Bodrum e Dodecaneso
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Dal 31 agosto all’8 settembre 2014
Telegraficamente: viaggetto ricco di storia; bagni in un mare smeraldo-zaffiro; minimo spirito di adattamento; costi contenuti; cibo buono; piccola e superleggera valigia!
Spesa totale a persona: € 850
Mete: Grecia e Turchia.
In Grecia quattro Isole a Sud del Dodecaneso: Kos, Nisyros (Vulcano Stefanos, Villaggi di Nikia ed Emporios), Symi (Gialo, Pedi e Horio) e Rodi (Lindos, Seven Springs e Terme di Calitea).
In Turchia: Datca, Baia di Kargi, Baia di Palamutbuku, Isola di Knidos, Baia di Mersincik, Baia di Karaada e Bodrum.
Premessa. Una settimana di ferie; un budget limitato; una prenotazione last second; tanta voglia di sole, mare pulito, relax e un po’ di storia. Turchia o Grecia? Entrambe con una Crociera in Caicco che parte da Bodrum alla scoperta di 4 isole a Sud del Dodecaneso e la costa Sud-Ovest della Turchia. Vari operatori trattano la meta (www.bluflamingo.it, www.caiccointurchia.com, www.nbts.it, www.viaggiareinturchia.com, www.turchia.net, www.turbanitalia.it, www.stelledoriente.it e www.caesartour.it) con rotte praticamente identiche. Alla TUI www.tui.it e al gentile Alessandro vanno la nostra fiducia e i nostri € 725 a persona per un pacchetto comprensivo di voli internazionali e nazionali (A/R Roma-Istanbul-Bodrum), di trasferimenti (A/R aeroporto-porto) e della crociera di una settimana in pensione completa (bevande escluse).
Il viaggio minuto per minuto
1° giorno: domenica 31 agosto: ROMA – BODRUM (Via Istanbul)
Partiamo da Fiumicino con il volo della Pegasus (www.flypgs.com) delle 14,40 (posti 23EF) che in realtà fa più di due ore di ritardo. Le consumazioni sono tutte a pagamento, i sedili sono abbastanza comodi e l’atterraggio al Sabiha Gokcen di Istanbul dopo 2 ore e mezzo è perfetto. Ad attenderci un addetto che ha nel frattempo provveduto al check-in e che ci consegna la carta d’imbarco per il posticipato volo nazionale.
E’ tutta una corsa sfrenata ma alla fine decolliamo (posti 23AB); il viaggio durerà poco più di un’ora e anche qui no soldi no snack.
Ritiriamo piuttosto velocemente il bagaglio e alle 23,30 (poco fuso orario: in Italia sono le 22,30) l’assistente del tour operator locale dell’Intra Tours – dmc ci fa salire, insieme ad altri italiani, su un pulmino. Una mezz’oretta di strada e veniamo scaricati al porto tra un caos infernale di locali con musica a tutto volume, luci colorate e di negozi con merce di ogni genere.
Nuovo benvenuto da parte di tre ragazzi di un’altra compagnia turca, la Barbaros Yachting, Crewed yacht specialist (www.barbarosyachting.com). I nostri dati vengono riepilogati e, in base alle mete, siamo smistati. Alle 00,15 davanti ai nostri occhi si materializza il Caicco Hera.
Quanto è grande (mt 28 x 6,60 x 2,40)! Quanto è bello! Tutto in legno lucidissimo (costruito nel 1995 e restaurato due anni fa) pronto per ospitare i 18 passeggeri quali saremo.
Le 9 cabine non sono tutte uguali: 6 hanno il letto da una piazza e mezza, 2 lo hanno da una piazza e una ha tre letti. Veniamo imbarcati per ultimi, ma siamo fortunati per la stanza meno piccola di quanto immaginavamo. E’ la numero 8, sotto la poppa, con il letto da una piazza e mezza e tre oblò.
Anche in bagno vi è un oblò nella doccia, oltre al lavabo con dosatore di sapone per le mani, al water dove non andrà buttato mai nulla (la carta igienica usata si metterà in un apposito cestino quotidianamente svuotato dall’equipaggio) e a due asciugamani (piccolo e medio) a testa che ci terremo per tutta la settimana (il lenzuolo lo cambieranno mercoledì).
Le piacevoli sorprese non finiscono qui: c’è l’aria condizionata che verrà accesa dalle 20 alle 24 (non era prevista) e ci hanno preparato la cena (non spetta agli arrivi dopo le 22)! Avevamo già mangiato un panino ma davanti al pesce cipura grigliato, a gamberetti speziati, a una verdurina affogata, a due insalatone (horiatiki, quella tipica greca che non ci abbandonerà più e l’altra di fagioli, carote e patate) e ai lokmaci (cinque palline di pasta fritta imbevute di sciroppo di zucchero) non resistiamo!
Le bibite si pagano a parte e fortunatamente quelle analcoliche non hanno un costo esagerato (mezzo litro d’acqua liscia € 0,50, una lattina di coca, di fanta o di sprite € 2, una birretta € 3, una bottiglia di vino € 8-20, un bicchierino di liquore € 3,50-6).
La temperatura è piacevolissima, il mare è piatto e alla musica – per fortuna lontana – di qualche discoteca, ci addormentiamo.
2° giorno: lunedì 1° settembre: BODRUM – KOS
Poche ma intense ore di ninna e alle 8 in piedi per iniziare l’avventura.
Sistemiamo il morbido trolley dalle dimensioni perfette per essere incastrato negli spazi della cabina. Sul caicco cammineremo perennemente scalzi e indosseremo comodi, semplicissimi indumenti. A disposizione di tutti: uno stereo cd, una televisione con dvd, libri lasciati da altri turisti, l’attrezzatura per lo snorkeling, quella per la pesca e due canoe.
Il comandante Öskan ci dà il benvenuto e ci fa accomodare, il ragazzetto tuttofare Olcay apparecchia la lunga tavola, mentre Bayram il cuoco si dà da fare in cucina.
Il suono della campanella indicherà i quattro appuntamenti culinari: colazione, pranzo, merenda e cena.
Vista l’ora, al secondo rintocco già siamo davanti a cestini di pane fresco su cui spalmare la Nutella, i tre tipi di marmellate (arancia, visciole e fragole), il burro, il miele o per accompagnare i pomodori, i cetrioli, il salame, il formaggio, le olive o le uova (oggi sode). Nescafé e cay=tea sono inclusi nel prezzo, mentre spremute (€ 2), caffè alla turca (€ 1) o preparato con la moka (€ 1)… no.
Prendono posizione tutti gli altri viaggiatori: 4 coppie turche, 2 americane (una donna è di origini cinesi), una coppia inglese e una di Roma. Nessun bambino, ma era prevedibile perché, fino a 12 anni, non sono accettati e comunque non è proprio la vacanza ideale per i piccoli.
Dopo la breakfast il capitano – in un comprensibile inglese – ci informa di quello che sarà l’itinerario della crociera e le procedure di sicurezza a bordo. Ha invertito la rotta da seguire per le condizioni meteo e rispetterà quasi tutte le tappe previste; in tre luoghi non andremo per differenti motivi. Cominceremo con le isole greche per cui ci fermeremo subito alla dogana per il rapido controllo dei passaporti.
Ci rimettiamo in moto e in un’ora e mezza dalla Turchia sconfiniamo in Grecia (www.visitgreece.gr), approdando a Kos Asclepion o Coo, abitata da 35.000 persone (la più popolata dopo Rodi) e conosciuta come la città natale di Ippocrate, il padre della medicina, luogo dove gli abitanti delle varie isole venivano portati per essere curati. E’ la terza per grandezza (dopo Rodi e Karpathos) delle 12 che fanno parte del Dodecaneso (secondo la pronuncia greca Dodecanneso); ha un clima mediterraneo mite, vi sono fontane bicentenarie e incredibili alberi vecchi di oltre 500 anni tra cui l’importantissimo Hippocrates Plane Tree – nell’omonima piazzetta – che immortaleremo tra una transenna e l’altra.
Impazienti ci tuffiamo dall’imbarcazione appena butta l’ancora. L’acqua è molto salata, si galleggia facilmente e nonostante siamo in un porto, è limpida e popolata da lunghe guglie.
Riemergiamo solo quando suona la campanella: il pranzo è pronto. In italiano diamo il buon appetito, gli anglo-americani alzano il bicchiere dicendo cheers e i turchi iniziano il pasto augurandoci la buona digestione=afiyet olsun. Il piatto forte è l’uovo all’occhio di bue su verdura ripassata, insalate di orzo, greca e tzatziki (l’immancabile salsa di yogurt con cetrioli, aglio e menta tritati che accompagnerà tutti i piatti di carne, di pesce, di verdure… che mangeremo).
Quasi tre ore di passeggiata per smaltire, vedere la parte vecchia della città di Kos (il Castello Medioevale – € 6 a persona –, l’Antica Agorà, l’Acropoli, l’Altare di Dionisio, la Casa Romana…) e notare che molti ruderi sono poco curati, lasciati incustoditi e ciò su cui si punta maggiormente è la ristorazione sfrenata con centinaia di strutture per ogni tasca e gusto. La storia e la cultura appaiono in ogni angolo, ma coesistono con la sporcizia lasciata dai greci e dai turisti. A favore di tutti la presenza di una fitta rete di piste ciclabili, tante aree verdi e un aeroporto internazionale.
Atmosfera tipica greca, con vista sul porticciolo, nella Taverna Ouzori dove altissime piante di basilico danno un tocco di verde ai muri bianchi latte dalle rifiniture turchesi. Molti ristoranti attirano la nostra attenzione ponendo praticamente sulla strada ampie gabbie trasparenti con in bella vista giganteschi e invitanti polpi appesi su corde ben tese.
Rincaicchiamo per la merenda con torta al cioccolato, ciambellone con uvetta sultanina e altro bagnetto nell’attigua sassosa Lambi beach. Il lungo mare sul quale abbiamo passeggiato, parallelo all’Averof Street, dalla pochissima spiaggia e dalle baiette rocciose, non ci era per nulla piaciuto per gli innumerevoli ombrelloni e lettini così attigui che non si riusciva a passare tra gli uni e gli altri. Le spiagge occupano oltre 290 km di costa; in altri punti sicuramente la situazione è migliore, ma non abbiamo abbastanza tempo per appurarlo.
Doccia rinfrescante, relax, chiacchiere prima, durante e dopo la cena che prevede un quarto di pollo arrosto a testa, cavolfiore al finocchietto, riso al burro e diversi altri contorni.
Giretto post pastum per assaporare la vivace vita notturna di Nafklirou Street. La musica più differente rimbomba dai vari punti di ristoro, l’uno così appiccicato all’altro che non si distingue il nome di quello in cui ci si trova. Il wi-fi è free in ognuno di essi, noi ne approfittiamo per Wechattare, WhatsAppare e Viberare qualche minuto con l’Italia. Quanti colori, quanti stranieri… sembra di stare in riviera romagnola… Tra gli intrattenimenti meno stressanti e più curiosi il pediluvio in vasche piene di pesciolini che, dopo il pedicure, smangiucchiano le pellicine dei piedi (€ 8 per 15 minuti).
3° giorno: martedì 2 settembre: KOS – NISYROS – SYMI
Alle 6 il caicco inizia la navigazione per l’Egeo sudorientale dove si trova Nisyros (www.nisyros.gr), una delle isole più piccole del Dodecaneso creata, secondo la mitologia greca, da Nettuno, attuale protettore. Attracco, come previsto, alle 8,30 al porto di Mandraki.
Durante la colazione un poliglotta Dimitris della Travel & Yachting Agency (kogigas@hotmail.com) sale sull’imbarcazione e dà a tutti il benvenuto. Con noi scherza su Totti e si professa juventino sfegatato, canzona gli americani, fa il giullare con i turchi e ci propone varie soluzioni per trascorrere le tre ore di permanenza sull’isola. Un bus pubblico va direttamente a Stefanos, uno dei dieci crateri più grandi (€ 8 a persona) e passa fra un’oretta; con un motorino (€ 20 a coppia) si può girare nei dintorni della baia; noleggiando un’auto a cinque posti (€ 35) si ha il tempo di visitare almeno tre luoghi. Rapido scambio di opinioni e in dieci (italiani, inglesi e americani) ci troviamo d’accordo per salire su due Peugeot a cinque porte. I turchi, appiedati, rimarranno in zona e avranno la possibilità di fare un bagno nella spiaggetta Chochlakoi – dai sassolini rotondi – attigua il porto o di visitare la Fortezza del cavaliere di Mandraki all’interno della quale il Monastero della Madonna Spiliani del 1600 o di rilassarsi alle sorgenti termali.
Uno dei fondamentali motivi di questo sbarco è che l’isola, di quasi 42 km2, è il cono di un vulcano che emerge dalle profondità del mare ancora fumante (l’ultima eruzione risale al 1422) ed è il più recente (le rocce più vecchie risalgono a 150.000 anni fa) sul territorio greco. Il nome del vulcano significa il posto dei fichi e di alberi ancora con frutti piccolini ne vediamo molti.
La presenza di differenti minerali, le pietre per i mulini, le macine, la flora (450 specie registrate), la fauna (85 specie di volatili, 7 di rettili e la foca monaca sulle coste) rendono questo luogo interessante sotto tanti punti di vista, protetto (programma Natura 2000 dell’Unione Europea) e molto studiato.
Una mezz’oretta di tornanti e parcheggiamo davanti al cratere idrotermale Stefanos. Paghiamo € 2 a persona per percorrere il suo diametro di 330 mt pieno di buchi gialli fosforescenti dai quali esce vapore bollente (circa 100°C): sono le fumarole ricoperte di nuovi cristalli di zolfo. Una parte al suo interno è recintata perché il terreno può essere franoso viste le pozze di fango ribollente (anche 100°C) dal diametro massimo di un metro. Tutte le rocce e i fluidi sono altamente caustici e per quanto il paesaggio ci incuriosisca molto, dobbiamo fare attenzione a dove ci appoggiamo.
Riprendiamo l’auto e un quarto d’ora dopo siamo nel piazzale d’ingresso al montuoso villaggio di Nikia o Nikeià sulla caldera del vulcano. L’architettura è molto particolare, passeggiamo per le caratteristiche strade bianche e ci fermiamo su una delle piazzette a mosaico più importanti dove entriamo nella Chiesa della Presentazione della Vergine. Le persone sembrano incastonate nel paesaggio, ci salutano “Kalimera!” affabilmente, i ristoratori e i negozianti si mostrano cortesi anche solo nel venderci una bottiglia d’acqua (€ 0,80 lt 1,5). Poco il tempo per visitare il museo Vulcanologico (www.nisyrosvolcano.gr).
Un pit stop nel piccolo centro di Emporios dove avremmo dovuto ammirare con più calma il Forte di Pantoniki, la Chiesa bizantina di Aghios Taxiarchis e soprattutto la grotta che, data la temperatura dovuta all’attività vulcanica, è ritenuta una vera e propria sauna naturale. Otto km, qualche fermata in punti panoramici e ritorniamo soddisfatti alla base.
Alle 12,30 salpiamo per ancorare, un’oretta dopo, in mezzo a un mare smeraldino. Prima ci rinfreschiamo con una bella nuotata e poi consumiamo il sempre gustoso pranzo (note di merito vanno ai fagioli corallo con sughetto fresco e al cocomero zuccherino).
Durante la navigazione c’è chi si addormenta al sole, chi gioca sul pc, chi legge, chi socializza, chi silenziosamente pesca un paio di piccoli tonni utilizzando un filo di nylon… ma alle 17 grande radunata per il tea/nescafé time con cinque tipi di biscotti secchi per accontentare gli internazionali gusti (ma si mangia sempre!).
Alle 18,30 approdiamo sulla terza isola greca: Symi o Simi le cui colorate facciate delle case in stile neo-classico ci danno il benvenuto. Il panorama è da vera e propria cartolina, a volte abbiamo difficoltà a credere che non si tratti di trompe-l’œil! Nel porto Gialo ci “incastriamo” tra un caicco e uno yacht da qualche bilione. Saliamo sull’unico bus pubblico disponibile a quest’ora che ci condurrà, per € 1,50 a tratta, prima a Horio, il piccolo villaggio che domina il porticciolo e poi a Pedi, un’ansa dove barchette di pescatori e quattro (di numero!) ombrelloni di paglia sono piantati. Sul mezzo siamo seduti ai primi posti, dietro il conducente e accanto all’addetta a stampare e consegnare biglietti ai passeggeri. Notiamo come i due salutino i conoscenti che incrociamo e, considerando che l’isola è popolata da quasi 3000 abitanti… è un continuo Kalispera! L’importanza del territorio è data anche dalle foreste di pini e di rovere che contribuiscono a farne un luogo storico protetto.
Sarebbe stato molto interessante visitare il Monastero di Panormitis, nella parte sud dell’isola, ma occorreva almeno una mezza giornata in più.
Per cena spaghetti al sughetto di pomodoro fresco e menta perfettamente al dente, köfte (polpette di carne, uova, pane ammollato e diverse spezie quali pepe, curry, cumino, finocchio, coriandolo, prezzemolo e curcuma dalla forma di salsicce e dal sapore inebriante), rape rosse condite e dolcissimo cantalupo.
Serata dalla temperatura ideale per una piacevolissima passeggiata nel gioiellino di porticciolo in cui ci troviamo. Una miriade di locali dai profumi invitanti si alternano a eleganti negozietti di souvenir tra i quali spiccano quelli di spugne, di conchiglie, di pietre pomici, di pelletteria, di spezie ed erbe.
Un qualsiasi drink in uno dei mille punti di ristoro sul mare dà diritto alla password per il wi-fi per un rapido collegamento tecnologico.
In tarda serata assistiamo anche a uno spettacolo dal vivo: alcuni artisti di strada si esibiscono nei pressi di un ristorante proprio di fronte al nostro caicco. Si tratta in particolare di quattro musicisti e di una danzatrice fachira che si muove sicura e sinuosa maneggiando anche dieci torce contemporaneamente.
4° giorno: mercoledì 3 settembre: SYMI – RODI
Alle 6 il capitano inizia la navigazione per Rodi o Rhodos o Rhodes (www.rhodestouristguide.com – www.rhodes.gr) dove alle 9, con un po’ di difficoltà per i pochi posti a disposizione, ancoriamo. E’ subito pronta l’attesa colazione che, tra le altre cose, oggi prevede il french toast ovvero fetta di pane fritta nell’uovo con spalmata di burro e colata di miele (che bomba per il povero stomaco!), ma io preferisco farmi del bene con pane e recel=marmellata di frutta!
Ci troviamo sulla più grande (intorno ai 120.000 abitanti) nota e significativa – dal punto di vista storico, turistico ed economico – isola del Dodecaneso, quarta per estensione in Grecia, con una temperatura mite quasi tutto l’anno… ma che oggi sfiora i 35 °C.
L’isola prende il nome dall’omonimo capoluogo che visitiamo scoprendo una bellissima e ben conservata Cittadella medievale riconosciuta dal 1988 patrimonio dell’UNESCO.
Oltrepassando l’ingresso di Santa Caterina o Porta del mare con impressionanti torri e bastioni del periodo dei Cavalieri, ci ritroviamo a passeggiare, con la sensazione di esser tornati indietro nel tempo, per le strette vie della città vecchia circondata da imponenti mura di cinta (km 4 x mt 2,5). Siamo nella “culla” di molte civiltà che ebbero inizio con i cavalieri di St. John, proseguirono con gli Ottomani fino ad arrivare a noi Italiani, un crogiolo di periodi storici.
L’Italia conservò fino al 1947 formalmente la sovranità (in realtà capitolò nel settembre del 1943), quando avvenne il definitivo passaggio alla Grecia, ma la nostra lingua continuò a essere insegnata per altri tre anni nelle scuole e oggi tende a riaffermarsi nell’ambito dell’Unione europea come lingua veicolare. Chiunque incrociamo percepisce la nostra provenienza e pronuncia almeno una parola in italiano.
Saliamo sul Roloi, la torretta orologio di fine VII secolo, il punto più panoramico della città (€ 5 a persona compreso un drink) costruita sulle rovine di una torre Bizantina all’epoca collegata al Palazzo del Grande Maestro. Mentre sorseggiamo un succo di mango, ammiriamo il 150enne meccanismo originale dell’orologio.
Facendo lo slalom tra pub, ristorantini… ma anche minareti, chiese bizantine, sinagoghe, piazze, fontane, arriviamo al Kastello o Palace of the Grand Master, costruito sulla parte più alta della cittadina medioevale. La forte e indissolubile struttura giovava un ruolo attivo in difesa della città e all’occorrenza, ovvero in caso di attacchi dei nemici, era un utile rifugio per tutta la popolazione. Nato come Fortezza bizantina, in seguito ospitò il centro amministrativo dell’Ordine dei Cavalieri, per divenire, durante la nostra occupazione, residenza del Governatore italiano. Un’oretta per ammirare pavimenti a mosaici, mobili, specchi, quadri, candelabri medioevali e due mostre permanenti (€ 6 a persona).
Questa città ha avuto, sin dall’epoca della Grecia classica, grande influenza sull’intero arcipelago sia per la sua importanza strategica e militare, sia perché sede di un importante porto di scambio tra oriente e occidente.
Suggestiva l’acciottolata, antica (del XV secolo ma restaurata poco più di 10 anni fa), larga (mt 6) e lunga (mt 200) Via dei Cavalieri, che ospitava le rappresentanze diplomatiche – chiamate Alberghi delle lingue –, piccoli palazzi con ingressi decorati.
Un’occhiata dall’esterno alla Moschea del Solimano il Magnifico, una breve visita alla piccolissima biblioteca ottomana e impossibilitati a visitare la Chiesa di San Fanurio con affreschi del XIII secolo in fase di ristrutturazione. Peccato che molti ruderi sono mal tenuti e poco valorizzati, l’impressione è che si stia puntando troppo sul commercio di qualsiasi oggetto, sulla ristorazione e sul divertimento (percorrere Via Sokratous per credere!).
Prima di rientrare sul caicco per il pranzo, ci informiamo sul noleggio di un’auto dalle 14,30 alle 20,30 presso tre agenzie site di fronte al porto turistico. L’Olympic (www.rentacarlolympic.gr) ci darebbe un fuori strada per € 50, l’Inspiration Travel (inspir-tvl@otenet.gr) ci propone una macchina automatica per € 60, ma è da Kydon Tours (www.kydontours.gr presso la quale la Escape www.escapecars.gr – € 40) dove torneremo per montare su una Toyota bordeaux che riforniremo con € 20 di benzina (€ 10 sarebbero bastati e avanzati!).
Pranzo veloce a base di riso bianco, borlotti con patate, insalata greca e di nuovo in movimento.
La linea costiera è di km 253, ma noi percorriamo solo 50 km per la bella baia di Lyndos o Lindo con le stradine acciottolate, le case bianche che si affacciano sulla spiaggia e l’acropoli (a 116 mt slm) con la chiesa bizantina di Saint John e il Santuario di Athena del IV secolo raggiungibile a piedi o a dorso di asinello. Tutto l’arenile è attrezzato di ombrelloni bianchi e sdraio (2 lettini e un ombrellone € 8) che però non noleggiamo perché rimarremo a mollo nella calda acqua solo un paio d’ore. La sabbia è chiara e anche senza maschera sono ben visibili le guglie, le sogliole e qualche altro pesciolino.
Ci dirigiamo poi alle Seven Springs o Epta Piges o Sette Sorgenti a una ventina di km da Rodi, vicino Kolymbia, dove in una foresta di pini e platani ci accolgono enormi anatre, papere e pavoni volanti! Le sette cascatelle di acqua dolce, che sgorgano tutto l’anno dal terreno, confluiscono in un ruscello e, dopo aver attraversato un tunnel stretto e lungo mt 150, convogliano in un lago artificiale. Questo lago fu fatto realizzare, all’interno di una cisterna, da Mussolini per irrigare le coltivazioni delle aree vicino al paese. Molti turisti immergono i piedi nella gelida acqua e percorrono l’angusto tunnel. Noi no, preferiamo passeggiare per i sentieri, salire sui ponti di legno, addentrarci per le passatoie in mezzo al bosco.
Ultima tappa alle Kallithea Springs o Terme Calitea (www.kallitheasprings.gr) o Monumento delle 4 stagioni le cui acque terapeutiche, ricche di minerali, sfociano in un mare cristallino. Inaugurate dagli Italiani nel 1929, sono state completamente ristrutturate sette anni fa e da sempre sono set di film (I cannoni di Navarone, Zorba il Greco, Fuga da Atene, L’isola di Pascali, Triangolo a Rodi…). Oggi vi si tengono eventi culturali, conferenze, festival, esibizioni, seminari, celebrazioni, cene di gala… ma volendo si può solo consumare un pasto nello scenografico (l’atmosfera è veramente cinematografica) ristorante sotto le stelle o acquistare un ricordino.
Non riusciamo ad andare nella Valle delle Farfalle, un’area naturale di 60 ettari dove tra metà giugno e fine settembre arrivano milioni di farfalle, anche di rare specie, probabilmente attratte dagli alberi di zitia che espellono un’uva aromatizzata. Non facciamo in tempo neppure a salire sul Monte Smith o Colline di Santo Stefano per ammirare le rovine dell’antica acropoli di Rodi, tra le quali, i resti dei templi di Apollo, Athena, Zeus, il parco archeologico con lo stadio di Diagoras e il piccolo teatro di marmo che ancora oggi ospita spettacoli. L’isola è troppo grande per starci solo una giornata e merita sicuramente un’altra vacanzina ad hoc!
Restituiamo l’auto che il tizio non controlla neppure e ci ritiriamo sul caicco giusto in tempo per sentire lo scampanellio perché la cena è pronta. Oggi fettine di pollo panate, melanzane in padella, spaghetti spezzettati al burro (ma che ricetta è?), insalata mista e per frutta uno spicchio di pesca.
Il porto turistico in cui siamo attraccati è molto tranquillo per cui la nottata sarà silenziosa e più che stabile.
5° giorno: giovedì 4 settembre: DATCA – KARGI – PALAMUTBUKU
Alle 6 iniziamo la navigazione per lasciare la Grecia e tornare in Turchia. Alle 9,30 attracchiamo a Datça o Dacha, il porticciolo con il medesimo nome dell’intera penisola. Facciamo colazione, oggi la variante sono le rondelle di würstel, ma io di mattina preferisco sempre il dolce e anche la saporita feta la affogo nel bal=miele.
Ci rechiamo insieme al capitano in un piccolo ufficio dove controllano a caso tre passaporti e poi siamo liberi per tre ore di andare dove vogliamo. La maggior parte si reca in una spiaggetta ciottolosa, io inizio un giro di perlustrazione tra i negozietti del paese in cui si vendono i prodotti tipici quali le mandorle, il miele, la crema di carrube, le olive e i suoi derivati (olio, paté, saponette, creme…). I commercianti sono molto gentili e ovunque m’invitano ad assaggiare. Sono tentata dal comprare un barattolone di vetro con olive che al posto del nocciolo hanno una mandorla, ma per praticità acquisto solo mandorle di differenti tipi il cui costo va dagli € 12 agli € 25 al kg. Se si spende una somma consistente, vengono accettati euro e carta di credito, altrimenti solo moneta locale. Il cambio può esser fatto presso il supermarket del porto (€ 1 = Lire turche 3,57 per multipli di € 5=14.000 LT).
Oggi il pranzo prevede, tra le altre note pietanze, degli squisiti yemista ovvero minipeperoni verdi ripieni di riso basmati condito con cipolla, aneto e mentuccia. Sono veramente sfiziosi e ne faccio incetta accompagnandoli con un tiepido contorno di zucchine, cipolle e pomodori (per fortuna mi piacciono le cipolle… altrimenti… dieta forzata!).
Ci spostiamo per un tuffo nella Baia di Kargi, una piccola isola sulla quale non scendiamo. Il colore dell’acqua è verde trasparente, il fondo è sabbioso e a parte qualche piccolo banco di pesciolini, null’altro.
Risalpiamo, ognuno prende posizione (c’è abbondante spazio per tutti) e ci lasciamo asciugare dal sole e dal caldo vento mentre lenti riprendiamo la navigazione e consumiamo la merenda sempre più ricca di biscotti tipici e classici.
Alle 18 arriviamo alla Baia di Palamutbükü dove in mezzo al mare trascorreremo il pomeriggio, la sera e la notte. Qualcuno prende la canoa, qualcun altro inizia una lunga lettura, una nuova parola crociata, una pescata, un pisolino… mentre il caicco dondola lentamente. Siamo lontani da ogni rumore che non sia l’infrangersi delle onde.
Una doccia rigenerante dopo tanti bagni, un abbigliamento più che informale e la cena con börek (croccanti sfoglie di pasta fritta sottilmente arrotolata ripiena di formaggio), purea di rape rosse, insalata di patate/peperoni/cipolle, insalata di rughetta/cipolle/pomodori e piccoli tranci di tonno in padella.
6° giorno: venerdì 5 settembre: KNIDOS – MERSINCIK BAY
Sentiamo tuffi qua e là… alcuni decidono di fare un bagnetto prima di colazione (le varianti di oggi sono una frittatina al pomodoro e del cocomero), ma noi preferiamo dopo perché l’acqua alle 8,30 è ancora freddina. Il colore del mare è invitante, è pulitissimo, senza un’alga, una medusa… nulla di nulla… possiamo nuotare per centinaia di metri solo nel blu cobalto.
Alle 10,30 ci muoviamo con destinazione Knidos o Cnidus o Cnido, importante porto del Mediterraneo e cittadina nota per la scienza, l’arte, l’architettura. Qui nacquero Sostratus, l’architetto e ingegnere che fece realizzare il Faro d’Alessandria (una delle sette meraviglie del mondo antico) ed Eudosso, il matematico e astronomo in onore del quale furono chiamati alcuni crateri sulla superficie di Marte e della Luna. Attracchiamo in mezzo alla bella baia e con il gommone ci accompagnano sull’isola. E’ un agglomerato, a cielo aperto, di reperti monumentali del VII secolo a.C., di importanti ruderi tra i quali due ben conservati anfiteatri e il tempio di Afrodite (la dea dell’amore, della bellezza e della fertilità, la cui famosa statua – Aphrodite Cnidia di Prassitele, primo nudo femminile dell’arte greca del 360 a.C. – andò perduta, ma una delle più fedeli copie è a Roma). L’effige della Venere era anche impressa sulle monete dell’epoca. L’area è tutta recintata, alcuni resti sono ben visibili dall’esterno, altri no e, per camminarvi accanto e ammirarli da vicino o semplicemente per attraversare l’isola, si pagano 10.000 LT=€ 4,50 a persona (accettata solo la moneta locale).
Chi a nuoto, chi con il tender, rientriamo per il pranzo, che consumiamo ancorati davanti alla storica cittadina.
Piatto portante le Imam Bayildi (mezze melanzane farcite con carne macinata, pomodori e con la stessa polpa di melanzana), riso e piselli, a seguire insalata greca e carote à la julienne.
Per arrivare a Mersincik Bay impieghiamo quasi tre ore, ma poi spegniamo i motori per tutto il pomeriggio e per tutta la notte.
Il colore della baia è blu petrolio, l’acqua non è proprio caldissima, ma è sempre invitante e rimarremo ammollo fino al tramonto quando, a ritemprarci, saranno il tea/nescafé bollenti (con immancabili biscottini) e la calda doccia in cabina.
La cena stasera prevede tranci di tonnetti pescati dagli ospiti turchi durante la giornata conditi con la senape, uno spezzatino con i peperoni, un’insalata russa di piselli/patate/carote, un’insalata di verza rossa e quella classica di lattuga/pomodori/immancabile cipolla. Dulcis in fundo, l’halva o helva, un impasto di farina a base di sesamo addolcita con zucchero e amalgamata con l’olio (lontanamente dal sapore di una purea di marron glacé). E’ tantissima, non si riesce a finirla tutta perché stucchevole e con quella rimasta, vista la duttilità, diamo sfogo alla creatività iniziando una gara di cake design.
Il vino turco prima e l’ouzo greco dopo (un distillato ad alta gradazione alcolica di mosto d’uva e anice assimilabile alla sambuca) rendono il clima molto allegro. Il silenzio e la tranquillità della bay vengono improvvisamente spezzati dalle signore turche che iniziano a ballare la danza (o panza) del ventre sul tavolo mentre Olcay indossa un reggiseno imbottito di pomodori e un pareo con paillette tintinnanti.
7° giorno: sabato 6 settembre: KARAADA – BODRUM
Colazione alle 8,30, tanti bagnetti e alle 10,30 via per Karaada detta l’isola nera dove arriviamo dopo un paio di ore. Di nero questa isola – vista dalla baia sulla quale siamo ancorati – non ha proprio nulla, anzi, ci sembra alquanto verdeggiante. Ci tuffiamo nella freddina acqua e con una lunga nuotata raggiungiamo la sassosa spiaggetta. Ci riposiamo e riscaldiamo un po’ al sole pensando di essere soli e invece, inaspettatamente, sopraggiunge un grosso cinghiale nero! E’ più spaventato di noi che, divertiti, emettiamo gridolini per indicarlo ad altri turisti incuriositi e affacciati ai diversi caicchi stazionanti.
Rinuotando verso l’imbarcazione, un’altra curiosa visione, quella di un gommone sponsorizzante i gelati Algida che mostra la sua fornitura, con tanto di prezzi, in un grande cartello che issa agli interessati. Paese che vai, ambulanti che trovi!
Saliamo a bordo; il pranzo è pronto: farro con sughetto di pomodori e zucchine, yogurt con lattuga e cetrioli a pezzettoni, insalata di patate, melanzane, pomodori e cipolla.
Ci saremmo dovuti spostare nella Baia di Meteor così chiamata per un buco lasciato da un meteorite, ma il capitano dice che si sta alzando troppo il vento e preferisce portarci direttamente a Bodrum.
A dir la verità, nel corso di questa crocierina, è la quinta baietta menzionata nel contratto che non vediamo per motivi differenti. Ci siamo sempre fidati ciecamente delle decisioni del comandante e ogni scusa l’abbiamo presa per buona. Due di quelle scritte sul programma, però, sono state sostituite da altre, ma sul questionario di fine vacanza – dove ci sarà chiesto il nostro grado di soddisfazione su comfort a bordo, cibo… – lo segnaleremo ugualmente.
Il porto di Bodrum, dove arriviamo alle 16, è un gran caos e le barche, i caicchi… sono distanti un paio di centimetri le une dagli altri. Sulla stradina di fronte alla banchina un susseguirsi di pub, ristoranti, locali, negozi.
Passeggiamo tra le vie di quest’antica cittadina risalente al XII secolo A.C., conosciuta con il nome di Alikarnasso, che nel V secolo a.C. diede i natali a Erodoto, ritenuto il “padre della storia e della etnografia”. C’eravamo informati su cosa visitare: il Mausoleo del Re Mausolus del 350 a.C., una tomba monumentale considerata una delle sette meraviglie del mondo classico; l’anfiteatro, l’unica struttura rimasta risalente all’era classica e il più antico teatro, ancora funzionante, in tutta l’Anatolia con una capacità di 13.000 posti; il Castello di San Pietro, uno dei migliori pezzi di architettura dell’era media e il Mindos Gate da dove Alessandro il Grande entrò in questa città… ma il tempo è poco e la voglia pure.
Conclusiva, non malinconica ma molto allegra, cena a bordo ricca di tanto pesce (panato, in padella), ma anche di uno spezzatino di pollo, di dolmades o dolma (involtini di carne e riso avvolti in foglie di vite) e l’ultima cipollosa insalata greca.
E’ ora di salutarci, di scambiarci i contatti con i nuovi amici, di lasciare una mancia (l’importo consigliato è di € 25 a persona, ma sarà a nostra discrezione diminuirne o aumentarne l’importo) e di saldare le spese per le bevande.
Il capitano arriva con un block notes, comunica il numero delle cabine, i nomi di chi le ha occupate e, alla faccia della privacy, l’importo delle bibite da pagare con tanto di commentino a seguire. Siamo i primi a essere nominati. Il conto è un po’ differente (€ 12,50 in più) da quello che c’eravamo fatti… ci hanno addebitato cinque succhi di frutta. Facciamo presente che non li abbiamo consumati… uno scambio di battute e ci vengono scalati. Tocca all’altra coppia italiana. Neanche a loro risulta… probabilmente hanno conteggiato più birre di quante ne hanno bevute. Contrariamente a noi, i ragazzi saldano l’ingiusto importo e lo scalano dalla mancia che avevano pensato di lasciare. La burrasca però si scatena quando, a essere chiamate in causa, sono le due coppie americane e quella inglese. Tutte e tre, nel corso della settimana, avevano ordinato parecchie bottiglie di vino, minimo tre al giorno. Loro pensavano, così come avevano richiesto a inizio crociera, di bere il wine table da € 8, invece, ogni volta, veniva loro servito il wine più pregiato da € 18-20 a bottiglia. La discussione si anima e il capitano telefona ai vari agenti di viaggio. Spiegazioni in inglese si alternano a sfoghi in turco; il compromesso scontenta equipaggio e turisti: conti che superavano gli € 500 si riducono a € 300 e giù di lì. Tutto ciò non sarebbe accaduto qualora le consumazioni fossero state accompagnate da sottoscrizioni, così come evidenziava il cartello accanto ai prezzi delle bibite… ma chissà perché non si è mai proceduto così! Alle somme delle coppie turche non abbiamo potuto assistere perché andavano via nel pomeriggio seguente e quindi le avrebbero saldate in un secondo momento.
8° giorno: domenica 7 settembre: BODRUM – ROMA (Via Istanbul)
Il nostro volo partirà alle 9,40 e saremo i primi a lasciare la barca alle 6,30 perché il pulmino collettivo dovrà passare a prendere altri italiani. Qualora avessimo voluto rimanere in caicco un’oretta e mezza in più, avremmo dovuto pagare un taxi per € 40 a coppia, ma non conveniva; non avremmo avuto diritto alla colazione, prevista dalle 8, né rivisto gli amici from UK and USA.
Nel minuscolo aeroporto, con solo un bar, arriviamo troppo in anticipo per il check-in.
Abbiamo però tanto tempo per trarre le conclusioni su questa vacanza e il nostro giudizio è più che positivo. Ottimo è stato il rapporto tra i costi e i benefici. I resti lasciati dalla civiltà romana, alternati ai villaggi isolati, le vestigia ellenistiche nei pressi di baie deserte con acque cristalline hanno reso questa avventura veramente particolare. Ci siamo rilassati e divertiti sui porticcioli delle coste dell’Egeo e sicuramente torneremo per differenti rotte.
Abbiamo fatto bene a mettere in valigia/borsone/trolley il telo da mare e un pareo, le creme solari ad alta protezione, i campioncini di bagnoschiuma, shampoo, balsamo… Non abbiamo invece utilizzato la nostra attrezzatura da snorkeling, gli asciugamani, il phon e la torcia, ma qualora fossimo stati in un caicco meno attrezzato… forse sarebbero serviti… chissà!
L’imbarco sul volo della Pegasus per Istanbul è puntuale alle 9,40 (posti 21EF). Atterriamo al Sabiha Gokcen alle 10,50, il tempo di comprare le convenienti sigarette (un cartone di Malboro rosse € 26) e di assaggiare i dolci Turkish Delight o Lokum, i gelatinosi quadratini al pistacchio o aromatizzati alla frutta e spolverati di zucchero filato messi a disposizione nel duty free. Con la stessa compagnia alle 12,05 decolliamo per la nostra amata Roma dove, con un mezz’oretta di ritardo, alle 14,10 mettiamo piede.
Buon viaggio
Luna Lecci