Moderna e aristocratica, la Parigi dell’Est è una città perfetta dove trascorrere un breve City Break
Grazie alle tante compagnie di voli low cost è davvero semplice (è sufficiente la carta d’identità), veloce (da Milano un’ora e trenta minuti) ed economico raggiungere Budapest dall’Italia, così come lo è esplorarla a piedi e con i mezzi pubblici il cui costo di una corsa singola è di 350 huf (fiorino ungherese), meno di un euro. Inoltre è ben servita dai bus, i tram e dalle quattro linee della metropolitane.
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Per coprire il tragitto dall’aeroporto al centro le alternative più economiche al taxi, però con tempi di percorrenza maggiori, sono l’autobus 100E che arriva sino alla stazione Deàk Ferenc tér a una manciata di passi dalla Basilica di Santo Stefano, oppure il bus 200E con fermata al capolinea della metro 3, Kobànya-kispest, da cui poi è possibile arrivare in Deàk Ferenc tér. Le carte di credito sono accettate ovunque, salvo qualche rara eccezione, perciò non è conveniente, né indispensabile, cambiare la valuta, inoltre la moneta unica europea viene spesso accettata. Le prese di corrente sono quelle a due spine, di tipo continentale a 220 volt, come quelle utilizzate in Italia, la lingua con cui comunicare è l’inglese seppure in molti conoscono una base d’italiano e tanti nostri connazionali, specialmente giovani, lavorano nelle attività turistiche.
Le zone centrali sono pulite e sicure, si possono vedere dei mendicanti al pari delle altre metropoli in Europa e per non avere problemi è sufficiente usare il buon senso e un minimo di decoro, principi validi ovunque. Per il viaggiatore medio non è più una città economica, i prezzi di fast food e street food, ristoranti e locali tipici, musei, souvenir, taxi, bibite, gelati e birre, sono in linea con quelli italiani. Solo il rapporto qualità-costo degli hotel è superiore, almeno è questo che abbiamo riscontrato noi.
Non esistono mesi migliori per visitarla perché ogni stagione offre possibilità di svago e attrazioni differenti dalle altre, a maggior ragione vista la stravaganza delle condizioni meteo degli ultimi anni.
Budapest, un po’ di storia
Divisa dal Danubio, è composta da due parte principali, Buda sulla riva destra, collinare, e Pest distesa nella pianura sulla sponda sinistra, alle quali vanno aggiunti Obuda e altri villaggi limitrofi a partire dall’unificazione ufficiale del 1873.
Già terra dei romani, subì numerose invasioni e demolizioni, fu sempre ricostruita, ma è a partire dal 1750 con i sovrani asburgici Maria Teresa e il figlio Giuseppe II che ricominciò a fiorire. Poi ci fu l’epoca della grande industrializzazione nella periferia e nel ‘900 la disgrazia dei due conflitti mondiali si abbatté pure qui, lasciando come conseguenza i quasi tre quarti della città distrutta. Quello che non avevano annientato le guerre lo fece la repressione comunista, specialmente negli animi delle persone. Solo nel 1968 una riforma economica radicale e liberale permise alla capitale di crescere, aprirsi al turismo, avviare quel processo di restauro e rinnovamento nel campo edilizio che ha plasmato Budapest come la vediamo oggi: bella, vivibile, moderna e aristocratica.
Diario di viaggio a Budapest
Giorno 1, domenica 18 giugno – Bastione dei Pescatori, Gellért
Atterrati poco dopo mezzogiorno, giungiamo al T62 hotel in taxi, sfruttando la corsa gratuita offerta dal sito di prenotazioni online Booking.com grazie al nostro pernottamento di quattro notti. L’albergo sorge ai margini del centro storico, in un punto logisticamente perfetto per girare una buona parte della città a piedi e raggiungerne la restante con i mezzi pubblici che transitano dalla stazione antistante Nyugati pàlyaudvar. Presenta un design moderno e il personale è giovane, le camere sono di dimensioni medie e funzionali, la colazione a buffet è varia, abbondante e offre una scelta maggiore di salato anziché di dolce, ma chi viaggia all’estero ne è abituato.
Sbrigato il check-in e divorato un panino al McDonald’s difronte, siamo impazienti di cominciare la scoperta di Budapest e per farlo scendiamo alla fermata della metro linea 2: Batthyàny tér. In un quarto d’ora di camminata in salita, intervallata da scalinate e parchi giochi, ci troviamo a guardare con il viso rivolto al cielo la finezza architettonica del Bastione dei Pescatori, una delle attrazioni principali di Budapest. È il frutto della miscela fra lo stile neogotico a quello di derivazione romanica, con torri cilindriche, tetti conici rovesciati, monofore e bifore. Deve il nome alla corporazione omonima su cui incombeva la responsabilità di sorvegliare e difendere questo tratto di mura.
La visita è libera fatta eccezione per il ponte di osservazione superiore, che in realtà è solo pochi metri sopra la piazza al centro della quale si erge la statua di Stefano I d’Ungheria, e quindi non offre un panorama diverso da quello già splendido che si può godere gratuitamente. Detto questo, preferiamo sederci a uno dei tavoli del bar con vista indimenticabile su Pest e il Parlamento, sorseggiando con calma delle limonate fresche e frizzanti aromatizzate con vari tipi di frutta, che qui vanno per la maggiore (birra a parte ovviamente).
Poco distante mostra la propria eleganza la chiesa di Mattia. Costruita nel 1200 in stile gotico, è sontuosa e slanciata, piastrelle di ceramica colorate ricoprono il tetto, il campanile è una meraviglia così come gli interni riccamente decorati e il portale di Maria aperto sotto il rosone. Per entrare bisogna acquistare il biglietto online o alle casse ma merita sicuramente.
Sulla stessa collina si estende, a una ventina di minuti di passeggiata, l’enorme complesso del castello, pure chiamato Palazzo Reale per via della conformazione austera. Per arrivarci si cammina per lo più nel bosco, scorgendo la funicolare che lo collega ai piedi del promontorio e il ponte delle catene. Inaugurato nel 1849 e chiamato così per via delle catene fra le torri, è il primo viadotto stabile in Ungheria sul Danubio.
Le origini invece del castello risalgono al XIII secolo, sebbene di questi ruderi non ne sia rimasto nulla. Bisogna infatti aspettare il Rinascimento con re Mattia e poi la dinastia degli Asburgo per vedere nascere e modificare la fortezza vera e propria. Danneggiata durante le rivolte ungheresi e la seconda Guerra Mondiale, quella che vediamo oggi è il risultato del restauro in stile neoclassico del dopoguerra. Un insieme di cortili, camminamenti, giardini, fontane e statue, ospita il museo storico, la gallerie nazionale ungherese, la biblioteca Szechenyi e il palazzo Sàndor, la residenza ufficiale del presidente. Non ne abbiamo visitato nessuno, preferendo trascorrere il tempo ad ammirare il paesaggio, una calamita per gli occhi, e ascoltare un duo di artisti di strada bravi e simpatici che cantavano e suonavano all’ombra delle facciate imponenti.
Conclusa la parentesi canora proseguiamo fino al termine della passatoia da dove la visuale si apre sulla collina Gellért ricoperta di alberi e prati, e con i ruderi della Cittadella eretta dai turchi durante il loro periodo di dominazione. Il nome proviene dalla leggenda seconda la quale i pagani spinsero giù dal crinale il vescovo Gellért che finì nella faglia ai piedi del colle da cui sgorgano le acque termali di Budapest. La statua del religioso sovrasta le cascatelle artificiali formate sul fianco roccioso del promontorio antistante al ponte della Libertà, quello che percorriamo a piedi una volta scesi sulla riva del Danubio, per tuffarci nella movida serale di Pest.
Ceniamo al ristorante La Coppola per saziare nostro figlio con uno squisito e abbondante piatto di pasta alla norma. Ovviamente se siete una coppia sconsiglio di recarvi in una trattoria italiana, optando per i sapori speziati della cucina ungherese nel vicino locale Beerstro 14 dove i tavoli esterni sono disposti nella location suggestiva della corte interna di un palazzo, visibile dall’ingresso. E dopo cena, proprio di fronte a La Coppola, scopriamo un grande portone aperto fino al tramonto che conduce ai giardini Kàroly, un’area verde molto curata con prati tagliati all’inglese, fontane e aiuole, alberi, parchi giochi e bagni pubblici. L’ideale per far sfogare la prole.
La sera è davvero piacevole passeggiare per il centro tra due file di palazzi in stile liberty con richiami al precedente stile barocco. Sbirciamo nei negozi di souvenir al piano terra per poi scorrere gli occhi sulle facciate decorate, e senza accorgercene arriviamo nel giardino Erzsébet, proprio sotto la ruota panoramica. Le cabine girano lentamente illuminando la notte e sebbene il prezzo per salirvi non sia economico, se viaggiate con dei bambini ne saranno entusiasti. Tutto sommato la vista sulle colline di Buda e i campanili della Basilica di Santo Stefano ripagano della spesa.
Giorno 2, lunedì 19 giugno – Basilica di Santo Stefano, Parlamento
La Basilica di Santo Stefano è la prima meta di giornata. I biglietti si acquistano nell’ufficio minuscolo sulla via laterale Szent Istvàn e si può scegliere se visitare solo l’interno o pure le terrazze. Preferendo la prima opzione, varchiamo il poderoso porticato d’ingresso a colonne della più grande chiesa cattolica della capitale. Ideata dall’architetto Jòzsef Hild, i lavori furono avviati nel 1851 e la costruzione fu lunga e travagliata. La consacrazione avvenne nel 1905 mentre l’ultima pietra fu posata l’anno successivo dall’Imperatore Francesco Giuseppe I, per intenderci il marito di Sissi. L’esterno è in stile neoclassico con i due alti campanili ai lati e la cupola slanciata nel centro, l’interno è dedicato al re fondatore dello stato d’Ungheria proclamato poi Santo Stefano, ed esibisce nicchie con statue, affreschi e decori sulle volte. Oltre alla scultura del Beato sull’altare maggiore, nella basilica è conservata la reliquia della mano destra naturalmente mummificata. Il sovrano morì il 15 agosto del 1038, fu canonizzato nell’agosto del 1083, e da allora la sua mano è venerata. Venne custodita in Transilvania, a Ragusa, e nel 1771 portata a Buda da Maria Teresa dove vi restò fino al 1944. Spostata in occidente per salvarla dalla devastazione della Seconda Guerra Mondiale, il 19 agosto 1945 fu restituita all’Ungheria.
Usciti di nuovo alla luce del sole attraversiamo vie e parchi curatissimi con statue e fontane pensate per giocare e rinfrescarsi, per giungere al Parlamento, l’icona della città e Patrimonio UNESCO dal 2011. Costruito fra 1885 e il 1902 su progetto dell’architetto Imre Steindl, furono coinvolti nei lavori artigiani ungheresi e utilizzati materiali presenti nella Nazione, al fine di celebrare l’autostima e la forza del popolo dell’Ungheria. L’esterno è meraviglioso, abbellito da sculture e pietre scolpite, e impressiona per le dimensioni, con una larghezza di 123 metri, la lunghezza del prospetto verso il Danubio di 271 metri e la cupola, simbolo dell’unità e della parità legislativa, alta 96 metri. È il risultato della miscela di vari stili e motivi architettonici: la pianta è barocca, la facciata presenta ornamenti gotici e i soffitti sono decorati in stile rinascimentale.
Per accedere al tour di una parte degli interni bisogna prenotare in anticipo su internet, scegliendo giorno, orario e lingua dell’audioguida, e presentarsi puntuali al centro visitatori. Può sembrare una scocciatura ma, credetemi, merita assolutamente. Passati i controlli in stile aeroporto si entra in gruppo nel cuore del potere politico ungherese, salendo la scala con decori in oro fino al piano più spettacolare dell’edificio. Da qui si attraversa il corridoio con sculture e affreschi per giungere alla grande scalinata, semplicemente spettacolare, che conduce dall’ingresso principale alla Sala del Duomo, altrettanto magnifica. Chiamata pure Sala della Cupola, possiede un soffitto a volta ornato di costoloni e vetrate colorate, ed è il centro geometrico della Camera del Parlamento nonché quello simbolico della Nazione. Protette dalla Guardia della Corona delle Forze Armate, dal primo gennaio del 2000 sono conservate la Sacra Corona d’Ungheria (quella con la piccola croce storta) e le insegne dell’incoronazione. L’adiacente Salone della Camera dei Pari ospita sculture in pirogranito che rappresentano gli antichi gruppi e mestieri del Paese. La particolarità della stanza è il tappeto annodato a mano più grande d’Europa. Si prosegue nell’ex Camera dei Pari con pannelli in rovere di Slavonia per concludere la visita nella mostra sulla storia della costruzione del Parlamento.
L’intero pomeriggio, per la gioia di nostro figlio, lo trascorriamo allo zoo, sorto nel parco principale della città, il Vàrosliget, e raggiungibile con la linea 1 della metro alla fermata Széchényi-furdo. Aperto al pubblico dal 1866, è uno dei più antichi al mondo e se pure non rientra fra i più estesi, a noi è piaciuto molto. I punti forti del giardino zoologico sono la presenza di numerosi e ben forniti spazi gioco, il ‘grande lago’, i recinti dedicati ai gorilla, gli orangotango e alle giraffe, la bellezza degli edifici presenti e la ‘grande roccia’ su cui vale la pena inerpicarsi per avere una visione dall’alto dell’area.
Affamati, ceniamo nella zona chioschi appena fuori l’entrata principale dello zoo, saziandoci con delle deliziose langos, le tipiche focacce fritte farcite al momento secondo le nostre scelte. E da bere birra e limonata. Per smaltire la cena ipercalorica, la passeggiata tra i prati e il lago del Vàrosliget è indispensabile. Senza fatica si arriva al sontuoso complesso dei Bagni Széchenyi, inaugurati nel 1913 in stile neobarocco, poi osserviamo dal basso il volo della mongolfiera bianca e rossa che compie salite panoramiche restando ancora a terra con una lunga corda. Qualche passo ancora in direzione dello specchio lacustre e l’attenzione viene calamitata sul castello Vajdahunyad, talmente scenografico che pare si sia materializzato da una favola della Disney e del quale scriverò più avanti.
Oltrepassato il ponte vicino alla fortezza si entra nell’immensa Piazza degli Eroi, la maggiore della città e creata nel 1896 per celebrare i mille anni dell’Ungheria. Nel centro si trova un piedistallo con le sculture a cavallo dei sette capi tribù fondatori della Nazione, sormontato da una colonna dal capitello corinzio sopra cui poggia la statua dell’Arcangelo Gabriele. Le sculture rappresentanti le altre figure celebri della storia ungherese le troviamo nei due colonnati semicircolari e laterali al complesso principale.
Grazie alla linea 1 della metropolitana, fermata capolinea Vorosmarty-Ter, veniamo di nuovo catapultati nel cuore di Budapest. Vogliamo esplorarla ancora per goderci il fascino serale creato dalle luci sulle vie e i palazzi, di una città infatti si devono vedere entrambe le versioni, diurna e notturna, per coglierne appieno la personalità. E credetemi, Budapest possiede un’anima forte, giovane, piena di vita, dinamica, ma pure aristocratica e votata alla cultura. Lo si capisce passando dalle vie del centro zeppe di ristoranti e locali con i tavoli all’aperto, alle rive del Danubio dall’atmosfera più silenziosa e romantica. Qui potete scegliere di salire su un battello della compagnia più consigliata Legenda City Cruises per una minicrociera di 1 ora- 1 ora e trenta oppure, come noi, camminare sulla riva del fiume ammirando la sponda opposta collinare con la Cittadella, il castello e il Bastione dei Pescatori illuminati. Quindi fermarsi a contemplare la facciata meravigliosa e imponente del Parlamento, cadenzata da un susseguirsi di luci e ombre disegnate da colonne, archi, guglie e decori. Solo la stanchezza alla fine vi obbligherà ad andare a dormire… ma a notte inoltrata.
Giorno 3, martedì 20 giugno – Isola Margherita e terme Palatinus
L’isola Margherita si allunga per circa due chilometri e mezzo nel centro del fiume Danubio, collegata alle rive grazie al ponte di Arpàd a nord e Margherita a sud, ed è proprio lì che vogliamo trascorrere l’intera giornata. Noi la raggiungiamo a piedi dall’hotel, in alternativa si può usufruire dei bus 26 e 226 dalla stazione Nyugati pàlyaudvar, con biglietti acquistabili pure a bordo a un prezzo leggermente maggiorato.
Deve il nome alla figlia di re Bela IV che trascorse la vita qui nel convento domenicano e i cui ruderi sono ancora visibili, assieme a quelli di un monastero francescano. Risultano invece ben conservate la cappella di San Michele e la torre dell’acqua eretta nel 1911, alta 57 metri e riconvertita a osservatorio. Il punto forte del luogo però è il fatto di essere un grande polmone verde interdetto al traffico, dov’è possibile passeggiare, andare in bicicletta, correre o distendersi nei prati verdissimi, arrampicarsi sui rami enormi del platano londinese piantato nel 1823, girovagare nel giardino delle rose, tra aiuole di fiori coloratissimi o nel giardino giapponese creato all’estremità nord, accanto alle strutture alberghiere. Per la gioia dei bambini ci son pure un mini zoo a ingresso libero con cerbiatti particolarmente amichevoli e la fontana musicale con zampilli d’acqua danzanti a suon di musica a orari prestabiliti, meritevole di una sosta.
Il luogo ospita pure diverse strutture sportive, chioschi, bagni pubblici e soprattutto le piscine e gli scivoli del Palatinus strand baths. Il biglietto d’ingresso famiglia è molto conveniente, circa 27 euro per tutto il giorno, e noi lo sfruttiamo dal primo pomeriggio dopo aver visitato l’isola per intero. Il complesso è molto grande e immerso nel verde. Alterniamo il riposo sulle sdraio al nuoto, i giochi in piscina agli idromassaggi, le vasche termali con temperatura dell’acqua ben superiore ai 30°C a quelle più fresche, le passeggiate alle onde artificiali, gli aperitivi al bar sulla terrazza ai gelati. Si respira aria di vacanza a 360°.
Tornati la sera alla vita di città, decidiamo di scendere nei sotterranei del ristorante Sir Lancelot per vivere una serata a tema medievale della durata di almeno due ore. I tavoloni e le panche in legno massiccio, la musica di sottofondo, gli stemmi e i decori alle pareti, i camerieri in abiti d’altri tempi, le candele, i boccali al posto dei bicchieri, sono le caratteristiche di un locale capace di rievocare atmosfere antiche. Se poi si aggiungano i duelli di cavalieri fra i tavoli e i vassoi abbondanti di carne accompagnati da frutta, verdura, patate, rigorosamente da mangiare senza forchette, il Medioevo è servito! A sorpresa compaiono pure un mangiafuoco esilarante e una danzatrice del ventre. Tutto questo permette di vivere una serata diversa, divertente e a alla fine giustifica il prezzo non proprio economico delle portate. Ricordatevi che noi siamo usciti sazi fino all’orlo e felici, ordinando e condividendo in tre, due zuppe e un secondo di carne.
Infatti per smaltire la cena camminiamo con piacere fin sulla sponda opposta del Danubio percorrendo l’elegante ponte Margherita, per ammirare le sagoma del parlamento nella sua meravigliosa interezza e scattare una foto da cartolina con una delle diverse sculture della Sacra Corona d’Ungheria del viadotto e sullo sfondo le guglie e la cupola illuminate.
Giorno 4, mercoledì 21 giugno – Vajdahunyad e i musei di Budapest
Il mattino riprendiamo la linea 1 della metro scendendo a Hosok tere, ai margini del parco Vàrosliget e di una Piazza degli Eroi che inondata dalla luce del sole risulta meno attraente seppure mantenga la maestosità. Attraversiamo lo slargo, il ponte Zielinski e quello in pietra con a guardia le sculture di leoni, per giungere al portale d’accesso del castello Vajdahunyad la cui sagoma fiabesca attrae a sé le persone.
In realtà dell’interno si visita ben poco, fatta eccezione per le sale occupate dalla biblioteca e il museo dell’agricoltura ungherese (da noi evitato per mancanza di interesse) e la torre della porta. Incuriositi vi saliamo in cima ma lo sconsiglio in quanto la vista non vale il costo se pur esiguo del biglietto, e a eccezione del plastico della fortezza non c’è nulla da vedere. L’esterno invece è una magnifica miscela dei quattro stili costruttivi storici (romanico, gotico, rinascimentale e barocco), capace di creare un effetto elegante, unificato e per niente caotico. Era questo l’obiettivo del progettista Ignác Alpár, realizzare un maniero per le celebrazioni del millennio avvenute nel 1896, che rappresentasse la storia dell’architettura ungherese. Di fatto si ispira a un castello della Transilvania. Possiede un’entrata che ricorda il Medioevo affacciata sul cortile interno con il chiostro del monastero, la chiesa con la facciata dai rimandi gotici dal grande rosone e via via gli altri edifici con diverse caratteristiche architettoniche.
Non ci vuole molto per scorgere a piedi la sagoma ben mimetizzata fra gli alberi della Casa della Musica. Disegnato dall’architetto giapponese Sou Fujimoto, occupa un edificio futuristico dalle linee accattivante, moderna, surreali e solo per questo giustifica la visita. Iniziato nel 2018, già nel 2019 vince il titolo di Miglior architettura di servizio pubblico d’Europa, per poi collezionare altri riconoscimenti internazionali. Si sviluppa su 4 piani circolari e ospita pure sale di studio per la musica e i concerti, mentre al livello -1 vi sono l’esposizione vera e propria dedicata al pubblico e la cupola del suono. I biglietti per accedere a entrambe sono acquistabili sul sito (scelta consigliata per assicurarsi l’orario d’accesso preferito) oppure direttamente in loco, ma com’è accaduto a noi può capitare di dover aspettare un poco. Per noi non è stato un problema perché nell’attesa abbiamo giocato un nel parco giochi antistante a tema musicale e sorseggiato una bevanda fresca accompagnata da dolcetti nel bistrò della hall.
All’entrata vengono consegnate delle cuffie che guidano attraverso il percorso, purtroppo solo nelle lingue ungherese e inglese. A mio parere dovrebbero ampliare la scelta in quanto, sebbene ci sia pure una modalità bambino, diventa difficile per i piccoli capire appieno la mostra. Una volta varcata la soglia dell’esposizione permanente si subisce fin da subito un impatto coinvolgente, immergendosi in un bosco accompagnati da suoni e immagini. Serve a comprendere come le melodie siano in grado di trasportarci in qualsiasi mondo noi vogliamo. Si prosegue con la storia della musica ungherese ed europea, individuandone i centri principali nel diciassettesimo secolo, e se ne valuta i mutamenti a secondo del variare delle stagioni. Poi si sale sulla carrozza insieme a Mozart il quale sosteneva: se sei artista o scienziato, senza viaggiare sei una creatura di poco senso. Bisogna pensare che è il pensiero di uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi vissuto nella seconda metà del 1700, quando i viaggi erano un privilegio per pochi, appunto per gli uomini di scienza o i grandi artisti, per i quali il girare era indispensabile al fine di accrescere la propria cultura.
Proviamo pure l’esperienza della cupola del suono, una sorta di planetario capace di suscitare emozioni forti grazie al susseguirsi di proiezioni visive accompagnate da effetti sonori. Sono proposti diversi spettacoli fra cui quello sull’architettura di Budapest disegnata con nuvole di punti che prendono forma e si dissolvano: inconsueto e stimolante. Il resto del pomeriggio lo trascorriamo girovagando nel parco Vàrosliget, scoprendone delle nuove zone tra cui il più grande parco giochi cittadino. In Italia non ho mai visto nulla di simile, né per le dimensioni, né tantomeno per la varietà delle attrezzature. Sono presenti percorsi avventura e palestra di arrampicata ad accesso libero, scivoli altissimi, fiumiciattolo attrezzato per il divertimento dei bimbi e molto altro.
Per cena saziamo gli stomaci con dei sandwich comprati precedentemente in un supermercato, seduti su una collina erbosa immersa nella vegetazione. Quindi torniamo nella civiltà per scendere nei corridoi sotterranei del museo dei flipper. Non fatevi scoraggiare né dall’entrata (abbastanza anonima), né dal costo dell’ingresso (un po’ caro), perché una volta scesi i gradini pare di trovarsi in una grande sala divertimenti d’altri tempi dov’è possibile utilizzare liberamente qualsiasi gioco. E il tempo vola. Ci sono pezzi d’epoca a partire dagli anni post fine seconda Guerra Mondiale e diverse edizioni limitate, perciò dotate di un valore storico ed economico. L’aspetto incredibile, tranne poche eccezioni, è il perfetto funzionamento. Ci si può mettere alla prova con i primi videogiochi che hanno tracciato la storia di questo tipo di intrattenimento, ma anche con i più moderni come Fruit Ninja, sperimentare il gioco della pallacanestro, del bowling, dell’hockey e molti altri. L’atmosfera retrò è piena zeppa di suoni, colori, divertimento, ed è in grado di appagare umore e vista. E se viene sete c’è pure una piccola area bar.
Giorno 5, giovedì 22 giugno – Palatinus
Le temperature elevate, il fatto di viaggiare con un bambino e la voglia di sguazzare nell’acqua ci spingono a tornare con piacere ai Palatinus strand baths, per replicare il bel pomeriggio di martedì e anzi allungare la permanenza di alcune ore. L’aereo con decollo previsto alle 22:15 consente infatti di sfruttare appieno l’ultimo giorno nella capitale ungherese e quindi di immagazzinare il relax, il divertimento e i benefici di questo complesso pensato per il tempo libero di tutta la famiglia.
Alla fine, come accade ogni volta, ci avviamo a malincuore verso l’aeroporto, salutando una città che è stata capace di stupirci e ha superato le aspettative iniziali, influenzate dalla visione obsoleta di una Budapest in decadenza che fortunatamente non esiste più.