Sevilla, what else?

Sulle sponde del Guadalquivir, tra arte araba e flamenco
Scritto da: Focusrs
sevilla, what else?
Partenza il: 02/03/2012
Ritorno il: 04/03/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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Primo Giorno

Trascorsi quattro mesi dalla prenotazione, finalmente oggi, venerdì 2 marzo, è giunto il momento della partenza. Usciamo di casa alle 4 per farci accompagnare all’aeroporto di Bergamo Orio al Serio, ora rinominato “Il Caravaggio” dove ci aspetta sulla pista un Boeing 737-800 della Ryanair. Alle 06.30 con solo 5 minuti di ritardo, decolliamo da Bergamo Orio al Serio e arriviamo all’aeroporto di Siviglia alle 08:50, con 10 minuti di anticipo, considerando che Ryanair gonfia i tempi di volo per evitare i ritardi (costo del volo circa € 40,00 a persona senza assicurazione né bagaglio da stiva). Usciti dall’aeroporto, sulla sinistra (passando dalle porte che si incontrano appena prima dell’ufficio del turismo) c’è il capolinea del bus EA, che fa la spola tra qui e Avenida del Cid/Prado de San Sebastian (a pochi passi da Placa d’Espana). Il bus parte dall’aeroporto ogni 20 e 40 minuti considerando la singola ora, dal lunedì al venerdì e, ogni 30 minuti, sempre considerando la singola ora, durante il sabato, la domenica e i festivi. Costo € 2,40 a persona sola andata. In circa 20/25 min si arriva a destinazione e, per chi fosse intenzionato a prendere il treno per altre località, il medesimo ferma anche alla stazione ferroviaria di Santa Justa. Arriva ai due capolinea sempre con circa 10 min di anticipo in modo tale da permettere di fare i biglietti rigorosamente a bordo dall’autista. Noi riusciamo a prenderlo alle 09:20 così, alle 09:45, scendiamo al capolinea situato di fronte all’università, in Avenida del Cid. Da qui, a piedi, giriamo l’angolo situato alla nostra destra e ci troviamo in Avenida de Carlos V, dove attraversiamo la strada per prendere il nuovo e pulito tram della linea T1 fino al capolinea di Placa Nueva, situata in pieno centro di fronte all’Ayuntamento.

Qui il costo della corsa è di € 1,30 e il biglietto si acquista direttamente alle macchinette situate ad ogni fermata. Avviso importante: 1. Le macchinette accettano solo monete, per cui tenetene sempre da parte un po’; 2. Non fate i biglietti anche per il ritorno altrimenti non sono più validi in quanto non bisogna obliterarli e la validità degli stessi è di mezzora a partire dalla stampa del biglietto. In tre fermate arriviamo al capolinea passando per Puerta de Jerez e Avenida de la Constitucion. Scesi dal nostro tram, percorriamo una decina di minuti a piedi attraverso Calle Nunes giungendo successivamente in fondo a Calle Sao Roque, dove si trova il nostro hotel. Abbiamo alloggiato per due notti all’Hotel Zaida, appena ristrutturato e con interni in stile islamico-mudejar. L’hotel è un due stelle, ma è l’ideale per chi vuole spendere poco trovandosi in pieno centro storico. Le camere sono semplici, ma pulite e il personale alla reception è cortese, seppur di poche parole. C’è anche una storage room per chi, come noi, arrivasse prima del check delle 14:00 o rimanesse in città anche dopo il check out delle 11:00 (costo di una camera doppia con bagno privato per due notti senza colazione € 75,00).

Lasciati i bagagli ci dirigiamo subito verso la Iglesia de la Magdalena, situata a due passi dal nostro hotel, i cui splendidi interni ci spingono a far lavorare la nostra Nikon D60, poi percorriamo Calle Reyes Catolicos e svoltiamo a sinistra in Paseo de Cristobal Colon, a fianco del fiume Guadalquivir, per raggiungere il Museo Taurino de la Real Maestranza de Sevilla, ovvero la Plaza de Toros con museo annesso. Per € 6,50 a testa iniziamo alle 11:30 un’interessantissima visita guidata di circa un’ora in inglese e spagnolo (è possibile anche seguirla in italiano a seconda degli orari), passando dagli spalti al museo allestito all’interno della maestosa costruzione. Usciamo e, dopo aver costeggiato per qualche minuto il Guadalquivir, arriviamo alla Torre de l’Oro, torre fatta costruire dagli arabi e più volte soggetta a modiche, ora sede del museo navale di Siviglia, dopo ripetuti restauri. La ammiriamo solo dall’esterno per concentrare le visite in altri luoghi per noi più rappresentativi della città. Attraversiamo poi una parte del Puente de San Telmo che scavalca il fiume e infine ci portiamo verso il centro passando prima per calle de Miguel Manara, dando uno sguardo a ciò che rimane de la Torre de la Plata (un tempo collegata tramite delle mura alla Torre de l’Oro) e giungendo successivamente in Avenida della Constitucion dove, a fianco dell’imponente cattedrale si trova l’Archivo de Indias, edificio che conserva tutta la documentazione originale inerente la conquista delle Americhe da parte della Spagna. L’edificio al suo interno è molto bello, anche se, a dir la verità, non si vede gran che se non un interessante video di 15 minuti sulla storia dell’Archivio e alcune copie di documenti e trattati originali. Gli scaffali sono riempiti con cartoni probabilmente vuoti e aventi sembianze delle copertine di vecchi manoscritti. La visita è gratuita e c’è un metal detector all’ingresso.

Fattasi ormai ora di pranzo, quindi le 14 a Siviglia, usciamo e attraversiamo le due piazze che circondano la cattedrale, ovvero Placa del Triunfo e Plaza della Virgen, per dirigerci in calle Mateos Gago, che è quella che più si anima durante i pasti diurni e serali. Qui, ci sono una serie di negozietti di souvenir e ristorantini uno più bello dell’altro, dove è possibile alternare il gusto dello shopping al piacere del palato. I camerieri sono fuori dai locali ma qui, a differenza di alcune vie adiacenti, nessuno di essi importuna i potenziali clienti. Sazi, ci dirigiamo ancora verso Placa de la Virgen e Plaza del Triunfo, entrambe adornate di splendide carrozze color nero e ocra trainate da altrettanto splendidi cavalli che però, a guardarli bene, sembrano alquanto tristi a causa della vita che sono costretti a fare. Comunque, rimarrete colpiti dalla quantità di carrozze presenti in questa città, dato che il loro numero sembra maggiore rispetto a quello dei taxi. Da quest’ultima piazza si accede alla Cattedrale di Santa Maria della Sede di Siviglia, la cattedrale gotica più grande al mondo e la terza dopo San Pietro a Roma e Saint Paul a Londra. E’ stata costruita a partire dal 1401 sulle fondamenta della vecchia moschea araba di cui oggi rimane l’enorme Patio de Los Naranjos e la torre campanaria de la Giralda che, alta più di 100 metri e visibile da quasi ogni angolo della città, un tempo costituiva il minareto da dove il Muezzin richiamava i fedeli alla preghiera. Quest’ultima dal 1987 è entrata a far parte dei Patrimoni dell’Umanità tutelati dall’Unesco. Una volta entrati colpisce immediatamente l’altezza delle colonne che la sostengono, la maestosità di ogni navata e il senso di dispersione che questi due elementi comportano, tanto che non si riesce bene a capire il suo orientamento. Poco avanti all’ingresso si trova la tomba di Cristoforo Colombo, almeno così si dice anche se c’è chi suppone che in realtà vi si trovi il figlio. Su due lati sono presenti una serie di ulteriori sale contenenti dipinti, sculture e antichi oggetti religiosi. Su un altro lato invece, si trova la Cappella Maggiore che ospita l’altare maggiore, dietro al quale si accede all’enorme chiostro o patio interno de los Naranjos. Quest’ultimo, rettangolare e più grosso di un campo da calcio, tutto di provenienza araba, è costituito da mattonelle intervallate da basse fontane a forma di stella a sette doppie punte comunicanti tra loro tramite stretti canaletti. Anche le colonne e gli archi che la delimitano su tre lati sono di origine araba. Qui si ha una grande abbondanza, come del resto in tutta la città, di alberi di arance (naranjos) che, visto il clima particolarmente favorevole, non fanno fatica a dare i loro frutti.

Dal patio prendiamo il primo ingresso a sinistra della cattedrale per raggiungere la salita che porta in cima alla Giralda. Non ci sono gradini ma rampe su ognuno dei quattro lati, intervallati da piccole rientranze da cui è possibile avere un assaggio via via sempre più bello della città vista dell’alto e da alcune vetrine con reperti storici. Una volta giunti all’apice del minareto, la vista a 360 ° sulla città lascia senza fiato. Scendiamo e ci dirigiamo quindi nell’adiacente barrio di Santa Cruz, un tempo il quartiere ebraico e ora quello più caratteristico di Siviglia con le sue strette calles su cui si affacciano le tipiche case andaluse, colorate di bianco e ocra. Qui raggiungiamo Calle Ximenez de Enciso 28, dove acquistiamo al centro culturale El-Andalus denominato “Casa della Memoria”, i biglietti per assistere l’indomani alle 19:30 allo spettacolo di flamenco. Il costo è di € 15,00 a testa per circa un’ora di esibizione che, come, leggerete più avanti, si rivelerà davvero emozionante. Ci sono altri luoghi in cui è possibile assistere a questi spettacoli, soprattutto di artisti emergenti e a prezzi inferiori o gratuitamente, ma sul web questo era stato etichettato come il migliore della città e a noi è piaciuto tantissimo, non solo per l’esibizione, ma anche per la particolare location nella quale tutto si è svolto.

Attraversiamo altre strette vie del quartiere e finiamo nei tranquilli e verdi Jardines de Murillo, poi, attraversando la rotonda tra Avenida del Cid e Avenida Carlo V, percorriamo gli altrettanto verdi Jardines del Prado de San Sebastian per sbucare poi al lato nord della più bella piazza forse mai vista in vita nostra, ovvero Plaza d’Espana. Costruita in occasione dell’esposizione iberoamericana del 1929, questa piazza si presenta di forma semi circolare con un diametro di circa 300 mt. All’esterno è racchiusa da un edificio di due piani, di cui il primo rialzato, all’interno del quale è presente un percorso anch’esso semicircolare coperto delimitato da un lato dagli uffici governativi e burocratici e dall’altro da una serie di colonne che danno sulla piazza. È possibile salire al secondo piano tramite una serie di scale che si trovano all’interno del colonnato centrale. Le due estremità dell’edificio sono delimitate da due torri e il muro che lo separa dalla piazza è costituito da una serie di panchine di ceramica colorate sopra ognuna delle quali si trova un quadro costituito da un mosaico di azulejos (tipiche piastrelle di ceramica dipinte che sono state introdotte durante la dominazione araba e che caratterizzano tutt’oggi l’architettura della penisola iberica) che riprende lo stemma delle provincie e delle maggiori città spagnole. L’interno della piazza è costituito da un canale d’acqua chiuso che riprende anch’esso la forma semicircolare della piazza ma che è caratterizzato da due estremità convergenti verso il centro della stessa e che è solcato da una serie di ponticelli le cui ringhiere sono costituite da piccole colonne in ceramica dipinte. Il canale, largo circa 6 metri e navigabile da piccole imbarcazioni a remi da 4/6 posti, può essere percorso in piena autonomia tramite queste ultime al costo di € 5,00 per 35 minuti. Al costo di € 11,00 e per il medesimo lasso di tempo, c’è anche la possibilità di noleggiare barchette a motore.

Dopo aver sopravvalutato le nostre capacità fisiche, prendiamo il biglietto nel vicino chiosco e con l’aiuto di un ragazzo che si occupa di parcheggiare le imbarcazioni, saliamo sulla nostra. Lo scopo è di coprire metà del canale, ma le difficoltà incontrate con i remi ce ne fanno percorrere appena un quarto. Fortunatamente non siamo gli unici a trovarci in questa condizione, tanto che più barche si incagliano o si scontrano. Noi siamo arrivati in un punto di non ritorno perché continuavamo a girarci su noi stessi tanto che eravamo costretti a fare battute ironiche sul nostro conto dopo esserci accorti che molte persone in barca e a terra ci guardavano con aria molto divertita. Presi dalla disperazione una volta trascorsi i 35 minuti, c’è stato un miracolo e siamo riusciti con un remo ciascuno a tornare al punto di attracco. Nonostante abbiamo sforato di circa 15 minuti, non abbiamo pagato niente. Una volta ripresi dallo shock, trascorriamo i minuti successivi ad ammirare il complesso in tutta la sua maestosità, complice anche la luce del sole in fase di tramonto che si riflette su tutto l’edificio. Affamati, ritorniamo in calle Mateos Gago dove mangiamo in un altro tipico locale. Intanto che ci siamo, diamo anche una sbirciatina alla cattedrale illuminata. Stanchi morti dopo aver dormito solo quattro ore la notte precedente, arriviamo a piedi in hotel recuperando i bagagli e facendo il check in. Entrando in stanza, solo pochi minuti ci separano da un sonno profondo,

Secondo Giorno

Sveglia alle 07:00 e, dopo una doccia ritonificante, decidiamo di saldare subito il conto con l’hotel per avere meno pensieri il giorno successivo, raggiungiamo quindi il centro città fermandoci in uno dei diversi Starbucks sparsi in città (il nostro si trova all’angolo tra Avenida de la Constitucion e Calle de la Mar, proprio a fianco della cattedrale) per fare la nostra abbondante colazione. Abbiamo speso in due € 15,00 ma il prezzo è stato giustificato da due cioccolate alla cannella ricoperte di panna e caramello, una torta alle carote e cannella e due mega biscotti, uno con scaglie di cioccolato bianco e l’altro fondente. A parte qualche turista, già intuiamo lo stile di vita degli spagnoli che a quest’ora se ne guardano bene dall’uscire dopo la serata mondana precedente. Sono le 09:30 e andiamo quindi al Real Alcazares, il cui ingresso è costituito da una porta ad arco rosso situato proprio in Placa del Triunfo, di fronte alla Cattedrale e chiamato Puerta de Leon, alla cui sinistra si trova una delle due parti delle mura cittadine ancora rimaste e che, in questa sezione, si prolunga fino al quartiere di Santa Cruz.

Ad accoglierci appena prima della biglietteria una delle guide esterne ufficiali con tanto di tesserino certificato che ci propone, con un sovrapprezzo di € 5,00 da pagare a parte, una visita guidata di circa un’ora in lingua italiana o spagnola, non appena si costituisce un piccolo gruppo. Acquistiamo così nel frattempo i biglietti ufficiali e, alle 10:00, iniziamo la visita con la nostra guida (che pagheremo al termine della visita) che però parlerà in spagnolo in quanto eravamo gli unici italiani. La nostra scelta si è rivelata azzeccatissima, in quanto lo spagnolo da lei parlato è stato quasi interamente comprensibile e la nostra guida, docente all’università di Siviglia e traduttrice ufficiale in italiano della medesima università, ci ha fatto apprezzare ancor di più questo sontuoso palazzo patrimonio Unesco, forse massima espressione dello stile mudejar e dell’arte islamica sopravvissuti in città. Fatto erigere dai Mori e ampliato successivamente da diversi sovrani spagnoli, tra cui Carlo V, è un mix di arte mudejar e gotica. Dai vari patios racchiusi in colonne formanti archi finemente decorati e intagliati, con scritte arabe e azulejos praticamente ovunque, tra cui spicca lo splendido Patio de Las Doncellas, sembra proprio di stare in Marocco. A destra e a sinistra rispetto al cortile d’ingresso, si trovano gli edifici costruiti in epoche successive, tra cui quello a destra ospitante un museo con quadri e oggetti antichi tra cui meravigliosi ventagli dipinti a mano. A sinistra ci sono sale finemente decorate raggiungibili attraverso una sorta di scivolo coperto e un ampio chiosco ricoperto di aranci. Appena entrati invece, subito a sinistra della biglietteria, c’è un piccolo patio interno in stile mudejar con una piccola fontana al centro la cui acqua sgorga nel vicino chiosco attraverso un piccolo canale scavato sul pavimento. Dietro il palazzo invece c’è un enorme parco con ogni genere di piante e alberi, intervallati uno dall’altro dagli immancabili aranci, da giardini pieni di pavoni e da fontane di ogni tipo e resti di altre costruzioni, tra cui cappelle e una cinta muraria, su cui è possibile salire per ammirare lo splendido panorama dall’alto del parco. Proprio prima dell’uscita, situata all’estremità degli edifici di sinistra, e’ presente una mostra fotografica relativa a Madre Teresa di Calcutta. Sempre in questa sezione, in un balconcino situato a fianco del corridoio che porta alla piazza dell’ingresso centrale, se si abbassa lo sguardo si scorge una parte dei sottostanti bagni arabi che sono tutt’ora in fase di restauro. Sembra quasi un invito implicito a tornare una volta terminati i lavori.

Usciamo e ripercorriamo via Mateos Gago, dove assistiamo per caso a qualche fase di una cerimonia nuziale nella Iglesia de Santa Cruz. Svoltiamo poi in Calle de l’Aire dove si trovano i Banos Arabes (nei quali probabilmente entreremo la prossima volta) e, attraverso un dedalo di viuzze, sbuchiamo in Placa de Pilatos, dove si trova la Casa de Pilatos, edificio sue due piani con patio centrale e giardino, fatto costruire da una nobile famiglia nel XV° secolo in stile mudejar spagnolo e rinascimentale italiano riprendendo alcuni dettagli del Real Alcazares. Anche qui facciamo la visita guidata gratuita prevista solo per il secondo piano, mentre giriamo e fotografiamo liberamente per tutto il pian terreno una volta terminata la visita. Anche l’audio guida è compresa nel prezzo ma sembra non funzionare troppo. Usciamo e passiamo a fianco della Iglesia de San Ildefonso e, percorrendo Calle de Francisco Carrion Meijias, arriviamo in Calle Gerona dove si trova il Reconcillo, il ristorante/tapas bar più antico di Siviglia dove cerchiamo invani, alle 14:00 passate, di sederci a degustare un po’ di tapas nonostante l’eccessivo affollamento di spagnoli e turisti. I tavolo all’apparenza liberi sono tutti prenotati e al bancone non c’è spazio per neanche mezzo busto, per cui, una volta ammirato l’interno dell’edificio, usciamo e ci sediamo dopo una breve attesa nei tavoli allestiti all’aperto dal ristorante La Huerta Mediterranea sito nell’adiacente Calle Bustos Tavera, dove, con una cifra di € 22,00 in due, ci gustiamo una serie di piatti buonissimi che ci saziano fino in fondo. Riprendiamo gli zaini e, percorrendo prima la lunga Calle Bustos Tavera e successivamente il suo prolungamento con il nome di Calle San Luis da cui si intravede il Ponte de l’Alamillo fatto costruire da Calatrava in occasione dell’Expo del 1992, arriviamo all’Arco de la Macarena, alla cui destra si dirama la seconda parte delle mura cittadine rimaste, oltre a quelle a fianco dell’Alcazares, e alla cui sinistra si trova una tra le più importanti chiese di Siviglia, la Basilica de la Macarena. Quest’ultima, insieme al relativo museo, ospita la Madonna che viene portata in processione durante la Semana Santa antecedente alla Pasqua. Purtroppo però non ci è possibile visitarla in quanto sono quasi le 16:00 e l’apertura al pubblico è prevista tra un’ora. Decidiamo così di fare qualche foto dall’esterno e di proseguire il nostro tour alla scoperta della città. Percorriamo così Calle Resolana fino all’imbocco del Puente de la Barqueta, poi svoltiamo a sinistra in Calle Calatrava fino a raggiungere la lunga Placa de l’Alameda de Hercules delimitata su entrambi i lati più corti da due alte colonne ciascuno sulle cui cime si trovano, da un lato, le statue di Ercole e Cesare, mentre su quelle dell’altro dei leoni e con degli scudi. Lasciata la piazza percorriamo Calle Amor de Dios e Calle Trajano fino a giungere in Plaza Duque de la Victoria, dove, svoltato a sinistra, ci dirigiamo in Calle Imagen, costeggiando alla nostra destra l’edificio che ospita la Facoltà di Belle Arti dell’Università di Siviglia. Giungiamo così in Placa de la Encarnacion dove imponente si solleva il Metropol Parasol alto 26 metri, una futuristica costruzione curvilinea il cui rivestimento è costituito da quadrati scavati, da poco ultimata e sulla quale è possibile salire con scale e ascensori. Giunte le 18:00, torniamo indietro e percorriamo Calle Sierpes, ovvero la via dello Shopping di Siviglia nella quale scegliamo di far girare un po’ l’economia spagnola tra un acquisto e un altro.

In fondo alla via si arriva dietro l’Ayuntamento, più precisamente in Placa San Francisco, dalla quale imbocchiamo calle Hernando Colon per fare ancora qualche acquisto. Da qui, giunti presso la cattedrale, attraverso calle Mateos Gago giungiamo ancora nel quartiere di Santa Cruz, più esattamente in calle Ximenez de Enciso, dove, alle 19:30, ci aspetta il nostro spettacolo di Flamenco alla Casa de la Memoria. Siccome l’ingresso è ad accesso limitato (solo 50 posti) è bene non solo prenotare direttamente in loco il giorno prima, ma addirittura presentarsi all’ingresso almeno con mezzora d’anticipo, così da ottenere i migliori posti. Qui vale la regola che chi prima arriva, meglio si accomoda.Si entra e, dopo un piccolo corridoio, si apre il piccolo patio illuminato da una rossa luce soffusa al cui centro si trova un palco quadrato in legno di circa tre metri per lato, alto una ventina di centimetri, con quattro lampade marocchine appoggiate a terra e circondato su tre lati da tre file di sedie destinate al pubblico. Nella parte retrostante il palco, si trovano una serie di piante intervallate da tre sedie in legno. Una volta accomodati, entra una ragazza che annuncia gli artisti che andranno ad esibirsi, dopodiché lo spettacolo ha inizio. Entrano prima due componenti del gruppo, il chitarrista e il cantante. Si siedono e partono con il primo brano. Le vibrazioni prodotte da entrambe le corde, quelle della chitarra e quelle vocali del cantante, sembrano incantare ogni spettatore che par quasi raggiungere uno stato ipnotico. Anche qui si scorge una leggera melodia araba. Finita la loro esibizione, ecco entrare di scatto la tipica ballerina di flamenco che, una volta salita sul palco, con il picchiettate dei suoi tacchi, impartisce il ritmo alla successiva canzone diffondendo nel patio un’energia incredibile. Entra nel frattempo un quarto elemento che, a suon di battiti di mani, si posiziona a fianco del cantante e lo coadiuva nella tenuta del ritmo. Finita anche questa esibizione, ecco uscire i quattro artisti che, passato qualche secondo, si riducono di nuovo a due, chitarrista e cantante. Dopo qualche minuto entra nuovamente la ballerina precedente che si mette al loro fianco a coadiuvare il ritmo sostituendo Pedro (così si chiama) che ora entra in abiti sgargianti trionfalmente nel patio. Inizia anche lui a ballare e ad imporre il ritmo con lo sbattere rapidissimo dei suoi tacchi mentre il resto del gruppo gli urla: “Hola, Pedro!”. E’ difficilissimo immaginare come questi ballerini riescano a muovere i propri arti inferiori a tale velocità. E’ bene ricordare che non è possibile fare foto ed effettuare riprese se non negli ultimi cinque minuti dell’esibizione, in ogni c’è un annuncio ufficiale da parte degli artisti stessi. Giunti quasi al termine, prepariamo la nostra fotocamera e, in un susseguirsi di bagliori provocati dalla moltitudine di flash, immortaliamo gli ultimi istanti in cui i due ballerini si esibiscono contemporaneamente al ritmo imposto dai loro tacchi, armonizzati dal dolce suono della chitarra e dalla decisa voce del cantante. Che dire, risparmiate in altro, ma godetevi questo spettacolo in questo splendido luogo perché, a nostro avviso, non esiste miglior modo, qui, di entrare nel vivo della vera cultura andalusa.

Finito lo show, sono da poco passate le 20:30 e decidiamo di cenare nuovamente in uno dei tanti locali di Calle Mateos Gago, dove, come sempre, ordiniamo un paio di Cruzcampo, la birra il cui marchio è onnipresente in ogni bar della città. Questa birra si presenta al palato molto leggera e viene sempre servita in un bicchiere da circa 30cl; accompagnandosi perfettamente a questo tipo di cucina, risulta al tempo stesso molto dissetante. Sono quasi le 22:00 e, spediti, arriviamo diretti in hotel dove ci abbandoniamo in un sonno profondo, rinviando alla mattina seguente la preparazione dei bagagli. Piccola osservazione: a dispetto di ciò che viene scritto sul web in merito a borseggiatori vari che potrebbero incontrarsi soprattutto nelle piccole calles, noi ci siamo sentiti assolutamente sicuri, sia di giorno, che di notte. Per non incorrere in eventuali disavventure, è comunque sempre bene adottare le solite precauzioni della vita di tutti i giorni, specialmente per quanto riguarda la posizione dei portafogli e delle borse. Le uniche zone che ci hanno dato meno sicurezza, sono state la fermata del tram di Prado de San Sebastian, la zona dell’arco de la Macarena e il lungo Guadalquivir sottostante la Torre de l’Oro, ma, del resto, siamo pur sempre in una città.

Terzo giorno

È domenica, abbiamo ancora mezza giornata abbondante a disposizione e decidiamo di trascorrerla con calma visitando prima la Iglesia di San Lorenzo e quella di San Salvador, poi girovagando senza una meta precisa, perdendoci nel Barrio de Santa Cruz. Alle 08:30 quindi, lasciamo la stanza e i bagagli nella storage room, dopodiché percorriamo Calle Jesus de la Vera Cruz e Calle Teodosio fino a giungere in Placa de San Lorenzo, dove entriamo a visitare l’omonima chiesa ricca di dipinti. Qui, assieme a una decina di persone, cogliamo l’occasione per assistere alla Santa Messa delle 09:00 che si svolge in una delle cappelle situate all’interno (l’ingresso è compreso nel biglietto di entrata alla cattedrale ma, forse perché eravamo di domenica, siamo entrati senza che nessuno ci chiedesse niente). Sono quasi le 10:00 e torniamo in Calle Imagen per fare colazione all’ennesimo Starbucks (stavolta abbuffandoci meno rispetto alla mattina precedente), dove spendiamo circa € 8,00 in due + altri € 9,00 per due tazze ricordo bianche, con il caratteristico logo tondo verde. Da qui imbocchiamo nuovamente Calle Sierpes e Calle Hernando Colon anche se, di domenica, quasi tutti i negozi sono chiusi. Giungiamo nuovamente nel Barrio de Santa Cruz, dove, sotto un cielo azzurrissimo e 25° di temperatura, il contrasto bianco e ocra caratterizzante i colori delle case che si affacciano sulle strettissime calles, ci illumina il cuore. Passiamo davanti a l’Hospital de Los Venerables, oggi museo e sede della fondazione culturale di Siviglia e un tempo fatto erigere per fornire cure e assistenza ai sacerdoti anziani. Ci perdiamo felici tra un vicolo e l’altro e ci troviamo di fronte a un negozio di ceramica bellissimo, l’Artesanja Alfaro, situato in Plaza Alfaro. Qui, attenti a non superare il peso consentito dal bagaglio a mano, facciamo gli ultimi acquisti tra cui un paio di orecchini di ceramica e un quadro/specchio in stile arabo – mudejar finemente decorato. Facciamo quattro chiacchiere con il simpatico e disponibile proprietario che ci spiega quanto Siviglia sia tutt’ora caratterizzata dall’influenza araba, che, tra l’ottavo e il tredicesimo secolo d.c., ha lasciato il segno nella cultura e nell’architettura della città. Ci dirigiamo quindi nell’adiacente e piccola Placa de Santa Cruz dove in passato, a detta del proprietario dell’ Artesanja Alfaro, sorgeva un’antica moschea, soppiantata adesso da un piccolo giardino con al centro una croce cristiana, quasi a simboleggiare la prevalsa del Cristianesimo dopo la cacciata degli Almohadi.

Sono circa le 11:30 e passiamo quindi in Plaza de Los Rafinadores, nella quale si affacciano diversi localini sui cui tavoli esterni notiamo ancora molta gente intenta a far colazione con i tipici Churros imbevuti nella cioccolata, poi attraversiamo i Jardines de Murillo per rientrare nel Barrio de Santa Cruz e raggiungere così il nostro Starbucks a fianco della cattedrale per un pranzo al volo con due tramezzini. Torniamo quindi al nostro hotel per prendere i nostri bagagli percorrendo Avenida de La Constitution dove, tra i vari artisti di strada, c’è un ragazzo che, in piedi, si fa scorrere tra le mani una sfera di cristallo delle dimensioni di un pompelmo, in modo tale da creare l’illusione che questa rimanga sospesa in un punto ben definito. Al nostro improvviso applauso, altrettanto rapidamente alza il capo verso di noi e, a metà tra la timidezza e la sorpresa, ci accenna un fugace sorriso per non distrarsi dal suo numero. Con i bagagli al seguito torniamo in Plaza Nueva per prendere il tram che ci porterà alla fermata Prado di San Sebastian. A seguito però di una esibizione musicale da parte di una banda locale, la fermata di Plaza nueva viene chiusa, per cui percorriamo un altro centinaio di metri fino a quella successiva dell’Archivo de Indias. In qualche minuto giungiamo alla fermata di Prado de San Sebastian, attraversiamo la strada e ci riportiamo in Avenida del Cid, da dove prenderemo il Bus EA che alle 14:00 passerà per riportarci in aeroporto. Al ritorno abbiamo avuto il piacere di volare con la compagnia Vueling, facente parte della spagnola Iberia che, con un semplice scalo all’aeroporto di Barcelona El Prat Terminal 1, in quattro ore ci ha portato all’aeroporto di Milano Malpensa Terminal 1 (costo a persona € 135,00 con assicurazione e assegnazione del posto per entrambi i voli). Il decollo da Siviglia è avvenuto alle 16:00 in perfetto orario, mentre l’atterraggio a Malpensa è stato alle 19:15, con 15 minuti di anticipo. Aerei belli e colorati, personale accogliente e musica a bordo in fase di salita in quota e durante la discesa di avvicinamento. Qui, come con Ryanair, è consentito trasportare un solo bagaglio a mano di peso non superiore a 10kg e con misure non eccedenti i 55x40x20 centimetri ma, a differenza della prima, è possibile trasportare esternamente al bagaglio anche un’altra borsa o tracolla. Poi, siccome Vueling si colloca tra le compagnie aeree semi low cost, le consumazioni a bordo sono a pagamento ma, e questa è una nota alquanto positiva, in tutti e tre gli aeroporti, abbiamo sempre usufruito dei fingers colleganti le porte d’imbarco agli aeromobili, senza dover raggiungere questi ultimi e i terminal stessi, a piedi o in bus. Chiunque fosse interessato a vedere un po’ di foto di questo e altri viaggi, può visitare il mio blog all’indirizzo www.rhviaggiopositivo.blogspot.com.



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