Uganda in pratica
UGANDA – FEBBRAIO 2017
Hi Omuzundu…
Indice dei contenuti
Tutto incomincia alle sorgenti del Nilo. Tante cose hanno visto i nostri occhi, tante immagini immortalate e tante altre rimarranno indelebili nella nostra mente. Tanti chilometri percorsi su strade sterrate, molte al limite della percorribilità, dove la polvere ti copre la pelle come un velo.
La vita lungo la strada un susseguirsi di capanne fatte di legni e fango o, per i più fortunati, di mattoni costruiti a mano lavorando la terra rossa, uno per uno, e fatti cuocere in piramidi. Piccoli e grandi villaggi dove viene svolta ogni genere di attività, dove i fuochi vengono accesi prima dell’alba e vengono cucinati i cibi più strani.
La strada è percorsa ininterrottamente da persone ed animali, fedeli che indossano gli abiti della festa per recarsi alla Messa domenicale, ragazzini che con le taniche gialle vanno al pozzo a prendere l’acqua, motorette rosse e nere sulle quali trasportano tutta la famiglia, capre comprese… biciclette cariche di ananas e di caschi di matoche, le banane verdi… bambini con le divise colorate, un colore diverso per ogni villaggio, che percorrono lunghi tratti a piedi sotto la pioggia o sotto il sole cocente per andare a scuola. E, ancora, bambini a cui la vita non consente di essere tali. Sono piccoli uomini e donne che devono lavorare. Bambini che portano al pascolo gli animali, che lavorano la terra, che costruiscono mattoni, che curano i fratellini più piccoli. Bambini vestiti di stracci o di niente che quando sentono il rumore di una jeep, una delle poche, arrivano da ogni dove urlando e salutando e poi, vedendo il colore diverso della pelle, ancora più felici, urlano: Hi Omuzundu, ciao uomo bianco… tutti tranne i pigmei Batuwa. Loro hanno lo sguardo arrabbiato, i loro piccoli occhi hanno già visto troppo, hanno visto cose che vanno oltre, ma oltre, il minimo della tollerabilità.
Gli uomini interrompono le loro attività, ti guardano, ti scrutano un po’ diffidenti ma quando tu li saluti, i loro visi si illuminano dei più bei sorrisi. E poi ci sono le donne, fiere, nei loro vestiti colorati, camminano con le cose più disparate in equilibrio sul capo e tengono i loro bimbi in fasce legati sulla schiena. Le vedi chinate a lavorare la terra con attrezzi rudimentali. E questi territori non le agevolano, coltivazioni infinite di banane, ananas, thè e di ogni sorta di ortaggio, venduti poi nei coloratissimi mercati lungo le strade, si trovano sui ripidi pendii delle fertili colline, dove i vulcani Virunga fanno da cornice.
I Virunga, con Bwindi, l’unico posto in cui vivono i gorilla di montagna, gli ultimi sopravvissuti. Ti avvicini a loro in punta di piedi, loro ti guardano con gli occhioni color castagna e tollerano che tu, per poche decine di minuti, invadi la loro privacy. Probabilmente hanno capito che questa intrusione è la loro unica speranza di un futuro. Con il tuo contributo vengono remunerati i coraggiosi rangers che vegliano su di loro 24 ore su 24. Dura la vita dei rangers, una vita in condizioni proibitive per la loro salvaguardia.
E poi ci sono i simpatici scimpanze’, ora fuori pericolo, ma anche loro continuamente controllati. Anche per gli altri animali africani la vita non è facile. Dopo lo sterminio durante la guerra, ora c’è una lenta crescita anche se lo scontro uomo/animale e la siccità, non semplificano le cose. Gli elefanti percorrono ancora i sentieri segnati dai loro avi, il ruggito del leone risuona nuovamente nella savana, gli ippopotami ed i coccodrilli nuotano placidi nelle acque dei laghi e dei fiumi, ed i rinoceronti, sorvegliati speciali grazie ad un grande progetto, fanno una timida comparsa dopo 3 decenni, da quando tutti sono stati sterminati.
Cos’altro dire? Mi manchi già terra d’Africa… ci vediamo presto.
A) INFORMAZIONI GENERALI:
IMPORTANTE
Come scrivo sempre, avviso che l’itinerario ha 26 pagine… almeno sapete di che morte morire se iniziate a leggere.
In corsivo ho fatto copia incolla di tutte informazioni raccolte prima del viaggio e poi durante la vacanza.
In carattere normale è narrata la nostra avventura.
Mi spiace, ma racconto anche qualcosa di personale che a chi legge non interessa. E’ l’unico itinerario che scrivo quindi deve essere anche un nostro ricordo. Portate pazienza…
Quando: 12 giorni dal 15.02.2017 al 26.02.2016.
Itinerario: Entebbe, Kampala, Murchison Falls N.P., Kibale N.P. (scimpanzè), Queen Elizabeth N.P., Bwindi Impenetrable Forest (gorilla), Kisoro, Lake Mburo N.P., Mabamba Swamp, Entebbe.
Perché questo viaggio: siamo malati d’Africa quindi appena riusciamo ci torniamo. Sono anni che avevamo il desiderio di vedere i gorilla e finalmente siamo riusciti ad organizzare lasciando a casa i nostri figli. Noi di solito viaggiamo per conto nostro affittando la macchina. Non ci fa impazzire “essere portati” però in alcuni posti non ci sono alternative e quindi bisogna adeguarsi. Da questo viaggio siamo tornati super soddisfatti, la guida che abbiamo avuto, Vincent, è una persona squisitissima, molto a modo, simpatica, preparata e un ottimo driver quindi esperienza davvero positiva.
Prenotazioni: ci siamo fatti fare alcuni preventivi. Posso dire che i più cari erano ovviamente quelli di italiani con sede in Italia (specializzati in Africa), poi la via di mezzo erano quelli italiani con sede in Uganda e quelli meno cari erano le agenzie locali. Per le agenzie ugandesi ero un pochino titubante. Ho trovato on-line tante recensioni ma su internet si trova di tutto e non si ha mai la certezza assoluta che siano veritiere. Mi sono imbattuta poi in un itinerario di Turisti per Caso dove parlavano di Mountain Gorilla Coffee Tour (www.mountaingorillacoffeetours.com). Ho letto un pò su di loro e mi sono piaciuti subito. Ho scritto e i contatti li ho avuti con Pier (italiano) che, con Julius, ha un’agenzia con sede a Kisoro (ad ovest del paese vicino al Lake Mutanda). Ho trovato tante ottime recensioni su di loro. Con poche mail abbiamo definito il giro. Lui è molto pratico. Ci ha chiesto:
1) se volevamo solo B&B per essere più liberi di sceglierci i ristoranti o se volevamo full board. Noi abbiamo scelto la cena compresa e il pranzo il lunch-box.
2) quale tipologia di camera volevamo e se con il bagno in comune o privato. Gli abbiamo detto che a noi andavano bene anche sistemazioni in tenda (sono camere normali ma hanno la struttura in tenda anzichè muratura e onestamente mi piacciono di più perchè mi hanno l’idea di essere più a contatto con l’ambiante circostante), ma il bagno assolutamente in camera.
3) se volevamo dividere la jeep con altre persone ma la nostra risposta è stata no. Avremmo condiviso volentieri l’esperienza con i nostri amici storici, che l’anno scorso sono venuti con noi in Tanzania, ma non potevano. Non ce la sentiamo quindi (anche abbattendo il costo di 400 $ a testa) di viaggiare con sconosciuti. Anche se ci si trova lì per lo stesso motivo, non è detto che si abbia altro in comune. Si potrebbe andare d’accordo ma si potrebbe anche rischiare di rovinarsi la vacanza.
La cosa che ci è piaciuta di questa agenzia è che ha un progetto di aiuto delle popolazioni locali e ci ha proposto una notte in una casa privata. Credo, idea personale, che ci sono famiglie che, avendo una stanza in più, accettano turisti in modo tale da guadagnare qualcosina. Anziché mandare i clienti in hotel, li mandano in famiglie selezionate così danno loro una mano. E poi sicuramente è un’esperienza unica. Loro collaborano con un’associazione, Save the Vulnerable Children (https://svcorgk.shutterfly.com/), che ha sede a Kisoro che aiuta a dare istruzione ai piccoli della popolazione Batwa.
Il costo del viaggio per due persone è di $ 2850 (circa € 2700) a testa. Se si è in quattro il prezzo è $ 2450 a testa. Abbiamo pagato la metà con bonifico all’atto della prenotazione e il saldo una settimana prima di partire.
I servizi comprendono: transfer dall’aeroporto all’albergo, jeep Toyota Land Cruiser 4×4 per tutto il viaggio (dettaglio importante perchè alcune compagnie fanno i lunghi trasferimenti con minivan che a lungo andare sono scomodi), benzina, guida privata (compresi i pernottamenti e i pasti per lui), pernottamenti con cene e colazioni al lodge mentre i pranzi in lunch-box (a parte tre al ristorante), acqua sulla jeep, gli ingressi a tutti i parchi (circa $ 40 per 24 ore a testa), 2 escursioni in barca (alle Murchison e al Queen Elizabeth), attività a Kisoro con la popolazione Batwa, game drive nei parchi, gorilla permit ($ 600 a testa) e scimpanzè permit ($ 150 a testa), escursione in canoa alle Mabamba Swamp alla ricerca del raro uccello Shoebill.
I servizi non comprendono: i voli, il visto d’ingresso ($ 50 a testa) e l’assicurazione.
L’itinerario è stato completamente rispettato tranne la notte prevista in famiglia a Kisoro. Avevano avuto una prenotazione per 4 notti quindi, giustamente, hanno dato la precedenza a loro, noi saremmo rimasti solo una. Abbiamo dormito in una guesthouse in città, a cena siamo andati da loro e siamo stati con gli altri ospiti quindi, obiettivamente, non è cambiato molto. E’ andata benissimo così.
Voli: li abbiamo prenotati direttamente dal sito della compagnia aerea. L’unica condizione di mio marito era quella di viaggiare su voli separati, lasciando a casa i ragazzi è un po’ paranoico, quindi lui ha viaggiato con Qatar (€ 518) e io Ethiopian (€ 549). A ridosso della partenza le due compagnie aeree ci hanno scritto con delle offerte per la business class come capita sempre quando non riescono a vendere tutti i posti. L’offerta della Qatar era di 290 euro sulla tratta da Doha ad Entebbe e mio marito l’ha presa. Quella dell’Ethiopian era di 600 euro (Milano – Addis Abeba) quindi non l’ho presa neppure in considerazione.
Hotel: abbiamo pernottato in tutti i lodge della catena Nature Lodge con cena e colazione compresi:
16.02.2017 Airport Guesthouse Entebbe Double Room -www.naturelodges.biz/airport-guesthouse
17.02.2017 Fort Murchison Murchison Falls NP Double Room – www.naturelodges.biz/fort-murchison
18.02.2017 Fort Murchison Murchison Falls NP Double Room -www.naturelodges.biz/fort-murchison
19.02.2017 Kibale Forest Camp Kibale NP Double Safari Tent – www.naturelodges.biz/kibale-forest-camp
20.02.2017 The Bush Lodge Queen Elizabeth NP Double Banda Bungalow -www.naturelodges.biz/the-bush-lodge
21.02.2017 The Bush Lodge Queen Elizabeth NP Double Banda Bungalow -www.naturelodges.biz/the-bush-lodge
22.02.2017 Gorilla Valley Lodge Bwindi NP Double Room – www.naturelodges.biz/gorilla-valley-lodge
23.02.2017 Sawa Sawa Guesthouse Kisoro Double Room – www.sawasawaguesthouse.com
24.02.2017 Eagle Nest Lake Mburu NP Double Tent – www.naturelodges.biz/eagles-nest
Altri costi: 50 € a testa per il visto d’ingresso e 400 € spesi in loco tra mance, bibite ai lodge e acquisti vari.
Valuta: scellino ugandese UGX. Dall’italia abbiamo portato Dollari poi cambiati nei piccoli banchi-cambio in valuta locale.
Importante: ad oggi, non accettano dollari emessi prima del 2004.
Il cambio indicativo è:
1 Euro = 3.797,71 UGX ogni 100 Euro ti danno 379.771,00 UGX
1 UGX = 0,00030 Euro ogni 100.000 UGX ti danno 30 Euro
1 Dollaro USA = 3.602,80 UGX ogni 100 Dollari Usa ti danno 360.280,00 UGX
1 UGX = 0,00028 Dollari USA ogni 100.000 UGX ti danno 28 $
1 Dollaro Usa = 0,9475 Euro ogni 100 $ si hanno 94,75 €
1 Euro = 1,0554 Dollaro Usa ogni 100 € si hanno 105,54 $
Visto e vaccinazioni: il visto bisogna richiederlo on line sul sito https://visas.immigration.go.ug (consigliato) oppure all’arrivo ad Entebbe. Fatto on-line è comodo. Si inseriscono tutti i dati, si allegano (jpeg, pdf, png oppure bmp) una foto formato fototessera, copia del passaporto e copia del libretto del vaccino per la febbre gialla. Sull’obbligo di questo vaccino ci sono pareri discordanti. Il sito di Viaggiare Sicuri e l’Ambasciata dell’Uganda a Roma dicono che è requisito necessario per l’ingresso nel paese. Altri dicono di no. Comunque se si richiede il visto on-line si deve allegare il documento quindi noi lo abbiamo fatto. Viene poi inviato via mail dopo poche ore. Non si paga nulla. Non ha limiti di scadenza. Noi lo abbiamo fatto un mese prima di partire. Quando si arriva in Uganda si devono pagare $ 50 per il Visto. Il vaccino della febbre gialla lo abbiamo fatto a dicembre all’Asl del nostro paese. Abbiamo speso € 43 a testa. Non abbiamo avuto nessun effetto collaterale. Fino a qualche mese fa ci voleva il richiamo ogni 10 anni mentre ora hanno tolto questo limite perchè, studi fatti, hanno riscontrato che copre per tutta la vita.
Malaria: argomento delicatissimo. La malaria in Uganda c’è in alcune zone. Dovete valutare bene se i rischi dell’antimalarica sono superiori o inferiori al rischio di contrarre la malattia. Noi come sempre abbiamo optato per una profilassi omeopatica unita a quella comportamentale (dormire sempre sotto le zanzariere, vestiti a maniche lunghe e pantaloni lunghi per andare a cena, eventualmente usiamo l’autan e cerchiamo di stare fuori il meno possibile, cosa non difficile perchè la sera non si vede l’ora di andare a dormire). In tutto il giro abbiamo visto solo un paio di zanzare.
Mi avevano dato in passato varie informazioni sulla malaria che non mi quadravano completamente. Ora mi sono fatta il quadro completo. Solo la femmina della zanzara anopheles è portatrice della malaria. Vive ovunque, nei villaggi ma anche nei parchi dove non ci sono persone. Vive solo quando le temperature sono costantemente sopra i 25°, sotto i 1.800 metri, è pericolosa dal tramonto all’alba e durante il periodo delle piogge è molto più aggressiva. Quando arriva il freddo muore. Con l’arrivo del caldo le uova, precedentemente deposte, si schiudono ed il ciclo ricomincia. Nei posti in cui la temperatura è alta tutto l’anno il rischio di contrarre la malattia c’è sempre. In Uganda è presente circa in metà paese, nella parte orientale, in quella occidentale no perchè fa freddo e queste terre sono tutte ad un altitudine elevata. Se si contrae la malattia (ha un’incubazione da 1 a 2 settimane) e la si prende per tempo, esistono farmaci che la debellano completamente, altrimenti può essere letale. Bisogna rivolgersi a centri specializzati appena si ha qualche malessere. Il primo è la febbre altissima. Dicono addirittura che sia meglio non fare la prevenzione per il fatto che questa non fa manifestare in modo evidente i sintomi della malattia. Per esempio la febbre rimane bassa e a volte non ci si accorge neppure di averla.
Periodo ideale per un viaggio: la stagione delle grandi piogge è marzo, aprile e maggio. Le piccole piogge sono ottobre/novembre. Il periodo secco va da dicembre a febbraio e da giugno a settembre. I mesi con temperature più basse (16/26) sono da aprile a novembre mentre più calde (oltre i 30) da dicembre a marzo. Questo è in linea generale. Con il clima completamente in tilt le stagioni ormai non sono più le stesse quindi spesso piove anche quando non dovrebbe. Comunque, anche durante il periodo delle grandi piogge, queste non sono continuative. Piove a dirotto per 1 ora e poi per alcune ore nulla. Quindi non limita completamente il viaggio. Nella zona ad ovest del paese ci sono temporali molto soventi sempre e fa più freddo perchè questi territori si trovano ad altitudini elevate.
Due info generali: Capitale Kampala. Territorio 241.000 kmq + 36.600 di acque interne. Popolazione circa 35.760.000. Confina con: Sudan del Sud, Kenya, Tanzania, Ruanda e la Repubblica Democratica del Congo. E’ attraversata dall’equatore. Ci sono savane, foreste equatoriali, laghi di cui 3 dei più grandi in comune con altri stati (il lago Vittoria con Kenya e Tanzania, il lago Alberto e il lago Edoardo con il Congo) e molti fiumi. Il più importante è il Nilo che nasce dal Lago Vittoria, a Jinja, 80 km. ad est di Kampala, e sfocia nel Mediterraneo. Questo fiume, come molti altri africani, cambiano nome. Si chiama:
– Nilo Vittoria (dal Lago Vittoria fino al Lago Alberto)
– Nilo Alberto (dal Lago Alberto fino al confine tra Uganda e Sudan del Sud)
– Nilo delle Montagne (dal confine tra Uganda e Sudan del Sud fino al Lago No, sempre nel Sudan del Sud)
– Nilo Bianco (dal Lago No fino a Khartum in Sudan)
– Nilo (da Khartum, dove si unisce al Nilo Azzurro che proviene dal Lake Tana in Etiopia, fino al Mediterraneo)
Nel 1952 furono istituiti i primi parchi nazionali ed il turismo portò un introito considerevole. Poi con conflitti degli anni 70 e 80 tutto si bloccò e i parchi e le strutture ricettive furono danneggiati. Con la metà degli anni 80 il Ministero del Turismo creò nuovi parchi nazionali e si occupò della loro salvaguardia. Ad oggi i parchi nazionali sono 10:
· Bwindi Impenetrable Forest (Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO): http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/bwindi-impenetrable-national-park
· Monti Rwenzori (Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO): http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/rwenzori-mountains-national-park
· Kibale Forest: http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/kibale-national-park
· Kidepo Valley: http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/kidepo-valley-national-park
· lake Mburo: http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/lake-mburo-national-park
· Mgahinga Gorilla: http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/mgahinga-gorilla-national-park
· Murchison Falls: http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/murchison-falls-national-park
· Semuliki: http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/semuliki-national-park
· Queen Elizabeth: http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/queen-elizabeth-national-park
· Mount Elgon: http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/mount-elgon-national-park
Per tutti i parchi ci sono regole rigorose da seguire:
– Non campeggiare e fare fuochi se non nei siti designati.
– Non guidare fuori dalle piste.
– Non disturbare la fauna selvatica
– Non guidare nei parchi tra le 7:30 pm e 06:30 am
– Non portare cani o altri animali domestici
– Non portare armi da fuoco o munizioni nel parco
– Non raccogliere fiori o distruggere qualsiasi vegetazione
– Non superare il limite di velocità di 40 km all’ora
– Conservate tutte le ricevute d’ingresso per gli eventuali controlli
Popolazioni: Le prime popolazioni che abitarono qui furono i Twa (pigmei), poi i Batwa e popolazioni namadi di allevatori. Gli arabi sfruttarono lo stato per l’avorio e gli schiavi. Furono colonizzati dagli inglese. Il 9 ottobre 1962 proclamarono l’indipendenza. Ora è una repubblica. Le varie popolazioni che abitano ora l’Uganda sono divise in due zone. La zona meridionale abitano popolazioni del ceppo bantu (che arrivano dalle zone tra Camerun e Nigeria orientale) e sono: ganda, nyankole, soga, kiga, gisu,nyoro, rwanda e toro. Nelle zone meridionali abitano popolazioni di origine nilotica (che abitavano lungo il Nilo) e sudanese: lago, acholi, teso e karamojong. Poi ci sono altri gruppi più piccoli: lendu, alur, jopodola, madi, lugbara, lk. Poi popolazioni non africane: asiatici, europei ed arabi.
Politica: Il presidente è Yoweri Museveni da 5 mandati…
Religione: l’45% della popolazione è cattolica, il 35% anglicani, il 12% mussulmana, la restante parte segue religioni africane o induiste.
Lingue: Le lingue ufficiali sono inglese e swahili più una quarantina di dialetti.
Scuole: i ragazzi vanno alla scuola primaria per 7 anni, alla secondaria per 4, alla scuola superiore per 2 anni e poi all’università. Solo la primaria è gratuita e lo è solo per 4 bambini per nucleo familiare.
Corrente: La corrente elettrica è a 220/230 Volt e 50 HZ. Serve un adattatore per prese di tipo inglese con 3 lamelle piatte. In tutte le camere c’è la possibilità di caricare ma il contatto è debole. In tutti i lodge, nella zona ristorante, c’è un punto con molti attacchi e qui il segnale è forte quindi si ricaricano le batterie molto velocemente.
Strade: a parte da Entebbe alle Murchison Falls e nella zona sud, da ovest verso Entebbe, dove c’è asfalto, il resto è sterrato in condizioni più o meno buone (dipende dalle piogge)
Km. percorsi: 2.000 tondi tondi
Mance: sempre quando portano le valigie in camera e ai camerieri.
Cibo: In tutti i lodge chiedevano se avevamo intolleranze o se eravamo vegetariani. Io in realtà sono vegetariana ma, memore di un’esperienza fatta, dove avevo detto di esserlo e mi hanno portato una mega insalatona (tutto crudo …) e quindi mio malgrado ho dovuto restituirla, ho preferito non farlo presente. E poi, in realtà come queste, non mi va di fare la sofisticata con le mie paranoie quindi, a fatica, mi sono adeguata. Le cene consistevano sempre in un antipasto, una zuppa, un piatto unico con verdura, riso ed un pezzo di carne o pesce e poi il dolce. Chiedevano sempre anche cosa volevamo per colazione e nel lunch-box (per questo non c’era problema perchè ordinavo cheese sandwich, e poi c’erano diverse altre cose). Abbiamo sempre mangiato bene.
Acqua: rigorosamente in bottiglia, anche per lavarci i denti.
Flora: ci sono le classiche piante africane come le acacie e gli alberi della febbre disseminati nelle savane. Alle Murchison Falls le palme fanno da padrone mentre al Queen Elizabeth ci sono grosse piante di euphorbia ovunque (la guida le chiamava cactus ma sono euphorbie). Poi c’è la zona dei vulcani ad ovest dove le foreste impenetrabili creano un paesaggio unico.
Fauna: un tempo chi andava in Africa voleva come trofei di caccia i “Big five” (i primi 5 dell’elenco di seguito) ma ora questi trofei sono per lo più fotografici quindi sono diventati i “Big nine”. RINOCERONTE bianco o nero (più raro). La differenza non sta nel colore del mantello (entrambe sono grigetti) ma nel labbro. Quello bianco ha la forma della bocca più squadrata adatta a brucare negli spazi aperti della savana. Quello nero ha la bocca più tondeggiante con il labbro superiore prensile adatto a mangiare rametti e foglie di acacia nel bush. Questo fa si che si differenzino anche nella gestione dei cuccioli. Quello bianco segue i piccoli perché negli spazi aperti può brucare e tenere d’occhio la prole, quello nero, deve precedere i cuccioli perché deve far loro strada in mezzo alla vegetazione fitta. Quello bianco si muove in piccoli gruppi, quello nero è più solitario. ELEFANTE, LEONE, BUFALO (tra tutti è il più pericoloso perché, se viene isolato dal gruppo e si sente braccato, attacca), LEOPARDO (caccia di notte, durante il giorno si riposa all’ombra), GHEPARDO (lo si distingue dal leopardo per una linea nera che gli parte dagli occhi ed arriva, contornando il naso, fino sotto alla bocca), GIRAFFA, IPPOPOTAMO (vive di giorno in acqua e di notte pascola, mangia fino a 60 kg.di erba ma non magia quelle acquatiche), ZEBRA. Oltre a questi si possono vedere tanti tipi di antilopi, i babbuini e diversi altri tipi di scimmie, le iene, i facoceri, gli sciacalli, coccodrilli, e chi più ne ha più ne metta. In Uganda i rinoceronti sono tutti stati sterminati negli anni 80. Non ne esiste più neppure uno nei vari parchi. C’è un progetto nello Ziwa Rhino Sanctuary. Nal 2005 ne hanno importati 6 (ora sono 19 perchè si stanno riproducendo). Il loro obiettivo è di liberarli nei parchi ma è è un progetto a lungo termine. Nell’itinerario spiego bene i dettagli caratteristici dell’Uganda sono la mucca Ankole ed l’uccello becco a scarpa (shoebill).
La maggior parte dei turisti che viene in Uganda affronta questo viaggio per vedere i gorilla di montagna e gli scimpanzè.
I Gorilla di montagna si possono trovare:
– Bwindi Impenetrable Forest (ha una popolazione di circa 400 individui, circa 36 famiglie delle quali 13 sono abituate all’uomo)
– Mghainga National Park (ha una popolazione di crica 80 individui e solo una famiglia di 10 è abituata)
Gli scimpanzè che si possono trovare:
– Kibale Forest National Park: è il posto migliore. Il parco ha la più grande popolazione di scimpanzé in Uganda, circa 1450, e ci sono tre grandi comunità di scimpanzé che sono stati abituati all’uomo, che è più di ogni altro luogo in Africa orientale. Il permesso costa USD 150 ed è il più costoso. Ci sono sconti sul permesso durante la bassa stagione mesi novembre, aprile e maggio quando ci sono le piogge e il permesso di costa USD 100. Il Chimp Habituation costa USD 220
– Budongo Forest a Kaniyo Pabidi nel Parco Nazionale Murchison Falls: Budongo Forest è il secondo miglior posto per avvistare gli scimpanzè. Ospita la seconda più grande popolazione dell’Uganda, con oltre 800 individui. Una sola comunità di 80 membri, che vive nella zona Kaniyo Pabidi nella zona meridionale del Parco Nazionale Murchison Falls, è stato abituato all’uomo. Gli scimpanzé a Kaninyo Pabidi sono facili da vedere tranne durante alcuni mesi in cui lasciano il loro territorio a causa della carenza di cibo e si addentrano nella foresta. E’ bene informarsi prima di prenotare quest’escirsione.
Il permesso costa USD 85 mentre il Chimp Habituation costa USD 220
– Kyambura Gorge forest nel Parco Nazionale Queen Elizabeth: Kyambura è una bella foresta situata in una valle del Parco Nazionale Queen Elizabeth. La foresta ha una sola comunità di scimpanzè, di circa 25 individui, che è stata abituata all’uomo. Dato il numero limitato di esemplari e la vastità del bosco sono spesso difficili da trovare, le probabilità di vederli sono meno del 50%. Il trekking è comunque molto gratificante, con paesaggi mozzafiato e avvistamenti di altri animali selvatici come ippopotami e gli elefanti. Il permesso costa USD 50.
– Kalinzu Forest: si trova vicino la Queen Elizabeth National Park e ha una popolazione di circa 300 scimpanzé di cui una sola comunità di 40 membri è stata abituati all’uomo. Ma anche qui a causa della vastità della zona, i trekking sono molto lunghi e spesso si rischia di non vedere nulla. I paesaggi comunque sono molto belli. Il permesso costa USD 35.
-Toro-Semliki Wildlife Reserve: Questa riserva naturale protetta si trova vicino al confine occidentale dell’Uganda con la Repubblica Democratica del Congo. La foresta ha una popolazione di circa 250 scimpanzè divisi in tre comunità. Gli scimpanzé sono in fase di studio da parte di un gruppo dell’Università dell’Indiana quindi non sono ancora pronti ad interagire con l’uomo.
– Scimpanzè dell’Isola di Ngamba: si trovano su di una piccola isola boscosa nel Lago Vittoria nei pressi di Entebbe, questo Santuario degli Scimpanzè stato istituito per fornire un rifugio sicuro per gli scimpanzé salvati da tutta l’Uganda. Il santuario ha 40 individui che sono protetti e curati nel bosco recintato. I visitatori possono vedere gli scimpanzè da una piattaforma rialzata dietro la recinzione. Non è pericoloso quindi possono entrare anche famiglie con bambini.
– L’Uganda Wildlife Education Center (Entebbe Zoo): ha tra altri animali selvatici tra cui gli scimpanzé in cattività. Anche questo è ideale per famiglie con bimbi.
Paesaggi: savane, foreste, colline e montagne, laghi e ovunque coltivazioni di banane, ananas, avocado, papaia, mango ed ogni sorta di verdura.
Sicurezza: nessun problema e non ci siamo mai sentiti intimoriti per qualcosa o qualcuno.
Documentazione e cartine: itinerari di Turisti per Caso (che ringrazio per aver messo a disposizione di altri viaggiatori le loro esperienze) ed info trovate on-line. Non esiste una guida in italiano.
Siti internet:
– www.safarilodges.com/index.php?route=safari/country&safari_country_id=7 (mappe e info generali)
– www.visituganda.com
– www.ugandawildlife.org
– www.aboutuganda.com/travel
– www.pearlsofuganda.org/ (comunità locali)
Telefonini: il wi-fi l’abbiamo trovato solo nel lodge ad Entebbe quindi, per poter comunicare con whatsapp con i nostri figli a casa, abbiamo comperato una sim ugandese, per pochi euro, e le ricariche. Il segnale l’abbiamo trovato praticamente ovunque. Ottima soluzione. La nostra guida si è sbattuta tantissimo per aiutarci a trovarla. Eravamo nei posti in cui la vendevano di domenica, quindi tutto era chiuso. Stupidamente non l’abbiamo acquistata all’arrivo all’aeroporto.
Fuso: + 2 ore rispetto all’Italia
Fotografia: ho fatto circa 2200 foto. Come lenti ho usato 10-20, 24-105, 70-300. I paesaggi sono davvero belli e qui non c’erano problemi. Discorso diverso con le persone. Non amano essere fotografati quindi la maggior parte delle foto che ho fatto sono rubate. Non è semplice. Io mi faccio sempre molti problemi per rispetto delle persone. Se mi guardano evito di scattare a meno che vedo che sono sorridenti e allora faccio vedere la macchina foto. Se mi fanno un cenno di assenso scatto, altrimenti mi rodo le mani e lascio perdere. Se non mi guardano… scatto l’impossibile. Ne approfittavo quando rallentavamo o ci fermavamo. Viaggiando su terreni sconnessi ne ho dovute scartare tantissime. Se era per me dovevamo stare in vacanza 3 mesi. Ogni angolo richiedeva una sosta, ma questo, con tutti i km. che dovevamo percorrere, non era fattibile. Con i bimbi il discorso era diverso. Loro si mettevano in posa e poi ridevano come matti quando gli facevi vedere i loro visini sorridenti sullo schermo… e ce la cavavamo con un succo di frutta. Vincent era gentilissimo e mi diceva sempre di dirglielo se volevo fermarmi … ogni tanto osavo, ma non sempre. Sono comunque tornata soddisfattissima del mio bottino.
Temperatura e abbigliamento: la zona est l’abbiamo trovata molto calda, ad ovest fresco. Il solito modo di vestirsi a cipolla è la soluzione ottimale.
Sole: alba alle 7.00 – tramonto 19.00 nella zona ad est. In quella ad ovest è tutto spostato leggermente in avanti.
Giornata tipo: in Africa si vive in base al sorgere e tramontare del sole. Tutti i giorni eravamo in macchina nei parchi o per spostarci da un posto all’altro. Sveglia alle 6.00, se non prima, colazione al lodge, pranzo o al ristorante o con i lunch-box dove capitava, arrivo al tramonto al lodge, cena intorno alle 19.30 ed in branda alle 21.00.
Opinione generale: esperienza davvero unica!
B) ITINERARIO GIORNO PER GIORNO
1) 15 febbraio 2017, mercoledì
Sistemati i ragazzi a casa con i nostri 3 labrador e i nonni… partiamo. Mio marito ha il volo alle 17 con Qatar. Lascia la macchina al solito parcheggio di Malpensa Green Parking (http://www.greenparkingmalpensa.it/) (€ 35 per 11 giorni). Mio suocero, apprensivo, decide di portarmi e di non farmi andare da sola con la macchina … Parto alle 21.00 con Ethiopian con scalo di 1 ora a Roma.
2) 16 febbraio 2017, giovedì
Arriviamo ad Addis Abeba, dopo 5 ore di volo tranquillo alle 7.00 locali (+ 2 ore rispetto all’Italia). All’aeroporto c’è il solito delirio. Mi sa che non cambierà mai. Ormai questa compagnia è super gettonata quindi devono riuscire ad organizzarsi. Ripartendo vedo che è in costruzione una grossa ala supplementare. Spero che ad agosto, quando ripasseremo di qui e avremo solo 2 ore di scalo, sia finita e che riescano a gestire meglio il numero enorme di persone che da qui transitano (1 ora e 40 per passare sotto il metal detector, solo uno era operativo, … mi sembra un filino esagerato …). Alle 10.30 si riparte ed in 2 ore raggiungo Entebbe. Sorvoliamo il lago Vittoria dove si vedono numerose isolette. C’è il sole quindi quando scendiamo il caldo è notevole. Come prima cosa chiedono il certificato per l’avvenuta vaccinazione della febbre gialla. Un signore dice di non averla. Lo indirizzano ad uno sportello e poi vedo che dopo poco si rimette in coda. Quindi non ho capito se effettivamente per chi arriva dall’Europa è necessario. Poi ci dividono in due file in base a chi ha fatto richiesta del visto on-line o meno. Chi lo ha fatto impiega solo 5 minuti al banco per il controllo passaporti, timbri vari, pagamento di 50 dollari, impronte digitali e foto. Faccio quindi veloce, recupero il bagaglio e per la prima volta mi chiedono la ricevuta, controllano che corrisponda a quella applicata sulla valigia. All’uscita è pieno di persone con i soliti cartelli con il nome. Io mio taxi non c’è (c’è stato un malinteso) quindi ne prendo un altro e mi faccio portare in hotel (10 $). Il tragitto dura pochi minuti. Quando arrivo non sanno più come scusarsi, ma il loro autista ha avuto un contrattempo. Vogliono restituirmi i 10 dollari ma gli dico che va bene così (poi non ci faranno pagare il bere della cena). L’hotel si chiama Airport Guesthouse (www.naturelodges.biz/airport-guesthouse/). E’ piccolo ma carino. Come recinzione ha un muro alto ed il filo spinato. Il giardino è curato. C’è la struttura della reception/ristorante e poi le camere sono a parte, in un unico edificio di forma allungata. Tutte si affacciano sul giardino. E poi c’è lui, un bellissimo rottweiler di nome Simba. Ne approfitto del wi-fi per scrivere ai ragazzi a casa e poi vado con l’autista dell’hotel all’aeroporto a prendere Pier. Quando rientriamo ci elencano subito il menù della cena e chiedono se va bene o se vogliamo altro. In tutti i lodge fanno così e poi durante la cena ti chiedono per la colazione. E’ presto quindi cazzeggiamo un po’, per me la cosa è pesantissima perchè non sono capace a non far niente, quindi vado in giro per il giardino alla ricerca di qualcosa da fotografare e poi alle 19.00 ceniamo. Siamo solo in 5 coppie quindi apparecchiano i tavolini nel giardino, a debita distanza uno dall’altro. Quando viene buio portano un trespolo al quale appendono una lampada ad olio. Molto carino. Simba se ne sta sdraiato sull’erba a rinfrescarsi. Assaggiamo la nostra prima birra locale, la Nile Special. Buona. Ci avvisano che la nostra guida domani mattina sarà qui di buon’ora quindi alle 20.30 ci ritiriamo in camera. Fa un caldo pazzesco per noi che arriviamo dal freddo delle nostre montagne. Il ventilatore serve a poco. Si scatena un temporale molto forte che rinfresca quindi Pier apre la porta della camera e dormiamo tranquilli con il fedele Simba che si sdraia sul nostro zerbino, da lì non entra nessuno.
Informazioni su Entebbe:
Entebbe significa “sede”, prende il nome dal fatto che un tempo qui c’era la sede di un tribunale. Era la capitale del protettorato britannico prima del’indipendenza del 09.10.1962. Si trova su una penisola sul Lago Vittoria, il più grande lago africano. Ospita gli edifici di diverse istituzioni governative, inclusa la residenza del Presidente, e il più grande aeroporto del paese, l’Entebbe International Airport. Come attrazioni ci sono:
– BOTANICAL GARDEN:
· http://www.bgci.org/worldwide/article/0070/
· http://www.western-uganda.net/entebbe_botanic_gardens.html
· http://www.enjoyuganda.info/do-not-miss/entebbe-botanical-gardens/
Sono vicini all’aeroporto, sulle rive del lago Vittoria. Sono stati creati nel 1898. Sono stati ambientati qui molti film di Tarzan. Ci sono diversi ecosistemi con 2.500 specie di piante e 115 di uccelli
– UGANDA WILDLIFE EDUCATION CENTER:
· http://www.uwec.ug/
· http://raftafrica.com/site/all-about-uganda/featured-destinations/uganda-wildlife-education-centre.html
orari: dal lunedì alla domenica dalle 8.00 alle 18.00
Si trova a 5 km. dall’aeroporto. Si può pernottare. Accettano volontari e donazioni. Ci sono animali sopravvissuti ai bracconieri è un centro di recupero. Ci sono più di 200 animali di 50 specie diverse.
Attività:
– Behind the Scene $ 70 (dura 2 ore). Si interagisce con alcuni animali.
– Chimp Close Up $ 290. Tutti i giorni alle 7.30 del mattino. Si interagisce con gli chimpanzè ed il costo è devoluto alla salvaguardia di quelli che ci sono liberi in natura. Bisogna dichiarare di essere in buona salute altrimenti si possono trasmettere malattie.
– Keeper For A Day-Adult $ 150 per un giorno compreso pranzo e bibite. Si aiutano i custodi a gestire alcuni animali
– day visit $ 12 per accedere al parco e girare a vedere gli animali
3) 17 FEBBRAIO 2017, VENERDÌ – KM.418 – TEMPO BELLO (ENTEBBE – ZIWA RHINO SANCTUARY – MURCHISON FALLS NATIONAL PARK)
Ci svegliamo con il buio pesto. Colazione e poi incontriamo il mitico Vincent. Mi piace dopo le prime parole. E’ un tipo spassoso. Gli piace la compagnia e chiacchierare. Riuscirà ad attaccare bottone con tutti durante il giro e poi conosce un numero incredibile di persone, trova amici anche in mezzo al nulla. E con tutti si fa sempre una bella risata. E’ una persona che trasmette serenità. Alle 6.30 inizia la nostra avventura. In meno di un’ora raggiungiamo Kampala. In realtà non si può dire dove finisce Entebbe e dove inizia la capitale. Sono circa 40 km. e lungo la strada c’è un susseguirsi di case, negozietti e gente che cammina. Nel mentre vediamo il sole sorgere. E’ completamente sereno, il temporale ha abbassato le temperature.
Informazioni su Kampala:
· http://www.visituganda.com/menu/category/where-to-go/central-uganda-destinations/kampala-city
·
Cultura e patrimonio: Kampala può essere considerata il centro della cultura dell’Uganda. E’ sede del museo nazionale, teatri, monumenti architettonici e università. Kampala è anche il centro artistico ugandese. Ci sono una serie di gallerie che espongono i lavori di artisti moderni e contemporanei. Famosi mercati offrono una vasta gamma di artigianato africano. Queste sono opere in metallo, sculture e dipinti.
Storia di Kampala in poche parole: Inizialmente Mutesa I°, il re di Buganda, avevo scelto l’area, dove poi sorgerà la città, come uno dei suoi terreni di caccia. L’area è stata costituita da colline e zone umide. Era una zona perfetta per vari animali selvatici, in particolare una specie di antilopi, l’impala, dal quale la città prende il nome. Poi hanno iniziato a costruire e la città è diventata la capitale del regno di Buganda. Inizialmente è stata costruita su sette colli ma nel giro di poco tempo si è ampliata.
Attrazioni:
– KABAKA’S LAKE: Si trova nel Ndeeba, tra la Ring Road e Nabunya Road. E’ stato scavato su ordine di Kabaka Mwanga nel 1880 come un corridoio di fuga verso il lago Vittoria. Questo è il più grande lago scavato in Africa. E’ tra le principali attrazioni di Kampala
– THE INDEPENDENCE MONUMENT: Il monumento, alto 6 metri, si trova nel cuore della capitale tra lo Sheraton Kampala Hotel, Grand Imperial hotel e la banca Stan-chart. E’ stato costruito dall’ex governo coloniale britannico poco prima che venisse dichiarata l’indipendenza martedì 9 ottobre 1962. Rappresenta un uomo che solleva un bambino verso il cielo, sopra il colonialismo e la schiavitù.
– BAHAI TEMPLE: è il tempio della fede Bahai. Ha un terreno di 52 acri di terra ed è un capolavoro architettonico. Costruito tra il 1958 e il 1961 sulla collina Kikaaya.
– UGANDA NATIONAL MUSEUM: fondato nel 1908 è il più grande museo dell’Uganda.
– OLD KAMPALA NATIONAL MOSQUE: Si trova sulla più antica collina della città ed offre un’impareggiabile vista, dal minareto, a 360° su Kampala. E’ la più grande in Africa e può ospitare 35.000 fedeli. Si può visitare.
– NAMUGONGO MARTYRS SHRINE: Questa basilica è dedicata a 22 giovani cristiani che sono stati brutalmente assassinati tra il 1885-1887 da Kabaka Mwanga per la loro fedeltà al cristianesimo. Essi sono stati beatificati nel 1920 da Papa Benedetto XV e poi canonizzati da Papa Paolo VI nel 1964. I 22 martiri sono gli unici Santi africani a cui una basilica è dedicata e sono il più grande gruppo di Santi mai canonizzato dalla Chiesa cattolica. Ogni 3 giugno i fedeli arrivano qui a commemorarli
– THE ROYAL MILE (LUBIRI PALACE AND BULANGE PARLIAMENT): Lubiri Palace è stato costruito nel 1922 per il re. Si possono visitare le prigioni e le celle della tortura. Ad un miglio di distanza (percorribile a piedi) c’è il Bulange Parliament.
– KASUBI ROYAL TOMBS: Costruito nel 1882 come palazzo per il re Mutesa I, è stato poi trasformato nella sua tomba due anni dopo quando è morto. Alche altri re furono sepolti qui. L’enorme palazzo con il tetto di paglia fu distrutto in un incendio doloso nel marzo 2010 ma poi ricostruito. Fa parte del patrimonio dell’Unesco dal 2001.
– NATIONAL THEATRE AND CRAFT VILLAGE: musica, film, spettacoli di danza e recitazione nel teatro ed eventi gratuiti all’aperto. C’è anche una zona con manufatti locali
– ST BALIKUDDE MARKET (Owino): si possono trovare tutti i tipi di merce ma soprattutto abiti di seconda mano provenienti da Europa, Asia e Stati Uniti.
– NAKASERO MARKET: è il mercato più famoso di Kampala ed è appena al di sotto Kampala Rd. Si possono trovare frutta fresca e verdura, è diviso in due aree, una parzialmente coperta e un’altra situato in un suggestivo edificio storico.
Kampala è un delirio. La prima cosa che mi lascia impressionata è il numero sconvolgente di motorette. Su alcune viaggiano in 4. Moto ovunque, macchine ovunque, tanti pullmini-taxi strapieni di persone con abiti coloratissimi che si dirigono in città a lavorare. C’è un susseguirsi di negozi che vendono ogni sorta di cosa e mercati di frutta e verdura. Tutti sono super indaffarati. Ci fermiamo in un banco-cambio per prendere un pò di valuta locale (100 dollari per 360.000 scellini). Impieghiamo 1 ora per attraversare la città e poi ci indirizziamo verso nord. Le grandi costruzioni di Kampala lasciano il posto alle piccole case. Attraversiamo paesini dove ci sono chiesette, moschee, mercati, negozi, persone, capre e mucche. Gli uomini hanno dei punti di ritrovo ai quali arrivano in motoretta. Queste sono talmente comode che alcuni riescono pure a sdraiarsi per schiacciare un pisolino …. Tutta la vita si svolge lungo la strada. Mi affascina già quello che vedo anche se poi, a fine giro .. mi renderò conto che questo tratto è sicuramente quello meno bello. Facciamo solo una sosta veloce pipì ed un’altra per acquistare delle green banana (qui si chiamano matoche) cotte alla brace. Non mi fanno impazzire le banane ma queste sono buone. Alle 11.30 arriviamo allo Ziwa.
Informazioni sullo Ziwa Rhino Sanctuary:
· http://www.ziwarhino.com/
· http://www.rhinofund.org
L’ingresso al parco costa $ 20 (€ 19 circa). Si può pernottare nella guesthouse della struttura a $ 40 (€ 38) a testa in B &B. Il pranzo costa $ 10 (€ 9), il lunch-box $ 5 (€ 4,5), la cena $ 15 (€ 14). Le attività sono quotate a parte e hanno prezzi diversi e decrescenti se si arriva da un altro continente, se si è africani o se si è ugandesi. Se non si ha un mezzo proprio lo si può noleggiare. Nel prezzo delle varie attività è compreso anche il costo della guida. I prezzi che riporto sono per noi europei. Per le attività sono necessarie scarpe chiuse, pantaloni lunghi e repellente per gli insetti. Le attività che si possono fare sono:
– On Foot Rhino Trekking: $ 45 € 42 (adulti e ragazzi sopra i 13 anni), $ 23 € 22 (bimbi dai 6 ai 12 anni). Si entra a piedi nel parco scortati dai ranger. La zona del parco a loro dedicata è di 7.000 ettari quindi ci può essere la necessità di entrare con la macchina e solo in un secondo tempo, avvicinarci a piedi. L’escursione dura da 1 a 3 ore. I momenti migliori sono dalle 8.00 alle 10.00 del mattino e dalle 16.00 alle 18.00 quando fa meno caldo e i rhinos sono più reattivi.
– Guided Nature Walks e birdwatching : $ 30 € 28 (adulti e ragazzi sopra i 13 anni), $ 15 € 14 (bimbi dai 6 ai 12 anni). La durata è di 2 ore (anche notturna). Si possono vedere oltre 300 tipi uccelli.
– Shoebill Canoe Ride: $ 30 € 28 (adulti e ragazzi sopra i 13 anni), $ 15 € 14 (bimbi dai 6 ai 12 anni). Si va canoa nelle Lugogo Swamp alla ricerca del famoso “becco a scarpa”. L’escursione dura 3/4 ore.
Questo santuario è il frutto della collaborazione tra Rhino Fund Uganda e Uganda Wildlife Authority con lo scopo di reitrodurre questi magnifici animali nei parchi ugandesi dopo che vennero abbattuti e considerati estinti dal 1983. Questi territori sono di proprietà del capitano Joe Roy che li ha ceduti al progetto con uso esclusivo per 30 anni, rinnovabili. Il parco è stato istituito quando 6 rinoceronti sono stati trasferiti tra il 2005 e il 2006. Alcuni arrivano da altri parchi dove vivevano allo stato brado, mentre altri dagli zoo quindi hanno dovuto essere abituati alla libertà. Il progetto sta dando i suoi frutti perchè sono nati i cuccioli. Solitamente ci vogliono diversi anni prima che una femmina possa partorire di nuovo (se non ricordo male sono circa 5). Qui invece le femmine rimangono incinta dopo circa due anni dal parto. Questo vuol dire che questa location per loro è ottima e non sono stressati. Vengono monitorati 24 h su 24 da 80 ranger. Il loro territorio è circondato da reti elettrificate per proteggerli dai bracconieri e da altri animali. Oltre ai rinoceronti si possono vedere anche altri erbivori. Attualmente i rinoceronti sono 19:
I primi arrivati sono 6:
– Taleo: maschio. Nato nel 2000 circa. Viveva libero in Kenya. Portato qui nel 2005. Uno dei maschi dominanti.
– Moja: maschio. Nato nel 2000 circa. Viveva libero in Kenya. Portato qui nel 2005. Il suo nome vuole dire Numero 1. Uno dei maschi dominanti. E’ buono e frequenta spesso le femmine ed i cuccioli.
– Hasani: maschio. Nato il 29 giugno 2001. Donato dal parco Disney Animal Kingdom degli Stati Uniti nel 2005. Maschio tranquillo anche se ultimamente sta diventadno territoriale.
– Nandi: femmina. Nata il 24 luglio 1999. Donata dal parco Disney Animal Kingdom degli Stati Uniti nel 2005. Femmina agitata. Ha attaccato spesso i ranger che la sorvegliavano. E’ la matriarca del parco. Ha avuto 4 cuccioli, due femmine (Malaika e Uhuru) e due maschi (Obama e Sonic).
– Kori: femmina. Nata nel 2000 circa. Viveva libera in Kenya. Portata qui nel 2005. Ha avuto 4 cuccioli, due femmine Laloyo e Waribe) e due maschi (Justice e Nguzo), ma uno (Justice) è porto per una lite con un altro rinoceronte. E’ molto protettiva con i suoi cuccioli
– Bella: Nata nel 2000 circa. Viveva libera in Kenya. Portata qui nel 2005. Ha avuto 4 cuccioli, due femmine (Donna e Luna) e un maschi (Augustu e Zawadi). E’ molto tranquilla anche quando ha i cuccioli.
I cuccioli nati sono 14 ma vivi 13:
– Obama: maschio. Nato il 24 giugno 2009 da Taleo e Nandi. E’ il primo nato e sopravvissuto, con grande gioia di tutte le persone che lavorano a questo grande progetto. E’ un tipo tranquillo e quando i maschi adulti si avvicinano lui se ne va.
– Justice: maschio. Nato il 02 gennaio 2010 da Hasani e Kori. E’ morto il 12 aprile 2015 a seguito di uno scontro con un altro rinoceronte. Lui si ha protetto sua sorella Laloyo. E’ ricordato con molto affetto.
– Augustu: maschio. Nato il 07 ottobre 2009 da Moja e Bella. E’ tranquillo ed è il più grosso tra tutti i rinoceronti del parco.
– Malaika: femmina. Nata il 14 giugno 2011 da Moja e Nandi. E’ la prima femmina nata nel parco con grande gioia perchè le femmine sono importantissime. E’ stata soprannominata Angel. Ha lo stesso caratteraccio della mamma.
– Donna: femmina. Nata il 10 gennaio 2012 da Taleo e Bella. E’ molto tranquilla e protetta dal frattello Augustu. Ha avuto un cucciolo maschio Ajabu. E’ la prima nata nel parco che partorisce qui a sua volta.
– Laloyo: femmina. Nata il 15 gennaio 2012 da Hasani e Kori. Deve la vita al fratello Justice. Ha patito molto per la sua morte. L’ha cercato per diverso tempo. Ora è legata a Malaika.
– Uhuru: femmina. Nata il 02 giugno 2013 da Taleo e Nandi. Scacciata dalle madre quando ha avuto Sonic. Ora è legata a laloyo e Malaika.
– Waribe: femmina. Nata il 15 gennaio 2014 da Hasani e Kori. Scacciata dalle madre quando ha avuto Nguzo. Ora è legata a Laloyo, Malaika e Uhuru.
– Luna: femmina. Nata il 02 aprile 2014 da Taleo e Bella. Ha lo steso carattere della mamma.
– Sonic: maschio. Nato il 05 settembre 2015 da Moja e Nandi. Corre sempre. Non ha ancora incontrato gli altri rinoceronti del parco.
– Nguzo: maschio. Nato il 27 marzo 2016 da Moja e Kori. Non ha ancora incontrato gli altri rinoceronti del parco.
– Zawadi: maschio. Nato l’11 giugno 2016 da Moja e Bella. La sua mamma consente ai visitatori di vederlo.
– Ajabu: maschio. Nato il 30 giugno 2016 da Taleo e Donna.
– Noelle: maschio. Nato il 26.12.2016 da Moja (da confermare) e Malaika.
Facciamo un breve briefing con la nostra guida e due turiste francesi che verranno con noi (mamma e figlia, le troveremo più volte nel corso del nostro tour). Non servono i pantaloni lunghi perchè non ha piovuto quindi non ci sono insetti fastidiosi. Ci spostiamo in macchina per un tratto e poi proseguiamo a piedi. Anche qui, come negli altri parchi che visiteremo, tante zone sono state bruciate. Viene fatto per far crescere nuova vegetazione fresca. In tutti i parchi africani lo fanno. L’unica cosa negativa è che è brutto da vedere. In effetti le foglioline verdi, in contrasto con il resto dei terreni di erba gialla secca, crescono velocemente e ci sono molti Uganda Kobs (antilope tipica) che brucano. Non camminiamo molto. Notiamo delle zanzariere attaccate agli alberi. La guida ci spiega che servono ai ranger per proteggersi da eventuali attacchi di insetti. Se uno sciame li attacca loro si rifugiano all’interno. Ad un tratto vediamo i primi due rinoceronti. Sono mamma e figlio, Bella con Zawadi e poco distante ci sono Donna con Taleo. Entrambe le coppie sono sdraiate sotto le piante al riparo dal sole. Noi ci teniamo a debita distanza e loro ci guardano. I cuccioli si alzano ma poi vedendo le mamme tranquille, tornano a sdraiarsi accanto a loro. Hanno solo 8 mesi ma sono grandicelli. Entrambe i corni sono già ben sviluppati. Il primo a crescere è quello vicino alla bocca. In un boschetto vicino ci sono una decina di ranger che oziano. Sono i guardiani che non li perdono di vista neppure un minuto. Li lasciamo tranquilli e proseguiamo. Chiedo alla nostra guida se è possibile vedere Noelle, il piccolo nato un mese fa mezzo fa. Lui parla alla radio con altri colleghi e mi dice che magari riusciamo. Nel mentre ci avviciniamo ad un gruppo di 4 cuccioloni. Pascolano tranquilli e non ci guardano neppure. Dopo la guida ci porta su un sentiero in mezzo alla vegetazione… ed eccolo … il piccolino. La mamma Malaika sta mangiando e ci mostra il sederone, lui le gira intorno e si mette in bella mostra per farsi fotografare. Ma quanto è bello! Ha il corno già leggermente accennato. Ci spiegano che per i primi mesi le mamme tengono i nuovi nati sempre nel bush fitto. Li proteggono dagli altri giovani rinoceronti che sono molto irruenti nei giochi e potrebbero ferirli visto che le loro pelle è ancora molto sottile. Ci allontaniamo e rientriamo alla macchina. Il giro è durato un’oretta. Ripartiamo e ci imbattiamo in un gruppo di mucche. Alcune sono le famose mucche Ankole. Le femmine hanno corna enormi. Quelle dei maschi sono più piccole.
Informazioni sulla Ankole: è una razza locale ugandese oggi a rischio di estinzione. Una striscia di terra semi-arida attraversa l’Uganda da sud-ovest (al confine con il Rwanda) fino a nord-est. È il corridoio del bestiame, lungo il quale mandrie di vacche (ankole, jersey, borana e anche alcune razze di zebù) si spostano per chilometri alla ricerca di pascoli e acqua. Tra loro, la ankole – che prende il nome dalla regione omonima – si distingue per imponenza ed eleganza. Le lunghe corna bianche a forma di lira e il mantello marrone scuro l’hanno resa per secoli un simbolo di bellezza e potere, incarnazione della figura materna, moneta di scambio, oggetto di dote e sacro per le comunità. Ancora oggi la si vede raffigurata sulla moneta corrente in Uganda. Purtroppo, però, questa razza antica rischia l’estinzione. In Uganda, a partire dagli anni ’80 un’attiva campagna promozionale sostenuta da politiche nazionali e programmi di istituzioni e Ong internazionali ha dato il via all’importazione massiccia di vacche frisone, sicuramente più produttive ma meno adatte al clima e al territorio. In poco tempo, la frisone si sono diffuse e hanno emarginato la tradizionale ankole. Situazione peraltro aggravata dal fatto che nel paese non esiste un registro del patrimonio genetico animale e che dell’ultimo censimento governativo – compilato nel 2008 – non sono ancora stati pubblicati i dati. Un’associazione di trenta famiglie di allevatori, però, resiste e lavora insieme a Slow Food per recuperare l’allevamento e preservare la razza dell’ankole attraverso un Presidio Slow Food. L’ankole è più resistente alla siccità e alle malattie mentre le frisone sono più delicate. Richiedono più cure, muoiono più facilmente e non resistono alla siccità. Inoltre, il latte di ankole è più ricco e concentrato perché bevono meno acqua e il periodo di permanenza del vitellino con la mamma è più lungo.
Raggiungiamo la strada principale e ci fermiamo quasi subito in un ristorante. Bisogna passare sotto un metaldetector per accedere e mi fanno aprire anche la borsa della macchina fotografica. E’ l’unico posto in tutto il giro dove fanno un controllo così. Non ne capisco la necessità anche perchè non ci sono recinzioni e se un malintenzionato volesse fare del male, potrebbe entrare da qualsiasi parte. Pranziamo bene. La nostra guida è una buona forchetta. Abbiamo a confronto la guida dell’anno scorso in Tanzania. Andrea mangiava pochissimo mentre la nostra guida apprezza. Questo pranzo non è compreso. Spendiamo poco. Alle 14.30 ripartiamo. Il nostro lodge si trova appena fuori dal gate nord, il Tangi gate, però per raggiungerlo passiamo esternamente al parco, prima sul lato ad est e poi quello a nord. Facciamo una sosta per fotografare le Karuma Falls. Sono delle rapide del fiume Nilo. Sulle sue rive la vegetazione è fitta. Qui inizia il parco. La zona in prossimità del fiume è verdissima, in netto contrasto con il resto del parco che sta subendo una grandissima siccità. Molti animali muoiono di fame. Si attendono impazientemente le piogge che si spera non tardino. Il ponte che passa sul fiume, appena a valle delle rapide, non si può fotografare e non ci si può fermare. Appena oltre dei babbuini ci bloccano la strada. Un grosso maschio sale sul cofano ed appoggia le mani aperte sul vetro. Gli manca una falange a due dita. E’ in splendida forma perchè il pelo è bellissimo. Lucido e molto fitto. Cerca cibo che noi ovviamente non gli diamo. Ripartiamo lentamente perchè non vuole saperne di scendere poi due femmine fanno un verso quindi salta giù all’improvviso e le raggiunge. Da qui la strada è sempre dritta fino al lodge ed è molto bella. Il giallo dell’erba secca fa da padrone. C’è un susseguirsi di capanne, con il tetto di paglia, costruite tra piantagioni di cassava (tubero simile alla patata) che è una delle principali fonti di nutrimento per queste persone e piante di papaia cariche di frutti. Immagini molto belle. Il sole, che incomincia a scendere di fronte a noi, colora tutto ancor più di giallo. Il parco non è recintato quindi gli animali possono arrivare fino qui. La nostra guida dice che durante il periodo delle piogge gli elefanti non hanno necessità di rimanere vicino al Nilo perchè trovano acqua ovunque quindi si avvicinano alle capanne. Se distruggono i raccolti i proprietari si rivolgono allo Stato per farsi risarcire dei danni subiti. Questa è un’ottima cosa perchè altrimenti aumenterebbe notevolmente il conflitto uomo/animale, dove quest’ultimo non ha mai la meglio. Lungo la strada vediamo degli uomini che ci fanno cenno di rallentare. Ci sono due bufali poco distante che si accingono ad attraversare. Alle 18.00 arriviamo al nostro lodge dopo aver lasciato la strada asfaltata e aver percorso pochi km. di sterrato. E’ il Fort Murchison (www.naturelodges.biz/fort-murchison/). Si affaccia sul Lake Albert. E’ in stile arabo pitturato di verde. L’impatto ambientale è zero ma obiettivamente io avrei scelto un altro colore, la sensazione è che sia ricoperto di muschio e quindi molto umido, in realtà è tutto quasi nuovo e tenuto molto bene. Sui muri camminano delle lucertole viola e gialle. La struttura centrale ha il terrazzo al posto del tetto dove ci sono divanetti e tavolini sotto delle coperture in tenda. Non stonerebbe se ci fossero uomini con il kefiah che bevono karkadè e fumano narghilè. Le camere sono di due tipi o in strutture singole, una camera al piano terreno ed una al primo, oppure sono tende. Quelle in muratura hanno diverse finestre tutte con le zanzariere. Qui la malaria c’è e fa sempre caldo quindi in questo modo garantiscono una perfetta areazione. Al nostro arrivo ci offrono un succo e le salviette umide poi ci danno qualche info del posto e riguardo alla cena. Andiamo in camera. La nostra è la più esterna quindi con la visuale migliore sul lago. Il posto non è recintato quindi due elefanti si stanno avvicinando. Un signore con un fischietto li fa allontanare poi torna il silenzio totale, rotto solo da qualche canto degli uccelli. Alle 19.00 il sole cala ma non c’è un bel tramonto perchè l’orizzonte è offuscato. Non ne vedremo uno decente per tutta la vacanza. Andiamo a cena. Fa caldo con i pantaloni lunghi e la maglietta leggera sempre a maniche lunghe (abbigliamento anti-malaria). Comunque ogni tavolo ha un ventilatore. La nostra guida cena e cenerà tutte le sere con noi. Le altre guide no. Lui dice che ha piacere a stare con noi e anche noi siamo contenti. Alle 21.00 dormiamo… anzi cerchiamo di dormire ma, nonostante sia tutto spalancato e ci sia aria … fa caldo. Questa sarà l’ultima sera in cui ci darà fastidio.
4) 18 FEBBRAIO 2017, SABATO – KM. 100 – TEMPO BELLO – (MURCHISON FALLS NATIONAL PARK)
Con il buio andiamo a fare colazione e alle 7.00 siamo in macchina. Il sole sorge e noi siamo emozionati per la giornata che ci aspetta nel parco:
Informazioni sul Murchison Falls National Park:
· http://www.murchisonfallsnationalpark.com/
· http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/murchison-falls-national-park
· http://www.visituganda.com/menu/category/where-to-go/northern-uganda-destinations/the-murchison-falls
· http://www.safarilodges.com/index.php?route=safari/region&safari_country_id=7&safari_region_id=238
Park entrance 40 $
Game Drive ( Day) 20 $
Game Drive (Night) 30 $
Launch trip to bottom of falls 30 $
Hiking to Top of Falls 15 $
Sport fishing per day 50 $
White Water Rafting 30 $
Bird Watching 30 $
Crociera 30 $ (3 ore) massimo 45 persone
Costo ingresso per un 4×4 15 $ (per gli stranieri 150 $)
Il parco è dominato da fiumi, boschi, savana, zone umide e foreste tropicali. Nel 1926 è diventato riserva di caccia e poi nel 1952 parco nazionale protetto. La Bugungu Wildlife Refuge (a sud-ovest) e Karuma Wildlife Refuge (a sud-est) con la Budongo Forest Reserve (a sud-ovest) sono riserve cucinetto. Si trova tra i 500 e i 1292 sul livello del mare. Ci sono 145 tipi di alberi, 76 diverse specie di mammiferi e 476 specie diverse di uccelli. I grandi mammiferi sono: leopardo (circa 90), elefante, leone (circa 1000), ippopotamo, giraffa di Rothschild, waterbuck (cobo d’acqua), hartebeest (alcefalo), oribi, facocero, bufalo, coccodrillo del Nilo e Uganda kobo. Non ci sono ghepardi, rinoceronti, impala, gnu e zebre. Questa è la più grande area protetta in Uganda che copre una superficie di oltre 3.893 kmq, prende il nome dalla sua famosa cascata. Durante il giorno le temperature sono di circa 25-32 ° C, rendendo questa una delle regioni più calde in Uganda. Notti sono più fresche (circa 18°C) ed è una zona poco piovosa anche se quando arriva la pioggia può essere torrenziale. Il periodo migliore per visitare il Murchison Falls National Park è durante la stagione secca da dicembre a fine febbraio e da giugno a settembre quando gli animali si concentrano lungo i corsi d’acqua per abbeverarsi rendendo i loro avvistamenti più facili. Il momento migliore per il bird watching è gennaio-marzo.
Nel parco si possono visitare:
– Murchison Falls: il fiume Nilo si incanala in una gola di soli 6 metri e con un salto di 43 metri creando queste spettacolari cascate. Si vede sempre l’arcobaleno. Si può raggiungere a piedi la sommità delle cascate (top of the falls). Baker Point sul lato meridionale, il fiume Nilo si divide in due creando le piccole Uhuru Falls.
– fiume Nilo: Un giro in barca lungo il Nilo fino ai piedi delle Murchison Falls è un’esperienza molto bella per gli amanti della natura, in quanto pullula di una varietà di mammiferi, uccelli e rettili.
– Nile-Lake Albert Delta: qui il Nilo Vittoria sfocia nel lago Albert. E’ un paradiso per gli amanti del birdwatching. Le sue sponde sono piene di uccelli.
– Buligi Game Tracks: questa zona che si estende tra il Nilo Victoria e il Nilo Alberto è la zona migliore per i safari.
– Paraa: significa casa del ippopotamo in lingua Luo. Tutte le strade di accesso del parco convergono qui e le strade settentrionali e meridionali sono collegate da un traghetto sul quale si caricano le macchine.
– Karuma Falls: si trovano nel settore nord-orientale del parco. C’è un ponte che collega le due rive.
– Kaniyo Pabidi Forest: si trova a sud della Murchison Falls Conservation Area. Ci sono molti animali tra i quali gli scimpanzè. C’è un solo gruppo di 80 membri abituato all’uomo. Sono facili da vedere tranne durante alcuni mesi in cui lasciano il loro territorio a causa della carenza di cibo e si addentrano nella foresta. E’ bene informarsi prima di prenotare quest’escursione.
– Rabongo Forest: copre solo 4 kmq è un paradiso per gli amanti degli uccelli a causa delle specie in via di estinzione trovate qui. Rabongo è ideale per escursioni didattiche in quanto offre l’opportunità di identificare gli animali, uccelli, piante officinali e alberi.
Fuori dal parco:
– Budongo Forest: che è contigua con l’Kaniyo Pabidi Forest e si trova a sud ovest della Murchison Falls Conservation Area. A Budongo c’è una grande biodiversità con 24 specie di mammiferi, oltre 360 uccelli, 289 farfalle e 465 piante. Tutte le specie di alberi della foresta sono esposti lungo la “Royal Mile”, un bel tratto di strada molto apprezzato per il birdwatching. Budongo è anche noto essere il secondo miglior posto per avvistare gli scimpanzè. Ospita la seconda più grande popolazione dell’Uganda, con oltre 800 individui. Il permesso costa USD 85 e il Chimp Habituation (rimanere con loro dall’alba al tramonto con gli operatori) costa USD 220.
Velocemente arriviamo alla strada principale ed imbocchiamo subito quella sterrata che ci posta al Tangi Gate. La nostra guida dice che di solito questo tratto è completamente allagato (la strada è rialzata). Ora è tutto asciutto. Questo dimostra la situazione critica del parco. Facciamo una sosta veloce per fare i permessi. Scendiamo tutti. Due elefanti mangiano tranquilli ad una decina di metri da noi. Per la prima volta mi trovo a piedi senza nessuna protezione di fronte al mio animale preferito! Sono completamente stregata dagli elefanti. Avendo letto libri su di loro so quanto sono intelligenti e sapere che sono a rischio di estinzione per mano dell’uomo … mi mette un nervoso! Se a qualcuno dovesse interessare, consiglio il libro di Joyce Poole, Ritorno in Africa la mia vita tra gli elefanti (è l’autobiografia di questa biologa che negli anni 80 li studiava ad Amboseli in Kenya). Rimango vicino alla struttura così avrei la via di fuga ma loro sono tranquilli. Uno interrompe di mangiare e mi guarda sventolando le orecchie. Che emozione. Partiamo. Visitiamo la zona che si trova a nord del Nilo ed in particolare il settore ovest che arriva alla riva del Lake Albert. C’è un paesaggio che non avevamo mai visto in Africa. A parte essere tutto secco per la siccità, la cosa particolare solo le palme. Palme ovunque. Vediamo molti animali come bufali, facoceri, cobo d’acqua (waterbuck che però non hanno il solito cerchio di pelo bianco di un paio di spanne che gli circonda la coda), uganda kobs, i piccoli oribi,le scimmiette cercopitechi Patas (monkey Patas) caratteristiche per il baffetto bianco … poi molti elefanti, giraffe, alcefali (hartebeest) e uccelli. Arriviamo ai ruderi di un hotel, il Pakuba Lodge (http://sonderers.com/june-behind-the-wall/exploring-the-ruins-of-pakuba-idi-amins-favorite-safari-lodge). E’ stato distrutto durante la guerra nel 1972. Aveva addirittura la piscina. La nostra guida ci dice che era meraviglioso. Ora la vegetazione e le buganvillee fucsia crescono ovunque. Qui la guida trova spesso il leopardo. Sentiamo un rumore e dai cespugli esce un cucciolone di iena. E’ l’unica che vedremo in tutto il tour. Lui comunque è soddisfatto dell’avvistamento perchè non se lo aspettava. Vediamo poi un bufalo morto all’inizio della decomposizione. E’ uno delle vittime della siccità. E’ ancora intatto. Non viene mangiato dai leoni perchè loro cacciano e poi si cibano delle prede. Se invece un animale muore di cause naturali loro non si avvicinano perchè puzza. Non sono saprofagi. Arriviamo poi al lago. Belle immagini, i bufali camminano lentamente sulla sabbia per raggiungere l’acqua, i kobo brucano l’erba gialla, i cercopitechi Patas si rincorrono, una femmina ha il cucciolo attaccato al pelo sotto alla pancia, un varano (nile monitor lizar) cammina sinuoso, un gruppo numerosi di vari uccelli tra i quali le bellissime gru coronate (Gray Crowned Crane), uccello nazionale disegnato anche sulla bandiera, si ciba di piccoli insetti sulle sponde del lago, nell’acqua una ventina di ippopotami (con tanto di uccellini appoggiati sulla schiena) galleggiano pigramente e diverse barche di pescatori raccolgono le reti. L’altra riva del lago è Congo. Essendo una zona aperta scendiamo un attimo. Nell’acqua noto delle piantine che vedo sempre in serra in Italia, i giacinti d’acqua (Eichhornia crassipes), non li avevo mai visti fioriti. I fiorellini sono lilla. Molto belli. Ritroviamo le due francesi che ieri hanno fatto con lo l’escursione a Ziwa. Ripartiamo ed incrociamo una jeep con, ovviamente, un carissimo amico di Vincent… dopo una bella risata ci dice che poco più indietro hanno visto i leoni ma erano in movimento. Partiamo a razzo e cerchiamo ma nulla. Non si può uscire fuori strada quindi ogni 100 metri ci fermiamo e la nostra guida sale sul tetto a guardare. Nulla. Peccato. In compenso ci troviamo in mezzo ad un gruppo enorme di bufali. Ecco, i bufali qui non mancano. Proseguiamo lentamente facendo vari avvistamenti tra i quali diversi elefanti con i piccoli. Arriviamo alle 12.00 a Paraa dove c’è un traghetto, che trasporta le auto alla riva opposta del Nilo. Parte ad orari fissi (7-9-11-12-14-16-18-19). Va avanti ed indietro fino a quando non ci sono più macchine. Da qui partono anche le crociere per vedere le Murchison Falls, quello che faremo noi dopo pranzo. Qui c’è un grande lodge che si affaccia sul fiume. Poco prima dell’ingresso dell’hotel ci fermiamo in una specie di villaggio dove vivono le persone che lavorano al lodge e non solo. La cosa buffa è che c’è un elefante che cammina in compagnia di un brutto marabù (uccello che si nutre di animali morti come l’avvoltoio) … tra le casette … come se nulla fosse. Lui passa a pochi metri da noi, si ferma poi a mangiare una noce di cocco, si gratta il collo contro un albero e se ne va. La gente manco lo guarda. Entriamo nella struttura ristorante. Ci sono delle sedie posizionate davanti ad una tele. Molti bambini la guardano (oggi è sabato quindi sono a casa da scuola) ma quando entriamo noi … guardano solo noi … e io guardo solo loro per quanto sono belli. Vorrei fotografarli ma non oso. Sul retro c’è uno shop che vende bibite e un banco dove volendo si potrebbe prendere qualcosa da mangiare. Onestamente non mi ispira molto perchè è parecchio sporco. Avremmo preferito mangiare sui tavoli esterni il nostro lunch-box ma ci sono i babbuini che girano quindi non ci conviene. Poi mi distrae l’arrivo di una coppia di giovani bianchi con due ragazzini di colore e due signore, sempre di colore. Li guardiamo, ci facciamo l’idea che siano qui per adottarli. Sono super attenti ad ogni loro esigenza, emanano felicità da tutti i pori e sono super sorridenti anche se attendono sempre un segno di consenso da parte delle altre due donne. Se così fosse … grande opportunità sia per i ragazzi che per loro due … Mangiamo solo un panino ed il resto lo distribuiamo ai bambini. Usciamo e ci indirizziamo di nuovo al punto in cui partono i traghetti. E’ presto quindi cazzeggiamo. Ci sono grandi alberi di kigelia africana (albero delle salsicce) con enormi… salsicce… attaccate. Non ne avevo mai viste di così grandi. Alcune saranno lunghe anche 80 cm. Sulla riva del fiume c’è un grosso mappamondo. Ci sediamo su alcune panche all’ombra. Alcune ragazzine sono vicine a noi. Avranno una quindicina di anni. Hanno tutte rigorosamente i capelli corti, come tutte le donne ugandesi. Hanno vestiti colorati. Ci guardano e ci studiano. Tiro fuori un pacchetto di Vigorsol. E loro sorridono. Gliele offro. Una ragazzina per poco muore. Sono alla menta forte e lei non se lo aspettava. Incomincia a tossire e le vengono i lacrimoni agli occhi. Le altre … stronze … ridono come delle matte. Le offriamo dell’acqua e tutto torna alla normalità. Chiedo loro se vogliono seguirmi fino al mappamondo. Indico dove siamo e dove abito io. Conoscono solo qualche parola in inglese ma capiscono. E poi ridono e si mettono a guardare tutto il mondo e a fare chissà quale fantasticheria. Arriva il traghetto e loro lo prendono e portano via anche dei grossi sacchi pieni di bottiglie di plastica. Questo è un grande problema. La plastica, vicino ai centri abitati, purtroppo, se ne vede ovunque. Hanno sempre usato ceste di foglie intrecciate e tronchi di acqua scavati ed ora si trovano con questa comodità ma nessuno deve aver spiegato loro che non è biodegradabile. Avrebbero dovuto educarli a buttarla quanto meno in un solo punto, fuori dai paesi, e poi dovrebbero passare a raccoglierla. Ma probabilmente è troppo complicato da gestire. Già vivono nella polvere e nel fango, almeno la plastica se la potrebbero evitare. Però devo dire che davanti alle capanne e davanti ai negozi è tutto pulito. Si vedono sempre le donne che scopano con delle frasche. Tornando a noi. Alle 14.30 parte la barca, a due piani con una quarantina di persone a bordo, che ci porterà alle cascate. Il tutto durerà 3 ore e 15. Molto bello ma un pochino troppo lungo soprattutto perchè c’erano due bambini francesi maleducatissimi che continuavano ad andare avanti ed indietro disturbando tutti. Ogni volta che passavano bisognava spostare la sedia. I genitori ed i nonni non gli hanno mai detto nulla. I nostri bambini sono venuti ovunque con noi e nessuno li ha mai sentiti. Ma ormai l’educazione è un optional. Vediamo tantissimi ippopotami (sdraiati completamente tra i giacinti d’acqua e i loro fiori), coccodrilli, uccelli, waterbuck, bufali, giraffe e degli elefanti. Quando arriviamo alle cascate non ci si riesce ad avvicinare troppo per via della corrente. C’è una specie di isola rocciosa dietro la quale la barca si ferma per non essere spinta via. Molto bella la location. In questo punto, chi ha prenotato, può scendere, pagare qualche dollaro e andare a piedi fino alla sommità delle cascate. Il percorso dura circa 2 ore poi le guide vengono a recuperare lassù. Le si vede molto da vicino. Questo è un peccato che, per questione di tempo, non siamo riusciti a farlo. Il problema era che dovevamo poi tornare al ferry su strada, prendere quello delle 18 per uscire dal Tangi Gate entro le 19. Se prendevamo quello delle 19 (sempre se non lo perdevamo…) uscivamo in netto ritardo. Era da organizzare in modo diverso. Se prendevamo una delle barche più piccole, che erano più veloci, ci saremmo stati con i tempi. Pazienza. Quando rientriamo la nostra guida è molto agitata. Dice che prima di uscire vuole trovare i leoni perchè sa che ci teniamo. Un qualche suo amico gli ha detto la zona, vicino al Lake Albert dove eravamo questa mattina. Abbiamo solo poco più di 1 ora quindi partiamo subito. Il sole è basso e tutta l’erba gialla sembra ancora di più oro. E poi eccole… 3 leonesse nascoste sotto un cespuglio. Siamo noi ed un’altra jeep. Essendo in ritardo ci avviciniamo un pochino troppo velocemente ma spegniamo subito il motore. Una scappa via. Un altra esce dal nascondiglio e rimane a pochi metri. L’altra resta al suo posto. Quindi vediamo molto bene quella appena uscita. E’ giovane. Rimaniamo proprio 5 minuti e poi via verso il gate. Il sole tramonta. Usciamo con 10 minuti di ritardo ma non ci dicono nulla. Arriviamo al lodge con il buio. Non ci piace perchè siamo impolverati ma andiamo subito a cenare. Ottima. Soprattutto la zuppa è molto gradita. Oggi abbiamo mangiato poco quindi apprezziamo ancora di più. Ma a pranzo non riuscivo ad ingoiare nulla con una quarantina di occhietti che fissavano quello che mangiavo. Ci mettiamo d’accordo per la partenza di domani mattina poi doccia e a dormire. Questa sera, sarà la stanchezza o sarà che ci stiamo climatizzando, dormiamo benissimo ed il caldo non lo sentiamo.
5) 19 FEBBRAIO 2017, DOMENICA – KM. 390 – TEMPO BELLO – (MURCHISON FALLS NATIONAL PARK – KIBALE NATIONAL PARK)
Oggi sarà la giornata di viaggio più impegnativa. Vincent è agitato perchè dice che non sa come sono le strade. Alcune sono in rifacimento quindi ha paura che ci impieghiamo più del previsto. Colazione veloce e alle 5.50 partiamo. Raggiungiamo il Tangi Gate entrando prima dell’orario (evidentemente non sono così fiscali come in altri parchi africani), e percorriamo i 23 km. che separano il gate dal Paraa ferry. Lo raggiungiamo prima delle 7.00, in perfetto orario. Vincent è di una precisione pazzesca. E’ una bella immagine. Il sole fa capolino e colora tutto di colori pastello. Il Nilo, che sembra olio, scorre silenzioso ricoperto dalla nebbiolina, la chiatta arriva trasportando di tutto e di più e scarica anche dei ranger armati che danno il cambio ad altri che salgono con noi. Sembra di essere fuori dal mondo. Dobbiamo salire a piedi e rimanere giù dalla macchina. In pochi minuti siamo sull’altra riva e partiamo decisi verso ovest. In 20 minuti usciamo dal parco dal Bugungu Gate. Questo tratto di strada è uno di quelli che mi è piaciuto di più. Qui ci sono solo capanne costruite con una struttura di legno e ricoperte di fango e con il tetto di paglia. Si vedono parecchie fascine di paglia lungo le strade e diverse persone che le trasportano a piedi o in bici. Non ci sono paesi ma solo piccoli agglomerati di capanne o capanne singole. In tutte le case che vedremo nei giorni prossimi non hanno acqua e luce ma sono un pochino più confortevoli perchè fatte di mattoni, queste invece sono veramente al limite. Qui le motorette non girano. Nessuno se le può permettere. I più fortunati hanno una bicicletta per trasportare ogni sorta di cosa, altrimenti vanno a piedi con tutti i carichi sulla testa. Troviamo mucche (anche le ankole) sulla strada, bambini vestiti di stracci, a piedi nudi, che giocano con chissà che cosa… ma sono tutti sorridenti e quando ci vedono arrivare saltano in piedi sventolando le loro manine e, come ho scritto all’inizio, urlando Hi Omuzundu, ciao uomo bianco! Bambini che non hanno niente ma sono felicissimi. Qui vedono poche macchine passare quindi ogni volta è una festa. C’è una processione di donne e bambini che vanno al pozzo a prendere l’acqua con le tanichette gialle. I pozzi sono sotterranei e c’è una pompa grazie alla quale l’acqua viene portata in superficie. E’ una cosa che richiede il suo tempo quindi le donne ne approfittano per parlare e i bambini per giocare. E’ un punto di ritrovo. Alcune donne fanno il bucato nei piccoli ruscelli creati dalle piogge. La strada, ovviamente sterrata, è di terra rossa. La velocità non è sostenuta ma viaggiamo decisi. Fossimo stati da soli, senza guida, avremmo impiegato una settimana per percorrere questo tratto. C’è talmente tanto da fotografare… Vedo Vincent concentrato sulla guida quindi gli chiedo poco di fermarsi. Scatto viaggiando. Ci sono grandi piantagioni di banane e piante di papaia. Man mano che ci spostiamo verso est ci sono sempre meno capanne e più case quindi si vedono ovunque le piramidi di mattoni. Vediamo tutte le fasi da quando le costruiscono, a quando le fanno cuocere (ci impiegano 24 ore accendendo il fuoco in due spazi lasciati aperti nella parte bassa), o quando le smantellano. In tutto il giro sono riuscita solo una volta a vedere come costruiscono i mattoni. Non sono riuscita a catturare la foto e mi è spiaciuto. C’era un ragazzino che impastava la terra e la metteva in una sagoma. L’ho visto per una frazione di secondo ed ora che ho messo a fuoco la cosa, non ho più osato chiedere a Vincent di tornare indietro. Ero convinta che ne avremmo trovati altri. Peccato. Si ricominciano a vedere le motorette, i villaggi con i negozi colorati lungo la strada e le persone che cucinano cibi a noi sconosciuti. Mi affascinano queste immagini anche se i miei preferiti sono i mercati di frutta e verdura. Passiamo vicino ad una pozza creata da un ruscello. Nell’acqua ci sono moto ed auto con i rispettivi proprietari che le lavano … patico car wash … Oggi è domenica quindi tutti vanno a messa. Ogni villaggio ha la chiesa quindi passando sentiamo i canti. In base agli orari delle funzioni troviamo gente lungo le strade che va o che esce. Indossano tutti abiti eleganti. Chiediamo sa Vincent se possiamo fermarci in una chiesa. Lui acconsente e parcheggiamo. Gli adulti sono fuori e ci sorridono. Ora c’è la messa dei bambini. Arriviamo sulla soglia ed ecco che… decine di occhietti non guardano più il sacerdote ma si girano e guardano noi. Si avvicina subito un ragazzo dandoci il benvenuto ed invitandoci alla messa degli adulti che inizierà al termine di quella dei ragazzi. Ci sarebbe piaciuto ma abbiamo tantissima strada da fare quindi non possiamo. Ci era già capitata una cosa del genere in Baja California dove avevamo trovato una minuscola chiesetta nel deserto e ci eravamo fermati a curiosare. Il sacerdote era uscito a darci il benvenuto in… italiano … pazzesco … era di un paese a 50 km.dal nostro e viveva lì da 30 anni. Ci eravamo fermati e abbiamo assistito ad una messa bellissima. Ne eravamo usciti commossi, anche i bambini. Sarebbe stato bello poter rimanere qui e… considerando che in Italia in chiesa non ci andiamo… una messa ogni tanto… non farebbe male. Ripartiamo. Lungo tutto il tragitto facciamo solo un paio di soste e poi tappa benzina ad Hoima. Alle 14.30, dopo 8 ore e mezza, arriviamo a Fort Portal. Questa è una grande cittadina. Andiamo a pranzo al Garden Restaurant. E’ sugli standard europei. La nostra guida è indaffarata a chiamare delle persone del posto per sapere se c’è qualche negozio aperto in città dove vendono le sim-card. Purtroppo è tutto chiuso ed è dispiaciuto. Dice che torniamo qui domani. Nel mentre ci obbliga ad usare il suo cellulare per mandare un whatsupp ai nostri figli. Ripartiamo dopo un’oretta. Ci sono piantagioni di the ovunque. Il paesaggio è collinare. Attraversiamo il Kibale Forest National Park dove andremo domani per il trekking alla ricerca degli scimpanzè. Per raggiungere il nostro lodge lasciamo la strada principale e percorrendone una stretta tra le piante di banane e le case. Ci sono tanti bambini che giocano a calcio in un prato. Quando passiamo smettono di giocare, ci salutano e rincorrono la macchina urlando. Che belli! Alle 17.00 siamo al Kibale Forest Camp (www.naturelodges.biz/kibale-forest-camp) che si trova nella vegetazione fitta. Ha una struttura centrale aperta, fatta in legno con il tetto in paglia, dove c’è il bar con alcuni divanetti nella parte bassa e il ristorante al piano sopra. Le camere sono tendate con una struttura in legno che le copre e si trovano sparse nella foresta. Ci accolgono con succo e salviette. Si sentono versi di scimmie. Andiamo nella nostra tenda, la Sunbird. Sembra nuova di pacca. Molto bella. Questa sera ceneremo solo io e Pier perchè ci sistemano in un tavolino da due, a lume di candela. Facciamo il bis della zuppa perchè è una bomba… Quando scendiamo vediamo Vincent che cena sul tavolo del bar da solo. Mi è dispiaciuto. Fa freddo quindi andiamo volentieri in camera. Ci spaventiamo. Sulle seggioline nel portico c’è una guardia con due cani. Quando arriviamo se ne va. Il lodge non è recintato ed intorno abitano tante persone che potrebbero essere interessate ai bagagli dei turisti… danneggiando anche le tende. Ci chiudiamo dentro con il lucchetto e andiamo a dormire al calduccio sotto le coperte. Di notte si scatena il finimondo. Piove l’impossibile. Bello sentire il rumore della pioggia ma non me lo gusto perchè penso a come possiamo fare domani con gli scimpanzè.
6) 20 FEBBRAIO 2017, LUNEDÌ – KM.155 – TEMPO PIOGGIA/VARIABILE – (KIBALE NATIONAL PARK – QUEEN ELIZABETH NATIONAL PARK)
Andiamo a fare colazione con l’ombrello (tutti i lodge li hanno nelle camere) e alle 7.30 partiamo. Vediamo una realtà completamente diversa. Le case che abbiamo visto arrivando qui ieri, che erano piene di vita, ora sono tutte chiuse e non ci sono più le grida dei bimbi. C’è nebbia e la pioggia cade battente. La cosa che più mi lascia basita è che la strada principale è piena di bimbi con le divise colorate che vanno a scuola sotto il diluvio. Sono bagnati fino al midollo ma tutti sorridenti ci salutano. Non possono fermare tutte le attività quando piove, e qui piove spessissimo, ma credevo che le rimandassero. Quelle creature rimarranno bagnate chissà fino a quando. Gli acquazzoni solitamente sono veloci e poi il sole torna a splendere ma quando arriva il periodo delle piogge durano un pochino di più. In effetti sta diluviando dalle 2.30 di questa mattina senza sosta. Arriviamo poi alla stazione dei ranger.
Informazioni sul Kibale Forest National Park:
· http://www.kibaleforestnationalpark.com/
· http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/kibale-national-park
· http://www.visituganda.com/menu/category/where-to-go/western-uganda-destinations/kibale-national-park
· http://www.eastafricantrails.com/chimpanzee-tracking-in-uganda/
· http://www.safarilodges.com/index.php?route=safari/region&safari_country_id=7&safari_region_id=244
Costo ingresso al parco: 40 $
Costo ingresso per un 4×4: 15 $
Scimpanzè Permit per la Kanyanchu Primate Walk: 150 $ (ad aprile, maggio e novembre 100 $) – durata 3/4 ore – partenze alle 8.00 e alle 15.00
Chimp Habituation: 220 $ dura dall’alba al tramonto e si monitorano i primati con i ricercatori
E’ il parco nazionale più giovane dell’Uganda. Si trova vicino alla città di Fort Portal, nella parte occidentale dell’Uganda, est delle montagne del Rwenzori. Copre 795 kmq ad un’altitudine compresa tra 1.590 e 1.100 metri. Il punto più alto è a nord mentre il più basso a sud, sulla Rift Valley Albertina. Questa diversità di altitudini ha fatto si che ci siano diversi habitat: la foresta tropicale umida a nord mentre savane a sud. Confina con il Queen Elizabeth National Park ed in tutto sono 180 km. di parco nei quali possono vivere gli animali selvatici. Ci sono 351 specie di alberi (alti anche 55 metri e che hanno più di 200 anni). Vivono 375 specie di uccelli, 250 di farfalle e 70 specie di mammifieri (13 sono primati tra i quali si trovano gli scimpanzè, qui sono circa 1450 e sono monitorati dal 1993 e sono il posto in Uganda dove sono più numerosi). Altri animali presenti sono: elefanti (500 circa), efalofi rosso e blu, bushbacks, sitatunga, maiali selvatici, maiali giganti della foresta, facoceri, bufali, leopardi, gatti dorati africani, serval, manguste, lontre ed occasionalmente i leoni. Questi animali possono passare da un parco all’altro.
Aree di interesse nel parco:
– Kanyanchu River Camp: Kanyanchu, nella parte centrale di Kibale, è il sentiero principale per le passeggiate. La più famosa è quella per avvistare gli scimpanzè. Comunque ci sono diverse altre passeggiate anche per bambini, escursioni notturne e possibilità di fare Bird watching.
– Sebitoli Forest Camp: centro turistico secondario di Kibale, nel nord della foresta, offerte foresta passeggiate guidate e la possibilità di incontrare i primati come il Colobo rosso, Colobus, scimmie blu e cercopitechi. I visitatori possono anche vedere una varietà di uccelli e godere della vista del fiume Mpanga.
Aree di interesse al di fuori del Parco:
– Bigodi Wetland Sanctuary: ricco di biodiversità e di bellezze paesaggistiche, la zona umida è un paradiso per il bird watching con circa 138 specie. Situato al di fuori del parco, nella Magombe palude, si possono vedere otto specie di primati. Il santuario è stato istituito per preservare le caratteristiche ambientali ed esclusive e la zona umida ed è gestito dalla comunità locale.
– Kihingami Wetland: Situato nei pressi di Sebitoli nel nord Kibale, questo progetto di comunità-familiare offre eccellente bird watching e visite alle piantagioni di tè. Anche qui ci sono alcuni primati.
Attività:
– Kanyanchu Primate Walk (camminata alla ricerca degli scimpanzè): Il trekking dura 3/4 ore (massimo 6 persone per gruppo). I bambini sotto i 12 anni non sono ammessi. Per la propria sicurezza e la protezione degli scimpanzé, si è tenuti a seguire alcune regole importanti, oltre alle normali di civiltà ed educazione, come non entrare se si è malati (anche solo un raffreddore o dissenteria), non parlare a voce alta, non rincorrere gli scimpanzè e non cercare di imitare i loro versi perchè non si sa cosa si potrebbe dire …, non mangiare vicino a loro, non usare i flash e rimanere ad almeno 8 metri di distanza. Partono due gruppi tutti i giorni, alle 8.00 e alle 15. Al mattino sono molto più attivi perchè cacciano e quindi si muovono velocemente sugli alberi mentre al pomeriggio scendono a terra per riposarsi, gicare, accoppiarsi. Quando viene trovata una famiglia, si può rimanere con loro solo 1 ora.
– Chimp Habituation: Età minima 15 anni. Si ha la possibilità passare la giornata con loro accompagnando i ricercatori nel loro studio. Li si monitora quando disfano i giacigli della notte (dalle 5.30 alle 6.30) poi tutta la giornata seguendo le loro attività fino alle 19.00 quando costruiscono i giacigli per la notte.
Cosa indossare durante i trekking:
– zaino con acqua e barrette
– scarpe da trekking resistenti ed impermeabili
– leggeri impermeabili la temperatura è variabile e le condizioni meteorologiche possono cambiare – pantoloni e maglie maniche lunghe (comunque vestirsia cipolla)
– calzettoni da trakking spessi
– consigliabili le ghette in modo tale che le formiche non salgano sotto i pantaloni
– autan o similare
– guanti leggeri per non graffiarsi con le foglie e i rami
Informazioni sugli scimpanzè:
Gli scimpanzè si possono trovare in 21 paesi africani ma l’Uganda ha gruppi più numerosi. Ce ne sono circa 5.700 e vivono sul confine occidentale del paese. Alcune famiglie di scimpanzè sono state avvicinate da personale specializzato per far si che si abituassero all’uomo. Questo è un procedimento molto lento che non dura mai meno di 3 anni. Fanno si che questi primati non scappino appena vedono le persone. Diciamo che si insegna loro a tollerarci ma non si lasciano avvicinare a meno che siano loro a decidere di farlo.. Questo fa si che i turisti portino soldi che vengono poi usati per la loro salvaguardia perchè sono animali che risciano l’estinzione, come i gorilla. Gli scimpanzè conoscono i ranger che portano i turisti. E’ capitato che dei turisti si siano addentrati nella foresta da soli e alcuni scimpanzè (tra quelli abituati all’uomo) li hanno attaccati in quanto non li conoscevano.
Un adulto maschio pesa tra i 35 e i 70 kg e sono alti circa 3 metri mentre una femmita tra i 26 e i 50 ed è alta circa 2 metri. La vita media in natura è di 40 anni mentre in cattività arrivano a 60. Vivono in gruppi di 10/100 membri. I giovani scimpanzé diventano indipendenti all’età di quattro anni. Possono essere aggressivi e poco socievole, soprattutto se disturbati. Passano molta parte della giornata per terra ma per dormire costruiscono dei giacigli sugli alberi. La loro dieta è varia ed è composta da foglie, semi, frutti, fiori e termiti. In Uganda oggi, gli sforzi per conservare gli scimpanzé sono ampiamente riconosciuti e ben supportati. Gli scimpanzé sono i parenti più stretti per gli esseri umani e condividono circa il 98% della lcomposizione del DNA degli esseri umani. Sono socievoli, colti, comunicativi e hanno la capacità di utilizzare strumenti come le rocce per la frantumazione delle noci, baccelli vuoti per raccogliere l’acqua e bastoni per catturare le termiti dalle loro tane.
Una grande ricercatrice che si batte per la salvaguardia degli scimpanzè è Jane Goodall (nata a Londra nel 1934), (http://www.janegoodall.org/) E’ nota soprattutto per la sua ricerca sugli scimpanzé del Parco Gombe, sul lago Tanganica in Tanzania. Nel 1977, Jane Goodall fondò il Jane Goodall Institute (JGI), un’organizzazione che si occupa sia dello studio che della protezione degli scimpanzé. Il JGI dispone di 19 uffici dislocati in diversi Paesi del mondo e mette in pratica programmi di sviluppo e di protezione dell’ambiente in diverse zone dell’Africa.
Il briefing è alle 8.00. Ci vengono spiegate le regole da seguire nel parco e ci danno qualche info. Ci dividono in 4 gruppi da 6 e partiamo, alle 8.30, ognuno con una guida. La nostra si chiama Africano… siamo ancora con le signore francesi. Indossiamo delle mantelle che ci coprono fino ai piedi. Prosegue a piovere ma sotto le piante si sente un pochino di meno. Il primo tratto lo facciamo tutti insieme poi ci si divide. Vediamo un nido sui rami alti di un albero. Ogni tanto c’è una zampa che esce e vengono buttati su di noi i gusci di qualche frutto. Ci sono all’interno una mamma ed un cucciolo. Nel mentre smette di piovere. Troviamo una famiglia, sono tutti sui rami alti di una grande pianta piena di frutti. Esce il sole quindi rimangono lassù a mangiare ed asciugarsi. Africano dice che è difficilissimo che scendano. Ieri, sia al mattino che al pomeriggio, erano a terra. Che iella. Dovremo accontentarci di vederli da una decina di metri se non di più spostandoci tra le piante per avere visuali diverse. Staremo tutta l’ora con il naso all’insù… comunque li vediamo bene affaccendati nelle loro attività. Ci sono 3 cucciolotti che giocano come matti e urlano a più non posso, una mamma ha un piccolo attaccato al pelo e poi ci sono altri adulti. Non riusciamo a contare il numero esatto. Emozionante anche se mi sarebbe piaciuto, come capita spessissimo a molti turisti, di vederli da vicino per terra. Pazienza. Africano ci fa rimanere sul posto più del tempo. Troviamo una grandissima lumaca africana con il guscio a spirale e poi fa in modo di cercare altre scimmiette. Ci spiega tutto di loro. Vediamo il colobo bianco e nero (bellissimo), il cercopiteco barbuto (Hoest’s monkey) e il cercopiteco naso bianco (red tailed monkey). Alle 12.45 siamo di ritorno e siamo gli ultimi. Pranziamo con i nostri lunch-box sui tavoli nella zona pic-nic. Ripartiamo e torniamo a Fort Portal per comperare la sim-card. Nel negozio c’è il mondo. Tutti sono rigorosamente in attesa nel massimo silenzio e la massima educazione. Hanno i numerini quindi attendono pazientemente. La nostra guida entra con Pier e passa, senza farsi problemi, davanti a tutti. Impiegano due minuti di orologio ma Pier è imbarazzato. Qui poveracci magari si fanno 3 ore di coda e noi da sfacciati passiamo davanti a tutti? Obiettivamente non saremmo arrivati in tempo al prossimo lodge se avessimo aspettato. Acquistiamo poi in un altro negozio la ricarica … e via proseguiamo in direzione sud-ovest, diretti al Queen Elizabeth National Park, alle 14.30. Lungo la strada ci sorprende un temporale di quelli belli tosti. La nostra guida dice che in questa parte del paese le piogge stanno iniziando. Dopo poco torna di nuovo il sole. Anche qui ci sono villaggi con mercati, negozietti, gente a non finire e piantagioni di banane. Alla nostra sinistra vediamo le montagne del parco Rwenzori. Ad un certo punto svoltiamo a sinistra, andando diritto si arriva alla frontiera con il Congo. Entriamo nel parco.
Informazioni sul Queen Elizabeth National Park:
· http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/queen-elizabeth-national-park
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· http://www.safarilodges.com/index.php?route=safari/region&safari_country_id=7&safari_region_id=242
Park entrance 40 $
Game Drive ( Day) 20 $
Launch trip 30 $
Chimp tracking (Kyambura Gorge) 50 $
Cruise 30 $ (2 ore) massimo 40 persone
Costo ingresso per un 4×4 15 $
Geografia e clima: Queen Elizabeth National Park si trova all’interno della Rift Valley Albertina nell’Uganda occidentale, vicino alle montagne del Rwenzori. Si estende su una superficie totale di 1.978 kmq di colline, pianure, foreste e paludi. QENP è una continuità del Parco Nazionale del Virunga in Congo e, pertanto, uno dei più grandi sistemi di aree protette in Africa orientale. Inaugurato nel 1952 è uno dei parchi più “vecchi” dell’Uganda; si trova tra il lago Edward e dal lago George, ed il Kazinga Channel (lungo 32 km.) li unisce passando attraverso il parco. Le crociere in questo canale offrono immagini bellissime. panorami sono magnifici. Ci sono decine di enromi crateri scavati nelle verdi colline e le montagne del Rwenzori fanno da cornice. I circuiti per effettuare il Game Drive sono numerosi, ma il più bello è il Kaseny Trek a circa 25 km dal Mweya: è qui che in genere si concentrano la maggior parte degli animali come leoni, leopardi, uganda kobs, bufali, elefanti, iene, babbuini. La zona Ishasha, a sud del parco, é conosciuta per il fatto che, vi sono alcuni alberi di fichi selvatici su cui salgono i leoni nelle ore più calde.
Fauna selvatica e uccelli: leoni circa 90(nel settore Ishasha dormono sugli alberi di fico), leopardi circa 100, zibetti, genette , serval, 5000 ippopotami, 2500 elefanti, oltre 10.000 bufali, facoceri, antilopi d’acqua, Uganda kob, topi, l’antilope sitatunga. Non ci sono le giraffe, zebre ed impala. Dieci specie di primati come scimpanzè, colobus, cercopitechi e babbuini. Circa 600 specie di uccelli.
Diversi ecosistemi:
a) Lake George: Le paludi di papiri della zona umida Ramsar sono la casa per il Sitatunga e del becco a scarpa.
b) crateri: sono la prova del passato vulcanico della Rift Valley. I 27 km. tra il Kabatoro gate e Queen’s Pavilion offrono un panorami di enormi crateri, laghi circolari, la scarpata della Rift Valley e il canale Kazinga.
c) Katwe: Uno dei più famosi punti panoramici in Uganda è nella comunità Katwe-Kabatoro su Katwe Salt Lake, dove viene estratto il sale dal 16 ° secolo. Il vicino lago Munyanyange è un santuario degli uccelli.
d) Kasenyi Plains: La grande savana del Kasenyi è l’ambiente ideale per una classica esperienza safari africano. Enormi mandrie di Uganda attirano kob branchi di leoni; facoceri pascolano piegato in ginocchio; faraona affossare attraverso la prateria; ed enormi elefanti scuri falcata attraverso le tracce di unità di gioco, offrendo opportunità sogno fotografiche per i visitatori.
e) Penisola Mweya: Mweya è il punto focale del parco. Contiene il Centro visitatori, alberghi e campeggi, ristoranti, ed è il punto di partenza per le crociere sul Canale Kazinga. La sua posizione elevata offre una splendida vista sul Canale Kazinga e sulla savana circostante.
f) Canale Kazinga: Una crociera lungo il canale Kazinga è il modo più rilassante per godersi un safari. Le rive sono piene di ippopotami, bufali, elefanti e uccelli acquatici, insieme a caimani, varani, marabù, uccelli tessitori e aquile di mare.
g) Kyambura Gorge: La gola è famosa per i suoi scimpanzé. Mentre si cammina attraverso la gola, si possono avvistare altri primati e molti uccelli.
h) Kyambura Wildlife Reserve: I bellissimi laghi vulcanici di questa riserva, che si trova ad est delle Kyambura Gorge, offrono eccellenti opportunità per osservare molti uccelli.
i) Maramagambo Forest: Brulicante di primati, tra cui gli scimpanzé, babbuini e diverse specie di scimmie, la foresta è anche famosa per gli uccelli. tra cui la rara foresta pigliamosche, Bianco-naped Piccione ed il suggestivo Rwenzori Turaco. Si può anche visitare la ‘casa dei cormorani’, un grande albero che diventato bianco per colpa degli uccelli che vengono qui di notte.Il bosco ombroso nasconde laghi vulcanici e c’è una Bat Cave.
l) Settore Ishasha: Questa regione del sud di un minor numero di visitatori rispetto al nord, ma chi si avventura fino a questo punto può essere ricompensato con avvistamenti dei leoni che si arrampicano sugli alberi di fico. E ‘anche sede di molti bufali, elefanti e del becco a scarpa.
Storia: L’area attualmente occupata dal Parco in precedenza era una zona di pascolo per i pastori Basongora poi le epidemie di peste bovina e vaiolo hanno fatto si che questa zona si spopolasse quasi completamente. Rimasero solo villaggi intorno ai laghi e le popolazioni iniziarono a dedicarsi alla pesca. Nel 1906, l’area a nord del Lake George è stata dichiarata Game Reserve al fine di evitare che diventasse zona di caccia oppure che venisse destinata alla coltura di cotone e grano. Il 31 marzo 1952 è stato dichiarato parco nazionale includenzo, oltre alla Lake George Game Reserve anche il Canale Kazinga ed il Lake Edward.
Attività:
1) Mongolfiera: Tours Uganda Ltd. – info@ugandaballoonsafari.com – Tel: +256 (0) 759 00 2552
2) BIRDWATCHING: È LA PATRIA DI OLTRE 600 SPECIE. PER ULTERIORI INFORMAZIONI, VEDERE WWW.BIRDING-UGANDA.COM
3) Grotte a Queen Elizabeth: nella Maramagambo Forest c’è il “Bat Cave”. La grotta ha una sala di osservazione in cui i visitatori possono osservare i pipistrelli e i pitoni che vivono qui per avere un pasto “comodo”. Per visitare questa grotta è possibile rivolgersi alla comunità Nyanz’ibiri: Tel: +256 772 863399, +256 792 863399 E-mail: NyanzibiriEcoTour@gmail.com
4) Chimp Tracking Queen Elizabeth: nelle Kyambura Gorge alla ricerca degli scimpanzé nel loro ambiente naturale. I tour durano da una e tre ore e iniziano alle 8 alle 14 tutti i giorni.
5) Incontri Culturali a Queen Elizabeth
– Leopard Village: Leopard Village è un, iniziativa di sviluppo socio-economico che promuove la cultura e la conservazione della fauna selvatica attraverso l’ecoturismo. Situato vicino al villaggio di Muhokya, leopard Village si trova su 3 acri che si affacciano sul settore settentrionale del Parco Nazionale Queen Elizabeth. I visitatori possono visitare le capanne tradizionali dei gruppi etnici Banyabindi, Bakonzo, e Basongora, assistere a spettacoli di canto e danza tradizionali, acquistare prodotti artigianali realizzati dalle comunità locali. visite più lunghe possono includere conversazioni con i membri della comunità, visite alle scuole locali, e le discussioni circa la vita del villaggio tradizionale e soluzioni per il conflitto uomo-fauna selvatica. Sono in grado di lavorare con i gruppi di turisti per creare un programma personalizzato. Tutte le tasse e le donazioni vanno direttamente ai progetti di sviluppo della comunità, di conservazione e di istruzione, ai singoli artisti e alla conservazione della fauna selvatica della zona e promuovere lo sviluppo sostenibile nelle comunità locali.
www.uganda-carnivores.org/leopard-village – mail: leopard.village@gmail.com.
– Comunità Kikorongo: Questo vivace spettacolo, che si svolge presso casette intorno al parco, è un meraviglioso scorcio di vita in Kikorongo, con la danza, il teatro e la musica. Mentre un interprete locale, spiega il significato delle prestazioni, è possibile sedersi e guardare la vita del villaggio che si svolgersi di fronte a voi. Insegnano agli ospiti come intrecciare canestri e ciotole con fibre naturali. Mostrano anche come riciclare riviste in perline di carta colorata. Le loro creazioni sono in vendita. www.PearlsOfUganda.org – E-mail: kikorongowomen@gmail.com
– Centro turistico Katwe (KATIC): Katwe Salt Lake è troppo salato per la fauna selvatica. I tour mostrano come avviene l’estrazione del sale e si possono vedere migliaia di uccelli. Durante Katwe Village Walk, i visitatori sono accolti in una fattoria tradizionale e può vedere una scuola. www.PearlsOfUganda.org
– Comunità Nyanz’ibiri Cave: c’è una bellissima vista panoramica dei laghi vulcanici, si può andare in canoa sul Trasparent Lake, individuare otto specie di primati. Le attrazioni locali includono una grotta storica ed un museo culturale (una capanna Banyaruguru perfettamente conservata piena di manufatti locali che una volta erano gli strumenti della vita quotidiana). Si può anche pernottare. E-mail: NyanzibiriEcoTour@gmail.com.
– Agro-Tour a piedi: Il Kichwamba Escarpment costituisce la parete orientale della Rift Valley occidentale. Questo percorso di 2-3 ore inizia al Kataara Village con una passeggiata attraverso le fattorie al mattino o nel tardo pomeriggio. La vostra guida vi mostrerà le varie specie di uccelli e piante, vi spiegherà i metodi di coltivazione e conflitti uomo-animale. Conttare il Katara Lodge – http://www.kataralodge.com/
6) Safari nel Queen Elizabeth: game drive attraverso Kasenyi, il Kazinga Plains e del Settore Ishasha.
7) Escursioni / Passeggiate nella natura: nella penisola Mweya a nord e lungo il fiume Ishasha a sud.
8) crociera nel Queen Elizabeth nel Kazinga Channel: si naviga a pochi metri da centinaia di enormi ippopotami e bufali mentre gli elefanti bevono.Una media di 60 specie di uccelli possono essere individuati durante il viaggio. Sulle barche ci stanno 40 passeggeri. Si può prenotare al Centro informazioni turistiche a Mweya, (+256 782 387.805) o alla sede UWA a Kampala (+256 414 355000).
9) Ricerca della fauna selvatica: permette ai visitatori di partecipare attivamente nel monitoraggio di alcuni degli uccelli esotici e mammiferi che riempiono il parco, utilizzando dispositivi di localizzazione. I risultati vengono aggiunti al database dei ricercatori aiutando a conservare questo meraviglioso ecosistema. l’attività dura da una a tre ore. Di solito si svolgono la mattina presto o la sera, o occasionalmente durante la notte. Tutte le attività devono essere prenotate attraverso il Centro informazioni turistiche in Mweya con almeno 24 ore di anticipo.
Ci fermiamo a fare la foto al simbolo dell’equatore che si trova in completa solitudine in mezzo al verde. Quello più famoso (che vedremo tra qualche giorno) è su una strada più trafficata quindi ci sono negozietti ecc.ecc. Facciamo una sosta alla biglietteria che si trova su una collinetta dalla quale c’è un bel panorama e si vede in lontananza il sul Lake George. All’interno della struttura ci sono dei plastici che mostrano la morfologia del parco. Si vedono i numerosi laghi vulcanici. Interessante. La cosa che mi colpisce, dovuto anche al sole che si sta abbassando verso la linea dell’orizzonte, è il giallo dell’erba alta. Il verde delle acacie fa da contrasto. A destra abbiamo il sole, a sinistra il cielo è nero per i temporali. Colori davvero notevoli. Arriviamo al Kazinga Channel. C’è un ponte dal quale i ragazzini si tuffano nell’acqua… mah… temerari… con hippos e crocs in giro. Il ponte non si può fotografare. Subito dopo giriamo a destra ed arriviamo alle 16.30 al nostro hotel, il Bush Lodge, che si affaccia sul Kazinga Channel, dove rimarremo due notti (www.naturelodges.biz/the-bush-lodge). Proprio bello. Mi ricorda i campi della Tanzania. Ci sano due grosse strutture tendate, una salotto ed una ristorante, rivolte al boma (braciere). Qui non si può girare da soli dal tramonto all’alba per gli ippopotami e i predatori che possono avvicinarsi. La nostra camera, la hippo, è leggermente sopraelevata ed è tendata. Si affaccia su un’insenatura del canale dove molti ippopotami fanno un casino pazzesco… Nella struttura c’è solo il wc in locale chiuso. La cosa particolare è che c’è il gabinetto dal quale parte un tubo che scarica in un secchio. Questo tutti i giorni viene svuotato. Non c’è lo sciacquone ma si deve buttare all’interno la segatura. L’unica cosa non proprio carina… Usciamo poi dalla porta sul retro. E’ tutto recintato da canne di bambù. Ci sono la doccia a cielo aperto ed il lavandino. La doccia deve essere ricaricata. Ci sono due taniche sopraelevate. Diciamo che vogliamo lavarci subito quindi portano l’acqua bollente. Un signore sale su una scala e la rovescia in una delle due taniche, nell’altra c’è l’acqua fredda. Troppo forte!! Non avevo mai fatto la doccia così! Se poi dovesse piovere… non devi neppure miscelarla. Vediamo il tramonto sul canale con gli ippopotami che verseggiano poi andiamo a cena. Siccome minaccia ancora pioggia, i tavoli per la cena sono all’interno della struttura tendata. La cena è sempre molto buona. Qui ad ovest le temperature sono più basse rispetto alle Murchison Falls. Un ragazzo ci accompagna alla camera. Noi abbiamo le nostre pile ma fanno ridere a confronto della tremenda torcia che ha lui… Di notte piove molto.
7) 21 FEBBRAIO 2017, MARTEDÌ – KM. 100 – TEMPO VARIABILE – (QUEEN ELIZABETH NATIONAL PARK)
Usciamo dalla tenda alle 6.00 guardandoci bene in giro ma in meno di un secondo arriva un ragazzo ad accompagnarci. Dopo colazione partiamo alla scoperta del parco. La sezione Kasenyi (sopra il Kazinga Channel che arriva fino al Lake George) è una zona che si allaga velocemente quindi se piove non consentono l’accesso, se minaccia pioggia è a discrezione della guida. E’ solo nuvolo e poi uscirà dopo poco il sole quindi possiamo entrare. Alcuni uomini stanno gonfiando una mongolfiera. Chiedo se posso andare a fare delle foto e mi dico di si quindi mi avvicino, poi proseguiamo. Qui il paesaggio è di erba gialla e di enormi piante di euphorbia ovunque. Vediamo subito tantissimi Uganda Kobs e bufali. Qualche amico di Vincent gli telefona quindi ci indirizziamo in un punto dove vediamo due leoni maschi che dormono. Sono ad una ventina di metri dalla strada. Salgo in piedi sul tetto della macchina così li vedo meglio. Nel mentre esce il sole e la mongolfiera si alza in cielo. I due leoni hanno la pancia piena. Si stirano, si mettono a pancia all’aria. Poi un si alza e si stira di nuovo poi si sdraia con ben poca delicatezza… rimaniamo una mezz’oretta a guardarli ma vedendo che non ci pensano proprio a muoversi, proseguiamo verso Kasenyi. Arriviamo su una collinetta che si affaccia su un lago salato. Qui non raccolgono il sale anche se le rive hanno tutte un reticolato fatto con la sabbia. Ci sono un paio di negozietti con un bar ed due ragazzi che cucinano il Rolex o Ciapate (pronuncia Ciapati). La nostra guida ne compera uno e Pier lo segue a ruota anche se sono le 10 del mattino… Fanno cuocere una pasta, come se fosse quella della pizza, in una pentola e fanno una piadina. A parte fanno una frittata con cipolla e pomodoro, la stendono sulla piadina e poi la arrotolano. Davvero buona. Torniamo poi indietro sulla strada principale senza fare deviazioni. Vediamo due ippopotami, a 3 metri dalla strada, completamente immersi nel fango… dura la vita! Noto dei frutti che sembrano pomodorini ma sono gialli. Non so cosa siano. Ce ne sono diversi in tutto il parco. Ci indirizziamo verso il settore ovest, sempre a nord del Kazinga Channel. Qui è molto più verde. Vediamo un gruppo di elefanti con diversi piccoli. Questa è una zona di piccoli laghi vulcanici. Vediamo il Lake Nyamunuka sulle cui rive si riposano diversi bufali. Arriviamo al paesino di Katwe sul Lake Edward (meno della metà è ugandese, la restante parte è del Congo). Che realtà particolari… ci sono delle donne che fanno il bucato nell’acqua del lago, a pochi metri da loro degli ippopotami oziano, alcuni brutti marabù cercano cibo, delle caprette si abbeverano vicino a due bufali che ruminano poco distante. Uomo/animale… sempre… Superiamo il paese ed arriviamo ad un lago. Che bel colpo d’occhio con le piante di euphorbia che lo circondano. Alcune donne ci vengono incontro con fascine di legna enormi sulla schiena. Superiamo il lago e troviamo delle mucche tra le quali le ankole sulla strada. Alcune sono magrissime. Non so come mai perchè qui di cibo ne hanno. Scolliniamo ed arriviamo al Katwe Salt Lake. Uno dei posti che mi è piaciuto di più del viaggio. Tutto il lago ha un reticolato di vasche artificiali sulla circonferenza. Gli sbarramenti sono fatti di sabbia, rocce, legni e plastica. Qui viene raccolto un quantitativo enorme di sale, ad uso interno. Non è per l’esportazione. Lavorare in queste acque salate crea grandi problemi di salute alle persone. Tra questi la sterilità. C’è tantissima gente che lavora. Le donne raccolgono nelle vasche esterne e molte trasportano i pezzi di sale in bacinelle in equilibrio sulla testa. Gli uomini sono al centro del lago, immersi fino al collo. Spaccano il sale dal fondo del lago e appoggiano i blocchi su alcune zattere. Scendiamo dalla macchina. Siamo gli unici bianchi. Ci viene incontro un signore gentilissimo che ci accompagna e ci spiega tutto su questo posto. Mi dice che posso fare foto senza problemi ma cerco di farlo con discrezione. Una signora anziana mi fa cenno che vuole essere pagata e non si mette a lavorare per controllare cosa faccio. Quando la spiegazione finisce facciamo due passi verso la zona centrale del lago. Passiamo vicino alla signora e le diamo dei soldi così si tranquillizza. Allora esce dall’acqua e vuole fare una foto con me. Le altre ragazze in acqua invece sono tutte sorridenti. Anche la nostra guida vuole fare una foto con noi con il suo cellulare. Qui fa parecchio caldo. Al termine della visita ripartiamo subito. Raggiungiamo Mweya, dove il Kazinga Channel si getta nel Lake Edward. C’è un punto informazioni dove andiamo a curiosare poi andiamo in un ristorante che si affaccia sul canale. Abbiamo i nostri lunch-box ma Pier si prende ugualmente un piatto. Cazzeggiamo e poi ci indirizziamo al piccolo molo dove parte la barca (con una ventina di persone) che per due ore navigherà sul canale fino al Lake Edward. Potevamo scegliere l’orario e abbiamo preferito fare a quest’ora (alle 15.00) perchè solitamente nel tardo pomeriggio gli animali arrivano al fiume a bere. Solitamente si vedono molti elefanti nell’acqua ma ci dicono che ora sta piovendo quindi possono abbeverarsi ovunque e non vengono fino qui. In effetti di elefanti non ne vedremo ma ci saranno bufali (è la prima volta che li vediamo sdraiati nell’acqua), waterbuck, tantissimi tipi di uccelli, un varano (Nile Monitor Lizard), coccodrilli ed un’infinità di ippopotami. Li vediamo davvero da vicino. Questa crociera la apprezziamo molti di più di quella alle Murchison Falls. Arriviamo poi dove il canale si getta nel lake Edward. Bellissimo. C’è una collinetta che degrada fino all’acqua. Sulla sommità c’è un villaggio. Sulle rive c’è un grande fermento perchè gli uomini stanno preparando le barche per andare a pescare. Alcune donne fanno il bucato e dei bufali ruminano tranquilli a pochi metri dalle persone. Gli uomini spingono in acqua le loro canoe. In un attimo siamo circondati da piccole imbarcazioni che scivolano veloci verso il sole, che si abbassa sulla linea dell’orizzonte. Un centinaio di metri oltre su una spiaggia ippopotami e uccelli si contendono lo spazio. Proprio bello. Il rientro è veloce perchè non facciamo più nessuna sosta. Arriviamo al porticciolo. La nostra guida è un grande … ci sono tutte le jeep, delle persone che erano in barca con noi, parcheggiate sotto il sole cocente … l’unica all’ombra è la nostra … Partiamo subito ed in un’ora raggiungiamo il nostro lodge. Facciamo in tempo a farci una doccia e vedere il tramonto. Questa sera, visto che non minaccia pioggia, ceniamo all’aperto. Hanno disposto i tavolini in circolo intorno al fuoco ed ogni tavolo ha una lampada supplementare. Molto carino! La guida questa sera mi fa una sorpresa. Sa che non mangio carne quindi mi ha fatto fare un piatto diverso apposta per me. Che gentile! Alle 21.00 dormiamo soddisfatti della giornata.
8) 22 FEBBRAIO 2017, MERCOLEDÌ – KM. 230 – TEMPO VARIABILE – (QUEEN ELIZABETH NATIONAL PARK – BWINDI NATIONAL PARK)
Questa notte è stato bellissimo. C’erano due ippopotami fuori dalla nostra tenda che mangiavano. Si sentivano due differenti sbuffi. Si sentiva addirittura il rumore dell’erba strappata. Ci era già capitato ma è sempre un’emozione. Mi piace un sacco sentire i versi degli animali di notte. Dopo un attimo sentiamo il leone. E’ distante ma è una cosa meravigliosa. Si capisce la distanza in cui si trova da quanti versi riesci a sentire. Solitamente sono una trentina. I primi sono forti ed un pochino distanziati poi diventano dei “u u u” molto ravvicinati e si abbassano man mano di volume. Se ad esempio ne senti una decina potrebbe essere a 2/3 km. se ne senti 15 ad 1 km., se ne senti 25 è a 100 metri. Poi non è la regola perchè a volte ne fanno di meno però è una cosa interessante da spere. Rimarrei sveglia tutta la notte ad ascoltare … ma il sonno prende il sopravvento. La mattina quando usciamo vediamo tutte le impronte degli hippos sulla sabbia. Alle 7.00 partiamo. C’è la nebbiolina ed è un paesaggio surreale. Ad un certo punto l’occhio da aquila di Pier nota qualcosa. Ci avviciniamo… un leone. Questo avvistamento è solo nostro. Di primo impatto dico che è una leonessa in realtà è un maschio adulto ma giovane. La criniera cresce dopo i 12 anni. Stranissima questa cosa. Solitamente con pochi mesi hanno già qualche pelo più lungo. Anche i leoni della vicina Tanzania hanno da subito la criniera. Probabilmente questa è una tipologia diversa. Cammina a pochi metri dalla carreggiata poi decide di attraversare. Prima però si acquatta dietro ad alcuni cespugli, come se dovesse controllare se arrivano macchine… poi esce allo scoperto e ci passa davanti. Proprio bello. Peccato che non vedremo il leopardo. Viaggiamo decisi per due ore fino al gate del settore Ishasha. Ci registriamo e facciamo un giro veloce. La caratteristica di questo posto, come in Tanzania, è che i leoni spesso dormono sui rami di enormi piante di fico selvatico. La nostra guida conosce dove sono e le controlla tutte. Nessun leone. Vedremo solo bufali e damalisco (antilopi topi). Questi ultimi vivono solo qui, al Lake Mburo e al Kidepo Nat.Park. Andiamo poi in un punto dove si può campeggiare e dove c’è l’Hippo pool in un ruscello. L’altra riva è Congo. Torniamo verso il gate. In messo al nulla troviamo una jeep e guarda a caso… l’autista è un carissimo amico di Vincen! E’ unico! Alle 10.30 usciamo. Impieghiamo 5 ore e mezzo di viaggio impegnativo per raggiungere il lodge di questa sera. La strada, ovviamente sterrata, attraversa le montagne quindi sale e scende ed è a curve. Abbiamo una media di 25 km./h. Ci sono sempre villaggi a qui il paesaggio è diverso. Ci sono foreste di piante che sembrano abeti. Si sale in quota e fa freschino. L’attività principale è il taglio delle piante. Da queste ricavano le assi… tutte segate a mano. Creano delle strutture in legno. Un uomo rimane sulla parte superiore mentre un altro sotto. Impugnano entrambi una grossa sega e la muovono contemporaneamente. La precisione è pazzesca. Quando finiscono i simil-abeti incominciano le piantagioni. Questa è una delle cose affascinanti dell’Uganda. Questa zona è montagnosa quindi ci sono terrazzamenti su tutti i pendii. Iniziano dalla sommità delle montagne/colline, fino a valle. Una coltivazione unica e capanne ovunque. Pazzesco. Piove spesso ed il terreno è vulcanico quindi il risultato è garantito. Da lontano vediamo uno dei 3 vulcani Virunga che si trova in terra ugandese. Questa zona è il fiore all’occhiello dell’Uganda. Viene coltivato di tutto. Per arrivare al nostro lodge vediamo immagini bellissime. Lungo la strada c’è tanta gente che va e viene dai campi, tutti con la vanga sulla spalla e ci sono bambini vestiti di niente. Tutto quello che ci rimane del pranzo di ieri e di oggi lo diamo a loro. Arriviamo al Gorilla Valley lodge (http://www.naturelodges.biz/gorilla-valley-lodge/) alle 16.00 sotto la pioggia a catinelle. Nel giro di poco finisce ed esce il sole. Il tempo qui è sempre ballerino e grazie alla pioggia costante la vegetazione è rigogliosa. Il ldoge si trova su una collinetta che si affaccia sulla foresta impenetrabile di Bwindi, paradiso per i gorilla di montagna. Paesaggio unico. Ritroviamo le signore francesi. Hanno fatto il trekking dei gorilla questa mattina e sono felicissime. Per noi il gran giorno è domani!! Non vedo l’ora. La camera è carina. La zona ristorante non è nulla di che. Il personale non è il massimo della simpatia al contrario degli altri posti in cui siamo stati. La cena media. Andiamo a dormire presto parecchio emozionati. C’è una stellata meravigliosa e fa fresco. Notte senza nessun rumore.
Devo spendere due parole per spiegare qualcosa su quest’area. Poco distante da qui c’è il Congo con il parco nazionale dei Virunga. A Bwindi e nella Virunga Conservation Area, abitano i gorilla di montagna.
Informazioni su questa zona:
La Virunga Conservation Area (434 kmq) è formata dai seguenti parchi:
– la parte più a sud del Virunga National Park che si trova nella Repubblica Democratica del Congo (si estende dal confine con il Rwanda a sud ed arriva, costeggiando il Queen Elizabeth N.P. ugandese, fino al Rwenzori Mountains National Park, sempre in Uganda)
– Volcanoes National Park, in Rwanda
– Mgahinga Gorilla National Park (è solo l’8% di tutta la Conservation Area), in Uganda.
Su questo sito c’è una mappa che illustra bene la zona:
· http://gorillatrekking.travel/content/virunga-national-park-%E2%80%93-democratic-republic-congo.
I gorilla di montagna presenti al mondo sono solo 650. Circa 250 vivono in quest’area, gli altri 400 sono nella Bwindi Impenetrable Forest. I gorilla sono inseriti nella IUCN Red List delle specie minacciate di estinzione a causa della perdita di habitat, bracconaggio, malattie e guerre. Il Karisoke Research Center, fondata da Dian Fossey, per osservare i gorilla nel loro habitat originario, è situato tra il monte Bisoke e il monte Karisimbi in Rwanda. Si deve tantissimo a questa donna che ha dato la sua vita per la protezione di questi animali (vedi film Gorilla nella nebbia – Gorilla in the mist).
Nella Virunga Conservation Area ci sono i monti Virunga, una catena di vulcani. La catena montuosa è parte del Rift Albertino, parte a sua volta della Grande Rift Valley, ed è situata tra il lago Edward e il lago Kivu. E’ costituita da otto grandi vulcani, la maggior parte dei quali non eruttano da molto tempo, ad eccezione del Nyiragongo e del Nyamuragira nella Repubblica Democratica del Congo. L’eruzione più recente risale al 2006.
LE PRINCIPALI VETTE DEI VIRUNGA SONO:
– KARISIMBI, RUANDA / REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO (4.507 M)
– MIKENO, RDC (4.437 M)
– MUHABURA, RUANDA / UGANDA (4.127 M)
– BISOKE, RUANDA / RDC (3.711 M)
– SABYINYO, RUANDA / UGANDA (3.674 M)
– MGAHINGA, RUANDA / UGANDA (3.474 M)
– NYIRAGONGO, RDC (3.470 M)
– NYAMURAGIRA, RDC (3.058 M)
9) 23 FEBBRAIO 2017, GIOVEDÌ – KM. 15 + 33 – TEMPO BELLO – (BWINDI NATIONAL PARK – KISORO)
Sveglia presto. Siamo avvolti dalla nebbia. Alle 6.30 partiamo. C’è un paesaggio surreale. La strada tortuosa che si snoda tra le montagne è a mezza-costa quindi vediamo sotto di noi un mare di nebbia. All’orizzonte il sole si appresta a sorgere creando delle immagini uniche. Ci dirigiamo verso nord verso il Nkuringo Gate. In poco meno di 1 ora arriviamo alla stazione dei ranger.
Informazioni sulla Bwindi Impenetrable Forest:
· http://www.bwindiforestnationalpark.com/
· https://www.gorillatrips.net/2016-gorilla-groups-uganda/
· http://www.berggorilla.org/en/gorillas/protected-areas/bwindi/
· http://www.kibaleforestnationalpark.com/
· http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/bwindi-impenetrable-national-park
· http://www.visituganda.com/menu/category/where-to-go/western-uganda-destinations/bwindi-forest
· http://www.visituganda.com/menu/category/where-to-go/western-uganda-destinations/bwindi-impenetrable-forest
· http://www.eastafricantrails.com/gorilla-trekking-in-uganda/
· http://www.safarilodges.com/index.php?route=safari/region&safari_country_id=7&safari_region_id=240
· http://www.enjoyuganda.info/where-to-stay/bwindi/
· https://www.mountaingorillalodge.com/
· https://www.gorilla-tracking-uganda.com/gorilla-families-uganda
· http://gorillatrekking.travel/content/gorillas-families-uganda
E’ parco nazionale dal 1991 e riconosciuto dall’Unesco come patrimonio mondiale nel 1994. Ha una superficie di 321 kmq. e l’altitudine sul livello dal mare varia dai 1.190 ai 2.607 mt. (il 60% del parco si trova oltre i 2.000 metri). Si trova a sud-ovest dell’Uganda sul confine con la Repubblica Democratica del Congo. Bwindi, nella lingua locale Rukiga vuol dire impenetrabile.
Nel parco vivono anche 120 specie di mammiferi (10 dei quali sono primati), più di 45 specie di mammiferi di piccole dimensioni, 348 specie di uccelli delle quali 23 endemiche della zona, 220 specie di farfalle, 27 specie di rane, camaleonti e gechi più altre specie in via di estinzione, 1.000 specie di piante da fiore, tra cui 163 specie di alberi e 104 specie di felci. La temperatura media annua varia da 7 a 15 ° C ad un massimo di 20-27 ° C. La sua pioggia annuale varia da 1.400 a 1.900 millimetri. I Pigmei Batwa, che abitavano queste foreste, sono estati esiliati da quando è nato il parco ed ora vivono nelle zone vicine. Qualche villaggio è visitabile. Questo parco è conosciuto in tutto il mondo per i suoi gorilla di montagna.
I gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei) sono una specie in via di estinzione con una popolazione mondiale totale stimata di circa 650 individui, 400 vivono a Bwindi e i restanti nella Virunga Conservation Area (nella parte sud del Virunga National Park del Congo, nel Volcanoes National Park del Rwanda e nel Mgahinga National Park in Uganda). Nel Mgahinga vivono 80 esemplari quindi l’Uganda ha in totale circa 480 esemplari.
Vista la loro criticità i ricercatori hanno studiato una soluzione ottima per la loro salvaguardia: hanno pensato di abituarne alcuni alla presenza dell’uomo in modo tale che, con il pagamento della tassa di ingresso, hanno i soldi per pagare i ranger che li proteggono. La specie é superprotetta e le visite controllate. Vengono monitorati 24 ore su 24 da guardie armate e 1 volta al giorno le persone li possono avvicinare solo per 1 ora. Le maggiori cause dei decessi di questi primati sono le malattie, la riduzione del loro habitat e il bracconaggio per la carne, per le teste e le mani. Il processo di avvicinamento è lungo, dura anche degli anni. Le guide che accompagnano i turisti nel parco sono le stesse che li hanno seguiti in quel periodo. Hanno guadagnato la loro fiducia e li accettano. Non hanno paura di loro quindi tollerano anche i piccoli gruppi di turisti. Negli anni 1960 e 1970 molti gorilla di montagna sono stati catturati e messi negli zoo e altre strutture. Nessun cucciolo di gorilla di montagna è sopravvissuto in cattività. Al momento risulta che non ci siano gorilla di montagna in cattività. Quelli che ci sono in alcuni zoo sono gorilla occidentali. La ricerca sulla popolazione di Bwuindi è iniziata più tardi rispetto a quella della popolazione dei monti Virunga. Alcune ricerche preliminari sulla popolazione dei gorilla di Bwindi è stata effettuata da Craig Stanford. Questa ricerca ha dimostrato che la dieta del gorilla Bwindi è nettamente superiore nella frutta rispetto a quello della popolazione Virunga, e che i gorilla Bwindi, anche Silverbacks, hanno maggiori probabilità di arrampicarsi sugli alberi per nutrirsi di foglie e frutti. In alcuni mesi, la dieta dei gorilla di Bwindi è molto simile a quello degli scimpanzé di Bwindi. Si è inoltre constatato che i gorilla Bwindi viaggiano di più al giorno rispetto a quelli dei Virunga. Inoltre i gorilla Bwindi sono molto più propensi a costruire i loro nidi sugli alberi.
A Bwuindi il gruppo Mubare è il primo che è stato abituato all’uomo e i turisti lo possono avvicinare dal 1993.
A giugno 2016, quando è stato fatto un censimento in territorio ugandese, è risultato che a Bwindi ci sono 36 gruppi di gorilla, 16 esemplari maschi vagavano solitari cercando di formare un gruppo proprio. Di questi 36 gruppi 13 sono abituati all’uomo (ma non addomesticati). 12 possono essere avvicinati dai turisti mentre uno è per la ricerca. Nel Mghainga Nat.Park solo 1 gruppo è per i turisti. Ne consegue che ogni giorno in Uganda solo 112 permessi vengono venduti.
Aree di visita con famiglie abituate all’uomo a Bwindi:
1) Buhoma: a nord-ovest del parco. Ci sono anche delle tribù Bakiga e Batwa con le quali poter entrare in contatto. Bird watching è anche una delle principali attività con grandi opportunità di vedere diverse specie endemiche. Altre attività includono escursioni in mountain bike e passeggiate alle cascate e in altre parti della foresta. Le famiglie che si possono avvicinare sono:
– Mubare: (10 membri + 1 silverback) Mubare è il primo gruppo con il quale è iniziato il percorso di avvicinamento. Iniziato nel 1991 i primi turisti hanno potuto incontrarli per la prima volta nel 1993. Il gruppo inizialmente era composto da 12 membri guidati dal silverback dominante Ruhondeza. In pochi anni il gruppo è cresciuto a 18 individui ma poi si sono di nuovo ridotti di numero a causa di scontri con gruppi di gorilla.
– Habinyanja: (16 membri + 1 silverback) Si possono incontrare dal 1999. Il nome deriva da “Nyanja”, che significa ‘body of water’. Si riferisce alla palude dove sono stati avvistati la prima volta. in cui il gruppo è stato avvistato. Ci sono state parecchie lotte di potere tra i silverbacks dominanti e lotte per la leadership della famiglia. Le femmine adulte sono guidate dalla femmina Kisho.
– Rushegura: (14 membri + 1 silverback). Questa famiglia si è formata nel 2002 dopo che un silverbacks ha deciso di staccarsi dal gruppo Habinyanja. Hanno cominciato con 12 membri, tra cui 5 femmine. Questo “gruppo Habinyanya 2” rapidamente ha ricevuto un nuovo nome, che deriva da “Ebishegura” – un albero che era abbondante nella zona di residenza della nuova famiglia. Il gruppo Rushegura è una famiglia tranquilla. In passato ogni tanto attraversarsavano il confine della Repubblica Democratica del Congo ma sempre tornati a Bwindi. Si trovano di solito non lontano da Buhoma Village e talvolta anche vagano attraverso i giardini delle lodge.
2) Nkuringo: sul bordo meridionale del parco. E’ diventato il secondo sentiero gorilla di monitoraggio di Bwindi nel 2004. Incontrare il gruppo di Nkuringo è faticoso in quanto vivono in un’area difficile da raggiungere. C’è una vista superba a nord verso le colline boscose di Bwindi e del sud verso i vulcani Virunga. Ci sono anche opportunità per scoprire la cultura Bakiga attraverso passeggiate nei villaggi. La famiglia che si può avvicinare è:
– Nkuringo: (10 membri + 2 silverback) il nome arriva dalla parola Rukiga che significa “collina rotonda”. Si possono incontrare dal 2004. Questo gruppo è stato scelto per il monitoraggio per il fatto che distruggevano i raccolti degli abitanti del posto. Con i turisti queste popolazioni hanno un introito che rende tollerabile i danni che possono fare i gorilla e contribuiscono alla loro salvaguardia. La famiglia è stata guidata dal Silverback Nkuringo scomparso nel 2008, lasciandosi alle spalle 2 silverbacks nel gruppo. Nel novembre 2008, la famiglia si è allargata grazie alla speciale nascita di due gemelli – Katungi e Muhozi – anche se Katungi purtroppo è morto all’età di 1 anno e mezzo. Questo è uno dei più accoglienti gruppi di gorilla con i cuccioli che spesso vengono a toccare i turisti.
– Bushaho: (8 membri + 1 silverback). Hanno iniziato ad avvicinarli nel 2013. Il programma prevedeva di iniziare a portare i turisti dalla fine del 2017 ma è una famiglia molto tranquilla quindi hanno anticipato i tempi. Ci sono 1 silverback, 2 blackback, 4 femmine e due cuccioli (uno nato il 21 agosto 2016). Il silverback Bahati faceva parte del gruppo Nkuringo quindi era già abituato all’uomo. Nel 2012 ha raggiunto la maturità e si è staccato dal gruppo formandone uno suo con 4 femmine completamente selvatiche.
3) Rushaga: a sud-est del parco. Aperto per il turismo dei gorilla nel 2009. Il sentiero scende nelle profondità della foresta direttamente a sud del parco. Inoltre, questa zona offre passeggiate nei villaggi, bird watching e c’è una spettacolare cascata. Qui vivono anche gli elefanti, come a Ruhija. Le famiglie che si possono avvicinare sono:
– Nshongi: (6 membri + 1 silverback) Si possono incontrare da settembre 2009. Prendono il nome dal fiume il luogo dove la famiglia di gorilla è stata vista la prima volta. Sono pochi membri, cosa molto strana. Un altro fatto degno di nota è che il gruppo è guidato da Nshongi, che non è nemmeno il Silverback più antico della famiglia. Nel 2011 alcuni membri si sono separati dal gruppo iniziale creando le famiglie Mishaya e Bweza.
– Mishaya: (17 membri + 1 silverback) Creato quando il Silverback Mishaya ha lasciato il gruppo Nshongi con un paio di femmine e oggi il gruppo ha un totale di 12 gorilla, e tra questi sono 3 sono cuccioli. Mishaya è un grande combattente che ha combattuto duramente per proteggere la sua famiglia. Su un altro sito risulta che questo gruppo si chiami Bikingi.
– Bweza: (11 membri + 1 silverback) il Silverback Bweza aveva lasciato la famiglia Nshongi con il silverback Mishaya per poi staccarsi anche da questo gruppo con altri 6 membri e crearne uno suo. Si possono incontrare dal 2014.
– Kahungye: (16 membri + 2 silverback) si può incontrare dal 2011, ma in meno di un anno il gruppo si divide, creando la Famiglia Busingye. Prima della separazione la famiglia era composta da 27 membri di cui 3 Silverbacks.
– Busingye: (8 membri + 1 silverback) si può incontrare dal 2011 anche dopo che si è staccata dalla famiglia Kahungye
4) Ruhija: sul lato orientale, a 2.345 mt. Questo è il più alto percorso di monitoraggio dell’Uganda, e anche qui, come a Rushaga, vivono gli elefanti. Le famiglie che si possono avvicinare sono:
– Bitukura: (12 membri + 3 silverback) Prende il nome di un fiume dove stati avvistati la prima volta. Il monitoraggio è iniziato a luglio del 2007 ed è durato solo 15 mesi contro i 2/3 anni per il fatto che si tratta di una famiglia molto tranquilla. I cuccioli sono ben disposti ai turisti.
– Oruzogo: (15 membri + 2 silverback) si possono incontare dal 2011. Il Silverback dominante è Tibirikwata. Anche questa famiglia ha dei cuccioli molto giocosi e predisposti ai turisti.
– Kyaguliro (sono seguiti dagli studiosi): (18 membri + 2 silverback)
Gorilla Permit: 600 $ (costa qualcosina meno nel periodo di bassa stagione quando ci sono le piogge) acquistabile direttamente dall’Uganda Wildlife Authority, anche on-line, con molti mesi di anticipo nell’alta stagione.
Mesi migliori per la visita: giugno, luglio, agosto e dicembre, gennaio, febbraio
Alta stagione: giugno, luglio, agosto e settembre
Bassa stagione: marzo, aprile, maggio (grandi piogge) e ottobre, novembre (piccole piogge)
Condizioni meteo migliori: giugno, luglio e gennaio, febbraio
Condizioni meteo peggiori: marzo, aprile e maggio
Cosa indossare durante il trekking:
– zaino con acqua, cibo e barrette
– scarpe da trekking resistenti ed impermeabili
– leggeri impermeabili la temperatura è variabile e le condizioni meteorologiche possono cambiare
– pantaloni e maglie maniche lunghe (comunque vestirsi a cipolla)
– calzettoni da trakking spessi
– consigliabili le ghette in modo tale che le formiche non salgano sotto i pantaloni
– autan o similare
– guanti leggeri per non graffiarsi con le foglie e i rami
– si può prendere un aiutante al quale lasciare il proprio zaino. Si paga una tassa ma aiuta molto visto che non si conosce la durata dell’escurione
Regole:
– non sono ammessi ragazzini al di sotto dei 15 anni
– Non entrare nel parco se si ha il raffreddore o altre malattie infettive. I gorilla non hanno gli anticorpi per le nostre malattie. Essere onesti all’ingresso. Restituiscono parte del costo del biglietto. Le guide che vi portano fino al gate sono obbligate a dare informazioni sulla vostra salute. I rangers lo chiedono e se uno mente viene accompagnato subito fuori dal parco.
– prima di intraprendere l’attività è necessario lavarsi accuratamente le mani.
– massimo 8 turisti per una famiglia di gorilla
– portarsi acqua e pranzo al sacco
– prima di partire spruzzare sui vestiti un antiparassitario
– si cammina nella giungla con 1 guida e due guardie armate, il terreno spesso è fangoso e sdrucciolevole. Ci si muove su terreni scoscesi e la vegetazione viene tagliata con panga (maceti). Una volta arrivati in prossimità della famiglia si trovano i due rangers che vivono con loro (viene dato il cambio ogni 24 ore). Da questo punto in poi si procede solo con i rangars.
– è consigliata una buona forma fisica.
– la camminata parte alle 8.00 dagli uffici dell’UWA (Uganda Wildlife Authority) e ad un’altitudine di 1000/1500 mt.
– le guide del parco inizieranno la ricerca dei gorilla nel punto in cui sono stati avvistati il giorno precedente. Da questo punto si seguiranno le tracce lasciate dai gorilla. Si può camminare dalle 2 alle 9 ore, dipende da quanto è distante la famiglia che viene assegnata. I gruppi vengono fatti in base all’età e dalla forma fisica dei partecipanti. Non si può scegliere quale famiglia incontrare, questa è una decisione incontestabile che prendono i ranger. Si può solo prenotare il gate dal quale accedere.
– se si vuole ci sono degli uomini che possono portarvi lo zaino, ovviamente a pagamento. Non sapendo quando bisogna camminare e in quali condizioni potrebbe essere un ottimo aiuto. Oltretutto si da un contributo allo sviluppo della comunità. Queste persone contano molto su questi introiti.
– mantenersi a minimo 7 mt dai gorilla
– è vietato mangiare e bere in prossimità dei gorilla
– si rimane con loro solo 1 ora
– in prossimità dei gorilla, la guida vi informerà quando utilizzare le macchine fotografiche e non usare il flash
– non bisogna lasciare rifiuti all’interno del parco. Tutto ciò che viene portato all’interno del parco deve essere riportato all’esterno.
– è necessario mantenere un tono di voce basso. Ciò darà la possibilità di osservare anche la prolifica varietà di specie di uccelli presenti nella foresta.
– se un ramo vi ostruisce la vista chiedere aiuto alle guide per evitare movimenti bruschi
– non toccare i gorilla e non bisogna fissarli negli occhi (potrebbe essere intesa come sfida).
– se un gorilla cerca di caricare bisogna mettersi in ginocchio con la testa bassa. E’ solo una dimostrazione di forza per fare intendere che loro sono i padroni del posto e noi gli intrusi. Non correte perchè potrebbe essere molto pericoloso.
CLASSIFICAZIONE DEI GORILLA Vi sono due tipi di gorilla, distinti a seconda dell’area centro-africana in cui vivono.
1) GORILLA OCCIDENTALE O DI PIANURA (Gorilla Gorilla) hanno un habitat di 710.000 kmq e sono due tipi:
– Gorilla gorilla gorilla, anche detto waren (circa 40.000 / 80.000 individui) vivono in alcune aree della Nigeria, Camerun, Repubblica centrafricana, Guinea Equatoriale, Gabon, Repubblica del Congo, Angola e l’estremità occidentale della Repubblica Democratica del Congo
– Gorilla gorilla diehli o gorilla di Cross River (solo circa 250 individui) vivono a sud della Nigeria, sul confine con il Camerun
2) GORILLA ORIENTALE (Gorilla Beringei) hanno un habitat di 112.000 kmq e sono due tipi:
– Gorilla beringei graueri o gorilla orientali di pianura (circa 12.000 individui) vivono in alcune aree della Repubblica Democratica del Congo
– Gorilla beringei beringei o gorilla di montagna (circa 600 individui) sono due gruppi, uno vive nel Bwindi Impenetrable Forest in Uganda e l’altro in una piccola zona di confine sui monti Virunga tra Repubblica Democratica del Congo (zona sud del Virunga National Park), Rwnada (Volanoes Natinal Park) e Uganda (Mgahinga National Park).
CARATTERISTICHE
Altezza : 1,3- 1,9 m
Coda: assente
Peso: 68-210 kg
Animale di spiccata intelligenza e indole sociale, il gorilla è il primato vivente più grande; quello di montagna può arrivare a 210 kg, mentre quello di pianura si ferma a 200. Il gorilla orientale si distingue per il mantello scuro arruffato, le braccia estremamente lunghe e gli occhi color castagna, con la sottospecie beringei beringei che è abituata a quote maggiori e pertanto ha pelo più lungo per trattenere meglio il calore. Il gorilla occidentale è più presente in zoo e parchi, ma entrambe le specie sono minacciate in natura a causa di bracconaggio e diradamento delle foreste. Il maschio maturo/anziano pesa il doppio della femmina, ed ha una cresta sagittale ossea più grossa in cima al cranio, canini più lunghi e una sella di pelo bianco-argento sul dorso: per questo motivo viene chiamato Silverback (schiena d’argento).
ALIMENTAZIONE: I Gorilla sono vegetariani, anche se quelli di montagna occasionalmente ingoiano formiche, e selezionano il proprio cibo (es. bambù) con attenzione, e poi preparano ogni boccone prima di mangiarlo. La loro dieta comprende foglie, germogli e steli di bambù, sedano selvatico, ortiche, cardi, frutti, radici, cortecce tenere e funghi.
RIPOSO E ALLEVAMENTO PICCOLI: Il gorilla orientale dorme in un nuovo giaciglio ogni sera. I maschi adulti normalmente riposano a terra, mentre le femmine dormono con eventuali neonati o sul terreno o alla biforcazione degli alberi. Una femmina in attesa può costruire diversi giacigli vicini tra loro, finchè non sceglie il più comodo per partorire. Il piccolo non viene mai lasciato solo e accompagna la madre aggrappandosi alla sua schiena.
INDOLE: Sebbene facilmente irascibili tra loro e potenzialmente pericolosi per l’uomo, i gorilla sono capaci di grandi premure e forti esternazioni di emotività; in cattività soffrono facilmente per la mancanza di stimoli, e in sede di ricerca hanno dimostrato di riuscire a comunicare con l’uomo, ad esempio apprendendo linguaggio dei gesti o ad utilizzare simboli e immagini da indicare per farsi capire.
Gorilla vivono in famiglie di gorilla chiamati gruppi formati da un maschio adulto o Silverback, più femmine adulte e la loro prole. Un silverback è in genere ha più di 12 anni di età ed è chiamato così per la colorazione che prende il dorso quando diventa maturo. Silverbacks hanno anche grandi canini che crescono con la maturità. I gorilla di montagna, sia i maschi che le femmine tendono lasciare i loro gruppi di natali, le femmine più dei maschi. Comunque molti maschi rimangono nel gruppo natale e sono subordinati al Silverback capo. Quando poi lui muore possono diventare dominanti ed accoppiarsi con le fammine. Questo comportamento non è stato notato nei gruppio di pianura orientali dove , quando un silverback muore le femmine e i cuccioli si uniscono ad altri gruppi. Senza un silverback che li protegge i cuccioli sarebbero probabilmente vittime di infanticidio ma a volte rimangono tutte unite fino a quando un nuovo silverback arriva da un altro gruppo. Questo per proteggersi dai leopardi. Partecipare a un nuovo gruppo di gorilla è probabile che sia una tattica contro questo. Tuttavia, mentre le truppe di gorilla di solito sciogliere dopo il Silverback muore, femmina pianure orientali gorilla e la loro prole sono stati registrati stare insieme fino a nuovi trasferimenti Silverback nel gruppo. Questo probabilmente serve come protezione dai leopardi.
Il Silverback è il capo, prende tutte le decisioni, media i conflitti, decide i movimenti del gruppo e si assume la responsabilità per la sicurezza e il benessere del gruppo. I maschi più giovani subordinati al Silverback, i blackbacks, servono per proteggere il gruppo. Blackbacks sono di età compresa tra gli 8 ei 12 anni e non hanno ancora la schiena grigia. Il legame che un Silverback ha con le sue femmine costituisce il nucleo della vita sociale dei gorilla. Le femmine hanno relazioni forti con i maschi per ottenere l’opportunità di accoppiamento e protezione dai predatori e e per la protezione dei cuccioli. Tuttavia si verificano comportamenti aggressivi tra maschi e femmine ma raramente portano a lesioni gravi. I rapporti tra le femmine possono variare. Le femmine solitamente sono amichevoli tra di loro ma, a volte, possono lottare per un maschio che poi interverrà per calmarle. I gorilla maschi hanno legami sociali deboli in particolare in gruppi con più maschi in quanto sono in competizione. Nel gruppo è presente una forte gerarchia. Gli individui che tentano di scavalcare e prevaricare un soggetto di rango più alto, sono tenuti alla lotta con quest’ultimo. Quando è minacciato da un rivale o un invasore, il maschio comincia ad urlare, poi si alza in posizione eretta, si percuote il torace con le mani a coppa, e lancia delle piante. Nei gorilla di montagna, la durata media di permanenza di un silverback dominante è di 4/7 anni. Ogni gruppo di gorilla di montagna occupa un’area familiare di 400-800 ettari che, ad eccezione di un nucleo centrale, può sovrapporsi a quella di gruppi vicini. Le femmine solitamente partoriscono un solo cucciolo dopo una gestazione di 9 mesi. Il numero di membri in ogni gruppo varia da 5 a 30 ma la media è solitamente di 10. Un gruppo tipico contiene: una Silverback dominante, che è leader indiscusso del gruppo; un altro Silverback subordinato (di solito un fratello minore, il fratellastro, o anche un figlio adulto del silverback dominante); uno o due blackbacks, che agiscono come sentinelle; tre o quattro femmine sessualmente mature, che sono di solito legati al silverback dominante per la vita; e da tre a sei giovani e cuccioli. Quando il gruppo viene attaccato da esseri umani, leopardi, o altri gorilla, il silverback li protegge anche a costo della propria vita. Lui è al centro dell’attenzione durante il riposo e i cuccioli spesso stanno vicino a lui e lo includono nei loro giochi. Se una madre muore o lascia il gruppo, il silverback è di solito quello che si prende cura la sua prole abbandonata, anche permettendo loro di dormire nel suo nido. I Silverbacks esperti sono in grado di rimuovere lacci bracconieri dalle mani o dai piedi dei loro membri del gruppo. Quando il Silverback muore o viene ucciso da una malattia, da un incidente, o dai bracconieri, il gruppo familiare può essere sciolto a meno che non vi è un discendente maschio in grado di prendere il suo posto. Se il gruppo si divide può adottare un maschio estraneo. Quando un nuovo Silverback entra a far parte del gruppo di famiglia può uccidere tutti i neonati del Silverback morto.
Tornando a noi. La stazione dei ranger è sulla sommità di una collina. Facciamo un briefing durante il quale ci spiegano tutto sulla zona e come ci si deve comportare di fronte ai gorilla. Siamo in 10 persone quindi un gruppo sarà da 8 ed uno da 2. Alla fine della spiegazione indicano me e Pier e ci dicono che siamo con una guida che raggiungerà il gruppo Bushaho (www.ugandawildlife.org/news-a-updates-2/uwa-news/item/413-new-mountain-gorilla-born-in-binp – Https://www.gorilla-tracking-uganda.com/bushaho-gorilla-family-now-open-gorilla-trekking.html – ) ed il resto del gruppo con un’altra dal gruppo Nkuringo. Bene così. Non si è in tanti ma abbiamo visto con gli scimpanzè, se hai solo un punto in cui riesci a vedere bene l’animale, si è tutti appiccicati. Da soli è tutt’altra cosa. Si parte con la nostra jeep. Torniamo indietro per la strada dalla quale siamo arrivati, per circa un quarto d’ora. La nostra guida ci attenderà qui. Ci danno dei lunghi bastoni e partiamo. Sono le 8.30 e torneremo per le 12.45. Siamo noi due, la guida e due guardie armate. Il punto di partenza è in un piccolo villaggio quindi la gente ci viene intorno e ci augurano buona camminata e si trova sulla sommità della collina. Dobbiamo scendere tra i campi coltivati per circa 1 ora. E’ molto umido ed il terreno è sdrucciolevole. C’è il sole quindi con calzettoni, pantaloni lunghi, ghette e camicia a maniche lunghe fa caldo. Vediamo alcune persone che lavorano la terra in condizioni davvero dure. Troviamo una decina di gru coronate (grey crowned crane), un paio di maiali e dei bimbi con un cagnolino. Arriviamo in un punto non coltivato tra le piante di banane. C’è una casetta in mattoni e fango, un ruscelletto dove una signora con un bimbo legato sulla schiena sta facendo il bucato e poi lo stende ad asciugare sul prato ed il marito che zappa l’orto. Bel quadretto familiare. Il paesaggio è notevole. La collina dalla quale stiamo scendendo noi è appunto tutta coltivata, verso il fondovalle ci sono circa un centinaio di metri di coltivazioni di the (unica barriera naturale per tenere i gorilla lontano dalle persone visto che non si nutrono di questo tipo di pianta). Dopo questi cespugli c’è il muro della foresta impenetrabile che si sviluppa su tutta la montagna davanti a noi. Siamo proprio fortunati perchè qui il tempo cambia ogni ora ed invece noi faremo tutta quest’esperienza sotto il sole. Attraversiamo la zona delle piante di the, con le sue foglioline verde chiaro ed entriamo nella foresta. La nostra guida è in contatto con una radiolina con i due ranger che vivono con i gorilla. Ci indicano la strada da fare e dopo vari cambi di direzione per trovare sentieri più percorribili, raggiungiamo il punto X. Qui appunto incontriamo i due ranger. Sono arrivati alle 6 di questa mattina a dare il cambio ai colleghi e rimarranno con il gruppo dei gorilla, a debita distanza, fino alle 6 di domani quando arriveranno gli altri due. I gorilla si spostano spesso quindi loro li seguono. Controllano che facciano tutti i nidi la sera e che si mettano a dormire poi vegliano su di loro. In questo modo si possono accorgere anche se uno non sta bene e se i veterinari devono intervenire. Le famiglie completamente selvatiche sono quelle che hanno più perdite perchè, non avendo i ranger che li controllano, i bracconieri li possono uccidere più facilmente e le malattie li possono colpire. Per i ranger la vita è dura, adesso va bene che c’è il sole. Non oso immaginare come possa essere stare nella foresta sotto il diluvio con solo un poncho addosso per ripararsi per diverse ore. Noi abbiamo provato a Kibale per 1 ora e non è piacevole. Figuriamoci passare la notte all’addiaccio… Ci dicono di lasciare gli zaini e i bastoni. Prendo solo la macchina foto ed una lente supplementare. Le due guardie armate arrivate con noi rimangono qui. Proseguiamo con la guida e i due ranger. L’adrenalina sale. Non so dire se faceva caldo o se era umido, non l’ho percepito per l’emozione. Ci muoviamo silenziosamente cercando di fare meno rumore possibile. Ad un certo punto sentiamo un colpo… ed eccola, una massa nera su alcuni rami di un albero. E’ uno dei due cucciolotti. E’ a 3 metri da terra e ci guarda. La sua mamma è vicina. Dietro c’è un maschio black back. Uno dei due si batte il petto. Vuol dire che segnano il territorio e che ci mettono in guardia. Allora i due ranger fanno dei versi bassi con la gola e si battono a loro volta il petto con una mano. I gorilla si tranquillizzano e riprendono le loro attività. Pazzesco. Si sono parlati. I gorilla li hanno riconosciuti e hanno capito che va tutto bene. La mamma sale sull’albero e lentamente passa da un ramo all’altro. Ogni tanto si ferma e ci guarda. Ha l’espressione dolce. Raggiunge dei frutti su un ramo sopra le nostre teste. Li mangia e ci cadono addosso gli scarti … il piccolo la segue. Sembra un peluche, un amore. Poi il black back cerca di salire ma ad un certo punto desiste perchè troppo pesante ed i rami, sui quali sono passati la sua mamma e il suo fratellino, non lo reggerebbero. Anche lui ci guarda. L’espressione è molto più dura di quella della femmina. A parte la conformazione della testa, capisco il sesso di tutti quelli che vedremo dalla fascia degli occhi-arcata sopraccigliare. Li osserviamo. Poi la femmina scende seguita dal piccolo e si spostano. Li seguiamo facendoci spazio tra le piante. I ranger hanno dei panga (maceti) affilatissimi e spaccano i rami che ci ostruiscono il passaggio. Vediamo varie sagome nere nella vegetazione. Altri si battono il petto nuovamente, subito seguiti dai ranger. Il Bushaho Group, come ho scritto prima è formato da 1 silverback, 2 blackback, 4 femmine e due cuccioli. Vediamo tutti. Ci manca solo il silverback. Proseguiamo e lo troviamo. E’ sdraiato nella vegetazione. Non lo vediamo ma sentiamo il suo forte odore muschiato. Ci facciamo ancora spazio ed eccolo. E’ a pancia in sotto e ci guarda. Si vede bene la schiena argentata, il resto è coperto dalla vegetazione. Una femmina ed un cucciolo gli si avvicinano e lui si gira. Alza un piede e lo appoggia su un ramo. Che piede! Si vede bene l’alluce opponibile. Poi alza anche l’altro e ce li pone proprio in bella vista. Ecco… almeno i piedi possiamo dire di averli visti benissimo perchè il resto lo abbiamo per lo più immaginato. Il tempo è scaduto da una decina di minuti e i ranger gentilmente ce lo dicono ma ci vedono molto presi quindi cercano di avvicinarsi ancora un pochino. Ad un certo punto sentiamo un verso ed in un paio di secondi, questo è il tempo in cui lo abbiamo visto bene, il silverback si alza di scatto e, distruggendo tutto quello che gli capita davanti, sparisce nella vegetazione. Mamma mia che emozione, durata appunto due/tre secondi, ma che bello! Ora dobbiamo proprio andare. Speravo di vederli un pochino più da vicino ma comunque erano a meno di 5 metri. I ranger ci dicono che è raro che si avvicinino di più. A volte capita con i cuccioli ma i turisti devono assolutamente retrocedere. Capita magari che passino di corsa tra le persone, ma anche questo capita pochissimo. Non sono per niente addomesticati, sono molto diffidenti quindi mantengono le distanze. Possiamo dire che tollerano la presenza umana. Lasciamo i due ranger e riprendiamo la via del ritorno. La salita è tosta. Impieghiamo più o meno 1 ora e mezza. Fa caldo ed è tutta sotto il sole ma non facciamo fatica. Le guardie e la guida ci guardano stupiti… Eravamo allenati per questo trekking perchè, non sapendo com’è il percorso e quanto dura, nei mesi prima di partire eravamo andati a camminare spesso in montagna. Si leggeva di 6/8 ore a piedi guadando ruscelletti, camminando nel fango fino alla caviglia con il caldo ed un tasso di umidità altissimo, quindi dovevamo essere pronti. A posteriori posso dire che è stato semplicissimo però, non conoscendo nulla del percorso, è bene che affrontino questa cosa persone un pochino allenate perchè potrebbe essere davvero impegnativo. Si passa da un eccesso all’altro però ci hanno detto che se uno ha problemi a camminare e vuole comunque fare quest’esperienza, può scegliere di farsi portare con una specie di lettiga. Costa una cifra folle, ma si può fare. Arriviamo al punto di partenza dove c’è la nostra guida che ci attende. Non torniamo alla stazione dei ranger ma partiamo subito per Kisoro. Mangiamo un panino viaggiando. In lontananza vediamo i vulcani Virunga. Vediamo anche il Lake Mutanda ed il Lake Mulehe.
Informazioni sul Lake Mutanda:
· http://kabiza.com/kabiza-wilderness-safaris/things-to-do-and-see-lake-mutanda-uganda/
Lake Mutanda è un piccolo gioiello, è uno dei laghi più belli in Africa, che si trova in un paesaggio notevole. E’ punteggiato da circa 15 isole lussureggianti e circondato da altipiani con vegetazione fitta e terrazzamenti di colture lungo i pendii e sullo sfondo ci sono i vulcani delle Virunga Mountain. La catena di vulcani del Virunga si estende tra i confini di Uganda, Ruanda e Congo. Ci sono 8 vulcani dei quali 3 sono in Uganda: Muhavira, Gahinga e Sabinyo.
L’isola più grande nel lago è Mutanda Island. E’ abitata da una comunità locale, Abagesera, coltivatori di piselli, banane e canna da zucchero. Una buona parte di questa isola è coperta da alberi e c’è una chiesa costruita sulla cima dell’isola. I fedeli arrivano in canoa dalla terraferma. Altre due isole sono considerate dai locali luoghi oscuri. I criminali venivano portati qui e lasciati morire quindi nelle grotte si trovano diversi scheletri. Un’altra isola è Python Island però i pitoni si vedono raramente.
Pochi uccelli vivono qui per l’alta quota ed il conseguente freddo. Nel lago vicono le lontre e alcune specie di pesci.
Come attività si possono fare: canottaggio, mountain bike, crociere, escursioni su Mutanda Island per visitare la comunità locale e la chiesa ed escursione a Python Island.
Alcune attività sul lago sono:
– bird sundowner (boat); 2 hours by canoe; 1 hour by motorboat
– Mukozi village lake trip (boat & walking); 3-4 hours
– Mukozi village road trip (walking); 2 hours
– Lake Mulehe trip (boat & walking); 6-7 hours
– Mutanda island trip (boat); 3-4h; 2h motorboat
– Batwa Trail and Garama Cave; Hiking time: 3 – 4 hours
– Climb Mount Muhavura (‘’The guide’’); Hiking time: 8 – 10 hours
– Climb Mount Sabinyo (‘’Old Man’s Teeth’’); Hiking time: 8 – 10 hours
– Golden Monkey trekking; Hiking time: 8 – 10 hours
Visto che è presto abbiamo chiesto di andare a vederlo da vicino ma la nostra guida ci dice che lo vedremo domani. Mi sembra strano perchè domani non torneremo più così a nord e in effetti sarà così. Da una collina lo vedremo ancora in lontananza. Non abbiamo capito subito perchè non ha voluto portarci perchè molti tour fanno sosta o fanno attività sul lago. Abbiamo pensato che probabilmente aveva qualche impegno a Kisoro. In realtà ci dice poi che ha portato la macchina a fare un controllo dopo tutta la strada impegnativa che abbiamo percorso ieri. Fatto sta che alle 14.45 siamo in città e cazzeggeremo tutto il pomeriggio.
Informazioni su Kisoro:
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Kisoro è una caratteristica cittadina, situata sotto le cime del vulcano Mufumbiro che fanno parte della catena dei vulcani Virunga abitati dai gorilla. I suoi abitanti sono hutu, tutsi e la tribù Batwa. Kisoro, ha un’economia prevalentemente agricola e di allevamento. Al mercato si possono trovare i prodotti principali come patate, fagioli, mais e sorgo per la produzione di birra locale. Nel centro della città ha sede l’Associazione Apicoltori Kisoro dove poter assaggiare alcuni mieli locali delle foreste di Mgahinga e Bwindi. I visitatori sono attirati dalla presenza di parchi naturali nelle vicinanze, nei quali poter fare trekking e vedere i gorilla. Il parco più vicino alla cittadina è il Mgahinga Gorilla National Park. Da Kiroro è facile anche passare i valichi di frontiera per andare nella Repubblica democratica del Congo e in Ruanda.
Quando arriviamo la nostra guida ci dice che non possiamo andare a dormire in famiglia perchè hanno avuto una prenotazione per 4 notti quindi, giustamente, hanno dato la precedenza a loro per non perdere i clienti. Per noi hanno prenotato in un hotel in centro (Sawa Sawa Guesthouse – www.sawasawaguesthouse.com/) ma andremo comunque in famiglia a cena. Devo dire che è andata benissimo così. La guesthouse era molto semplice ma pulita e il personale cortese. La nostra guida ci dice che non è pericoloso andare in giro da soli quindi, dopo una doccia, andiamo in centro. Non siamo capaci a cazzeggiare. Ci troviamo a percorrere la strada come fanno tutti gli ugandesi. Camminiamo seguendo donne con i bimbi sulla schiena e con ogni sorta di cosa in equilibrio sulla testa. Le guardo. Sono affascinati. Una in particolare attira la mia attenzione. E’ molto bella di viso, non ha i capelli corti come la maggior parte delle donne ma deve averli lunghi perchè li tiene legati in un semplice chignon. Ha il suo fagottino legato sulla schiena con una fascia fatta con la stessa stoffa del vestito. Una stoffa bianca e rossa con una fantasia molto fine. Cammina lentamente facendo grandi sorrisi alla gente che la saluta. E’ bella per la sua semplice eleganza. Ci passa davanti e sorride anche a noi. Acciderbolina … la macchina fotografica ovviamente l’ho lasciata in camera, ma tanto so che se l’avevo … non avrei osato a chiederle di farle una foto. Siamo gli unici bianchi in mezzo a non so quante persone (è pure giorno di mercato) non vado di certo a cercarmi grane … Rientriamo per trovarci con la nostra guida. Visto che ha fatto controllare la macchina, l’ha fatta anche lavare e pulire all’interno. Che meraviglia! Era al limite della decenza dopo tanto sterrato, pensa sempre a tutto. Andiamo poi nella casa dove avremmo dovuto dormire. In realtà non ci abita una famiglia. E’ una specie di guesthouse. E’ una villetta con giardino molto carina. Ha 2 camere da letto doppie per gli ospiti e c’è un ragazzo che cucina per loro. Ci accoglie Julius, il titolare con Pier (il ragazzo con il quale ho avuto i contatti per prenotare) di Mountain Gorilla Coffee Tour. Si rivela una persona squisitissima. Chiede se vogliamo una birra. Io accetto e allora mi dice che va a comperarla nel negozio di fronte. Gli dico che va bene così ma lui insiste ed allora vado con lui. Siamo io, lui ed una decina di uomini davanti al bar … in un altro frangente avrei avuto un pò di timore ma sono con lui e tutti mi sorridono e salutano. La birra non ce l’hanno e allora un signore si offre di andare a comperarla. Sono super imbarazzata ma Julius insiste. Quando rientriamo arrivano gli altri ospiti. Sono 3 ragazze italiane ed un francese. Sono andati a camminare non so su quale montagna. La cena si rivelerà ottima. Diamo una mano a sparecchiare e rientriamo al lodge. Dopo poco arriva la cameriera chiedendo cosa vogliamo di colazione. Per non fare faticare chiediamo il solito pancake con un pò di frutta. Dopo un attimo ritorna chiedendoci se siamo sicuri che vogliamo solo questo. E’ preoccupata per il fatto che vogliamo poco. Pensa che non stiamo bene. Che carina. La rassicuriamo e andiamo a dormire. Certo che ci vuole poco ad essere gentili. Di notte diluvia con tanto di lampi e tuoni.
10) 24 FEBBRAIO 2017, VENERDÌ – KM.290 – TEMPO VARIABILE – (KISORO – LAKE MBURO)
Ci svegliamo con il sole. Pier guarda fuori sui fili del bucato dove c’era appesa la sua maglietta. Mi dice che è sparita. Pazienza, ma quando usciamo vediamo che l’hanno spostata al riparo per non farla bagnare dalla pioggia, Pier con poca fiducia, loro sempre carini! Alle 8.00 partiamo con la nostra macchina ed una guida che ci accompagnerà al villaggio dei pigmei Batwa che vive fuori città. Il nostro tour operator da’ loro una mano. Accettano che qualche turista vada a curiosare in cambio di aiuti. LA nostra guida non viene con noi, ci aspetta sulla jeep. Da visita dura 1 ora. Io e Pier non parliamo, anzi, non abbiamo parole. Una cosa del genere non l’avevamo mai vista. Il villaggio si trova su una collina tra le piante di banana. Hanno solo 2 case fatte in mattoni, per il resto sono capanne ma non come quelle che abbiamo visto i giorni scorsi di legni e fango con il tetto in paglia e abbastanza grosse. Qui sono fatte di… non so come descriverle… legni, foglie di palma e pezzi di teli di plastica. Sono piccolissime e la guida ci dice che dormono anche in 8 in ognuna. Non so come possono fare visto che qui piove sempre. Tutt’intorno c’è terra battuta che con la pioggia diventa fango. Hanno le capre che girano. I bambini sono a piedi nudi e vestiti di stracci, alcuni nudi. Hanno lo sguardo cupo. E come si fa a dargli torto? Ci accoglie il capo villaggio, vestito di indumenti rotti e a piedi nudi pure lui. Facciamo un giro. Vediamo la guida dall’alto. La nostra guida lo raggiunge e gli dice di dargli le cose da mangiare che avevamo comperato ieri in un negozio. Diamo tutto ai bambini. Torniamo poi nel centro del villaggio dove c’è una sorta di piazza. Qui ci sono una decina di persone tra adulti e bimbi. Una donna che deve essere la moglie del capo villaggio, prende un tamburo ed intona una canzone. Poi si interrompe ed inizia a litigare con il marito. Lei urla, lui sta zitto… ovviamente. Dopo qualche minuto in cui regna il silenzio, strilli esclusi, riprende il tamburo e ricomincia a cantare come se nulla fosse. Sentendo la musica arrivano tante persone. Due uomini ci tendono la mano. Non possiamo rifiutare a stringergliela, sarebbe scortese. Mettono in scena una sorta di ballo o meglio, due uomini ballano con i bambini, gli altri cantano. Arriva poi un uomo vecchissimo e si mette anche lui a ballare. Pier fa una foto ad un bimbo con il cellulare e poi gliela fa vedere. Credo che non abbia mai visto un telefono e men che meno il suo viso perchè guarda stupitissimo. Lo spettacolino finisce, ci accompagnano fino alla macchina e ci salutano. La guida ci dice di lavarci le mani subito. Io ero già attrezzata con salviette. Non so come si possa vivere in queste condizioni. Povera gente. E’ stata una visita molto toccante. Riportiamo la nostra guida (che tra l’altro era il cuoco della cena di ieri sera) in centro e partiamo verso est alle 9.30. La strada asfaltata si snoda tra le colline tutte coltivate. Proprio bello. Vediamo da lontano il Lake Mutanda e poi il Lake Bunyonyi.
Informazioni sul Lake Bunyonyi:
· http://www.visituganda.com/menu/category/where-to-go/western-uganda-destinations/lake-bunyonyi
· http://www.lakebunyonyiuganda.com/
Questo è il lago più bello in Uganda. E’ anche chiamato Place of many little birds. E’ uno dei pochi laghi della zona in cui non si trova il parassita bilharzia e quindi adatto per il nuoto. Si trova a 1962 mt. sul livello del mare. E’ lungo 25 km. e largo 7. Con i suoi 900 mt. di profondità è il secondo lago più profondo d’Africa. Al suo interno ci sono 29 isole e la maggior parte di questi sono abitate. Si possono vedere i bambini che vanno a scuola remando delle canoe. Ci sono molte attività come trakking, canoa, bird watching, nuoto, crociere, tour culturali, visita ai pigmei ed escursioni in bicicletta.
La guida ci chiede se ci dispiace se si ferma in qualche bancarella lungo la strada. Come poteva farci una domanda del genere… io non aspettavo altro! Vedendo che ci prendiamo gusto facciamo diverse soste. Dice che la verdura è carissima a Kampala e quando va in tour si ferma sempre a fare acquisti. Queste soste sono state una delle cose più belle della vacanza. In una bancarella acquista le irish potatos, e intanto io fotografo, poi è la volta delle cipolle, dei cavolfiori, dei pomodori, bancarelle stracariche di frutta e verdura bellissima. Ogni volta che ci fermiamo scendiamo tra la gente che cerca di vendere anche a noi ogni genere di cosa. Ad un certo punto dico alla nostra guida che voglio fare la spesa anche io. Vorrei dei frutti della passione perchè piacciono a mia figlia. Lui guarda in un paio di bancarelle ma non gli piacciono quindi mi dice di aspettare. Ci fermiamo poi da una signora fuori dal paese dove non c’è nessuno. Così possiamo acquistare con calma. C’è una bimba sdraiata tra le uova. Se fosse per me comprerei tutto ma lo spazio in valigia è poco e poi ho idea che non si possa esportare frutta quindi dovrò nasconderla. Compero un ananas, un avocado, un mango ed una ventina di frutti della passione… al prezzo folle di € 1,70 tutto! Facciamo poi una sosta per vedere un campo di ananas. Viaggiando verso est le colline finiscono e la strada diventa diritta. Lasciamo alle spalle la parte più bella dell’Uganda.
La strada fino ad Entebbe, come quella che abbiamo percorso il primo giorno fino alle Murchison Falls, è più trafficata e più abitata. A noi piacciono i piccoli villaggi tra le banane …. Si mette a piovere ed in un grosso paese vediamo le motorette … con l’ombrello. E’ molto aerodinamico e ha la forma allungata a foglia di banana in modo tale che tutte le persone a bordo sono coperte. Il manico lo agganciano sul manubrio. Se piove poco riescono a viaggiare, se piove tanto si fermano e rimangono seduti sulla sella, al coperto. Pazzesco. Alle 14.00 arriviamo per pranzo a Mbabara in un ristorante stile europeo. Buono. Si riparte. In un’ora, alle 16.00, siamo al gate del Lake Mburo.
Informazioni sul Lake Mburo:
· http://www.ugandawildlife.org/explore-our-parks/parks-by-name-a-z/lake-mburo-national-park
· http://www.visituganda.com/menu/category/where-to-go/western-uganda-destinations/lake-mburo-national-park
· http://www.safarilodges.com/index.php?route=safari/region&safari_country_id=7&safari_region_id=239
· http://www.enjoyuganda.info/where-to-stay/lake-mburo-national-park/
Park entrance 40 $
Game Drive ( Day) 20 $
Game Drive (Night) 30 $
Nature Walk 30 $
Boat Ride 15 $
Costo ingresso per un 4×4 15 $ (per gli stranieri con auto propria 150 $)
Questo è uno dei più piccoli parchi naturali dell’Uganda anche se molto ricco di selvaggina (260 kmq). Ci sono più di 315 specie diverse di uccelli, 68 mammiferi come bufali, ippopotami, coccodrilli, antilopie topi, antilope sitatunga, eland, sciacalli e iene. C’è più solo un leone. Sono stati tutti sterminati. I piani alti dello Stato consentono alle popolazioni locali di pascolare le loro greggi all’interno del parco. In tutti i parchi nazionali (e non solo ugandesi) è vietato, ma qui, non si capisce il perchè, è consentito. Ne consegue che i leoni uccidevano le mucche, prede molto semplici da cacciare, e i pastori uccidevano i leoni. Mi sembra follia. Questo e’ l’unico dove ci sono le zebre, gli impala e gli gnu. Insieme ad altri 13 laghi della zona, Lake Mburo fa parte di un sistema di zone umide lungo 50 km. Cinque di questi laghi si trovano all’interno dei confini del parco. Una volta coperto da savana aperta, Lake Mburo National Park contiene ora molte zone boschive e questo è dovuto al fatto che non ci sono gli elefanti.
Nel 1933 è diventato zona di caccia controllata e poi nel 1963 Game Reserve. Le popolazioni residenti Banyankole hanno continuato a pascolare il loro bestiame nella riserva fino a quando non è diventato parco nazionale nel 1983. La decisione del governo Obote di far diventare la zona parco nazionale è stata presa per indebolire i Banyankole, che hanno sostenuto i ribelli contro Obote. Siccome i partori sfrattati non sono stati compensati per pascoli persi, molti rimasero ostili alla formazione del Parco. Nel 1985 il secondo regime Obote è caduto e gli abitanti precedenti del lake Mburo hanno rioccupato le terre del Parco, espellendo il personale del parco, distruggendo infrastrutture e annientare la fauna selvatica. Nel 1986 meno della metà della superficie originale del parco è tornata parco nazionale.
Restiamo nel parco 2 ore e 1/2. I piani alti dello Stato consentono alle popolazioni locali di pascolare le loro greggi all’interno del parco. In tutti i parchi nazionali (e non solo ugandesi) è vietato, ma qui, non si capisce il perchè, è consentito. Ne consegue che i leoni uccidevano le mucche, prede molto semplici da cacciare, e i pastori uccidevano i leoni. Mi sembra follia. Potevano semplicemente sedarli e spostarli in un altro parco anzichè farli uccidere tutti. Sono già talmente pochi. Il paesaggio è bello. Vediamo bushbuck, waterbuck, facoceri, impala, zebre, bufali, cercopitechi, manguste, antilopi topi e un gruppo di 14 giraffe. Non ci sono purtroppo i miei adorati elefanti. Raggiungiamo il lago in un punto in cui si può campeggiare. Nell’acqua ci sono diversi ippopotami. Si è fatto tardi e dobbiamo rientrare. Per raggiungere il nostro lodge, che si trova su una collina, passiamo attraverso piantagioni di banane ed un villaggio. Tutta la gente è in strada e le attività sono frenetiche. In pochi minuti arriviamo al lodge, l’Eagles Nest (www.naturelodges.biz/eagles-nest). Bellissima location con vista su colline ricoperte di fitte piantagioni di banane e sul lago. C’è una struttura centrale tutta aperta e le camere sono tende con all’interno solo 2 letti e un comodino ed il bagno privato nella struttura in mattoni sul retro. Bello. Ultima cena ugandese. Buona come al solito. Il cielo è tutto stellato. Domani si rientra, è giusto che sia così, ma già sentiamo la nostalgia… e siamo ancora qui. Siamo proprio malati di questo continente.
11) 25 FEBBRAIO 2017, SABATO – KM. 219 + 50 – TEMPO – (LAKE MBURO – MABAMBA SWAMP – ENTEBBE)
Alle 6.30 con il buio partiamo. Oggi potevamo scegliere se fare ancora un game drive nel parco oppure fare il giro in canoa nelle Mabamba Swamp alla ricerca dello Shoebill. Se si ha il volo in tarda serata si riesce a fare entrambe le cose ma i nostri partono alle 19 quindi dobbiamo scegliere ed optiamo per la seconda possibilità. Di game drive ne abbiamo fatti diversi, vedere il becco a scarpa invece è una cosa nuova e un’opportunità non indifferente vista la rarità di questo uccello. Attraversiamo nuovamente il villaggio di ieri sera. E’ deserto. Arriviamo sulla strada principale dove c’è molta più attività e le persone iniziano ad accendere i fuochi. Belle immagini come al solito. Troviamo un terribile acquazzone. Incrociamo le dita perchè non vorremmo rinunciare al giro in canoa. Vediamo il lago Vittoria e qui le bancarelle vendono pesce (cat fish e tilapia fish). Alle 10.00 facciamo sosta all’equatore. Essendo una zona con passaggio di turisti notevole, ci sono ristoranti e bancarelle. Foto di rito e poi mi concentro su un gruppo di bambini, uno più bello dell’altro. Si divertono a farsi fotografare e poi ridono quando faccio vedere loro le foto. Ordiniamo il nostro lunch-box in un ristorante e ripartiamo. Deviamo su una strada secondaria di terra rossa. Alle 11.30 arriviamo al lago.
Informazioni sulle Mamamba Swamp:
· http://www.enjoyuganda.info/pure-nature/mabamba-swamp/
Sono conosciute come uno dei posti migliori in Uganda per il birdwatching (sono a 28 km. da Entebbe). Le paludi di Mabamba sono il posto migliore in Africa, e si dice addirittura del mondo intero, per gli avvistamenti delle cocogne becco a scarpa (shoebill). Qui si riescono ad avvistare in qualsiasi momento della giornata. Ci sono oltre 260 specie di uccelli e si detiene un record di avvistamenti di 157 specie specie diverse in una sola giornata.
Con il tour operator Mabamba Shoebill Tours (www.shoebillmabamba.com/) le escursioni durano 4 ore con partenza da Entebbe. Il costo da 1 a 3 persone è di scellini Ugandesi (UGX) 500.000 € 132 circa) per tutti poi per ogni persona in più si deve aggiungere UGX 100.000 (€ 27)
C’è una piccola spiaggia tra i papiri con diverse canoe ormeggiate. Partiamo subito. E’ a motore. Un ragazzo la guida ed un altro è in piedi in equilibrio con il binocolo per cercare il becco a scarpa. Dice che qui vivono solo 8 esemplari, che fanno due uova ogni 5 anni e sopravvive solo un piccolo.
Informazioni sullo Shoebill (Becco a scarpa)
Si trova in alcune zone dello Zambia, Repubblica Democaratica del Congo, Tanzania, Burundi, Uganda, Kenia, Etiiopia, Sudan del Sud, Sudan ed in punto dello Zimbabwe, Nigeria e Repubblica Centrafricana. Di colore grigio bluastro è uno dei più imponenti uccelli che si trovano in Africa. Misterioso abitante delle paludi più ostili, possiede un piumaggio grigio-bluastro, le piume primarie hanno la punta nera e le secondarie hanno una tinta verdastra. Le zampe sono nere e lunghe, le ali larghe e il collo muscoloso. Le parti inferiori sono una tonalità più di grigio più chiaro. Il suo tratto più caratteristico è innegabilmente lo straordinario e unico becco a forma di scarpa, da cui deriva il suo nome comune. Questo imponente becco verdastro-marrone è enorme e potente, misura ben 23 cm in lunghezza e 10 cm in larghezza e termina con una minacciosa punta affilata a forma di uncino. Gli occhi sono color giallo pallido e nella parte posteriore della testa si trova un piccolo cappuccio di piume che può erigersi a cresta. Grande e in un certo qual modo spaventoso, l’uccello Becco a Scarpa è alto dai 110 a 140 cm. I maschi sono più grandi delle femmine e dei becchi più lunghi. Col suo aspetto primitivo, il Becco a Scarpa ha sconcertato i tassonomisti con le sue affinità: mostra analogie con cicogne, pellicani, aironi e umbrette per certi aspetti, pur rimanendo diverso in altri. L’aspetto insolito dell’uccello Becco a Scarpa indica decisamente quanto si sia evoluto fino ad occupare una nicchia altamente individuale, che lo lega ad uno degli habitat più inaccessibili al mondo. I pulcini appena usciti dall’uovo è coperto morbide, soffici piume color grigio-argenteo, mentre i giovani sono di una tonalità leggermente più scura di grigio rispetto agli adulti.
Habitat: Gli habitat preferiti degli uccelli Becco a Scarpa sono paludi, acquitrini e in particolare la vegetazione galleggiante o Sudd, formata in particolare, ma non esclusivamente, dal papiro. Generalmente rimangono nelle aree più aperte, per evitare i problemi con il decollo causati dall’erba alta e dai “tetti” formati dalle piante di papiro. Lenti e per lo più solitari, i Becco a Scarpa utilizzano i canali allargati o addirittura aperti dagli ippopotami e dagli elefanti. In Sudan, questi uccelli si trovano comunemente nelle “zone di trasmissione” delle paludi, dove corsi di acqua lenta e profonda si scorrono attraverso lagune fino ad arrivare alle regioni lacustre più basse, dove si trova una maggiore concentrazione di pesci. Il Becco a Scarpa si nutre di essi principalmente facendo degli agguati, rimanendo in piedi e immobile sulle rive o sulla vegetazione galleggiante sopra le aree di acque profonde.
Comportamento: Gli uccelli Becco a Scarpa non si trovano mai in gruppi. Solo quando il cibo scarseggia si potranno vedere foraggiare vicini l’un l’altro. Spesso, il maschio e femmina di una coppia riproduttrice foraggiano ai lati opposti del proprio territorio. Questi uccelli non migrano fino a che sussistono condizioni di foraggiamento. Tuttavia, in alcune aree dei loro habitat, effettuano movimenti stagionali tra la zona di nidificazione e quella di foraggiamento. I Becco a Scarpa si librano sulle correnti di aria calda e sono spesso visti volare sopra il loro territorio durante il giorno. Durante il volo, il collo è tirato indietro. Con gli esseri umani sono molto docili. I ricercatori che studiano questi uccelli sono stati in grado di avvicinarsi entro 2 metri da un esemplare sopra il suo nido. Il Becco a Scarpa non minaccia gli esseri umani, ma si limita a guardare verso di essi.
Alimentazione: Gli uccelli Becco a Scarpa passano la maggior parte del loro tempo foraggiando in ambienti acquatici. La parte principale della loro dieta carnivora è costituita da lungfish (pesci polmonati), bichir (Polypterus), pesce gatto, tilapia e serpenti d’acqua. A volte si nutrono anche di rane, lucertole, tartarughe, giovani coccodrilli, molluschi e carogne. La zona più adatta per la cattura di prede è caratterizzata da acqua bassa e vegetazione alta perché si possa camuffare mentre insegue la preda. Se l’acqua è profonda, perché l’uccello possa cacciare, è necessaria la presenza di una piattaforma galleggiante creata dalla vegetazione. Le due tecniche di caccia di questo uccello dall’aspetto preistorico sono “rimani fermo e aspetta” e “guada e cammina lentamente”. Quando una preda è stata avvistata, il Becco a Scarpa inizierà il “collasso”. La testa e il collo si estendono rapidamente in avanti fino a dentro l’acqua, facendo sì che a causa dello sbilanciamento l’uccello crolli in avanti e verso il basso. Dopo il “collasso”, non è possibile eseguirne immediatamente un secondo. È necessario che il Becco a Scarpa ritrovi il suo equilibrio e riacquistare la posizione iniziale. Insieme alla preda, viene raccolta anche una grande quantità di vegetazione. Al fine di espellerla, il Becco a Scarpa ondeggia la testa da un lato all’altro, mantenendo la presa sulla preda. Prima di essere deglutita, la preda viene di solito decapitata.
Riproduzione: Gli uccelli Becco a Scarpa sono allevatori solitari e i loro territori hanno un’ampiezza di circa 3 chilometri quadrati. Nella stagione di accoppiamento, questi uccelli sono molto territoriali e difendono il nido contro eventuali predatori o rivali. La durata dell’allevamento varia a seconda della posizione, ma di solito coincide con l’inizio della stagione secca. Il ciclo riproduttivo, dalla costruzione del nido al momento in cui i piccoli sono in grado di volare, si estende su un periodo tra i 6 e i 7 mesi. Per fare posto al nido, viene spazzata e pulita una zona con un diametro di 3 metri. Il nido si può trovare sia su un isolotto che in una massa di vegetazione galleggiante. Il materiale per la sua costruzione, come l’erba, è tessuto a terra, formando una grande struttura di circa 1 metro di diametro. Normalmente vengono deposte da una a tre uova biancastre, di solito due. Tuttavia, entro la fine del ciclo di allevamento di solito solo un pulcino rimane in vita, a causa dei predatori o della scarsa disponibilità di cibo. Il periodo di incubazione è di circa 30 giorni. Dopo la schiusa, i Becco a Scarpa adulti devono nutrire i pulcini con del cibo rigurgitato almeno da 1 a 3 volte al giorno e fino a 5 o 6 volte al giorno quando i pulcini crescono. I Becco a Scarpa sono uccelli monogami ed entrambi i genitori partecipano in ogni aspetto della costruzione del nido, dell’incubazione e della crescita dei pulcini. Al fine di mantenere le uova fresche, gli adulti versano sopra il nido delle boccate d’acqua. Con lo stesso scopo, viene inoltre collocata dell’erba bagnata intorno alle uova, arrotolata con l’aiuto delle zampe e del becco. Questo comportamento continuerà anche dopo la schiusa delle uova, fino a quando le piume dei pulcini non saranno completamente sviluppate. Lo sviluppo degli uccelli Becco a Scarpa è un processo lento rispetto a quello della maggior parte degli altri uccelli. Il piumaggio non si sviluppa completamente fino a circa 60 giorni e crescono le piume necessarie al volo a 95 giorni di età. Tuttavia i giovani non sono in grado di volare fino a circa 105-112 giorni di età. I genitori continuano a nutrire il giovane per circa un mese dopo l’involo. Dopodiché, i piccoli Becco a Scarpa diventano totalmente indipendenti dai loro genitori.
Conservazione: Ci sono state molte stime della popolazione dei Becco a Scarpa, ma la più precisa è di 11 000-15 000 esemplari sparsi per tutti i loro habitat. Dal momento che le popolazioni di questi uccelli sono sparse e la maggior parte sono inaccessibili per l’uomo (o quasi) per gran parte dell’anno, è difficile ottenere un numero affidabile. L’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) segnala questa specie come LC (Minor Preoccupazione) o NT (Quasi Minacciata). È inoltre elencata nell’Appendice II della CITES. Gli uccelli Becco a Scarpa sono protetti dalla legge in Sudan, Repubblica Centrafricana, Uganda, Ruanda, Zaire e Zambia e compresi nella classe A della African Convention of Nature and Natural Resources. Anche il folklore locale protegge questi uccelli, e tra gli indigeni si insegna a rispettare o anche temere questi uccelli. Una delle più grandi minacce per gli uccelli Becco a Scarpa è rappresentata dalla distruzione dell’habitat. Essi hanno esigenze specifiche di habitat per la nidificazione e di foraggiamento e le paludi e acquitrini si stanno rapidamente convertendo in terreni agricoli o per il pascolo dei bovini. I pescatori disturbano gli habitat dei Becco a Scarpa, in particolare le loro aree di foraggiamento. Un altro motivo di preoccupazione è il commercio per gli zoo. La domanda di Becco a Scarpa da parte degli zoo è molto alta, vengono venduti per 10 000-20 000 $ US, il che li rende gli uccelli più costosi del commercio. Questo incoraggia i nativi a catturare e vendere questi uccelli agli zoo, riducendo così le popolazioni selvatiche.
Procediamo su piccoli canali costeggiati da papiri. Ci sono tante ninfee con i fiori viola. Molto bello. Ad un certo punto ci fermiamo perchè dice che ne ha avvistato uno. Davanti a noi si ferma anche un’altra canoa con un coppia. Ci fanno salire sulla loro in modo tale da procedere solo con una. E qui devo dire che sono stati davvero squisiti questi ragazzi. Potevano tranquillamente dirci che non lo avevano trovato, visto che ce ne sono così pochi. E noi saremmo stati comunque soddisfatti per il bel giro. Invece in 3 entrano in acqua (fino alla vita) e spingono la canoa in un passaggio stretto dove c’è molta vegetazione. Il quarto ragazzo usa un grosso bastone puntandolo sul fondo del lago per aiutare ad andare avanti. Mi spiace da morire perchè fatto una fatica fuori dal normale. Negli altri punti in cui siamo passati, sul pelo dell’acqua non c’era vegetazione. Qui invece sembra che ci sia un prato. Spostiamo alcuni papiri ed eccolo. Il famoso becco a scarpa. Si gira e ci guarda. Stiamo in silenzio perchè potrebbe volare via se spaventato. Troppo carine le piume che ha sul retro della testa. Rimaniamo qualche minuto e poi di nuovo spinti a braccia, torniamo indietro. Uno dei ragazzi, vedendo che fotografo le ninfee, ne stacca una e me la regala. L’ho messa in valigia in un posto sicuro e una volta a casa l’ho fatta seccare in un libro. Bel pensiero. Rientriamo al porticciolo. Anche qui gran bell’immagine. Stanno caricando su una motoretta decine di ananas, legandole le une con le altre con lo spago, degli uomini aggiustano le reti da pesca, dei bimbi giocano e le donne sono impegnate con il bucato. Il cielo è nero davanti a noi ma alle nostre spalle c’è il sole quindi i colori sono notevoli. C’è una pianta piena di nidi degli uccelli tessitori quindi c’è un gran movimento. Sono le 13.00 ed è ora di andare. Raggiungiamo in un’ora Entebbe con il suo caos e facciamo una tappa veloce all’Aerport Guesthouse, dove abbiamo dormito la prima notte. Qualche giorno fa abbiamo chiesto a alla nostra guida se c’era la possibilità di farci una doccia in questo lodge, prima di partire. Lui in 5 minuti aveva già organizzato tutto. Proprio bravo. In effetti non avremmo potuto andare in aeroporto senza lavarci. Molti lo fanno ma noi non ce la possiamo proprio fare. Paghiamo 10 $. Alle 15.00 puntuali siamo in aeroporto. Salutiamo a malincuore la nostra guida. E’ stato davvero un’ottima guida. E’ una grande persona. Stasera ha promesso al suo bambino di tornare a casa con Chapati (la piadina che abbiamo mangiato al Queen Elizabeth) ed una bottiglietta di soda, quindi glielo ricordiamo. Facciamo il check-in alle due diverse compagnie aeree, passiamo il controllo documenti dopo aver compilato un modulo di uscita e poi andiamo a mangiarci un panino e a berci l’ultima Nile Special. I nostri voli partono a distanza di 10 minuti quindi rimaniamo insieme fino all’ultimo. Alle 19.00 puntuali ce ne andiamo. In queste due ore di volo prendo carta e penna e scrivo le parole con le quali ho iniziato l’itinerario. Le scrivo di getto. Il signore ugandese di fianco a me mi guarda e sorride. Mi chiede cosa sto facendo e se sono un giornalista o scrittrice. Gli dico che sono una semplice turista, che sto scrivendo quello che ho vissuto in questi giorni. Mi dice che l’Africa o la ami o la odi ed io, dalla luce che ho negli occhi, è evidente che la amo e che è contento di questo.
In due ore siamo ad Addis Abeba. Trovo una coppia simpaticissima di Pescara. Lunghissima fila per il metaldetector e alle 00.00 si riparte. I miei compagni di aeroporto fanno di tutto per farmi sedere vicino a loro facendo spostare la loro vicina al mio posto. Davvero carini.
12) 26 FEBBRAIO 2017, DOMENICA
Dopo 6 ore e 1/2 di volo facciamo scalo di 1 ora a Roma. Alle 6.30 puntuali sono a Malpensa. Pier arriverà qui alle 11.00. Un nostro caro amico ha deciso di venire a prendermi, evitando il giro a mio suocero. Mi ha fatto piacere. All’arrivo a casa mi attendono i miei due marmocchi un pò grandicelli… super felici di vedermi e i miei 3 pelosoni che non sanno più cosa fare per farmi le feste. Nel mentre apro la valigia ed un profumo incredibile di ananas riempie tutta la cucina.
Ciao Africa, ci si vede presto.