Una macchia gialla sul mare blu della Campania: la storia e i segreti dietro le antiche limonaie della Costa d’Amalfi

Il principio fondante della coltivazione a terrazzamenti è quello di rendere produttivi territori che, per le particolari caratteristiche orografiche, risultano sprovvisti di ampie zone pianeggianti o, per contro, rendere accessibili zone che hanno difficoltà a risultare utilizzabili per le attività agroalimentari. Non fa eccezione, in questo senso, la Costa d’Amalfi, territorio dove la sensibilità e l’amore dei suoi abitanti si propone non solo in paesaggi da cartolina, ma è avvolto dal profumo fresco ed estivo e dal colore intenso delle limonaie. Terrazzi che uniscono sapientemente il passato e il presente, costituendo al contempo una proiezione verso un futuro fatto di consapevolezza ambientale e di ripartenza dal territorio. Protagonista assoluto, in questa piccola comunione di comuni e di intenti, è lo Sfusato Amalfitano, quel limone che sembra dipinto da mano d’artista, coltivato entro i limiti del disciplinare che ha dato vita al Limone Costa d’Amalfi IGP.
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La ricchezza organolettica e quella estetica dei limoni d’Amalfi
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Innanzitutto, una precisazione procedurale: la definizione Limone Costa d’Amalfi IGP racchiude al suo intorno non solo l’omonimo comune, ma questo fa da apripista a una lista di 12 località all’interno delle quali ritroviamo dei pesi massimi del turismo campano come Cetara, Conca dei Marini, Furore, Maiori, Minori, Positano, Praiano, Ravello, Scala, Tramonti e, ultima ma non per ultima, Vietri sul Mare. Questo areale di coltivazione e raccolta, che si estende su una superficie in verità piuttosto ristretta (400 ettari circa), permette una raccolta quantificata annualmente entro le ottomila tonnellate, benché insistano fenomeni di progressivo allontanamento dalle coltivazioni, anche per le difficoltà logistiche e la resa scarsa, lontana cioè da quelle produzioni industriali che, pur quantitativamente più beneficiali, deficitano invece in qualità.
Proprio a quest’ultima afferisce l’interesse per il Limone sfusato, nome che ne racconta la forma allungata, più morbida, benché di dimensioni generose. Il colore giallo vivo della buccia, capace di emanare un profumo intenso per la presenza di biomolecole molto attive (i cosiddetti terpeni, tra cui il limonene), protegge una polpa ricchissima in acido ascorbico. La vitamina C, particolarmente utile per il corretto funzionamento del sistema immunitario e nervoso, nonché capace di stimolare la naturale produzione del collagene, si ritrova in questa cultivar in misura maggiore rispetto alle altre varietà diffuse sul territorio nazionale, e permette di usare il limone amalfitano sia in purezza, sia per le ricette tipiche del territorio, non da ultimo il limoncello, liquore italiano diffuso ormai ai quattro angoli del pianeta. Il limone della Costa d’Amalfi tiene fede al poliformismo tipico della specie, permettendo dunque ai coltivatori di ottenere un numero più elevato di raccolti, conservando però anch’essi la predilezione per la stagione tardo primaverile e di inizio estate, quando i frutti raccolti hanno le migliori caratteristiche possibili, favoriti da un clima mite e meno estremizzato.
Il Sentiero dei Limoni e le pagliarelle
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Come riconoscere una tipica limonaia della Costa d’Amalfi? La cartina tornasole di questa produzione diffusa sul territorio sono le cosiddette pagliarelle, delle tettoie realizzate con una struttura lignea sulla quale venivano stese delle stuoie di paglia. Materiale prono alla degradazione, soprattutto per effetto del vento e della pioggia, nonché del sole, ma anch’esso simbolo di una agricoltura che già in passato era capace di realizzare dei meccanismi “sostenibili” ricorrendo ai materiali naturalmente disponibili. I paesaggi che più sono capaci di catturare lo sguardo del visitatore contemporaneo li ritroviamo tra Maiori e Minori, lungo quel Sentiero dei Limoni che è divenuto una delle tappe irrinunciabili del turismo costiero. Il percorso, di particolare facilità e dai tempi di percorrenza ridotti (sono consigliate circa 3 ore), si sviluppa lungo 2,5 chilometri sulla fascia verde che separa le due località dai nomi così simili, con un dislivello entro i 160 metri: quest’ultimo è composto da salite nella fase iniziale e progressive discese in quella finale. Ampiamente segnalato, ivi comprese delle splendide piastrelle decorate che strizzano l’occhio alla produzione della vicina Vietri sul Mare, il Sentiero dei Limoni è un’esperienza panoramica e ambientale allo stesso tempo, dove non mancano gli slarghi panoramici (il Belvedere della Mortella a Minori, tra i tanti) e gli incontri con la ricca biodiversità del territorio, che oltre ai limoni è ricco di fiori, arbusti e alberi da frutto, come i carrubi.
Certo è che percorrere a piedi queste stradine, con la calma tipica del turista, restituisce solo in minima parte la difficoltà che, ancora nell’Ottocento, era invece riservata alle furmechelle (piccole formiche), le donne deputate alla raccolta e al trasporto dei limoni che venivano poi destinati ai banchi dei mercati e alle case dei signori di un tempo. Uno spaccato di quelle tradizioni che ancora oggi, nonostante un apparente disinteresse, continuano ad avere accoliti attenti, capaci di trasformare un territorio complesso in una risorsa dove la natura è matrigna, per citare Leopardi, ma capace lo stesso di straordinari atti d’amore.