Da Buenos Aires alla fine del mondo attraversando il nulla

Da Buenos Aires fino a Ushuaia, attraversando la patagonia argentina e cilena in autobus
Scritto da: bartasan
da buenos aires alla fine del mondo attraversando il nulla
Partenza il: 14/12/2011
Ritorno il: 04/01/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
Il viaggio è stato tutto organizzato dall’Italia, a parte alcune piccole situazioni, i costi risultano piuttosto alti anche per via dei voli che hanno inciso notevolmente in quanto prenotati con forte ritardo. Credo si possa risparmiare qualcosa, ma è stato il nostro viaggio di nozze in un luogo che era il mio sogno ed è diventato anche per mia moglie, una meta che volevo raggiungere da sempre. Tuttavia, c’è da tenere presente che sia Buenos Aires che la Patagonia, essendo mete con una forte attrazione turistica, sono anche mete abbastanza care, il costo della vita è molto simile al nostro (viviamo vicino a Firenze) e inoltre il fatto di andarci durante il periodo natalizio aiuta per alcuni versi ma non per altri.

Buenos Aires

Siamo arrivati nella capitale argentina dopo 14 ore complessive di volo, Roma Madrid e Madrid BA, una guida ci attendeva all’aeroporto e ci ha accompagnato in auto in centro ed in hotel per sistemare i bagagli. Devo dire che una guida in italiano che ti fornisce le prime indicazioni relative alla città e all’Argentina per un’ora, il tempo che ci vuole dall’aeroporto alle nove di mattina, ti rilassa e ti permette di goderti alcuni aspetti del panorama circostante, urbano e non. Il tempo di lasciare le cose in hotel e si riparte per una prima visita della città, percorrendo la parte sud del centro e in particolare i quartieri San Telmo e La Boca. Si fa molta fatica a comprendere che siamo in Sudamerica, la capitale Argentina ha un aspetto urbano molto europeo, scendendo e passeggiando si ha l’impressione di trovarsi a Barcellona piuttosto che in alcuni quartieri parigini. Avendo il pomeriggio libero, lo utilizziamo per passeggiare per il centro, Avenida Corrientes, Obelisco, Florida, Plaza de Mayo e notiamo subito che la città gode di un fermento culturale non indifferente, si inciampa davvero nelle librerie e nei teatri e poi notiamo che posti per mangiare ce ne sono per tutti i gusti e in quantità industriale. La sera era prevista la cena di benvenuto in un ristorante di Puerto Madero, quartiere cittadino ricavato dai vecchi docks e circondato da gru, ora pieno di locali, dove abbiamo mangiato la nostra prima bistecca argentina accompagnata da un vino rosso. Piccola nota a margine: come vino abbiamo bevuto spesso il Mallbec, unico vitigno autoctono, un buon rosso e nemmeno molto caro, mentre sulla carne, buonissima, il consiglio è di mangiarla ma non a Buenos Aires, solo per motivi di prezzo. In Argentina la carne la trovate ovunque e di ottima qualità, quindi nella città è meglio arrangiarsi tanto offre di tutto, in modo da contenere i costi.

16 dicembre

Il giorno seguente avevamo nel pomeriggio la partenza per Puerto Madryn, la porta della Patagonia, quindi la nostra accompagnatrice ci ha guidato fino alla stazione degli autobus. Infatti, i nostri spostamenti li abbiamo fatti tutti in autobus di linea, ottimi sostitutivi degli aerei interni, meno cari (una media di 100 euro il bus, l’aereo costa dai 300 ai 400) e poi ti permettono di vedere la pampa sterminata, cosa che dal finestrino a 4000 metri di altitudine noti molto peggio. Chiaramente i trasferimenti durano quindici, diciotto, venti ore, ma i pullman sono comodissimi, più dell’aereo, mangi come in aereo, ogni due tre ore puoi scendere alle fermate e vedere cosa offre il mondo fuori. Sui pullman poi si viaggia con la gente del posto, portatevi una buona scorta di libri e il tempo passerà benissimo. Autori consigliati: Luis Sepulveda, la causa del mio innamoramento patagonico e fuegino, Francisco Coloane e “Il Cacciatore di ombre” di Tito Barbini, una bellissima scoperta. Fare un viaggio in Patagonia senza vederla, accontentandosi solo dei luoghi forniti di aeroporto, perdendosi quel “nulla” che si trova in mezzo, toglie molto al fascino che questa terra composta di infiniti spazi, attraversati da lingue d’asfalto e con il cielo schiacciato sulla steppa offre.

Penisola Valdes

Arrivati a Puerto Madryn dopo venti ore di viaggio, il solito accompagnatore ci ha accompagnato in hotel. Puerto Madryn è la base per la visita della Penisola Valdes, tappa obbligata in quanto territorio splendido dal punto di vista faunistico. Città di medie dimensioni, bella spiaggia dove è possibile anche fare il bagno, dove fa piuttosto caldo, stazione balneare per chi non si può permettere i luoghi vip dell’Uruguay e del Brasile. Qui si mangia pesce, molluschi e crostacei in abbondanza, davvero buone le zuppe. Nei due giorni seguenti abbiamo fatto escursioni con un piccolo pulmino, un giorno siamo andati nella riserva faunistica di Punta Tombo, trecento km a sud, l’altro abbiamo visitato tutta la Penisola Valdes. A Punta Tombo c’è la più grossa colonia di pinguini magellano al mondo, quasi un milione, per arrivarci si percorrono svariati km di piste e si conosce il vento patagonico e il paesaggio che ci troviamo di fronte è uno spettacolo della natura. Non vi affrettate a fotografare i primi pinguini che scorgerete tra i cespugli, appena iniziato il percorso ve ne troverete attorno centinaia. Dopo l’intera mattinata passata nella riserva, l’escursione prevedeva la visita ad una fattoria nella valle del fiume Chubut, una valle che per la presenza dell’acqua presenta caratteristiche simili alla nostra campagna, con molti frutteti. Poi visita ad una casa da thè a Gaiman, colonia gallese, e al museo paleontologico di Trelew, ben organizzato.

19 dicembre

Sempre con un pulmino ci siamo recati all’interno della Penisola Valdes, prima tappa Puerto Pyramides, base di partenza per le escursioni in mare con il battello, per vedere una colonia di leoni marini e avvistare le balene (costo 260 pesos argentini a testa, circa 50 euro). Purtroppo le balene non è stato possibile avvistarle, il periodo migliore è da metà aprile ai primi di dicembre, questo è uno degli inconvenienti di fare il viaggio in estate, anche se le giornate sono state splendide e si riesce a prendere molto sole. Il giro dura un’ora, poi riscesi a terra si prosegue l’escursione percorrendo le piste della penisola e osservando i guanacos (camelidi simili al lama, animale simbolo della Patagonia), volpi grigie, maras (grossi roditori simili a conigli), nandù (simili a struzzi), arriviamo ad un tratto di costa abitato solo da una colonia di pinguini magellano, meno numerosa di quella del giorno precedente, ma bellissimo lo scenario che si apre davanti agli occhi, con colorazioni inedite di blu e di marrone. Il vento si fa sentire, nonostante faccia piuttosto caldo, comunque è sempre bene portarsi dietro una maglia, la t-shirt spesso non è sufficiente, crema solare e occhiali. Dopo aver pranzato al ristorante del faro, scendiamo la scogliera per osservare una colonia di elefanti marini che si crogiolano al sole. Si arriva ad una distanza di una ventina di metri, forse meno. Ci hanno detto che è possibile con le guide del posto avvicinarsi moltissimo, a pochi metri e pernottare al faro, ma sembra che abbia l’esclusiva una sola agenzia. Comunque, la visione vale davvero la pena e si colloca al termine di un’escursione bella e interessante. Tenete presente che durante le escursioni eravamo una volta in 4, l’altra in 6 e non abbiamo trovato nessuno nei luoghi visitati, perché in dicembre siamo ad inizio estate ed ancora non è cominciato il flusso turistico vero e proprio.

El Calafate

Il 20 dicembre, ripartiamo in autobus per El Calafate, percorrendo La Ruta 3 fino a Rio Gallegos e poi con un mezzo più piccolo proseguiamo per la città sul Lago Argentino ai piedi delle Ande, base per la visita ai parchi dei ghiacciai. El Calafate è una cittadina più piccola di Puetro Madryn ma estremamente ordinata rispetto alle altre, ricorda i nostri paesi appenninici. Qui mangiate assolutamente l’agnello, non ve ne pentirete, troverete delle ottime grigliate miste. Il giorno seguente abbiamo fatto un’escursione giornaliera in catamarano sul Lago Argentino, dove dall’acqua di un lago di un blu mai visto prima tra iceberg galleggianti e foreste sulla riva, sotto il controllo aereo dei condor, abbiamo osservato tre ghiacciai, Uppsala, Spigazzini e il più famoso Perito Moreno, dove il giorno dopo ci siamo recati con l’altra escursione. Al Perito Moreno si arriva anche via terra e attraverso delle passerelle si riesce a vederlo da ogni angolazione. Il silenzio di quei luoghi è incredibile come il bianco accecante della profondità del ghiacciaio, interrotto solo dal ghiaccio che si stacca e che cadendo in acqua provoca un forte rumore. Entrambe le escursioni durano l’intera giornata e si possono vedere paesaggi unici, noi siamo stati particolarmente fortunati con il tempo, poco freddo e cielo limpidissimo. Bevete il liquore fatto con il calafate, una bacca tipica simile al mirto, chi lo beve ritorna in Patagonia, così vuole la tradizione. In entrambe le occasioni portatevi qualcosa da mangiare, non sono previsti pranzi, noi non l’abbiamo fatto… Questi luoghi sono assolutamente da non perdere e in questo periodo non sono eccessivamente frequentati, quindi perfettamente visitabili e godibili.

Patagonia cilena

Il 24 dicembre ci spostiamo da El Calafate per arrivare a Puerto Natales in Cile, la frontiera è piuttosto snervante, ci abbiamo passato due ore abbondanti. Il paesaggio fuori cambia leggermente, la pianura viene sostituita dalle colline, il terreno è più disomogeneo, si scorgono anche alcuni arbusti e si costeggiano fiordi, la Patagonia cilena è frastagliata. Puerto Natales si affaccia sul fiordo di Ultima Esperanza, è una cittadina grande come El Calafate ma molto diversa. Non offre nulla di eccezionale, se non un buon pesce alla griglia nei ristoranti davanti al mare. Per noi è stata la base per andare a visitare il Parco Torres del Paine. Torres del Paine è un parco che offre scenari meravigliosi, colori e giochi d’acqua unici, non avevamo mai visto un blu più blu del lago Sarmiento, frequentato da gruppi di guanacos rosso-marrone al pascolo verde dei prati. La visita è tutta con un autobus che prevede soste in luoghi precisi del parco da dove poter ammirare le bellezze della natura, la flora e la fauna del territorio. L’escursione dura l’intera giornata, e durante il viaggio l’itinerario prevedeva la visita alla Grotta del Milodonte, animale preistorico raccontato anche da Chatwin, corpo da orso e testa di rinoceronte. Questo è stato il nostro Natale, concluso con una cena e una passeggiata sulla costa fino al tramonto, che qui arriva alle dieci e mezzo di sera. C’è da dire che le festività natalizie non si notano granchè, sono feste che si svolgono molto in famiglia, i ristoranti e i negozi sono chiusi, non c’è molta gente in giro. Il giorno dopo, il 26 dicembre ci spostiamo a Punta Arenas, la città più grande di quella parte di mondo, città portuale sullo Stretto di Magellano, città da cui partiremo il giorno seguente per andare in Terra del fuoco.

Terra del Fuoco

Il viaggio per Ushuaia, la città alla fine del mondo, dura più o meno una decina di ore, stavolta la frontiera è stata molto più veloce, anche perché il personale del bus ha pensato a tutta la fase del controllo passaporti, permettendoci a noi di bivaccare per un’ora nella pampa mangiando riparandoci dal forte vento. Il viaggio che da Punta Arenas porta a Ushuaia, ricompensa per tutte le ore di pullman, il “nulla patagonico” è portato a dosi altissime, ho avuto la sensazione di essere in un racconto di Sepulveda, ho avuto l’impressione di scorgerne i personaggi lungo il percorso. Arrivati a Punta Delgada, ci imbarchiamo su un traghetto per attraversare lo Stretto di Magellano ed approdare nell’isola grande della Terra del Fuoco, sempre territorio cileno, dove durante il breve tratto di mare dei delfini ci hanno accompagnato e alcuni pinguini ci hanno salutato mentre catturavano pesce. A quel punto abbiamo percorso strade sterrate praticabili solo in estate per arrivare alla frontiera ed è cominciato l’immersione nel romanzo. Rientrati in Argentina si riprende il percorso della Ruta 3 e si riprende la visione del paesaggio tipico, fino a che avvicinandosi alla fine del mondo il territorio diventa meno pianeggiante e meno desertico, iniziano ad esservi radi boschi e colline, poi foreste di faggi e montagne, interrotte da numerosi laghi su strade a strapiombo. Per arrivare a Ushuaia si oltrepassa il Passo Garibaldi e si costeggia il Lago Fagnano, entrambe mete di escursioni proposte dalle agenzie nella città più a sud del mondo. Arriviamo ad Ushuaia verso le sette di sera, il tempo di andarcene in hotel e ritornare in centro per un breve giro ed una cena dove abbiamo gustato un granchio reale al naturale, molto buono. Non perdetevi neanche il merluza negra. La città non è male, fino alle 11 di sera possiamo godere del tramonto tra il canale di Beagle e il ghiacciaio Martial alle spalle. Un cartello sul lungomare ricorda al mondo di essere alla fine, davanti solo l’isola di Navarrino (Cile) e oltre le montagne l’Antartide, separato da noi da due giorni di navigazione su una rompighiaccio e 4000 dollari. Nel porto albergano tra container, navi del National Geographic, navi rompighiaccio, navi da crociera che ti portano fino a Punta Arenas e ritorno. Ad Ushuaia ci sono molte escursioni da poter fare, noi ne abbiamo fatte due, ed è possibile farle in un solo giorno. La mattina visita al Parco Lapataia, alla fine della Ruta 3, il Parco alla fine del mondo, bello perchè nella foresta, inusuale per il viaggio che abbiamo fatto e perchè per arrivarci si prende il trenino della fine del mondo, treno che ad inizio novecento prendevano i prigionieri del carcere. Rispetto ai parchi visti, niente di particolare, anche il trenino è tutto troppo turistico, ma vendono l’idea della fine del mondo. Altra escursione nel pomeriggio, l’uscita in catamarano sul Canale di Beagle, leoni marini, cormorani e faro in mezzo al mare. Un’estensione prevede anche la visita ad una colonia di pinguini, ma se siete stati a Punta Tombo non sprecate tempo. Noi abbiamo fatto, nel giorno successivo, le visite al Museo ricavato nel carcere, molto interessante ed al Museo Yamana, che presenta la storia dei nativi, luoghi che si possono visitare in tre ore. Altra escursione al ghiacciaio Martial, si prende il taxi e si arriva ad una seggiovia, che non abbiamo preso perché ferma, troppo vento, siamo così saliti a piedi per poco più di un chilometro, da dove si gode una bellissima vista sul canale e sulla città. Appena riscesi, un thè caldo ed una fetta di torta nella casa del thè, locale molto ben curato. Le nostre escursioni sono finite qui, il resto credo sia piuttosto superfluo, nel senso che dal punto di vista naturalistico quello che abbiamo visto nel resto del viaggio è di gran lunga superiore. Il fascino di Ushuaia è rappresentato dal fatto di essere alla fine del mondo, una sensazione che non si ripete facilmente, oltre ad essere chiaramente anche una bella città incastonata tra un ghiacciao ed il mare. Piccola informazione e consiglio, sui taxi che costano poco e sono il mezzo migliore e sul prendere comunque un hotel in centro, noi eravamo fuori e non è stato comodissimo. Il 30 dicembre verso le otto di sera abbandoniamo la fine del mondo, ancora giorno, prendiamo l’aereo che in poco più di tre ore ci riporta a Buenos Aires.

Buenos Aires

Abbiamo passato alcuni giorni nella capitale, dove avevamo fatto una brevissima visita all’inizio. Il 31 dicembre, sabato, mercato di Recoleta, molto grande e pieno di gente, fatelo assolutamente nel fine settimana, dura dalla mattina alle sette di sera. Trovate molti oggetti di ogni genere, potete anche mangiare qualcosa sdraiati nei giardini del quartiere come abbiamo fatto noi. L’atmosfera è quella del mercato della Bastiglia a Parigi, non sembra di essere certo in Sudamerica, molti locali da aperitivo, anche se piuttosto cari. Una visita al cimitero monumentale è d’obbligo, si entra proprio dal mercato. La sera dell’ultimo dell’anno tenete presente che verso le quattro del pomeriggio chiudono negozi e locali in genere, per trovare da mangiare è una vera impresa. Nel pomeriggio ci siamo visti la maratona per l’Avenida 9 de Julio, una maratona molto folcloristica e ci siamo bevuti una birra ghiacciata (rigorosamente Quilmes) in un bar davanti all’obelisco, farlo in ciabatte il 31 dicembre non è male. Nei pressi dei locali trovate sempre una rete wi-fi, questo anche nel resto dell’Argentina, potete sfruttarla per fare alcune cose, visto che per il resto del giorno ci si dimentica di avere il cellulare ed è una soddisfazione. Verso le 10 di sera abbiamo trovato fortunatamente una pizzeria aperta nei pressi dell’obelisco, affollatissima, perché i locali nella zona del microcentro sono quasi tutti chiusi. Il pomeriggio nel quartiere di Recoleta vari locali ci hanno proposto modi diversi per passare la serata, ma i prezzi si aggirano al di sopra dei 150 euro e sinceramente non avevamo voglia, abbiamo preferito passarlo all’aperto. Alle 11 ci siamo ritrovati nella piazza sotto l’obelisco, molta gente era già seduta, anche noi ci siamo seduti, ci eravamo portati lo spumante e i bicchieri per festeggiare, come usa da noi in piazza. La differenza è che non c’è assolutamente nulla, ognuno lo festeggia un po’ come vuole, chi scoppia petardi, chi fa partire fuochi d’artificio, per strada solo taxi e pochissime auto, dalle case fuochi d’artificio. Una sorta di gara amatoriale tra sconosciuti. Comunque è stato piacevole, dopo l’una di notte abbiamo provato a fare un giro verso Plaza de Mayo, ma non c’era quasi nessuno. Alle due di notte, con 23 gradi, siamo rientrati in hotel.

1 gennaio

Il capodanno è un vero deserto, tutto chiuso, servizi pubblici chiusi, girano solo i taxi. Siamo andati al mercato di San Telmo, aperto solo la domenica, diverso da quello di Recoleta, molto più abbigliamento e meno oggettistica, comunque sempre un sacco di gente. Abbiamo preso un taxi e siamo andati a mangiare nella parte vecchia del quartiere Palermo, per poi andarcene a rilassarci nei parchi del quartiere. Parchi molto belli e molto grandi, frequentati da argentini. Il Capodanno è una via di mezzo tra Ferragosto e il lunedì di Pasqua, chi può se ne va in vacanza, chi non può al parco. Siamo rientrati nel pomeriggio a Recoleta, tutto a piedi, ma la città va vissuta così, anche se le distanze sono elevate, mercatino e concerto all’aperto, poi cena. Il 2 e 3 gennaio, ci siamo dedicati alla visita del quartiere La Boca e allo shopping, per riportare a casa alcune cose, utilizzando il bus scoperto. Bus scoperto che si prende a Florida, percorso che dura tre ore abbondanti, un buon modo per visitare e spostarsi in città. La Boca è un quartiere coloratissimo, ma tristissimo se esci dalle tre strade piene di turisti, siamo ritornati anche a San Telmo per tornare comprare un pezzo in una bottega d’arte: San Telmo senza mercato, quindi non di domenica è un quartiere totalmente diverso e piuttosto deserto. La sera del lunedì siamo andati in un ristorante di San Telmo con spettacolo di tango e folklore annesso, una bella serata alla modica cifra di 90 euro a testa, vale comunque la pena. Il tango lo si vede ovunque, soprattutto nei quartieri sud, mentre mangi in un ristorante de La Boca e altrove, ma vedere uno spettacolo con orchestra non è male.

Il 4 gennaio siamo ripartiti per rientrare in Italia. Se dovessi dire cosa ci rimane…. di Buenos Aires l’aria e della Patagonia il nulla, all’apparenza invisibili ma se ti ci trovi in mezzo… li respiri profondamente.



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