Madrid especial
Arriviamo nella capitale spagnola con il volo Ryanair da Bologna e dall’aeroporto raggiungiamo in metropolitana l’hotel Meninas, carino e posizionato in zona centrale, ma dove ci aspetta una camera vista muro.
Iniziamo a prendere confidenza con la città recandoci a Plaza Puerta del Sol una grande piazza dove confluiscono molte linee della metropolitana e che rappresenta un punto d’incontro della gioventù madrilena. Qui si festeggia l’arrivo dell’anno nuovo mangiando un chicco d’uva per ognuno degli ultimi 12 secondi dell’anno e qui troviamo un presidio ormai permanente degli indignatos che scandiscono slogan come “nosotros precarios ellos milionarios”.
Madrid non possiede un’icona come il Colosseo o la torre Eiffel ma i madrileni vanno particolarmente orgogliosi del loro simbolo, presente in questa piazza: la statua di un orso di venti tonnellate che bacia ciò che sembra un gambo di broccoli gigante ma che in realtà dovrebbe essere un corbezzolo.
Incontriamo una ragazza inglese che si propone come guida e ci dice di voler solamente una mancia alla fine del giro della città se le sue spiegazioni saranno piaciute. In realtà si dimostra una buona scelta; l’accuratezza storica non è il massimo ma viene proposta una visione alternativa e divertente della storia di Madrid.
A piedi arriviamo al Palazzo Reale costruito nel XVIII sui resti dell’alcazar distrutto da un’incendio (causato, secondo la nostra guida, dagli stessi Borboni).
Il palazzo viene utilizzato solamente per i ricevimenti ufficiali, i reali si sono trasferiti in una dimora più piccola, evidentemente la crisi non guarda in faccia nessuno.
Di fronte al palazzo reale si erge la cattedrale dell’Almudena, per la cui costruzione sono stati necessari 5 secoli, il lavoro di 10 architetti e un notevole sforzo economico; il risultato è un’opera che abbraccia diversi stili architettonici dal barocco al gotico per terminare con il Gotham style.
I madrileni però ne vanno particolarmente fieri perché almeno è ultimata, a differenza della Sagrada Familia dei rivali di Barcellona.
Raggiungiamo l’elegante architettura della Plaza Mayor che in passato si chiamava Plaza Real e poi Plaza Consitution; i madrileni ora saggiamente la chiamano solamente Plaza.
Qui in passato si tenevano corride, rappresentazioni teatrali e anche le esecuzioni sentenziate dalla Santa Inquisizione.
Terminiamo il nostro giro sul Paseo del Prado, detto Facebook perché qui i madrileni facilmente incontrano le facce amiche.
La lunga passeggiata ci ha fatto appetito e siamo tentati di andare a cena alle 20 ed avere così un intero ristorante tutto per noi ma resistiamo e ci adattiamo agli orari spagnoli.
I madrileni amano il rito del tapear e cioè vagabondare da un locale all’altro per gustare le diverse specialità dell’infinita offerta dei vari locali. Noi invece a causa della stanchezza, non appena troviamo un locale che ci piace, ci sediamo per un’intera cena e difendiamo la posizione dagli esuberanti e cordiali patiti del vagabondaggio gastronomico.
Leggendo il menù però ci accorgiamo che lo spagnolo non è esattamente, diversamente da quanto si tende a credere, come il veneto con l’aggiunta di una s e a volte ordiniamo a caso ma sempre con risultati più che soddisfacenti.
La mattina successiva iniziamo il tour culturale dal terzo elemento del “triangulo de oro” dell’arte di Madrid: il museo Thyssen-Bornemisza forse la più importante collezione privata al mondo che comprende tutti i più grandi artisti europei a volte solo con un’opera. I più ammirati sono Caravaggio, Van Gogh, Gauguin, Hopper e Picasso.
Appagata (per oggi) la mostra fame culturale ci fermiamo a mangiare in un localino che per pochi euro offre abbondanti porzioni di bocadillos de calamaros fritti. Capiamo così, senza altri approfondimenti socio culturali, l’origine della siesta.
Nel pomeriggio siamo costretti, per smaltire la comida, a passeggiare nel Parque del Buen Retiro e a raggiungere la stazione dei treni Atocha Renfe ricostruita a seguito dell’attentato del 2004 con grandi vetrate, archi in ferro e un’ampia area adibita a palmeto.
Di sera proseguiamo con l’arte, questa volta culinaria, nei locali de La Latina e Lavapies assaggiando tortillas, piatti di jamon e queso (prosciutto e formaggio) e tapas (autentici oli su tela).
Il giorno successivo affrontiamo il museo del Prado, uno dei musei più importanti al mondo che raccoglie capolavori degli ultimi cinque secoli. Ammiriamo: Las Meninas di Velazquez (in onore della quale abbiamo scelto l’hotel), il Giardino delle delizie di Bosch, il Davide e Golia di Caravaggio, il Calvario del Raffaello, la Maja vestida e la Maja desnuda di Goya (da vicino si nota come l’autore abbia curato di più la Maja desnuda. Evidentemente la modella nuda esercitava un interesse maggiore per l’artista) e tantissimi altri capolavori.
Nel pomeriggio passeggiamo per Chueca, il quartiere gay della città dal quale ha avuto origine la vita culturale e notturna spagnola come reazione all’immobilismo della dittatura e nel quale si possono notare negozi non convenzionali; i negozianti del barrio comunque si definiscono hetero friendly.
Di sera siamo ancora impegnati in attività artistiche ammirando l’arte di vivere dei madrileni.
Questa volta esploriamo i locali con spettacoli e musica dal vivo del quartiere Huertas dove assistiamo ad uno spettacolo di flamenco (al Casapatas) e ad un concerto blues (al Populart) scoprendo che gli spagnoli hanno per il sonno lo stesso rispetto che hanno per i tori.
L’impressione che proviamo è quella di essere nel posto giusto al momento giusto. La cosa più bella da fare a Madrid è lasciarsi andare e farsi coinvolgere dall’atmosfera rilassata ed al tempo stesso elettrizzante e vitale, che la città emana; anche se non si conosce nessuno, girovagando per le piazze gremite di gente, non ci si sente mai soli.
L’ultimo giorno è dedicato al museo Reina Sofia che comprende opere del novecento e dei nostri giorni; le opere più conosciute sono la Guernica di Picasso avvolta in un’alone di mito …. e di giapponesi (l’opera, in bianco e nero, è molto più grande di quanto pensassimo), Il grande masturbatore di Dalì (in cui l’artista sfoga le sue ossessioni sessuali realizzando un capolavoro anziché far danni come invece succede a molti uomini potenti contemporanei), La caduta di Barcellona di Le Corbusier, L’uomo con pipa di Joan Mirò.
Alle sei di mattina riprendiamo la metropolitana per l’aeroporto in compagnia degli irriducibili reduci della movida.
In conclusione Madrid ci è piaciuta per Velazquez, le tapas, la movida e perché ci siamo persi la corrida.