Granada la hermosa!

Week end lungo in una delle più belle città dell'Andalusia e della Spagna nonché meta internazionale non solo per la presenza dell'Alhambra ma anche per i caratteristici quartieri dell'Albaicìn e del Sacromonte.
Scritto da: Tonyofitaly
granada la hermosa!
Partenza il: 23/03/2019
Ritorno il: 26/03/2019
Viaggiatori: 10

Granada mi amor

turistipercaso

Ho organizzato, per la fine di marzo 2019, un soggiorno di quattro giorni a Granada, approfittando dei buoni prezzi dei voli e del mio status di “genius” su Booking, che mi permette di avere un po’ di sconto sulle prenotazioni alberghiere. Il tutto è nato a settembre passato quando le mie colleghe, sollecitandomi un nuovo fine settimana da trascorrere insieme per la primavera, hanno deciso tra quattro città (Lisbona, Porto, Granada e Madrid) dove voler soggiornare per la consueta annuale esperienza di viaggio insieme (dopo i successi di Marrakech e Siviglia): dal sondaggio, è uscita vincitrice Granada.

Allora ho immediatamente prenotato sul sito della Easyjet ben dieci biglietti a/r per un equivalente a persona di € 58,50, comprensivo del posto e di una valigia da stiva per le trousses e le scarpe alla moda di tutti i passeggeri (circa 2 kg cadauno di spazio). Al gruppo si sono unite poi altre tre persone, con prenotazioni proprie, e quindi ho riservato una serie di camere presso l’Hotel Anacapri, per una spesa a persona di € 135,50 con colazione. Agli inizi dell’anno in corso, tassativa ed obbligatoria è stata la prenotazione dei biglietti per l’ingresso all’Alhambra: appena rientrato dalle ferie natalizie, ho provveduto all’acquisto (una trafila incredibile per la prenotazione!) per una spesa cadauno di € 14,50. Il grosso è stato fatto, quindi non è rimasto che partire.

Si parte il 23 marzo!

Il raduno e la raccolta dei partecipanti avviene tra le 7.45 e le 8.15 poi, con un pullman G.T. appositamente noleggiato, ci siamo diretti a Malpensa T2, dove arriviamo esattamente due ore prima della partenza, prevista per le 12.15. Lasciato celermente il bagaglio da stiva (due valige) al check-in, affrontiamo i controlli e poi attendiamo al gate: il volo è in perfetto orario e decolla nei tempi previsti. Il viaggio è tranquillo, a bordo il morale è alto e il gruppo in fervente attesa di far visite in una delle città più belle e visitate di Spagna. All’arrivo, dopo il ritiro dei bagagli, ci dividiamo in gruppetti e raggiungiamo l’hotel Anacapri in taxi (circa 5/7€ a persona dato che la corsa cosa sui 20€), dove veniamo poi suddivisi nelle nostre stanze: tempo un’oretta scarsa di sistemazione e riposo che siamo già pronti per andar in giro.
L’hotel si trova a pochi passi da plaza Isabela la Catòlica, punto nevralgico del centro città, nonché a due minuti dalla Cattedrale, da plaza Nueva e dalle stradine che conducono all’Albaicìn: a parte il prezzo, è stato scelto anche per la sua ottima posizione strategica. Comunque, dopo una breve sosta per un piccolo spuntino da La Cueva de 1900 (7€ per tapas e una serie di drinks), iniziamo le visite proprio dalla plaza, in cui troneggia la statua della famosa regina con Colombo.

Saliamo per un brevissimo tratto la calle Pavaneras fino alla Statua di Yehuda ben Saul ibn Tìbon, considerato il padre dei traduttori (tramite i suoi lavori sono entrate nella nostra cultura la geometria e l’algebra), poi ci inoltriamo nella calle San Matias, dove ci fermiamo subito nella plaza de las Descalzas per ammirare il Convento di San Francesco o Casa Grande, l’esterno della Chiesa del Convento di San José de las Descalzas e la nicchia scultorea de la Casa del Gran Capitàn, decorata con motivi vegetali ed araldici. Proseguiamo lungo calle San Matìas, fermandoci a vedere i begli ingressi della Casa Palacio de los Salazar (ora sede del Museo della Stampa) e la maestosa Chiesa di San Matìas, che da’ il nome al quartiere: sbuchiamo così nella plaza Mariana Pineda, proprio alle spalle del Castillo de Bibataubìn, un edificio dall’aspetto barocco che è la sede del Consiglio Consultivo d’Andalusia.

È ormai pomeriggio inoltrato e la passeggiata volge quasi al termine: scendiamo lungo calle de la Virgen fino alla maestosa mole della Basilica de Nuestra Senora de las Angustias (Nostra Signora dell’Addolorata), il cui interno si rivela di una bellezza unica nel suo stile barocco. Per fortuna la chiesa è aperta quindi possiamo effettuare la visita in tutta calma, ammirando la statua della Vergine, patrona di Granada, l’altare con il baldacchino in pregiato marmo e la bella croce d’argento.

Usciti, raggiungiamo il Paseo adiacente, adorno di fontane come quella de las Granadas (melograno in spagnolo) e del Puente Romano, l’antico ponte che collegava con l’altra riva del Genil, uno dei due fiumi che attraversa la città. Completate le visite, prima di recarci a cena (abbiamo prenotato dall’Italia un tavolo presso un famoso ristorante granadino), ci perdiamo un po’ tra negozietti e centri commerciali: una parte di noi entra ne El Corte Inglés (la Rinascente spagnola), un’altra si accomoda da Luxury Gastro-bar, per un aperitivo a base di mojito e sangria. Alle 21 ci presentiamo da El Pescaito de Carmela, sito in calle Marqués de Gerona (nei pressi della Cattedrale), dove troviamo il tavolo pronto: le ordinazioni sono rapide ed appaiono sulla nostra tavola paellas e entradas a base di pesce, con accompagnamento di sangria e tinto blanco. Completano delle buone postres e il caffè, il tutto per poco più di 20€ cadauno.

La passeggiata di rientro ci serve per smaltire la cena.

24 marzo

È domenica mattina e, dopo una buona colazione, andiamo di filato alla fermata autobus sita nella plaza, da dove partono gli autobus per l’ingresso all’Alhambra: abbiamo prenotato per le 09.30 (una delle poche ore ancora disponibili) e dobbiamo essere precisi nell’ingresso, altrimenti rischiamo di non poter più entrare nei Palaçios Nazares. L’autobus parte quasi subito e, dopo una decina di minuti, ci lascia davanti la biglietteria: con le prenotazioni e le carte d’identità devo cambiare tutto per i biglietti e poi entriamo nel complesso monumentale, una delle meraviglie del mondo moderno. Per stare al passo con i tempi e non perdersi dietro una guida, ho studiato e preparato un canovaccio con la descrizione basica dei monumenti che stiamo per visitare quindi partiamo dall’ingresso vero e proprio, la Puerta de l’Agua, con davanti i resti della medina. Più avanti, troviamo la Puerta y Torreon de los Siete Suelos e il Convento di San Francesco, costruito su una casa araba. Passiamo davanti i bagni arabi e tiriamo dritti fino all’ingresso dei Palaçios Nazares o Palazzi Arabi: siamo in perfetto orario per l’ingresso ed entriamo allo scoccar dell’ora dopo una breve coda per il controllo biglietti. I Palazzi Arabi rappresentano un complesso di palazzi costruiti durante il periodo Nasride (l’ultimo periodo di dominazione araba, che si concluse con la Reconquista Spagnola e coincise con la scoperta delle Americhe) ed ebbero sia una funzione amministrativa che privata, essendo comunque la residenza della corte. Il Primo palazzo che visitiamo è il Mexuar, che contiene una grande sala destinata alle udienze e all’amministrazione; in fondo, un loggiato dalle fattezze moresche permette una vista sul Sacromonte e sull’Albaicìn. Dopo entriamo nel Patio del Cuarto Dorado, su cui svetta la bellissima facciata de Comares, ricca di elementi decorativi colorati e geometrici. Sul lato sinistro si apre una porta che conduce al Patio de la Alberca o de los Arrayanes (dei mirti), famosissimo in molte foto perché nella lunga vasca d’acqua centrale si specchia la Torre de las Comares: è uno dei punti più fotografati dell’Alhambra. Entrando nella torre tramite la Sala de la Barca, troviamo la Sala de los Embajadores o Sala del Trono, la più alta e grande sala del complesso, destinata alle udienze private del sultano con gli ambasciatori: a parte le pareti e le alcove laterali, riccamente decorate, da vedere è soprattutto il soffitto, rappresentazione dell’Universo secondo i dettami del Corano. Quest’ultimo è composto da legno di cedro ed è costituito da stelle a varie punte con al centro lo Scranno, il punto in cui siede Dio. Dopo questa sala, passiamo al Patio de los Leones, la cui fontana centrale è il simbolo dell’Alhambra e della città di Granada: il bel patio rettangolare è circondato da un portico con colonne di marmo su cui si aprono le sale private del Sultano. La fontana al centro è una magnifica scenografia al cortile e si presta alle numerose foto che i presenti scattano incessantemente. Sul lato destro si aprono sia la Sala dei Muqarnas o Mozarabi, approntata proprio con archi contenenti questo particolare tipo di decorazione tipica araba a forma di stalattite, sia la Sala de los Abencerrajes, una stanza privata decorata con un magnifico tetto di muqarnas. Sul lato nord visitiamo la Sala de los Reyes, chiamata così per le pitture che decorano le volte centrali, e poi la Sala de dos Hermanas, che scopriamo essere due lastre di marmo sul luogo uguali per dimensioni, peso e colore. Ci fermiamo, abbagliati e meravigliati dopo questo esaustivo giro, al Mirador de Daraxa, che però si affaccia su un giardino interno, e proseguiamo per la Stanza dell’Imperatore, dove soggiornò Carlo V con sua moglie. Scendiamo nel primo cortile sottostante, il Patio de los Cipresses, ed entriamo subito nel secondo, il Patio de Lindaraja, l’ultimo costruito in ordine di tempo: qui visitiamo gli interni dei bagni reali, dove i cortigiani si concedeva relax e chiacchiere dopo aver affrontato la vita di corte, e poi usciamo sul Partal, un’area al di fuori dei palazzi che comprende i giardini, le passeggiate e le torri del complesso. Dopo quasi due ore, siamo quindi fuori dai palazzi e abbiamo appena visitato solo una parte dell’Alhambra. Fatte le dovute foto al portico del Partal e alla bella veduta sul Sacromonte (altro posto ultra fotografato del sito), usciamo per andare a visitare la Chiesa di Santa Maria de la Alhambra, edificata sulla vecchia moschea preesistente, ed infilarci, poi, nel Palazzo di Carlo V. Il bel palazzo rinascimentale si presenta sì maestoso ma comunque ci da’ l’idea dell’incompleto sebbene il suo cortile rotondo ci permette di fare tante foto di gruppo. Dal palazzo ci incamminiamo verso l’Alcazaba passando sotto la Puerta del Vino ed accedendo dalla porta principale: superato il controllo, saliamo prima sulla Torre Quebrada e poi, con un tortuoso camminamento sotto la Torre de l’Homenaje, entriamo nella Plaza des Armas. Visitiamo la Torre de la Vela, da cui si gode un bellissimo panorama su tutta la città, ed usciamo da questo antico posto per dirigerci ai Giardini del Generalife, situati al di fuori delle mura. Il Palacio de Generalife (che fu la residenza estiva dei sultani nasridi di Granada) è anticipato dai giardini bassi, che preannunciano con giochi d’acqua, fontane e archi di roseti e cipressi ciò che visiteremo all’interno: superato l’ingresso e attraversati due piccoli cortili, entriamo nel Patio de la Acequia ma forte è la delusione in quanto non c’è acqua nelle vasche poiché si sta facendo la manutenzione all’impianto. Al niente acqua e niente giochi scenografici, fa da sfondo il cielo diventato plumbeo e la visita, seppur il posto ha il suo fascino antico, si conclude in meno di venti minuti, visto che anche nel Patio dei Cipressi manca l’acqua. Ormai sono quasi le 14 e la visita al complesso è stata compiuta quindi usciamo e ci incamminiamo verso il centro della città, scendendo lungo la cuesta de Gomerez e passando al di sotto della Puerta de Granadas: arriviamo in Plaza Nueva giusto in tempo per ripararci da un acquazzone che si scatena repentinamente e ci fermiamo da la Plaza 3, un ristorante in cui facciamo uno spuntino che dura ben due ore e che ci costa neanche 10€! Sazi e satolli, decidiamo di fare una passeggiata pomeridiana in quello che è uno dei quartieri più interessanti di Granada, il Realejo: smesso da un po’ di piovere, ci incamminiamo lungo calle Pavaneras e ci fermiamo nella Plaza de Padre Suarez. Qui si affacciano una serie di interessanti palazzi: il Palazzi dei Marchesi di Casablanca, un elegante palazzo in stile gotico dalle belle decorazioni plateresche; il Palazzo dei Marchesi di Vila Alegre, dallo stile neoclassico ed adornato da un bel portico d’ingresso, e il Palazzo di Gil Vazquez Rengifo, conosciuto come Palazzo de los Tiros, noto per la sua bella facciata rinascimentale adorna di due balconi e di cinque statue nonché per essere la sede del Museo storico di Granada. Proseguiamo per una ventina di metri e scendiamo per calle Varela, in cui trovano sede la Casa Palazzo del Duca di Gor, il cui ingresso è sovrastato dallo scudo ducale della famiglia, e il Palazzo dei Conti di Gabia, dal particolare color bordeaux e da un mastodontico scudo di famiglia sito sulla facciata. Ad angolo con la calle Ancha de Santo Domingo si ergela Casa de Los Girones, uno dei pochi esempi di casa domestica del 13° secolo. In fondo la strada, sbucando in plaza de Santo Domingo, ci fermiamo proprio davanti la facciata dell’omonima chiesa, la cui facciata è abbellita da murales, archi e gargoyles. Pur essendo domenica, la chiesa è stranamente chiusa, quindi proseguiamo il giro tra calle e piccoli vicoli fino a Campo del Principe, una spianata sorta sugli orti arabi che erano presenti fuori le antiche mura: al centro, la bella Croce di alabastro molto venerata dai granadini, mentre sul lato orientale, il Palazzo de las Mendoza è un vecchio ospedale ora sede della facoltà di Architettura. Saliamo una piccola erta per arrivare alla Chiesa di San Cecilio, patrono di Granada, che è chiusa anch’essa e ne ammiriamo solo l’esterno con i suoi doppi ingressi in stile plateresco e il campanile. Terminiamo qui la visita al quartiere e torniamo lentamente verso il centro, dove poi la combriccola si scoglie: chi va a far qualche acquisto e chi, invece, si reca in hotel per un salutare riposino. In serata, decidiamo di trovar un posto per la cena lungo la carrera del Darro ma scovare un ristorante che ospiti tredici persone non è facile però, ad un certo punto, ci indirizzano verso il ristorante La Fontana e l’indicazione si rivela una sorpresa: il locale ci accoglie e ci dà un ampio tavolo e a servirci c’è una simpatica ragazza italiana, Claudia. Grazie a lei, ceniamo con tapas ed entradas gustosissime e beviamo dell’ottima birra pagando appena 15€ a persona.

La passeggiata di rientro completa questa bella e ricca giornata.

25 marzo

La bella giornata di sole fa da sfondo alla visita all’Albaycìn che ho intenzione di compiere con il gruppo dopo la colazione. Riuniti tutti, ci incamminiamo lungo la Gran Via per arrivare alla Puerta di Elvira, l’antico accesso monumentale del periodo Nazride da cui partiva l’antica muraglia che cingeva la città: appena passato l’arco a ferro di cavallo, visitiamo la Cappella di San Giovanni di Dio, piccolo tempio neogotico affacciato sulla strada, e la fontana del Trionfo dell’Addolorata, uno dei tanti punti di approvviggionamento idrico che si trovano nel quartiere. Non saliamo per la cuesta Abarqueros perché non tutti hanno intenzione di affrontare la ripida scalinata ma ci incamminiamo prima per la Calle de l’Horno de la Merced (fermandoci ad ammirare la facciata della Casa de Muguera-Cattana y Barreda, famosa per il suo colore rosso e per l’inferriata in ferro del 16° secolo) e poi per la cuesta de Alhacaba fino alla Puerta de Monaita, una delle entrate più antiche: attualmente chiusa, conserva ancora la struttura esterna d’origine. Proseguendo su calle de la Lona e girando a gomito sulla sinistra nella prima piazzetta che si incontra, seguiamo una scorciatoia che ci porta davanti l’ingresso del Palazzo de Dar-al-Horra, un palazzo moresco del 15° secolo sede dei primi re nasridi. Il biglietto d’ingresso costa 5€ e permette l’accesso ad altre due attrazioni turistiche dell’Albaycìn ma noi entriamo al momento in questa e visitiamo l’antica residenza dalla struttura tipica araba ossia un patio interno con fontana o vasca, una serie di stanze intorno ed un piano superiore dalle cui logge e finestre di gode un meraviglioso panorama sulla città. Inoltre, qui è ospitato un piccolo museo espositivo di oggetti scientifici utilizzati dagli arabi per i loro studi. Dal palazzo proseguiamo per il callejòn de la Monjas fino alla placeta de Cristo de la Azucenas dove si può vedere l’accesso all’aljibe del Rey, una delle tante cisterne sotterranee d’origine araba di cui è provvisto il quartiere, e lo spiazzo in cui sorgeva il vecchio foro romano, diventato poi il giardino del palazzo visitato. Da qui raggiungiamo il Monastero di Santa Isabella la Reale, voluto dalla regina omonima e composto da una chiesa (chiusa) con una bella porta ad arco tutta ornata di pinnacoli e simboli reali nonché da un alto campanile e da un’altra porta che introduce al convento, non visitabile. Scendiamo per calle Santa Isabela e ci fermiamo a placeta San Miguel Bajo, su cui svetta la torre dell’omonima chiesa e si trovano gli ingressi d’accesso: costruita su una moschea araba (come buona parte delle chiese), ne ha conservato la cisterna e la pianta. Nella parte opposta della piazza c’è la Croce del Cristo de las Azucenas (l’azucenas è una pianta tipica della Sierra Nevada), ricostruita dopo essere stata distrutta dai franchisti. Riprendiamo a scendere lungo calle Cauchiles de San Miguel fino alla chiesa di San José, anch’essa costruita sulla pianta di una moschea e di cui sono stati ereditati l’adiacente cisterna e il minareto, trasformato in campanile: l’interno è ad una sola navata, classico delle moschee ristrutturate. Proseguiamo, sempre in discesa per le scale e per la Cuesta de San Gregorio, fino all’omonima piazza: qui un gruppo di noi fa una breve escursione nella calle Caldereria Nueva, con i suoi negozietti di stampo arabo, mentre l’altro gruppo entra nella Chiesa di San Gregorio Betico giusto in tempo per ascoltare le monache del convento cantare l’Angelus (è mezzogiorno, l’orario esatto). Ci ritroviamo, quindi, per proseguire sempre scendendo lungo la calle Càrcel Alta ed arrivare a Plaza Nueva proprio davanti la facciata rinascimentale del Palazzo della Reale Cancelleria, il primo edificio destinato appositamente come sede di una corte di giustizia dopo la Reconquista. Di fronte, purtroppo chiusa, svetta la mole della Chiesa di Sant’Anna mentre in un vicoletto adiacente ci fermiamo davanti il maestoso ingresso della Casa de los Pisa, un palazzo nobiliare del 16° secolo che oggi ospita un museo dedicato a San Giovanni di Dio, che qui vi morì. Entriamo in quello che è uno dei luoghi tipici di Granada, ossia la Carrera del Darro, la passeggiata che costeggia il secondo fiume (poco più che un torrente) della città: alla nostra destra troviamo una serie di ponti che sovrastano il fossato in cui scorre il fiumiciattolo; alla sinistra, invece, una serie di case storiche che visiteremo. Passiamo, infatti, davanti il Puente de Cabrera che unisce la carrera al quartiere de La Churra, situato proprio sulle pendici della collina che ospita l’Alhambra; poi ci fermiamo al Banuelo, il secondo monumento comprensivo del biglietto acquistato, per visitare l’interno perfettamente conservatosi nel corso dei secoli. Questo posto, spoglio e senza particolari ornamenti, colpisce perché ha un tetto con fori a forma geometrica, la cui luce del Sole filtra creando appunto giochi di luce perfetti sul pavimento. Usciti, di fronte ci sono i resti della Puerta de los Tableros mentre più avanti ci fermiamo ad ammirare la bellissima facciata in stile plateresco della Casa de Castril, piena di ornamenti come armi romane, arabe e cristiani nonché forme animali come serpenti e conchiglie, il tutto circondato da colonne e figure mitologiche. Giungiamo anche abbastanza affamati al Paseo de Los Tristes (detto così perché qui passavano i funerali), accolti da la Casa de Las Chimirias, che ospitava i notabili e l’orchestra durante le feste popolari, e il palazzo del Monte di Pietà di Santa Rita da Cascia, in grigio e nero. Ci fermiamo per un breve spuntino da Restaurante Casa 1899 (un’oretta per mangiare qualche tapas o sandwich e bere qualcosa di fresco) e poi riprendiamo le visite salendo per la Calle Horno de l’Oro ed entrando nell’omonimo palazzo, l’ultimo monumento previsto nel biglietto. La Casa rappresenta la classica tipologia di architettura domestica andalusa ed è stata preservata dalle ristrutturazioni effettuate nel corso dei secoli: benché poco arredata, ci testimonia come le case arabe sono state poi riattate dopo la Reconquista. La visita, seppur breve, è ben apprezzata e da qui partiamo salendo fino a Calle San Juan de los Reyes, per poi svoltare a destra e proseguire fino all’incrocio con cuesta de Chapiz: svoltando a sinistra, si sale ancora fino alla Casa de Chapiz, punto d’incontro tra l’erta salita e la strada che conduce al Sacromonte. La statua del Chorrojumo è una scultura che accoglie coloro che hanno intenzione di visitare il quartiere: si tratta di un omaggio ad un famoso personaggio di Granada che si definiva “Re degli zingari” ed è vissuto alla fine del 19° secolo. Ci inoltriamo lungo il Caminio de Sacromonte, che introduce in uno dei più tipici quartieri non solo di Granada ma di tutta l’Andalusia: la sua particolarità è dovuta alla presenza di molte grotte, che sono state abitate nei secoli, in ultimo dai gitani. Queste grotte sono state trasformate pian piano non solo in case ma anche in ristoranti e locali di ballo, detti zambras, dove la sera si producono spettacoli di flamenco puro (buona parte destinati al pubblico turistico). Il tutto, con il classico stile dei Pueblos blancos tipici di questa regione. Arriviamo all’incirca al Museo Cuevas de Sacromonte e qui il gruppo si divide: una parte prosegue per l’Abbazia, distante poco più di un chilometro; il resto ritorna indietro tramite la calle Verea de Emmedio, una passeggiata/mirador sita più a monte. Io ed altre quattro persone torniamo indietro per la calle ed ammiriamo il bellissimo panorama sulle sottostanti case-grotte, sulla valle del Darro e sull’Alhambra che la meravigliosa giornata di sole illumina magnificamente: ovvio che si sprecano foto e selfies per ricordare questo momento. Camminando e salendo, arriviamo alla Chiesa del Salvador, una monumentale costruzione nata sulla pianta della grande moschea araba che qui sorgeva e di cui è rimasta testimonianza solo la cisterna, la cui cupola spunta visibilmente nella strada. Dopo un’oretta, arriva anche l’altro gruppo, entusiasta del giro all’Abbazia: non hanno potuto partecipare alla visita guidata (sono arrivati tardi) ma una cortese guida ha permesso loro di visitare la Chiesa, definita da tutti molto bella ed interessante. Di nuovo tutti insieme, completiamo la visita andando al vicino Mirador de San Nicolas, che offre una delle viste più complete dell’Alhambra con la Sierra Nevada sullo sfondo: con la luce perfetta e la giornata limpida immortalare questo scenario risulta memorabile. La Chiesa, molto carina, sorge sui resti della vecchia fortezza da cui poi si è sviluppata la città ma offre ben poco alla visita perché durante la repubblica franchista fu saccheggiata e i suoi ornamenti bruciati. Visto che ormai è pomeriggio inoltrato, decidiamo di ritornare di nuovo in centro per avere un po’ di tempo libero da dedicare al relax e allo shopping: tramite la cuesta de las Tomasas e poi una serie di altre calles e scalinate, scendiamo dalla collina passando, ad un certo punto e non si sa neanche come, prima davanti il Convento de la Conception (che, però, ha chiuso le visite da poco) e poi al Maristan, un vecchio ospedale di origine araba. Sbuchiamo sulla carrera del Darro, ci fermiamo a la Fontana per prenotare il tavolo e poi ci separiamo: chi va a comprare ricordini e souvenirs; chi opta per un aperitivo in Plaza Nueva e chi va in albergo stanco per la bella ma, comunque, lunga passeggiata. Ci troviamo nella hall in serata per andar a cena da La Fontana: oggi ci concediamo l’utima paella granadina e l’ultima sangria, il tutto per 20€ a persona.

26 marzo

Giornata di partenza: dopo colazione, lasciate le valige alla hall e pagate le camere, abbiamo tempo per visitare un’altra meraviglia di Granada, la Cattedrale, sita a pochi minuti di cammino dal nostro albergo. L’ingresso costa 5€ e forniscono di un’audioguida che permette di approfondire la visita al monumentale luogo sacro, nato per essere il Pantheon dei Re spagnoli: ci organizziamo in modo da partire tutti all’unisono con la propria audioguida e seguire insieme il percorso programmato. In questo modo, visitiamo: per prima, l’enorme navata sorta sulla pianta della precedente Grande Moschea; di seguito, le cappelle di San Miguel e la Maggiore, abbellite da quadri e statue; poi l’altare sovrastato da una scenografica cupola e da magnifiche vetrate; quindi la Sagrestia e infine le porte, adorne di spettacolari figure sacrali e floreali, come quella del Sagrario, del Perdono e della Cappella Reale. La visita dura quasi due ore e ne usciamo veramente soddisfatti per le bellezze viste e per le spiegazioni ascoltate. Però abbiamo ancora tempo a disposizione e quindi restiamo a bagolare in centro, approfittando per concederci un buon caffé e un churro anzi, una montagna: per 4€ a persona, ci ingozziamo letteralmente di questo buonissimo dolce da Churreria Alhambra Café, sita in plaza de Bib-rambla. E’ ora di rientrare: ci ritroviamo tutti alla hall in perfetto orario e da qui, con dei taxi, ci spostiamo in aeroporto, dove lasciamo le valige da imbarcare e facciamo i controlli. Il volo di rientro delle 16,15, per fortuna, è puntualissimo e tale arriva a Malpensa: aspettiamo che il pullman prenotato arrivi a prenderci e, in prima serata, siamo già a casa.

L’avventura granadina termina così nel migliore dei modi.

CONSIGLI

Granada è una città molto bella e piena di monumenti ma, per alcuni di loro, bisogna organizzarsi molto prima, soprattutto se non si fa parte di qualche tour organizzato. L’Alhambra è il primo di questi: se si vuol visitarlo in tutta tranquillità, conviene acquistare il biglietto sull’apposito sito al prezzo di 15€, altrimenti le alternative sono o la fila alle 4 di notte per accaparrarsi i pochi biglietti messi giornalmente a disposizione o affidarsi alle agenzie, che ne triplicano minimo il prezzo. Da chiarire una cosa: l’orario che si sceglie NON è quello per l’ingresso all’Alhambra ma è quello per entrare ai Palazzi Nasridi. Molti confondono le due visite col risultato che entrano nell’Alhambra all’orario prenotato poi si presentano dopo ore ai palazzi vedendosi negare l’ingresso. Mi spiego: acquistando un biglietto con ingresso alle 11.30, significa che per quell’ora bisogna stare in fila per entrare ai palazzi. All’Alhambra potete accedere a qualsiasi ora (nel caso anche alle 9 del mattino) ma l’importante è entrare nei palazzi alle 11.30.

Un altro avviso è di non improvvisarvi guide turistiche leggendo ad alta voce da libri guida o Lonely Planet varie: per aver letto un piccolo canovaccio ai miei amici, sono stato violentemente redarguito da una guida, col rischio di essere cacciato e pure multato! E non fatelo neanche mnemonicamente: sono stato di nuovo redarguito per aver semplicemente spiegato la cronologia delle successioni dinastiche arabe prima de la Reconquista.

Insomma: non fate i sapientoni, leggete in silenzio la vostra guida e non date spiegazioni di sorta a nessuno, nemmeno al vostro compagno di viaggio.

Ottimo il biglietto di 5€ che consente la visita al Palacio Dar-al-Horra, al Banuelo e alla Casa de Horno: in questo modo si ha una buona visione storica ed architettonica di come l’Albaycìn si sia trasformato da quartiere arabo in cristiano rimanendo attaccato comunque alle sue origini. In ultimo, a parte i consigli su dove eventualmente fermarsi a pranzo e cena, vorrei suggerire di fermarsi anche in una teterìa, dove offrono del buon té arabo: in giro ce ne sono tantissime, soprattutto all’Albaycìn.

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L'alhambra l'alcazaba

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L'alhambra patio de los arrayanes

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L'alhambra vista dal palacio de generalife

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Casa de los tiros

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Alhambra

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Basilica di nostra signora dell'addolorata

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Cattedrale

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L'alhambra patio de los leones

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L'alhambra patio del mexuar

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Sacromonte

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