10 giorni in Sri Lanka: un viaggio al femminile nell’antica Ceylon

Scritto da: Mara Speedy
10 giorni in sri lanka: un viaggio al femminile nell'antica ceylon

Premetto che questo viaggio è nato per così dire “di ripiego”, in sostituzione rapida di uno per Israele, appena entrato in guerra,. Pur non essendo una meta che avevo considerato, mi ha piacevolmente stupita per la ricchezza paesaggistica e culturale, ma avrei scelto un periodo in cui Adam’s Peak era aperto, perché dev’essere un’esperienza veramente suggestiva. Abbiamo scelto lo Sri Lanka, anche perché la richiesta del visto era veloce, infatti basta collegarsi al sito dedicato del governo cingalese e con 50 USD, si ottiene in pochi minuti. A questo va aggiunta la compilazione dell’arrival card, mentre non è previsto l’obbligo vaccinale. Inizio questa nuova avventura acquistando la fedelissima Lonely Planet (un po’ datata in verità, tanto che i prezzi sono aumentati sensibilmente dopo il Covid) e scarico in remoto Google maps. Come sempre facciamo un’assicurazione, questa volta con EuropAssistance, ma spesso usiamo anche Columbus.

Diario di viaggio

Sabato 28/10/2023 – Milano

Ultimamente i miei viaggi iniziano sempre con il recupero delle mie compagne di viaggio, conosciute anni fa in Tibet, alla stazione di Magenta e con una cena nella zona in cui vivo, dato che sono la più vicina a Malpensa e pernottamento a casa mia.

Domenica 29/10/2023 – Partenza per Colombo

Parcheggiamo l’auto a Ceria Malpensa (Malvaglio-MI), un parcheggio ormai di fiducia collegato all’Hotel Mariuccia, mi piace che mi lasciano le chiavi, così sono sicura che l’auto non verrà spostata da estranei (57 euro per 12 giorni).La navetta di Ceria ci lascia all’aeroporto. Andiamo al banco della Qatar Aiways per consegnare il bagaglio da stiva. Abbiamo già fatto il check-in online per evitare sorprese di overbooking.

Veniamo avvisate del ritardo a causa di un problema con il catering (la partenza doveva essere alle ore 8.40, arrivo ore 16.30). Una volta partite manteniamo circa 40 minuti di ritardo anche all’arrivo. Da Doha ripartiamo alle 18.35 in perfetto orario per Colombo: peccato che rifacciano il controllo dei liquidi, quindi anche la bottiglietta data sul volo viene trattenuta.

Lunedì 30/10/2023 – Seeduwa, Dambulla, Avukana, Mihintale, Anuradhapura

A Colombo arriviamo in orario, poco prima delle 2 del mattino. Tenete presente che era il week end del cambio orario e l’orario di destinazione era avanti di  tre ore e mezzo rispetto all’Italia e che la temperatura è in media di 30/35 °C con umidità del 95/98%. Recuperiamo tutti i bagagli e attiviamo la e-sim di Airalo (12 USD, 3 GB per 15 gg), che funzionerà praticamente ovunque. Non così il wi-fi negli hotel che è sempre stato piuttosto scarso.

Appena prima di uscire dall’aeroporto ci sono diversi sportelli money exchange, tutti con lo stesso cambio e senza commissioni. Ne scegliamo uno a caso e cambiamo quello che ci serve per le spese personali e quanto dovuto all’agenzia a cui ci siamo appoggiati per organizzare il viaggio. Cambio all’aeroporto 335 rupie = 1 euro, in seguito cambieremo nei negozi 340/342 rupie = 1 euro (il cambio di banconote da 100 euro ha tassi migliori delle banconote da 50 euro); il cambio peggiore prelevando all’ATM, perché applicano le commissioni. Dietro ai cambia valuta ci sono diversi negozietti che vendono le sim card. Purtroppo però da quello che capisco forniscono solo internet, non linea telefonica per poter chiamare in Italia. Quindi nessuna di noi ne compra una, avendo già Airalo che ha lo stesso scopo.

All’uscita ci accoglie un ragazzo inviato da Aloy’s Travel Service (www.aloys-travels.com) e ci porta al pulmino e conosciamo Jaya e Manju che ci accompagneranno per tutto il viaggio (pulmino circa 1000 euro).

Il pulmino parte in direzione Seeduwa, infatti l’aeroporto è lontano da Colombo. Abbiamo deciso su consiglio dell’agenzia di dormire qualche ora presso l’hotel Hotel Sasha Transit che è molto vicino.

All’arrivo, ci viene offerto un cocktail analcolico di benvenuto come d’abitudine in tutti gli hotel, quindi andiamo a nanna.

Colazione ore 8 su una terrazza panoramica e appuntamento per la partenza alle 9.00; prima però ci incontriamo con il proprietario dell’agenzia e saldiamo quanto pattuito. Ci rilascia quindi copia del contratto, del programma e i voucher dei tre siti Anuradhapura – Polonnaruwa – Sigiriya (75 USD).

Tenete presente che il prezzo forfaittario per le camere triple era di 70 euro, tranne al mare di 80 euro e la changing room di 30 euro.

Arriviamo a Dambulla circa due ore e mezzo dopo (130 km) con un tratto di autostrada.

Dambulla è famosa per gli splendidi templi rupestri (07-18, 2000 lkr) che si raggiungono con una salita di circa 20 minuti. Essendo così in alto, si gode di un bel panorama sulla pianura circostante. Per accedere ai templi vanno lasciate le scarpe che verranno ritirate dopo aver lasciato una mancia (per i guardascarpe abbiamo sempre lasciato 200 rupie).

Il primo tempio mi ha sorpreso, incastonato nella roccia, scuro perché poco illuminato, ma nello stesso tempo luminoso per i coloratissimi dipinti e statue.

Nei templi Buddhisti è fondamentale osservare le regole richieste dalla morale: uso di un abbigliamento decoroso con pantaloni sotto al ginocchio, spalle coperte, senza cappello e a piedi nudi (ammessi i calzini).

Non è permesso far fotografie e selfie dando le spalle alle statue del Buddha ed è punito severamente l’oltraggio di luoghi e simboli religiosi, anche un semplice tatuaggio raffigurante l’immagine del Buddha è considerato offensivo e può essere causa di espulsione.

Dopo un’ora abbondante di visita, ci rimettiamo in viaggio e un’ora e mezza dopo raggiungiamo Avukana (40 km, 1500 lkr), sito di un buddha alto 12 m del V sec.: attenzione al braccio del buddha che ha attaccato un alveare; anche qui vanno lasciate le scarpe all’ingresso.

Dopo un’altra ora e mezzo raggiungiamo Mihintale (50 km, 1000 LKR), un complesso di rovine. Avevo intenzione di prendere la guida qui (3000 lkr) e Manju anticipa i miei pensieri chiedendomi se può consigliarmi una persona con cui si sono trovati bene (mi proporrà in questo modo tutte le guide del viaggio e ci troveremo bene con ognuna di loro).

La guida ci presenta la storia del re Tissa, figura che ci accompagnerà fino all’ultimo giorno, spiegandoci le rovine che si presentano ai nostri piedi, del palazzo, delle tombe, etc. Percorriamo poi la salita di circa 10 minuti che porta ad uno spiazzo da cui partono tre salite, una verso uno stupa, una verso un punto panoramico e una verso un buddha seduto. Raggiungiamo il punto panoramico con altri 10 minuti di salita, piuttosto impegnativa, perché prima dello spiazzo abbiamo lasciato le scarpe e quindi a piedi nudi scaliamo la roccia, a tratti umida, con un solo corrimano (qui si guida all’inglese). La vista da lassù però vale assolutamente lo sforzo.

Una volta scese allo spiazzo, è ormai il tramonto, decidiamo di tralasciare lo stupa e saliamo quindi al buddha e ci godiamo dall’alto la vista del sito tutto illuminato.

L’intera visita è durata quasi due ore.

Siamo decisamente stanche, tra il volo, le poche ore di sonno, le salite per raggiungere le nostre mete, abbiamo decisamente bisogno di un po’ di riposo. Raggiungiamo in mezz’ora l’Hotel Margosa Lake Resort a Anuradhapura (15 km), dove ceneremo bene con un ricco buffet. Sinceramente le cene migliori sono state quelle a buffet, perché vedevamo cos’era e potevamo provare un po’ di tutto.

Avevamo sempre colazione inclusa e bagno in camera e per ricaricare cellulare e macchina foto, abbiamo trovato spine di tipo D, M, ma anche G (UK).

Martedì 31/10/2023 – Anuradhapura, Polonnaruwa, Habarana

Dopo una ricca colazione, andiamo a visitare Anuradhapura iniziando dallo Sri Maha Bodhi, un sito buddhista dedicato all’antico albero sacro della bodhi: qui assistiamo a una donna che nel mezzo dei fedeli entra in trances e sembra posseduta, devo dire che faceva impressione, che si creda o meno. Proseguiamo verso il non lontano Ruvanvelisaya Dagoba, ancora utilizzato dai credenti. Si consiglia di vestirsi di bianco, come fanno loro, o comunque con colori chiari. Nel prato ci sono innumerevoli ciotoline di terracotta, che capiamo poi essere dei portacandele usati. Alcuni alberi lungo la strada hanno tante macchie nere, non capiamo, finché una non apre le ali e sono migliaia di pipistrelli!

Il resto della giornata sarà invece dedicato alla visita delle rovine delle antiche capitali, iniziando da quelle di Anuradhapura (07.30-18.30). All’entrata consegniamo il nostro voucher e Manju ci presenta una guida (5000 lkr). Dato che il sito archeologico è molto vasto, il nostro pulmino porterà noi e la guida da una parte all’altra. La visita dura circa un’ora, limitandoci ai monumenti più importanti, tra dagoba e templi: qui si trova la pietra di luna scolpita più bella dello Sri Lanka.

Dopo circa 3 ore raggiungiamo Polonnaruwa (100 km, 07.30-18), che a differenza di Anuradhapura è stato completamente abbandonato, anche qui presentiamo il nostro voucher e Manju ci presenta la guida di fiducia, che ci fa iniziare visitando il museo, dove dai plastici, ci renderemo conto della vastità del luogo.  Usciti dal museo chiedo alla guida la possibilità di girare il sito in bicicletta (1000 tlf). Abbiamo così visitato il gruppo del Royal Palace, il Quadrilatero con i vari templi, il Gal Vihara con i suoi enormi buddha. La guida a differenza delle altre che avevano chiesto 5000 rupie, ne chiede 7000, riesco a scendere a 6000, ma quando lo dico a Manju si arrabbia perché dovevano essere 5000 anche qui e mi promette che quella guida non lavorerà più con loro. Mi dispiace perché era stato professionale fino a quel momento.

Forse Polonnaruwa è ciò che mi è piaciuto di più di questo viaggio, anche perché oltre ai resti archeologici, qui nel verde abbiamo iniziato ad incontrare la fauna locale: scimmie, varani, pipistrelli, etc. Anche questa giornata è stata intensa, così quando un’ora dopo (50 km), raggiungiamo ad Habarana l’Hotel ACME Grand, è un attimo dalla proposta di un tuffo in piscina allo splash! Ceneremo bene sempre in hotel, con un finale “dolcetto o scherzetto” portato da me dall’Italia, in occasione di Halloween.

Mercoledì 01/11/2023 – Habarana, Sigiriya, Pidurangala, Matale, Kandy

Dopo una buona colazione, in mezz’ora raggiungiamo Sigirya (15 km, 7-17.30). Avevo chiesto espressamente di andare presto perché avevo letto che la salita sotto il sole, era veramente provante. Quindi dato che in genere la colazione era alle 8 per partenza alle 8.30, qui ci eravamo messe in viaggio un’oretta prima.

Lungo la strada ci siamo fermate a vedere due uomini occidentali che lavavano un elefante, un bel vedere!

Vedere da lontano lo sperone roccioso su cui sorge Sigirya fa un certo effetto. Arriviamo all’entrata dove consegniamo il terzo e ultimo voucher, Manju ci presenta, come ormai d’abitudine, la nostra guida (6000 krl) e con lui attraversiamo i giardini ai piedi della rocca. Iniziamo quindi a salire per circa 25 minuti su di una scala di pietra dai comodi gradini. Ci ritroviamo in un piazzale, dove davanti a noi si apre quella che doveva essere l’entrata principale a forma di testa di leone, a testimonianza rimangono però solo due enormi zampe. Tra le zampe parte una seconda scala, di cui i primi gradini sono come i precedenti per poi trasformarsi in una scaletta di ferro stretta (solo andata) ancorata alla roccia. Qui chi soffre di vertigini potrebbe avere qualche problema.

Altri 20 minuti di salita e arriviamo su delle terrazze panoramiche, la vista è a 360°. La guida ci spiega l’utilizzo delle varie vasche e ci porta ai dipinti murali di donne formose, per poi proseguire al muro a specchio, chiamato così per la lavorazione che lo rende lucidissimo. La discesa è per un breve tratto su di una scala di ferro (solo ritorno) e poi prosegue su di una comoda scala scavata nella roccia. Alla fine troviamo qualche negozietto di souvenirs, tra i pochi che troveremo durante il viaggio. La visita è durata circa due ore e mezza.

Risaliamo sul pulmino e circa 10 minuti dopo siamo a Pidurangala (05-18.30, 1000 krl): certo vedere Sigiriya da vicino è bellissimo, ma anche vederlo da questa montagna antistante, ha il suo fascino. La salita è un vero trekking di circa mezz’ora. L’ultima parte che porta ad un pianoro con vista a 360° è un po’ impegnativo, infatti bisogna issarsi con una corda su di una rupe di circa due metri: vi assicuro che la vista era spettacolare, specie dal lato di Sigiriya.

Una volta scese, ci siamo fermate a un baretto a bere qualcosa di fresco. Poco dopo siamo ripartite per Matale (70 km) che abbiamo raggiunto quasi tre ore dopo, ma non per il traffico, ma per una tappa “massaggio” a soli 20 minuti da Pidurangala. Manju, forse vedendoci provate o perché al mattino gli avevo chiesto dove si poteva fare un massaggio a Kandy, mi aveva proposto un centro ayurvedico, il Sigiri Dasuna, sulla strada verso Matale. Credo uno dei più bei massaggi della mia vita!

Uscite rigenerate, dopo un’ora e mezza di pulmino, abbiamo raggiunto Matale, dove abbiamo visitato lo Spice Garden (08.30-16.30, gratis), con una guida che ci ha illustrato le piante coltivate in Sri Lanka, gli effetti benefici, i prodotti che ne ricavano. Ci hanno offerto un té e volendo si poteva fare un massaggio a testa e collo, che noi abbiamo ovviamente declinato. Certo, era uno di quei posti per turisti, dove poi finisci nel negozietto a comprare di tutto.

Ancora un’oretta di strada (25 km) ed entriamo nella trafficata Kandy. Ci fermiamo subito a vedere da fuori un tempio hindu, di quelli che si trovano nell’India del sud, con immagini e statuette tutte colorate.

Quando arriviamo all’Hotel Kandy Supreme, il peggiore in assoluto, sia per stanza che per colazione, che per gli odori strani, per la pulizia e il malfunzionamento di doccia e gabinetto. Decido subito di scrivere un reclamo all’agenzia, visto il costo di questa stanza, ma mi accorgo che la mail di Alice non funziona e sarà così per tutto il resto del viaggio. Il mio reclamo partirà appena atterrata a Doha.

Con il pulmino andiamo a cena allo Sky Lounge, senza infamia e senza lode. Manju e Jaya ci sono poi venuti a riprendere all’orario stabilito. Anche se il loro orario finiva alle 18.30, si sono sempre offerti loro di portarci e venirci a prendere a cena. Una nota sui bagni: durante i trasferimenti Manju ci chiedeva se avessimo bisogno del bagno e si fermava in posti attrezzati; solo a Colombo abbiamo dovuto pagare il servizio.

Giovedì 02/11/2023 – Kandy, Peredeniya, Pinnawela, Kandy

Veniamo svegliate alle 6.30 dal locale Gothami Girls’ College che si esercita sul balcone davanti all’hotel con trombe e tromboni. Decidiamo quindi di andare un’ora prima a fare colazione, per fortuna è a buffet, anche se con poca scelta, e ci attardiamo in chiacchere fino all’ora della partenza per il giardino botanico di Peredeniya (3000 lkr), che raggiungiamo in 15 minuti, nonostante il traffico. Belli, con micro climi ricostruiti. Ci dovrebbe essere una zona con i pipistrelli, ma è talmente grande che non l’abbiamo trovata. Ci siamo rimaste circa un’ora, perdendo la maggior parte del tempo dietro a un matrimonio che aveva scelto il parco come luogo per il servizio fotografico. Le giacche maschili da cerimonia sono proprio particolari, da dietro hanno la forma della testa di un elefante, dove le grandi orecchie partono dalle spalle e formano uno sbuffo. Alcuni invitati hanno chiesto di fare una foto con noi!

Riprendiamo il pulmino e in un’ora e mezza siamo a Pinnawela, dove c’è l’orfanotrofio degli elefanti. L’entrata è molto cara per il costo della vita cingalese (15 USD) e questa deviazione è stata pagata a parte all’agenzia (75 euro), ma secondo me, anche se piuttosto turistica, ne è valsa la pena: vedere così tanti elefanti che fanno il bagno nel fiume, che poi vengono messi in fila per tornare all’orfanotrofio, dove li si vede mangiare, grattarsi la schiena, farsi effusioni, etc. a me è piaciuto molto. L’alternativa sarebbe stata rimanere a Kandy che non offre granché. Non da sottovalutare anche la strada che porta al fiume piena di negozi di souvenirs, come quello che vende oggetti fatti di carta ricavata dalle feci degli elefanti. In tutto siamo state qui un’oretta abbondante, sotto un sole cocente.

Tornando verso Kandy, dato che lo Sri Lanka è famoso per le pietre preziose, Manju ci ha portate in una sorta di gioielleria a tre piani, dove ci hanno fatto vedere un video di una ventina di minuti che descriveva la costruzione delle miniere dove cercano le pietre preziose (interessantissimo, ne avevo visto uno simile anche su Youtube). Ci hanno poi fatto fare un giro nel laboratorio dove ci sono le fasi di scelta, limatura delle pietre, fusione dell’oro, etc. devo dire che è stato interessante, anche perché la tecnologia è sensibilmente arretrata rispetto alla nostra. L’oro ad esempio veniva fuso su delle braci.

Rientriamo a Kandy, facciamo due passi tra il lungo lago e il mercato, dove compriamo spezie e alle 17 siamo all’auditorium YMBA per vedere uno spettacolo (2000 krl) di danze tipiche di Kandy e fachiri. Non è necessario comprare i biglietti in anticipo, ma noi siamo passati prima per prenotare i posti, in modo da essere sedute nelle prime file. Ogni ballo ha un suo significato, ad esempio uno simula le movenze dei pavoni durante il corteggiamento; i costumi sono riccamente decorati.

Finito lo spettacolo, guidate da Manju, costeggiamo il lago e in un quarto d’ora, raggiungiamo a piedi il Tempio del Sacro Dente (05.30-20, 2000 krl).  Arriviamo proprio durante la pooja serale (dalle 18.30 alle 19.30), dove i fedeli portano le offerte ai monaci per il buddha, ma anche per i monaci stessi (es ciotole, vesti etc.)

Decidiamo poi di andare a cena direttamente a un locale mussulmano che avevo trovato consigliato, ma abbiamo deciso di non mangiare qui, perché l’igiene non sembrava il massimo. Andiamo quindi vicino al ristorante della sera prima all’Oak Ray Bakers, forse la peggiore cena, ma ci siamo nutrite lo stesso. Alle 21 ci viene a recuperare il pulmino che ci porta per la seconda notte all’Hotel Kandy Supreme.

Venerdì 03/11/2023 – Kandy, Glenloch tea factory, Ramboda Falls, Nuwara Elya, Nanu Oya, Ella

Oggi le ragazzine del collegio non ci sveglieranno, infatti la partenza è molto presto, alle 7.30 e le sentiamo strombazzare durante la colazione. Lungo la strada, sulle pendici delle colline tutte coltivate a tè, vediamo delle macchiette colorate, sono le donne di origine Tamil che si occupano della raccolta, con il loro grande sacco o cesto tenuto in fronte da una fascia.

Alle ore 8.30 siamo già alla Glenloch tea factory (8-16.45, gratis). Ci riceve una guida che parla un po’ di italiano che ci spiega la differenza tra tè bianco, verde e nero. Il processo di essiccatura e selezione della qualità. Ci racconta che è molto triste perché ha perso di recente il nonno e sul cellulare ci mostra le foto della bara aperta; ci chiede con una gentilezza estrema di fare il prima possibile il giro per poter andare al funerale, quindi quando un gruppo di russi ci passa davanti perdendo poi tempo nella spiegazione, sono andata dalla guida russa e dopo aver segnalato che ci erano passati davanti maleducatamente, gli ho detto senza mezzi termini di muoversi e non intralciare la nostra visita. Detesto queste cose e vedere la giovane guida in difficoltà per l’accaduto e il dispiacere sul suo volto perché rischiava di far tardi al funerale, ha fatto uscire la parte peggiore di me. Ho solo pensato: lei non può trattarli male perché qui ci lavora, ma io sì! Non dimenticherò mai i suoi occhi riconoscenti.

Facciamo poi qualche foto da raccoglitrici nel campo antistante e con un’altra signora, degustiamo diversi tè e visitiamo il negozio, quindi ripartiamo. Dopo una mezz’ora ci fermiamo ad una piattaforma da dove si possono vedere le cascate Ramboda. La temperatura cambia in questa zona montuosa, infatti ci sono circa 17/18 °C, con umidità sempre alta.

Un’ora dopo raggiungiamo Nuwara Elya (1868 m s.l.m.): giriamo per una mezz’ora nel centro fra le case in stile inglese, ma dobbiamo risalire presto sul pulmino per raggiungere in 20 minuti (10 km) la stazione di Nanu Oya. Alla biglietteria i biglietti di prima classe sono finiti, li compriamo di seconda (300 krl), ma in realtà poi troveremo posto a sedere solo in terza; avevo provato a prenotare in anticipo i biglietti ma non è stato possibile. Solo alcuni hotel di Nanu Oya offrono questo servizio per i propri ospiti.

Il treno per Ella doveva partire alle 12.35, ma è arrivato con circa mezz’ora di ritardo, inoltre il meteo non è dalla nostra parte: la forte pioggia e la nebbia ci accompagneranno per tutto il viaggio (3 ore) non permettendoci di vedere granché. Manju salirà con noi sul treno, mentre Jaya guida il pulmino con i nostri bagagli fino a Ella. Sul treno cerchiamo di interagire con i locali, ma riusciamo a comunicare solo a gesti. Mi colpisce una donna che sulla borsa ha la bandiera di San Giorgio e quella di Israele e mi chiedo se qui in questi luoghi sperduti la notizia del conflitto sia arrivata.

Arriviamo a Ella e il pulmino ci porta all’Hotel 4 Acers, un po’ fuori mano, ma suggestivo, con terrazza sui campi di tè. Facciamo la doccia e distrattamente lasciamo la finestra aperta e la luce accesa: il bagno si è letteralmente riempito di libellule! Non vi dico per mandarle via! Tramite il gestore dell’hotel chiamiamo un tuk tuk che ci porta al Chill Café, che avevamo prenotato precedentemente. Il ristorante non ha nulla di cingalese, ma durante la cena c’era un concerto di musiche e danze alternative del gruppo Tetouze che ci è piaciuto molto. Da evitare se non amate la musica alta.

Sabato 04/11/2023 – Ella, Mini Adam’s Peak, Ravana Falls, Buduruwagala, Yala National Park, Katharagama

Alle 8.30 siamo già al Nine Arches Bridge, che in Europa non sarebbe niente di che, ma il fatto che un’architettura tipicamente occidentale si trovi qui, lo fa risaltare. Facciamo foto in mezzo ai binari, sedute sul parapetto, cose che non faremmo mai a casa. Verso le 9.15 passa il tanto atteso treno, foto di rito e risaliamo in 10 minuti la ripida strada che ci aveva portate al ponte. Riprendiamo il pulmino e 15 minuti dopo siamo ai piedi del Mini Adam’s Peak, scelto in alternativa al sicuramente più interessante e suggestivo Adam’s Peak, chiuso in questo periodo. La salita di circa mezz’ora non è particolarmente impegnativa, ma richiede scarpe da trekking. La vista al nostro arrivo era pessima per la nebbia, ma per fortuna hanno dato retta all’esperta di nebbia, l’unica milanese del trio (io), di attendere un pochino e in un quarto d’ora la nebbia si era sollevata e lo spettacolo era grandioso, a 360° su di una vallata. Avendo avuto tempo, avrei fatto la Flying Ravana Mega Zip Line, ma ci voleva almeno un’ora e non era chiaro ogni quanto partisse (intorno ai 35 euro).  

Verso le 11.30 siamo nuovamente a Ella, un’oretta di shopping: Ella è il posto più turistico che abbiamo visto in tutto il viaggio. Compriamo anche qualcosa per la mattina dopo, dato che la colazione la faremo tornate dallo Yala park. Verso le 12.45 siamo alle Ravana Falls, non grandissime, ma piene di scimmie ovunque: una immortalata letteralmente in estasi mentre lecca un chupa-chupa!

Riprendiamo il pulmino e in mezz’ora siamo a Budurawagala (06.30-18, 700 krl), ma per raggiungere Raja Maha Viharaya, ci vuole poco meno di mezz’ora di sterrato. L’agenzia mi aveva avvisata che la visita poteva non essere possibile per le piogge, ho capito il perché solo vedendo il posto, infatti si costeggia un laghetto che è quasi a filo strada. La visita è molto veloce, è una parete con diversi Buddha in piedi, ma secondo me di fascino, nella foresta e con pavoni ovunque. Volendo ci sono guide all’entrata, ma abbiamo scelto di non prenderla, leggendo un po’ dalla Lonely e un po’ da Wikipedia.

Verso le 16 raggiungiamo il nostro tree hotel (Hotel Baddegama Eco). Una mezz’ora dopo essere arrivate, mi raggiunge accompagnato da Jaya, il gestore delle jeep dello Yala Park, contratto il prezzo e riesco ad avere uno sconto e una jeep di quelle alte.  Tenete presente, che non si riesce ad avere molto sconto, perché la jeep (circa 50 euro) non incide molto e l’entrata di 45 USD a testa è una tariffa fissa. Anticipo circa il 75% e salderemo il resto alla partenza il giorno seguente. Ho accettato tutti gli hotel proposti dall’agenzia, ma qui sono stata inflessibile, volevo un tree hotel, quello richiesto l’ho trovato segnalato da un blogger francese ed è stato bellissimo. Non doveva esserci l’elettricità e forse l’acqua scarsa, ma invece c’era tutto. Solo per spostarsi verso la reception e la zona colazione bisognava muoversi con una torcia, quella del cellulare o il frontalino, che noi abbiamo imparato a portarci sempre dietro, comprato da Decathlon a pochi euro, così abbiamo le mani libere.

La stanza ancorata ai rami, così come il bagno, tutto circondato da zanzariere per gli animali. Lasciamo i bagagli, ci rinfreschiamo e alle 19 siamo al tempio di Katharagama per assistere alla cerimonia della puja, che finisce circa un’ora dopo, con danzatrici vestite da pavoni, uomini che portano sacrari su improvvisati tappeti rossi, etc. Assistiamo ad un’altra scena di trance, un uomo si rotola nella sabbia che circonda il luogo sacro. Fuori da una delle entrate c’è una moschea e da un’altra un elefante legato, poverino.

Col pulmino andiamo a cena al Lavendish Okrin Hotel di Katharagama. Che sarebbe stato il nostro hotel se non fossimo andate al tree hotel. Ceniamo bene a buffet e torniamo al nostro tree hotel in pulmino.

Domenica 05/11/2023 – Yala National Park, Tissamaharama, Mirissa

Partenza ore 6 per lo Yala National Park (05.30-18). La jeep ci viene a prendere direttamente in hotel. L’autista si occupa dei biglietti all’entrata, ci dice le regole del parco e durante il giro si ferma dove vede qualcosa di particolare: cinghiali, coccodrilli, pavoni, aquile, marabù, varani, elefanti, cerbiatti, scimmie. Non abbiamo visto il leopardo, ma da come ci ha risposto l’autista alla domanda, vederlo è una cosa molto rara, specie nel periodo non secco. La jeep fa tappa anche sulla spiaggia. Ovviamente non è un safari di tipo “africano” quindi non ci si può aspettare la ricchezza della fauna del continente nero e la foresta nasconde gli animali che popolano queste zone. Mi sorprendo vedendo i pavoni sugli alberi!

Torniamo in hotel e ci troviamo una colazione meravigliosa, la migliore del viaggio sia per qualità che per l’ambiente.

Riprendiamo i nostri averi e, costeggiando dei laghi artificiali, in tre quarti d’ora raggiungiamo Tissamaharama, un grande stupa bianco, che lasciamo intorno alle 13. Iniziamo ad essere stanche di templi e stupa e non vediamo l’ora di sdraiarci in spiaggia.

Prendiamo la statale lungo il mare e in due ore abbondanti arriviamo a Mirissa. Facciamo però qualche tappa, perché lungo la strada, statue e monumenti ricordano lo tsunami del 26 dicembre 2004 che uccise circa 50.000 persone.

La stanza dell’Hotel Paradise Beach di Mirissa è a piano terra, non è un granché, ma è vista mare. Il tempo di infilarci il costume e siamo già in acqua. Il mare è un po’ agitato, ma avevo scelto Mirissa, perché c’era un po’ di barriera che proteggeva dalle correnti oceaniche e perché da qui transitavano le tartarughe. In effetti noi non ne abbiamo viste, ma un gruppo di snorklisti ne aveva incrociata una non lontano dalla riva.

Da un lato dell’hotel affittano maschere e pinne, mentre dall’altro lato c’è un diving center, che devo dire non mi ha fatto una buona impressione. Prendo accordi con il gestore dell’hotel per il whale watching del mattino seguente. Dobbiamo però saldare subito l’equivalente di 50 USD, con carta di credito o cash, in rupie o USD, ma non Euro. Ceneremo bene al Mirissa Inn Restaurant, poco lontano dall’hotel. Andata in pulmino, ritorno in tuk tuk chiamato dal ristoratore.

Lunedì 06/11/2023 – Mirissa, Weligama

Alle 6.15 un tuk tuk ci viene a prendere all’hotel e ci porta all’imbarco della barca che ci porterà a fare whale watching. La barca ha due piani, noi preferiamo metterci sopra per avere una migliore visuale (anche sopra è coperto per pioggia/sole). Un ragazzo che parla un discreto inglese, ci spiega le norme di sicurezza e come mettere i giubbottini. Intanto che la barca si prepara a lasciare il porto, ci vengono distribuiti dei panini. Man mano che andiamo verso il mare aperto ci viene detto cosa vediamo, le tipiche imbarcazioni della zona, che sembrano dei catamarani sbilanciati, stenelle, delfini, uccelli vari, pesci che saltano fuori dall’acqua, una tartaruga e finalmente una balenottera azzurra, che si fa vedere per ben tre volte! Rientrando in porto, verso le 10.15, sulla barca ci viene offerta una tortina e della frutta. Fate conto che il giro può durare dalle 3 alle 4 ore, come nel nostro caso, dipende cosa si vede, dopo tre ore ad esempio noi avevamo perso la fiducia di vedere almeno una balena, nonostante ci fossimo portate anche il binocolo, anche perché i mesi migliori per l’avvistamento sono dicembre e aprile, da maggio a luglio sconsigliato a causa dei monsoni..

Lo stesso tuk tuk dell’andata ci aspetta per riportarci all’hotel, dove faremo un’altra colazione da campioni. Riprendiamo il pulmino per spostarci a Weligama. A Weligama, l’hotel è decisamente migliore, ma il mare purtroppo è un po’ sporco, per la tempesta della notte prima. Anche alcune dell’hotel erano allagate. Facciamo una bella passeggiata, che ci costerà numerose punture di sand flies. Ho scoperto dopo che non è ben visto che si passeggi in costume in spiaggia, ma purtroppo ormai l’avevamo fatto e c’eravamo anche fermate a guardare dei pescatori che mettevano a posto le loro coloratissime imbarcazioni. Per chi è interessato, a Weligama è pieno di scuole di surf.

Tramite l’hotel, una di noi è andata a fare un massaggio. A detta sua il migliore della vita, ma quello che volevo raccontare è che il massaggiatore è venuta a prenderla in hotel in motorino, portata in una stanzetta attrezzata sopra al negozio di un parrucchiere, raggiungibile solo con una scaletta di legno e lei era vestita solo con un asciugamano, non pensando di dover uscire dall’hotel!

Weligama è molto vicino a Mirissa, ma volevo fare due mezze giornate di mare in due posti diversi. Dormiremo all’Hotel Jaga Bay, dove abbiamo anche cenato al Jaga Bay Resort & Restaurant

Martedì 07/11/2023 – Weligama, Unawatuna, Casa Mihiri, Galle, Tsunami Memorial, Madu River safari, Kosgoda Turtle project, Bentota

Partiamo intorno alle 8.30 dopo aver fatto colazione. Alle 10 arriviamo vicino a Galle, dove ci fermiamo al mercato del pesce, con il pesce steso al sole a essiccare e assistiamo alla tirata in secca delle reti, uno spettacolo da non perdere. Breve tappa a Unawatuna per vedere la baia: col senno di poi anche Unawatuna poteva essere un’alternativa a Weligama o a Mirissa, specie se qualcuno voleva fare subacquea, perché ho visto un diving ben attrezzato.

Avevo letto da qualche parte di casa Mihiri, una casa famiglia che si occupa di mettere in sicurezza bambine e ragazzine che hanno subito violenza, spesso in famiglia. Avevo preso contatto in Italia con Mario Liberali +39.349.4424030 (https://amicidicasamihiri.org) che mi aveva messo in contatto con Lorenzo Bacci +94.(77).7457096 (mihirigedera@sltnet.lk) che invece si trova in Sri Lanka. Siamo andate a trovare Lorenzo, un fiorentino doc di 80 anni, che ci ha illustrato senza peli sulla lingua pro e contro di questa attività. Hanno bisogno di vestiti per bambine e adolescenti, assorbenti, materiale scolastico (no quaderni, le loro righe sono diverse), ma non compratele in Italia, là costa tutto meno, piuttosto portate cose usate; chiaramente i soldi sono ben accetti, anche euro. Vi lascio le coordinate, perché abbiamo fatto fatica a trovarla: 6°03’32.6”N 80°15’15.5”E – Mihiri Gedera Senanayake Mawatha – Walahanduwa – Galle. Alla mattina le bambine sono a scuola, ma potrete vedere i dormitori, coloratissimi.

Arriviamo verso le 12 a Galle, cittadina con una forte comunità mussulmana. All’entrata del fortino subito davanti a noi l’Old Gate con lo stemma inglese e la torre dell’orologio, quindi si sale sulle mura, per raggiungere il bastione della Flag Rock. Entriamo nella città, visitiamo la modesta Dutch Reformed Church, costeggiamo poi un ficus enorme per raggiungere il Dutch Hospital, che ristrutturato oggi ospita negozi; proseguendo sulla stessa strada si raggiunge il faro, la moschea Meeran, dove possono entrare solo gli uomini, quindi il buddhista Sudharmalaya Temple. Per fare questo giro ci abbiamo messo più o meno un’ora.

Una mezz’ora di shopping per chi volesse comprare un gioiello fatto di pietra di luna e di nuovo sul pulmino. Jaya e Manju si sono raccomandati tanto di partire prima delle 13.30, perché all’uscita delle scuole il traffico diventa bestiale.

Andando verso il Madu River, che raggiungeremo quasi un’ora e mezza dopo, incroceremo templi hindu, un buddha in piedi e lo Tsunami Memorial.

Al Captain Boat House Balapitiya dove c’è l’imbarco (4000 lkr), veniamo dotate di giubbetto di sicurezza. Manju è visibilmente a disagio; non vuole dirmi il perché, mi viene il dubbio che abbia paura dell’acqua, dato che quando gli avevo chiesto in spiaggia, se faceva il bagno in mare, mi aveva risposto con una faccia tipo “manco morto”! Gli dico che non abbiamo problemi ad andare senza di lui: neanche avesse vinto la lotteria, mi ringrazia come non mai!

La crocerina di circa un’ora e mezza, è proprio rilassante, nonostante pioviggini a tratti. Vediamo diversi tipi di volatili, salamandre, scimmie, mangrovie, uomini che pescano secondo la tradizione su dei pali, mini templi su mini isole e ci sono anche cose molto turistiche come vasche con pesciolini che mangiano la pelle morta dei piedi, negozietti specializzati in cannella e maschere rituali, bar in mezzo al fiume, barche che si avvicinano con cuccioli di coccodrillo da poter accarezzare in cambio di due soldi… nonostante queste ultime cose, l’ho trovata molto bella.

Torniamo al molo di partenza, riconsegniamo il giubbettino e risaliamo sul pulmino dirette a Kosgoda al Sea Turtle Conservation Project (08.30-17.30, 2000 krl). La parte iniziale è fatta tipo un acquario, concetto poco animalista se si considera lo scopo del luogo: vedere tanti cuccioli sani di squalo, murena, catturati solo per l’aquario che verranno liberati dopo un periodo di cattività, l’ho trovato triste e poco educativo; la seconda parte invece è dedicata alle tartarughe meno fortunate, quelle che avevano mangiato plastica, quelle che avevano perso le zampe, quelle albine che non riescono a mimetizzarsi, etc. ma non ho capito perché facessero schiudere lì le uova, invece che in spiaggia, interrompendo così la “memoria” delle tartarughine; di recente tra Oman e Lampedusa mi è stata spiegata più volte l’importanza che le tartarughine riconoscessero la spiaggia della nascita, per tornare in seguito a deporre le uova nella stessa.

Questa giornata è stata decisamente impegnativa, quindi l’arrivo a Bentota all’Hotel Laluna, che è un resort ayurvedico, dotato di centro massaggi, è stato molto gradito. Visto l’orario di fine dei massaggi, abbiamo preferito cenare in hotel e lo abbiamo fatto molto bene.

Mercoledì 08/11/2023 – Bentota, Colombo, Seeduwa

Colazione in parte cingalese: il piccante a colazione non fa per me! Facciamo due passi, ma Bentota non offre molto; souvenir tipici da portare in Italia sono il famoso tè, spezie, oli e unguenti e pietre preziose.

Partiamo verso le 10.30 per Colombo che dista circa un’ora e mezza (80 km), ma sulla strada ci fermiamo a vedere un altro mercato del pesce, con tirata in secca delle reti, non possiamo che fermarci nuovamente a guardare la maestria dei pescatori.

Lungo il mare ci fermiamo anche a guardare i pescatori sui trampoli resi noti dalle foto di Steve McCurry: ormai non si pesca più così, ma per due soldi si mettono in posa.

Prima di entrare nel centro di Colombo, passiamo davanti alle cattoliche St. Anthony Chrurch e St. Lucia Cathedral. Arrivati in centro, la prima cosa che vediamo è la riproduzione del buddha di Avukana, visto il primo giorno: sembra così lontano quel giorno nella nostra memoria.

Scendiamo a Indipendence Square e visitiamo l’Indipendence Commemoration Hall.

Riprendiamo il pulmino e passiamo davanti ad un teatro a forma di fiore di loto e allo stadio del cricket, che è lo sport nazionale.

Arriviamo al National Museum (09-18, no ven, 1200 lkr), dove passiamo un’oretta, tra opere, antichità e cimeli, facciamo due passi nel Viharamahadevi Park, per raggiungere il pulmino che nel frattempo è andato dall’altro lato del museo.

Il museo è chiuso al venerdì per tradizione, dato che il primo proprietario era di origine mussulmana.

La visita prosegue con il Gangaramaya Temple (400 lkr): proprio bello e particolare nel suo genere, più moderno rispetto a quelli visti finora. Abbiamo visto anche un gruppo di monache buddhiste giapponesi che pregavano in coro.

Prima di arrivare alla Lotus Tower, ci fermiamo a un tempio hindu, coloratissimo.

Nella zona di Fort, a parte i grandi palazzi in stile europeo, abbiamo scorto la torre dell’orologio prima di proseguire verso Pettah e il suo mercato sulla Main Street. Su questa strada sorge anche l’imponente Jami Ul-Alfar Mosque: le donne possono entrare solo in una piccola sala, divisa dal resto della moschea.

Verso le 16, lasciamo Colombo per Seeduwa, dove abbiamo preso una camera per qualche ora nello stesso hotel della prima notte (Sasha Transit) come changing room, per farci una doccia e rimettere a posto le valigie prima del rientro. Ceniamo nel ristorante dell’hotel che ha un menù molto vario ed esageriamo un po’ con le portate.

Ritroviamo le pietanze gustate durante il viaggio, come il rotti, una piadina fatta con farina di riso e di cocco, cotta sulla pietra e spesso farcita con verdure; il rice and curry, tipico dello Sri Lanka, che è riso al vapore accompagnato da piattini con diverse salse e curry a base di verdure, carne e pesce. Salse tipiche sono il parripu di lenticchie rosse, il mullung fatto con foglie verdi e spezie e il sambol, una miscela di noce di cocco grattugiato con peperoncino e spezie; altro piatto da provare è il kottu, composto da pezzi di pane non lievitato con verdure e vari ingredienti come pancetta, uova, pollo e spezie; tra i dolci, lo yogurt di latte di bufala servito con il kitul, uno sciroppo simile alla melassa.

Ricordate solo che a volte la scritta Hotel indica un ristorante e non un hotel.

Finita la cena, torniamo in stanza e alle 23.30 la lasciamo, perché a mezzanotte partiamo per l’aeroporto che è poco distante. Salutiamo Manju e Jaya e lasciamo loro una meritatissima mancia, con le ultime rupie rimaste ed euro.

Giovedì 09/11/2023 – Seeduwa e partenza per l’Italia

Ecco il nostro operativo per il rientro con Qatar Airways, che non subirà ritardi: Colombo 04.25 > Doha 07:10 e Doha 08:55 > Milano MXP 13:25.

Tirando le somme di questo viaggio nato per caso, mi aspettavo che fosse molto simile all’India, in verità è anche molto diverso. Varietà di religioni, panorami, lasciti del colonialismo, lo rendono sempre nuovo ogni giorno, ma se avessi avuto più tempo, avrei aggiunto 2/3 giorni per visitare Jaffna, a nord, ma bisognava pensare di andare verso le spiagge a est e non a sud e saltare lo Yala National Park a favore dello Uda Walaba National Park e una visita ad un villaggio Veddah, gli storici abitanti dell’isola. Una nota di merito alla popolazione sempre molto cordiale, non ci siamo mai sentite in pericolo, nonostante fosse un viaggio al femminile.

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