Uno sguardo sul ponte: gli Stati Uniti Orientali. Mini tour fai da te con tanto di film location
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Alloggiamo in una traversa di Flatbush Avenue, vicino a Prospect park, cuore verde dell’immenso borough: 2 milioni e mezzo dei 18 milioni e rotti dell’agglomerato urbano di NYC si concentrano qui.
HARLEM
Il primo giorno ci svegliamo alla buon’ora. È domenica e vorremmo approfittarne per vedere dal vivo una messa Gospel nel quartiere a nord di Manhattan. Il quartiere di Brooklyn è l’emblema della multi etnicità e lungo l’arteria principale si succedono attività commerciali coreane, caraibiche, e afro-americane. Bambini e ragazzi giocano sui larghi marciapiedi antistanti le case in mattoni con scale antincendio bene in vista. Prendiamo la metro a Parkside Avenue e dopo circa un’ora giungiamo a destinazione. Facendo fatica ad individuare le chiese più note (l’Abyssinian Baptist Church e la Mount Neboh Baptist Church), ci infiliamo nella 138° strada e un po’ a caso riusciamo a partecipare ad una messa indimenticabile all’Union Congregation Church: i pochi presenti ci coinvolgono nelle funzioni e alla fine si interessano alla nostra provenienza, sono curiosi di sapere, poco abituati a quanto pare ai turisti, di certo meno che in altri vicini luoghi di culto.
Da queste parti fino agli anni ’30 era aperto il Cotton Club, luogo di culto per gli amanti del jazz immortalato negli anni 80 dal film di Coppola, ma oggi non ne resta praticamente traccia. Così, passiamo Malcom X blvd e ci incamminiamo verso il Trinity college. Da qui facciamo inversione e torniamo verso il YMCA mediante Martin Luther King blvd, e tra campi da basket recintati e palazzi meravigliosi, arriviamo prima all’Apollo Theatre – teatro che ha visto esibirsi cantanti del calibro di Aretha Franklyn; Michael Jackson, Stevie Wonder – e poi allo stupendo The Studio Museum In Harlem. Qui, complice anche l’apertura gratuita domenicale, ci intrufoliamo a curiosare. Sono presenti mostre fotografiche sulla cultura afroamericana. Risalgono al periodo della contestazione degli anni 70, quando artisti locali imprimevano su pellicola la voglia di riscatto degli abitanti locali. Uscendo da là e guardando la gente per strada, non sembra passata che qualche settimana da allora.
PER COMINCIARE… IL VILLAGE
Ci svegliamo con la voglia di pancake, uova strapazzate, bacon. Oggi dovremmo visitare la città con un caro amico, Elia, trasferitosi qui qualche anno fa, che ci porta in uno dei posti migliori dove farsi un brunch: si tratta di Greenwich Village. Alla fine dobbiamo ripiegare su un altro locale, altrettanto buono ma di certo un pizzico più anonimo, sempre nel quartiere. Per digerire ci incamminiamo per le vie che sfilano tra i blocchi del Village tra negozi e atelier di moda e d’arte. Finiamo per riposare a Washington Square Park, dopo esserci rinfrescati delle fresche acque della sua fontana, proprio davanti al suo arco trionfale.
Il calore in città è notevole, essendo la fine di agosto, anche se l’umidità è spazzata di tanto in tanto dalla brezza che arriva dal mare. Rientrando ogni giorno verso sera, ci imbattiamo nel venditore di grattachecca sul marciapiede, a Brooklyn.
VERSO MANHATTAN, A PIEDI
Scendiamo dalla metro a Clark street e imbocchiamo la parte pedonale del ponte di Brooklyn; lo percorriamo tutto. Giunti a Manhattan veniamo inghiottiti dai grattacieli del Financial District. La sensazione è molto meglio di quanto immaginavamo, nessuna vertigine, il susseguirsi di palazzi di pochi piani e di altri di alcune centinaia di metri è tutto sommato regolare e crea quindi una discreta armonia nel paesaggio circostante. Il tutto senza che in molte viuzze il sole riesca mai ad entrare. Imbocchiamo Wall Street – barricata dopo le proteste di Occupy Wall Street di qualche anno fa – e ci fermiamo in un vicolo laterale a guardarci in giro. Qui le strade sono molto più stette che altrove, in quelle chiuse al traffico diurno molto spesso vi sono tavolini e sedie su cui i passanti possono fermarsi a mangiare il proprio fastfood. Riprendiamo il cammino incrociando con lo sguardo il nuovo One World Trade Center e ci imbarchiamo per Staten Island. In realtà la nostra mira è vedere da vicino Liberty Island e la statua, ma prendendo questo traghetto gratuito ci si passa solo piuttosto distante, attraccando poi a Staten Island. Il tutto ci porta via un paio di ore. Attraccati, riprendiamo la metro e ci riportiamo verso il parco di Washington square. Dopo una breve sosta, facciamo il primo piccolo location-tour che prevede la centrale dei vigili del fuoco a Tribeca (poco più a sud, 14 North Moore Street), quartier generale dei Ghostbusters dell’omonimo film, e la casa del telefilm “I Robinson” – attenzione, non è al di 10 Leroy Street ma in St. Luke St. al 10. Riprendiamo la metro e ci dirigiamo verso il Museo di storia naturale. Benché non sia tra le tappe previste, ogni giorno dalle 16.45 alle 17.45 l’entrata è gratuita, quindi decidiamo di fare un salto. Ci troviamo proiettati in un luogo davvero affascinante. Al suo interno non solo scheletri di dinosauri di dimensioni notevoli, ma anche tra le maggiori opere di tassidermia della storia (tra tutte, il gruppo di elefanti della sala “Africa”). Anche la riproduzione degli habitat naturali sono incredibili. E pensare che qualche anno fa ha rischiato di chiudere a causa delle scarse sovvenzioni… qualche volta vendersi al mondo di Hollywood – si veda la recente trilogia de “Una notte al museo”, girati qui – non è solo darsi in pasto a voraci uomini d’affari, ma l’unica possibilità di rimettersi in gioco e di fare pubblicità ad un mondo troppo spesso ritenuto appannaggio di pochi.
A CACCIA DI CIBO ITALIANO ALL’ESTERO?
Non riusciamo a mangiare molto in questi giorni, un po’ sarà il jet-lag, un po’ le pietanza ultra condite e fritte dei vari quartieri non ci fanno gola. Alla fine, dopo tanti anni di viaggiare in lungo e in largo, per la prima volta ci coglie un’irrefrenabile bisogno di focaccia, salumi semplici, voglia di frigo di casa!
Scendiamo con la metro a Canal street e ci incamminiamo lungo il perimetro di Chinatown. Finalmente, verso Elizabeth Street (via che diede i natali al grande Martin Scorsese), comincia ad affiorare la Little Italy oggi in parte assorbita dal quartiere cinese. Ci fermiamo in una delle prime gastronomie che troviamo – nonché anche una delle migliori, scopriremo poi – e da Di Palo prendiamo da mangiare. Mordendo le nostre focacce, giriamo le vie ormai ripulite del vecchio rione italiano, scrutando nelle vetrine dei ristoranti vecchie foto di famiglia di antenati in canottiera bianca, intere famiglie coinvolte nell’arte culinaria. In realtà oggi siamo anche a caccia di alcuni scorci di “C’era una volta in America”, e seguendo Water street, finiamo a passeggiare in un quartiere residenziale ombreggiato tra i due ponti, Manhattan e Brooklyn. Verremo a sapere solo qualche giorno più tardi che Water street è anche specularmente a Brooklyn, e proprio là è stata girata una parte del film.
Il mercoledì è serata jazz in alcuni locali, di certo lo è allo Small Jazz club http://www.smallsjazzclub.com/, nel Village. Faccio un salto con Elia e per 20$ ci gustiamo un concerto niente male – iniziano con la prima sessione alle 19.30 – in questa specie di taverna votata agli dei dello swing.
IL FUTURO: LA HIGH LINE
Il passato consiste in una ferrovia che trasportava merci tra il porto di New York – che era uno dei più grandi, oggi spostato quasi interamente nel New Jersey, dall’altra parte del fiume Hudson – e il centro della città, attraversando Chelsea. Il presente e il futuro vedono l’uomo impegnarsi per trovare soluzioni alla guerra che il cittadino di ogni metropoli deve ingaggiare quotidianamente contro smog, traffico, sovraffollamento delle strade e inquinamento acustico. La High Line è stata creata qualche anno fa riconvertendo la linea ferroviaria dapprima in modo del tutto naturale, lasciando che il tempo e la natura si riprendessero ciò che spettava loro, e poi grazie all’intervento di architetti e ingegneri risistemando al meglio gli edifici lungo cui questo binario ancor oggi corre. Panchine, giochi d’acqua, arbusti, erbe spontanee, si susseguono lungo i 2,33 km della West Side Line, arrivando a toccare verso la fine anche il mercato coperto di Chelsea – ottimo prodotti a prezzi decisamente alti, anche se quasi tutto segue questo connubio, in questa città – e il nuovo Whitney, nuovo museo d’arte americana. Ci gustiamo il paesaggio sospesi a qualche metro sulle strade sottostanti.
Rientriamo a Brooklyn per un pasto frugale, al pomeriggio cambio guida: ci accompagna Elena, nostra cara amica nonché moglie di Elia, durante il nostro giro tra Union square ed Empire State Building. Arriviamo alla piazza verso il tramonto, ci incamminiamo verso il Flatiron, meraviglioso vecchio palazzo-ferro da stiro che ci lascia senza fiato. Poi entriamo all’Empire State Building e per una trentina di dollari saliamo all’86° piano attraverso un ascensore supersonico che in realtà non sembra neppure staccarsi da terra. Inutile commentare la visione di Manhattan al tramonto. Di certo non si può dire di aver visitato la Grande Mela senza prima averla spiata dall’alto, aver capito il senso delle sue strade e del continuo muoversi e cambiare direzione dei suoi – da quassù – microabitanti che come impazziti infestano le sue strade a qualsiasi ora per lavorare, vivere, magari studiare, di certo ed in modo continuo mangiare.
UN VENERDì A TIMES SQUARE
Siamo qui da qualche giorno e ancora non ci siamo addentrati tra i cartelloni luminosi di Times Square. Più che fascino destano in noi una certa curiosità… è più voglia di capire come nel 2015 vi sia ancora gente che si accalca per fotografarsi tra l’indice Nasdaq e le varie pubblicità. Scendiamo dalla metro in zona Bryant Park, attraversiamo il mini-polmone verde e dopo una breve passeggiata a Times Square tra lo stabile della Paramount e qualche griffe, capiamo che non è il posto per noi, così ci dirigiamo verso la quinta strada in cerca della New York Public Library, altra indimenticabile location di Ghostbusters. Dopo aver mimato la corsa d’inizio film sulle scale antistanti, ci addentriamo nei suoi sotterranei, sperando di voler volare qualche volume. L’edificio è a dir poco meraviglioso, appena entrati un silenzio che da fuori sembra irraggiungibile, ci inghiotte e ci riappacifica. Uscendo, è di nuovo una guerra contro il frastuono. Camminiamo sulla 5th incontrando lo stile gotico della St. Patrick’s Cathedral, poi gli uffici della HBO – se siete appassionati delle sue serie, fate un salto nel negozio interno – all’altezza di Tiffany siamo sfiniti, non tanto per la fatica ma più che altro per il rombo del traffico e per i continui stop tra gli isolati. Ci rifugiamo così all’ingresso di Central Park, facendo per la prima volta questa straordinaria esperienza. Ci riprendiamo in un paio d’ore sdraiandoci sull’erba e spiando gli edifici che danno verso gli alberi. Tentiamo a quel punto di andare a ritroso sulla quinta per raggiungere il Moma – il venerdì pomeriggio l’ingresso è gratuito – ma la folla ci spinge a ripiegare. Lo visiteremo il giorno seguente con più calma.
SABATO AI MUSEI
Torniamo il giorno seguente al Museo d’arte moderna e lo giriamo in un paio d’ore abbondanti. Al costo di 18$ possiamo dare uno sguardo ad opere meravigliose, tra cui alcuni importanti Gaugin, Munch, Matisse, Mirò, Dalì, Picasso, Van Gogh, De Chirico. Anche la risistemazione della struttura all’inizio degli anni 2000 è molto interessante, alcuni angoli dell’edificio sono a vetrate ed è quindi possibile ammirare i palazzi circostanti, non avendo mai l’impressione di essere rinchiusi in un tradizionale museo. Dopo un’altra ora passata nello stupendo bookshop, siamo pronti per l’ennesima immersione nel sottosuolo che ci porterà a sbucare proprio nei pressi del Guggenheim, ad est di Central Park. La forma di questo edificio è a dir poco affascinante e restiamo a lungo ad osservarlo da fuori. Sbirciamo anche il percorso di risalita interno, ma decidiamo poi di rimandare la visita delle sue collezioni a data da destinarsi. Alla stessa altezza del Guggenheim, dalla parte opposta, al di là del parco, sta il nostro amato Museo di Storia Naturale. Sono le 16.30 circa, così saliamo verso l’enorme lago dedicato alla memoria di Jacqueline Kennedy, lo passiamo prendendo verso sud, e poi sbuchiamo all’ingresso del museo. Ci restano da visitare alcune sale tra cui, nei sotterranei, una sorta di planetario che in circa 5 minuti, ci guida a ritroso dal tempo presente al momento in cui milioni di anni fa avvenne il Big Bang: davvero d’effetto.
DOMENICA: GIRETTO NEI DINTORNI
È già una settimana che siamo nel nuovo continente e ancora non abbiamo visitato come si deve Brooklyn. Naturalmente si fa per dire: per girare a dovere il quartiere, grande quasi due volte Milano, ci vorrebbero mesi, ma già spostandoci un po’ da dove alloggiamo noi, ma restando in zona Prospect Park, è possibile farsi un’idea di come si siano formate ed in seguito trasformate, le zone residenziali.
Camminiamo verso sud rispetto a Flatbush, già due blocchi più in là il rumore si attenua e i palazzi a 10-20 piani fanno spazio alle tradizionali casette su tre piani con scala a bordo marciapiede. Alcune sono anche molto vecchie – dopo che i primi coloni vi si stabilirono al’inizio del ‘600, il quartiere aumentò notevolmente le sue dimensioni solo all’inizio dell’800, annettendo persino il vicino centro di Williamsburgh – cambiando blocco, isolato insomma, si vede stravolto lo stile di costruzione.
Al pomeriggio ci spostiamo verso Prospect Park e giriamo al suo interno, restando stupiti per la pace che vi regna, molto più che a Central Park. Alla sera vogliamo gustarci un tramonto da cartolina, riprendiamo quindi da lì la metro e scendiamo in zona Dumbo, sempre Brooklyn, appena al di qua dei ponti. Questa zona, amata da decenni dagli artisti, è stata negli ultimi anni riconvertita ad ennesima zona di lusso, sfrattando chi vi si era stabilito nei suoi loft ed atelier. Osserviamo il sole calare e l’accensione delle luci del Ponte di Brooklyn e di Manhattan dalla spiaggia di Dumbo, zona privilegiata per osservare questo spettacolo. La sera, risaliamo verso la metro tra ex-fabbriche abbandonate, ora riconvertite, ristoranti particolari e bar a forma di faro giusto sotto un arco del ponte di Manhattan. Arrivati poi in Water street, giro fino a trovare l’esatta ubicazione della foto-locandina di “C’era una volta in America”. Che emozione, a quest’ora l’atmosfera è quasi acquerellata, grazie alle luci artificiali che giungono sia dalle poche finestre che dalle poche auto che percorrono questi luoghi dal sapore retrò.
PARTENZA PER WASHINGTON
Decidiamo di spostarci qualche giorno dall’antica Nuova Amsterdam e procedere col giro della Capitali. Non solo Washington, l’attuale, ma in passato anche Philadelphia, ottenne l’appellativo di capitale. Dato che non sono lontanissime ci svegliamo presto con l’idea di imbastire un viaggio nel viaggio improvvisato. Grazie alle moderne tecnologie è un gioco da ragazzi e in un’ora abbiamo la prenotazione sia del biglietto del treno (direttamente sul sito della Amtrak) sia dell’hotel a DC.
Partiamo in tarda mattinata e copriamo in treno i quasi 400 Km tra New York – da Penn Station, nei sotterranei del Madison Square Garden – e DC in poco più di 3 ore. In bus, per quanto il costo sarebbe stato di gran lunga inferiore (circa 4 volte meno), ci avremmo potuto mettere fino a 6-7 ore per via del traffico. Lasciamo lo Stato di New York e attraversiamo il New Jersey, la Pennsylvania, il Maryland e arriviamo a DC; uscendo dalla sua stupenda stazione ci rendiamo conto del caldo soffocante che rende difficoltosi gli spostamenti in queste ore del giorno.
L’hotel Lombardy è piuttosto centrale ma fa davvero troppo caldo per farcela a piedi, avendo anche qualche bagaglio con noi. Così scendiamo nella lussuosa metropolitana della capitale – da queste parti tutto lo è, l’impressione è che non si badi a spese per curare nei minimi particolari il centro città – dalle alte volte decorate, scendendo a pochi passi dalla nostra sistemazione. Grazie ad una superofferta abbiamo prenotato per due notti questo hotel 4stelle che presenta comfort per noi del tutto inusuali: dall’addetto che apre la porta d’ingresso, all’enorme stanza da letto completa di letto king-size, anticamera, antibagno e vasca rilassante. La temperatura scende di molto entrando e quasi viene la voglia di un bel bagno caldo. Ci avventuriamo fuori non appena il sole inizia a scendere e ci dirigiamo spediti verso la White House, costruzione di cui si può vedere da vicino solo il piatto retro e che in realtà ci lascerebbe anche un po’ delusi se non fosse per la vecchietta no-nuke che da anni presidia da vicino il giardino della villa. Da lì ci dirigiamo lungo il National Mall con l’impressione che non ci si metta poi molto a raggiungere dal suo centro il Campidoglio. Impressione del tutto errata, dato che camminiamo per un bel pezzo e alla fine ci accorgiamo di aver coperto circa la metà della strada da percorrere. La percezione delle distanze da queste parti è assurda, solo il Mall è gigantesco: dal Campidoglio al Lincoln Memorial sono circa 5 km. Così torniamo indietro, verso l’obelisco, e tentiamo di visitarne l’interno, ma invano. Guardiamo il tramonto scendere sul lontano Lincoln Memorial, al di là delle bandiere e del Reflecting Pool. Poi scendiamo a dare uno sguardo al memoriale per le vittime della seconda guerra mondiale, ogni Stato Americano vi è rappresentato, prima di rientrare stanchi morti in hotel.
UN GIORNO A WASHINGTON
Cosa visitare il un solo giorno a DC? Avendo il giorno prima girato un po’ il Mall, tenteremo oggi di vedere quanti più musei possibili. Scopriamo casualmente che la National Geographic Society ha sede proprio qui e quindi, dopo un’abbondante colazione ad un Corner Bakery Cafe, ci dirigiamo al 1145 della 17th St, NW. All’interno dello storico edificio, oltre agli ufficio della storica rivista, sono sempre allestite un paio di mostre. Alla modica cifra di 15$, visitiamo un percorso tematico sui pesci giganti d’acqua dolce e una mostra sulla figura di Indiana Jones tra cinema e realtà.
La seconda tappa di oggi è il National Air and Space Museum, posizionato come tutti o quasi gli altri musei ai lati del Mall. Qui giriamo per un paio di ore tra laboratori di astrofisica e navicelle spaziali e prototipi delle stesse. E’ anche possibile partecipare a diversi tipi di simulazioni di volo. Noi optiamo per una perlustrazione più superficiale, prima delle 5 vorremmo dare un’occhiata anche al Museo di Scienze Naturali, più che altro per metterlo a confronto con quello di NYC. In effetti anche qui vi sono parecchi dinosauri assemblati , tra tutti un triceratopo completo che invece a NY manca, ma ad essere sinceri quello visitato nella Grande Mela è di tutt’altra caratura. Dato che il giorno successivo saremmo quasi tentati di spostarci nuovamente, tentiamo il tutto e per tutto ed usciti ad orario di cena dall’ultimo museo della giornata, saliamo su un taxi e facciamo rotta verso Georgetown, il quartiere “vecchio” della città. In effetti merita davvero una passeggiata al tramonto, questo pittoresco intrico di strade che scendono verso il canale. Ci fermiamo a mangiare qualcosa in una sorta di mercato coperto, che poi scopriamo non essere altro che l’ennesima catena: Dean & DeLuca. Molto caro ma buono. Solito meccanismo che si ripete ovunque al qua dell’oceano: se hai soldi puoi permetterti di mangiare decentemente e in modo leggero, se non ne hai sei costretto ad ingozzarti di cibi elaborati fino all’obesità. Scendendo a piedi verso il centro città e quindi verso il nostro hotel, attraversiamo una bella fetta di quartiere: davvero pittoresco.
E PHILADELPHIA?
Passeremmo da Philadelphia per tornare verso New York. Davvero non ce la sentiamo di farci un giro? Prenotiamo un biglietto Amtrak DC – Philly (come la chiamano affettuosamente gli abitanti) e partiamo verso ora di pranzo. Appena giunti alla stazione lasciamo il bagaglio pesante e al banco informazioni afferriamo una mappa. Per salire sul sightseeing bus più vicino dobbiamo attraversare quasi tutta la città in metro fino all’altro capo, all’Independence Mall. Da qui partiamo su un bus a due piani alla scoperta di quello che fu in passato uno dei luoghi fondamentali per la storia degli USA, nonché una delle città più importanti della colonie inglesi: qui furono redatte alla fine del ‘700, la dichiarazione di Indipendenza e la costituzione statunitense.
In un’ora e mezza circa, sotto un sole-killer, attraversiamo la città in lungo e in largo: dalla campana dell’indipendenza, l’Independence Hall, il Philadelphia Museum of Art – location del film Rocky, sulla cui scalinata il pugile correva – ma una delle cose più interessanti restano le decine di recenti murales con cui molti artisti hanno abbellito i muri di alcuni edifici. Prima di ripartire per NYC in treno, riusciamo persino ad addentare il famoso Philly Cheesesteak.
LE ULTIME COSE DA VEDERE
Penultimo giorno e ancora troppe cose ci mancano da vedere. Ad esempio siamo passati molto velocemente nei giorni scorsi nei pressi della palazzina location esterna del telefilm Friends (all’incrocio tra Groove steet e Bedford street) nel Village. Ci torneremo nel pomeriggio mentre raggiungiamo la nostra amica al locale “3 sardine”. La mattina però è dedicata al nuovo Whitney Museum di Renzo Piano. Ubicato nei pressi della High Line, a Chelsea, con soli 22$ è possibile ammirare una notevole collezione di arte moderna statunitense. Tra le centinaia di opere esposte vi è persino uno schizzo di Nighthawks di Edward Hopper: ci fermiamo lì davanti per interi minuti. In due ore abbondanti lo giriamo agevolmente, fermandoci anche a rimirare il panorama dalla terrazza panoramica presente vicino al bar.
Ad ora di pranzo di imbarchiamo da Castle Clinton National Monument, verso Liberty ed Ellis Island. Con meno di 20$ si possono visitare entrambe. La sera poi, dopo l’aperitivo nel pittoresco Greenwich Village, ci spostiamo di nuovo a Brooklyn, da dove il giorno successivo, proveremo a raggiungere Coney Island per visitare il suo immenso Lunapark nel bel mezzo di una di una tempesta di sabbia.
Consigli
– Lasciate perdere Googlemaps, scaricatevi prima di partire l’applicazione HERE che è più essenziale e funziona meglio. Inoltre, vi da la possibilità di scaricarvi le mappe degli stati, in questo modo potrete disattivare il collegamento internet (utilizzando solo il wi-fi, quasi ovunque “agganciabile”) e girare col semplice e gratuito gps.
– Nel vostro zaino estivo, non manchi mai una felpa da indossare nei vagoni della metropolitana, nei musei, sui treni, nei locali. Ovunque il termostato è impostato sui 20° e gli sbalzi termici potrebbero esservi molto dannosi.
– Riguardo i musei: controllate prima di andare l’orario di apertura gratuita al pubblico. Potreste riuscire a visitarli tutti senza sborsare neppure un dollaro. Discorso a parte per Moma e Whitney: il venerdì pomeriggio sono ingestibili! Andateci in altri momenti, pagherete ma almeno non sarete assaliti dalla folla impazzita.
– Metropolitana di NYC: comprate una tessera ricaricabile. Con 31 dollari potrete girare ovunque (anche in bus) per una settimana, non preoccupandovi per nulla del prezzo delle corse che invece vi costerebbero quasi 3$ l’una.
– Volete acquistare fumetti? Non cercate nelle edicole dato che: 1) non esistono vere e proprie edicole, ma solo negozi che vendono un po’di tutto, ma non li tengono; 2) ci sono poche ma selezionate fumetterie, una delle quali proprio di fronte all’entrata della metro Parkside AV, a Brooklyn.
– Se la giornata è molto ventosa evitate di avventurarvi a Coney Island: la sabbia alzata dal vento vi impedirà di gustarvi qualche ora di relax in spiaggia o al parco dei divertimenti.
– Interessati alla Statua delle Libertà? Non prendete il traghetto gratuito per Staten Island, la vedrete solo da lontano. Con 18$ potete raggiungere e visitare prima Liberty Isand e poi anche Ellis Island.
– Volete viaggiare comodi, senza sbattimenti, in ambienti puliti e confortevoli? Scegliete le ferrovie Amtrak (http://www.amtrak.com). Ovviamente consigliate solo per i brevi spostamenti, onde evitare di farvi dissanguare dal costo elevato. Ma il rapporto qualità / prezzo / efficienza è davvero notevole.
– Se visitate Washington, appoggiatevi pure al centrale Hotel Lombardy. Una stanza doppia costa circa 140$ a notte ma ne vale la pena. Buon rapporto qualità/prezzo.
– A DC ogni museo pubblico è gratuito, potete sbizzarrirvi a visitare i tanti disponibili: da quello aero-spaziale al museo di storia naturale senza sborsare un dollaro. Solo, decidete in anticipo quelli di vostro interesse. Per l’obelisco invece la storia cambia: prenotate su internet qualche giorno prima il vostro biglietto gratuito.
– A Filadelfia potete scegliere se concentrarvi in una visita più superficiale mediante un Sightseeing bus (http://www.philadelphiasightseeingtours.com/tour-detail?tour=13, costo 30$ a testa) oppure dedicarvi ai tour dedicati ai soli murales (http://muralarts.org/tour).
Un ringraziamento speciale a Daniele, guida TPC per NY. Senza i tuoi suggerimenti avremmo combinato ben poco! Un abbraccio ad Elia ed Elena che ci hanno supportato/sopportato in questa nostra ennesima avventura.