Un sogno chiamato America

Un viaggio tra gli immensi grattacieli della Grande Mela per rimanere a bocca aperta
Scritto da: ShareTheWorld
un sogno chiamato america
Partenza il: 09/09/2018
Ritorno il: 15/09/2018
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
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È dal dopo guerra che il tutti desiderano conquistare un solo luogo. Lontano, sfarzoso, sognante: l’America. Io non sono da meno. Non nego che il mio sogno sia quello di viverci, ma si tratta comunque di una trafila lunga e complessa. Ma questo è un argomento a sé. Se non ci si può vivere, la si può pur sempre visitare. L’ho sognata per anni, da quando sono piccola. Mi sono sempre chiesta come fosse. Se la tv mostrasse la sua vera essenza o se fosse tutto ingigantito. Mi chiedevo come fosse passare del tempo in un luogo in cui il tempo scorre in modo del tutto differente da come scorre a casa. Mi sono sempre fatta mille domande, di quelle sciocche e futili. Di quelle che fanno i bimbi quando vogliono imparare cose nuove ma a cui tu non sai rispondere perché risposte non ce ne sono. Non avrei mai creduto di poterci arrivare. La vedevo come una meta costosa, una meta lontana e soprattutto fino a poco prima il mio inglese mi avrebbe permesso solo di dire “hello”. Voglio essere onesta: cercando qua e là informazioni per il mio viaggio ho trovato molte volte la frase “l’italiano lo conoscono tutti”. Ecco, non ci credete! Certo, qualcuno vi capirà, ma non si può arrivare dall’altra parte del mondo partendo dal presupposto che tutti conoscano la nostra lingua. Perché se vi troverete in difficoltà, gli americani non ci penseranno due volte ad avvicinarsi per aiutarvi, ma avrete bisogno di una base per poter dialogare. Altrimenti rimarrete nelle vostre difficoltà. E non è il massimo se dovete recarvi da qualche parte e i tempi sono stretti! La mia prima avventura oltre oceano è stata niente popò di meno che a…New York. Prima di raccontarvi come è andata vi voglio dare alcune dritte: NO il wifi non è ovunque (e, in molti hotel, nelle camere è a pagamento). SÌ le mance sono obbligatorie e NO non le scegliete voi (questo vale per lo più nei ristoranti, nelle grandi catene tutto questo lo potete evitare). NO a New York non c’è il sole (avevamo scelto settembre perché definito il periodo migliore…abbiamo visto solo pioggia e nebbia.

GIORNO 1

Finalmente siamo in aeroporto. Il check-in si apre. Di corsa ad imbarcare il bagaglio, sperando che il tutto avvenga in maniera veloce perchè voglio quel biglietto tra le mie mani. Un attimo di panico: mia mamma ha il biglietto segnato dalle famose “SSSS”. No problem! Si tratta di alcuni controlli (per lo più sugli indumenti) che vengono effettuati un attimo prima di essere imbarcati. L’audio dell’aereo dice “have a nice flight”. E’ tutto vero allora. Si parte: destinazione New York. Atterriamo che sono circa le 19.00 ore locali, una lunga fila ci aspetta per il controllo dei passaporti. Mettete in conto non meno di 2 ore per uscire dall’aeroporto. E probabilmente dopo che avrete mostrato i vostri documenti, la vosta valigia non sarà più sul nastro trasportatore. Ma tranquilli che vi sapranno dire dove sono stati sistemati. Ah, mi raccomando. Non smarrite appena arrivati il vostro passaporto! Non è una barzelletta, appena usciti dai controlli ne abbiamo trovato uno a terra! Per raggiungere Manatthan abbiamo scelto il taxi, certo non è la soluzione più economica (sono circa 80$ in totale, calcolando già mancia e pedaggio), in quel caso vi conviente optare per l’airtrain unito alla metro. Ma sinceramente dopo tutte quelle ore di viaggio, avevamo solo voglia di arrivare in hotel! “Welcome to New York” ci dice Emanuel non appena entriamo nel suo taxi sgangerato e pieno di cibo spazzatura. Correva, correva come un pazzo, tanto che siamo arrivati con largo anticipo in hotel rispetto all’orario che avevamo stimato. Un viaggio incredibile: lui correva, schivava auto, sorpassava un po’ a caso, e come un fulmine a ciel sereno, dopo aver attraversato il nulla, eccola la New York dei grattacieli illuminati. Un presepe illuminato: così l’abbiamo definito. Ed Emanuel ci elencava tutto ciò che questa città ci avrebbe regalato. Siamo arrivati in hotel. La giornata è terminata, siamo troppo stanchi per uscire. Se ne parlerà domani. “Buona notte ragazzi, siamo a New York”

GIORNO 2

Sono le 6 e piano piano, uno alla volta inizia a svegliarsi. Alle 7.30 siamo già in strada. “Ho visto che vicino c’è un 7-eleven, andiamo a comprare un ombrello”. 20$ per due ombrelli che appena abbiamo aperto con la folata di vento si sono ribaltati. Ma non fa nulla, non ci diamo per vinti e ci incamminiamo verso Times Square. “Sì ma io ho fame” si lamenta mio padre. E allora ci buttiamo nel primo bar che troviamo. “Due pancake – ok però se lo divide lo pagate comunque – ok tre pancake, due spremute, un cappuccio e un thè. Grazie.” Mangiamo ma lasciamo praticamente i piatti pieni perchè la mania delle big size non si allontana mai. “Ecco lo scontrino. Più 10/15% di mancia su totale”. E niente, gli abbiamo lasciato 80$. Mai più. E sapete il bello qual è? Che a pochi minuti di camminata c’era Sturbacks! Arriviamo a Times Square con i suoi taxi gialli in colonna e i maxi schermi. Continuiamo a camminare finchè non ci troviamo davanti al Central Park. Ci addentriamo tra le sue viuzze infinite, tra i sentieri nascosti dai rami e alla fine sbuchiamo davanti al MET. La nostra mattinata si conclude con la visita di questo immenso museo. Nel pomeriggio ci siamo divisi tra la Stazione Centrale e la Public Library (dove papà si era bloccato in mezzo alle scale impedendo alla polizia di acciuffare un ragazzo in fuga!).

GIORNO 3

“Papà butta un occhio fuori alla finestra che tempo c’è?”. Niente, ancora pioggia. K-way addosso, ombrello in mano e via. Si riparte verso un nuovo museo. Questa volta tocca al Museo di Storia Naturale. Uno spettacolo, soprattutto se ci portate i bambini. Noi non lo abbiamo visto tutto poiché immenso, ma veramente spettacolare. Perchè non lo abbiamo finito di vedere? Indovinate chi aveva fame…

Il resto della giornata l’abbiamo dedicata a scoprire il Central Park.

GIORNO 4

Se si pensa a NY non si può non immaginare la Statua della Libertà. Come sempre ci svegliamo di buon ora, prendiamo la metro e andiamo alla ricerca del nostro battello. “Correte ragazzi che stanno per chiudere le porte!” urlo mente sono già sul battello. Ma non sono sicura che sia quello giusto “questo và alla Statua della Libertà?” “No”. Per un attimo ho rischiato di finire non so dove. Attraversiamo un parco ed ecco il battello giusto: tempo di ritirare i nostri biglietti, di passare i metal detector (armatevi di tanta pazienza: NY ne è piena) e si sale sul battello. Questa volta è quello giusto. Una volta scesi, nuovi controlli! È lì, difronte a noi in tutta la sua maestosità. Ci addentriamo nel suo museo per capire un po’ la storia. Ma si è fatta ora: dobbiamo salire fino alla corona. Infinite scale a chiocciola circondano Lady Liberty e quando finalmente arriviamo in cima lo spettacolo è…inguardabile. C’era la nebbia! Forse una delle cose che più mi è dispiaciuta è stato non vedere lo skyline dalla corona. Finita la visita riprendiamo il battello. Questa volta ci fermiamo a Ellis Island. Si tratta di un’isola museo davvero incredibile. Questa era la prima zona che gli immigrati raggiungevano sbarcati in America. Poteva essereuna zona di passaggio o per i meno fortunati, quelli che venivano messi in quarantena, il loro punto di sosta. Al suo interno potrete trovare i registri, le camere da letto e i vari oggetti che i nostri avi hanno utilizzato. La sera siamo salite sulla cima dell’Empire State Building per ammirare le luci della città dall’alto.

GIORNO 5

Un altro simbolo della Grande Mela è il Ponte di Brooklyn. È veramente facile raggiungerlo dato che a pochi passi c’è la fermata della metropolitana. Se cercherete di qua e di là vi verrà consigliato di visitare il Ponte al tramonto quando le luci del sole giocano con la città. A tal proposito il mio consiglio è invece quello di andarci a prima mattina quando non c’è nessuno. Terminato di percorrere il Ponte, non mancate di visitare il quartiere di Dumbo il quale vi regalerà un magnifico skyline della città. New York è rimbalzata alla cronaca per l’attacco terroristico dell’ 11 settembre. A tale disastro è stato dedicato un museo molto emozionante. Dove una volta sorgevano le Torri Gemelle, oggi vi sono due vasche d’acqua con incisi i nomi di tutte le vittime e adiacente alla piazza vi è il museo vero e proprio. Per quanto riguarda questo non voglio raccontarvi molto, ma vi assicuro che sarà un’esperienza unica ed indimenticabile. Vi posso solo dire che questo è il mio museo preferito! Mettete in conto mezza giornata da spendere al suo interno. Una volta usciti ci siamo diretti presso la zona DI China Town e Little Italy dove in quel momento si festeggiava S. Gennaro! Si tratta per lo più di ristoranti, quindi non ci spenderete molto tempo. Nel ritorno abbiamo avuto la brillante idea di raggiungere la High Line, vecchi binari sovraelevati in disuso. Per raggiungerlo avremmo dovuto prendere la metro ma il forte odore di ferraglia ci ha fatto desistere e così ci siamo incamminati a piedi. Ragazzi,non fatelo: è un vero suicidio! L’unica nota positiva è essere capitati non si sa bene dove e non si sa bene come in una delle zone che più mi ha colpita. Niente grattacieli, strade immense, alberi e parchi. Una favola. Mi spiace solo non potervi dare informazioni più dettagliate. L’unico consiglio che vi posso dare è di non aver paura di perdervi.

GIORNO 6

Questa giornata l’abbiamo presa con più leggerezza dato i chilometri percorsi il giorno precedente. Abbiamo diviso la giornata tra Times Square e il Museo Spaziale lungo le rive dell’Hutson. La sera quel fiume lo abbiamo solcato con la crociera serale. Un incanto allo stato puro. Non dimenticate una bella maglia calda, si gelava di freddo!

GIORNO 7

Questa avventura è giunta al termine e come per prendersi gioco di noi, ecco che il sole brilla sopra il cielo newyorkese. Il tempo di visitare il Rockefeller Center e di godere dello spettacolo del Rockefeller (spettacolo che a parer mio è ormai andato perso a causa degli edifici che sono stati costruiti difronte a lui) ed è tempo di ripaerire verso casa.



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