Tre settimane tra Kirghizistan e Uzbekistan

Un viaggio in Asia Centrale tra la natura del Kirghizistan e le splendide città dell'Uzbekistan, con una sosta anche sul Lago d'Aral.
Scritto da: puremorning1999
tre settimane tra kirghizistan e uzbekistan
Partenza il: 01/08/2019
Ritorno il: 20/08/2019
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Alcune INDICAZIONI GENERALI prima di passare al racconto delle singole giornate:

1. In termini di sicurezza, Kirghizistan e Uzbekistan ci hanno fatto un’ottima impressione. Abbiamo ovviamente evitato di uscire da soli la sera nelle grandi città e di frequentare zone periferiche. I racconti horror comuni fino a qualche tempo fa, relativi a “mance” o veri e propri furti effettuati della polizia ai danni dei turisti, soprattutto in Uzbekistan, ci sono sembrati lontani anni luce. Anzi, a volte i poliziotti ci salutavano per darci il benvenuto nel loro paese!

2. Il periodo da noi scelto, vale a dire l’estate, è perfetto per le zone montane del Kirghizistan, che altrimenti sarebbero off-limits. Al contrario, Bishkek è stata molto calda, così come l’Uzbekistan. Tutto sommato, però, non abbiamo sofferto il caldo in modo eccessivo, per cui la temperatura non ha influito negativamente sulla vacanza.

3. Prezzi. Decisamente bassi, soprattutto per il cibo: non abbiamo quasi mai speso più di 10€ a testa per cenare. Anche i treni sono estremamente economici e gli hotel in generale hanno prezzi più che accettabili. Per fare un esempio, la benzina in Kirghizistan costa 40/45 SOM al litro e una bottiglia d’acqua di 1,5 l. in Uzbekistan, 3000 SOM. Mentre in Kirghizistan ci sono numerosi bancomat, questi sono molto più rari in Uzbekistan ed a volte non è neppure possibile ritirare. Noi abbiamo viaggiato con i contanti e ritirato solo una volta in Kirghizistan ed una volta in Uzbekistan, dove non è più così diffuso il mercato nero, per cui abbiamo cambiato gli Euro in banca. Attenzione: se le banconote (Euro o dollari) presentano anche il più piccolo difetto, non vengono accettate. Abbiamo usato abbastanza poco la carta di credito, che comunque è accettata negli hotel e ristoranti di livello più elevato.

Cambio medio: 100 SOM kirghisi = 0,13€; 10000 SOM uzbechi = 1€.

4. Per i trasporti ci siamo serviti di aereo, treno ed auto. Il nostro volo, un po’ complesso, è stato il seguente: andata con Pegasus Airlines (Milano Bergamo – Istanbul – Bishkek, 300€ a testa con spedizione di bagaglio); ritorno con Uzbekistan Airways (per la tratta Nukus – Mosca Vnukovo; 138€ a testa) e con Pobeda Airlines (per la tratta Mosca Vnukovo – Milano Bergamo; 91,60€ a testa con spedizione bagaglio). A questa cifra vanno aggiunti circa 30€ per il visto russo, in quanto a Mosca è stato necessario passare dalla dogana per ritirare i bagagli da Nukus ed imbarcarli per Milano. Abbiamo poi preso anche un volo interno Bishkek – Tashkent con Uzbekistan Airways (119€ a testa). Pegasus non è male per tratte brevi, ma la tratta notturna Istanbul – Bishkek di circa 5 ore non è stata il massimo, in quanto i sedili, già stretti di per sé, non si possono neppure reclinare. Volare con Uzbekistan Airways è stato ok nella breve tratta per Tashkent (aereo nuovo e confortevole), mentre nella tratta Nukus-Mosca è stato pesante a causa dell’aereo vecchio e dei sedili molto stretti. Infine, Pobeda Airlines è stata una bella scoperta: aereo nuovo, posti comodi e personale disponibile. Treni: abbiamo acquistato i biglietti dall’Italia tramite il sito delle ferrovie uzbeke ), che da poco accettano la carta VISA, anche se registrarsi non è un’ impresa semplice e richiede qualche tentativo. I biglietti sono in vendita a partire da 45 giorni prima della data desiderata e nella stagione di punta vengono spesso venduti in poco tempo: il vagone letto Bukhara-Khiva è andato tutto esaurito in meno di una settimana, ad esempio. Noi abbiamo viaggiato da Tashkent a Samarcanda (14€ a testa in prima classe), da Samarcanda a Bukhara (22€ a testa in classe VIP con l’Afrosiab) e da Khiva a Bukhara (23,50€ a testa in vagone letto “deluxe”). Attenzione perché i treni notturni hanno 3 classi e solo la classe “deluxe” consente di avere il vagone letto privato, non la “business”. Inoltre in alcuni casi, vale a dire quando non sono classificati come biglietti elettronici, i biglietti acquistati su Internet devono essere cambiati presso la biglietteria prima di prendere il treno. E’ consigliabile arrivare in stazione con un certo anticipo sulla partenza, perché le valigie vengono ispezionate ai raggi X. Quanto all’auto, per i taxi è molto utile a Bishkek e Tashkent l’App Yandex, che consente di prenotare un taxi e conoscerne il prezzo prima, in modo da evitare noiose negoziazioni – purtroppo in Uzbekistan non è presente nelle altre città ed in Kirghizistan non l’abbiamo provata fuori da Bishkek. Non abbiamo guidato noi, ma avevamo un autista per alcune tratte. In Kirghizistan le strade sono in buono stato ed i conducenti più o meno come in Italia, mentre in Uzbekistan la parte più sostanziale che abbiamo percorso, vale a dire Nukus-Moynaq-Aral aveva un manto stradale spesso e volentieri messo male.

5. Viaggio da soli o organizzato? Noi abbiamo chiesto ad un’agenzia locale di organizzare il tour in Kirghizistan sulla base di un itinerario da noi predisposto, perché temevamo che le strade fossero in condizioni pessime e che l’organizzazione fosse impossibile da soli. In realtà, si può fare anche in autonomia, con un certo spirito di adattamento ed a condizione di voler passare al volante del gran tempo. Per darvi un’idea dei costi di un viaggio autonomo, qui di seguito alcune voci del tariffario che abbiamo trovato presso il campo yurta “Shepherd’s Life”: i) B&B nella guesthouse o nella yurta, 700/800 SOM a persona; ii) pranzo/cena, 300 SOM a persona, iii) noleggio cavalli 700/800 SOM al giorno o 300 SOM all’ora, iv) guida parlante inglese 1500 SOM al giorno, v) trasporto 18/20 SOM al chilometro. In Uzbekistan ci siamo mossi da soli in tutta tranquillità, con l’eccezione del tour sul Lago d’Aral, dove invece una guida è necessaria per l’assenza totale di strade che conducono da Moynaq a quello che resta del Lago.

6. Comunicazioni: il wi-fi è presente negli hotel e in moltissimi bar e ristoranti e funziona quasi sempre molto bene. Se avete una scheda uzbeka è disponibile nelle città un wi-fi gratuito (con la scheda italiana non siamo riusciti a collegarci). Nessun collegamento disponibile con la scheda italiana a Song Kol e sul Lago d’Aral.

7. Alberghi: buoni in genere, ma le yurte in Kirghizistan richiedono una certa dose di adattamento, in quanto i campi sono privi di docce ed i bagni comuni sono vere e proprie latrine maleodoranti. Il campo yurte sul Lago d’Aral, al contrario, è un po’ meglio. Noi abbiamo prenotato tutti gli hotel dall’Italia direttamente o quasi sempre tramite booking.com. Sempre buona la colazione.

8. Pulizia: entrambi i paesi sono più puliti dell’Italia. Non è necessario aggiungere altro!

9. Cibo. Ottimo, senza tema di smentite, soprattutto nelle città ed è uno degli aspetti più interessanti del viaggio.

10. Lingua. L’inglese è in genere parlato poco, anche se alla fine in qualche modo si riesce a farsi capire. Conoscere il russo, anche solo un poco, è estremamente utile per parlare con la gente, negoziare i taxi, chiedere indicazioni. Utile, quindi, portare un dizionario italiano-russo o scaricare un’app appropriata.

11. Quanto alle guide, abbiamo utilizzato le Bradt del Kirghizistan (aggiornata al 2015) e dell’Uzbekistan (aggiornata al 2016), che, per quanto buone per la descrizione storica e artistica degli edifici, sono decisamente datate. Abbiamo consultato anche la guida della Lonely Planet sull’Asia Centrale, ma è davvero troppo sintetica. Utile anche il nuovissimo numero de “I Meridiani” sull’Uzbekistan. Per girare a Bishkek e Tashkent abbiamo scaricato l’App GPSMyCity, che consente di preparare un walking tour personalizzato ed è consultabile in loco anche off-line.

12. Assicurazione: noi abbiamo una polizza annuale con Globelink, che fortunatamente non abbiamo utilizzato.

diario di viaggio

1/2° giorno

Partiamo con quasi un’ora di ritardo dall’aeroporto di Orio al Serio, ma fortunatamente ripartiamo da Istanbul in tempo, atterrando a Bishkek addirittura con 15 minuti di anticipo. Il nostro hotel (Bishkek Centrum Hotel, centrumhotel.kg; USD 52,40 la doppia con bagno e colazione; molto buono) ci consente molto gentilmente di prendere possesso della stanza anche se non sono neppure le 8 del mattino, per cui, una volta lasciati i bagagli ed i valori, iniziamo ad esplorare la città. Visitiamo la piazza di Ala-Too, la Casa Bianca, i parchi Panfilov e Dubovy, ma falliamo miseramente con il museo nazionale kirghizo ed il Museum of Fine Arts, perché sono entrambi chiusi a sorpresa. Riusciamo anche a fare una visita in un paio di centri commerciali, a fare un giro sulla piccola ruota panoramica, dalla quale si può perlomeno apprezzare la bella posizione della città ed a concederci un’ottima cena presso il ristorante Navat (navat.kg/en; 1000 SOM in totale). Bishkek è una città che non ha proprio nessun’attrazione particolare; perlomeno però l’atmosfera generale è piacevole, anche se oggi il caldo si fa sentire in maniera decisa (ci sono circa 36°). Senza dubbio è un luogo utile ed interessante come porta d’ingresso in Kirghizistan, ma è difficile che vi tenga occupati più di un giorno.

3° giorno

Poco dopo le 9 viene a prenderci Nurtilek, la guida inviataci da “Silk Road Explore”, un’agenzia alla quale, mentre eravamo ancora in Italia, abbiamo chiesto di organizzarci un tour in Kirghizistan da noi ideato (silkroadexplore.com; USD 630 a testa tutto incluso. In realtà Nurtilek lavora per l’agenzia “I Am Nomad”, im-nomad.com, per cui probabilmente i veri organizzatori sono stati questi ultimi). Dopo una serie di formalità, lasciamo Bishkek per visitare la torre di Burana, patrimonio Unesco, ed il piccolo museo. Non vi trascorriamo molto tempo, ma quello che vediamo risulta interessante, in particolar modo le sculture con raffigurazioni umane. Ci mettiamo di nuovo in auto e, dopo un rapido pranzo nella versione locale di un autogrill, continuiamo il nostro viaggio verso il lago di Song Kol. Il paesaggio circostante diventa sempre più intenso man mano che proseguiamo, in particolar modo dopo il reservoir di Ortotokoy, per cui aumentano notevolmente le soste fotografiche. Il lago di Song Kol ci accoglie in modo spettacolare: ad est imperversa un temporale, mentre ad ovest il tempo è splendido. Fortunatamente il nostro campo yurte è proprio a ovest (Murat Anara). La prima cosa che ci colpisce è la temperatura, più bassa di almeno 20 gradi rispetto a Bishkek, con il vento che aumenta la sensazione di freddo. Il posto però è talmente bello che non ci pensiamo due volte e decidiamo di raggiungere la sponda del lago. Passiamo un po’ di tempo a gironzolare ed a goderci un tramonto da cartolina, per poi cenare con Nurtilek e la famiglia kirghiza che ci ospita: madre, padre e figlia. La madre, una volta saputo che siamo italiani, intona “L’italiano” di Toto Cutugno e ci tiene a farci sapere di essere una fan di Celentano (apprezzato anche dal papà), Ricchi e Poveri, Al Bano e Romina Power! Anche se non parlano inglese, la tavola imbandita in modo sontuoso e l’atmosfera familiare trasformano questa serata in qualcosa di simile ad un homestay vero e proprio. Dopo l’”omin” che suggella il fine pasto, approfittiamo dell’assenza di inquinamento luminoso per scattare delle foto in notturna.

4° giorno

Ci svegliamo con calma e, dopo aver ammirato lo splendido paesaggio circostante, facciamo colazione e ci spostiamo nel campo adiacente (Shepherd’s Life Batai Atral). Iniziamo quindi il programma della giornata, che prevede un giro a cavallo. Facciamo presente che non abbiamo quasi nessuna esperienza, per cui ci assegnano dei cavalli mansueti. Giriamo quindi nei dintorni per un paio d’ore: Song Kol ed i monti del Tien Shan sono davvero incredibili, complice anche un tempo perfetto. Verso mezzogiorno andiamo ad immergere i piedi nel lago pressoché immobile e dopo pranzo ci torniamo, ma ci rendiamo conto che all’orizzonte c’è una tempesta, che man mano si avvicina verso di noi, per cui facciamo ritorno nella yurta per un paio d’ore. Fortunatamente torna il sole e riprendiamo il nostro giro: facciamo la conoscenza anche di alcuni signori kirghizi che ci invitano a bere con loro! Dopo un’oretta però siamo costretti a tornare nella yurta perché le nuvole ritornano a farsi minacciose. Nel tardo pomeriggio torniamo sul lago, ceniamo presto e giochiamo a carte per un po’ con la nostra guida. Andiamo poi a vedere un tramonto perfetto e chiudiamo la giornata anche oggi con alcune foto notturne.

5° giorno

Ci godiamo un altro risveglio a Song Kol e dopo un ultimo giro sul lago, ci muoviamo in direzione Tash Rabat. Il paesaggio è sempre molto bello ed interessante, per cui le 5 ore di viaggio, interrotte da una sosta pranzo a Naryn presso il Cafe Anarkyl, passano velocemente. Arriviamo a Tash Rabat verso le 16.30: il caravanserraglio, già estremamente evocativo di per sé, è in una posizione che ne accentua il fascino, per cui, dopo aver lasciato i bagagli nel nostro campo yurte (Sabyrbek’s Yurt Camp; tashrabatyurtcamp.com), vi torniamo per trascorrere un’oretta in ammirazione. Di nuovo al campo per cena, una volta tanto non siamo soli e passiamo una piacevole serata in compagnia di una coppia inglese appassionata di viaggi.

6° giorno

Ci alziamo abbastanza presto e, dopo aver visto il sole sorgere sul nostro campo, facciamo colazione e torniamo al Tash Rabat per scattare alcune foto con la luce a favore. Iniziamo quindi il nostro itinerario verso il lago Issyk-Kul. Ci fermiamo nel paesino di Bokonaevo e, dopo la pausa pranzo al Cafe Arghimak, decidiamo di cambiare il programma della giornata. Inizialmente difatti avremmo dovuto vedere il Canyon di Skazka e la Barskoon Gorge, ma il tempo è talmente bello ed il lago talmente invitante che decidiamo di cambiare piano: chi avrebbe mai immaginato di passare un giorno in spiaggia in piena Asia centrale? Ed è esattamente quello che facciamo noi, trascorrendo alcune ore a fare il bagno nel bellissimo lago, guardando i bagnanti kirghizi, che non sono poi tanto diversi da noi (compresa l’anguria messa a rinfrescare in acqua!). Nel tardo pomeriggio, dopo essere passati per un breve giro di shopping da Altyn Oimuk (Karymshakova St., Bokonbaevo), una cooperativa locale femminile che produce oggetti artigianali per aiutare la comunità delle donne del paese, andiamo nella nostra guest house (Guest House Gulmira, Street Sekeev 107; gulmiraton@gmail.com; semplice ma carina e pulita), dove finalmente facciamo un’agognata doccia dopo quasi quattro giorni, ci riposiamo un po’ in una stanza normale e ceniamo all’aperto. Anche qui la padrona di casa, saputo che siamo italiani, ci tiene a precisare di essere una grande fan di Adriano Celentano, Toto Cutugno, Albano e Romina, eccetera!

7° giorno

Ci alziamo con tranquillità ed iniziamo la giornata con una novità inaspettata, cioè lo spettacolo di caccia con l’aquila, che non era nei piani. Avevamo deciso di scartarlo perché ci era sembrato poco simpatico assistere allo spettacolo di un’uccisione di un coniglio, ma a questo punto decidiamo di guardarlo. Ed in effetti è stato molto più interessante del previsto: l’aquila è un animale maestoso ed impressionante e vederla in azione è incredibile. Proviamo poi a tirare con l’arco ed il risultato è migliore delle aspettative. A questo punto ci mettiamo in marcia in direzione Barskoon Gorge. La strada verso la nostra destinazione scorre proprio accanto al lago ed a tratti è davvero spettacolare. L’acqua è più trasparente di ieri e la sabbia rossa crea un bellissimo contrasto. Siamo tentati ancora di fermarci a fare un bagno, ma decidiamo di continuare con il programma. Con la Barskoon Gorge sembra di essere tornati tra le montagne del centro Europa: il paesaggio alpino è molto bello, ma la cascata non è poi così spettacolare. Tra l’altro è il posto con più turisti nel quale siamo stati in Kirghizistan. Andiamo poi a visitare lo Skakza Canyon, che invece è stupendo per il contrasto tra la roccia rossa dalle strane forme, il blu dell’Issyk-Kul ed il verde della rara vegetazione presente. Non perdetelo. È arrivato quindi il momento di concludere la nostra avventura kirghiza, per cui, dopo una pausa per il pranzo a Bokonbaev (Kolonto Cafe; discreto), arriviamo in un’afosa Bishkek poco dopo le 18, con il termometro che segna 38 gradi. Lasciate le valigie nel solito Bishkek Hotel Centrum (stavolta il prezzo della stanza è di USD 58,22), andiamo a cena nel ristorante Arzu (7 Togolok Moldo; circa 1.400 SOM; arzu.kg; buono ma meno del Navat).

8° giorno

Alle 2:50 del mattino l’autista dell’hotel è pronto per portarci in aeroporto, al suono di ‘Voulez vous danser’ dei Ricchi e Poveri e ‘Kalimba de Luna’ di Tony Esposito. Riusciamo ad arrivare appena in tempo per spedire i bagagli ed imbarcarci. Atterriamo a Tashkent e sbrigate molto rapidamente le formalità doganali ed il ritiro dei bagagli, scopriamo che l’autista dell’hotel, che avevamo prenotato qualche giorno prima, non è arrivato. Qualche messaggio tramite WhatsApp con la reception è però sufficiente per far arrivare rapidamente un addetto dell’hotel (Sunrise Caravan Stay, 45 Mirabad Drive 2, 30 USD la doppia senza bagno e colazione; sconsigliatissimo). Lasciamo i bagagli, aspettiamo un’oretta perché è troppo presto e verso le 7:30 del mattino iniziamo ad esplorare la città, partendo da piazza Amir Timur e Piazza Indipendenza, proseguendo con la visita del museo di storia (interessante – non perdetevi l’amuleto con il doppio serpente del 2000 a.C.) e, dopo una rapida pausa pranzo presso il caffè Olympia, vicino al Museum of Olympic Glory, raggiungiamo il complesso di Sheikhantaur, davvero splendido, che è la nostra porta d’ingresso alla vecchia Tashkent. In taxi arriviamo in pochi minuti nel quartiere islamico, dove visitiamo la Mechet Kazrati Imam e gli altri monumenti del comprensorio. È estremamente interessante visitare questa parte di Tashkent, soprattutto dopo la visita della parte sovietica avvenuta in mattinata. E’ come se coesistessero due città completamente diverse. E ce ne manca ancora una terza, che andiamo a conoscere subito dopo: la parte squisitamente orientale rappresentata dal Chorsu, l’enorme bazar che coniuga perfettamente lo spirito dell’Asia centrale con il regime sovietico. Assolutamente da non perdere. A metà pomeriggio decidiamo di visitare alcune stazioni del metrò (consigliamo Alisher Navoi, con le cupole che ricordano quelle di una moschea, Kosmonavtlar, di colore blu scuro e con le immagini di alcuni dei principali cosmonauti e Bodomzor, con i suoi fiori futuristici). Proprio a Bodomzor scendiamo per visitare la torre della tv. Anche se secondo la guida l’orario di chiusura sono le 17, quando arriviamo noi, alle 18:30, ci fanno salire senza problemi. Il panorama oggettivamente non è niente di che, ma l’esperienza è simpatica. Questa è l’ultima tappa della città. Non è facile giudicare Tashkent: è vero che non ha monumenti particolarmente eclatanti, non è facile da girare a piedi ed è un po’ dispersiva, ma tutto sommato è una tappa interessante che siamo contenti di aver fatto. A nostro parere si può trascorrere qui un giorno o un giorno e mezzo senza annoiarsi. In taxi raggiungiamo il ristorante georgiano Gruzinski Dvorik (Abdulla Kakhkhar St. 15; gruzdv.caravangroup.uz/?locale=en; 33USD in totale; molto buono) e poi torniamo in hotel, dove abbiamo una sgradita sorpresa: il receptionist, dopo averci chiesto di pagare in anticipo, ci consegna la chiave della stanza. Noi saliamo e ci rendiamo conto che non c’è il bagno in camera, come da prenotazione. Facciamo presente la situazione, ma ci viene risposto che c’è stato un errore da parte loro e che comunque il prezzo che ci hanno fatto è molto buono (in realtà sul sito il costo è di 26 USD, per cui non è esattamente così, anzi…)! Sono le 21.30 e non ci va di cambiare hotel, per cui decidiamo di restare, anche se contrariati per l’assenza totale di professionalità, in quanto avrebbero dovuto metterci al corrente del problema al mattino o quantomeno prima di pagare.

9° giorno

Prendiamo il treno delle 8.55 per Samarcanda. Non è l’Afrosiab, ma un treno sovietico riconvertito in treno veloce, che dà al viaggio un tocco di Orient Express. Arrivati puntualmente a Samarcanda, raggiungiamo il nostro hotel (Antica Bed and Breakfast, ul. Iskandarica 58,buono; USD 163 per 3 notti in camera doppia con bagno e colazione) e, dopo una pausa per organizzare la nostra visita a Samarcanda, usciamo, diretti al vicino Gur-i Amir, vale a dire il mausoleo nel quale è custodita la tomba di Amir Timur. Questo sito è tra i più importanti di Samarcanda, ed a ragione, in particolar modo la sala nella quale sono custodite le tombe. Se il buongiorno si vede dal mattino, la nostra visita in questa città sarà davvero memorabile! L’unico neo è che purtroppo non si può scendere nella cripta dove è custodito il corpo del sovrano. Facciamo poi una passeggiata in centro, passando dal Registan, purtroppo in parte oscurato da un palco in vista di un imminente festival folcloristico, e raggiungiamo la moschea di Bibi Khanym. Anche questo sito, per quanto in parte ricostruito, non manca di colpirci. Visitiamo quindi il più piccolo mausoleo di Bibi Khanym, situato proprio di fronte alla moschea. Si tratta di un monumento molto più semplice, ma comunque interessante. A questo punto decidiamo di scovare la Sinagoga, impresa che però si rivela non troppo semplice in quanto le autorità hanno eretto dei muri ai lati di Islom Karimov Street e di altre zone turistiche, allo scopo di occultare alla vista dei viaggiatori le più modeste arterie laterali. La Sinagoga si trova proprio in uno di questi quartieri ed alla fine riusciamo a trovarla grazie all’aiuto di un vecchietto solerte. Fortunatamente è aperta e ci accoglie il custode, il quale ci dà un po’ di informazioni sul monumento. Anche se naturalmente non è questo il monumento principale di Samarcanda, la Sinagoga è abbastanza originale nel suo genere, ed il custode molto gentile e simpatico, per cui siamo davvero contenti di esserci venuti. Cena molto buona al Platan (Pushkin Street; platan.uz; 163.000 SOM in totale).

10° giorno

Dopo una colazione fenomenale, visitiamo il vicino Mausoleo di Aksarai, che non è male. Raggiungiamo poi il Registan, dove trascorriamo circa 2 ore e mezzo. È inutile dilungarsi sul monumento, perché è impossibile che deluda le aspettative. Tra l’altro pensavamo di trovare un numero impressionante di turisti, ma in realtà non ce ne sono poi troppi. Facciamo una pausa in un caffè vicino ed arriviamo al bazar, riservato quasi esclusivamente ai locali, per cui le bancarelle di souvenir sono davvero limitate. Qui compriamo da una signora molto simpatica le famose palle di formaggio, nella versione affumicata e al peperoncino: se il formaggio stagionato vi piace, apprezzerete anche questa specialità. Molto interessanti sono anche i banchi dei dolci ed i carretti con il pane. All’uscita ci sediamo per riposarci un po’ e veniamo raggiunti da un simpatico settantenne, il quale, dopo averci fatto un po’ di domande, ci tiene a precisare il proprio ‘vigore intatto’ nonostante l’età, attraverso paragoni che includono i minareti della vicina moschea e le fontane! Oggi peraltro veniamo spesso fermati da locali che vogliono parlare un po’ di inglese: conveniamo che gli abitanti di questa città sono proprio simpatici! La tappa successiva è la moschea Khazrat Kizr, non male, seguita dal sepolcro del Presidente Islom Karimov, che dice più di qualcosa sul culto della personalità di quest’uomo. Passando per il moderno cimitero, raggiungiamo l’altra perla della città, il Complesso Shokhi-Zinda. Anche in questo caso quello che leggete non è esagerato: questo sito è davvero spettacolare. Torniamo dalle parti della Moschea di Bibi Khanym per riposarci un po’ e scambiamo due chiacchiere con dei ragazzini che studiano inglese e vogliono esercitarsi… alla fine per ringraziarci ci regalano dei pezzi di tessuto che servono per decorare i vestiti! Davvero carini e simpatici! Scattiamo qualche foto in notturna sia alla Moschea che al Registan, poi raggiungiamo in taxi il ristorante, che però è chiuso. Optiamo per una seconda scelta, ma il ristorante è pieno, per cui ripieghiamo sul Ristorante Venezia (Abdurahmon Jomiy Street; instagram.com/venezialux; 140.000 SOM circa in totale; discreto). Un’ultima sessione fotografica notturna al Gur-i-Amir e poi a dormire.

11° giorno

Abbiamo prenotato tramite l’hotel per 50 USD una gita di mezza giornata a Shakhrisabz, città natale di Tamerlano. Il nostro loquace tassista si chiama Jamal e in meno di 2 ore ci porta a destinazione. C’è un caldo terribile e per quanto Ak Serai, il monumento principale, sia di sicuro effetto, tutto sommato arrivare fin qui ha senso se si ha del tempo a disposizione, come nel nostro caso, altrimenti Shakhrisabz non aggiunge granché a Samarcanda. Tornati in città nel primo pomeriggio, facciamo una lunga passeggiata e ci dedichiamo alla visita di alcuni monumenti minori: la moschea di Khodja Abdi Darun (carina), il mausoleo di Ishratkona (è in restauro e non c’è quasi niente da vedere all’interno) e la moschea di Khodja Nisbatdor (non male). Facciamo poi un giro nel parco, dove un ragazzino ci invita a fare una foto con una coppia di neo sposi! La popolazione di Samarcanda è a maggioranza tagika, una popolazione indoeuropea strettamente legata ai persiani. Questa forte identità culturale e la somiglianza agli iraniani forse influiscono positivamente sull’approccio amichevole e curioso degli abitanti. Cena, davvero ottima, all’Old City (Rue A. Jomiy 100; +998 66 233 80 20; 158.000 SOM in totale).

12° giorno

Abbiamo concordato con Jamal un servizio taxi per andare al mattino all’Osservatorio di Ulugh Beg ed alla sera in stazione per 50.000 SOM. L’Osservatorio è pieno di turisti e piuttosto interessante, non fosse altro che per la sua storia e per quello che ha rappresentato. La tappa successiva, il Mausoleo di Khodja Doniyor, si visita rapidamente ed una breve sosta può andar bene, visto che si trova a metà strada tra l’Osservatorio ed il Museo di Afrosiyab. Quest’ultimo ha un reperto sensazionale, vale a dire i dipinti parietali del VII secolo – consigliata anche la visione del video – ma il resto non è niente di che, così come anche il sito stesso, difficile da girare e da interpretare se non si è un addetto ai lavori. Procediamo quindi per lo Shokhi-Zinda, che vogliamo rivedere. Apparentemente l’entrata dal cimitero moderno è chiusa, ma girandovi intorno riusciamo ad entrare senza problemi da un ingresso secondario. Il sito è quasi deserto, considerato che sono circa le 13 e questo aggiunge fascino ulteriore a questo monumento già splendido di per sé. Facciamo poi una pausa presso la Moschea di Bibi Khanym e veniamo fermati da un’insegnante d’inglese, la quale ci chiede se siamo disponibili a fare un po’ di conversazione con i suoi alunni. Accettiamo volentieri e trascorriamo un quarto d’ora con loro in un piacevole scambio di esperienze ed opinioni su vari temi. Raggiungiamo quindi il Registan e ci fermiamo in un baretto in piazza per leggere qualcosa su Bukhara, ma iniziamo a fare due chiacchiere con una coppia di signori austriaci che ci hanno chiesto di sedersi al tavolo con noi in quanto gli altri sono tutti occupati. Ci facciamo prendere dalla conversazione così tanto che non ci rendiamo neppure conto dell’ora, per cui ad un certo punto dobbiamo scappare per andare a cena (Oasis Garden, oasisgarden.uz; 132.000 SOM; molto buono). Jamal ci porta in stazione ed abbiamo il piacere di provare il famoso Afrosiab, treno superveloce che ci porta a Bukhara in 90 minuti. Andiamo nel nostro bellissimo hotel (Hotel Amelia, hotelamelia.com; 81 USD a notte per doppia con bagno e colazione; eccellente), dopo un diverbio con un autista che ha cercato di imbrogliarci.

13° giorno

Giornata interamente dedicata a Bukhara. Purtroppo abbiamo solo un giorno qui, per cui ci alziamo presto per approfittare di ogni minuto. Dopo esserci fermati presso uno stand dell’Ufficio del Turismo per prenotare un taxi per la stazione per il giorno successivo (i 15 USD richiesti dall’hotel ci sembrano davvero troppi, mentre i 35.000 SOM concordati forse è comunque un prezzo per turisti ma più che accettabile), iniziamo con la visita dell’Ark, molto più bello da fuori che da dentro, in quanto pieno di piccoli musei di scarso interesse e ulteriormente danneggiato da un’audioguida pessima, poi la bella Bolo Hauz Mosque, le madrasse gemelle Abdullah Khan e Modar-i-Khan e lo splendido Chashma Ayub Mausoleum. Proseguiamo con una visita alla dimora di Faizulla Khodjaev, un ricco mercante ebreo che, dopo aver ricevuto importanti incarichi politici negli anni ‘20 e ‘30 del Novecento, finisce ucciso in una delle tante purghe staliniste – davvero meritevole. Arriva quindi il momento dello straordinario complesso del Poi Kalyon, difficilmente descrivibile a parole, seguito dalle madrasse Ulug Beg e Abd al-Aziz, belle soltanto da fuori, perché all’interno non è rimasto nulla. A questo punto ci spostiamo in zona Lyabi Hauz, dove facciamo anche una breve sosta a bordo vasca – interessante soprattutto la Moschea Magokiattari (non visitiamo però il Museo dei Tappeti attualmente ospitatovi) ed il portale della Madrassa Nadir Divan Beghi. Chiudiamo la visita della città con l’interessante Sinagoga prima e con la Moschea di Chor Minor poi, anche in questo caso bella da fuori ma con un semplice negozio all’interno. Tornati in centro, passiamo un’ora nell’hammam Bozori Kord per una sessione piacevole di bagno turco, massaggio e trattamento con zenzero e miele. Cena molto buona all’Ayvan Restaurant (lyabihouse.com/en/ayvan; 185.000 SOM in totale).

14° giorno

Purtroppo anche oggi ci attende la sveglia all’alba perché il treno per Khiva parte alle 4.14. Ci svegliamo quindi alle 3.15, prendiamo il taxi ed in stazione troviamo il treno già pronto sul binario. Fortunatamente abbiamo prenotato la classe più elevata, la ‘luxe’, perché questo ci consente di dormire tranquillamente a lungo ed arrivare a Khiva riposati. La prima cosa che ci colpisce di Khiva è la temperatura: ci aspettavamo 40 gradi, mentre in realtà si sta benissimo ed all’ombra fa quasi fresco, per cui decidiamo di raggiungere a piedi il nostro hotel, Qosha Dervoza. Qui ci dicono di aver avuto problemi di organizzazione e ci portano in un altro hotel proprio nella città vecchia, l’Hotel Caravan (Bo’yoqchillar 89; € 95 per le 3 notti per una doppia con bagno e colazione; buono). Iniziamo quindi a visitare la città in tarda mattinata, dopo aver acquistato il ‘biglietto VIP’ – tenete presente che alcuni dei minareti che si dovrebbero poter visitare sono in realtà chiusi e l’unico al momento visitabile è il Minareto Islam Khoja – e che pochi altri monumenti sono comunque da pagare a parte; tra questi non perdetevi il Pahlavan Mahmud Mausoleum. Khiva è davvero una città meravigliosa che non potrà deludere le aspettative. Tra i monumenti da noi preferiti visitati oggi c’è, oltre all’Islam Khoja ed al Kalta Minar, la moschea Juma. I musei ospitati negli edifici sono invece trascurabili, ma considerato che le visite agli interni sono incluse nel biglietto cumulativo, potete giudicare voi stessi. Una curiosità: con il biglietto VIP potete entrare nella città vecchia al massimo 5 volte; in realtà è possibile entrare ed uscire illimitatamente passando attraverso uscite secondarie, che sono facilmente individuabili e posizionate nei pressi delle entrate ufficiali. Dopo alcune foto al tramonto scattate dall’Islam Khoja Minaret e dall’Ark, ceniamo molto bene al Khorazm Art Restautant (khorezmart.uz; 146.000 SOM), dove proviamo le specialità locali (shivit oshi e tuxum barak).

15° giorno

A colazione facciamo due chiacchiere con due simpatici inglesi che stanno facendo il Mongol Rally. Continuiamo quindi con la visita di Inchon Qala: gli highlights della giornata comprendono tra i musei quello dedicato alla comunità mennonita, inaspettato ed interessante, quello delle fotografie della città ed il Museum of Fine Arts; tra gli altri monumenti sicuramente tutto il complesso del Tosh Hovil Palace. Khiva è davvero una città meravigliosa e lo hanno capito bene le centinaia di italiani in giro per la città: poche volte abbiamo visto una concentrazione talmente elevata di connazionali. Poco prima del tramonto saliamo sulle mura in due diversi punti: uno, non segnalato, attraverso un cimitero, a sud-ovest e l’altro, più ufficiale, alla porta nord. Cena, prenotata il giorno prima, al Terrassa Cafe & Restaurant (A. Boltayev 7; terrassa-cafe.com; 200.000 SOM in totale; ottimo) e poi giro notturno per la città a scattare qualche foto. Tornati in hotel, parliamo un po’ con due simpatici ragazzi italiani che sono arrivati qui in moto passando per Ucraina e Russia.

16° giorno

Abbiamo prenotato tramite l’hotel un taxi per mezza giornata per visitare tre delle fortezze del complesso di Ellis Qala (35 USD per l’intera auto). Iniziamo con la più spettacolare, Ayaz Qala, proseguendo per quella che ci è sembrata la più interessante, Tuprac Qala e chiudendo con Kyzil Qala, in parte ricostruita. Le fortezze valgono una visita, perlomeno quelle che abbiamo visto noi e può essere utile l’opuscolo esplicativo scaricabile al seguente sito: https://www.unesco.org/. Tornati a Khiva nel primo pomeriggio, vediamo rapidamente un paio di monumenti minori nella zona di Dishon Qala e poi torniamo un po’ in hotel. Dopo un ultimo giro delle mura al tramonto (ne vediamo una parte che in realtà è chiusa al pubblico per lavori), ceniamo ancora una volta benissimo al Terassa (200.000 SOM in totale).

17° giorno

Decidiamo di prendere uno shared taxi per Nukus. Il percorso si svolge in due tappe: la prima è per Urgench, Olympia Stadium, la fermata dopo il bazar (10.000 SOM a testa) e la seconda poi da lì alla stazione ferroviaria di Nukus. All’inizio aspettiamo circa 15 minuti perché il taxi si riempia e con noi c’è un capitano della polizia turistica con il quale scambiamo qualche parola. Ad Urgench attendiamo 1 ora e 20 e poi, in compagnia di due chiassosissimi signori oversize, veniamo portati direttamente a Nukus (50.000 SOM a testa) in hotel (Jipek Joli, jipekjoli.com; 54 USD la doppia con bagno e colazione; buono). Visitiamo subito l’adiacente Museo Savitsky, dove sono presenti anche due mostre (una personale su Ural T. Tansykbaev ed una sul realismo socialista). Il Museo è suddiviso in due edifici, che prevedono un biglietto separato o unitario. Attenzione perché il sito web non viene aggiornato da anni e gli orari di apertura effettivi sono differenti (ma, mer e ven 9-18; gio 9-19; sab 10-18; dom 10-17; lun chiuso). La storia della collezione è estremamente interessante ed in una produzione di relativo interesse, ci sono delle piccole perle inaspettate. Dopo un caffè, un gelato ed una torta nel bar all’angolo (Cake Bumer), ci riposiamo in hotel, anche perché a Nukus non c’è granché da fare e poi andiamo a cena al Neo Restaurant, dove accettano anche la carta Visa (Kamalov 21; circa 100.000 SOM; molto buono).

18° giorno

Prima di partire abbiamo prenotato un tour di due giorni su quel che resta del Lago d’Aral (Sanat Travel; 573€ in due tutto incluso; sanattravel.com). Verso le 9 il driver viene a prenderci in hotel e la prima tappa è il mausoleo di Mizdakhan, dove ci raggiunge Jamal, la nostra guida karakalpaka. Guardiamo le tombe principali e poi dopo un paio d’ore di auto, raggiungiamo Moynaq. Questo paesino, che le nostre guide descrivono come una località moribonda e deprimente, in realtà è in via di ripresa: ci sono molti edifici nuovi, tra i quali una banca, alcuni edifici governativi, alcuni caffè e l’aeroporto. Pare che questa ventata di novità sia stata richiesta dal Presidente della Repubblica in persona, che, tra l’altro, sarà in visita nei prossimi giorni. È stata inaugurata da poco anche la nuova sede del museo, che visitiamo volentieri. Dopo un rapido pranzo in una guesthouse, ci fermiamo al famoso cimitero delle barche, che ci sembra però un’attrazione turistica, seppure non priva di fascino. Infinitamente più interessante è il Lago d’Aral stesso, il cui letto percorriamo in auto per qualche ora: nonostante il caldo incredibile, lo spettacolo è desolante e affascinante al tempo stesso e non è facilmente descrivibile. Nel tardo pomeriggio arriviamo nello yurt camp (Yurtoyy Lager ‘Aral Oazis’ oppure ‘Aral Sea’), lasciamo il bagaglio e raggiungiamo la riva del lago, ma una densa fanghiglia non ci invita ad arrivare fino all’acqua. Ad aggiungere tristezza al paesaggio c’è anche una passerella, che la guida ci dice essere stata edificata l’anno passato: all’epoca della costruzione era sull’acqua, ma adesso risulta più all’interno, a causa della graduale scomparsa del lago. Tornati al campo, ceniamo ed abbiamo la fortuna di assistere al sorgere della luna direttamente dal lago e a vederla specchiarsi nell’acqua. Per quanti anni ancora sarà possibile ammirare qui uno spettacolo del genere?

19° giorno

Sveglia poco prima delle 6 per vedere l’alba: il sole che sorge direttamente sull’Aral è un vero spettacolo. Dopo colazione iniziamo il percorso di rientro, fermandoci in un paio di torri di guardia vicino al campo, una delle quali con un panorama spettacolare sul lago Sudochie, ed in un villaggio abbandonato a metà anni ‘60, costruito da prigionieri politici russi e polacchi. Dopo una breve pausa pranzo per via, passiamo dall’ufficio a saldare il nostro debito (l’ufficio non è quello della Samat Travel però, ma è della Besqala Tour Agency, besqala.com) e facciamo ritorno al Jipek Joli a Nukus poco prima delle 16 (a parità di prezzo, stavolta la stanza, situata a piano terra, è nettamente peggiore di quella precedente: la notte non dormiamo bene a causa del continuo flusso nel bagno posto di fronte alla camera, del rumore dell’aria condizionata e della scomodità dei letti). Un paio d’ore dopo usciamo per passare del tempo nel vicino nuovo centro commerciale della città, Mega Nukus e poi ceniamo in hotel (152.000 SOM; buono).

20° giorno

Su suggerimento del receptionist, prenotiamo il taxi alle 5.40, anche se il nostro volo parte alle 6.40, perché l’aeroporto è a soli 5 minuti di auto. Il taxi però non compare, probabilmente perché si sono scordati di prenotarlo, così arriviamo in aeroporto con un altro, preso fortunosamente all’ultimo momento, e riusciamo a prendere il volo davvero per un pelo. Difatti, dobbiamo passare attraverso ben tre controlli di sicurezza, dove ci chiedono anche la copia dei moduli di registrazione degli hotel, che per fortuna abbiamo sempre domandato e conservato nel bagaglio a mano. Arrivati a Mosca, abbiamo la brutta sorpresa di non vedere arrivare un bagaglio: presentiamo la denuncia presso l’apposito ufficio (il bagaglio ci sarà poi riconsegnato in Italia un paio di giorni dopo ed è chiaro che è stato aperto ed accuratamente rovistato, anche se non manca nulla) e passiamo qualche ora in un bar, per atterrare poi a Orio al Serio con qualche minuto di ritardo.

Un viaggio davvero straordinario che ci ha consentito non solo di visitare dei posti splendidi, ma di scoprire anche qualcosa della cultura e della vita quotidiana di queste popolazioni ancora poco conosciute dalle nostre parti.



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