In inverno ma con 20 gradi: ecco la terra giusta per un viaggio in famiglia che riempirà gli occhi di meraviglia a grandi e bambini
Per Natale abbiamo scelto l’Andalusia. È la terza volta quest’anno che torniamo in Spagna, meta che ho scoperto essere non solo giovanile e festaiola, ma anche e soprattutto children friendly. Un paese ideale per bambini, con luoghi, servizi e stimoli pensati apposta per loro, clima ideale (a Natale abbiamo raggiunto punte di 20°), buon cibo e ristoranti aperti h24. Tra parchi gioco capillarmente diffusi, musei interattivi, seggiolini e fasciatoi in ogni dove, sembra proprio che la Spagna sia fatta per accogliere i bambini ed agevolare la vita delle famiglie che decidono di viaggiare con i propri bimbi al seguito.
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Viaggiare con i bambini, infatti, non è sempre un’attività semplice e rilassante, anzi! Se da un lato i bimbi traggono estremo beneficio dai viaggi che insegnano loro flessibilità e spirito di adattamento, stimolano la curiosità e li aiutano a riempire i loro giovani occhi di meraviglia, dall’altro possono portare a momenti di iper-stanchezza, iperattività, iper-nervosismo che rischiano di guastare l’esperienza a tutti quanti.
Quindi, prima di addentrarmi nel racconto dettagliato dei nostri giorni andalusi, riassumo tre consigli “di vita vissuta” sul viaggiare coi bambini (in particolare con un “toddler”) e su quali buone prassi abbiamo adottato che hanno fatto della nostra vacanza un successo.
Come vivere al meglio l’Andalusia con bambini
Ridimensionare le aspettative
Mentre quando si viaggia da soli o in coppia si può “rimpinzare” un itinerario di un’innumerevole quantità di attività e spostamenti facendo affidamento solo sul proprio grado di resistenza, quando si viaggia coi bambini bisogna fare pace col concetto che… non si potrà vedere tutto. Bisogna tenere conto dei tempi e dei ritmi dei bambini, dei contrattempi che possono generare e degli immancabili momenti di decompressione che vanno assicurati loro. Meglio avere una lista di cose da fare immancabili o irrinunciabili (dei veri e propri “must have”, ma non più di uno al giorno) e per il resto prendersela con calma, soprassedendo su tutto il “nice to have”. Chiaro è che questo è più facile farlo quando si visitano luoghi che non rappresentano il sogno di una vita o che non sono così difficili da raggiungere da essere classificati come dei “once in a lifetime”. Quelle destinazioni forse è meglio tenersele per quando i bambini saranno più grandi e le esigenze di tutti più compatibili.
Organizzare dei momenti, ma se possibile proprio dei giorni, dedicati esclusivamente ai bambini
Nostro figlio trovava stimoli ovunque, dal camminare per strada catalogando le macchine per colore, al rincorrere i piccioni, dal farsi mettere sulle spalle di papà per afferrare una delle arance degli alberi che costellano l’Andalusia, fino al saltare da un tombino all’altro. Viva i bambini e la loro capacità di apprezzare le piccole cose! Chiaro è, però, che c’è una bella differenza fra fare cucù dietro alle colonne della Mezquita di Cordoba, o essere trascinato da una stanza all’altra della Alhambra mentre mamma e papà cercano di afferrare con lo sguardo quanti più dettagli possibile, rispetto a divertirsi come un pazzo nel parco giochi (inteso proprio come playground non come parco divertimenti) più grande, bello, ricco e pulito in cui io sia mai stata! Noi che a Milano arranchiamo tra i vari giardinetti e i loro esecrabili giochini, il più delle volte sporchi, rotti o deturpati da qualche teppista annoiato, siamo rimasti a bocca aperta alla Ciudad de los Ninos davanti alla ricchezza di giochi e stimoli che offre. Ipotecare quindi la visita a una cattedrale o museo in più a favore di uno di questi luoghi permetterà di offrire ai bambini momenti di svago e decompressione più adatti alle loro esigenze (e ad ogni modo collezionare ricordi di momenti felici).
Creare un buon mix tra novità e consuetudine
Avete presente quando in un periodo un po’ stressante avete bisogno di comfort food? Credo che questo valga a maggior ragione per i bambini che, quando sono in viaggio, sono sottoposti a tantissimi stimoli e novità. Per riuscire a processarli, può essere di aiuto alternare ai momenti di esplorazione dei momenti “comfort”. Può essere fare una colazione in camera ancora in pigiama invece che scendere nel ristorante dell’hotel, mangiare un cibo che sa di casa (mi porto sempre come snack barrette, fruttini, plum cake o merendine a cui mio figlio è abituato per proporgli un gusto consueto invece che obbligarlo ogni volta a sperimentare qualcosa di nuovo) o giocare con i propri giochi del cuore (una bella porzione di valigia è per portarci dietro giocattoli e libri che già conosce e a cui è affezionato). L’importante è che il bambino abbia dei momenti in cui non è forzato a provare, sperimentare e mettersi in gioco, ma può semplicemente rilassarsi innescando il pilota automatico.
Ed eccoci al nostro itinerario:
- 23/12: Milano – Malaga
- 24/12: Malaga
- 25/12: Malaga – Siviglia
- 26/12: Siviglia
- 27/12: Siviglia – Cordoba
- 28/12: Cordoba
- 29/12: Cordoba – Granada
- 30/12: Granada – Malaga
- 31/12: Malaga – Milano
Abbiamo deciso di dividere equamente il tempo nelle varie città anche se consapevoli che una tappa avrebbe potuto “offrire di più” di un’altra perché non volevamo frammentare troppo il viaggio o avere spostamenti troppo ravvicinati. Con un bimbo di neanche 2 anni è chiave viaggiare sfruttando il pisolino diurno per non scombussolare troppo i suoi orari. Chiaramente il tempo a disposizione è suddivisibile in modi differenti e altre tappe avrebbero potuto essere aggiunte, ma di nuovo non volevamo che la vacanza diventasse un tour de force.
Cosa vedere in Andalusia con bambini
Malaga è la più accogliente
È sicuramente la città che ho apprezzato di più. Accogliente per il clima mite e quasi estivo, accogliente perché facile da girare a piedi data la dimensione e come è configurata, accogliente per quel tipico mood rilassato che hanno le città di mare. Leggevo sulla Lonely Planet che questa città si è riqualificata e riposizionata recentemente da luogo di svago per giovani adulti a meta ideale per un pubblico allargato. Infatti ho visto tante, tantissime famiglie (ma a onor del vero in tutta l’Andalusia) e un turismo di medio livello, ma piacevole e positivo. In effetti né Malaga né le altre città dell’Andalusia attirano un turismo premium, quindi può succedere di incappare in qualche maleducato qua e là, ma in generale ho visto persone rispettose, genuinamente curiose dei luoghi che visitavano e composte.
Le cose che sono piaciute di più a noi adulti:
- Il Castillo de Gibralfaro. È stato a suo modo divertente salire la collina del castello spingendo il passeggino dove nostro figlio ronfava ignaro… diciamo che è stata una bella attività fisica. Ma una volta arrivati in cima la vista sulla città e sul mare era impagabile, la birra del bar era dissetante ed è stato molto divertente annusare i fiori dei cespugli e salutare le colombe con nostro figlio mentre tornavamo giù verso il porto per premiarci con un gelato.
- La Cattedrale di Malaga (affettuosamente soprannominata dagli abitanti La Manquita -“la monchetta” – perché incompiuta). È un capolavoro barocco, incredibilmente grande e riccamente decorata, ha lasciato noi e nostro figlio a bocca letteralmente aperta e col naso all’insù.
Le cose che sono piaciute di più a mio figlio:
- Sicuramente la Playa de la Malagueta. Non è banale per un bambino di città trovarsi a dicembre, senza giacca, su una spiaggia a raccogliere conchiglie con la mamma e a giocare con la sabbia col papà (è stato strategico portare le mini-ruspe e camioncini da cantiere trovati nel calendario dell’Avvento per potergli finalmente far vedere come funzionano). Ci abbiamo passato qualche ora, rincorrendoci sulla sabbia e scattando foto benedette dalla luce di una magica golden hour.
- Le luminarie di Calle Marqués de Larios: non si può certo dire che a Malaga lesinino sulle luminarie. È un tripudio di addobbi, luci e colori, setting ideale per foto super instagrammabili con sculture di lucine in cui i bimbi possono fare dentro e fuori e deliziarci con le loro risatine. Le luminarie si trovano ovunque, non solo in quella Calle, e se si passeggia lungo Paseo de Espana (che tra l’altro offre cadenzati playground in cui i bambini possono giocare) se ne troveranno parecchie.
Le cose che non abbiamo visto o a cui avremmo potuto rinunciare:
- Museo Picasso: onestamente ho trovato più interessante l’edificio del museo piuttosto che la collezione di opere che contiene, ma forse la mia valutazione è viziata anche un po’ dal fatto che visitare mostre o musei con bambini così piccoli è sempre un’impresa e lascia poco spazio alla doverosa contemplazione e all’approfondimento.
- Alcazaba: ci siamo solo passati da fuori, sembrava saltabile e la vista sicuramente migliore dal castello, nessun rimpianto.
Il nostro hotel: Soho Boutique Hotel Urban. Pieno centro, struttura nuova, camere spaziosissime (probabilmente degli ex appartamenti), la nostra anche con vasca. Personale gentilissimo. Colazione servita in bar annesso alla struttura a partire dalle h7.30 se non sbaglio. Parcheggio coperto vicino e convenzionato. Unica pecca di questo e di una serie di altri hotel che abbiamo scelto per questa vacanza è che, al fine di risparmiare qualcosa, diversamente dal solito abbiamo prediletto strutture semplici, niente più che una hall, una sala colazione e le camere. Non abbiamo potuto perseverare nella nostra abitudine di mettere a letto presto il bimbo con tanto di baby monitor e poi scendere al ristorante dell’hotel a mangiare o al bar a bere qualcosa per ritagliarci un po’ di tempo da adulti, e devo dire che la cosa ci è un po’ pesata. In futuro, solo per questo motivo, non rifarei la stessa scelta in termini di alloggio.
Nota: per semplificarci la vita e gli spostamenti, abbiamo pernottato anche all’Holiday Inn Express dell’aeroporto la sera prima della partenza. Per quanto sia un hotel di puro transito, sono stati cordiali e servizievoli, la camera era confortevole e il cibo al ristorante era accettabile. È stata una buona scelta per essere a un passo dall’aeroporto e iniziare la mattina del viaggio di ritorno senza alcuno stress.
Siviglia è la più grande
Arrivati nel giorno di Natale e dopo aver lautamente mangiato a un ristorante di pesce del Barrio Santa Cruz, siamo rimasti colpiti da una Siviglia traboccante di vitalità e inondata di sole. L’impatto non avrebbe potuto essere migliore! Peccato che questa città, che per dimensioni effettivamente può ambire all’etichetta di città invece che di villaggio o cittadina, riveli presto anche la sua faccia da affollata trappola per turisti. Le sue meraviglie si celano dopo code lunghissime, folle oceaniche rispetto agli spazi e un po’ troppo caos. Detto questo, ha un fascino a cui è difficile rimanere indifferenti. Innanzitutto il fiume, che rende tutto più placido e godibile. Poi la varietà degli ambienti: c’è sia un centro cittadino fatto di strade ciottolate e cattedrali, sia una parte più viva e moderna, sia un cuore storico sia un volto contemporaneo e frizzante. Di certo ha una sua vivibilità e la visita “toccata e fuga” mi ha fatto rimanere la voglia di approfondire di più, magari non in un periodo spiccatamente di festa.
Le cose che sono piaciute di più a noi adulti:
- Triana e l’Isla de la Cartuja: quello che la Lonely Planet definisce “il volto alternativo di Siviglia”. Dopo una meravigliosa passeggiata lungo il fiume, abbiamo attraversato il Puente de Triana e ci siamo ritrovati in un quartiere in cui si respira un’atmosfera viva e “local”, pieno di negozi di deliziose ceramiche e di odori e sapori autentici. Abbiamo pranzato con una paella spettacolare al mercato coperto di Triana, circondati dalle bancarelle di frutta e verdura e pesce freschissimi, e per un attimo abbiamo dimenticato di essere turisti (anche se ne eravamo circondati).
- El Barrio de Santa Cruz: a parte aver mangiato benissimo al ristorante italiano “Pesciolino”, non abbiamo potuto ignorare l’atmosfera festosa, vivace, calorosa che si respira nei vicoli del quartiere in cui una passeggiata effettivamente è d’obbligo.
Le cose che sono piaciute di più a mio figlio:
- Plaza de Espana e Parque de Maria Luisa: nulla da eccepire, Plaza de Espana è incredibile, bellissima. Il palazzo è maestoso, una sorta di abbraccio semicircolare che cinge un canale navigabile da piccole barchette a remi (spoiler alert: la fila infinita fa dimenticare la voglia di prendere la barca a noleggio solo per fare quattro foto e mettersi in imbarazzo nel remare storti). Nostro figlio è rimasto affascinato dall’arcobaleno che si rifletteva degli spruzzi della fontana centrale, dalle scalinate, dalla pavimentazione e dai cavalli (tema ricorrente nella vacanza) che tiravano adorabili calessi in giro per la piazza. Il parco adiacente inoltre è ricco di attrattive: animali (gattini soprattutto), giochi per bambini, fontane a non finire, il paradiso di un bambino. Avremmo voluto visitare il Museo de la Cienca o l’Acuario de Sevilla ma le chiusure dei giorni di festa ce lo hanno impedito.
- Il Pabellon de la Navigacion: solo due parole per definirlo… incomprensibilmente bello! Uno spazio immenso costruito nell’ex area Expo 1992 con installazioni estremamente scenografiche dedicate alla navigazione, tutte interattive e in doppia lingua, pensate per i bambini (letteralmente ad altezza bambino), curate in ogni dettaglio per tipo di interazione (c’erano persino dei videogiochi decisamente ben fatti), qualità dei materiali (legno e rame si sprecavamo), perizia di dettaglio (i modelli delle navi erano curatissimi). Un posto pulito, ingaggiante, impressionante e… deserto!!! Quando siamo entrati l’usciere ci ha chiesto se fossimo sicuri di voler entrare proprio lì e se non fossimo diretti allo spettacolo in realtà virtuale di Natale che si teneva negli spazi adiacenti. Incredibile. Da allora mi è rimasta la curiosità di capire di più come possa anche solo essere stato concepito (e finanziato) un posto del genere!
Le cose che non abbiamo visto o a cui avremmo potuto rinunciare:
- Giralda, Catedral de Sevilla e Real Alcazar: shame on me. Non c’è altro da dire. Nonostante i mille promemoria sul telefono, complici gli impegni del periodo prefestivo, mi sono dimenticata di comprare i biglietti per la cattedrale e per il palazzo reale e così, una volta arrivati lì, le file erano proibitive ed ovviamente online le prime disponibilità erano a gennaio. Pazienza, ci siamo consolati col fatto che nostro figlio ha deciso di avere una crisi di nervi proprio davanti alla cattedrale e ci sono voluti 20 minuti di coccole in braccio e ninna nanna per farlo calmare, quindi se anche avessimo avuto i biglietti non ce la saremmo goduti per nulla (e magari non saremmo entrati affatto). Inoltre, mentre calmavo il mio bimbo urlante, ho potuto apprezzare i tantissimi casottini del mercato natalizio della piazza stracolmi di statuine per il presepe di ottima fattura. Peccato che già al 26/12 stessero smontando, se no ne avrei comprata qualcuna.
- Las Setas e Antiquarium: questa sì che è una trappola per turisti. L’Antiquarium è una serie di “sassi” spacciati come ritrovamenti archeologici durante gli scavi del Metropol Parasol, decisamente niente di che. E Las Setas ha un costo esorbitante (16 euro a testa) di fatto per salire sulla costruzione e guardare il panorama. Ha senso farlo solo al tramonto, per godersi la vista con la luce migliore, o di sera quando ci sono i giochi di luci sul monumento. E di certo non aveva senso farlo con un bimbo addormentato in passeggino, quindi per noi è stato un “thanks, but no thanks”.
Il nostro hotel: Soho Boutique Hotel Sevilla. Stessa catena di Malaga, sempre in pieno centro e sempre stessa formula (hall, sala colazione e camere). A differenza del precedente, la camera era un po’ piccolina, ma la struttura dell’hotel era fantastica e ricordava un rihad marocchino. Personale sempre squisitamente disponibile e questa volta qualche spazio comune in più (dei divanetti al primo piano dell’hotel) che ci hanno permesso di sorseggiare un amaro pietito in un ristorante italiano poco distante mentre facevamo quattro chiacchiere.
Un ottimo modo per scoprire la città simbolo dell’Andalusia è quello di prenotare il free tour di Siviglia su Civitatis. Questa attività è gratuita, in lingua italiana e dura circa 2 ore, durante le quali si ammireranno i luoghi più importanti del centro sivigliano, come Plaza de España, la Real Fábrica de Tabaco, la Puerta de Jerez, la Torre de Oro e la Casa de la Moneda.
Cordoba è la più particolare
Cordoba esiste sicuramente al di là del suo centro storico… ma, allo stesso tempo, per un turista non esiste nulla al di fuori di quello! Piccola, piccolissima, sembra di fare un tuffo indietro nel tempo, dove le strade sono tutte a ciottoli, ci si muove solo a cavallo, le case sono separate da vicoli minuscoli e si respira un’atmosfera arabeggiante. Affascinantissima, diresti quasi che è finta se non sapessi che è vera. Sembra quasi il set di un film e non ti stupisce scoprire che di film e serie TV ne abbiano girati vari, tra cui Game of Thrones. Detto ciò, è anche piccola, piccolissima. Non avrebbe senso fermarsi qui più di una notte, perciò noi abbiamo dato un senso alla permanenza lievemente prolungata uscendo leggermente dal centro di Cordoba e passando qualche ora dedicata al nostro bambino alla Ciudad de Los Ninos e al centro commerciale El Arcangel (dove gli abbiamo concesso il suo primo Happy Meal e qualche giro sulle giostrine a gettoni, era estasiato!).
Le cose che sono piaciute di più a noi adulti:
- La Mezquita: impressionante. Rientra di certo nella top 10 dei posti più strani che io abbia visto nella mia vita! Una moschea riconvertita a cattedrale, inconfondibile per le sue mille colonne (non esagero sul numero, potevano essere anche di più) e questi colori fra il panna e il terracotta. Grazie anche a una illuminazione suggestiva, il posto ha un che di magico, tra scritte, intarsi, pavimenti e la parte dell’altare della cattedrale che definire barocca è dire poco. La cattedrale di Malaga, che tanto ci aveva colpito, in confronto è nulla. Un luogo che resta stampato nella memoria, imperdibile. Noi non siamo saliti sul campanile perché avrebbe richiesto un biglietto e una fila aggiuntivi, ma la visita è stata egualmente soddisfacente.
Le cose che sono piaciute di più a mio figlio:
- Senza ombra di dubbio il giro in calesse! Una ladrata pazzesca (45 euro per 25 minuti di giretto nel quartiere ebraico con anche qualche minuto di sosta al tabaccaio perché il vetturino doveva comprarsi le sigarette) ma decisamente il clou della vacanza per mio figlio che, una volta tornato al nido, ha subito raccontato a tutti gli amici la storia del cavallo Antonio (si chiamava proprio così), bianco e che mangiava le carote! È uno dei ricordi più emozionanti dell’intera vacanza perché abbiamo visto una gioia traboccante nei suoi occhi… e questa è la dimostrazione del fatto che viaggiare coi bambini ti fa vivere e scoprire i posti in modi completamente diversi.
- La Ciudad de los Ninos: poco fuori dal centro, vicino all’ospedale e all’università, non avrei saputo della sua esistenza se non mi fossi documentata leggendo vari blog. Credo sia diventato uno dei motivi per cui invidio la Spagna. Un parco pubblico, gratuito, enorme, strapieno di giochi per bambini! Castelli, galeoni, scivoli, tubi, ma anche pareti da arrampicata, strumenti musicali, globi, casette. Divino. Siamo stati lì quasi 2 ore ma sono certa che avremmo potuto passarci anche molto più tempo. Queste sono le facilities da offrire ai genitori per incentivare la natalità, altro che bonus una tantum.
- Parque Infantil de Miraflores: una volta passato il ponte romano de Miraflores, si approda sull’altra sponda del fiume Guadalquivir che offre non solo una godibilissima passeggiata ma anche un altro dei loro invidiabili spazi gioco per bambini con un giga-galeone dei pirati in cui arrampicarsi, una miriade di scivoli, dondoli, altalene, il tutto in un’area pulita e recintata, per far giocare il bimbo al sicuro mentre ci si gode il sole dicembrino.
Le cose che non abbiamo visto o a cui avremmo potuto rinunciare:
- L’Alcazar del lor Reyes Cristianos: mixed feeling rispetto a questa esperienza. Abbiamo preso i biglietti solo per poter visitare i giardini perché, nuovamente, la folla all’interno del palazzo ne rendeva impraticabile la visita. I giardini probabilmente sono meravigliosi quando in fiore, ma oggettivamente a dicembre, brulli e con le fontane spente, non sono granché. Detto ciò, è stato utile far sgambettare il piccolo che è rimasto incantato davanti alla vasca delle carpe (talmente grandi che le ha definite squali) e fare qualche bella foto sempre accompagnati dalla fantastica luce dorata di questo periodo nel sud della Spagna.
- Medina Azahara: era nella nostra wishlist ma abbiamo abdicato visto che la visita sembrava complicata e avevamo ancora in programma la Alhambra. Pare che sia un sito archeologico impressionante, un palazzo-città risalente al X secolo e ben conservato. Non sarebbe stato proprio fattibile per noi perché la logistica imponeva oltre al trasferimento in macchina anche una navetta e una visita guidata. Impraticabile.
Il nostro hotel: Vitium Cordoba. Un due stelle ma che ne meriterebbe sicuramente almeno una in più per gentilezza del personale e qualità della colazione. I migliori pan au chocolat della vacanza (sono un’amante delle brioche in tutte le salse e in tutti i paesi)! Per il resto, camera modesta e un po’ freddina (attenzione, il clima a Cordoba e Granada è drammaticamente diverso da Malaga e Siviglia, qui non sembra estate e al mattino ci sono pochi gradi sopra lo zero, poi si scalda e in giornata si arriva a stare benissimo). La cosa migliore dell’hotel era la posizione strategica in centro ma vicino a localini deliziosi e pieni di vita, come La Indiscreta Bar, dove siamo andati a sorseggiare un paio di bicchieri di vino dopo aver messo al letto il pupo, accolti da una caliente barista spagnola che incarnava il prototipo della barista spagnola: piena di energia, ritmo e accoglienza travolgente!
Granada è la più godereccia
Quarta tappa del nostro viaggio e la stanchezza iniziava a farsi sentire, non solo per il bambino ma anche per noi. Per questo abbiamo deciso di prendercela davvero con calma, riservando una breve visita alla città in modalità “mordi e fuggi” e dedicare più tempo a “mordere” (ovvero assaporare) le delizie culinarie locali! Non credo che dimenticherò mai il cono di pezzetti di hamon serrano e queso manchego mangiato passeggiando, come fosse un gelato, così come le buonissime quesadillas prese in un bar su Reyes Catolicos! Godereccia e affollata in modo inaudito, Granada vive di luce riflessa della Alhambra ma ha sicuramente molto più da offrire. Noi che il centro lo abbiamo visto solo passeggiando e che nell’Albayzin non ci siamo proprio stati, col senno di poi avremmo potuto decidere di investire diversamente il nostro tempo e spendere qualche ora in più a Granada invece che a Cordoba. Non ho rimpianti, però, perché la folla che si preparava al Capodanno rendeva un’impresa persino passeggiare tra le vie, e scegliendo di passare mezza giornata al Parque de las Ciencias di Granada (a 2km dal centro città) abbiamo offerto al nostro bambino stimoli maggiori e probabilmente indimenticabili.
Le cose che sono piaciute di più a noi adulti:
- La Alhambra: chiaramente, è questa l’attrazione maggiore della città. Secondo sito spagnolo per numero di visitatori, è letteralmente imperdibile. Qualche consiglio, solo perché di descrizioni se ne trovano a iosa sulle guide: abbiamo prenotato i biglietti con almeno due mesi di anticipo e l’unico slot rimasto per il 30/12 era alle 8.30 di mattina, quindi bisogna muoversi con larghissimo anticipo. Lì per lì un miracolo anche solo essere arrivati quasi in orario, col senno di poi la levataccia è stata una manna dal cielo. Vero che ci siamo alzati all’alba e che faceva un freddo becco, ma quando siamo arrivati c’erano ancora pochissimi turisti (il sito con l’andar delle ore è stato invaso da fiumi di visitatori). Inoltre, anche se eravamo in ritardo per la visita ai Palacios Nazaries, le guide hanno avuto pietà di noi (forse perché avevamo un bambino o perché eravamo quelli del primo turno) e sono andati oltre la tolleranza di 15 minuti di ritardo facendoci accedere lo stesso. La visita ai Palacios Nazaries è il motivo per vedere la Alhambra, perché è lì che vedrete gli incredibili intarsi e le stanze decorate frutto della maestria artigiana. Il resto de la Alhambra sono giardini (spettacolari, ma di nuovo non a dicembre) e fortificazioni da cui vedere un bel panorama. Forse sono un po’ severa, ma mentre la Mezquita di Cordoba mi ha lasciata a bocca aperta per la sua particolarità, la Alhambra non ha potuto non ricordarmi luoghi e stimoli artistici che avevo già avuto la fortuna di vedere in Egitto, Libano, Marocco ed Emirati Arabi. Altro tip: si legge che per visitare i palazzi i bambini devono essere portati in marsupio, il che però esclude gli zaini da spalla che ti fanno lasciare al deposito (ahimè per noi che ce lo eravamo portati apposta dall’Italia) temendo che inavvertitamente con lo zaino si vadano a sfregare le delicatissime pareti. Volendo si può noleggiare un marsupio da bebè ma noi ne abbiamo fatto a meno. Tempo totale della nostra visita: 2 ore e mezza. Con un bambino piccolo non si può pretendere di più. Durata media della visita senza bambini: 8 ore, di cui 4 con tour guidato!
Le cose che sono piaciute di più a mio figlio:
- Parque de las Ciencias de Andalucía: è come aver messo insieme un bellissimo acquario, uno zoo, un museo di storia naturale e un museo della scienza e della tecnica nello stesso posto. Interattivo fino al midollo, pensato per i bambini, offre tutto, ma proprio tutto per un intrattenimento completo e un apprendimento stimolante. Imperdibili le parti con gli spettacolari diorami e il Biodomo con gli animali, ma anche il padiglione delle farfalle e le attrazioni di tipo scientifico sottoforma di giochi per bambini. È stata davvero una bellissima esperienza!
Le cose che non abbiamo visto o a cui avremmo potuto rinunciare:
- Catedral de Granada e Capilla Real: viste solo da fuori per via della scelta di visitare la città in modo leggero e totale relax, sono sicuramente i monumenti più rilevanti che avrebbero meritato una visita. A questi si aggiunge l’itinerario a piedi nell’Albayzin (l’antico quartiere moresco sul colle di fronte alla Alhambra) raccomandato dalla Lonely Planet ma che abbiamo saltato per mancanza di tempo e di energie.
Il nostro hotel: Parraga 7. Probabilmente quello che sulla carta si presentava meglio ma che nei fatti ha offerto l’esperienza meno convincente. Purtroppo, il raffinatissimo ristorante dell’hotel era chiuso la domenica e il lunedì sera quindi non abbiamo potuto usufruirne. Inoltre, la colazione non viene servita in una sala specifica ma con dei cestini recapitati in camera in cui si ha la possibilità di scegliere solo la bevanda. Avevamo chiesto di ricevere il cestino alle 7 in tempo per la Alhambra e alle 7.30 ancora nulla. Scendo e mi dicono che “avevano provato a recapitarlo ma senza ottenere risposta”, noi nemmeno li avevamo sentiti bussare! Comunque ci danno il cestino e mancava il latte per il bambino. Ultima nota, ci hanno chiesto di fare check-in online per facilitare le pratiche di ammissione, ma è stato laborioso per via di un sito con una pessima interfaccia. Insomma, non il migliore dei servizi, non li risceglierei.
Un modo sicuramente interessante per vivere al meglio le proposte della città è quello di prenotare il free tour di Granada su Civitatis. Questa attività, gratuita e in italiano, dura circa 2 ore e permette di ammirare i luoghi più importanti di Granada, come la Plaza de Bib-Rambla, la Fontana dei Giganti, la Cattedrale, la Cappella Reale e la Plaza de Santa Ana.