Every time is a tea time… with Buddha of course

Antiche città sommerse dalla giungla nel corso dei secoli, grandi Dagoba di un bianco immacolato, Buddha giganteschi scolpiti nella roccia, eserciti di scimmie e qualche sparuto elefante ancora libero tra la vegetazione, alte montagne e mare tropicale, tutto questo ed altro ancora è lo Sri Lanka
Scritto da: fedina
every time is a tea time... with buddha of course
Partenza il: 26/11/2011
Ritorno il: 02/12/2011
Viaggiatori: 1
Spesa: 2000 €
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“Viaggiare è un atto di umiltà. Chi è convinto di sapere tutto, preferisce non muoversi da casa. Il viaggio scombussola le nostre certezze, mostra quanto poco sappiamo e quanto abbiamo ancora da imparare. Non esistono luoghi noiosi, esistono solo viaggiatori impreparati.” Da “Manuale dell’imperfetto viaggiatore” B. Severgnini

Questo Paese mi ha sorpreso. Forse perché erano ormai quattro anni che non passavo dal sud est asiatico. A dispetto della sua povertà l’antico Ceylon ha mostrato ai miei occhi una natura rigogliosa, scenari paesaggistici unici al mondo, città gradevoli, una popolazione gentile ed un livello medio della qualità della vita apparentemente più elevato di altri paesi asiatici. Per intenderci: campi curati, assenza di rifiuti lungo le strade, niente fogne a cielo aperto, pochissimi mendicanti, abitazioni modeste ma dignitose, bambini impegnati a scuola o nei giochi (e non in attività lavorative). Un luogo aggraziato, nei modi della sua gente e nella natura lussureggiante ma non esuberante, una terra di fiori colorati e grandi Buddha di un bianco candido, un luogo capace di infondere serenità e pace a dispetto della guerra civile che per numerosi anni ha martoriato questo territorio.

Il lungo e devastante conflitto tra i militari governativi e le Tigri per la liberazione del Tamil Ealam è terminato nel maggio del 2009, il numero totale delle vittime di questo conflitto dimenticato si stima essere non inferiore alle 70.000. Mi auguro che la pace già ripetutamente sancita durante questa lunga guerriglia a intermittenza ora sia definitiva, per il bene del suo popolo e di chiunque scelga di visitare questo splendido Paese.

Itinerario: Colombo, Anuradhapura, Aukana, Mihintale, Habarana, Polonnaruwa, Sigiyria, Dambulla, Kandy, Nuwara Eliya.

Arrivo a Colombo in una giornata di fine Novembre, neanche il tempo di sbarcare dall’aereo, uno spuntino a base di frutta, un tè e subito un pulmino mi conduce in poco più di sei ore nella città più a nord del triangolo culturale: Anuradhapura. A partire dal 380 a.C., Anuradhapura fu per 1000 anni la capitale dell’isola, città santa del buddhismo cingalese, tutt’oggi tutti i suoi monumenti esigono il massimo rispetto. Più recentemente, è la città che tra il 2007 ed il 2009 ha visto verificarsi un numero spropositato di attentati suicidi e di devastanti incidenti a causa di mine antiuomo. Da vedere: un vasto complesso archeologico comprendente Templi, antiche Dagoba e laghetti artificiali. Le dagoba sono grandi cupole di colore solitamente bianco, quasi sempre presenti nei templi buddhisti. In altro paesi asiatici per indicare una costruzione religiosa molto simile viene invece utilizzato il termine stupa. In particolare Il tempio del sacro albero di Bodhi (Sri Maha Bodhi), l’albero che ha oltre 2000 anni e si dice essere il più antico del mondo, dove un flusso costante di fedeli porta fiori ed bandiere votive. Il Brazen Palace, il Palazzo di bronzo, cosiddetto per il materiale di cui era composto il suo tetto. I resti di 1600 colonne sono tutto ciò che rimane di questo enorme complesso che si dice avesse più di nove piani. Ruvanvelisaya Dagoba, un enorme Dagoba oggi di colore del cielo azzurro, con il quale si fonde in lontananza, e alla cui base sono raffigurati centinaia di elefanti a grandezza naturale disposti ordinatamente uno accanto all’altro. L’Abhayagiri Dagoba (dalla mia guida erroneamente chiamato Jetavaranama), è un’imponente costruzione alta circa 75 m., in pietra nuda, che ospitava un monastero di quasi 5000 monaci. Le dimensioni ed il relativo isolamento in cui si trova valgono la visita.

Nei pressi di Anuradhapura ho visitato anche il magnifico Budda di Aukana (Aukana raja Maha Viharaya). Giungervi al tramonto e trovarlo popolato esclusivamente da qualche scimmia mentre in lontananza si sentono rumori di animali, gli conferisce una notevole suggestività. Il Buddha scolpito in stazione eretta direttamente nella roccia è alto 12 m. e si trova nella posizione di benedizione (ashiva mudra), mentre il fuoco che arde sopra la sua testa rappresenta l’illuminazione.

A 13 Km da Anuradhapura si trova la cittadina di Mihintale, dove si narra che si sia sviluppato il buddismo cingalese. Si affronta una scalinata via via più ripida ma fattibile per giungere ad un Dagoba alto 12 m., il Kantaka Chetiya. Lungo la salita si incontrano centinaia di scimmie, scoiattoli giganteschi e decine di sedicenti guide o semplici accompagnatori che vi offriranno sostegno per giungere in cima, anche se il loro aiuto non è strettamente necessario. Una volta raggiunta la vetta è notevole la vista sulla vegetazione circostante, punteggiata di piccoli specchi d’acqua dovuti alle forti piogge dei mesi precedenti. Nei paraggi, sono interessanti anche il Refettorio dei monaci e la Casa delle reliquie, dove si trovano le “Tavole delle regole” che definiscono come dovevano avvenire le offerte, il comportamento dei monaci e dei loro servitori. A Mihintale è visitabile inoltre l’Ancient Hospital, di cui rimangono i resti delle piccole stanze e le vasche per i bagni curativi scolpite nella roccia.

Lungo la strada per Polonnaruwa, effettuo una sosta ad Habarana, per passeggiare piacevolmente attorno al lago artificiale ammirando la vegetazione, gli animali e la vita che vi scorre lentamente. Per gli amanti del genere, lo stesso tragitto può essere percorso a dorso dell’elefante ad un costo che si aggira tra i 20 ed i 30$ a persona!

Il giorno successivo viene dedicato alla visita di Polonnaruwa. La storia di questa città risale al X sec. dopo Cristo quando la dinastia indiana Chola invase l’isola e la scelse come capitale. La zona archeologia si trova a nord della città moderna, sulla riva est del Topa Wewa lake, il grande lago artificiale. Che cosa vedere: Il Palazzo Reale, un’imponente edificio che in origine doveva avere sette piani. Un tempo costruito in legno e pietra e di cui oggi sono visibili soltanto i muri portanti e le colonne. A est del Palazzo si trova la sala delle udienze: i leoni scolpiti all’entrata, in cima agli scalini, erano simbolo di potere, così come gli elefanti visibili intorno alla base, ognuno in una posizione diversa. Il Quadrilatero, un gruppo compatto di edifici posti su una piattaforma sollevata e delimitati da un muro di cinta. All’interno si trova il Vantadage, o tempio circolare della reliquia, un’affascinante struttura concentrica che si sviluppa attorno al Dagoba centrale, con quattro statue di Buddha seduto. Gli ingressi sono sorvegliati da guardiani scolpiti nella pietra. Tra le rovine appartenenti al gruppo settentrionale, spicca il Gal Vihara, il più famoso complesso di raffigurazioni del Buddha dello Sri lanka… Si tratta di quattro statue separate, ciascuna ricavata da una unica lastra di granito. Notevole il Buddha sdraiato lungo 14 m. che affonda il capo nel cuscino che rappresenta la ruota del sole… Da questo punto si dirama un sentiero che conduce allo Stagno del fior di loto. Tra le rovine del gruppo meridionale è interessante il Potgul Vihara, detto anche Dagoba della biblioteca, una struttura cava di forma circolare utilizzata per conservare i libri sacri.

Attorno all’ora di pranzo raggiungo la fortezza di Sigiriya, l’orario non è certo dei migliori per affrontare una lunga scalinata sotto il sole cocente. La fortezza è collocata su un masso color rosso sangue, alto 200 m. che spicca tra la vegetazione ed i terreni pianeggianti circostanti. Si tratta di un accumulo di magma indurito, risultato di una eruzione vulcanica ad opera di un vulcano ormai non solo estinto ma anche eroso dagli agenti atmosferici. Una ripida salita porta alle rovine della fortezza, ma già a metà salita di devia in una galleria affrescata con le Aspara (ninfe celestiali), giunoniche fanciulle di diversa etnia inquadrabili in un’arte rupestre non propriamente religiosa; si vocifera infatti che si trattasse delle concubine del Re. La sommità ha un’estensione di oltre un ettaro e mezzo ed offre una splendida vista su tutta l’area verdeggiante circostante e su parte dei giardini reali. All’estremità settentrionale della Rocca, il sentiero che conduce in cima, si trova tra due enormi zampe di leone da cui deriva il nome di questo luogo: “La rocca del leone di Sigiriya”.

Nel pomeriggio mi reco ai Templi Rupestri di Dambulla, cinque grotte ricavate nella montagna adibite a luogo di culto contenenti affreschi, statue del re e numerose rappresentazioni (circa 150) del Buddha. In particolare, nella prima grotta, stretta e male illuminata e conservata una statua del Buddha sdraiato lunga 15 m., ben nota ai turisti ancor prima di vederla in quanto riportata su moltissimi depliant turistici.

Il tragitto che collega Dambulla a Kandy viene chiamato la Strada dei giardini delle spezie. I giardini appartengono solitamente a privati ma le visite dei turisti sono assai gradite in quanto ogni giardino dispone al suo interno di un negozio riccamente fornito, dove i prezzi dei prodotti sono generalmente molto più alti rispetto ai mercati delle città, per cui ogni vendita rappresenta un ottimo affare soprattutto per il venditore.

In serata raggiungo Kandy che però visiterò il giorno seguente. Già all’arrivo, attraversando il centro in auto, ho l’impressione di una città vivace e rilassata al tempo stesso, ed impregnata di una particolare eleganza. Kandy rappresenta la capitale spirituale dell’Isola, l’ultima roccaforte a soccombere alla colonizzazione europea nel 1815. Altri ancora la definiscono la “capitale fra i monti”, perché arroccata a 500 m. di altitudine, ha una temperatura piacevole di giorno e fresca di notte. Forse mancano monumenti di grande pregio architettonico, ma quel che conta è l’ambiente, il ritmo di vita. Oltre che come possibile luogo per un “buon ritiro” grazie al suo clima fresco, la città è famosa per le reliquie del Sacro dente di Buddha (Sri Dalada Maligawa). Il tempio dove è custodito il dente si trova all’interno del Palazzo Reale e rappresenta uno dei principali luoghi di pellegrinaggio buddista. Quella del tramonto è l’ora della Puja ed è anche uno dei momenti più suggestivi per visitare il tempio: il flusso continuo dei devoti fedeli, le musiche ipnotizzanti, lo splendore delle decorazioni ed il profumo dei fiori portati come offerta rendono questo luogo assolutamente unico ed impedibile. Kandy si organizza attorno al suo lago artificiale, con il suo animato Central market, elefanti che placidamente si spostano tra tuk tuk strombazzanti e moltissimi ristoranti alcuni anche di un certo livello. Può risultare interessante anche visitare uno dei quattro Devale (complessi dedicati a divinità induiste) presenti in città, proprio nei pressi del tempio del sacro dente. In serata ho assistito ad uno spettacolo di danza della Kandyan arts associations (ingresso 500 Rs). Non mi sono fatta mancare un salto anche al mercato centrale, dove oltre a frutta e verdura si trovano negozi di tessuti, di artigianato e di prodotti ayurvedici a prezzi ragionevoli. Se dovete acquistare qualche ricordo, questo può essere un buon posto.

Nei dintorni di Kandy ha sede il Paradeniya Botanical Garden, un famosissimo giardino botanico, dove orchidee, piante rare, antiche ed enormi faranno la felicità degli amanti del genere.

Nel tragitto tra Kandy e Nuwara Eliya si possono ammirare le piantagioni di tè; distese di un verde intenso punteggiato qua e la dai sari colorati delle raccoglitrici. Non ho potuto esimermi dalla visita alla fabbrica del tè che alla fine si è rivelata non completamente priva di interesse.

Nuwara Eliya, una delle aree economicamente più povere del Paese ma ricchissima dal punto di vista paesaggistico e naturale. Benedetta dal clima salubre donatole dall’altitudine, dal verde delle sue vallate e da splendidi panorami, quando ci si trova qua e difficile credere di essere solo a 180 km da Colombo, afosa e asfittica. Letteralmente Nuwara Eliya significa “città delle luci” anche se in realtà viene forse più frequentemente chiamata piccola Inghilterra. Gli inglesi durante il periodo della loro colonizzazione hanno cercato di ricreare qui l’atmosfera tipica di un villaggio in stile old britain: l’ordine con cui viene tenuto il verde pubblico, l’ufficio postale in mattoni rossi, il campo da golf a diciotto buche e case e alberghi lussuosi in stile coloniale. Anche il clima, freddo quando cala il sole e particolarmente piovoso, sembra voler aderire ai canoni climatici tipicamente britannici. Il mercato centrale offre abbigliamento sportivo di noti marchi a prezzi più che concorrenziali, peccato non avere posto in valigia.

Horton Plains, è una riserva naturale a circa 30 Km da Nuwara Eliya ed a più di 2000 m. di altitudine. Il biglietto d’ingresso costa 800 Rp: attenzione perché accettano soltanto rupie in contanti (niente dollari o carte di credito). Già il percorso in auto per giungervi dalla città è splendido. E’ consigliabile arrivare all’alba, quando il cielo è statisticamente più terso e non dovrebbe piovere. Una volta entrati, per arrivare al World’s end ci vuole circa un’ora di cammino su un sentiero talvolta impegnativo perché scivoloso. World’s end è un promontorio che domina la vallata sottostante lasciando intravedere ai più fortunati (come me) una linea argentea in lontananza che corrisponde all’oceano indiano. Durante il cammino si attraversano foreste che interrompono distese di prateria, si incontrano animali (comprese enormi alci che qui chiamano stranamente antilopi), fiori ed una vegetazione vagamente alpina. Dallo strapiombo di World’s end sono ritornata all’ingresso del parco passando per le Baker’s Falls, delle cascate forse non impressionanti ma comunque da vedere. Il mattino presto, la temperatura è piuttosto fredda, sono quindi consigliabili indumenti caldi compreso anche un berretto, oltre a scarpe comode e robuste.

Pernottamenti- gli alloggi scelti appartengono ad uno standard piuttosto basso, solitamente vi restavo il minimo indispensabile: si arrivava tardi la sera, si cenava direttamente in albergo e la mattina si ripartiva prestissimo. Il costo a persona per notte difficilmente ha superato i 20 $.

Anuradhapura: Hotel Randiya, camere doppie spaziose e decorose, cena ottima.

Polonnaruwa: Hotel The Village, camere spaziose, molto spartane e con un forte odore di insetticida. L’albergo si trova immerso nella vegetazione, per questa ragione è possibile incontrare anche qualche topo all’interno delle stanze oltre che nel giardino.

Kandy: Hote Peak Residence, si tratta di una sistemazione abbastanza decentrata ma con una gradevole vista sul lago della città. Le stanze sono ben arredate e la cucina è discreta. Unico neo: ho trovato escrementi di animale, jeko mi è stato detto, tra le lenzuola. Impensabile cambiarle per così poco!

Nuwara Eliya: Hotel Leisure village. E’ una sistemazione fuori città, le camere sono graziose e pulite, dotate anche di stufa elettrica, che risulta molto utile nelle notti fredde per l’altitudine. Cena di buona qualità ma con porzioni che non vi toglieranno l’appetito.

Negombo: Hotel Paradise Holiday Village, è una sorta di resort con tanto di piscina, molto frequentato da turisti stranieri ma anche cingalesi. Camera e bagno molto spaziosi, discreta la cena a buffet anche se poi hanno cercato di fare la cresta sulle bevande. Attenzione ai toponi che si aggirano per il giardino.

Informazioni Pratiche

• Clima a fine novembre: un violento temporale tardo pomeridiano ha caratterizzato tutte le giornate della mia permanenza in Sri lanka. Temperature un poco più fresche a kandy e ancor più a Nuwara Eliya dove è fondamentale indossare capi pesanti la sera. Per il resto molto caldo e spesso nuvoloso.

• Moneta: Rupia di Sri Lanka. Al momento del mio viaggio il cambio era 1€= 150RSL.

• Fuso orario: + 4 ore rispetto all’Italia

• Corrente: 230-240 volt, in alcuni alberghi ho trovato le spine tripolari ed è stato necessario l’adattatore.

• Cibo e bevande: tanti curry di carne e pesce, speziati e piccanti, accompagnati da numerose salse. Troverete inoltre noodles stranamente arricciati (simili ai nostri fusilli bucati lunghi ma più sottili), pesce lungo le coste e carne all’interno. Discreta la locale birra Lion.

• Acquisti: immancabile l’acquisto di tè di cui Sri lanka è divenuto il primo esportatore al mondo, superando addirittura l’India. Sappiate che il tè cambia sapore a seconda della dimensione, della qualità delle foglie ma anche dell’altitudine: sotto i 600 m, è forte ma con poco aroma; sopra i 1200 m, è più pregiato e dal gusto delicato. Una delle qualità migliori è il Bopf (broken orange peckoe fanning). A seguire, si possono acquistare prodotti ayurvedici ad ampio spettro e dall’innegabile effetto placebo, batik possibilmente eseguiti a mano e non in serie, maschere o sculture di legno e per chi può permettersele, pietre preziose

• Telefonate: ho acquistato in aeroporto a Colombo una Sim locale prepagata della Mobitel, costo al minuto: 3 centesimi di € per chiamare i fissi in Italia e 18 centesimi per chiamare i cellulari.

Come si accede ai templi:

• Si entra rigorosamente senza scarpe, le scarpe vengono custodite fuori dietro pagamento di una piccola mancia.

• I pantaloni devono essere lunghi fin sotto il ginocchio (sia per gli uomini che per le donne), le donne inoltre devono avere anche le spalle coperte, (mentre la pancia può essere tranquillamente mostrata). Non è consentito tenere il cappello.

• E’ considerato irrispettoso dare le spalle al Buddha.

• Al tempio del Dente di Bddha di Kandy, dopo l’ultimo attentato sono aumentati i controlli di sicurezza, pertanto si oltrepassano due controlli con ispezioni delle borse.

• Talvolta sono predisposti ingressi separati per uomini e donne.

In conclusione, ho scoperto un bel paese aggraziato ed oggi finalmente in pace. Un luogo che conserva evidenti tracce della colonizzazione inglese che allo stesso tempo convivono con la storia di un popolo dalle diverse identità. F.



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