Turchia fra Oriente e Occidente

Le moschee di Istanbul e la natura della Cappadocia
Scritto da: Ama
turchia fra oriente e occidente
Partenza il: 01/08/2013
Ritorno il: 14/08/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Preparazione viaggio

Come al solito visiono touroperator.qviaggi.it alla destinazione Tuchia e trovo diversi tour operator ai quali chiedo il relativo preventivo, e quello proposto da Adephia Tour, un tour operator del luogo mi sembra il più adatto e decido di affidarmi a loro e non sono stata delusa. Organizzazione perfetta

Diario di viaggio

01.08.2013

Si parte da Milano Malpensa volo delle 16.00 della Turkish Airlines. Il giorno precedente sono riuscita a fare il check-in online e quindi con in mano le carte d’imbarco e dopo aver consegnato i bagagli ci imbarchiamo puntualmente con destinazione Istanbul dove come da programma ricevuto troviamo l’autista ad attenderci per portarci al nostro hotel Barcelo Saray, situato in un ottima posizione per effettuare le diverse escursioni previste (http://www.barcelo.com/BarceloHotels/it_IT/alberghi/Turchia/Istanbul/hotel-barcelo-saray/descrizione-generale.aspx).

Durante il tragitto dall’aeroporto restiamo bloccati nel traffico (si sono formate 4 corsie) a causa di un incidente e sulla superstrada ci sono persone che vendono fiori (raccolti nelle aiuole vicine)agli occupanti delle macchine mentre aspettano di ripartire!

02.08.2013

Alle 09.00 siamo pronti ed in attesa della nostra guida che si presente 10 minuti più tardi in compagnia di altri turisti, una famiglia di Arona con i quali trascorriamo la giornata. Raggiungiamo a piedi la zona dei principali monumenti dove ci aspetta una seconda famiglia per la visita al Palazzo del Topkapi costruito nel 1453 e composto da un insieme di chioschi, harem, cortili, corridoi e belvedere che nasce dalle continue modifiche e ampliamenti introdotti dai diversi sultani. Troviamo la Corte dei Giannizzeri, spiazzo dedicato al corpo dei soldati cristiani convertiti all’Islam, la Corte delle Cerimonie dove qui si tenevano le assemblee sugli affari di stato, le adunate del popolo che manifestava il proprio scontento al sultano e il pagamento dello stipendio ai giannizzeri; l’Harem, l’ala del palazzo dedicato alle donne del sultano composta da 300 stanze, 8 bagni, 4 cucine, 2 moschee, 6 cantine, una piscina e un’infermeria, segue la Terza Corte con il Palazzo Arz Odasi o sla di ricevimento, la Biblioteca di Ahmet II, i vecchi hammam, il padiglione delle reliquie dei santi, con i cimeli più preziosi del mondo islamico, la sala delle miniature e dei ritratti. A seguire il Tesoro: 4 sale dove sono custoditi tutti gli oggetti preziosi appartenuti ai sovrani e sopravvissuti al tempo: da candelabri di oro massiccio con incastonati diamanti, al trono ricoperto di lamine d’oro fino al pezzo più importante della collezione, il Diamante del mercante di cucchiai, di ben 86 carati e circondato da 49 brillanti. Non solo gioielli, ma anche i doni di capi di stato che per secoli hanno fatto visita ai sultani e armature di rappresentanza. Nella Quarta Corte chiamata anche il Giardino dei Tulipani, il fiore preferito dal sultano Ahmet III, una meravigliosa terrazza affacciata sul Bosforo, sicuramente una delle più panoramiche grazie anche al Baldacchino in rame circondato da vasche di marmo e fontane gorgheggianti con una magnifica vista sul Corno d’Oro. In questo angolo solitario del palazzo il sultano si faceva servire la cena dopo il tramonto nel periodo del ramadan. La visita dura tutta la mattinata, all’uscita salutiamo la seconda famiglia e la guida ci propone di continuare con Santa Sofia prima di andare a pranzo (sono già le 13.00). Accettiamo e dopo qualche metro giriamo a destra ed entriamo ad Aya Sofia, dal greco Haghia Sofia, conosciuta anche come Chiesa della Divina Sapienza, è stata costruita dall’imperatore Giustiniano ed era la chiesa cristiana più importante e grande di Costantinopoli. In seguito alla caduta della città da parte di Maometto il Conquistatore, la chiesa è stata convertita in moschea e dal 1935, per opera di Atatürk, è stata trasformata in museo che domina la piazza di Sultanahmet. Maestosa la cupola e le decorazioni dei magnifici mosaici, composti da circa 30 milioni di tessere dorate. I soffitti sono altissimi e riccamente decorati Oggi il mosaico più grande scampato ai saccheggi è la Madonna seduta sul trono con il Gesù Bambino vestito d’oro. Saliamo nella galleria superiore con una veduta spettacolare sull’interno della basilica, e ammiriamo da vicino i mosaici più importanti conservati. Il più famoso quello che rappresenta la Madonna e Giovanni Battista che nel giorno del Giudizio Universale pregano Cristo di perdonarli dai loro peccati. Bellissimi anche i bassorilievi che raffigurano il Paradiso e l’Inferno e quello che ritrae l’imperatrice Zoe con il suo terzo marito. La regina faceva sostituire l’immagine del precedente consorte con quella nel nuovo marito.

Affascinati usciamo dal museo e affamati ci dirigiamo verso un ristorantino situato in una strada laterale della piazza di Sultanahmet. Buon cibo che ci rida la carica per proseguire la nostra visita verso la Moschea Blu e dopo aver atteso in coda per 10 minuti finalmente riusciamo ad entrare. La Moschea del Sultano Ahmet è conosciuta come Moschea Blu per le sue meravigliose maioliche di Iznik che rivestono le pareti interne dalle diverse tonalità di azzurri e blu, Con i suoi imponenti 6 minareti e la forma aggraziata, la moschea venne realizzata dal sultano esattamente di fronte ad Aya Sofia. L’ingresso ai non musulmani è permesso dal cortile che si affaccia sull’Ippodromo tutti i giorni tranne durante gli orari di preghiera che mutano a seconda della posizione della luna. Le donne sono invitate a coprirsi il capo con scialle o foulard, ed è quello che ho fatto. E’ obbligatorio lasciare le proprie scarpe fuori dalla moschea, negli appositi ripiani e questo gesto non fa bene a uno dei nostri sensi, l’olfatto. Infatti caldo sudore e forse anche sporcizia lasciavano la loro “impronta” e mentre la guida spiegava si respirava il meno possibile. Terminata la visita alla Moschea si passa alla storia dell’ippodromo. Grazie alle sue immense dimensioni, 400 m di lunghezza e 120 di larghezza, secondo solo al Circo Massimo di Roma, non era solo un luogo di divertimento ma qui si sfidavano le classi politiche per ottenere la guida della città: la squadra verde rappresentava il popolo e quella blu la classe dirigente. Dal gioco molto spesso si passò alla guerra civile: L’ippodromo è stato costruito vicino alla Moschea Blu e poteva ospitare fino a 100 mila persone. Purtroppo, a causa della IV Crociata, quando Costantinopoli è stata saccheggiata, le opere di maggior valore dell’ippodromo sono andate perse. Curiosità: I cavalli della basilica di S. Marco provengono proprio dall’Ippodromo di Istanbul; tra i tanti usi di questa piazza ci fu quello di “arena” di rivendicazioni e scioperi, primi fra tutti quelli da parte dei giannizzeri, cava di marmo per le moschee e passaggio di autobus, prima che venisse trasformato in giardino pubblico al servizio dei cittadini.

Ci dirigiamo verso il Gran Bazar, uno dei più grandi ed antichi bazar del mondo. L’area del Bazar è molto estesa e regolare. Con ca 4.000 botteghe e negozi. Tutta l’area è coperta. Il Bazar è affollato e pieno di turisti. Qui si vende ogni genere di spezie, tessuti e dolci, inoltre si possono trovare anche botteghe artigiane, come ad esempio quella del calzolaio. Per il nostro rientro dobbiamo uscire dalla porta n 7.

La giornata termina qui e rientriamo in albergo per rilassarci prima di cena, prevista al Vista Ristorante dell’hotel Barcelo con vista appunto sulle moschee (Istanbul ne ha 3000). Dopo cena torniamo alla piazza del Sultanahmet per rivedere i diversi monumenti in notturna. Arrivati sulla piazza siamo accolti da migliaia di persone che si sono ritrovate per mangiare al termine della giornata di Ramadan: picnic, griglie, musica è un tripudio di colori, chiacchere, e aromi. Rientriamo lentamente verso il nostro albergo con tappa nei negozietti sulla via.

03.08.2013

Ritrovo ore 09.00 e a bordo di un pulmino viaggiamo attraverso i diversi quartieri di Istanbul per arrivare in cima alla Collina Camlica da cui si può vedere il panorama della città. Passeggiata e poi riprendiamo il pulmino e ci dirigiamo verso il Palazzo Beylerbey che prende il nome da Beylerbeyi sobborgo di Istanbul situato sulla sponda asiatica del Bosforo e costruito attorno agli anni 1860, e ora ubicata nelle immediate vicinanze del nuovo ponte sul Bosforo Era la residenza estiva del Sultano e anche di rappresentanza per il ricevimento di capi di stato in visita. Le fotografie non sono ammesse ma lo scalone monumentale al piano terreno è veramente particolare come pure il salone centrale con una grande vasca. Non sono riuscita a trovare delle cartoline che ne evidenziassero lo splendore. Rientriamo verso Istanbul passando ancora una volta sopra il ponte sul Bosforo, si tratta di un classico ponte sospeso a cavi parabolici con piloni in acciaio e pendini di sospensione inclinati che formano maglie triangolari. La sua lunghezza complessiva è di 1.510 m per 39m di larghezza. La distanza tra le torri (campata principale) è 1.074 m e la loro altezza sul livello della strada è di 105m. Il ponte sul Bosforo era il quarto ponte sospeso al mondo per la lunghezza della campata, quando fu completato nel 1973 e il più lungo al di fuori degli Stati Uniti. Ci imbarchiamo per un giro di battello sul Bosforo, il modo migliore per apprezzarne sia la sponda occidentale che quella orientale. Abbiamo avuto modo di osservare la costa di Istanbul e di ammirarne le costruzioni sulle rive, i colori del mare e della vegetazione, i palazzi e le residenze da una prospettiva assolutamente particolare. Dopo un paio di ore attracchiamo al ponte di Galata per la sosta pranzo in un dei ristoranti situati sotto il ponte.

Nel pomeriggio visitiamo la Moschea Rustem Pasha, che si trova nell’affollato quartiere commerciale di Tahtakale. La moschea è stata costruita su una alta terrazza sopra un complesso di negozi Due scale, strette e serpentine, conducono alla terrazza, che ha una forma a C. A differenza delle altre moschee è priva del cortile esterno, probabilmente per via della mancanza di spazio. La fontana per le abluzioni rituali si trova al piano terra. La caratteristica di questa moschea sono le splendide maioliche di Iznik, presenti in gran numero sia esternamente che internamente. Esse presentano una grande varietà disegni floreali (soprattutto il motivo del tulipano) e geometrici, mostrando particolarmente una tonalità molto forte di rosso. Non ci sono molti turisti e possiamo ammirare le maioliche senza accalcarci. Scendiamo dalla Moschea e ci dirigiamo al mercato delle spezie o Bazar Egiziano, costruito nel 1660 con le tasse riscosse in Egitto, sorge dove un tempo genovesi e veneziani gestivano un ampio mercato di spezie, profumi ed erbe mediche. A differenza del Gran Bazar, è una piccola struttura a due vie che ospita un grande numero di botteghe: i rumorosi venditori offrono prodotti tipici come thè dalle mille fragranze, erbe da cucina, piramidi di spezie variopinte, formaggi conservati nella pelle di capra, marmellate di rose e frutta secca. Acquistiamo qualche spezia da portare a casa e notiamo che al contrario di altri Bazar i venditori non sono troppo insistenti. Raggiungiamo l’uscita e la guida, che ci riporta in albergo. Domani abbiamo la nostra giornata libera e quindi la salutiamo e la ringraziamo per le sue spiegazioni. Ci facciamo un programma per la giornata e così dopo cena decidiamo di vedere la Moschea del Solimano per ammirarla con le luci della notte. Cartina alla mano ci dirigiamo verso il vicolo che dovrebbe portarci vicino alla Moschea ma troviamo tutto buio e pieno dei rifiuti della giornata dei vari negozi ormai chiusi: che si fa? In quel mentre ci passa vicino un giovane che vedendo la nostra indecisione ci chiede se ci può aiutare e quando gli diciamo che vogliamo andare alla Moschea ci dice di seguirlo visto che è diretto alla Moschea. Ci raccomanda di stare attenti la sera per un fare brutti incontri. Chiacchierando arriviamo alla Moschea dove troviamo una marea di gente che festeggia la notte del Ramadan. Ringraziamo e salutiamo la nostra “guida improvvisata” che entra per la sua preghiera e giriamo all’esterno in mezzo alla folla. Torniamo verso l’hotel e facciamo un giro nelle vicinanze.

04.08.2013

Giornata a disposizione a Istanbul. Guardiamo dalla finestra della nostra camera e ci sembra impossibile trovare le strade sottostanti vuote: poche auto e poche persone, eppure sono già le 08.00! Il traffico ritornerà più caotico verso mezzogiorno.

Cartina alla mano, prima tappa Moschea del Solimano e al contrario della sera precedente attraversiamo il campus universitario e dopo aver controllato la cartina diverse volte arriviamo alla Moschea. La Moschea di Solimano, costruita in onore di Solimano il Grande è la più grande di Istanbul e può ospitare fino a cinquemila persone..Con i suoi 4 minareti è circondata da un portico realizzato con le colonne provenienti dall’Ippodromo, ha al suo interno un’acustica spettacolare: anche il più piccolo suono può essere percepito in ogni angolo della moschea. Intorno alla moschea venne costruita una mini città dotata di ospedale, biblioteca, scuole, hammam, ristorante popolare e cimitero, Riusciamo ad avvicinarci senza difficoltà, non ci sono molti turisti presenti. Ne ammiriamo dapprima l’esterno: il cortile che precede l’edificio è circondato da giardini curati, ha al suo centro una fontana per le abluzioni, sormontata da una cupola. Poi coperta la testa e le spalle, tolte le scarpe, entriamo. L’interno della moschea è grande e semplice, le decorazioni sono contenute ma nella sua semplicità incanta. Terminata la visita ci infiliamo in diverse strade e viuzze in discesa e finalmente arriviamo nella zona del Bazar Egiziano. Verifichiamo la cartina, la nostra prossima meta è la Cisterna Basilica che si trova nelle vicinanze di Aya Sofya. Per raggiungerla seguiamo le rotaie del tram e finalmente ci arriviamo. Ingresso a pagamento.

La Cisterna Basilica è una delle grandi opere realizzate da Giustiniano. L’imponente edificio ha numeri davvero impressionanti: 336 colonne con capitelli e pietre scolpite divise in 12 file da 28 ciascuna, 140 metri di lunghezza, 70 di larghezza, capace di contenere 80.000 metri cubi d’acqua. Era utilizzato come deposito delle acque di Istanbul durante l’epoca bizantina e in seguito garantiva l’approvvigionamento idrico per il palazzo Topkapi. Scendendo dal livello della strada ci troviamo di fronte ad una vera meraviglia: illuminata da suggestive luci rosse. Le colonne hanno stili e forme diverse perché provengono da vari templi: oltre quelle corinzie, ce ne sono anche alcune scolpite con noduli, occhi e lacrime e a forma di tronco d’albero. Le più affascinanti sono quelle poggiate su due enigmatiche teste di Medusa, una di profilo e una capovolta. Risaliti in superficie dalla parte opposta all’entrata torniamo nella piazza del Sultanahmet ed ispirati da dei uno “venditori” compriamo un giro su uno dei diversi bus a due piani che girano la città. Cuffie in testa torniamo a visitare dall’esterno i diversi monumenti e ci dirigiamo verso la costa del Bosforo, la torre di Galata, passando per piazza Takzim e poi proseguendo per il ponte sospeso. E’ possibile effettuare delle soste per visitare altri edifici e poi risalire sul bus che segue e ma noi facciamo un solo percorso della durata di due ore. Scesi ci siamo chiesti se forse non era meglio fare il giro nel Corno d’Oro ma ormai sono quasi le 14.00 e la fame si fa sentire. Cerchiamo il ristorante del primo giorno dove avevamo mangiato un ottimo spiedino di pollo. Al termine del pranzo ci lasciamo chiamare dal mercatino che si trova sull’ippodromo con articoli artigianali e poi giriamo senza meta verso il mare per risalire e tornare un po’ stanchi in albergo. Cena e giro serale corto visto che l’indomani ci aspetta una levataccia per la Cappadocia

05.08.2013

Sveglia alle 03.45, il nostro programma prevede che ci vengano a prendere alle 04.30. Bagagli pronti alla 04.15 scendiamo alla reception e con grande sorpresa e soddisfazione è stato allestito un buffet con caffè croissants e frutta. Alle 04.30 puntuale il nostro autista (riconosciamo lo stesso del giorno precedente) ci prende a bordo del suo pullmino con destinazione aeroporto e imbarco sul volo che ci porta a Keyseri da dove a bordo di un nuovo mezzo arriviamo a Urgüp a conoscere la nostra guida e a… ritrovare la famiglia di Arona conosciuta a Istanbul.

Siamo in Cappadocia una regione storica dell’Anatolia, un tempo ubicata nell’area corrispondente all’attuale Turchia centrale. La Cappadocia si caratterizza per una formazione geologica unica al mondo e per il suo patrimonio storico e culturale. Nell’anno 1985 è stata inclusa dalla UNESCO nella lista dei siti patrimonio dell’Umanità.

La regione che attualmente prende il nome di Cappadocia è molto più piccola di quello che era l’antico regno di Cappadocia di epoca ellenistica. Per migliaia di anni, e fino ad oggi, la regione è sempre stata luogo di insediamenti umani. Vi fiorirono alcune antiche civiltà, come quella degli Ittiti, o altre ancora provenienti dall’Europa o dalle stesse regioni dell’Asia Minore, e ognuna di esse ha lasciato in Cappadocia la propria impronta culturale. Le peculiarità geologiche del sito hanno fatto sì che i suoi paesaggi siano spesso descritti come “lunari”. La formazione geologica tipica, un tufo calcareo, ha subito l’erosione per milioni di anni, acquisendo forme insolite ed è abbastanza tenero da consentire all’uomo di costruire le sue abitazioni ricavandole dalla roccia, dando vita a insediamenti rupestri, piuttosto che a edifici innalzati da terra. In questo modo, i suoi paesaggi lunari sono pieni di cavità e grotte, sia naturali che artificiali, molte delle quali continuano ad essere frequentate e abitate ancora oggi. La posizione geografica ha fatto per secoli della Cappadocia un crocevia di rotte commerciali, oltre che l’oggetto di ripetute invasioni.

Direzione Valle Rossa e Valle Rosa. Si cammina per ca 5 km in una delle valli più interessanti della Cappadocia, con le sue favolose rocce di formazione vulcanica, nel cuore della Cappadocia ma lontano dall’affollamento turistico. Le chiese eremitiche tagliate nella roccia, con affreschi e pitture, immerse nell’atmosfera di meditazione della valle, sono rimaste intatte La Valle Rosa prende ovviamente il nome dal colore delle formazioni che qui in particolare hanno una bellissima tonalità rosata. Si trova tra Goreme e Cavusin. Diversi sentieri partono e si sviluppano per le valle. Spettacolare poter passare trai tufi, addirittura sopra, ci sono scalini nella roccia o rare scale di ferro messe per poter salire su alcuni tratti. In certi punti la roccia è molto friabile ed è facile scivolare sulla sabbietta che rimane sul percorso. Anche in questo tratto ci sono chiese nascoste nelle formazioni. n questa parte di valle ho notato che coltivano la vite. Piante che crescono interamente per terra. Entriamo in qualche chiesa che si trova in questa zona. In alcune ci sono anche gli affreschi, purtroppo rovinati soprattutto dai musulmani. Divertente è salire sui vari livelli di queste chiese nel tufo attraverso scalini di roccia e passaggi. Camminando tra i vigneti e i campi coltivati ci si avvicina al bellissimo cimitero di Cavusin e al relativo villaggio.. Il villaggio è sempre tranquillo, ci sono solo due piccoli ristoranti turistici che rompono il silenzio. Si deve solo alzare la testa per contemplare il vecchio centro di Çavusin, tutta una città abbandonata, scavata nella roccia, nella quale ci si accede attraverso scale e rampe. e’ un luogo incredibile, poco conosciuto ma di facile accesso. Dopo una breve sosta per un the ritroviamo il pulmino e l’autista che ci porta a pranzo con una vista stupenda sulla Valle della Piccionaie così chiamata per le centinaia di piccole finestre scavate nella roccia per attirare i piccioni e ospitarne i loro nidi. Nel pomeriggio ci rechiamo al villaggio sotterraneo di Kaymakli che insieme a quello di Derinkuyu permettevano a intere città di rifugiarsi nel sottosuolo, e di sopravvivervi per molti mesi, senza necessità di arrischiare sortite esterne. La costruzione di queste città sotterranee si articolava su più livelli (la città di Kaymaklı ha nove sotterranei, anche se solo quattro o cinque, è difficile dirlo con precisione perché non tutti i livelli sono in orizzontale e si intersecano tra di loro, sono accessibili ai turisti, mentre i restanti sono riservati alla ricerca archeologica e antropologica) ed erano equipaggiate con fori di aerazione, stalle, forni, pozzi d’acqua e tutto quanto fosse necessario ad ospitare una popolazione che poteva arrivare, contando tutte le città sotterranee scoperte, fino a 20.000 abitanti.

Riemergiamo dai cunicoli di Kaymakli e dopo una sosta panoramica riusciamo a convincere la guida a portarci verso Ortahisar e il suo castello roccioso, visita prevista nel nostro programma ma non in quello della guida.

Ormai la giornata giunge al termine e dopo aver salutato i nostri amici di Arona al loro hotel di Göreme e augurato un buon proseguimento delle loro vacanze raggiungiamo il MDC Cave Hotel di Urgup: www.mdchotel.com/home/index.html un vero splendore, e rimaniamo incantati dalla camera assegnataci.

06.08.2013

Ore 09.10 puntuali il pulmino con la guida ci passa a prendere. Questa volta dividiamo il mezzo di trasporto con un gruppo misto di turisti di lingua inglese (Australiani, USA, GB, Arabi). Destinazione la Valle di Ilhara. Visitiamo dapprima la città sotterranea di Derinkuyu, aperta ai visitatori nel 1969 e degli otto piani di cui è composta, ne sono accessibili per i turisti solamente quattro. La profondità è stimata intorno agli 85 metri. Conclusa la visita ci aspetta un’interessante escursione a piedi. La valle di Ilhara è un canyon stretto e profondo, come una spaccatura, di roccia rossastra erosa nel tempo dal fiume Melendiz, che ancora oggi scorre nella gola. Il canyon è lungo una ventina di chilometri e si può percorrere attraverso un sentiero che costeggia il ruscello. Il nostro percorso sarà solo di 5 km. Prima però di raggiungere il fondo visitiamo una delle tante chiese bizantine con le sue pitture rupestri. Il canyon è alto circa 150 metri e 300 scalini che partono dalla biglietteria permettono di raggiungere il letto del fiume. Il contesto è davvero pericolare e molto differente dai panorami visti fin’ora, non sembra nemmeno di essere in Cappadocia. Una volta scesi dagli scalini è facile seguire il percorso che costeggia il fiume.. La passeggiata è molto piacevole. Si costeggia la parete rocciosa piena di buchi per i piccioni viaggiatori che usano per comunicare. Si prosegue come detto per ca 5 km. Pausa pranzo in un ristorante situato nel verde del canyon e nel pomeriggio, visita del Monastero di Selime, con le sue cappelle affrescate scavate nella roccia. Il monastero rupestre di Selime è il più grande della Cappadocia. E’ stato scavato dai monaci cristiani nel 13 secolo nella valle di Ihlara. Questo monastero nelle rocce intagliate è sorprendente: un’enorme cattedrale interamente scavata nella roccia, che comprende una grande cucina, varie abitazioni troglodite, una chiesa ed alcune stalle. Attraversiamo bizzarri cunicoli, scalinate scavate nella roccia e stretti percorsi pericolanti che sembrano sospesi nel vuoto. Il contrasto con le rocce rossastre ed il blu del cielo è fantastico. Degli affreschi che ornavano i muri è rimasto ben poco Ci perdiamo un pò tra i buchi e le stanze di tufo, prima di proseguire il viaggio. Al termine della visita sosta a un laboratorio per la lavorazione delle pietre preziose (in particolare onice. Ultima tappa della giornata è il villaggio di Uchisar un villaggio che, con il suo enorme picco di tufo perforato dalle mille cavità, costituisce uno dei luoghi più affascinanti della Cappadocia. Rientro in albergo in serata, stremati ma soddisfatti.

07.08.2013

Ritrovo ore 09.30 e un altro gruppo di lingua inglese ci accompagna nelle escursioni anche se i due gruppi hanno le loro guide. La giornata come le precedenti si preannuncia soleggiata e calda. Ci dirigiamo verso la Valle di Devrent, conosciuta anche come Valle dei camini delle fate stranissime formazioni laviche a forma di cono, dove si rifugiarono popolazioni eremite e scavarono le loro abitazioni nel tufo (una polvere composta da lava, cenere e fango). I fori che si vedono nelle rocce non sono altro che dimore troglodite. Visitiamo il museo all’aria aperta di Zelve, un antico villaggio rupestre con le sue caratteristiche case scavate nella roccia A Zelve, come in molte altre zone dalla Turchia, diversi indizi testimoniano la coesistenza tra i Cristiani e i Mussulmani nel passato. Ci spostiamo verso la Valle di Pasabag. Il nome di questa località significa “il vigneto di Pacha”, dove Pacha sta per “Generale” (rango militare), che è anche un soprannome molto comune in Turchia. La località è detta pure Valle dei monaci per le formazioni in tufo intagliate a forma di cono, che in passato servivano da rifugio agli eremiti. All’interno sono state create stanze alte 10-15 metri, dalle quali gli eremiti uscivano solo occasionalmente per prendere il cibo e le bevande offerti dai discepoli. Alcuni camini hanno due o tre teste dalle più svariate forme. Uno di questi camini è attribuito a San Simeone, un eremita nelle vicinanze di Aleppo nel V secolo, cui si attribuivano miracoli che per sfuggire alla gente che lo turbava venne qui e cominciò a vivere su un camino di 2 m di altezza. Successivamente si trasferì su una roccia più grande, dalla quale scendeva soltanto per ritirare i viveri che gli portavano i suoi seguaci. Al termine della visita ci dirigiamo verso Avanos cittadina che si trova sulla riva del fiume Kizilirmak (rosso). Questo fiume prende il nome dal tipo di argilla che trasporta e deposita. Questa argilla ha fornito ad Avanos la materia prima per le sue ceramiche e per secoli la città ha prosperato proprio grazie a questo settore, La strada principale ha numerosi negozi e laboratori che vendono manufatti, specialmente pentole decorate e piatti. Dopo pranzo visitiamo uno dei laboratori con annesso negozio. Prossima meta il Museo all’aria aperta di Göreme. Le spiegazioni ci vengono fornite dalla guida prima della visita perché da qualche mese a questa parte è vietato parlare, oltre che a fotografare e filmare, all’interno delle chiese per evitare che le pitture si rovinino. Il Museo all’aperto di Goreme è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità. Le chiese rupestri di Goreme sono situate in una valle a circa 1 chilometro dall’abitato, sono scavate direttamente nella roccia e custodiscono splendidi affreschi millenari che si sono conservati. I più belli si trovano nella Chiesa della Mela, nella Cappella di Santa Barbara e nella Chiesa dei Serpenti, ma per i dipinti più straordinari è necessario pagare un supplemento e visitare la Chiesa Buia. Qui, grazie alla mancanza di luce, i colori degli affreschi si sono preservati in modo ottimale e si rimane senza fiato ed affascinati. Ritroviamo il nostro pullmino sosta panoramica e rientro in albergo.

08.08.2013

Il programma prevede il ritrovo alle 11.30 per il trasferimento in aeroporto e dopo una scalo ad Istanbul, in serata arriviamo a Bodrum dove ci attende una settimana di relax in riva al mare Egeo presso il Salmakis Beach Resort & Spa (www.salmakishotel.com). Consiglio di prenotare e prenotare le camere superior che hanno tutte un patio o un terrazzino.

09.08-14.08.2013

Giorni di dolce far niente passati fra nuotate in piscina e nel mare. La sera, grazie ad un servizio barche la trascorrevamo in centro città fra negozi di borse, occhiali, t-sirts tutti rigorosamente taroccati e pashmine. Personalmente ho preferito le spiagge di Antalya che ricordo più ampie e vaste.

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Gran Bazar

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Ponte sospeso

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Moschea a Istanbul

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Natura della Cappadocia

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