Friuli, Slovenia, Friuli

Dieci giorni fra città, piccoli borghi e montagne super rilassanti
Scritto da: letisutpc
friuli, slovenia, friuli
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Ci siamo talmente innamorati del Friuli l’estate scorsa che abbiamo deciso di tornare anche per le vacanze di quest’anno, aggiungendo un breve sconfinamento in Slovenia.

Informazioni utili

Durata e spostamenti

  • Giorni 10, così ripartiti: 1 a Trieste, 2 a Lubiana, 2 a Cave del Predil (Tarvisio), 4 a Sauris

Alloggi e prenotazioni: Booking batte Airbnb 3-1

Solo a Lubiana abbiamo avuto a disposizione 1 intero appartamento, per il resto 1 camera in b&b familiare (Trieste), 1 affittacamere (Cave del Predil) e 1 hotel (Sauris). Il giudizio complessivo sulle strutture è stato molto positivo.

Viaggio

In auto

Guide utilizzate

Lonely planet della Slovenia, Guida Touring, 111 luoghi del Friuli Venezia Giulia che devi proprio scoprire, 111 luoghi di Trieste che devi proprio scoprire, 35 borghi imperdibili: borghi di Friuli Venezia Giulia e Istria.

In aggiunta, tante notizie dal web e il blog Slovenia segreta, con tanti consigli utili su Lubiana e dintorni.

Da ricordare

Abbiamo acquistato il kit di pronto soccorso, indispensabile per viaggiare su strade e autostrade slovene.

Vignetta

Adesso esiste solo in formato elettronico, ed è necessaria per viaggiare su autostrade/superstrade slovene. Noi abbiamo acquistato quella settimanale (15 €) alla ex dogana di Fernetti, è comunque possibile anche l’acquisto on line

Rifornimenti benzina/gasolio

Varcato il confine sloveno i distributori si sprecano ed i prezzi sono buoni, rispetto all’Italia.

Bene, non ci resta che impostare il navigatore e partire!

Diario di viaggio

Trieste, o cara!

A Trieste arriviamo nel primo pomeriggio, il caldo non è eccessivo. Il nostro alloggio è in zona collinare, a ridosso del centro. Self check-in, una rinfrescata e via verso il centro di questa città elegante, sempre pronta ad incantare il visitatore con il suo fascino mitteleuropeo.

Essendo già stati qui molte volte, gironzoliamo senza una meta, fermandoci davanti ad una vetrina, un caffè storico, guardando con ammirazione i tanti palazzi stupendi, per poi fermarci sul Molo Audace ad aspettare il tramonto. Per cena scegliamo il Kapuziner keller, un ristorante che ha l’aspetto, e anche il menù delle birrerie tedesche: mangiamo wurstel con patatine e schnitzel, innaffiate da ottima birra. Un’ultima passeggiata in Piazza Unità, il cui fascino serale è veramente notevole, poi ci arrampichiamo verso il nostro b&b, domani la Slovenia ci aspetta.

Ma dove vai se internet non ce l’hai?

Dopo una buona colazione e qualche chiacchiera con i nostri hosts, ci avviamo verso la ex dogana di Fernetti, dove acquistiamo la vignetta per poter viaggiare in Slovenia in assoluta tranquillità.

Entrati in suolo sloveno, facciamo subito rifornimento di benzina, con un po’ di risparmio rispetto all’Italia. In una mezz’oretta arriviamo a Lubiana, ma il nostro host è stato piuttosto avaro di indicazioni e inoltre non abbiamo connessione internet. Niente paura: entriamo nel primo bar di strada e, cartina alla mano, chiediamo aiuto per localizzare il nostro appartamento. Sia la barista che uno degli avventori si dimostrano molto collaborativi ed in una decina di minuti arriviamo al nostro alloggio. Adesso si tratta di scoprire il cognome del nostro host, fra i tanti presenti sui campanelli. Anche in questo caso ci viene in aiuto un inquilino molto simpatico che sta uscendo dal condominio e che ci mette a disposizione l’hotspot del suo telefono, ma in quel momento Bostijan, il nostro host, si materializza alle nostre spalle con un pacco di caffè ed una tavoletta di cioccolata per noi: lo perdoniamo? Certo che sì!

L’appartamento è nuovo e molto carino, Bostijan ci spiega il funzionamento di tutto e ci fornisce anche 2 tessere dell’autobus, la cui fermata è proprio sotto casa, ma che non utilizzeremo mai. Partiamo subito alla scoperta di Lubiana e alla ricerca di un posto in cui pranzare. Per puro caso imbocchiamo subito la Trubarjeva cesta, una delle vie più caratteristiche del centro ed entriamo in un ristorantino libanese dove mangiamo tante cose buone e saporite. A pochi passi dal ristorante il famoso ed iconico Ponte dei Draghi: costruito nel 1900, in realtà doveva essere adornato di leoni alati, ma il progetto cambiò e vennero scelti i draghi, simbolo di Lubiana. A poca distanza sorge il mercato coperto, altro luogo simbolo della città, opera di Plecnik, l’architetto che ha dato a Lubiana il suo aspetto attuale, così particolare. Il mercato si sviluppa in lunghezza, dal ponte dei draghi al Triplice ponte, altro luogo simbolo di Lubiana.

La prima parte è composta da un lungo porticato, sede di tanti negozi di alimentari, bar e ristorantini. In mezzo al mercato un nuovo ponte, quello dei Macellai, dove gli innamorati hanno appeso centinaia di lucchetti colorati. C’è poi la parte bassa del mercato, a cui si accede da una porticina che conduce alla pescheria, dagli odori inconfondibili. Nell’area di fronte all’edificio, invece, ogni giorno si svolge il mercato contadino di frutta, verdura e fiori, un colpo d’occhio bellissimo e colorato! Eccoci finalmente al Triplice ponte, il centro del centro di Lubiana. Frutto anch’esso della genialità di Plecnik, deve la sua particolare configurazione al fatto che, durante il 1° conflitto mondiale, l’unico ponte esistente si rivelò troppo stretto: il geniale architetto pensò bene di integrarlo con altri 2 ponticelli, sia per migliorare la circolazione fluviale, ma anche per valorizzare e rendere più armoniose le rive della Ljubljanica. Balaustre e scale aggiunte ai nuovi ponti conferiscono all’insieme un aspetto molto veneziano.

Di fronte, la chiesa francescana dell’Annunciazione, di un bel colore rosa salmone. Ed è proprio all’interno della chiesa che ci rifugiamo in previsione di un temporale che di lì a poco si abbatterà sulla città. Tempo 10 minuti, torna il sereno e possiamo proseguire la nostra passeggiata dapprima entrando nel bellissimo Palazzo Urbanc, sede dell’elegante grande magazzino Galeria Emporium, poi spostandoci in Miklosiceva cesta, dominata dal coloratissimo palazzo della banca cooperativa, dal Grand Hotel Union, di un bianco abbacinante e da altri edifici in stile art nouveau. La nostra passeggiata col naso all’insù procede nelle vie limitrofe, fino ad arrivare all’enorme Piazza del congresso, dove, all’interno del palco Biedermeier, ballerini di tango si esercitano sulle note di una musica struggente. Altri palazzi che si affacciano sulla piazza sono quello dell’Orchestra filarmonica, la sede centrale dell’università di Lubiana, la barocca chiesa delle Orsoline ed il neoclassico Palazzo del Casino: ce n’è per tutti i gusti! Fra i monumenti invece, una enorme ancora che simboleggia il litorale sloveno e una copia dorata del Notabile di Emona, monumento romano del IV secolo ritrovato proprio in questa zona nel 1800.

Camminando camminando arriviamo in Trg Republike dove il grigio ed il cemento la fanno da padroni ed il clima è proprio da Europa dell’est anni 80. Fino agli anni 60 del secolo scorso in questo luogo sorgevano i giardini del convento delle Orsoline, abbattuti per fare spazio ai TR3, 2 enormi grattacieli di 26 piani costruiti per accogliere il comitato centrale del partito comunista sloveno, al Cankarjev dom, spazio multifunzionale per concerti, congressi e cinema e ad una immensa colata di cemento … che tristezza infinita!! Di fronte, il palazzo del Parlamento. Diciamo che questa parte della città non ci fa impazzire. Tornando verso il centro ci imbattiamo nel grattacielo in stile anni 30 che per tanti anni fu il più alto edificio dei Balcani. Dal suo rooftop pare che la vista sia magnifica. La nostra passeggiata ci porta ancora sul lungofiume, decisamente la parte più bella e romantica della città.

Troviamo posto in uno dei tanti bar con vista e sorseggiamo tranquilli i nostri 2 spritz: il prezzo è quello che in Italia avremmo pagato per uno solo! Dal ponte dei draghi ci incamminiamo poi verso casa, dove arriviamo dopo una ventina di minuti, evitando per poco un fragoroso temporale. Dalla finestra dell’appartamento il castello di Lubiana ci guarda in tutto il suo splendore.

Green immersion

Dopo una colazione casalinga con latte e il caffè che ci ha regalato Bostijan ci incamminiamo di nuovo a piedi verso il centro. Prima tappa sul nostro cammino una sorta di Biennale di arte che si svolge in una casa abbandonata lungo il fiume. Avendo già visitato la Biennale di Venezia non ci stupiamo più di tanto dell’originalità ed incomprensibilità delle opere e proseguiamo la passeggiata che ci porta nella città vecchia che si apre con Mestni trg, la piazza della città, con il Municipio e la bianca fontana del Robba.

Questa zona è incantevole: palazzi bellissimi, tanti negozietti curati nei particolari, alcuni anche antichi, bar, ristorantini e tanti scorci romantici. Dopo aver degustato 2 ottimi caffè espresso, decidiamo di vedere la biblioteca nazionale e universitaria, altra creatura di Plecnik: costruita dove sorgeva il palazzo dei principi di Auersperg, distrutto da terremoto del 1895, ha utilizzato, qua e là, le pietre ed i mattoni dell’edificio preesistente. Originalissima la maniglia di accesso, a forma di Pegaso, il cavallo alato simbolo della conoscenza. Purtroppo non ci è permesso entrare, come ci dice un usciere in maniera un po’ brusca… peccato!

Comincia a fare caldo, niente di meglio che cercare un po’ di fresco e relax al Parco Tivoli, polmone verde della città, paragonabile per estensione al Central Park di New York. La zona adiacente al parco è ricchissima di musei, dal museo nazionale sloveno, a quello di storia naturale, alla galleria nazionale della Slovenia per finire col  Museo di arte moderna … che poker formidabile! Noi preferiamo goderci la Jakopicevo sprehajalisce o passeggiata di Jakopic, altra invenzione di Plecnik dedicata al pittore impressionista Jakopic, appunto: ai lati del viale, per tutto l’anno vengono esposte grandi fotografie. Eleganti lampioni liberty conducono al Palazzo Tivoli, sede del Centro internazionale di arti grafiche e di un bel caffè all’aperto. Ed è proprio qui che ci fermiamo per uno spuntino e un’ottima e fresca birra Union, la birra di Lubiana. Nel pomeriggio vaghiamo un po’ per i sentieri del parco, un po’ ci stendiamo sul prato, insomma ci godiamo la giornata ed il luogo, per poi dedicarci all’ultima tappa giornaliera, Metelkova, il quartiere alternativo di Lubiana.

Dove un tempo sorgevano caserme jugoslave, ha preso vita un enorme centro sociale dove tutti gli edifici sono stati splendidamente decorati da artisti locali; clown, ballerine, pesci, personaggi dei fumetti, enormi Et si rincorrono fra le pareti di questo luogo fantastico e surreale. Torniamo sulla Trubarjeva, cercando di prenotare un tavolo al ristorante Compa, specializzato in bistecche, ma niente da fare. L’offerta gastronomica è talmente vasta qui a Lubiana che non ci preoccupiamo: sul lungofiume, in zona tranquilla, troviamo un pub irlandese che fa al caso nostro, con 2 ottimi fish and chips e sidro. La nostra visita alla capitale slovena finisce qui, domani il Friuli ci aspetta

Bled, Kranjska Gora e di nuovo in Friuli

Lasciare Lubiana ci dispiace un po’: questa piccola capitale ci è piaciuta e sicuramente ci sarebbero state altre cose da vedere, ma il nostro viaggio è solo all’inizio, quindi via in autostrada destinazione Bled.

Le raccomandazioni di tutti all’annuncio del nostro viaggio in Slovenia, sono state: “Non perdete Bled, dovete assolutamente vedere Bled!”quindi riponiamo grandi aspettative su questa destinazione. Che Bled sia la località turistica più popolare della Slovenia lo capiamo subito, nel vedere la lunga fila di auto che si snoda appena fuori dall’autostrada

Come prima cosa cerchiamo un parcheggio, pare sia impossibile trovarne di liberi e non a pagamento in alta stagione, ma per puro caso sfatiamo entrambe queste dicerie, capitando nel parcheggio di una scuola a pochi passi dal centro commerciale Mercator e dall’ufficio turistico e a poco più di un Km dal centro, bingo!

Ci accorgiamo subito che fa molto caldo rispetto a Lubiana e che c’è anche un bel po’ di gente. Il lago è sì bello, l’acqua trasparente, l’isolotto al centro è romantico e il castello sullo sperone roccioso molto suggestivo, ma è tutto il resto che stona. Non c’è un centimetro libero fra hotel, bar, ristoranti, negozi, affitto barche, affitto spiaggia e tante, tantissime persone… no, non fa per noi e la passeggiata si conclude nel giro di un’ora. Lasciamo campo libero alle decine di turisti che arrivano su ogni mezzo di locomozione, noi torniamo al centro Mercator dove ci sediamo in un bel bar all’aperto, mangiamo 2 panini, beviamo l’amata birra Union ed assaggiamo anche la kremna rezina o torta di Bled, una millefoglie ripiena di soffice crema. Approfittando del supermercato, facciamo scorta di birre radler e Union ed acquistiamo anche qualche regalino nel vicino negozio Dm.

I cartelli autostradali ci dicono che l’Italia è vicina, ma prima di rimpatriare definitivamente, ci fermiamo a Kranjska Gora, località conosciuta soprattutto dagli appassionati di sci per le tante gare di coppa del mondo disputate qui. Il paese, al confine tra Italia, Slovenia e Austria ha l’aspetto ordinato dei borghi austriaci ed è circondato da una fantastica corona di montagne. Dopo un giretto ed una sosta all’ombra riprendiamo la strada che ci riporterà in Italia, a Tarvisio, dove trascorreremo i prossimi 2 giorni.

In programma abbiamo la visita ai laghi di Fusine, all’orrido dello Slizza e anche un giro in bici tra i boschi lungo la Ciclovia Alpe Adria: non realizzeremo neanche 1 di questi obiettivi, ma poco importa, altre piacevoli mete ci stanno aspettando.

Il posto che abbiamo prenotato tramite Booking è l’affittacamere Buon riposo, in località Cave del Predil, a 8 km da Tarvisio, apparentemente in mezzo al nulla, un nulla che però si rivelerà pieno di sorprese. La più gradita, soprattutto al mio compagno di vita e di viaggio, è la presenza, sotto l’affittacamere, della “Locanda del minatore”, la cui ottima cucina unisce i piatti della tradizione friulana e marchigiana, che sperimentiamo subito, ordinando tagliatelle al gulash e grigliata con polenta, accompagnate da una buona birra locale.

Dopo cena usciamo per una passeggiata esplorativa che si conclude in una decina di minuti con il giro completo del paese: l’enorme miniera abbandonata ci guarda dall’alto, chissà quali storie avrà da raccontarci? Lo scopriremo domani.

Andiam, andiam, andiamo a camminar: dal lago alla miniera

Dopo una bella colazione ed un’occhiata al meteo, decidiamo di non intraprendere la gita in bici sulla ciclabile, molto meglio un giro a piedi fino al lago di Predil, 2° per estensione della regione, dopo quello di Cavazzo.

PrIma di partire però prenotiamo la visita al Parco geominerario di Raibl (antico nome di Cave del Predil) che comprende: visita della miniera + museo minerario+ museo storico militare delle Alpi Giulie, ben 3 tesori racchiusi in un paese così piccolo, fantastico!

A piedi ci incamminiamo in direzione del lago, seguendo il sentiero parallelo alla strada statale. Una mezz’ora e siamo arrivati e lo stupore è davvero grande, tanta è la bellezza che ci troviamo davanti: un’enorme distesa di un colore che va dall’azzurro al verde, circondata da una spiaggia bianca dove sostano pochi turisti…Predil batte Bled 1-0!

Affacciate sul lago la Cima del lago (2125 mt.) e le Cinque punte (1909 mt). Proseguendo lungo la statale incontriamo ciò che resta del Forte Gola Raibl, costruito ai tempi dell’Impero austro-ungarico ma già inutilizzato durante il primo conflitto mondiale, in quanto troppo esposto e distrutto da numerosi bombardamenti nel 1916.

Per gli appassionati di storia, non lontano da qui, lungo la strada che porta in Slovenia, si trova la Batteria di Sella Predil, altro fortilizio ancora in buono stato perché in posizione più interna. Quante storie nascondono questi luoghi apparentemente fuori dal mondo… Quella più nota riguarda proprio il lago: leggenda vuole che gli abitanti di Raibl fossero diventati molto egoisti e gretti, come dimostrarono quando, durante una notte invernale fredda e tempestosa negarono ospitalità ad una donna col suo piccolo bambino in cerca di un riparo. La poveretta, disperata, bussò all’ultima porta dove vide una piccola luce e finalmente le venne aperto. Nel corso della notte il villaggio ed i suoi abitanti furono sommersi da un temporale pazzesco ed il mattino dopo, del paese rimaneva solo quella minuscola casetta dove avevano passato la notte Maria e il bambino Gesù…

Intenzionati a circumnavigare il lago dobbiamo però arrenderci quando la spiaggia finisce e non c’è modo di arrampicarsi agevolmente nel bosco… peccato, non mancava molto. Ritornando indietro ci fermiamo ad ammirare la pace di questo posto dove siamo contenti di essere capitati.

All’ora di pranzo lo Chalet del lago ci accoglie con un buon pranzetto al sapore di montagna poi, visto che il cielo comincia a borbottare, ci affrettiamo verso il paese, giusto in tempo per evitare lo scroscio, per fortuna di breve durata.

All’ora prestabilita entriamo al Museo minerario, proprio di fronte alla nostra locanda, realizzato in quella che era la Direzione della miniera, dove tutto sembra essere rimasto fermo al 1991, anno della chiusura.

Il museo offre uno spaccato della vita di questa piccola comunità (circa 2000 persone) che gravitava attorno alla miniera: c’è l’ufficio paghe, dove i minatori riscuotevano il meritatissimo salario, il circolo ricreativo col biliardo e spazi per la socialità, oltre ad una esposizione di strumenti e attrezzature usati nel corso degli anni. Rimandiamo a dopo la visione dell’audiovisivo e ci avviamo all’entrata della miniera, dove ci aspetta la guida per la visita. Temperatura prevista 6 °C.

Attiva fin dal 1320, questa miniera, da cui si estraevano zinco e piombo, aveva una estensione pazzesca, 120 km di gallerie disposte su 19 livelli ed una profondità di 520 metri. Queste caratteristiche ne fecero un punto strategico durante la 1. Guerra mondiale: Raibl apparteneva all’impero austro-ungarico e proprio grazie ai tunnel minerari circa 2.500.000 uomini armati riuscirono a raggiungere il suolo italiano evitando le nostre truppe appostate sulle montagne circostanti. A fine conflitto e fino al passaggio definitivo all’Italia di questi territori, attraverso il tunnel passava un trenino che portava i minatori jugoslavi al lavoro. Un presidio di forze dell’ordine italiane vigilava h 24.

Ed è proprio a bordo di un trenino che ci avventuriamo, muniti di caschetto, nel cuore della miniera, pronti ad ascoltarne la storia dalla voce della guida.

Nel suo periodo d’oro la miniera diede lavoro a più di 1000 persone, impegnate per tutta la giornata, notti comprese. Grazie all’avanzamento tecnologico le condizioni lavorative, seppur dure, migliorarono notevolmente: le scale scivolose vennero sostituite da sottospecie di ascensori, l’abbigliamento migliorato con l’avvento di materiali impermeabili.  In ogni caso, la direzione mineraria “regalava” ai dipendenti 5 anni di contributi ogni 15 di lavoro. La sicurezza era messa al 1° posto e mai si sono verificati incidenti mortali all’interno di queste cavità abissali.

Nel 1991 la macchina estrattiva venne fermata non tanto per il venir meno delle materie prime, quanto per questioni di economicità.  In poco tempo la popolazione del paese fece un drammatico passo indietro, riducendosi a 200 unità.

Sono proprio le voci degli ex lavoratori che raccontano, nell’interessante audiovisivo, la parabola della miniera dal suo massimo splendore alla fine: nonostante le dure condizioni di lavoro la vita scorreva felice in questa “company town”, con tanti momenti di svago e aggregazione per i minatori e le loro famiglie.

Ultimo step di questa full immersion nel territorio la visita del Museo storico delle Alpi Giulie, ospitato nei locali dell’ex scuola elementare del paese.

Dalle campagne napoleoniche alla Seconda guerra mondiale, viene ripercorsa la storia di questo piccolo, ma strategicamente importante spicchio di terra, oggetto di tante mire di conquista nel corso dei secoli.

Passate dall’impero asburgico alla Repubblica italiana, attraversate da 2 guerre mondiali, vessate e decimate prima dai fascisti poi dai titini, queste popolazioni hanno però sempre conservato intatte le loro caratteristiche di fierezza, tenacia ed attaccamento alla loro terra ed ai loro valori.

Anche se i nostri piani sono stati rivoluzionati, questa giornata é stata ugualmente bella ed istruttiva: il FVG non smette mai di stupirci!

Verso la Carnia passando dalla Val Resia

Per oggi è previsto il nostro quarto ed ultimo spostamento: raggiungeremo Sauris, nel cuore della Carnia, ma prima di abbandonare il Tarvisiano vogliamo goderci ancora alcune delle sue bellezze.

Percorrendo la statale lungo la Val Raccolana ci fermiamo per vedere il Fontanone di Goriuda, un’enorme cascata raggiungibile tramite un breve sentiero. Lo spettacolo è notevole anche se, a causa della siccità, la portata della cascata é notevolmente ridotta. Dalla grotta sotto la cascata si può ammirare questo magico spettacolo della natura.

Ripresa l’auto arriviamo a Resiutta e decidiamo di inoltrarci lungo la Val Resia, un’enclave in cui si parla un dialetto slavo e si mantengono usanze molto particolari. Percorriamo la strada parallela al fiume Resia, che si fa sempre più stretta e poco agevole. Dopo una mezz’ora di curve e salite arriviamo a Sella Carnizza dove troviamo la Baita al taj, uno stovolo trasformato in ristorante dove mangiamo i cjarsons, e altri piatti tipici della valle: l’impressione qua è di essere proprio fuori dal mondo, lontani da tutto. È con sgomento che apprenderemo, a fine vacanza, dei roghi che hanno distrutto questa zona, speriamo che la baita non abbia avuto danni …

Scesi di nuovo a valle ci fermiamo a Tolmezzo, capoluogo storico della Carnia, per un caffè e una visita al Museo carnico delle arti e tradizioni popolari, a cui la guida Touring assegna ben 2 stelle. Nelle belle sale di Palazzo Campeis scopriamo la vita e le tradizioni del popolo carnico, la particolarità delle loro case e dei loro abiti e anche i loro volti, ritratti in una galleria che percorre tutte le sale del museo.

È tempo di raggiungere la nostra ultima destinazione, Sauris, dove rimarremo 4 giorni a goderci la pace e la natura, e speriamo anche un po’ di fresco. A causa della chiusura di una galleria, la strada per arrivare si allunga e la stanchezza comincia a farsi sentire ma la visione del nostro hotel, Borgo Velt, immerso nel verde, ci ripaga di tutto.

La nostra camera è spaziosa, con i gerani alla finestra che si apre su un bellissimo prato e sul bosco… che bello essere qui!

Poco dopo il nostro arrivo si scatena un bell’acquazzone, ma noi siamo intenti a mangiare un delizioso frico preparato dallo chef Andrea e a malapena ce ne accorgiamo.

Sauris di sopra vs. Sauris di sotto

La sveglia ce la dà il canto di un galletto assai mattiniero, ma è troppo presto e continuiamo a sonnecchiare sotto il piumino ancora un po’.

La colazione servita da Linda e Andrea é buona ed energetica, quello che ci vuole per la nostra passeggiata in mezzo al bosco fino a Sauris di sotto. Abbiamo deciso di passare questi giorni in tranquillità, facendo il più possibile a meno dell’auto pur non rinunciando ad esplorare i dintorni. In una mezz’oretta raggiungiamo il paese, Dorf nella lingua locale. Sauris è infatti un’isola linguistica tedesca, fondata, secondo la leggenda, da 2 soldati disertori. La loro vita in comune ebbe breve durata e ciascuno scelse un luogo in cui vivere e così nacquero Sauris di sopra e di sotto.

Ci crediamo?

Il paesino é grazioso ed ordinato, con le case in legno e pietra abbellite da gerani e da graziose sculture sempre di legno. All’emporio del paese ci facciamo preparare alcuni panini con il famoso prosciutto del luogo, che non vediamo l’ora di assaggiare.  L’unica chiesa é dedicata a Sant’Osvaldo, risale alla metà del 1300 e per il fatto di conservare la reliquia del dito pollice del santo è sempre stata oggetto di pellegrinaggi sia dal Friuli che da altre regioni. Un’altra chicca conservata nel santuario é l’altare a portelle in legno intagliato, opera di Michael Parth, artista di Brunico.

Completato il tour artistico passiamo a quello gastronomico, godendoci i nostri panini in un parchetto all’ombra: il prosciutto di Sauris è fenomenale, non ci sono parole per descriverlo, nei prossimi giorni cercheremo di mangiarne il più possibile.

A metà pomeriggio riprendiamo la via di casa, passando dalla statale il cammino è più breve. Prima di cena ci rilassiamo nel giardino dell’hotel e ad una certa arrivano anche 2 timidi caprioli a brucare un po’ di erba fresca.

Il menù della serata prevede grigliata di carne accompagnata da polenta, davvero super, bravo Andrea!

Oggi tutti a Plozn

Che bello che il nostro albergo si trovi a metà strada fra i 2 Sauris! Oggi possiamo raggiungere a piedi anche Sauris di Sopra, o Plozn.

Anche questo è un paesino delizioso, che si sviluppa su vari livelli stradali. A   partire dal basso la chiesa di San Lorenzo, in stile gotico, risalente al 1500. Purtroppo é chiusa, proviamo a chiamare un numero telefonico indicato sul portale ma nessuno risponde, peccato perché anche questa chiesa ospitava un altare di Michael da Brunico che avremmo visto volentieri.

Percorrendo le deliziose stradine fiancheggiate da baite di legno e pietra, arriviamo alla zona “commerciale” del paese, dove sorgono il Birrificio Zahre (birra buonissima, assaggiata in hotel) e la partenza della “Zip line”, il volo che permette di sorvolare, alla modica tariffa di 77 €, il lago di Sauris, partendo dal monte Ruke e arrivando a La Maina, 2500 metri di adrenalina pura.

Poco distante l’unico emporio del paese, dove compriamo gli immancabili panini al prosciutto. Ammirando le graziose casette dell’albergo diffuso ( avremmo voluto alloggiare qui ma la permanenza minima era di 5 giorni), arriviamo ad un giardinetto, posto ideale per mangiare i panini, leggere il giornale e fare anche un sonnellino

Il ritorno in discesa è una vera pacchia, da fare con un filo di gas. Stasera non ceniamo in hotel, ma alla pizzeria del centro sportivo di Velt: le pizze, fatte con antiche farine e farcite con prodotti del territorio sono davvero buonissime!

Gita al lago

Siamo qui da 3 giorni e del lago abbiamo visto solo uno spicchio dalla terrazza della chiesa di Dorf, direi che è ora di rimediare! Con l’auto arriviamo fino a Sauris di Sotto dove ci attendono i soliti panini… ormai ne siamo diventati dipendenti!!! Zainetto in spalla ci incamminiamo  verso il lago, eccolo qui finalmente in tutta la sua azzurritudine.

Per poter arrivare in riva dovremmo attraversare la galleria e a piedi non si può fare, decidiamo quindi di salire alla chiesetta di San Giuseppe, punto super panoramico per poter vedere il lago.

Dove ora sorge l’invaso, un tempo c’era il borgo di La Maina, sacrificato per costruire la maestosa diga che ha originato il lago azzurro di Sauris

La diga fu costruita alla fine della Seconda Guerra mondiale e pare che, visto che gli uomini del posto erano tutti al fronte, vennero incaricati della costruzione i soldati neozelandesi, molto numerosi da queste parti.

Il paese di La Maina fu ricostruito a monte della diga il cui lago, preziosa riserva idroelettrica, attualmente, data la siccità, molto povero di acqua rispetto al solito.

Comodamente seduti all’ombra del portico della chiesa ci godiamo la pace del posto, interrotta ogni tanto dal passaggio di qualche spericolato funambolo sulla zip line.

A metà pomeriggio riprendiamo la strada verso il nostro Borgo Velt, dove ci godiamo un bell’aperitivo in giardino.

Questi giorni sono letteralmente volati, pur senza fare niente di speciale ci siamo goduti la pace e il silenzio di questi luoghi, qualità preziose per chi vive in città rumorose. Per la nostra ultima cena in Carnia scegliamo un tagliere di affettati misti e una zuppa di gulasch innaffiati da un vino rosso che spacca

Arrivederci Friuli

Svegliati come sempre dal galletto, dopo colazione lasciamo a malincuore questi luoghi freschi e tranquilli. Per evitare la pessima strada dell’andata, da Sauris di Sopra scendiamo verso il Cadore, attraversando vallate bellissime.

Ancora una volta il Friuli ci ha sorpreso con la sua bellezza e sincerità e mi sa che questo sarà solo un arrivederci, non un addio!

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