Itinerario arabo normanno tra Palermo e Cefalù
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Il 13 luglio, giorno feriale, atterro a Palermo nel primo pomeriggio collegandomi al sito dell’aeroporto (gesap.it) scopro che ancora dopo due anni dalla mia ultima visita in Sicilia i lavori della linea ferroviaria che collega aeroporto e centro città non sono completati, in compenso l’aeroporto ha finito la sua ristrutturazione ed è ben organizzato con un servizio bus veloce ed economico. Il desk d’acquisto biglietti del bus è proprio adiacente agli arrivi ed è facilmente identificabile, in 40 minuti sono alla Stazione Centrale di Palermo e posso prendere il treno per Cefalù. Il treno regionale è confortevole con aria condizionata e prese elettrica per ricaricare il cellulare, posso rilassarmi e osservare la gente che frequenta questa tratta… è eterogenea, c’è chi ha finito il turno di lavoro e torna a casa, chi invece con ombrelloni e frigo portatile va al mare, praticamente nessun turista. La mia vicina, forse un po’ stupita di vedere un turista sul treno regionale che collega Palermo a Sant’Agata, mi chiede dove sto andando. Le spiego che la mia meta è la cattedrale di Cefalù e dai sedili dietro una voce consiglia di fermarmi a Cefalù per vedere il tramonto… inizia così una conversazione di gruppo sui luoghi della costa siciliana da non perdere!
Cefalù
In poco meno di 50 minuti arrivo a destinazione, mi alzo e ci salutiamo come se fossimo un gruppo di amici di vecchia data. Dalla stazione, attraversando l’antico borgo medievale si raggiunge la cattedrale in 10 minuti a piedi. La cattedrale di Cefalù è imponente, leggenda narra che fu edificata da Ruggero II perché scampò ad una tempesta… in realtà la sua struttura con due torre laterali ricorda una fortezza. Dentro l’impatto è straordinario, la navata centrale è semplice, ma con un bel gioco di colori della pietra calcarea. In fondo sopra l’altare i famosi mosaici bizantini in oro. La Cattedrale è molto grande, ci sono diverse persone che la stanno visitando, ma nello stesso tempo è silenziosa e coinvolgente.
Mi siedo e inizio a riflettere: questa mattina ero a casa mia a Milano poi a Roma per una riunione e ora sono in un luogo incantevole e silenzioso… mi viene in mente una frase di Sdami Vivekananda: “Siedi ai bordi dell’aurora e per te si leverà il sole, siedi ai bordi della notte e per te si libereranno le stelle, siedi ai bordi del torrente e per te canterà l’usignolo, siediti ai bordi del silenzio… Dio ti parlerà”. Questa frase mi fa tornare alla mente un passo del libro di Padre Moretti che ho letto recentemente, dove sostiene che contemplare è vedere con gli occhi di Dio. Per esprimere il concetto racconta questa storia: «Un uomo molto attivo arriva in un monastero e pone al monaco che lo accompagna una domanda: Cosa impari dalla tua vita di silenzio e contemplazione? Il monaco intento ad attingere acqua dal pozzo fa cadere velocemente il secchio e chiede a sua volta al visitatore: Guarda giù e dimmi, cosa vedi? L’uomo guarda giù e ammette di non vedere nulla. Poco dopo quando l’acqua torna tranquilla il monaco chiede di nuovo al visitatore di guardare nel pozzo. L’uomo guarda e questa volta vede sé stesso riflesso nell’acqua. Quando l’acqua è mossa non si vede nulla, ma quando è calma riesci a vedere te stesso. Questa è l’esperienza del silenzio: riuscire a vedere sé stessi!».
Rimango lì a contemplare le opere dell’uomo per diverso tempo, fino alla chiusura della cattedrale. Sono le 18.30, esco, percorro il sagrato e mi accorgo solo ora che è molto ampio e sopraelevato rispetto al piano stradale. Al tempo della costruzione doveva avere una funzione specifica. Chiedo informazioni e mi spiegano che il sagrato in passato fungeva da cimitero e la terra per fare il terrapieno proveniva direttamente da Gerusalemme. Sia per motivi religiosi, sia per la sua particolare composizione in grado di mummificare rapidamente i corpi che vi erano sepolti. Mi fermo sulle panchine della piazza per ammirare la facciata della cattedrale illuminata dalla luce rossastra del tramonto, ha riflessi molto suggestivi. Quella che prima mi sembrava una rupe incombente sulla chiesa, ora è come fosse lì per proteggere il luogo e non a sovrastarlo come avevo avuto l’impressione entrando ormai un’ora prima. Trascorro ancora qualche ora a Cefalù camminando per l’antico borgo e trovo luoghi molto suggestivi che consiglio a tutti di vedere: il lavatoio medioevale costruito sul fiume, la porta della Pescara, il vecchio molo. Quando vedo apparire Venere in cielo ricordo che ho un treno da prendere alle 22.20 che mi riporta a Palermo dove domani avrò un tour molto intenso.
Palermo
Il giorno dopo con Barbara, la nostra guida palermitana, e altri amici ci incontriamo davanti al Teatro Massimo. Non c’entra nulla con l’itinerario arabo normano, ma è un punto di riferimento centrale e sinceramente vale la pena visitarlo! È un’opera grandiosa, realizzata alla fine dell’800 con oltre 7.000 mq di superficie calpestabile e 1380 posti a sedere. Ha una scena di circa 52 m di profondità e ha al suo interno diversi laboratori artigianali. La nostra guida con orgoglio ci spiega che il teatro Massimo di Palermo, a differenza di molti altri teatri d’opera italiani, riesce a raggiungere la parità di bilancio con un ricco palinsesto e rappresentazioni di livello internazionale, dando un lavoro stabile a circa 350 dipendenti. Il commento nasce spontaneo, sarà lo spirito arabo o quello normanno non lo so, ma in fatto di maestosità quando i palermitani decidono di fare cose in grande ci riescono benissimo! Tanto che ancora oggi il Teatro Massimo di Palermo è il più grande teatro lirico d’Italia e terzo in Europa dopo Parigi e Vienna. Consiglio a tutti di fare la visita guidata non solo per gli ambienti liberty o per la magnifica collezione di abiti teatrali firmari da Zeffirelli, Guttuso, Sironi, ma soprattutto per la passione delle guide della fondazione nel raccontare la storia del teatro e della possibilità di apprendere come sia possibile assistere alle rappresentazioni dal palco reale senza alcuna maggiorazione di prezzo (questo è un segreto che vi spiegherà solo la guida). Il Palco reale è posto al centro del secondo ordine di palchi, è dotato di 27 posti e di un foyer privato detto Salone del Sovrano, interamente rivestito in mogano e arredato con divani e poltrone di broccato rosso dove su prenotazione (minimo 7 giorni prima) è possibile prendere un aperitivo esclusivo con i propri amici nel Salone del Re.
Alle 10,30 ci ritroviamo tutti davanti al Teatro e inizia il nostro tour monumentale arabo normanno palermitano. Barbara, la nostra guida, per farci ambientare nell’epoca di riferimento ci propone di iniziare la visita attraversando lo storico Mercato del Capo partendo dall’ingresso di Porta Carini. Il mercato è nato oltre 1000 anni fa, nasce come mercato di tende mussulmane per derrate alimentari e ancora oggi è un mercato per trovare alimenti del territorio e entrare nel clima palermitano. Una cosa che mi colpisce in modo particolare sono i profumi della frutta e verdura esposti, una conferma della genuinità e della freschezza dei prodotti. Non è un mercato per turisti, ma un vero mercato dove i palermitani vanno a fare la spesa, cercando e trovando qualità e freschezza dei prodotti, ma anche socialità. Camminando lungo i vicoli, i commercianti delle bancarelle propongono perle di saggezza popolare, ricette enogastronomiche della nonna per intrattenere i clienti e invogliare l’acquisto dei propri prodotti. Nelle bancarelle non si trovano solo cibi freschi, ma anche cibi cotti pronti da mangiare, uno street food vero e proprio di altissima qualità e genuinità. La camminata è lunga, ma ricca di particolari e occasioni per capire lo spirito del mercato.
Con calma arriviamo alla cattedrale purtroppo come sempre il tempo è tiranno e decidiamo di puntare diritto a Palazzo dei Normanni. Le sue origini sono di epoca fenicia, le fondamenta poggiano su massi poligonali di grandi dimensioni, ma il palazzo ha avuto il suo grande sviluppo in età Normanna e al tempo di Ruggero II è stata costruita la Cappella Palatina. Il sito web della Cappella Palatina di Palermo, recita: “La Cappella Palatina è la perla delle religioni e delle culture nella storia”. Entrando vengo attratto dai mosaici bizantini in oro lungo tutte le pareti e l’altare che raccontano vecchio e nuovo testamento, poi analizzando meglio l’ambiente mi rendo conto che c’è molto di più. Non si tratta solo di un ambiente religioso, ma anche di un ambiente dove i re normanni tenevano udienza: da una parte l’altare, dalla parte opposta il trono reale. Sopra al trono del re, il trono di Dio. Potere temporale e potere religioso in un unico ambiente. Non solo sul piano architettonico e decorativo è l’incontro tra culture e religioni diverse dove furono coinvolte maestranze bizantine, islamiche e latine. Due modi diversi di concepire il divino: la visione mussulmana dove il divino viene rappresentato da figure semplici simmetriche e ripetute come simbolo di vita eterna, la visione bizantina dove si racconta con scene precise di antico e nuovo testamento raffigurando il figlio di Dio.
Palazzo dei Normanni, pur essendo sede dell’assemblea regionale, è visitabile nei piani superiori dal venerdì al lunedì. È possibile visitare anche la sala di Ruggero II, dove le decorazioni dei mosaici raffigurano scene ed emblemi del potere normanno seguendo una narrazione simbolica del giardino-paradiso di tradizione islamica. Vicino c’è la chiesa di San Giovani degli Eremiti, una chiesa romanica che esternamente ricorda edifici orientali. Il richiamo all’Oriente viene ancor più enfatizzato dalle cupole di colore rosso acceso. La chiesa è costruita sopra il fiume Kemonia ed è circondata da un selvaggio giardino con piante provenienti da tutto il Mediterraneo. Pur essendo nel centro della città è un luogo silenzioso e fresco, dove è possibile godere di un po’ di pace prima di rientrale tra le “le voci” del mercato. Verso le 14 si pranza tra amici con lo street food palermitano tra arancini, cazzilli, pianelle, unzone e caponata.
Dopo la pausa ristoratrice, in attesa di ritornare davanti alla cattedrale per il Festino di Santa Rosalia, decido di fare una pausa in albergo. Certo nell’itinerario ci sarebbero da vedere la cattedrale e il castello della Zisa, ma mi aspetta la lunga notte del festino.
Il festino di santa rosalia
Verso le 19 insieme agli amici conosciuti la mattina ci troviamo davanti alla cattedrale per vedere come le strade di Palermo si stanno preparando al festino. I simboli della festa sono coroncine e cibi di strada. La coroncina unisce le donne popolane con le donne della Palermo bene, mentre il cibo di strada è il gusto di vivere insieme la festa della Santuzza senza differenze di classe. Il festino rappresenta la festa popolare della liberazione di Palermo della peste del 1624. Lo spettacolo inizia alle 21 e si conclude alle 2 di notte con una scenografia itinerante lungo la via Vittorio Emanuele: uno spettacolo di diverse tappe che inizia a Palazzo dei Normanni e percorrendo il corso si conclude a Porta San Felice. Una rappresentazione fatta di acrobati, attori, giochi di luci, giochi d’acqua e fiammate di fuoco. Ad ogni piazza una scena, una piazza unita alle altre da un corteo di folla che precede e segue la barca della Santa. Non è una processione religiosa, quella ci sarà la mattina successiva. Questo è un corteo di popolo: davanti al carro le autorità civili con il sindaco Orlando, dietro al carro le autorità religiose con il Vescovo di Palermo Mons. Lorefice. Tutti partecipano in una calca infernale tra sudore, pianti e grida di gioia… Seguo il corteo fino alla prima tappa poi decido di salire alla festa privata di Palazzo Asmundo dove siamo stati invitati. Dal balcone del palazzo sono a pochi metri dalla statua della santa posta sulla barca e posso vedere dall’alto la folla che precede il carro. È lunga almeno un paio di km e quella che la segue continua ad aumentare. Allo spettacolo iniziale di Palazzo dei Normanni si dice ci siano circa 200,000 persone tra piazza e giardino antistante…
Palazzo Asmundo si affaccia sulla piazza della cattedrale, viene aperto in occasioni speciali, per feste private ed eventi pubblici o mostre. I gestori mi spiegano che è un modo per poter mantenere in vita il palazzo e le sue preziose collezioni di armi, porcellane, mappe geografiche, antichi sigilli e carrozze. Ma quasi tutti i giorni è possibile visitare il museo con guida (attenzione nel mese di agosto è chiuso per ferie). Intanto il carro della Santa ha raggiunto Porta San Felice e la festa si sposta alla Marina dove all’una e mezza iniziano i fuochi artificiali e poi la festa è finita.
Monreale
L’indomani appuntamento alle 9, ci spostiamo a Monreale attraversando la conca d’oro, una valle che in passato prese questo nome per le numerose piantagioni d’arance oggi sostituite dall’edilizia selvaggia degli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso. Prima di entrare nella cattedrale ci affacciamo sul terrazzo panoramico dietro la chiesa dove si può ammirare l’estensione della città. Ritornando verso la porta d’ingresso attraversiamo il vecchio borgo che ricorda per i suoi vicoli le medine delle città arabe. Entrando nella cattedrale è difficile descrive lo stato d’animo che si prova davanti a un monumento tra i più solenni dell’architettura normanna. La struttura riprende la prima cattedrale che ho visto a Cefalù, ma le tessere d’oro dei mosaici presenti su tutte le pareti per una superficie di circa 6.000 mq danno un senso di magnificenza al luogo: si viene rapiti dalla bellezza delle manifatture di questa cattedrale realizzate da uomini con culture così diverse, gestiti da architetti con lo scopo di trovare elementi comuni di spiritualità. A differenza della cappella Palatina qui vengono rappresentati solo simboli spirituali delle diverse religioni.
La cattedrale di Monreale e quella di Palermo sembra siano state costruite per una sfida dii grandezza e autocelebrazione tra Guglielmo II e il vescovo Offamilio. Guglielmo il buono si concentrò più sull’abbellimento dell’aspetto interno del duomo, dotandolo di mosaico dorato, poiché lo accostava all’animo dell’essere umano come aspetto fondamentale dell’essere piuttosto che l’aspetto esteriore. Al contrario, l’arcivescovo curò maggiormente l’aspetto esterno della cattedrale di Palermo, poiché per lui la bellezza esteriore era quella che colpiva di più l’attenzione delle persone. Il primo favorì la diffusione del messaggio evangelico tra i ceti meno abbienti attraverso i preziosi cicli figurati tratti dalle Sacre Scritture, il secondo esaltò il potere della chiesa mediante le ardite strutture architettoniche a modifica della vecchia moschea. Certamente l’idea della “Bibbia a fumetto” personalmente mi ha colpito di più, soprattutto perché le diverse raffigurazioni non sono poste casualmente ma con un senso preciso: se Dio il settimo giorno si riposa, sotto viene raffigurata in contrapposizione la torre di Babele, uomini iperattivi che per il dio denaro non ricordano più il senso della spiritualità, fatta di atti ripetuti e ciclici. Un approccio lento per gustare ogni momento della vita e le sue stagioni, costruendo architetture che perdureranno nel tempo contro la logica del profitto immediato delle banche finanziarie che si appropriano del patrimonio comune…
Barbara, la nostra guida, ci spiega tutte le diverse rappresentazioni riprodotte sui muri, il loro senso e il significato. Le scene sulla navata centrale sono un prezioso fumetto divulgativo per raccontare l’antico e il nuovo testamento all’assemblea, mentre nelle pareti dell’altare la storia della vita di Gesù Cristo. L’integrazione tra le diverse culture a Palermo si evidenzia anche nei cartelli delle vie dove vengono riportati i nomi in tre lingue: arabo, ebraico e italiano.
Consiglio vivamente a tutti di ripercorre l’itinerario dell’Unesco arabo normanno per prendere coscienza di uno stile architettonico unico tra diverse culture e religioni, uno spirito che anima i Palermitani, pur nel rispetto dell’altro ti accoglie e ti integra anche su un semplice treno regionale che porta a Cefalù.