Slow tour tra Monteveglio e Savignano sul Panaro
Capodanno tra le colline bolognesi e modenesi, borghi antichi e abbazie
A Capodanno c’è il sole e non si può restare in casa… almeno si smaltisce un po’ di quanto ingurgitato durante le festività. Tanta strada non ne vogliamo fare, quindi per restare nei d’intorni di Bologna, data un’occhiata alla cartina ed avendo solo l’imbarazzo della scelta, decidiamo di andare a Monteveglio, quindi, a Savignano sul Panaro. Dalla bazzanese giriamo verso la collina, e in pochi minuti siamo a Monteveglio, arioso paese della provincia bolognese. Prendiamo la direzione dell’Abbazia e saliamo alcuni chilometri per una strada ripida e senza guard rail facendo attenzione a non farci distrarre troppo dal panorama. Più avanziamo e più gente incontriamo: molti hanno già parcheggiato l’auto lungo il percorso e salendo a piedi desiderano probabilmente smaltire le calorie accumulate. Noi procediamo in auto sino al castello e siamo fortunati a trovare libero un posto nel piccolo parcheggio. Del castello di Monteveglio non è rimasto molto. E’ scomparsa la rocca della Cucherla, mentre dell’antico maniero rimangono un bel portale che oltrepassiamo notando una torretta sulla sinistra e mura diroccate. Sopra di noi, il cosidetto “cammino di ronda”, che termina alla torre merlata sulla quale stavano i soldati a difesa. Questi resti sono comunque indicativi e ci fanno immaginare com’era questa struttura definita dai merli a coda di rondine. Sono scomparse altre torri e le mura di cinta entro le quali vivevano soldati e probabilmente civili. Nel cammino incontriamo qualche abitazione e trattoria dove si gustano cacciagione e specialità emiliane, il prezzo è abbordabile. Percorsi 200 metri in questo scenario medioevale ci troviamo di fronte alla famosa abbazia, restaurata non molto tempo fa. Dapprima giriamo intorno notando angoli caratteristici e piccoli ruderi e, soprattutto, un giardino inaccessibile con un breve colonnato e pozzo centrale: molto carino. La struttura fu fondata da Matilde di Canossa nell’XI secolo ed è ora sede della Comunità dei Fratelli di San Francesco. Entriamo, la chiesa non è grande, ma molto intima, con colonne in mattoni a vista: fanno bella mostra di sé un crocefisso del 400 e un organo del 600 entrambi restaurati; ne approfittiamo per accendere una candela alla Beata vergine, quindi aprendo una tenda, scendiamo nell’ancor più mistica cripta, pochi posti per pregare, un intimo altare e un bel presepe che emette i suoni della campagna e degli animali. Ci accorgiamo che aprendo una porta si accede a un riposante chiostro a due piani con porticato a colonne, e nel prato ci sono un paio di pozzi in mattoni. In tanti anni non avevamo mai visitato questo luogo, forse per pigrizia. Il tutto è inserito nel parco protetto dalla regione e abitato da varie specie di uccelli, rapaci e altri animali tra cui il riccio europeo, il ghiro, il moscardino, lo scoiattolo rosso e l’arvicola, mentre se si sale ancora si possono incontrare volpi, cinghiali e caprioli.
Ci hanno confermato che in estate è possibile visitare l’antica torre, mentre la chiesa è quasi sempre aperta. Prima di ripartire un’ultima salita alla torre, da dove si domina la vallata… e lo sguardo corre alle colline leggermente velate dalla foschia e con degradanti tonalità di colore.
Siamo partiti presto e abbiamo ancora almeno 2 ore di luce, quindi a pochi chilometri di distanza, in territorio modenese, arriviamo a Savignano sul Panaro, basta salire poche centinaia di metri per raggiungere la zona alta, in cui si trova un bellissimo borgo antico. Parcheggiamo, c’è poca gente, entriamo nel castello conosciuto da almeno 1000 anni passando sotto un arco sormontato da una torre con un affresco raffigurante una Madonna con bambino. Siamo sulla sommità del colle, percorriamo le stradine acciottolate del borgo e tra mura in pietre e pozzi ottagonali anche qui vediamo abitazioni private, b&b, trattorie. Qui il tempo sembra essersi fermato. In cima c’è la chiesa dedicata alla Beata Vergine Assunta, e anche da qui è godibile la vista sulla valle e sui tetti del borgo, quasi un quadro di Guttuso. Un signore con orgoglio ci regala un elegante e illustrato depliant con la storia della chiesa e bellissime fotografie. Egli stesso ci fa notare, come durante i recenti restauri, sia stato scoperto un piccolo fonte battesimale rimasto nascosto da sassi accatastati e ricoperti dalla calce. Devo ammettere che la chiesa internamente è davvero bella, totalmente affrescata (notevole il soffitto) da famosi pittori dell’epoca e ci dicono importanti le 14 formelle ovali della Via Crucis realizzate in terracotta policroma del 1800 e di scuola bolognese. E’ sicuramente una delle più belle chiese del modenese. Restiamo meravigliati da tante opere d’arte. Scendendo, una signora del posto ci indica il prato recintato a campo da battaglia dove ogni anno, a settembre, si svolge la “Lotta per la spada dei contrari”, tipico torneo medioevale. Scenograficamente molto bello anche in Inverno (avremo scattato un centinaio di foto) sarà bellissimo e gradevole in estate: ci riproponiamo di tornare con la bella stagione, magari approfittando della cucina locale, dell’aria non certo afosa e chissà, forse di un bel tramonto collinare.