La vallata degli eremi, viaggio nella Calabria bizantina tra monumenti antichissimi e sapori d’autore
Domenica 8 ottobre sono partita con un gruppo di amici, in minivan guidato dal nostro super autista Antonio, da Scalea, lungo la costa tirrenica, verso la Valle Bizantina dello Stilaro, tra il Mar Ionio e le Serre Calabresi, in provincia di Reggio Calabria. Questa splendida vallata, che prende il nome dalla fiumara che scorre qui, comprende i comuni di Bivongi, Monasterace, Pazzano e Stilo.
Prima tappa del nostro itinerario è l’Eremo di Santa Maria della Stella o Montestella dall’omonimo monte su cui è situato, nel territorio di Pazzano. La strada, tra i fitti boschi, è un po’ tortuosa ma si può arrivare in auto fino ad un ampio parcheggio, con un’area picnic ben attrezzata. Da qui poi, un breve tratto a piedi e 62 gradini per scendere nel santuario scavato nella roccia. I monaci seguaci di San Basilio, in fuga dalle persecuzioni, si rifugiarono in questa come nelle tante grotte disseminate nel territorio. Qui vivevano in preghiera e contemplazione immersi nel silenzio della natura incontaminata. Da eremo bizantino, nel corso dei secoli, è diventato Santuario della Chiesa Cattolica e il suo interno è davvero suggestivo per l’atmosfera mistica che vi si respira. Da notare un frammento di affresco bizantino (X-XI sec) che raffigura Santa Maria Egiziaca mentre riceve l’Eucaristia dal monaco Zosimo. Per risalire dalla grotta si segue un percorso diverso lungo una Via Crucis , con un panorama davvero mozzafiato.
Anche il borgo di Stilo verso cui ci dirigiamo, dalle caratteristiche case arroccate, è terra di monachesimo basiliano. La nostra prima sosta è alla Cattolica, il monumento più rappresentativo. Con i biglietti acquistati on line, ci avviamo verso questa piccola gemma di architettura bizantina che presenta all’esterno cinque cupole cilindriche rivestite di mattonelle a forma di rombo. L’interno, senza arredi, è suddiviso da quattro colonne, con capitelli dorici e corinzi, in nove quadrati uguali. Degli affreschi alle pareti oggi ne rimangono solo alcuni tra cui Dormitio Virginis con il particolare dell’angelo che taglia le mani all’eretico.
Subito fuori dalla chiesa ci fermiamo al Chiosco Bar La Cattolica, dove avevamo già prenotato e restiamo incantati dal grande senso di ospitalità dei proprietari. Seduti ai tavoli all’aperto gustiamo le autentiche delizie di Calabria: salumi, formaggi, bruschetta con la nduja, un ottimo vino della casa e per finire un gelato artigianale al bergamotto con granita ai fichi d’India, due specialità calabresi dal sapore divino. Originale la scritta pubblicitaria su una lavagnetta: questo locale può causare piacere estremo, stati di soddisfazione e desiderio di ritornarci.
Alla fine del pranzo ci tratteniamo allo stand gestito da Rita, la figlia dei proprietari, dove si possono acquistare prodotti e profumi della Calabria. Lasciamo il van al parcheggio del chiosco e attraversiamo a piedi il pittoresco borgo soffermandoci ad ammirare i particolari di interesse storico e architettonico. Delle cinque porte che cingevano la città resta la Porta Stefanina, con uno splendido portale in granito , e resti della Porta Reale. Il Duomo è purtroppo chiuso per restauro ma il magnifico portone in stile romanico-gotico vale sicuramente una sosta. Sulla facciata a sinistra si possono osservare due piedi in marmo provenienti da una statua romana. Secondo una leggenda appartengono a una divinità pagana sconfitta dai primi cristiani e rappresentano quindi la vittoria del Cristianesimo sul paganesimo. Altro punto interessante è La Fontana dei Delfini o Gebbia con i due delfini intrecciati a simboleggiare l’alleanza tra Arabi e Bizantini, durante la battaglia nella Valle dello Stilaro. Infine sostiamo nella Piazza Carnovale con l’imponente statua in bronzo del filosofo Tommaso Campanella nato proprio in questo paese.
Lungo il tragitto verso il Monastero greco- ortodosso di Bivongi costeggiamo la fiumara Stilaro che, data la stagione, è completamente asciutta e il paesaggio, già ammirato dall’alto della Cattolica, è un incanto. In questo monastero risiede una comunità monastica della Diocesi Romena Ortodossa d’Italia. Qui ha vissuto il monaco Giovanni conosciuto come Therestis, il santo mietitore, per il suo miracolo più noto: in seguito a una tempesta che si abbatté sui campi minacciando il raccolto, San Giovanni intervenne impedendo che si danneggiasse il grano poi mietuto e raccolto in covoni. L’esterno è in stile bizantino mentre all’interno sono presenti elementi di architettura romana. Davvero splendidi l’iconostasi e il lampadario in oro, nella navata centrale, con una base di dodici lati che raffigurano i dodici apostoli. Il monaco, contattato per telefono ,ci ha fatto da guida illustrandoci, con voce pacata, la storia del monastero. Ora vivono qui ,in piccole casette ,solo in quattro e la loro giornata è scandita da ritmi semplici. Oltre alle attività quotidiane si dedicano alla produzione di piccole candele di cera che poi i visitatori, non molto numerosi in verità, acquistano. I rintocchi della campana nel giardino del monastero richiamano i monaci alle funzioni religiose del mattino e ai vespri. In questo luogo si può vivere un’intensa esperienza spirituale che lascia dentro di sé una profonda sensazione di pace. Bivongi è considerato il borgo della longevità per la presenza di ultranovantenni e qualche centenario. Pare che la salubrità dell’aria, il cibo genuino e i ritmi lenti garantiscano ai suoi abitanti lunga vita. Anche se noi non ci siamo fermati nel borgo, speriamo comunque di aver assorbito la linfa vitale di questo meraviglioso territorio.