Oslo, il grande freddo

Weekend culturale alla scoperta di arte, storia e architettura
Scritto da: Erika_R
oslo, il grande freddo
Partenza il: 11/04/2013
Ritorno il: 14/04/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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Volo prenotato con Ryanair: 60€Hotel prenotato con Booking: 280€ (colazione inclusa)

Approdiamo all’aeroporto Rygge l’11 aprile in tarda serata, nel bel mezzo di una romantica nevicata primaverile. Per recarci al centro di Oslo usufruiamo del Rygge Express, il bus che collega il piccolo aeroporto decentrato con il Bus Terminal della cittadina vichinga; il costo non è dei più economici, ma chi decide di recarsi qui saprà con largo anticipo che lo standard di vita è molto elevato e sarà dunque disposto a pagare 23€ (160 NOK) per il Bus. Destreggiandoci con discreta facilità tra le strade raggiungiamo il nostro Hotel situato nell’etnico quartiere Grünerløkka. Il personale, molto cortese, ci consegna le chiavi magnetiche per la nostra camera all’undicesimo piano: abbiamo uno scorcio fantastico sulla città, fruibile da una finestra rettangolare che ci ricorda i migliori dipinti di Constable. Decidiamo a malincuore di rimanere in camera vista ormai la tarda ora e ci riposiamo per partire in piene forze il giorno seguente.

Dopo un’abbondante colazione, usciamo nel grigio torpore della cittadina: prima destinazione Munch Museet. Prima di avventurarci nella visita decidiamo forzatamente (il museo non apre prima delle 12.00) di fare una passeggiata nel quartiere adiacente, vale a dire Grønland. Notiamo con un po’ di rammarico che Oslo è piuttosto sporca, a differenza di quanto avevamo invece trovato a København. Nonostante questo, si aprono davanti a noi diversi scenari interessanti e delle architetture curiose di evidente matrice nordica. Finalmente il Museo Munch apre i battenti; abbandoniamo le nostre cose negli armadietti al piano inferiore e iniziamo la nostra visita. Il museo risulta essere un pochino deludente, le scelte curatoriali appaiono discutibili e alle pareti troviamo un’accozzaglia di oggetti che ricorda l’horror vacui aristotelico, tuttavia la visione di alcune opere di Jorn e del già citato Munch riconducono la visita ad un voto positivo. Ripartiamo piene di energia verso l’Opera House, nel tragitto ci perdiamo nella bellezza architettonica dei nuovi Barcode Buildings che catturano la nostra attenzione per una buona mezz’ora. Saliamo fin sul tetto dell’edificio dell’Opera e ci godiamo il malinconico paesaggio sul fiordo, e subito dopo ci dirigiamo alla volta del Frognerparken. Ci andiamo a piedi, attraversando la famosa Karl Johans gate, ammirando il Palazzo Reale, il Parlamento, e curiosando tra spezie, frutta e fiori. Bisogna ammettere che Vigeland ha fatto realmente un ottimo lavoro: l’equilibrio razionale delle figure, nonostante la loro imponenza strutturale, è sconcertante; il sentimentalismo umano è sospinto come un’iperbole emozionale e vediamo come le tematiche esistenziali siano rappresentate con estrema semplicità. Nel tornare utilizziamo la metro, e ci concediamo un drink al London Pub in Rosenkranz Gate, carino ma nulla di che; stuzzichiamo delle French Fries all’Ett Glass, locale questa volta più carino, alla moda e molto curato. Decidiamo successivamente di fare un giro tra i localini di Grünerløkka arrivando fino al famoso Bar Boca, ma ormai molto stanche torniamo in Hotel.

La prima tappa della giornata è il “centro sociale” di Hausmania dove osserviamo opere “en plein air”, un lampadario stradale di dimensioni esagerate, e molta cultura sociale. La nostra visita vichinga procede con un bel giro sulla penisola di Bigdoy, dove in realtà non visitiamo alcun museo, ma ci limitiamo a fare una passeggiata tra le bianchissime e maestose case norvegesi. Ritornate ad AkerBrygge, luogo dove partono i traghetti, ci troviamo coinvolte in una festa indiana con free food e Turban Tutorial, molto divertente. “Corriamo” all’Astrup Fearnley Museet, museo di arte contemporanea dove sono esposte diverse opere di Hirst, Koons, Kiefer, Bacon e molti altri; oltre al fatto che il progetto architettonico porta la riconoscibile firma di Renzo Piano. Consigliato. Proseguiamo dopo un delizioso caffè americano con cannella alla scoperta della Nasjonalgalleriet; rimaniamo un pochino deluse perchè la collezione è esposta solo in due sale; vediamo il famigerato “Shrik”, ma purtroppo nel complesso niente di eccezionale. Ci ritroviamo vicino ad un locale jazz e decidiamo di fare una sosta, prolungata dal concerto che inizia subito dopo il nostro ingresso: beviamo un Bloody Mary entusiasmante ed un gin tonic (290Nok). Andiamo a cenare nel locale visto la sera precedente Ett Glass e consumiamo un gustoso sandwich con carne di filetto accompagnato da una bottiglia di vino bianco (500NOK). Continuiamo la serata in un altro locale vicino Elsker, carino e curato dove incontriamo un soggetto divertente con il quale parliamo sino al rientro in Hotel.

L’ultima mattinata la impieghiamo nella visita del Museo Nobel, il quale ha una museografia molto particolare: interattiva e tecnologica ma da un punto di vista contenutistico risulta essere un’esca per turisti. Facciamo un ultimo giro di ricognizione per la via principale e poi ci dirigiamo in aeroporto per il rientro.

Dopo l’esperienza danese, devo ammettere che da Oslo non mi aspettavo tanto, invece mi/ci siamo dovute ricredere; è una città con un potenziale inconfutabile, in continua espansione architettonica e culturale. Il melting pot etnico non è percepito come problema, anzi è una varietà che convince. L’unica nota che potrebbe risultare stonata è l’elevato costo della vita, ma come ho già precisato un viaggiatore che sceglie Oslo deve accettare in anticipo questa sfumatura eludendola, eventualmente, con la prenotazione di un hotel con colazione compresa, oppure optando per un nutrimento che sia prettamente culturale. Ricordiamo che abbiamo affrontato una spesa di sole 400 €, per niente esosa.



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