In giro per il Lazio

Adoro Roma, in qualsiasi stagione riesce a comunicarti l’idea che per quanto nulla sia eterno, questo luogo possa fare eccezione. Le sue strade, colorate da gente che ha in comune solo il saper d’essere in una città sospesa tra cultura e shopping, finanza e cucina, politica, arte, il naif dei souvenir. In pochi posti, gli estremi si attraggono: Roma è uno di questi. Persino i gas di scarico delle auto profumano di cinema, non si fanno mai due passi senza incappare in un ipotetico – o già utilizzato – set naturale. Tutto ciò annegherà pure nella quasi totale disorganizzazione, ma mette i brividi pensare che per quanto si possa scavare e girare, sempre si troverà qualcosa di antico da cui poter partire per ricostruire le radici di un antico impero ormai decaduto (valga per l’impero romano o per cinecittà).
Il percorso intrapreso è un ipotetico giro del Lazio a piedi; zaino in spalla, l’intenzione è di uscire dalla capitale mediante l’Antica via Appia, per poi imboccare da lì un percorso che porti dapprima ai colli Albani. Attraversando la zona di Nemi, sarebbe facile poi oltrepassare Velletri e raggiungere i borghi di Cori e Sermoneta. Quindi, oltre la stazione di Priverno, nell’entroterra vi è un paese, Sonnino, abbarbicato su basse montagne: da lì, scendere a Terracina sarebbe un’esperienza meravigliosa. E così pure scalare il Circeo, vedere la lingua di terra di Sabaudia estendersi per diversi chilometri, le isole pontine in lontananza.
Ogni paese che attraverseremo avrà i resti di un passato glorioso da mostrare, persone da conoscere e fontane da cui abbeverarsi. Come una mandria di bestiame formato solo da due capi, e per di più esseri umani, ci mettiamo in cammino alla ricerca di resti, boschi, sorgenti e avventura. Sembra un’impresa titanica, ma il Numero n.119 di Airone del marzo 1991 è sempre a nostro fianco: una personale bibbia, unica guida contro un mondo che cambia spesso inutilmente.
Giorno 1
Serata lunga a Roma, quartiere Monte Sacro, dopo una lunga passeggiata d’allenamento da Termini lungo quasi tutta la via Nomentana. Aperitivo lunghissimo del lunedì sera, a letto a tarda notte dopo un’escursione notturna fino al Ponte nomentano, ora chiuso al traffico. Un buon assaggio della vita di quartiere nella “Città Giardino Aniene”, come fu chiamato Monte Sacro negli anni ’20, trasformato in una sorta di “garden city” all’italiana. Oltre la scenica piazza Sempione e adiacente il fiume. Peccato la metro sia piuttosto distante. O forse meglio così.
Giorno 2
Partenza dopo un’abbondante colazione, cielo azzurro terso, il meteo dice che non pioverà o quasi per settimane. Temperatura media piuttosto elevata, in programma camminate intensive di diverse ore proprio nelle ore centrali del giorno. Volata non in programma all’Eur, un solo stop per rimirare sui quattro lati il magnifico Palazzo della Civiltà Italiana, dal curioso numero di archi corrispondenti alle lettere di nome e cognome del più famoso gerarca nostrano. Il Palazzo dei Ricevimenti e Congressi è sullo sfondo. Ampi spazi lasciano un respiro sorprendente sulle vedute degli edifici.
Partenza del viaggio ufficiale dal Circo Massimo, da lì si imbocca la via Appia che lasceremo, non senza alcun dispiacere, solo qualche ora dopo, nei pressi di Ciampino. Il primo tratto, in corrispondenza delle Terme di Caracalla, rappresenta un tour de force fra auto e strade a più corsie difficilmente attraversabili dai pedoni. Oltre le mura Aureliane, la strada si fa meno ampia, camminarne ai lati è piuttosto difficoltoso, ma molte delle principali attrazioni della zona sono lungo questa arteria. Stiamo parlando delle Catacombe di San Callisto, di quelle di San Sebastiano e del Mausoleo di Cecilia Metella. Dopo un errore di valutazione, che ci spinge a salire su un bus di linea che ci fa attraversare le Capannelle e perdere tempo, ritroviamo il modo di tornare sulla regina viarum, costruita dai romani quasi 2500 anni fa. Mettere un piede davanti all’altro, sfiorando con le suole basolati antichi scavati dalle ruote di centinaia di carri, è un’emozione indicibile. Dopo una sosta vicino a una fontanella, cominciamo a renderci conto di ciò su cui poggia il nostro guardo: centinaia di ettari di prati secchi, pecore libere che brucano, domus a far da sfondo a questa incredibile zona-cuscinetto, localizzata tra il centro della capitale e il grande raccordo anulare. Una volta giunti all’aeroporto, ultimo tratto semi-pedonale, con qualche difficoltà cerchiamo un mezzo per salire in serata sui colli, verso Frascati. In qualche modo riusciamo a saltare la destinazione e arriviamo direttamente a Genzano; incuriositi dalla vicina Ariccia, celebre per la porchetta, la raggiungiamo a piedi e restiamo un po’ a goderci il panorama. Ma la mancanza di disponibilità un alloggio per la notte, ci spinge a tornare sui nostri passi e a pernottare a Genzano.