Palermo, Cefalù e la val di Noto
Del resto, questo non è altro che un validissimo pretesto per tornare in questa meravigliosa terra non appena ne avremo nuovamente voglia, per inebriarci dei suoi profumi, per deliziarci dei suoi inimitabili sapori, per respirarne la storia e la cultura, per tornare ad ammirare il suo superbo barocco e godere del suo sole e del suo mare.
La prima delle due settimane è stata dedicata alla Sicilia Sud Orientale ovvero, alla Val di Noto, quel territorio compreso tra le province di Siracusa e Ragusa nel quale si trovano in un raggio di 70 km, le perle del Barocco siciliano.
Abbiamo scelto tramite Internet il nostro agriturismo “La valle degli Dei” appena fuori Noto ma distante soltanto poche centinaia di metri dal centro storico.
Ottima la struttura, dotata di cucina ed elettrodomestici e fornita di aria condizionata (indispensabile da queste parti nei mesi estivi) con mobili nuovi di zecca e di semplice eleganza. Gradevole la collocazione nella verde vallata di agrumeti che si estende ai piedi di Noto che sorge in una collina che degrada verso il mare (a 4 Km di distanza). Appena un po’ sostenuti i prezzi (abbiamo pagato 650 euro per una settimana per l’appartamento, senza colazione, i prezzi di Luglio sono identici a quelli di Agosto mentre normalmente dovrebbero essere decisamente più bassi).
La cittadina di Noto è un vero gioiello del barocco. Percorrendo il suo centro storico si resta rapiti dalla bellezza dei suoi numerosi palazzi e dalle sue chiese, prima fra tutte la Cattedrale recentemente restituita agli antichi splendori grazie ad un restauro. Monumentale e imponente la scalinata che conduce alla bella facciata, un po’ deludenti gli interni. Molto bello è anche l’edificio del Municipio che sorge proprio di fronte alla Cattedrale ed il pregevole teatro comunale di fine ‘800 che sorge sul principale Corso Vittorio Emanuele ai cui lati si susseguono i palazzi più belli.
Possiamo consigliare a tutti la trattoria Ducezio a Via Ducezio nel centro storico dove abbiamo mangiato bene (primi piatti spaventosamente abbondanti, ambiente alla buona, prezzi contenutissimi). Abbiamo dedicato le mattinate al mare avendo a disposizione ampie possibilità di scelta. A 4 o 5 Km sono raggiungibili il litorale di Noto Marina ( affollato ma non troppo, spiaggia sabbiosa, mare discreto) e la spiaggia di Calabernardo (più tranquilla e più bella con un piccolo ruscello alle spalle). Appena un po’ più distanti sono l’oasi di Vendicari (non ci siamo stati) e la spiaggia di Calamosche (bella ma è piuttosto faticoso arrivarci sotto il sole battente, circa 20 minuti a piedi su un sentiero in una riserva naturale) mentre proseguendo verso sud si arriva al suggestivo borgo di Marzameni ed infine alla estrema punta meridionale della Sicilia: Portopalo di Capo Passero. In questa località, su di un isolotto che si raggiungeva a bordo di un barcone in pochi minuti (5 Euro a persona A/R) abbiamo fatto il più bel bagno della settimana.
Un capitolo a parte va dedicato ai deliziosi e succulenti prodotti gastronomici di questa parte della Sicilia. A questo proposito desideriamo segnalare e raccomandare vivamente a tutti un negozietto di Noto sul Corso principale che vende i prodotti della ditta Campisi (come dire dal produttore al consumatore ed infatti il rapporto prezzo-qualità è a mio parere strepitoso), una sterminata serie di leccornie, dal patè di pomodoro pachino, alla crema di pesce spada, ai capperi ed alla bottarga alla crema di pistacchio ed a quant’altro questa generosa terra sa offrirci per deliziare i nostri palati.
Ragusa Ibla dista una sessantina di km da Noto ed è stata la nostra prima escursione pomeridiano-serale. Peccato essere arrivati quasi al tramonto e non essere riusciti a visitare all’interno l’imponente cattedrale di San Giorgio. Ibla ha un centro storico delizioso e di grande suggestione ed un bel parco pubblico con vista panoramica sulla città. Passeggiando per i suoi stretti vicoli ed inerpicandosi per la dolce salita che conduce alla cattedrale, vi si percepisce non senza spontaneo rammarico, un senso di abbandono del pregevole patrimonio architettonico. Molto simile a Ibla è Modica, (pochi km da Ragusa) sia per la morfologia del territorio che per le architetture dominate dalla presenza del barocco, sia ancora per il centro storico arroccato su di un colle con il Duomo (bello) sulla sua sommità. Se andate a Modica non mancate di assaggiare la sua squisita e particolare cioccolata ed il suo delizioso torrone in una delle belle e invitanti cioccolaterie che troverete nel centro. Da non perdere anche Scicli che ci ha dato di più l’idea della Sicilia così come siamo abituati a vederla in certa filmografia o nella fiction televisiva (forse abbiamo finito per riconoscere inconsapevolmente angoli e siti utilizzati come location o come set cinematografici). Nel nostro tour abbiamo incluso anche Palazzolo Acreide (a circa 30 Km da Noto), che ha una bella Cattedrale ed un anfiteatro greco (che non siamo riusciti a vedere perché aveva chiuso al tramonto) e che fa parte degli otto comuni della Val di Noto nel sud-est della Sicilia che sono stati dichiarati patrimonio dell’Unesco per le loro architetture tardo barocche: Caltagirone, Militello in Val di Catania, Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa e Scicli .
Tutte queste città furono distrutte dal terribile terremoto del 1693 e ricostruite, nello stesso luogo o vicino alle città pre-esistenti.
Nel nostro giro noi siamo riusciti ad includere le ultime 5.
A pochi km da Noto sorge Noto Antica che rappresenta per l’appunto il sito in cui sorgeva la città distrutta dal terremoto di cui si è detto. La passeggiata è gradevole più per la natura circostante e per il paesaggio che è possibile ammirare che per le rovine che non ci sono sembrate particolarmente interessanti. Tra l’altro il sito è abbastanza trascurato e meriterebbe senz’altro una maggiore cura.
Invece un posto che ci ha veramente entusiasmato è stato senz’altro la Riserva Naturale di “Cava Grande del Cassibile”.
Ci si arriva da Avola,inerpicandosi verso Avola antica e ci si ritrova su di una sommità che domina un ampio canyon nella cui valle scorre il fiume Cassibile.
Parcheggiata l’auto il parcheggiatore nota i sandali ai nostri piedi e ci manifesta la sua perplessità sulla inadeguatezza del nostro equipaggiamento “..Non so se le guardie forestali vi faranno scendere così…” Capiremo molto presto le ragioni di tale avvertimento, per il momento la guardia forestale all’ingresso dell’oasi ci avverte che la discesa può durare 45 minuti (ci è sembrato di avere impiegato un po’ meno) e che bisogna assolutamente evitare di risalire nelle ore calde.
Il posto è di grande bellezza già al primo sguardo che può spaziare dalle montagne, al mare, al fiume in fondo alla valle, alle necropoli costruite da civiltà neolitiche sul fianco delle rocce che degradano verso la valle del fiume.
Il percorso è piuttosto arduo ed impervio (doveroso sconsigliarlo a chiunque abbia problemi di affaticamento o non sia in perfetta salute) ma si è ampiamente ripagati dalla fatica già quando durante il percorso si cominciano ad intravedere i fantastici laghetti color smeraldo formati dal fiume sul fondo della vallata.
E’ indispensabile comunque munirsi di una sufficiente riserva d’acqua (almeno un litro a testa) di un copricapo per ripararsi dal sole impietoso e di scarpe adeguate (per l’appunto i nostri sandali erano tutt’altro che l’ideale..) Quando si è verso il fondo del sentiero ci si trova ad una biforcazione che conduce da un lato ai “laghetti principali” e dall’altro ai” laghetti secondari”.
Noi abbiamo trascorso buona parte della giornata a quelli principali e dedicato la parte finale a quelli secondari (un altro quarto d’ora circa di cammino dai principali).
Difficile trovare aggettivi adeguati per descrivere la bellezza di questi luoghi.
I laghetti si formano in vasche naturali che il corso del fiume ha scavato lungo il percorso e vengono alimentati da piccole cascate che si susseguono lungo il declivio consentendo a chiunque lo voglia di regalarsi un fantastico ed irripetibile idromassaggio naturale.
Davvero impedibile. Comunque la bellezza di questi posti è descritta sicuramente più efficacemente dalle immagini che troverete con facilità su Internet.
Non ci siamo fatti mancare una puntata ad Avola che è famosa per la sua sublime pasta di mandorle, mentre deludente è stata la visita a Pachino famosa per l’omonimo pomodoro ma che a parte quello ha davvero poco da offrire ai visitatori.
Resta da raccontare della seconda settimana di vacanza che abbiamo trascorso, ahinoi, in un orribile villaggio (Club Playa d’Himera) tra Termini imprese e Campofelice di Roccella.
Avevamo prenotato un soggiorno in questo “4 stelle” ingannati dal fatto che esso si spaccia sui cataloghi e su Internet come ubicazione a Cefalù. In realtà il villaggio si trova a pochi passi dalla zona industriale di Termini Imprese ed a ben 16 Km da Cefalù. Una spudorata truffa, anche perché, come è facilmente intuibile, il mare è pessimo e la zona risente della vicinanza dei siti industriali (anche dal punto di vista paesaggistico). Come se non bastasse si mangia malissimo, con un vergognoso riciclo del buffet e con una cucina insulsa ed insapore. Infine bisogna aggiungere che le camere non brillano per pulizia, che la struttura somiglia internamente ad un ospedale e che il villaggio è frequentato prevalentemente da clientela francese e che le attività di animazione risentono della minoritaria presenza di italiani. Solo la piscina è molto bella e tenuta bene. In parole povere una vera “sola” da evitare ad ogni costo!!! Ci siamo difesi tornando spesso a Cefalù, (anche per fare il bagno perché lì il mare è davvero bello) che ha una bellissima Cattedrale del 1100 con un superbo mosaico di un Cristo bizantino che troneggia sull’altare e deliziosi vialetti nei quali si spandono i profumi dei ristoranti ( ..E la nostra invidia aumentava!..).
Abbiamo fatto le nostre escursioni a: Santo Stefano di Camastra: famosa per la produzione delle sue ceramiche Pollina: arroccata sul pizzo di una montagna a picco sul mare. Ha un grazioso centro medievale sormontato da una rocca e da un meraviglioso anfiteatro (costruito di recente) che domina la sottostante vallata.
Caccamo: che ha un bel castello ( solo 2 euro per l’ingresso).
Gli ultimi due giorni di vacanza ce li siamo riservati per visitare Palermo e per la meravigliosa “Riserva naturale dello Zingaro” tra Scopello e San Vito Lo Capo.
Pertanto avevamo prenotato tramite booking.Com l’Hotel Jolly a Palermo (eccellente: colazione sontuosa, struttura molto bella, personale garbato) spuntando l’incredibile (considerata la categoria e la centralità dell’hotel) prezzo di 82 euro a notte per una tripla.
Neanche il tempo di posare i bagagli e ci siamo messi in marcia per raggiungere Scopello in provincia di Trapani, località dalla quale si accede alla “Riserva dello Zingaro” che corre lungo il tratto di costa che va per l’appunto da Scopello a San Vito Lo Capo (8 km circa di sentieri litoranei).
Abbiamo dovuto attraversare il caotico traffico di Palermo ed abbiamo notato quanto le abitudini di guida dei palermitani siano perniciosamente simili a quelle delle nostre parti.
Dunque, per nulla intimoriti ed avvezzi a cotanta deprecabile disaffezione alle regole, abbiamo affrontato una mezz’ora abbondante di traffico infernale sull’asfalto rovente, per poi approdare finalmente sulla Palermo-Trapani. A partire dell’imbocco dell’autostrada ci saranno circa 80 km che si percorrono in un’oretta passando per il punto nel quale il valoroso Giovanni Falcone perse la vita all’altezza dello svincolo autostradale di Capaci (c’è una lapide sull’autostrada a ricordare il vile attentato).
All’ingresso alla riserva (biglietto 3 Euro) ti consegnano una utile mappa con il dettaglio dei percorsi su cui è possibile individuare le cale che si susseguono lungo il (faticoso) tragitto.
Anche qui bisogna munirsi di una sufficiente scorta d’acqua e bisogna prepararsi ad un considerevole sforzo fisico a meno di non accontentarsi di fermarsi alla prima caletta utile (non è stato il nostro caso) a circa un quarto d’ora di cammino dall’ingresso.
Noi abbiamo proseguito, non senza imprecare contro il sole impietoso e la opprimente calura “agostana” fino alla seconda cala che abbiamo raggiunto dopo circa 50 minuti di faticoso ma “appagante” cammino.
Bellissimo il colpo d’occhio sulle cale e sugli scorci di costa, bellissimo il mare. Ad ogni modo la prima caletta (la più vicina) si rivelerà, sulla via del ritorno più bella della seconda. Sebbene il sole stia calando non rinunciamo a scendere anche su questa e non ce ne pentiremo affatto! A non più di otto metri dalla riva abbiamo nuotato in mezzo a nugoli di pesci di svariate fogge e dimensioni. Davvero incredibile, sembrava di essere ai Caraibi, mai fatta una esperienza simile, davvero emozionante! Il giorno dopo lo abbiamo interamente dedicato alla città di Palermo. Partendo dall’hotel ci siamo diretti verso il Corso Vittorio Emanuele, una lunga arteria che taglia in due il centro storico, passando per i punti nevralgici: il bellissimo Palazzo Comunale con la scenografica fontana; il mercato della Vucciria (ormai piuttosto cadente, ci hanno detto che è meglio quello di Ballarò ma non ci siamo stati); la piazza dei Quattro Canti all’incrocio con Via Macqueda; la bellissima Cattedrale dei Normanni; il Palazzo dei Normanni al cui interno oltre all’interessante visita allo storico palazzo (per brevi periodi è stata anche la residenza reale della corte borbonica, ad esempio durante la fuga da Napoli che seguì alla breve e sfortunata rivoluzione del 1799) è possibile ammirare la straordinaria Cappella Palatina. Restituita da pochissimo al suo luminoso e variopinto splendore essa costituirebbe da sola una ragione sufficiente per visitare Palermo. Strepitosa! In serata passeggiata lungo la direttrice dei due bellissimi teatri palermitani : Il teatro Massimo ed il Politeama e cena in un ristorante all’aperto (ahimè, davvero deludente), nei vicoli proprio di fronte al teatro Massimo.
Purtroppo non ne ricordiamo il nome per sconsigliarvelo vivamente: insalata di mare stantia e zeppa di aceto (!!) primi piatti scialbi, vino della casa pessimo.
Ma è solo un incidente di percorso, per pareggiare il conto dovremmo dirvi della pasticceria sublime, delle insuperabili “arancine” e di tutto quello che ha deliziato il nostro palato durante la nostra permanenza.
In definitiva, la Sicilia è una terra composita e variegata, che nel nostro immaginario, come accade sovente alle ragioni del Sud, viene banalizzata nei mille stereotipi scontati e nella sciocca oleografia che la connota. Tantissime sono le cose che non abbiamo ancora visto e che abbiamo voglia di vedere. Esse ci daranno una ragione più che valida per programmare di ritornarci in un prossimo futuro.