Un capolavoro ocra tra palazzi, giardini e antiche moschee: si trova in Spagna, ed è la “capitale” dell’architettura islamica in Europa
In occasione dei Black Friday di novembre 2023, mi sono concesso in anticipo il regalo del prossimo compleanno ed ho acquistato sul sito della IBERIA un biglietto economy per/da Madrid e sul sito della RENFE (la compagnia di treni spagnola) un biglietto a/r low cost con destinazione Cordoba: era, infatti, da un po’ di tempo che mi frullava in mente di ritornare a visitare una della più belle e storiche città spagnole nonché un gioiello dell’arte islamica andalusa. Così, su queste basi, subito dopo il mio compleanno a metà aprile sono partito alla volta di Cordoba, programmando anche una breve sosta a Madrid durante il rientro.
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Cordoba in primavera. Diario di viaggio
15 aprile – Da Madrid a Cordoba
Il volo delle 11.40 da Linate per Madrid parte puntualissimo ed arriva a destinazione altrettanto in perfetto orario dopo due ore: avendo solo il bagaglio a mano e un piccolo zaino con me, appena sbarcato mi dirigo subito verso l’uscita, facendomi presente che sono al terminal T4S di Barajas quindi mi tocca prendere il rapido trenino interno per portarmi al T4. Il tragitto dura giusto sei minuti e poi, all’uscita, prendo la direzione verso RENFE per il treno della linea C1 diretto ad Atocha.
Salgo sul primo disponibile che però, ahimè, termina per servizio alla stazione Chamartín quindi sono costretto a trovare un altro treno che va verso Atocha e risolvo con quello della linea C7 che, in venti minuti, mi lascia nell’affollatissima stazione. Nelle stazioni spagnole, per poter accedere alle piattaforme di salita ai treni, bisogna innanzitutto entrare nel salone attesa non prima di novanta minuti alla partenza del treno e qui attendere la comunicazione del binario per poi mettersi in fila al gate indicato: dato che sono appena le 15.30, ho il tempo di mangiare una tortilla di patate in uno dei tanti bistrot presenti e poi posso finalmente accomodarmi nell’area attesa. Mi tocca aspettare più di un’ora fino a quando sul display non mi viene comunicata la piattaforma così mi pongo nella fila ordinata per l’accesso, con biglietto pronto per la vidimazione, e poi filo dritto al treno, che già aspetta.
Alle 17.40 parte spedito l’AVLO in direzione Cordoba, attraversando il verde altipiano della Castiglia e facendo soltanto tre veloci fermate: dopo due ore giunge finalmente a destinazione. Uscito dalla stazione, mi dirigo sul lato sinistro alla fermata del bus n. 5, dove attendo pochi minuti: fatto a bordo il biglietto (€ 1,30), dopo un breve tragitto scendo a Glorieta Media Luna proprio di fronte la Puerta de Almodóvar che, celermente, attraverso. Entro, quindi, nel centro storico di Cordoba e, dopo appena 100 m, mi trovo davanti la porta dell’Hospederia Alma Andalusi, l’hotel che ho scelto per il mio soggiorno in loco. Compilo il codice pervenutomi via Whatsapp ed accedo in un piccolo e delizioso patio ricco di fiori e piante e poi salgo al primo piano, fermandomi davanti la prima porta: anche qui introduco un codice per prelevare la chiave chiusa in una cassetta e poi entro in camera. Finalmente sono giunto a destinazione! Il tempo di sistemare le mie cose, di fare una doccia, un cambio abiti e poi vado a cenare da “Taberna Casa Bravo”, dove assaggio un buon bacalao a la cordobesa. La passeggiata fino alla Mezquita illuminata e al Puente Romano non può non mancare ma, alla fine, la stanchezza prevale e alle 23.30 sono già nel mio letto stanco morto. Cordoba mi aspetta domani.
16 aprile – Cordoba (Mezquita, Mirhab, Torre Campanaria)
Ho prenotato l’ingresso alla Mezquita per le 10 quindi, dopo una breve colazione con un decaffeinato e due plumcake nel patio dell’hotel, mi dirigo verso il celebre monumento. La giornata si prospetta calda e bella – valuto mentre percorro le strade bianche del centro storico – e l’alto campanile della Mezquita mi si para davanti totalmente avvolto dalla luce del sole. Entro dalla porta ovest e il Patio de los Naranjos mi si apre davanti in tutta la sua grandezza: inizia la girandola di foto e video per riprendere questo bellissimo spazio ricco di alberi d’aranci e di fontane. Essendo le 9,30, ho ancora tempo e mi dedico ad una prima visita recandomi subito alla Puerta del Perdon, situata affianco la Torre Campanaria: si tratta dell’accesso più antico alla Mezquita e si appoggia alla Torre in modo da formare un unico corpo.
Nel Patio, tra gli aranci c’è pure la fontana di Santa Maria le cui acque (le cronache narrano) pare siano magiche: chi le beve, trova l’anima gemella. Nella parte est si apre la Porta di Santa Catalina, sotto i cui portici ci sono in bella vista le antiche travi della moschea. Sul lato della moschea, invece, spicca la Puerta de las Palmas, aggiunta successivamente nel corso dei secoli. Mancano dieci minuti all’ingresso e già si sta formando la fila quindi mi accingo ad incolonnarmi insieme agli altri. In breve, allo scoccar dell’ora, iniziamo a procedere: un rapido controllo digitale al mio biglietto ed entro finalmente nell’ampio interno della Mezquita.
Dopo ben 16 anni rimetto piede in uno dei luoghi che mi hanno maggiormente colpito in tutti in miei viaggi: dico solo che dopo la Grande Muraglia, il Taj Mahal e Petra, questo è uno dei posti più spettacolari che io abbia mai visitato. La selva di colonne ad arco si protende per tutto lo spazio interno e le cappelle laterali sono tutte illuminate. Per aiutarmi nella visita, mi sono scaricato una brochure dal sito istituzionale che ne narra anche la storia nei secoli. Inizio dalla mia destra camminando sul vetro sito nel pavimento da cui si intravede ciò che resta della primaria chiesa, la visigota Basilica di San Vincenzo, per proseguire poi lungo il lato occidentale verso la Cappella di Nostra Signora della Concezione e la seguente Cappella di Villaviciosa, che testimoniano il periodo di costruzione successiva all’epoca islamica. Alla fine della lunga parete ci sono esposti i resti archeologici dell’antica Basilica. Ora mi trovo nell’angolo sud-ovest della Mezquita e il muro alla mia destra conduce verso l’ulteriore selva di colonne ad arco. Proseguendo, quando arrivo finalmente al Mirhab, tutta la magnificenza dell’arte islamica mi si para davanti agli occhi: la lavorazione degli stucchi, gli arabeschi e i bellissimi mosaici ne fanno una splendida perla artistica. Proprio di fronte, situata nel centro, si erge la Cappella Reale (abbellita da una cupola decorata) mentre prospiciente visito il Retablo maggiore e il Coro con i suoi stalli e la magnifica cupola a crociera. In ultimo, mi reco verso l’angolo sud-est dove si trova la Parrocchia de Sagrario, le cui colonne sono affrescate con figure religiose.
È passata quasi un’ora dall’ingresso ed esco giusto a tempo per fiondarmi dalla parte opposta del Patio e accodarmi alla fila di gente che salirà con me alle 11 sulla Torre Campanaria. Una solerte guida, dopo il controllo biglietti ci aspetta al primo piano, dove una terrazza permette una prima ed ampia visione sullo spazio sottostante. Subito dopo la spiegazione sulla storia della Torre (in tutte le lingue tranne che in italiano!) ed aver appreso che la stessa è stata ricostruita sul primogenito minareto appartenente alla vecchia moschea, proseguiamo al piano superiore tramite delle anguste scale e arriviamo proprio al piano dove ci sono le campane: da qui il panorama spazia su tutta la città, ora baciata da uno splendido sole. Foto e video ovviamente si sprecano e, sempre dopo l’ennesima spiegazione, continuiamo a salire più in alto, fino all’ultimo piano: qui davvero siamo al top e possiamo ammirare sia il centro storico con i suoi più importanti monumenti sia la Mezquita dall’alto.
Ridiscesi, concludo così la visita al bellissimo complesso e, uscendo, mi avvio lungo il lato occidentale (su cui ci sono altre porte d’accesso riccamente decorate ma chiuse) fino al Triunfo de San Rafael, la colonna-monumento del XVIII secolo, per poi scendere il breve dislivello e attraversare l’arco della Puerta del Puente, antico varco d’accesso alla città quando esisteva la muraglia che la cingeva. Davanti la Puerta si allunga il Puente Romano, la cui costruzione risale al I sec. a.C. sebbene sia poi stato restaurato nel corso del tempo: ne inizio la traversata sotto al caldo sole del mezzogiorno, attardandomi nel fare tante foto e nell’ammirare la statua di San Raffaele Arcangelo posta proprio nel mezzo.
Arrivo alla Torre de la Calahorra e mi fiondo alla sua ombra, visto il caldo che fa: sono davanti al Museo della città islamica, che raccoglie testimonianze di Cordoba durante la dominazione araba. Io mi limito a far foto al ponte e alla Torre stessa poi ripercorro in senso inverso il tragitto fatto e mi dirigo poi sul lato orientale della Mezquita, che ospita anche qui delle bellissime porte decorate ma chiuse. All’altezza di plaza de Santa Catalina entro in calle Rucker e poi, nella plaza de la Concha, giro per il Callejo del Panuelo fino al minuscolo e chiuso Rincones de Oro: a parte lo stretto vicolo, la fontana e la colonna, c’è più nulla ma è uno degli angoli di Cordoba più instagrammati.
Ritorno indietro e mi reco a Calleja de las Flores, la famosa strada da cui si può ammirare la Torre Campanaria tra il vicolo stretto e i fiori che lo adornano: anche questa è una celebre veduta oggi molto instagrammata. Mi fermo un attimo davanti all’icona della Virgen de los Faroles, situata sul muro nord della Mezquita, e poi mi avvio lungo la calle Encarnaçion, diretto più a nord. Giungo in breve alla plaza Jeronime de Pàez dove si ergono il Palacete de los Burgos (un antico edificio residenziale dalla facciata colorata), la Casa de Judio e, di fronte, il Museo Archeologico di Cordoba, che contiene reperti della Cordoba dal periodo romano fino al medioevo. Mi incammino alla destra del Palacete, lungo la calle Romero de Torres, tra silenzio, case bianche addobbate con fiori, finestre dai battenti colorati e porte aperte su patii privati dal sapore moresco finché giungo all’Arco del Portillo ed entro in calle de San Fernando. Scendo di qualche metro per inoltrarmi nella calle di San Francisco fino all’incrocio con plaza del Potro, su cui svetta il rosso edificio sede del Museo di Belle Arti: la piazza prende nome dalla fontana adornata da un puledro (potro). Proseguo ancora lungo la calle fino ad entrare in una delle piazze più spettacolari della città: plaza de la Corredera.
Sebbene molto grande, assomiglia molto alla Plaza Mayor di Madrid ma è meno vissuta ed artistica: c’è poca gente in giro e i suoi ristoranti sono quasi vuoti in quanto, probabilmente, il caldo tiene lontano gli avventori. Dato che è ora di pranzo, decido di raggiungere un’altra famosa piazza, quindi mi inerpico lungo calle Marin fino a sbucare davanti alle rovine del Tempio Romano, circondate però da impalcature (probabilmente sono in corso opere di restauro). Salgo lungo la calle Marcelo e sbuco nella più viva piazza di Cordoba, ossia plaza de las Tendillas. Mi fermo al bar “Casa de Pipo”, dove pranzo con un bocadillo al queso y jamon e una bottiglia d’acqua e mi godo la piazza baciata dal sole. Al centro si trova il Monumento al Gran Capitan (si tratta di Gonzalo Fernández de Córdoba, un condottiero spagnolo famoso sepolto a Cordoba) mentre intorno brulica di locali, bar, ristoranti e negozi di vario genere. Sono le 14.30 circa quando mi alzo e decido di raggiungere la prossima meta, avendo un biglietto d’ingresso lì per le 16: dalla piazza mi incammino lungo calle Conde de Torre Cabrera e seguo le indicazioni che conducono verso plaza de Capuchinos.
La piazza, silenziosa e poco trafficata, mi si presenta con il bel Cristo de los Faroles, la scultura di un crocifisso circondata da lanterne (faroles). Dalla parte opposta accedo alla Cuesta del Bailìo e rimango affascinato dallo scenario che mi si apre agli occhi. La scalinata omonima fa da proscenio a uno sfondo con campanile a tre archi, una porta in stile mudejar, una fontana a muro di pietra e a cespugli e alberi pieni di fiori colorati trabordanti dalle mura bianche: completa il tutto un meraviglioso cielo blu. Anche questo angolo è tra i più instagrammati di Cordoba. Salgo lungo calle Puerta del Rincon e giro in plaza Colon giusto per raggiungere i giardini de la Merced e concedermi un attimo di sosta al fresco: fa già molto caldo e siamo solo in aprile! Una piccola chicca di questo tragitto è che, all’angolo tra le due strade, trovo la statua de la Regadora, un omaggio a chi custodisce e cura i tipici patios cordobesi.
Mi fermo per alcuni minuti in questa fresca oasi di pace fino a quando un simpatico abitante volante mi ricorda con i suoi bisognini che è l’ora di incamminarsi (si dice che porti fortuna ma a me macchia solo il pantalone!), quindi ridiscendo verso la statua e giro a sinistra in pasaje de la Estrella fino a plaza del Conde de Priego, abbellita da un monumento dedicato al celebre torero Manolete, cordobese di nascita.
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Di fronte, la Real Iglesia de Santa Marina de Aguas Santas svetta sulla piazza ma purtroppo è chiusa alle visite quindi mi tocca solo fotografarne la bella ma semplice facciata. Scendo, quindi, per calle de Santa Isabel e mi trovo in breve davanti la mia meta: il Palacio de Viana. Ho deciso di visitare questo antico palazzo rinascimentale perché considerato uno dei più belli della città: i suoi patios sono rinomati e gli interni nascondono arredamenti che hanno viaggiato nei secoli. Poiché arrivo con mezz’ora d’anticipo, inizio col visitare i patios interni: sono tutti situati l’uno dopo l’altro, in un labirintico percorso che tocca tutti e tre i lati del nobile palazzo. Si passa dal cortile d’ingresso, porticato e pieno di vasi con piante e palme, a quello tipico cordobese, bianco e con vasi colmi di gerani sui musi, per entrare poi in quello all’italiana, con fontane e aiuole curate, e attraversare quello intimo, fatto d’alberi d’arancio in fiore. Insomma, ne conto circa una una dozzina uno più bello dell’altro.
Compiuto il giro, mi ritrovo di nuovo all’ingresso giusto quando inizia la visita guidata: siamo una decina di noi e la guida, con una spiegazione in inglese e in spagnolo, ci conduce tra le sale, le stanze e i corridoi del primo piano. Visitiamo così sale adorne di collezione di quadri antichi, di arazzi medievali, di mobili settecenteschi e di una biblioteca enorme, oltre che la parte privata come le cucine e le sale di convivio. Dopo un’oretta sono fuori, abbastanza soddisfatto della visita. Torno quindi in pieno centro percorrendo prima tutta la strada in discesa, poi svoltando a destra su calle San Pablo e raggiungendo di nuovo plaza de las Tendillas.
Da qui scendo lungo calle Jesus y Maria, piena di negozi, ed arrivo a plaza Cofradìas: in questa piazza ci sono le tre strade che portano alla Mezquita ossia calle Conde y Luque (percorrendola si arriva anche agli Alcazares Reales); calle Cespedes, che termina vicino la Puerta del Perdon; infine calle Velasquez Bosco, che porta alla Casa Araba e a Calleja des Flores e sbuca proprio di fronte il retablo della Virgen de los Faroles. Finisco di perdermi tra negozietti di vario genere e poi mi ritiro in albergo per un meritato riposo e una salutare doccia. Ceno da “Montevideo”, una steak house nella Juderìa, e poi gironzolo tra il ponte e la Mezquita prima di ritirarmi per la notte.
17 aprile – Cordoba (Sinagoga, Alcazares Reales)
Stamattina solita colazione con decaffeinato e due plum cake e, alle 9,30, sono già pronto per il mio secondo giro di visite. Dall’hotel mi dirigo verso la Puerta de Almodovar ma, poco prima di uscire, svolto a sinistra in calle Judios: mi sto inoltrando in quello che una volta era il quartiere ebraico della città, le cui testimonianze sono ora una serie di case e la Sinagoga.
Alla fine, sbuco nella plaza Campo Santo de los Martires in cui si trova l’ingresso ai Baños del Alcázar Califal, i resti dei bagni moreschi. Poiché sono compresi nel biglietto acquistato per l’accesso agli Alcazares Reales, ho tempo a sufficienza per visitarli quindi entro nel padiglione che ospita tutto ciò che resta di questo luogo termale. Di questo bagni sono rimaste poche vestigia al riguardo e, in effetti, ci sono solo pannelli e video che ricostruiscono la bellezza di quel che dovevano essere: il resto delle mura e delle poche camere rendono l’idea dello splendore perso.
La visita si compie in neanche venti minuti quindi esco, attraverso la piazza e mi reco all’ingresso degli Alcazares Reales, dovendo trovarmi lì per le 10,15. Però l’antico accesso, situato sotto la Torre de los Leones, è stato spostato dall’altro lato, sul lungo fiume, quindi percorro il muro nord, giro attorno alla Torre del Homenaje, scendo per pasaje Santa Teresa Jornet, giro sotto la Torre de la Paloma e mi ritrovo davanti all’ingresso giusto a tempo per poter accedere all’enorme complesso reale. L’Alcazar de los Reyes Cristianos è una enorme fortezza-palazzo del XIV secolo che ha ospitato i reali cattolici durante la Reconquista: qui è avvenuto il famoso incontro tra Colombo e i reali spagnoli Fernando ed Isabella in cui il navigatore chiese i fondi per il suo viaggio.
Proprio perché residenza imperiale sia sotto i mori che sotto i cattolici, una serie di splendidi giardini adornano lo spazio circostante interno e rendono questo posto incantevole e degno di visita.
Il percorso inizia proprio nel visitare la fortezza: salita una rampa di scale, entro nella Sala dei Mosaici, in cui sono incastonati nelle pareti una serie di mosaici romani trovati negli scavi di vari punti della città. Proseguo la visita entrando in altre sale comunicanti in cui sono conservati altri reperti come vasi, colonne e un grande sarcofago romano.Ad un certo punto salgo sui camminamenti esterni che portano alle due uniche torri visitabili, quella de los Leones e quella dell’Homenaje, sotto la cui enorme volta a botte pare sia avvenuta la colombiana richiesta di soldi.
Il Patio morisco è purtroppo chiuso ma uno spettacolo di fontane zampillanti e vasche ricche di fiori e pesci nonché di lussureggianti giardini ed aiuole si apre non appena varco la porta d’uscita su questo enorme spazio: i giardini reali sono davvero stupendi. Il caldo sole e il cielo blu della giornata sono una scenografia di fondo adatta a godersi la passeggiata e fare foto e video a iosa. Oltre a vasche, fontane, aiuole, cipressi secolari e alberi di vario genere, c’è anche una statua che rappresenta l’incontro tra Colombo e i reali spagnoli.
Alla fine della visita, esco sul lungofiume avenida de l’Alcazar e circumvallo la fortificazione fino alla Puerta de Sevilla, che mi introduce in calle San Basilio. Questo quartiere è famoso per la presenza dei patios cordobesi, riconosciuti dall’UNESCO come Patrimonio Culturale immateriale dell’Umanità, ed alcuni sono visitabili gratuitamente o lasciando un obolo. Nel percorrere la via, entro in quello al n. 50, ricco di fiori e con un piccolo pozzo, e poi al n. 40, in cui c’è pure una vasca con pesci. Proseguendo, varco la soglia di quello al n. 20, che ospita anche un artigiano dove poter comprare oggettistica e gioielli, e mi introduco dopo in quello di fronte, al n. 17, che è anche un hotel. Termino la visita al n. 2 di calle Marti de Roa in quello più particolare in quanto addossato alle antiche mura arabe.
Sbuco proprio di fronte i Bagni ma svolto a sinistra e proseguo lungo calle Cairuan, che lambisce la muraglia araba in cui si apre la Puerta de la Luna seguita dalla statua di Averroes. Giungo poco dopo alla Puerta de Almodovar, scoprendo che anche lì davanti c’è una statua ed è quella di Seneca. Entro di nuovo dalla porta e svolto in calle Juderìa, fermandomi ad ammirare gli interni visibili dal di fuori della casa de Andalusi (si tratta della ricostruzione di una casa com’era ai tempi del Califfato) e dell’adiacente Museo dell’Alchimia, poi proseguo fino alla Casa di Sefarad (una residenza giudaica che testimonia la vita della comunità sefardita a Cordoba). Termino proprio davanti la Sinagoga, la cui visita è gratuita: mi introduco in una piccola sala che anticipa una più grande dedicata alla preghiera e ricca di ornamenti e stucchi. Al primo piano spicca una balconata dedicata alle donne.
Di fronte accedo alla Zoco Artisanal, un patio andaluso che ospita alcuni negozi artigianali, e poi, proseguendo sulla calle, più avanti in una piazzetta ammiro la statua di Maimonides (famoso filosofo arabo). Arrivo a plaza Maimonides, dove c’è l’ingresso al Museo Taurino, e mi inoltro in calle Averroes per visitare la Capilla Mudejar de San Bartolomé ma, data l’ora, la trovo chiusa. Infatti si è fatto orario di pranzo e mi reco a plaza Cofradias da “El Extremeño” per una mortilla con tuna y tomate e una cerveza dissetante.
Il resto del pomeriggio lo trascorro bighellonando tra i negozi vari alla ricerca di qualche souvenir da portare a parenti ed amici poi rientro in hotel per sistemare la valigia e prepararmi alla serata. Infatti devo trovarmi per le 20 al Tablao Flamenco El Cardenal, dove ho acquistato il biglietto per lo spettacolo di flamenco che qui si tiene: è mia consuetudine parteciparne ad uno quando sono in Andalusia in quanto mi affascina come forma di ballo ed espressione culturale. Lo spettacolo inizia puntuale alle 20.30 e termina circa alle 22 con delle performance davvero coinvolgenti ed emozionanti. Esco e vado direttamente in calle Cespedes da restaurante “Agora Mezquita” per cenare con una fetta di pollo a la brasa y patatas bravas e poi mi concedo l’ultimo giro serale in una Cordoba illuminata da una luna piena.
18 aprile – Verso Madrid
Dopo la consueta colazione compio celermente un ultimo giro per i negozi del centro storico poi lascio l’hotel recandomi alla fermata di Glorieta Cruz Roja (fuori le mura) per prendere l’autobus n. 5 e farmi lasciare a Glorieta Tres Culturas proprio davanti la stazione ferroviaria. Anche qui la trafila è la medesima: attendo in sala e poi, alla comunicazione dell’arrivo del treno, accedo in fila ai controlli e mi porto sul binario. L’AVLO arriva in orario, carica me e gli atri passeggeri e alle 11.50 parte filato per Madrid Atocha dove arriva due ore più tardi. Prendo qui la metro L1 e scendo a Gran Via: come esco dalla stazione, imbocco calle Fuencarral andando direttamente al n. 39. Qui, al terzo piano dello stabile, c’è la reception dell’Hostal Abril: un breve check-in e salgo al piano superiore per prendere possesso della mia camera. Sono di nuovo a Madrid dopo 16 lunghi anni e avendo già visitato alcuni suoi luoghi di interesse anche più di una volta decido solo di farmi una bella passeggiata per il centro storico e le strade principali.
Dopo aver sistemato la valigia e una breve rinfrescata, esco tra la folla madrilena e mi dirigo alla Gran Via. C’è un traffico di auto e persone enorme e fa anche molto caldo, però proseguo lungo calle de la Montera per raggiungere Puerta del Sol, che mi si presenta baciata dal sole pomeridiano: è molto cambiata dall’ultima volta e, tra l’altro, hanno spostato l’orso col madrono (simbolo della città) e creato delle panchine murarie dove potersi sedere. Mi inoltro per calle de l’Arenal e arrivo in plaza Isabel II, in cui svetta la statua dell’omonima regina. Taglio a sinistra per le strade laterali e sbuco a plaza d’Oriente, accolto dal maestoso edificio di Palazzo Reale e dai prospicienti giardini, in cui si eleva il monumento equestre dedicato a Filippo IV. Nei giardini, comunque, trovano spazio anche fontane e statue di altri re. Proseguo fino a plaza de l’Armerìa, dove mi siedo sulle gradinate della Catedral de Santa Maria la Real de la Almudena e ammiro il panorama: davanti ho la plaza suddivisa tra la zona pubblica e quella appartenente al Palazzo Reale da una cancellata maestosa; su di me svettano il cupolone e le due torri campanarie della chiesa; alla mia sinistra si intravede il belvedere con il panorama che si apre su Campo del Moro.
Mi rilasso per una decina di minuti poi riprendo la mia passeggiata scendendo per calle de Bailen fino alla Real Basilica de San Francisco el Grande, una chiesa neoclassica che custodisce una cappella dipinta da Goya. Continuando a scendere, giungo alla Puerta de Toledo, una delle poche rimaste in piedi. Dopo la foto di rito, inizio a risalire per calle Toledo che mi porta prima davanti la Iglesia de San Isidro, il patrono di Madrid, e poi direttamente nella maestosa e regale Plaza Mayor. La storia dice che Napoleone definì questa piazza “il salotto d’Europa” e in effetti è una delle più belle piazze in assoluto che io conosca: la statua al centro di Felipe III non stona assolutamente con l’aspetto barocco degli edifici, su cui risalta soprattutto il palazzo de la Panaderia, contraddistinto da due alte guglie e dalla facciata affrescata. I porticati corrono per tutti i quattro lati ed ospitano negozi, caffé e ristoranti. Mi fermo per un riposo e per un drink in uno di essi poi, dopo una mezz’ora, riprendo il cammino attraversando l’assolata piazza e l’arco d’uscita posto a nord per scendere e percorrere calle Mayor fino a Puerta del Sol. Avendo ancora a disposizione qualche oretta, mi incammino lungo calle Alcalà, alzando lo sguardo sui bellissimi palazzi in stile modernista che valorizzano questa strada: noto la stilosa guglia con l’orologio dell’edificio che ospita l’hotel Four Season (proprio all’angolo con calle de Sevilla); colpiscono le enormi quadrighe dell’Antico Banco di Bilbao e luccica al sole la cupola tonda del Teatro Salazar.
Completa lo scenario il Metropolis all’angolo con la Gran Via che spicca con il suo tetto adornato da un angioletto, da statue greche e fregi dorati. Percorro gli ultimi trecento metri fino all’incrocio dove si ergono il bianco Banco de Espana e la Fuente de Cibeles. Decido, quindi, di rientrare in albergo percorrendo la Gran Via e inoltrandomi fino a plaza de Chueca, sempre affollata. Da lì al mio albergo sono proprio pochi minuti di passeggiata. Una doccia, un breve riposo, un automassaggio ai piedi e poi esco per raggiungere il restaurante “La Nieta”, dove ceno con delle buone albodigas (polpette) y verduras. Un giro per la Gra Via fino a plaza de Espana aiuta la digestione poi di filato in albergo.
19 aprile – Madrid (Reina Sofia, Gran Via, plaza de España)
Succo d’arancia e tre madeleine sono la colazione che mi concedo in camera (non è prevista nel prezzo) poi esco per recarmi ad secondo motivo per cui mi sono fermato a Madrid: il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia. Per raggiungerlo preferisco evitare la metro e procedere con un’altra passeggiata: dall’albergo raggiungo la Gran Via e poi calle de Alcalà, quindi scendo per il Paseo del Prado passando davanti l’enorme edificio dell’omonimo Museo e al vicino Real Jardin Botanico.
Giungo alla stazione di Atocha e da lì mi avvio al Museo, situato proprio di fronte. La fila per l’accesso alla biglietteria dura poco e in breve, mi ritrovo a percorrere le sale espositive in cui sono sistemati quadri, statue e lavori dei più grandi artisti del XX secolo come Picasso, Dalì e Mirò. Ma quando giungo a quel che sto cercando davvero, rimango estasiato: in una sala ad esso dedicato, il dipinto “Guernica” si presenta in tutta la sua drammaticità. La potenza emotiva che genera questo capolavoro è davvero forte ed ammirarlo dal vivo è un’emozione unica. Comunque, dopo aver assaporato questo momento che desideravo da tantissimo tempo, lascio la sala e completo la visita al resto del Museo. Esco dal complesso che è mezzogiorno passato e decido di procedere verso il grande Parque del Retiro, situato proprio lì vicino. Attraverso di nuovo l’incrocio con Atocha e inizio a salire lungo calle Moyano e calle Nunez, che mi portano direttamente davanti la Fuente de l’Angel Caido. Sono nel cuore del Parque, davanti una delle fontane più famose e particolari in quanto dedicata a… Lucifero! Mi inoltro per l’alberato paseo de Cuba fino a giungere, nascosto tra le frasche, a Palacio de Cristal, un particolare padiglione composto quasi totalmente dal vetro: è chiuso per restauro ma l’interno è visibile e lo stagno con la cascata situati davanti ne fanno un piccolo angolo stile british.
Un breve sentiero mi porta a Palacio de Velasquez, che ospita mostre temporanee di arte contemporanea, e un altro mi conduce alla Fuente de l’Alcachofa ossia del Carciofo: inizio da qui ad ammirare il grande stagno di El Retiro. Questo specchio d’acqua è abbellito dal monumento equestre di Alfonso XII e circondato da giardini, alberi e fontane dedicate a sfingi e tartarughe. Sulla sua superficie navigano moltissimi monopattini e barchette, noleggiabili in un vicino chiosco: la bella giornata, lo scenario monumentale e la presenza di tantissime persone rendono il posto molto vissuto e chiassoso. Mi allontano scendendo per Paseo de Mexico ed uscendo dal parco tramite il cancello di Puerta Real: ora sono davanti la Puerta de Alcalà che, in verità, è un arco di trionfo. Proseguo fino alla Fuente de Cibeles e completo la visita mattutina ritornando di nuovo in centro. È ora di pranzo e raggiungo i pressi dell’albergo per mangiare una pita da “Nerò”, un ristorante greco, per poi recarmi in albergo con l’intento di un breve riposo e un rinfresco. Esco dopo scarso un’oretta e mi dirigo verso la Gran Via e plaza Callao, attraversata per raggiungere calle de San Martin e la successiva plaza omonima, dove si staglia il Monasterio de la Descalzas Reales, un antico convento del XVI secolo che ospita opere religiose pittoriche ed artigianali. Tramite calle de Flora e calle de l’Arieta raggiungo plaza de la Encarnaçion, in cui si erge il Real Monasterìo de la Encarnaçion, altro museo contenente opere d’arte. Una breve passeggiata e sbuco ai Giardini di Sabatini, che occupano il lato orientale del Palazzo Reale: costruiti in stile neoclassico, sono ricchi di fontane, aiuole, statue di re e terrazze. Esco dai giardini e lambisco il lato meridionale di Plaza de Espana per trovarmi poi davanti lo spazio aperto che ospita il Tempio di Debod. Regalo dell’Egitto alla Spagna, il tempio è stato ricostruito e restaurato ed è visitabile gratuitamente: è bello ma preferisco godermi il panorama del retrostante mirador. Ritorno a plaza de España passando davanti al monumento dedicato a Cervantes e riprendo a passeggiare lungo l’affollatissima Gran Via fino a Puerta del Sol tramite calle de Preciados: qui mi fermo sedendomi e godendomi il passeggio e il bel pomeriggio. Prima di rientrare in albergo per prepararmi alla serata, mi concedo una fresca cerveza a plaza de Chueca, regno incontrastato della comunità lgbtqia+.
Più tardi, ceno da “El 3 de Galdos”, una cerveceria poco distante il mio hotel, dove assaggio finalmente la paella. Giro serale tra Gran Via, Puerta del Sol e Plaza Mayor poi a nanna, che domani si parte.
20 aprile
Lascio alle 8,45 l’hotel e arrivo a Tribunal per prendere la metro L10 per poi scendere a Nuovos Ministerios e trasbordare sulla L8 diretto ad Aeropuerto-T4: ci giungo in poco meno di un’ora. Effettuo i controlli di sicurezza, compro un paio di confezioni di biscotti e mi reco al gate, nell’attesa dell’imbarco. Il volo per Linate parte preciso alle 11,50 e, dopo due ore, atterro in una ventosa e nuvolosa Milano. Si conclude così il mio breve giro spagnolo.
Consigli utili per il viaggio
Come anticipato, approfittando delle offerte Black Friday di novembre 2023 su Iberia, ho prenotato il volo Linate-Madrid-Malpensa (poi cambiatomi per Linate, per fortuna) al prezzo di € 119 con tariffa Basic ossia con piccolo zaino e trolley. Al momento del check in spendo € 19 per acquistare i posti a sedere. L’unica pecca della compagnia è che non offrono nulla come servizio a bordo ma pazienza. Il biglietto del treno lo acquisto con l’offerta della RENFE sul treno low cost AVLO che, come in aereo, consente di trasportare solo uno zaino e un trolley: tutto il resto si paga a parte. La spesa, comunque, per la tratta Madrid Atocha-Cordoba a/r mi costa € 34. La tratta è anche coperta dalla compagnia IRYO, altra low cost ferroviaria, che utilizza i nostri Frecciarossa.
Il soggiorno
Per Cordoba ho scelto l’hotel a 1 stella Hospedaria Alma Andalucia, situato nel centro storico di Cordoba. Come descritto già, è in posizione comoda e facilmente raggiungibile dalla stazione con bus n. 5. Il prezzo per tre notti solo pernottamento in singola è stato di € 135. Nel patio c’è un angolo in cui è sistemato un bollitore d’acqua con cui prepararsi tisane, té o caffé offerti dall’albergo. Se non li divorano prima gli altri ospiti, si possono trovare anche briosche confezionate ed è tutto gratis. Il posto è carino e pulito. A Madrid, più cara, ho scelto l’Hostal Abril sito a calle Fuencarral: mi è costato € 148 per solo due notti senza colazione ma ero centralissimo ed ho risparmiato sui biglietti della metro. Situato al quarto ed ultimo piano di un edificio, è molto moderno e pulito (la pulizia, però, va chiesta altrimenti non riassettano) e la mia singola era anche molto luminosa. Entrambi gli alberghi sono stati prenotati su Booking.
Monumenti e biglietti
Premetto che alcuni dei biglietti d’ingresso ai monumenti li ho comprati on line e mi è bastato stamparli o tenerli sul cellulare. Il primo acquistato è stato quello della Mezquita sul sito istituzionale: costa € 13 e bisogna scegliere la data con l’orario d’ingresso, che deve essere tassativamente quello. Con € 3 in più si può acquistare anche la salita alla Torre Campanaria sempre con scelta di data ed orario: se lo si fa nel medesimo giorno, bisogna valutare il tempo di visita tra l’una e l’altra (un’ora è più che sufficiente). Per il Palacio de Viana più o meno stesso discorso: bisogna scegliere giorno ed ora della visita e il biglietto costa € 12, che include la visita alla residenza e ai patios. Se non sbaglio, comunque, si può acquistare anche solo l’una o l’altra alla biglietteria. Ovviamente ho acquistato anche l’ingresso agli Alcazares Reales sempre sul sito istituzionale pagando € 5,81 con inclusi anche i Banos e scegliendo la data e l’orario di ingresso. L’ultimo acquisto on line fatto è stato quello dello spettacolo di flamenco al Tablao El Cardenal: il biglietto costa € 25 e va scelto solo il giorno in quanto l’orario è unico. Nel prezzo è compresa una consumazione però si può anche, sul posto, aggiungere uno stuzzichino o un altro drink. In tutti gli altri casi mi sono direttamente rivolto alla biglietteria in loco, come per il Museo Reina Sofia, il cui biglietto d’ingresso costa € 12. Il museo è gratis dalle 19 alle 21 di tutti i giorni feriali tranne martedì e dalle 12,30 alle 14,30 della domenica.