, ci racconta Tamila, ha potuto sopravvivere alle varie distruzioni della città, in primis quella di Gengis Khan, perchè all’epoca era stato ricoperto di terra, e col passare dei decenni e poi dei secoli se ne persero le tracce, finchè in epoca moderna è riaffiorato durante gli scavi per la costruzione di un parco.

La struttura tutta in mattoni rossi, risulta arabescata, proprio dalla posa a mosaico dei mattoni stessi, che determinano un effetto bassorilievo impressionante con simbolismi che richiamano le religioni allora presenti sul territorio: zoroastrismo, islamismo e culti locali.

Ancora con quella meraviglia nello sguardo, ci spostiamo alla piccola madrassa di Chor-Minor. Gioiellino conservato molto bene che ai quattro angoli risulta dotata di altrettanti splendidi minareti, sormontati da altrettante cupole, ricoperte di maioliche azzurre molto belle, colore predominante in tutti i monumenti di questa terra.

Rientrati in citta dopo il pranzo ci viene concesso il pomeriggio libero per gli immancabili acquisti.

L’area della città adibita al commercio è ovviamente il centro, dove sono presenti ancora tre bazaar coperti sormontati da una miriade di cupolette, dette particolari strutture sono riconoscibili da ogni angolo della città. I negozietti all’interno dei bazaar brulicano di una umanità variopinta, avvolta nei propri costumi,ed intenta a contrattare ogni tipo di merce, dalle spezie, alle tisane, al vestiario in cotone e seta, alle pellicce di Astrakhan, ed anche oggetti di artigianato locale, come coltelli, brocche e tappeti, collane e monili di varie fogge . Nella via principale del centro, vicino al minareto Khalyan, vi è un mercato, unico nel suo genere; è il mercato dell’oro: girovagare per questi banchetti è davvero particolare, infatti ciascun venditore offre un infinità di manufatti in oro, per lo più usati, che vengono “scambiati” dalla popolazione locale in base alle caratteristiche. L’oro uzbeko, è differente dal nostro, più rosso e con una caratura ridotta, di conseguenza il valore è inferiore; anche se ci è stato sconsigliato di fare acquisti, assaporare momenti di vita quotidiana ha reso la visita di questo mercato un esperienza davvero suggestiva e particolare.

Anche il secondo giorno a Bukhara è terminato, e con esso la visita della città, vero gioiello di architettura e di quotidianità.

Il viaggio di trasferimento tra Bukhara e Samarcanda, iniziato la mattina prima del sorgere del sole, è davvero lungo, e le strade uzbeke non sono di certo pari agli standard europei: sono in effetti delle carrettere disseminate di buche ed in alcuni casi sterrate, che rendono gli spostamenti infinitamente più lunghi e scomodi di quanto potrebbero essere in realtà. Nonostante questa premessa, il viaggio è stato comunque suggestivo, perchè abbiamo attraversato la regione della Battriana, area ricca di siti archeologici dell’epoca di Alessandro Magno: dai finestrini del bus abbiamo visto infatti diversi tell, testimonianza di antichi insediamenti ormai abbandonati. La caratteristica più affascinante è stata però il paesaggio attraversato: la famosa steppa centroasiatica, brulla, desertica, disseminata di cespugli e percorsa da cammelli allo stato brado. Il cammello battriano è molto particolare, infatti è di un marrone molto intenso, ed è riconoscibile perchè ha solamente una gobba e mezzo.

Per l’ora di pranzo giungiamo alla meta intermedia del viaggio: la città di Shakhrisabz, la città verde, città natale di Tamerlano, dove il grande emiro aveva posto la corte del suo sconfinato impero. Siamo accolti da una temperatura veramente elevata, circa 35 gradi, ma nonostante il caldo, la visita si rivela sorprendente: infatti siamo al cospetto delle rovine del palazzo di Tamerlano, del quale rimangono solo i piloni del portale d’accesso, i quali sono di dimensioni titaniche: alla base dell arco misurano già 60 metri! Alle spalle dei piloni, dove una volta si estendeva per ettari ed ettari il palazzo di Emir Temur, vi è una grande piazza con al centro una statua gigantesca in onore di Tamerlano; il panorama è molto bello, in quanto si possono vedere le montagne Pamir, che poi sono le pendici dell’Himalaya. La visita prosegue verso il complesso Dorus Saodat, le cripte della famiglia reale, dove riposano alcuni figli di Tamerlano assieme ad altrettanti santi dell’Islam. All’interno del complesso vi è anche la moschea di Kok Gumbaz, sovrastata dalla famosa cupola blu, la più grande di tutto l’Uzbekistan.

Il viaggio riprende e finalmente siamo in procinto di arrivare alla meta più attesa del viaggio: la mitica Samarcanda! Prima di giungere in città, però, il territorio ci offre ulteriori spunti naturalistici; infatti passiamo attraverso le montagne Pamir, in una zona desertica, disseminata di piccoli villaggi le cui case sono tutt’oggi costruite in terra battuta e mattoni crudi. Verso sera arriviamo finalmente a Samarcanda!

Samarcanda la mitica

Giunti all’Hotel President, posto in centro città, molto particolare e lussuoso, ci sistemiamo nelle rispettive camere, e dopo cena , ci ritiriamo stanchi del viaggio.

Di buon mattino, iniziamo la visita della città dal mausoleo Gur Emir, dove è sepolto il grande Tamerlano. E’ la prima visita della città e sicuramente anche un omaggio a questo grande condottiero che ha saputo dare ricchezza e benessere alla propria terra ed alla propria gente, per questo venerato ancora oggi. Il mausoleo è sormontato da una stupenda cupola nervata ricoperta di maioliche che come abbiamo detto più volte sono il fiore all’occhiello di questa architettura così particolare. All’interno la cupola è impreziosita da innumerevoli decori in giada finissima ed onice, contornati da arabeschi ricoperti d’oro zecchino. Quello che però lascia meravigliati, è sicuramente il sarcofago del sovrano, che risulta essere il pezzo di giada verde più grande del mondo. Una vera delizia per gli occhi, e per gli obiettivi. Ci spostiamo poi all’osservatorio astronomico di Ulugbek, nipote preferito di Tamerlano. In questo sito, si puo vedere ancora parte dell’astrolabio del XV secolo. Già allora Ulugbek, grande studioso di astronomia, era riuscito ad effettuare una mappatura molto precisa delle stelle. Visitiamo poi il museo di Afrosiab, primo nucleo della città posta sulla collina Tell formatasi grazie alle successive stratificazioni, susseguitesi dalla preistoria ad oggi. All’interno del museo sono custoditi affreschi risalenti al VII secolo. Concludiamo le visite della mattinata con la enorme moschea di Bibi-Khanum, dedicata alla moglie preferita di Tamerlano; sfortunatamente il sito risulta molto compromesso a causa di vari terremoti, ma nonostante questo, l’imponenza della struttura è ancora apprezzabile.

Dopo pranzo ci spostiamo verso il “Registan”, dove resteremo tutto il pomeriggio. La visita di questa piazza, il cui nome significa “luogo sabbioso”, vale da sola il viaggio in Uzbekistan. Quello che si può percepire dalle foto che la immortalano, non è neanche lontanamente paragonabile a ciò che si offre alla nostra vista quando ci affacciamo al bordo rialzato della grande scalinata che dà accesso al sottostante immenso piazzale. Al cospetto di tante meraviglie raggruppate in un unico sito, si scatenano i sentimenti più disparati: dalla meraviglia, alla gioia di essere li, alla commozione di quanto può l’ingegno umano, sino al rispetto ed alla condivisione verso questo popolo. Ed è in questo luogo che ci mischiamo, simbolicamente affratellandoci, con l’umanità locale che lo affolla. Noi come turisti, tutti intenti a vedere, conoscere, fotografare, loro più introspettivi, e più profondi, verso quel luogo che un tempo fu ricco di sapere, che la loro terra seppe tramandare al mondo intero; un nome su tutti, il grande studioso Avicenna. Il complesso è formato da tre enormi edifici, posti sui tre lati della piazza. A sinistra la madrassa di Ulugbek, al centro quella di Tilla Kori, a destra per finire quella di Sherdor. Sono tutti capolavori architettonici, impreziositi da minareti altissimi, cupole possenti e portali sublimi. Dopo le spiegazioni di Tamila, ci viene lasciato il tempo per godere autonomamente di tanto splendore.

Tornati in albergo, dopo un riposino si scende a cenare nel ristorante dell’Hotel, con un buffet di specialità locali molto particolari, dove comunque la carne di agnello non manca mai. Dopo cena pochi si lasciano sfuggire l’opportunità di osservare la piazza Registan illuminata. E posso garantire che è uno spettacolo inimmaginabile.

La mattina successiva sarà l’ultima a Samarcanda, avremo comunque modo di conoscere le due anime della città, il passato, con la splendida necropoli di Shakh i Zinda, ed il presente (rispettoso comunque delle tradizioni ed usanze indigene) visitando un laboratorio tessile ed una fabbrica di carta.

Iniziamo dal cimitero, splendido esempio di architettura locale, che racchiude all’interno della sua cinta, moschee e mausolei, nonché la tomba del nipote di Maometto, per questo eletto a luogo sacro e meta di innumerevoli pellegrinaggi. Nella necropoli venivano anche tumulate nelle cappelle personali, tutte le donne della famiglia reale. L’accesso al sito avviene per mezzo di una scalinata suggestiva con innumerevoli gradini. La leggenda vuole che chi percorrendoli e contandoli sia in salita che in discesa ottiene lo stesso numero, vedrà esaudito un proprio desiderio segreto.

Lasciato il cimitero, ci rechiamo al famoso laboratorio tessile, Kudyum, dove possiamo conoscere la trafila completa che porta alla creazione di un tappeto; partendo dalla lavorazione della seta ricavata dai bachi, la sua filatura, la colorazione, con metodi naturali, sino alla tessitura su tradizionali telai. Ci viene spiegato che più i lavoranti, peraltro tutte donne, sono allegri, meglio vengono i tappeti, con i loro meravigliosi disegni, in quanto lo stato d’animo è fondamentale e viene fissato sulla trama.

Ultima realtà della città che andiamo a vedere, è la cartiera Meros. Non appena mettiamo piede nel giardino che la racchiude, facciamo un salto indietro nel tempo. Tutto sembra, anzi è antico e originale, a partire dalle mazze in legno mosse da mulini ad acqua che pestano senza sosta la corteccia del gelso, sino a farne una poltiglia, che poi attraverso un sistema di lavaggi e decantazioni unicamente manuali, viene trasformata in fogli di carta grezza.

Dopo il pranzo in Hotel, ci aspetta nuovamente un lungo viaggio in autobus alla volta della capitale, la città di Tashkent che rispecchia e ricorda di più la dominazione sovietica del secolo scorso.

Tashkent moderna metropoli

Il viaggio verso Tashkent è di nuovo molto lungo, ma anch’esso ricco di spunti: subito fuori Samarcanda si oltrepassa la cosiddetta Porta di Tamerlano, una curiosa formazione rocciosa che si dice riproduca il viso del grande condottiero. Nella regione del fiume Sir Darya, il più lungo dell’Asia Centrale, che sfocia nel Lago d’Aral, vi sono sconfinate piantagioni di cotone, del quale l’Uzbekistan è il maggior produttore mondiale, retaggio della monocultura imposta ai tempi dell’Unione Sovietica.

Dopo circa 4 ore di viaggio arriviamo in serata a Tashkent, capitale dello stato; una città moderna, con oltre 2.500.000 abitanti, è anche il principale centro economico, culturale ed industriale del paese. L’hotel dove alloggiamo è il Miran International, un albergo molto lussuoso posto nel centro della città. Dopo cena facciamo una passeggiata per i lunghi viali intorno all’albergo, fino alla Piazza Amir Temur, ovviamente dedicata a Tamerlano, sulla quale si affacciano diversi palazzi interessanti: il museo dei Temuridi, a forma del copricapo del condottiero, l’hotel Uzbekistan, soprannominato l’alveare, tipico esempio di architettura sovietica, la statua di Tamerlano a cavallo, ed il sorprendente palazzo dei congressi: una struttura enorme in marmo bianco di recente costruzione circondata da giardini. Decidiamo inoltre di contrattare con uno dei taxi “abusivi”;che in realtà sono auto private, identificabili dal colore sempre bianco; il prezzo per raggiungere la Torre della TV di Thaskent, una struttura imponente, che con i suoi 375 metri è uno degli edifici più alti di tutta l’Asia. La torre è posta nel quartiere finanziario della città, lungo un viale gigantesco e lunghissimo, disseminato di grattacieli, sede delle più importanti catene alberghiere internazionali.

Il giorno seguente è dedicato alla visita della capitale: i monumenti antichi sono pochi, in quanto la città è stata semi-rasa al suolo nel 1966 da un violentissimo terremoto, ma è stata ricostruita in chiave moderna, con parchi e viali alberati, nonché enormi palazzi con forme orientaleggianti. La prima tappa è il complesso Khast Imam, moschea sede del primate d’Uzbekistan, dove è conservato un Corano preziosissimo, il più grande del mondo per dimensioni, ed uno dei più antichi risalente all’800. All’esterno del complesso, immerso nel verde, passeggiano indisturbate le cicogne, uccelli molto comuni da queste parti, che sono anche uno dei simboli della nazione.

La visita prosegue verso il museo di arti applicate, che rappresenta un riassunto di tutte le caratteristiche culturali e folkloristiche che abbiamo conosciuto nel nostro viaggio. All’esterno del museo siamo saliti sulla metropolitana, la quale è l’unica presente in Asia Centrale, e che risulta molto particolare.Ciascuna stazione è dedicata ad una particolare attività o personaggio uzbeko, che viene raffigurato sulle pareti per mezzo di affreschi o disegni. Viaggiare con la metro è come fare un salto nel passato verso l’Unione sovietica, i convogli sono ancora quelli dell’epoca, e su di essi si respira un’aria molto particolare.

La visita si conclude con la Piazza Indipendenza, un enorme spianata ricoperta di alberi, che celebra l’indipendenza della nazione, ottenuta il primo settembre 1991. Simbolo della libertà è un enorme colonnato argentato con all’apice una scultura di tre cicogne porta fortuna.

Ci accingiamo a tornare in patria, e per fare questo dobbiamo nuovamente, prima dell’imbarco, sottostare ad una serie di lunghi e noiosi controlli doganali, che però affrontiamo con serenità ed uno spirito nuovo, del quale siamo stati permeati durante la scoperta di questa terra e di queste genti cosi diverse da noi; lo spirito è quello di un popolo fiero e soprattutto paziente e determinato a mantenere la propria identità, che anche se fiaccata non è mai venuta meno durante le varie dominazioni, e che oggi, sta prepotentemente reimposessandosi della propria terra, dei propri tesori e delle proprie tradizioni.

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Moschea Juma

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Monumento a Tamerlano

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Chor Mynor

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Complesso Poy

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Minareto khaliam

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Folclore locale

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Mausoleo Samanidi

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Bukhara

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Bukhara minareto Khaliam

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Donne Uzbekhe

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Pendici Pamir

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Colori della notte

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Mercato

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Mausoleo Pakhlavan

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panorama di Khiva

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Minareto incompiuto

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Piazza registan

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Minareto IslamHodia

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Mura di Khiva

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Cupola nervata

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Tomba di Tamerlano

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Astrolabio di Ulug-Bekh

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Registan di notte

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Necropoli



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