14 giorni nel Far West degli Stati Uniti, ovvero dove oceano e deserto si incontrano e danno vita allo spettacolo ‘a stelle e strisce’

Quest’anno per il ponte tra Pasqua e 25 aprile abbiamo scelto di fare un viaggio nel Far West, ovvero negli sconfinati spazi dei parchi nazionali degli USA del sud-ovest. Non è stato un viaggio rilassante, ma denso di attività, avventura e tanta strada da fare con la macchina. Abbiamo organizzato questo diario mettendo all’inizio un itinerario sintetico, alcuni consigli utili ed il riepilogo spese. Alla fine c’è il dettaglio giorno per giorno.
Indice dei contenuti
Informazioni utili sul viaggio nel Far West
Itinerario sintetico
Abbiamo cercato di coprire le tappe classiche, arrivando ad un compromesso tra città e natura. Per far rientrare tutto in 14 giorni abbiamo dovuto escludere l’Arches National Park e la Death Valley, che solitamente vengono fatte in accoppiata con le altre mete. L’Antelope Canyon era di strada ma l’abbiamo saltato perché le visite guidate Navajo (obbligatoria) erano tutte piene già da 1 mese prima. Volendo c’era posto nell’upper Antelope, ma la visita costava oltre 100$ e ci sembrava un furto. In sostituzione siamo andati al Elkheart Cliffs Slot Canyon ed al Wire Pass Trail, che sono gratis.
- 10-11-12 Aprile: Volo + Los Angeles
- 13 Aprile: Las Vegas
- 14 Aprile: Zion National Park
- 15 Aprile: Bryce Canyon
- 16 Aprile: Wire Pass Trail e Elkheart Cliffs Slot Canyon
- 17 Aprile: Horseshoe bend, Valley of the Gods
- 18 Aprile: Monument Valley
- 19 Aprile: Grand Canyon
- 20 Aprile: Grand Canyon/ Route 66 fino a Topock
- 21 Aprile Route 66 da Topock a San Diego
- 22-23-24 San Diego e volo ritorno da Los Angeles
Consigli utili
- Nelle aree rurali, soprattutto nella zona tra Zion, Bryce e Page, non guidate di notte, e state molto attenti all’alba ed al tramonto agli animali che attraversano la strada. Purtroppo, abbiamo investito un daino. A giudicare dal numero di animali morti (daini, alci e anche una mucca) lungo la strada, non siamo stati gli unici. Noi per fortuna incolumi, ma ci è comunque costato 500 euro di carroattrezzi (grazie Alamo).
- Anche se noleggiate un’auto con zero franchigia per danni (come avevamo fatto noi), l’assicurazione per il carroattrezzi si paga sempre a parte (noi non l’avevamo fatta) e in ogni caso non copre nessun tipo di danno/foratura su strade sterrate. Il traino è sempre verso l’agenzia di noleggio più vicina, non verso il gommista/officina che scegliete voi. Nel peggiore dei casi, dalla Monument Valley sono 150 miglia di traino fino alla civiltà più vicina, al costo di 7$ al miglio fanno la bellezza di 1000 $.
- L’addebito di eventuali costi extra da parte dell’autonoleggio può avvenire anche molti giorni dopo la restituzione dell’auto, direttamente sulla carta di credito senza alcun preavviso o possibilità di controbattere (regolatevi di conseguenza).
- Se possibile, noleggiate un SUV di categoria intermediate/mid-size o superiore (codice autonoleggio IFAR). Le berline, auto sportive o monovolume non sono adatte a fare le strade sterrate che incontrerete.
- I tempi di percorrenza indicati dal navigatore (google maps) sono decisamente ottimistici, validi solo se non trovate ingorghi, cantieri o incidenti e se andate veloci in autostrada. Non ci sono autovelox fissi, ma solo pattuglie con autovelox mobili a bordo strada. In autostrada, tutti superano il limite sistematicamente di 10-15 miglia orarie (oltre le 20 miglia scatta il penale). Nei piccoli centri abitati invece i limiti sono tassativi, lo sceriffo locale si nasconde spesso vicino ai semafori, pronto a fare cassa.
- Vestitevi a strati, possibilmente con abbigliamento tecnico che si lava e asciuga velocemente. Nella stessa giornata si passa da ZERO gradi C che abbiamo trovato al Grand Canyon fino ai 35C del deserto, dove dovrete fare la lavatrice quasi tutti i giorni per togliervi la polvere di dosso.
- Attrezzatevi con cappello, occhiali da sole e creme idratanti/solari e labello per evitare squamarvi come serpenti. Anche se state all’ombra, nel deserto l’aria è talmente secca (10-20% di umidità) che la pelle, le labbra e le narici si disidratano in poco tempo. Caricate la macchina con una buona scorta d’acqua da lasciare sempre nel bagagliaio, nel caso restaste bloccati.
- L’alta stagione inizia la settimana prima di Pasqua (e continua praticamente tutta l’estate). Se volete dormire al the View Hotel della Monument Valley oppure visitare l’Antelope Canyon, prenotateli con almeno 2 mesi di anticipo. Lo Zion National Park sta vivendo un momento di popolarità esagerato (è stato il secondo parco più visitato degli USA nel 2024), e sinceramente non è in grado di accogliere tutta questa mole di turisti, si formano delle code enormi ovunque. Se proprio lo volete visitare, fate in modo di arrivare all’ingresso entro le 9:00 (ricordatevi che dal Nevada allo Utah cambia il fuso orario), altrimenti è meglio se evitate di entrare nella valle principale e vi fate solo il giro panoramico in auto sulla “Zion scenic drive”.
- Internet: abbiamo preso due e-sim US-MOBILE, con il piano “unlimited starter”, 25$ ciascuna per 30 giorni, telefonate illimitate e 35GB di dati ciascuna, su rete Warp/Verizon. Evitate DarkStar/AT&T (bassa priorità di rete) e LightSpeed/T-mobile (poca copertura). Rispetto ad altre sim solo dati, avere le telefonate ed un numero USA è stato utile in diverse situazioni. La copertura del cellulare nelle zone desertiche ed all’interno dei parchi nazionali è intermittente, scaricate le mappe offline sul cellulare per il navigatore e per i sentieri.
Riepilogo spese
In totale abbiamo speso circa 6200 €, per due persone, così divisi:
- 1400 € Volo per due persone A/R Firenze-Zurigo-Los Angeles con SWISS Airlines, economy non rimborsabile, senza bagaglio stiva, assegnazione posto CASUALE al check-in online (vengono comunque dati posti adiacenti, non come Ryanair che li assegna veramente a caso)
- 2200 € Pernottamenti, soprattutto Airbnb ed appartamenti, prezzo medio 160 € a notte.
- 470 € Noleggio auto con ALAMO, 14 giorni, mid-size/intermediate SUV (Mitsubishi Outlander)
- 530€ Carroattrezzi per l’incidente, addebitato a sorpresa da Alamo 15 giorni dopo la fine del noleggio, anche se ci avevano detto che sarebbe stato gratis.
- 250 € Benzina, circa 300 litri per coprire 3300 km di strada (dopotutto il motore era un 2.4 litri benzina, difficile consumare meno)
- 40 € Visti d’ingresso negli Stati Uniti – ESTA
- 44 € – due e-sim per internet US-MOBILE
- 190 € Assicurazione viaggio UNIPOL, per due persone, compreso furto/smarrimento bagaglio
- 650 € Cibo, quasi tutto comprato al supermercato e cucinato in casa, pochissimi pasti al ristorante.
- 150 € ingresso ai parchi, parcheggi e pedaggi vari
- 300 € regali, magliette e souvenir
Itinerario nel Far West degli USA
Giorno 1 – Arrivo a Los Angeles
Voliamo con la SWISS da Firenze, partenza alle 10:30, scalo a Zurigo rapido di 1 ora, più altre 11 ore fino a Los Angeles. Nessun particolare controllo sui nostri trolley e zaini da portare a bordo, gonfi e ben oltre il limite di peso (non abbiamo usato valigie da stiva). Lode alla SWISS per il servizio a bordo, pasti e snack, siamo stati rimpinzati a dovere. Peccato invece per i posti a sedere, che, al contrario di Lufthansa, sono assegnati casualmente durante il check-in online 24 ore prima della partenza. Pagare 42 euro per cambiarli a testa, a tratta, ci sembrava eccessivo, quindi ci siamo tenuti quelli casuali, che sono comunque adiacenti. Arrivo alle 16:30 a Los Angeles, ci facciamo oltre 1 ora di fila al controllo passaporti. Il controllo di per sé è molto rapido, prendono le impronte digitali e fanno qualche domanda sulla durata e destinazione della vacanza. Usciti dal terminal B (quello internazionale), le navette per l’autonoleggio Alamo stanno circa 200 metri sulla destra, davanti al terminal 4 (cercate il pilone 4F). Tra attesa della navetta e tragitto fino all’autonoleggio, passano altri 30-40 minuti ed arriviamo al bancone di Alamo verso le 18:30 dove per fortuna non c’è fila. Una volta pagato e firmati i fogli, andiamo nel parcheggio per scegliere l’auto tra quelle a disposizione, sono tutte aperte con le chiavi sul cruscotto. Tra i mid-size SUV (categoria IFAR) che potevamo scegliere c’era un Nissan Rogue 4×4, due Hyundai Tucson, un Jeep Compass ed un Mistubishi Outlander 4×4 (che poi è quello che abbiamo preso perché era il più grande di tutti). La disponibilità di un modello 4×4 dipende dalla fortuna, a volte c’è altre no. Arriviamo distrutti all’appartamento verso le 20:00, zona residenziale Ladera Heights vicina all’aeroporto, crolliamo a dormire saltando cena.
Giorno 2 – Los Angeles (Venice Beach, Santa Monica Pier)
Grazie al fuso orario siamo già svegli alle 5:00. Andiamo verso il supermercato (che apre alle 8:00) per fare la spesa per i prossimi 2-3 giorni. In generale, la catena di supermercati con cui ci siamo trovati meglio è Trader Joe, che ha solo prodotti biologici, un po cari ma buoni. Lasciata la spesa a casa, scegliamo di trascorrere questa bella giornata di sole al mare. Parcheggiamo la macchina vicino al Santa Monica Pier (molto carino, pulito e senza barboni) e poi proseguiamo a piedi lungo la spiaggia in direzione Venice Beach, dove troviamo i primi “zombie” della vacanza, persone accasciate sul prato, in stato semi-comatoso vittime del fentanyl. Perlopiù inoffensive, non sono comunque un bello spettacolo da vedere. Continuiamo poi sui Venice Canals (molto carino, graziose case e ponticelli sull’acqua) e per tornare indietro prendiamo un autobus. A questo punto, anche se sono solo le 17:00, torniamo a casa sopraffatti dalla stanchezza, vittime del jet lag e della sveglia all’alba.
Cose da migliorare: Per visitare Santa Monica e Venice Beach potevamo prendere a noleggio una bici cosi da evitate il bus di ritorno e stancarci meno. Avremmo voluto anche andare a Malibu, ma la strada per arrivarci è ancora chiusa per gli incendi di Gennaio 2025, quindi abbiamo rinunciato.
Giorno 3 – Los Angeles (Beverly Hills, rodeo Drive, Grand Central Market)
Oggi sveglia alle 6:00 (già meglio). Alle 8:30 siamo già in zona Beverly Hills, dove visitiamo Rodeo Drive (molto carina ma deserta a quest’ora della mattina), passeggiamo lungo il Beverly Hills Garden Park (nulla di speciale) fino al Beverly Hills City Hall (anche questo nulla di chè). Poi riprendiamo la macchina e ci facciamo tutta Mulholland Drive (quella del film), ammirando il panorama di Los Angeles e le villette immerse nel verde, fino al Griffith Observatory (bel panorama ma una marea di gente, parcheggio 10$ l’ora caro assai). Dopo pranzo andiamo verso Downtown LA, dove ignoriamo che c’è una mega-manifestazione anti-Trump (36mila persone abbiamo poi letto sul giornale), e quindi è tutto bloccato. Restiamo intasati nel traffico e alla fine troviamo parcheggio vicino a Olvera Street (stradina carina con bancarelle messicane), da cui proseguiamo a piedi verso Japanese Village Plaza (una bolgia di persone in fila per cibo, manga e trincaglierie giapponesi), poi Grand Central Market (carino ma impossibile trovare un posto a sedere per mangiare, troppa gente) e l’Angels Flight Railway. Torniamo indietro fino alla macchina e, come ieri, rientriamo a casa alle 18:00, non essendoci ancora ben adattati al fuso orario.
Cose da migliorare: Visitare Downtown LA a piedi è stato un errore per via dei numerosi barboni che affollano i marciapiedi, costringendoci a passare da un lato all’altro della strada per evitarli. In generale consigliamo di evitare proprio tutta la zona, o al massimo di spostarsi in auto anche per brevi tratti. In generale Los Angeles non ci ha lasciato una buona impressione. Se proprio volete passarci un paio di giorni andate sulla spiaggia, fate un giro in macchina per vedere le ville dei ricchi e andate agli Universal Studios.
Giorno 4 – Pasadena
Oggi spostamento verso Las Vegas come tappa intermedia. Usciamo di casa alle 8:00 e facciamo una prima tappa a Pasadena, su Bushnell Avenue (la strada dove hanno girato molte scene di Ritorno al Futuro, solo se siete appassionati) e Gamble House (la casa di Doc Brown). Da qui facciamo una tirata di quasi 300km con un traffico infernale fino a Baker, dove ci fermiamo per pranzo in un diner. Dopo Baker ripartiamo e troviamo un incidente, per cui stiamo in coda nel deserto per quasi 2 ore. Alla fine tra soste, traffico, indicenti, pranzo e benzina, ci abbiamo messo circa 8 ore (considerate che il navigatore, senza traffico, diceva solo 4 ore di guida). Avevamo in programma di vedere Las Vegas nel pomeriggio, ma alla fine abbiamo avuto a malapena 2 ore di tempo prima di cena. Peccato, meritava sicuramente più tempo. Dopo cena andiamo velocemente a letto (camera anonima in hotel vicino alla strip), domani ci aspetta ancora molta strada da fare.
Giorno 5 – Zion National Park
Una giornata da dimenticare. Oggi in programma c’è lo Zion National Park. Sapendo che rischiamo di trovare molta fila all’ingresso, alle 7:30 siamo già in strada. La strada è libera ed in circa 3 ore, compresa una sosta benzina/caffè arriviamo a destinazione. Ci siamo però dimenticati del fuso orario, che passando in Utah va avanti di 1 ora. Quindi di fatto siamo arrivati alle 11:30 ora locale, nel pieno del caos turistico. Il parcheggio del parco è già pieno, quindi lasciamo la macchina a Springdale (20$ tutto il giorno) e prendiamo la prima navetta (15 minuti) per arrivare all’ingresso del parco. Li facciamo il pass annuale “America the Beautiful” per 80$, valido per ingresso in tutti i parchi nazionali (1 pass copre 4 adulti+bambini). A questo punto ci facciamo 45 minuti di coda per prendere la seconda navetta che ci porterà dentro il parco vero e proprio, e dopo altri 30 minuti di navetta arriviamo all’ultima fermata, e dopo un sentiero pavimentato di circa 2km, più affollato di un centro commerciale la domenica, arriviamo al famoso “The Narrows”. Il posto sarebbe anche bello, ma la quantità abnorme di persone rende l’esperienza un vero disastro.
Fatto pranzo al sacco, torniamo indietro e finalmente alle 16:30 arriviamo alla macchina (quindi per vedere 2 ore di parco, ci siamo fatti 3 ore di attesa tra navette e code). Visto che abbiamo scelto di non dormire allo Zion-Springdale (prezzi allucinanti 300$ dollari a notte minimo), proseguiamo lungo la strada panoramica che porta al Zion-Mount Carmel Tunnel (veramente molto bella) e, attraversato il tunnel, parcheggiamo lungo la strada per fare a piedi il Canyon Overlook Trail (merita assolutamente). Fatta questa breve escursione, siamo oramai arrivati al tramonto (19:00) e ci rimane da fare solo mezz’ora di macchina per arrivare ad Orderville, dove abbiamo preso un AirBnb. Se non fosse che improvvisamente spunta dal nulla un daino e lo prendiamo in pieno con la macchina. Il povero animale non sopravvive all’impatto e noi, scioccati ma fortunatamente incolumi, chiamiamo il 911 non sapendo bene cosa fare. Dopo circa 30 minuti arriva il poliziotto, che ci rassicura sull’accaduto (praticamente un daino investito al giorno, ordinaria amministrazione) e ci fa il verbale da mandare all’autonoleggio per l’assicurazione. Visto che la macchina funziona ancora, abbozziamo il paraurti alla meglio e proseguiamo verso casa a velocità ridotta. Arrivati a casa chiamiamo Alamo, che prende i nostri dati ed il numero di verbale della polizia, e ci prenota un’auto sostitutiva dicendoci che sarebbe stato tutto coperto dall’assicurazione (in realtà ha omesso il piccolo dettaglio del carro attrezzi, che ci è costato la bellezza di 600$, addebitati a sorpresa circa 20 giorni dopo). Poco dopo mi telefona sul numero americano (che è stato utile avere) il carro attrezzi, che mi comunica che sta partendo dall’agenzia Alamo di St. George (Nevada, circa 140 km da noi) e arriverà in un paio d’ore. A mezzanotte ci consegna l’auto di ricambio (un’altra Mitsubishi Outlander con 60mila km, ma sempre in buone condizioni) e si prende quella sfasciata, felicitandosi per il fatto che il daino sia morto e noi stiamo bene (pochi animalisti da queste parti). Devastati dalla giornata, crolliamo a letto.
Giorno 6 – Bryce Canyon
Nonostante il dramma del giorno prima, decidiamo comunque di proseguire, ma ce la prendiamo con più calma. Dopo 1 ora di macchina arriviamo verso le 12:00 al Bryce Canyon National Park. Lungo il tragitto iniziamo a notare che molte auto che incrociamo hanno il paravacche, altre addirittura l’intero paraurti in ferro pieno in stile Mad Max a prova di apocalisse. Ovviamente il parcheggio dentro il parco è già pieno, quindi prendiamo la navetta, che dura solo 10 minuti e non è molto affollata. Al parco facciamo il sentiero ad anello più facile: il Navajo Loop combinato con il Queens Garden Trail (circa 5 km da fare in 2 ore e mezzo con soste). Veramente molto bello, merita 100 volte più dello Zion. Finito l’anello, facciamo una breve passeggiata sul bordo del canyon e poi rientriamo verso casa, cercando di arrivare ben prima del tramonto. Bryce Canyon stra-consigliato.
Giorno 7 – Wire Pass Trail
Oggi ci spostiamo in direzione Page, con soste intermedie per vedere gli slot canyon. In 10 minuti di auto arriviamo alla prima tappa, lo Elkheart Cliffs Slot Canyon. È praticamente sconosciuto, vi si accede da un sentiero sabbioso di circa 1 km, non segnato (procuratevi la traccia GPS su alltrails.com). Assomiglia ad un piccolo Antelope Canyon, ma con il pregio di essere senza turisti (abbiamo incrociato solo 2 persone in tutto il tragitto). Arrivati all’ingresso del canyon, servono un po’ di abilità da arrampicatore per entrarci, quindi non è per tutti. Tornati alla macchina, proseguiamo per la tappa successiva, il Wire Pass Trail. Per arrivarci bisogna deviare dalla strada principale e percorrere uno sterrato di terra battuta di circa 13 km (25 minuti, non praticabile con la pioggia) e parcheggiare al Wire Pass Trailhead, dove pagare 6$ a testa alla macchinetta automatica per il permesso d’ingresso. Da qui parte un sentiero pianeggiante da fare a piedi di circa 2km, con cui si arriva all’ingresso del Wire Pass. Si tratta di uno slot canyon lungo circa 500 metri, facilmente percorribile, veramente spettacolare. Se avete tempo potete proseguire sul Buckskin Gulch, altrimenti tornate indietro. Per curiosità, da qui parte anche il sentiero per “The Wave” ma l’ingresso è riservato a solo 64 persone al giorno, tramite lotteria (buona fortuna). Rientrati sulla strada principale, facciamo gli ultimi 30 minuti di macchina fino a Page, fermandoci al punto panoramico Wahweap Overlook. A Page, fatto il check-in all’albergo, facciamo un salto al supermercato (Walmart, veramente enorme), per fare scorta di cibo e birra per i prossimi 2 giorni. Domani infatti andremo alla Monument Valley, all’interno della Navajo Nation, dove è vietata la vendita di alcool e i supermercati scarseggiano.
Giorno 8 – Horseshoe Bend, Monument Valley
Prima di proseguire verso la Monument Valley, ci fermiamo a vedere il famoso Horseshoe Bend (veramente impressionante), a cui si arriva con una breve passeggiata di 15 minuti dal parcheggio. Vorremmo anche tentare un last-minute all’Antelope Canyon, per vedere se ci sono posti liberi, ma alla fine rinunciamo per evitare di far tardi e proseguiamo. Dopo circa 2 ore di guida arriviamo alla Monument Valley, dove sta infuriando una tempesta di sabbia (venti con raffiche a 70km/h dice il meteo). Visto che è impossibile uscire di macchina senza essere ricoperti di polvere e sabbia, proseguiamo verso la Valley of the Gods, che è meno conosciuta ma simile per conformazione, e soprattutto più riparata dal vento. Si tratta di una strada sterrata, ad anello, lunga circa 26 km, che passa tra i “mesa” (rocce larghe) ed i “butte” (rocce strette). Per farla tutta servono circa 2 ore, soste comprese. È bella da vedere, ma molto simile alla Monument Valley (che faremo domani), quindi forse non vale la pena farle entrambe. Chiudiamo la giornata a Bluff, dove abbiamo prenotato un appartamento con cucina. Purtroppo le opzioni per dormire intorno alla Monument Valley sono molto limitate: il Goulding Lodge costava 400$ a notte, il “The View Hotel” era pieno e a Kayenta era rimasto solo uno squallido motel con recensioni da film horror.
Giorno 9 – Wildcat Trail
Cambio repentino di clima. La temperatura stamattina è di 3 gradi, è nuvoloso e piove, ma almeno non c’è più vento (alla Monument Valley piove 1 giorno al mese, proprio quando ci siamo noi). Ci attrezziamo con il piumino (che per fortuna ci siamo portati), e torniamo all’ingresso della Monument Valley per fare il giro classico in auto. Anche questo è un loop su strada sterrata di circa 26km come l’altra Valley of the Gods, da fare in 2 ore (dipende da quante volte vi fermate). Il clima è particolarmente gelido, ad un tratto inizia anche a nevicare. Un gruppo di turisti italiani che ha preso il furgoncino scoperto dei Navajo per fare il giro della valle, si sta lentamente ibernando. L’atmosfera è surreale, con questi mega pilastri di pietra che appaiono e scompaiono avvolti dalle nuvole. Volevamo fare anche il Wildcat Trail, l’unico sentiero che si può percorrere a piedi senza guida, ma nel frattempo è scesa la nebbia, non si vede più nulla. Torniamo quindi all’appartamento a Bluff (dove avevamo prenotato due notti in previsione di meteo ben migliore) e visitiamo il Bluff Fort Historic Site, una specie di museo/parco dove è ricostruita la vita dei pionieri, con tanto di casette e carri.
Giorno 10 – Forrest Gump Point
Oggi ci spostiamo al Grand Canyon. Ma prima di andare via ripassiamo un’altra volta per la Monument Valley, finalmente in una bella giornata di sole (l’aria è sempre bella fresca). Ci fermiamo per fare una foto iconica nel Forrest Gump Point. Da qui facciamo circa 3 ore di auto per arrivare all’ingresso EST del Grand Canyon. Con sorpresa troviamo la neve fresca del giorno prima, circa 10 cm (dopotutto siamo a 2100 metri di altitudine). Da qui ci fermiamo nei vari punti panoramici lungo la strada, tra cui la Desert View Watchtower, il Moran Point ed il Grandview Point (si assomigliano un po’ tutti). Poi andiamo in hotel a Tusayan per lasciare le valigie e rinfrescarci, e torniamo dentro il parco per vedere il tramonto dal Mather Point (quello piu famoso). Tornati a Tusayan per cena, ci accorgiamo solo adesso che il fuso orario è cambiato di nuovo, tornando indietro 1 ora, perché la parte sud dell’Arizona ha lo stesso orario della California.
Giorno 11 – Route 66
Ci svegliamo presto per arrivare all’ingresso del parco prima delle 9:00 (dopo aumenta la fila ed il parcheggio si riempie). Lasciamo la macchina vicino al Mather Point e prendiamo la navetta che ci porta all’inizio del South Kaibab Trail, di cui percorriamo solo un breve tratto fino allo Ooh Aah Point. La discesa dentro il Grand Canyon fa un certo effetto, anche se per un piccolo tratto vale la pena provare. Dopo questa breve escursione è già ora di ripartire, ci aspettano altre 3 ore e mezzo di guida lungo la Route66 fino a Topock, dove abbiamo preso un albergo per fare tappa intermedia. Lungo la strada ci fermiamo a Williams (negozi molto carini di souvenir, ci siamo stati almeno 40 minuti), Seligman e Kingman (ci siamo fermati poco perché oggi è la domenica di Pasqua, tutti i negozi, bar, ristoranti e musei erano chiusi). A Topock facciamo cena in costume ed infradito a bordo piscina, visto che sono 32 gradi (stamani invece eravamo con il piumino nella neve).
Giorno 12 – Twentynine Palms
Oggi dobbiamo fare 520 km fino a San Diego, il navigatore dice solo 5 ore e mezzo, ma sappiamo già che saranno di più. Partiamo con calma da Topock alle 10:00, con le prime 2h e mezzo non-stop arriviamo a Twentynine Palms, attraversando distese infinite di deserto e lande desolate, e ci fermiamo per pranzo (da qui se avete tempo si accede al Joshua Tree National Park). Poi l’autostrada per San Diego è bloccata per un incidente, quindi prendiamo una deviazione che ci allunga i tempi di circa 1 ora. Arriviamo a San Diego per le 18:00 (tutto sommato ci abbiamo messo 8 ore compreso il pranzo). Ci fermiamo a fare la spesa per gli ultimi due giorni al supermarket e poi andiamo a casa, un bell’appartamento sulla spiaggia a Mission Beach, dove facciamo una passeggiata prima di cena.
Giorno 13 – San Diego
La prima cosa che ci colpisce di San Diego rispetto a Los Angeles è che non ci sono barboni/zombie (o perlomeno non si vedono), il che la rende molto più piacevole da visitare. La mattina andiamo a La Jolla Cove a vedere le foche, i leoni marini e i cormorani (molto carino, anche la passeggiata lungo la costa). Per pranzo ci spostiamo al Balboa Park, un parco urbano veramente molto bello. Al suo interno, meritano in particolare lo Spanish Village Art Center, il Botanical Building e tutta la passeggiata lungo il viale El Prado. Se volete accanto c’è anche lo Zoo di San Diego, potete unire le due visite (noi lo abbiamo saltato). Prima di tornare a casa andiamo facciamo un salto all’ Old Town Historic park, dove ci sono gli edifici originali del primo insediamento urbano della città. I musei sono già chiusi (alle 17:00) ma i negozi, bar e ristoranti sono in piena attività, sembra davvero di stare in Messico nel 1800. In serata torniamo alla spiaggia davanti casa per rilassarci.
Giorno 14 – San Diego (Coronado Beach, Little Italy)
penultimo giorno all’insegna del relax. Mattina in spiaggia a Coronado Beach, una zona per persone con i soldi, molto rilassata, casette perfette all’americana, negozietti e ristoranti molto carini (e costosi). Dopo pranzo passiamo velocemente dal Gaslamp Quarter, ma, dato che è un quartiere con locali notturni e pub, è praticamente deserto a quest’ora. Poi con la macchina attraversiamo rapidamente Little Italy (una strada con alcuni ristoranti italiani) e passiamo il resto del pomeriggio a fare shopping al Seaport Village, un centro commerciale all’aperto accanto al porto.
Giorno 15 – Rientro in Italia
Oggi abbiamo il volo di ritorno da Los Angeles in serata. Con calma percorriamo i 200 km che ci separano dall’aeroporto. Sulla via del ritorno ci fermiamo per pranzo a Laguna Beach (carina ma non merita andarci apposta se non siete di passaggio). Lasciamo l’auto da Alamo con 4 ore di anticipo rispetto alla partenza del volo (meglio abbondare), riprendiamo la navetta e facciamo i controlli in aeroporto (rapidi, solo 10 minuti di fila). Nel volo di ritorno ci toccano i soliti posti casuali in corsia centrale, ma ci sono diversi posti liberi e ci spostiamo in una fila con posti vuoti (l’equipaggio non ha protestato, viva la SWISS), cosi che possiamo farci qualche ora di sonno semi-distesi. A Zurigo invece il controllo passaporti per rientrare è stato molto lento, oltre 30 minuti di fila, abbiamo rischiato di perdere la coincidenza per Firenze.
Sperando che il nostro diario vi possa essere utile, vi auguriamo buon viaggio!