Islanda, il paese degli elementi

Lungo la RingRoad e oltre
Scritto da: benny1979
islanda, il paese degli elementi

Acqua, presente in abbondanza (non proprio come da noi in questi giorni) sotto forma di fiumi impetuosi, cascate fragorose, laghi, mare selvaggio, pioggia e ghiaccio. Aria, frizzante e salutare, ma che spesso si presenta come venti gelidi, anche in estate. Fuoco, nascosto appena sotto la superficie, ma che ci dà segni della propria ineluttabile presenza attraverso geyser e aree geotermiche, nonché con ampie distese di lava solidificata. Terra, alimentata dai precedenti, aspra e apparentemente inospitale, ma che offre panorami di incomparabile bellezza. L’Islanda, terra dei cavalli e delle pecore, dei troll e delle divinità di Asgard, dei prezzi improponibili e di luoghi magici, che spesso hanno fatto da cornice a scene di film e serie TV di grande successo come Vikings e Game of Thrones.

Ma l’Islanda a me è apparsa soprattutto come la terra dei colori: il verde dei prati e delle colline, onnipresente in questa stagione, come e anche di più del quasi omonimo paese un po’ più a sud nell’ Atlantico; il lilla delle sterminate distese di lupini; il bianco dei ghiacciai e della neve che ammanta la sommità delle montagne; il nero della sabbia vulcanica delle spiagge; l’azzurro o il blu intenso dell’Oceano; il grigio dei cieli carichi di nuvole minacciose; il giallo ocra e l’arancio mattone delle aree geotermiche; le varie tonalità di bruno delle pendici dei monti.

Partiamo da Milano in una torrida domenica di fine giugno, qui si parla di temperature record e preoccupante siccità, quel che ci aspetterà all’ arrivo sarà tutta un’altra storia. Dopo un breve scalo a Copenaghen atterriamo in piena notte a Keflavik, il principale aeroporto del paese a circa un’ora dalla capitale Reykjavik. Notte? Vabbè, si fa per dire, qui in estate la notte letteralmente non esiste, sembrano le dieci del mattino, ci abitueremo.

Ritiriamo l’auto che avevamo prenotato dall’Italia poco distante, una piccola ma funzionale Hyundai i10, anche se già un po’ ammaccata, meglio farlo presente all’agenzia di autonoleggio, che qui non ti perdonano nulla!. C’è da dire però che avere un proprio mezzo per spostarsi e raggiungere pressoché tutte le attrazioni che l’isola offre è imprescindibile, poiché il paese sembra non eccellere per quanto riguarda il trasporto pubblico. In realtà un 4×4 sarebbe l’ideale, ma, per lo meno nella bella stagione, un’utilitaria è più che sufficiente.

Raggiungiamo la Guesthouse prenotata e, dopo aver sbrigato le pratiche di check-in automatico (in orario notturno i proprietari sono assenti), riposiamo qualche ora.

Giorno 1

La giornata è dedicata alla visita alla capitale islandese. Reykjavik, pur essendo, per dimensioni, il principale centro abitato dell’ isola, con poco più di duecentomila abitanti, può essere considerata una cittadina se comparata ad i nostri standard. Si può girare tranquillamente a piedi e notiamo subito una tranquillità non comune nelle altre affollate e caotiche capitali europee, pochissimo traffico e case basse e colorate, dal design particolare. Partiamo dal lago Tjornin, girovaghiamo per il centro storico e la zona del vecchio porto, dove sorgono numerosi caffè, ristoranti e musei, sino a giungere a Hallgrimskirkja, la grande e moderna chiesa luterana, simbolo della città, con la statua dedicata a Leif Eriksson, il vichingo a cui si deve il merito di essere giunto in Groenlandia, prima, e in America (Vinland), poi, ben prima di Cristoforo Colombo.

Ci concediamo un “fish and chips” nelle vicinanze, sarà il primo degli unici due che avremo in tutta la vacanza; non siamo mai andati in un ristorante vero e proprio, nemmeno per una pizza, i prezzi sono veramente eccessivi. Non vi è molto altro da vedere, per cui facciamo scorta di viveri per i giorni successivi in un supermercato. A letto presto perché il giorno dopo ci aspettano tanti km e svariati siti da esplorare.

Città piccola e piacevole, ma non particolarmente ricca di attrattive (Voto 6,5). Pernottamento: Grettir Guesthouse.

Giorno 2

Il nostro tour, pur con numerose deviazioni, segue abbastanza fedelmente la classica Hringvegur, la strada n.1 che gira praticamente tutto intorno all’isola, mai troppo distante dai siti di interesse. Notiamo subito pochissimo traffico, la strada è in eccellenti condizioni e la guida risulta estremamente piacevole, anche grazie ai fantastici panorami che si aprono. Decidiamo di saltare la Blue Lagoon, il sito termale più famoso, sin troppo, dell’Islanda, non lontano dall’aeroporto, non risulta nei nostri interessi. Prima tappa è invece il Thingvellir National Park, importante sito storico in cui i vichinghi, primi colonizzatori dell’ isola, fondarono il primo parlamento della storia, l’Althingi. La piana del parco comprende poi la spaccatura di Almannagja, un sentiero che corre lungo la faglia che separa le placche tettoniche europea a americana, sino a giungere alla cascata di Oxarafoss.

A pochi chilometri visitiamo uno degli highlights del viaggio, l’area geotermica comprendente Geysir e Strokkur, con i loro possenti getti di acqua calda verso il cielo e quindi la maestosa Gullfoss, una delle cascate dalla portata maggiore.

Il tempo inizia a diventare piuttosto brutto, piove costantemente e fa decisamente freddo, sembra di essere a novembre in Italia, ma non desistiamo. Dopo una breve sosta al cratere di Kerid, di vivido colore rosso, con un lago azzurro intenso, molto fotogenico, ci dirigiamo verso la costa meridionale. Immancabile una visita alle bellissime cascate di Seljalandfoss e, ancor più, Skogafoss, che si può ammirare dall’alto anche grazie ad una ripida scalinata.

Il meteo infausto non dà tregua, ci sarebbero ancora due siti in programma, ma non vediamo l’ora di giungere in ostello per una rigenerante doccia calda.

Giornata intensa, nonostante il tempo inclemente, si è respirata aria di vera Islanda (Voto 8). Pernottamento: Puffin Hostel a Vik.

Giorno 3

Il cielo è migliore, non sembrano esserci nuvole minacciose, sarà il preludio alla giornata migliore dell’ intero viaggio. Al mattino presto decidiamo di visitare la famosissima (a ragione!) spiaggia di sabbia nera di Reynisfjara, delimitata da un gruppo di colonne basaltiche ricordanti le canne di un organo, con i maestosi faraglioni e, in lontananza, il promontorio roccioso di Dyrholaey, una riserva naturale la cui strada di accesso è, ahimè, ancora chiusa a quell’ora. Scenografia meravigliosa, foto a decine.

Skaftafell, la parte meridionale dell’ immenso Vatnajokull (il ghiacciaio più grande in Europa), comprende due sentieri da trekking accessibili che, partendo dal centro visitatori e attraversando una natura spettacolare fra boschi, vette ammantate di neve e un dedalo di fiumi, conducono alla cascata di Svartifoss, anch’essa incorniciata da colonne basaltiche, il primo, e proprio davanti ad una lingua del ghiacciaio, il secondo.

Giungiamo quindi a Jokulsarlon; che dire? Spettacolare, è il top dell’intero viaggio. Una processione di iceberg di un colore blu intenso fluttua in questa laguna meravigliosa. Sarà che il sole ci sta aiutando, ma le fotografie scattate non si contano. Notiamo numerosissimi uccelli marini e anche alcune foche che nuotano fra i massi di ghiaccio che via via prendono il largo verso il mare. Dove vanno? Alla foce del fiume, a Diamond Beach, una spiaggia di sabbia nera su cui giacciono innumerevoli pezzi di ghiaccio dalle forme più disparate.

Inevitabilmente qui troviamo moltissimi turisti, ma ne vale assolutamente la pena (Voto 10). Pernottamento a Hofn, Hofn Guesthouse.

Giorno 4

Il passaggio attraverso la frastagliata costa orientale del paese, doveva essere poco più di una tappa di trasferimento, ma circumnavigare i magnifici fiordi, anche oggi grazie ad una bella giornata, si è rivelato molto piacevole. Il migliore è sicuramente Seydisfjordur, un pittoresco villaggio accessibile tramite una deviazione attraverso, nemmeno a dirlo, paesaggi maestosi. Caratteristica senza dubbio la Rainbow Street, un selciato dipinto con i colori dell’ arcobaleno, che giunge di fronte ad una chiesa dalla bella facciata azzurra.

L’ idea era di giungere sino a Borgarfjordur Eystri fino al promontorio di Hafnarholmi per osservare le colonie di pulcinella di mare, graziosi uccelli marini simbolo del paese. Purtroppo la strada di accesso diventa decisamente sconnessa, con numerose buche e grosse pietre sul tracciato e, nonostante la guida dica che è percorribile con una semplice utilitaria, dobbiamo desistere, onde evitare danni all’auto. Veramente un peccato.

A malincuore ci dirigiamo a Egillstadir, dove, dopo un’altra scorta di viveri presso il Bonus (nota catena locale di supermercati a prezzi decenti), pernottiamo al Tehusid Hostel. (Voto 7)

Giorno 5

Siamo nella parte nord-orientale della terra dei ghiacci. Arriviamo di buon mattino a Dettifoss: qui si manifesta tutta la forza della natura, è la cascata più impressionante dell’intero paese. Ha la portata maggiore di ogni altra cascata in Europa, un fragore assordante e gli spruzzi sono visibili da un km di distanza. Le acque attraversano poi un lungo canyon. Può essere visitata da entrambi i lati, ma solo quello occidentale è raggiungibile attraverso una strada asfaltata. Pioviggina, il vento è forte, fa un freddo terribile (siamo attorno allo zero) e le inevitabili docce gelate non aiutano di certo! Tramite un sentiero di poco più di un km si può giungere anche alla più piccola Selfoss.

Risaliamo in auto, anche per scaldarci un po’, e giungiamo nei pressi del grande lago Myvatn, lo specchio d’acqua più ampio del paese, nei pressi del quale abbiamo deciso di visitare l’area geotermica di Bjarnaflag e poi il sito di Dimmuborgir, un paesaggio costellato da innumerevoli formazioni laviche, i cui pinnacoli ricordano le torri di un castello (“castello di tenebra” è appunto la traduzione letterale del termine Dimmuborgir), ma anche vagamente forme antropomorfe (secondo una leggenda locale le sagome sono troll pietrificati). Affascinante, ma non ci ha colpiti particolarmente.

Molto scenografiche sono invece le cascate di Godafoss, letteralmente “cascata degli Dei”, formate in un campo di lava e facilmente accessibili dalla strada n.1, non tra le più alte o potenti, ma sicuramente le più eleganti e fotogeniche.

La graziosa cittadina di Akureyri, la seconda dell’Islanda con i suoi 18000 (!) abitanti, sorge lungo un bellissimo fiordo, ed è dove pernottiamo, presso l’ Hotel Edda, un grande albergo dal buon rapporto qualità/prezzo. (Voto 8)

Giorno 6

Dopo un breve stop per fotografare le case con i tetti d’erba di Laufas, a pochi km da Akureyri, deviamo nuovamente dalla Hringvegur per attraversare il paesaggio frastagliato della penisola di Trollaskagi, contrassegnato da lunghi tunnel, dolci colline, profonde vallate, baie e scogliere a picco sul mare. Il villaggio di Siglufjordur ne è il piccolo capoluogo. Un itinerario veramente panoramico, ci fermiamo spesso per scattare innumerevoli fotografie, il tempo non è così male, per lo meno non piove.

Ultima tappa di giornata è il magnifico faraglione di Hvitserkur, siamo nella costa orientale della penisola di Vatnsnes, che si può ammirare sia dalla piattaforma presso il parcheggio, sia dalla spiaggia nera su cui si può discendere. Secondo la leggenda l’enorme roccia alta 15m. non è altro che un troll pietrificato dal suono delle campane di un monastero che intendeva distruggere! (Voto 7,5)

Pernottamento a Blonduos, presso la Guesthouse Kiljan.

Giorno 7

Quella che sarà una delle tappe più belle del viaggio inizia con un lungo sterrato che ci conduce a Stykkisholmur, piccolo paese base della penisola di Snaefellsness, nell’ estremo ovest dell’Islanda. Saliamo sino al faro che domina il Brejdarfjordur e i suoi splendidi scorci, accompagnati, tanto per cambiare, da vento gelido e piuttosto sostenuto.

Pochi minuti di auto e si giunge ad una delle mete imperdibili, il caratteristico monte Kirkjufell, dalla forma inconfondibile, uno dei luoghi più fotografati del paese, che compare nel Trono di Spade ma anche sulle principali pagine social che trattano di viaggi e fotografie.

Anche se la strada prosegue verso ovest, tagliamo la penisola e ci dirigiamo verso la costa meridionale della stessa. L’intenzione, se il meteo ci assiste, è di giungere a Arnarstapi, da cui parte un trekking che vogliamo assolutamente compiere. Meraviglia, anche se il vento non molla, anzi, fa capolino il sole! Lo splendido sentiero costiero, lungo 2,5km, facile e ben segnalato, che inizia dal monumento dedicato a Jules Verne, collega questo villaggio a quello di Hellnar: passando attraverso campi di lava, costeggia la frastagliata costa dove si stagliano baie meravigliose, scogliere che precipitano verticalmente in mare, imponenti archi di roccia e numerosissime colonie di uccelli marini. Il sole dipinge il mare di varie tonalità di un azzurro cosi’ intenso da somigliare quasi a quelli mediteranei o tropicali. Uno spettacolo per gli occhi e per lo spirito, un duro lavoro per macchina fotografica e fotocamera dello smartphone! (Voto 9,5)

Dopo aver brevemente sostato presso la solitaria chiesa nera di Budir, è ora di rientrare in albergo, la Blomasetrid Homestay di Borgarnes, degna di nota per l’eccellente accoglienza, stanze comode e personale gentilissimo, la migliore sistemazione dell’intero viaggio.

Giorno 8

Siamo quasi alla fine, stiamo tornando verso Reykjavik. Domani mattina avremo il volo di ritorno, stanotte pernotteremo in capitale. Al mattino abbiamo però ancora il tempo di visitare Vidgelmir, il tunnel di lava più grande e accessibile del paese, il cui tour, prenotato in precedenza, si rivela particolarmente interessante grazie anche alla simpatica guida Cathy, inglese e appassionata di geologia, che racconta tutto ciò che c’è da sapere su questa grotta.

Rientriamo a Rejkyavik, alcuni acquisti e secondo e ultimo “Fish and Chips”, accompagnato da una buona birra, in centro. (Voto 7). Scegliamo Idglo Guesthouse, situata nei pressi dell’ospedale, per la notte.

Di buon mattino partiamo per l’aeroporto, riconsegniamo l’auto e prendiamo l’aereo per Copenaghen. Tutto ok direte voi, e invece no! A Copenaghen scopriamo che la tratta per Malpensa è stata cancellata. L’unica soluzione se volete è volare su Linate via Francoforte, altrimenti cercatevi una poltrona e attendete notizie”. “Va bene, non proprio la stessa cosa ma meglio di nulla, ma i bagagli?”. “Non c’è problema, li indirizziamo su Linate, li ritroverete lì”. Certo, come no! Ovviamente i bagagli sono smarriti, torniamo a casa quasi 24h dopo, insomma, un’odissea (voto 3 alla compagnia SAS e all’organizzazione dell’aeroporto danese), che però non scalfisce i ricordi di un viaggio stupendo.

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