La nuova europa: Romania
Evito la descrizione “turistica” dei vari monasteri e castelli che si trova in ogni guida turistica e mi limito all’aspetto sociale.
La Romania, ex Paese-satellite dell’Unione Sovietica, si è ribellata al dittatore Ceausescu con moti popolari che hanno portato alla sua uccisione nel dicembre del 1989, poco dopo la caduta del Muro di Berlino, Ha cominciato un lento processo di sviluppo sul modello delle democrazie formali occidentali, mantenendo una struttura politica piena di apparati e burocrati, all’insegna della vecchia tradizione statalista di matrice sovietica.
Questi ultimi anni sono stati quindi caratterizzati dall’apertura verso il mercato dei consumi, senza del resto che la nazione sia stata fornita di infrastrutture che consentissero a tutti di beneficiare delle moderne tecnologie e di nuovi modelli di sviluppo.
Clientelismo politico, corruzione e incompetenza, generano, agli occhi del visitatore straniero, un paese immerso nelle contraddizioni. La maggior parte della popolazione, di qualsiasi estrazione culturale, vive con redditi molto bassi. Un professore universitario guadagna circa 180 euro e un ingegnere meno di 250. Si può immaginare in quali condizioni vivano gli operai, I contadini o I disoccupati. L’elemosina e la prostituzione, sono per molti l’unica possibilità di sussistenza.
Il costo della vita non è proporzionalmente più basso che in Occidente e non permette quindi ai rumeni di avere un potere d’acquisto con la propria moneta. Ma per pochi fortunati ricchi, esistono comunque boutique all’ultima moda e auto di lusso, che la gente comune, purtroppo, può solo permettersi di osservare dalle vetrine. Il governo ora vede accolta la richiesta di far parte dell’Unione europea, dal gennaio scorso, continuano gli sforzi per rientrare nei parametri, dell’euro se ne parla per il 2012.
In particolare, la Romania è diventata tristemente famosa per lo stato di abbandono dei bambini molti dei quali malati di Aids. I famosi “bambini di Bucarest”, che vivono nelle fogne della città, rubando e accettando di prostituirsi per sopravvivere, hanno trovato un breve spazio nelle nostre cronache e poi sono scomparsi.
Perché tanti piccoli abbandonati? La ragione è semplice: il regime di Ceausescu, proprio come il fascismo in Italia, dava sovvenzione a chi aveva tanti figli e faceva pagare tasse salate a chi non ne aveva. Lo Stato provvedeva a scuole per tutti, diverse a seconda delle inclinazioni (era il miglior modo di controllo e selezione della popolazione) e dava sovvenzioni alle famiglie povere. Quindi in tutto il Paese c’erano numerosissimi istituti. Le famiglie potevano portarli lì dalla mattina alla sera oppure per tutta la settimana o anche lasciarli per tutto l’anno scolastico, con l’obbligo di andare a trovarli. Se per sei mesi nessuno si faceva vivo, (ed era molto facile, viste le scarse possibilità economiche di tante famiglie) il bambino veniva dichiarato adottabile. Col rischio, per l’istituto, di perdere la sovvenzione. Perciò era pratica comune non dichiarare mai adottabili I bambini e continuare a tenerli per avere gli aiuti statali. Ma quando, col crollo del comunismo, la macchina statale si è sfasciata, sono rimasti istituti pieni zeppi di ragazzini ormai senza famiglia (e senza sovvenzioni). E gli orfanatrofi sono diventati ben presto veri lager dove I bambini, senza assitenza e in stato di abbandono totale, si ammalano o, se appena possono, scappano. Ora il Governo rumeno, utilizzando I fondi stanziati dalla Comunità Europea per l’infanzia, comincia a dar corso a d una sorte di affido a famiglie che si prestano, dietro compenso, ad accogliere in casa un bambino o un ragazzo in stato di abbandono. Di fatto questo affido è diventato un “lavoro” per molti disoccupati, perché vengono corrisposti all’affidatario anche I contributi utili al raggiungimento della pensione.
Andate in Romania con lo spirito giusto, limitate, se potete, l’ instintivo razzismo. Claudio M.