Da Gradara a Pesaro, un viaggio nel cuore storico delle Marche tornando al Medioevo
Quest’anno come meta per le vacanze estive, è stata scelta la Regione Marche e questa volta ci sarà anche il mio amico Roberto. Essendo la Regione Marche molto vasta ed avendo a disposizione solo 1 settimana di ferie, abbiamo incentrato i nostri itinerari visitando le Provicie di Pesaro-Urbino ed Ancona. L’intera Regione è collinare e densamente coltivata principalmente a vigneti, foraggio e girasoli, le vedute panoramiche sono spesso mozzafiato, con alternanze di alberi ad alto fusto, praterie ed estese coltivazioni.
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Innumerevoli borghi medievali sorgono proprio sulle dolci cime dei colli nella porzione di Appennino umbro-marchigiano, molti di questi mantengono inalterate le costruzioni dell’epoca, come mura di cinta, pavimentazioni e torri di avvistamento. Infatti sono molti i castelli che ci apprestiamo a visitare durante questa vacanza, alcuni dei quali sono inseriti tra i Borghi più belli d’Italia. L’intero soggiorno lo passeremo presso Locanda Borgognina situata a Lucrezia (PU).
La struttura dispone di belle camere dove soggiornare in trattamento B&B, ottima anche la colazione all’italiana, dove gustare diversi tipi di torte sempre freschissime. Ottimo anche il ristorante con piatti locali, disponibilità di mangiare all’esterno in un ampio e bel giardino dove si trovano anche giochi per i bambini. Staff e gestore estremamente disponibili e gentilissimi.
Il primo itinerario presenta in senso orario, toccando alcuni borghi e la città di Pesaro:
- Montefabbri
- Gradara
- Pesaro
- Piagge
Partiamo prima in direzione di Montefabbri, tra i Borghi più belli d’Italia, si prosegue poi alla volta di Gradara, Capitale del Medioevo e raggiungere poi Pesaro, capoluogo di Provincia insieme ad Urbino ed infine visitare l’ipogeo di Piagge.
Montefabbri, uno dei Borghi pià belli d’Italia
Montefabbri è un piccolo borgo del Comune di Colbordolo, che sorge su un colle che delimita le vallate del fiume Foglia e del torrente Apsa. Qui è nato il Beato Sante Brancorsini, venerato nel santuario di Mombaroccio (PU), che visiteremo nei prossimi giorni. Il nucleo urbanistico presenta tutt’oggi l’impianto trecentesco con case in mattoni a vista e la cinta muraria. L’accesso al castello medievale avviene unicamente tramite Porta Castellana, anticamente l’arco sosteneva il ponte levatoio, sono ancora visibili infatti le nicchie dove rientravano i bracci del ponte.
Proprio sopra l’arco d’ingresso, sul lato esterno al borgo, compare un piccolo riquadro in pietra arenaria raffigurante una Madonna lattante (XV secolo). La Pieve di San Gaudenzio (IX sec. circa) con la Torre Campanaria quattrocentesca alta 25 metri, è tra le chiese più antiche dell’Arcidiocesi di Urbino. Fu data in locazione da Papa Benedetto IX al conte di Rimini, come risulta da una pergamena del del XI secolo. Ristrutturata e ampliata nel 1570, all’interno raccoglie opere risalenti ai secoli XVI e XVII, mentre il fonte battesimale in marmo è di epoca romana. La Cappella di Santa Marcellina (XII sec.), in stile gotico, conserva le spoglie della Santa omonima fin dal 2 novembre 1666. Montefabbri è nella lista dei Borghi più belli d’Italia.
Da Monteffabbri è possibile raggiungere Colbordolo, luogo di nascita di Giovanni Santi, padre e primo maestro di Raffaello Sanzio. Il territorio di Colbordolo è conosciuto per la produzione dei vini Colli Pesaresi DOC e di olio EVO. Ci si sposta a Gradara, la Capitale del Medioevo.
Gradara, la Capitale del Medioevo
Situata nell’estrema propaggine dell’Appennino, Gradara dista poco più di 6 Km dalla costa adriatica. Gradara è insegnita di notevoli riconoscimenti, vanta infatti di essere inserita tra i Borghi più belli d’Italia, borgo Bandiera Arancione del Touring Club Italiano e ha vinto il titolo di Borgo dei Borghi nel 2018. Gradara è un classico esempio di architettura medievale, con castello, cinta muraria e borgo.
Il Castello (XII sec.) sorge sulla sommità di una collina ed è costituito da un castello-fortezza medievale (la Rocca Malatestiana) e dall’adiacente borgo storico, protetto da una cinta muraria esterna, eretta tra il XIII e il XIV secolo, che si estende per quasi 800 metri, rendendo l’intera struttura imponente. Nel corso dei secoli vi avvennero vicissitudini anche violente, che portarono il dominio delle famiglie Malatesta, Sforza, Della Rovere e dei Mosca. Dal 1641 Gradara passò sotto il controllo dello Stato Pontificio. Si dovrà attendere il 1920, con la famiglia Zanvettori che acquistò la Rocca di Gradara, il castello e la cinta muraria. Umberto Zanvettori finanziò il restauro del castello e del borgo annesso riportando il tutto allo splendore originale, vendette poi la Rocca allo Stato Italiano nel 1928.
Attraversato il ponte levatoio si accede al Cortile che rispecchia il gusto e il passaggio di potere dalla famiglia Sforza e quella dei Malatesti. La prima sala che si incontra entrando nella Rocca è la Sala delle Torture, proseguendo il percorso si giunge alla Sala di Sigismondo e Isotta, dove sono visibili le tracce del ponte levatoio che permetteva l’accesso al mastio. Degno di nota anche il Camerino di Lucrezia Borgia riccamente decorata sulle pareti con temi allegorici.
D’impatto anche la Sala Rossa, nominata così dal colore predominante dei tessuti che la decorano. Vi si trova un letto a baldacchino che presenta alla sommità delle colonne due aquile scolpite e che risale a manifattura emiliana del XVII secolo. Si giunge poi in uno degli ambienti più suggestivi della Rocca, la Camera di Francesca, con decorazione che imita una tappezzeria a tendaggio. Nella stanza si trova la botola che avrebbe permesso a lei e Paolo di fuggire insieme.
È infatti curioso il legame di Paolo e Francesca, la coppia di amanti cantata da Dante Alighieri nella Divina Commedia, si narra infatti che dimorarono proprio nella Rocca di Gradara.
Secondo la leggenda infatti Paolo era il fratello del promesso sposo di Francesca, Giovanni Malatesta. Si narra che proprio in una delle stanze della Rocca, Paolo diede a Francesca il bacio che costò loro la vita. Nella sala è presente il trittico tardo gotico della Madonna col Bambino fra Sant’Agostino e San Sebastiano, sulla parete opposta vi è l’albero genealogico della famiglia Gonzaga (XVII sec.). L’ultimo ambiente visitabile è la Sala della Giustizia che presenta un altorilievo ligneo (XV-XVI sec.) con al centro l’Arcangelo Michele che sorregge una bilancia.
Di enorme interesse è il dipinto su tavola raffigurante la Madonna con Bambino e i Santi Stefano, Sofia, Michele Arcangelo e Giovanni Battista (1484), opera di Giovanni Santi.
Tornando sempre all’interno del Castello, si può vistitare la Chiesa di San Giovanni Battista (XIII sec. circa), con facciata trecentesca e l’interno settecentesco.
All’interno è allocato un magnifico e miracoloso Crocifisso ligneo (XVI sec.) che guardandolo attentamente seguendo i numeri posti sull’altare, il volto del Cristo ha 3 espressioni ben definite. Da non perdere a Gradara, il caratteristico camminamento di ronda che offre innumerevoli spunti per fotografie panoramiche.
Dopo aver visitato Gradara ci rimettiamo in auto per dirigerci a Pesaro.
Pesaro
Pesaro, città capoluogo insieme ad Urbino, seconda in termini di popolazione dopo Ancona, si affaccia sul Mare Adriatico e prende il nome presumibilmente dal fiume Foglia che l’attraversa, chiamato in origine Isauro. Storicamente a Pesaro si sono susseguite le più importanti signorie, come Malatesta, Sforza e Della Rovere, prima della conquista napoleonica del 1799 e conseguente annessione allo Stato Italiano nel 1860. È proprio sotto la Famiglia Della Rovere che vennero costruiti nuovi palazzi pubblici, privati e una nuova e più sicura cinta muraria, utile alla difesa ad attacchi anche via mare. La nostra visita di Pesaro inizia dalla Rocca Costanza (XV sec.), imponente struttura militare realizzata sotto il dominio degli Sforza, caratterizzata da 4 possenti torrioni e un profondo fossato. Per 125 anni, dal 1864 al 1989, la rocca fu trasformata in carcere. Nel periodo estivo è ospita eventi culturali, festival, concerti, spettacoli di teatro e danza.
Ci digigiamo quindi nella zona del lungomare, dove si trova una importante opera d’arte contemporanea, la Grande Sfera realizzata nel 1998 dallo scultore Arnaldo Pomodoro. L’opera realizzata in bronzo fuso, è adagiata sulla superficie dell’acqua di una fontana da cui si guarda il mare. L’opera originale realizzata nel 1967 in occasione dell’Expo di Montreal, si trova oggi davanti alla Farnesina, sede del Ministero degli Esteri a Roma. Si tratta di una serie di sculture sparse in giro per il mondo, esprimono la dualità della realtà incentrata sul concetto di interno ed esterno.
Ci spostiamo nel cuore del centro storico, raggiungendo la Cattedrale di Santa Maria Assunta presenta la facciata in cotto risalente al XIII-XIV secolo, conserva le caratteristiche tipiche dello stile romanico. L’interno è a pianta a croce latina con tre navate in stile neoclassico. La Cappella di San Terenzio (XIX-XX sec.), conserva le reliquie del Santo e di altri santi patroni cittadini. Di notevole interesse due serie di mosaici sovrapposte fra loro, scoperti nella seconda metà dell’Ottocento sotto il pavimento della chiesa, che risalgono alle due basiliche paleocristiane.
Pesaro diede i natali al grande compositore Gioachino Rossini, si consiglia una visita all’abitazione dove visse il compositire pesarese. Visitiamno prima Casa Rossini (XV-XVIII sec.), la casa in cui il 29 Febbraio 1792 nacque il noto compositore e trascorse i primi anni con la famiglia. La famiglia Rossini risiedette dal 1792 al 1797 in affitto in due stanze al primo piano dell’edificio.
A 100 anni dalla nascita del compositore, la casa venne acquistata dal Comune nel 1892, adibita a museo nel 1904 fu dichiarata Monumento Nazionale. All’interno degli ambienti domestici, vi si trova una collezione che documenta la vita e le opere di Gioacchino Rossini.
Ci spostiamo poi alla vicina Domus Aurea, l’area archeologica di via dell’Abbondanza, scoperta nel corso di lavori edili nel 2004 e divenuta museo nel 2015. Si tratta di un esempio di abitazione signorile della prima età imperiale romana, costruita fra la fine del I secolo a.C. e gli inizi del I secolo d.C. e abitata probabilmente fino al III secolo d.C. L’abitazione riccamente decorata, presenta pavimentazione a mosaico in bianco e nero ottimamente conservata, restano invece solo porzioni di pareti affrescate in alcuni ambienti. Rinvenuti nell’area anche numerosi reperti conservati in due vetrine.
Proseguiamo l’itinerario dirigendoci al Museo Nazionale Rossini, situato al piano nobile di Palazzo Montani Antaldi. Palazzo Montani Antaldi (XVI sec.), è un edificio di pregio neoclassico, che dal 1995 è sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e dal 2019 ospita il Museo Nazionale Rossini. Il piano nobile del palazzo è ricco di decorazioni e pittura murale a secco eseguite a fine XVIII secolo, ispirate all’Eneide e alla mitologia classica. Il Museo Nazionale Rossini racconta la vita, la grandezza dell’artista e le opere di Gioachino Rossini, attraverso un percorso in dieci sale, che segue le tappe biografiche del compositore e la produzione operistica della sua carriera.
Visitiamo quindi Palazzo Mosca (XVII sec.), antica residenza di una tra le più importanti famiglie della nobiltà locali, che dal 1936 ospita i Musei Civici. Il museo ospita mostre temporanee e conserva collezioni importanti che si possono ammirare attraverso un percorso cronologico. La collezione museale è disposta nelle cinque sale del primo piano, la prima sala ospita opere dei secoli XIV e XV. Il fiore all’occhiello dei Musei Civici è la Pala dell’Incoronazione della Vergine (1475) di Giovanni Bellini, tra i capolavori artistici del Rinascimento Italiano. La pinacoteca contiene importanti opere di artisti come Tintoretto e Rubens. Acquistando il biglietto unico si ha la possibilità di visitare Palazzo Mosca (Musei Civici), Museo Nazionale Rossini, Casa Rossini e la Domus – Aurea.
Visitiamo infine Piazza del Popolo, fin dal medioevo centro politico e amministrativo cittadino, delimitata sui quattro lati dal Palazzo delle Poste, Palazzo Ducale, Palazzo Comunale e Palazzo della Paggeria. Al centro della Piazza si trova la grande fontana caratterizzata da cavalli marini e tritoni, distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale e ricostruita nel 1960 secondo il modello originale secentesco. Il neoclassico Palazzo delle Poste, presenta però una particolarità, sul suo fianco destro ingloba la facciata in cotto dell’ex Chiesa e Convento di San Domenico.
La facciata romanica con il portale gotico è ciò che resta della Chiesa di San Domenico (XIII sec.), costruita dai Padri Domenicani, dotata di campanile su cui viene collocata nel 1572, la campana civica ora visibile nell’atrio del Palazzo Comunale. Dopo l’annessione al Regno d’Italia e lo scioglimento della comunità Domenicana, nel 1862 il Comune acquista chiesa e convento che vengono adibiti ad usi quanto meno inadeguati. Nel 1914 dopo i lavori di adattamento, la struttura viene inaugurata come sede centrale delle Poste. A testimonianza dell’antica storia della chiesa è rimasta soltanto la facciata romanico-gotica in cotto, impreziosita dal portale in marmo del XIV secolo.
Il Palazzo Ducale (XV sec.), è un antico palazzo rinascimentale residenza prima dei Malatesta e successivamente degli Sforza. La facciata è costituita da un portico a sei arcate e da un piano superiore con cinque finestre coronate di stemmi, festoni e putti. Dal 1861 è sede della Prefettura. Giunta quasi sera, decidiamo di tornare nella zona dove alloggiamo per visitare in serata l’ipogeo di Piagge.
Piagge, l’ipogeo
Decidiamo di visitare Piagge un po’ per “caso”, nel senso che dalla Locanda Borgognina dove soggiornavamo, notiamo durante una passeggiata un bel borgo in lontananza sulla cima di un colle. Facendo delle approssimative indagini tramite bussola e mappa (da cellulare) riconosciamo che potrebbe essere Piagge, capiremo solo qualche giorno più avanti che in realtà il luogo che guardavamo era Montemaggiore al Metauro. Per fortuna non rimaniamo delusi dalla scelta perché anche Piagge era degna di essere visitata. Il borgo sorge nella parte terminale della valle del Metauro a circa 200 metri s.l.m, presenta una cinta muraria e due torri che spiccano verso l’alto, la Torre Civica e il campanile di Santa Lucia.
Storicamente Piagge nasce dalle rovine dell’antico sito di Lubacaria (fondato nel V secolo) e nel medioevo dopo diverse vicende storiche portano questo luogo ad essere abbandonato nel 1227, per essere poi ricostruito nel corso del XIV secolo dai monaci benedettini di San Paternario. Dal XVI secolo Piagge vide la sottomissione a diverse signorie (Malatesta, Piccolomini, Federico da Montefeltro e Della Rovere) fino al 1631 in cui morì Della Rovere senza eredi, e la città venne consegnata allo Stato Pontificio. I simboli più evidenti di questo piccolo borgo sono la Torre Civica situata in Piazza della Torre, e la Chiesa di Santa Lucia.
La Torre Civica riprende lo stile di un antico torrione cinquecentesco e domina con imponenza il centro abitato. Al suo interno sono presenti una lapide dei Della Rovere e un’insegna pontificia di papa Leone X che ne celebrano la costruzione (1542), mentre un’altra iscrizione ricorda la sua parziale ricostruzione e adattamento ad opera del sindaco del paese Davide Paterniani (1866). La Chiesa di Santa Lucia, situata poco fuori dalle mura, è sede parrocchiale.
L’interno, a navata unica con cinque cappelle laterali, un pulpito e una cantoria, conserva due importanti tele, la secentesca Comunione degli Apostoli e la settecentesca Crocifissione con la Madonna e i santi Lucia e Giovanni Battista. Posto fuori la cinta muraria quattrocentesca, troviamo l’Ipogeo, una grotta scavata nel tufo situata 7 metri sotto la superficie. Attraverso una scalinata di 20 gradini scavata nella roccia si giunge in un ambiente inaspettato dalla pianta crociforme.
Si tratta di una vera e propria meraviglia nascosta, un ambiente sotterraneo di origine medievale (riconducibile al 1200 d.C. circa), che presenta nicchie ed incisioni. Le incisioni disposte in modo preciso ed accurato, senza lasciare nulla al caso, rappresentano fiori a sei petali, gigli e altre simbologie. La grotta era presumibilmente usata come luogo sacro utilizzato anche per riti religiosi o esoterici, utilizzata nei secoli anche dai Cavalieri dell’Ordine dei Templari e l’Ordine cistercense. Molti elementi risultano tutt’ora misteriosi e non vi sono testimonianze scritte che riguardano questo luogo.
Il luogo fino al 1996 era utilizzato come magazzino di una macelleria e deposito di materiali dal proprietario del negozio. Si trovano infatti scavate nel tufo alloggiamenti che potevano servire al posizionamento di mensole. Servirono 20 anni, grazie ad un gruppo di professionisti, per riportare all’antico splendore il sito ed aprirlo al pubblico. Luoghi come questo ce ne sono molti sotto edifici privati e sono più o meno noti, si presume ve ne siano ancora molti ancora nascosti e da scoprire.
Incredibile come luoghi di rilevanza archeologica e storica sono spesso nascosti in luoghi apparentemente “comuni” e anonimi e come in questo caso utilizzati dalla gente per scopi quotidiani. Si ringraziano la Pro Loco di Piagge i volontari dell’Ipogeo che gestiscono questo importante luogo ancora poco conosciuto.