Dalla Patagonia all’estremo Nord, viaggio nell’Argentina dei grandi paesaggi naturali

Un viaggio desiderato da tanti anni
Scritto da: frabaz
dalla patagonia all'estremo nord, viaggio nell'argentina dei grandi paesaggi naturali

Diario di viaggio fai da te in Argentina

Diario di viaggio

Buenos Aires

Arrivati a Buenos Aires alle 8.30 con Ita Airways, ci è venuto a prendere un tassista prenotato online con il cartello con il nostro nome che con meno di 30 euro ci ha portato al nostro appartamento situato al settimo piano di un grattacielo in pieno centro, a 200 metri da calle Florida e 500 metri da plaza de Mayo. Il tempo di sistemare le valige ed eravamo già in strada alla ricerca di un cambio. Visto che eravamo in calle Florida tutti ci chiedevano se volevamo cambiare la valuta ma noi non ci fidavamo. Nessuna banca in zona aveva l’ufficio cambi per cui ci siamo rivolti ad un negozio di compravendita oro che faceva anche da cambio.  Siamo rimasti sorpresi perche il cambio ufficiale prevedeva 192 pesos per un euro, invece li ce ne davano 360! Abbiamo cambiato solo 50 euro per provare a vedere se in giro ce li accettavano! Infatti siamo quindi andati in un chiosco a comprare una SIM argentina e ci ha accettato i pesos. Anche i successivi acquisti in pesos non hanno dato problemi!

Sempre nello stesso chiosco abbiamo preso per poco piu di un euro l’adattatore per la presa di corrente argentina, che da un lato ha due lamelle non parallele come le estremità di una V e dall’altro i due fori per la spina italiana piccola. Noi ci eravamo preparati dall’Italia una ciabatta a 4 prese con un filo corto ed una spina a due poli (non tre) comodissima da mettere nello zaino e poterci attaccare contemporaneamente telefoni, orologi, power bank, fornello antizanzare, ecc.

Abbiamo visitato la plaza de Mayo, la casa Rosada e la cattedrale. Abbiamo però trovato chiuso il museo della casa Rosada, perché aperto solo il sabato e la domenica. Abbiamo quindi fatto un grande giro a piedi per Puerto Madero con i suoi grattacieli e poi a San Telmo abbiamo visitato il famoso grande mercato coperto, carino, anche se forse ci aspettavamo qualcosa di più emozionante.

Nella strada del ritorno abbiamo cercato e trovato una milonga classica dove si pratica e si puo imparare il tango: Nuevo Cliché è proprio una di quelle, dove tante coppie ballano il tango con passione! Ci hanno subito informato che il martedi ed il giovedi dalle 14 alle 16 c’e lezione e poi si balla fino a sera, il tutto per 800 pesos a testa, poco più di 2 euro. Con l’idea di ritornarci ci siamo incamminati verso casa e, avendo fatto in totale 14 km a piedi e reduci da una notte in aereo, siamo andati a letto presto. La mattina successiva abbiamo cambiato nello stesso negozio del giorno precedente tutti gli euro che avevamo con il risultato di riempirci di banconote! Il cambio è stato addirittura migliore: 370 pesos per un euro contro il 192 ufficiali: quasi il doppio!

Ci siamo quindi diretti verso il quartiere della Recoleta utilizzando Uber, che ha lo svantaggio di essere pagato con la carta di credito secondo un cambio un po migliore di quello ufficiale, ma che è cosi comodo a prenotare e poi eravamo un po’ intimoriti dai vari filmati, ad esempio Scam City, sulle truffe dei tassisti e non solo di Buenos Aires. Non siamo entrati nel famoso Cemeterio perché non particolarmente interessati e poi perché 2000 pesos a testa pagabili obbligatoriamente con carta di credito (cioè al cambio ufficiale) sarebbero stati sproporzionati per una visita di meno di un’ora e poi non eravamo molto attratti. Abbiamo quindi fatto una lunga passeggiata nel parco 3 febrero e poi ci siamo proiettati con un altro Uber al Caminito del quartiere Boca. Che emozione, finalmente un’atmosfera storica e una mangiata memorabile di parrilada di bife de vaca con tanto di cantante che si esibiva proprio davanti al nostro tavolo. El Caminito è molto frequentato dai turisti ma la sua vivacità lascia un ricordo indelebile. La sera siamo tornati a fare un bel giro a Puerto Madero per goderci tutte le luci dei grattacieli e dei ristoranti sul canale.

Il terzo giorno eravamo pentiti di aver programmato ancora Buenos Aires, avremmo preferito partire per La Tierra del Fuego piuttosto che stare ancora in città, quindi abbiamo iniziato a visitare anche le cose non imperdibili: prima tra queste il Cabildo, cioè il museo della indipendenza che dà proprio su Plaza de Mayo e che due giorni prima non avevamo individuato. La visita è gratuita e molto breve, ma leggendo i cartelloni, permette di imparare la storia dell’indipendenza di tutto il sud america dalla Spagna. Successivamente abbiamo visitato il maestoso Palazzo del Congresso, che assomiglia al Campidoglio statunitense, dove si riuniscono i senatori e i deputati. La visita era guidata e gratuita per piccoli gruppi, però peccato che la guida parlasse solo in spagnolo e molto velocemente per cui abbiamo capito solo in piccola parte. Siamo quindi tornati nel primo pomeriggio al Nuevo Cliché, stavolta con vestiti più adatti (non bermuda dei giorni precedenti) e quindi abbiamo potuto prendere lezione di tango argentino e di samba argentina per poi sperimentarli per alcune ore. Per l’età sembrava di essere in un CRAL, ma con tante coppie, e single che ballavano con passione.

Il quarto giorno, avendo l’aereo alle 4 di pomeriggio siamo andati a fare una lunga passeggiata al parco Costanera Sur, o almeno volevamo, perche a causa di un incendio del giorno prima era stato chiuso per quel giorno! Fortunatamente il parco è costeggiato da una striscia di verde pubblico con il Paseo della Gloria, cioè le statue dei più famosi sportivi argentini, per cui abbiamo potuto fare la nostra decina di chilometri giornalieri. Veloci a casa a riprendere le valigie, ma un errore di valutazione e un incidente sull’autostrada che conduce all’aeroporto ci ha fatto perdere l’aereo per Ushuaia! Siamo arrivati 20 minuti prima del decollo ma i banchi del check-in erano gia chiusi e non c’è stato niente da fare. Abbiamo chiesto la disponibilità di altri voli ma era tutto prenotato per una settimana! Addio Ushuaia. Visto che alla Fin de Mundo avevamo programmato solo due giorni, giusto per fare il giro in catamarano per isola Martillo, abbiamo trovato su internet un aereo di un’altra compagnia low-cost (JetSmart), che ci portasse a El Calafate la mattina successiva in modo da anticipare di un giorno la seconda tappa. Abbiamo passato la mezza nottata sulle sedie dell’aeroporto. Check-in alle 2:30 e decollo alle 6:00.

El Calafate

A El Calafate siamo arrivati un giorno prima del previsto e abbiamo avuto la fortuna che si era appena liberata in anticipo la camera prenotata dall’Italia! Purtroppo il tempo non è stato bello e, anche se avevamo una casina (cabana) in prima fila sul lago pieno di fenicotteri, c’era un vento poderoso che non permetteva troppe passeggiate. Abbiamo preso conoscenza della cittadina e trascorso due giorni con lunghe passeggiate sul lago consolandoci a cena con uno strepitoso ‘cordero patagonico’, cioè grigliata di agnello. Storico. Il terzo giorno siamo finalmente partiti con un corrierino per il Perito Moreno. Tutte le escursioni le avevamo prenotate dall’Italia sullo stesso sito di un operatore argentino, salvo quella alle cataratte che comprendeva anche il lato brasiliano.

Il Perito Moreno è una spettacolarità unica; quando siamo arrivati il ghiaccio aveva raggiunto la terra della penisola antistante, penisola Magellano, dove si trovano le passerelle e quindi aveva spezzato il lago Argentino in due. L’acqua del lato sinistro si faceva spazio per ricongiungersi al lato destro e ogni minuto un pezzo di ghiaccio si staccava dalla parete e cadeva in acqua con grande fragore. Nel pomeriggio abbiamo fatto un giro in barca, che consente di vedere dal basso tutta la parete laterale e fare foto meravigliose anche agli iceberg di colore blu.

El Chalten

Il giorno successivo abbiamo fatto l’escursione a El Chalten, piccola cittadina a più di 200 km a nord, raggiungibile aggirando il lago Argentino e un altro grande lago. Durante tutto il viaggio abbiamo visto tantissimi guanaco ed alcuni struzzi. El Chalten o ‘montagna fumante’ nella lingua originaria, è sia il nome della cittadina campo base per i famosi percorsi di trekking ma anche il nome della montagna di granito rossastro a forma di denti di squalo che però ben raramente mostra la cima, perché sempre coperto da nuvole con nevicate quotidiane anche d’estate. Quel giorno non c’era una nuvola! La guida ci diceva che era una cosa eccezionale: la maggior parte degli scalatori arrivano in cima senza mai averla vista per intero!

Abbiamo deciso di fare trekking libero, cioè non accompagnati per in breve giretto dalla guida, bensì di raggiungere con un paio d’ore di salita la Laguna Capri, che è un laghetto dal quale si ha una vista diretta sul Fitz Roy e sottostante ghiacciaio. Probabilmente si chiama Capri per via di un’isolotto contornato da acqua blu. A noi italiani non mancano certo montagne meravigliose e anche più belle come le Dolomiti: la particolarità è che qui ci sono ancora distese di ghiacciai e che sono cime come il Cerro Torre molto impegnative per via della verticalità e delle condizioni atmosferiche, molto famose in Argentina e in particolare in Italia, per via dei famosi scalatori italiani che hanno provato e che per primi sono riusciti a scalarle. Il giorno dopo ci siamo trasferiti con l’aereo a Trelew e di qui a Puerto Madryn, località di mare di fronte alla penisola Valdes.

Anche qui però una seconda disavventura: avendo perso il volo per Ushuaia e al suo posto preso uno diretto per El Calafate, non eravamo successivamente saliti sul volo Ushuaia-El Calafate che era un volo combinato con il successivo El Calafate-Trelew e quindi ci avevano annullato il volo per Trelew. Insospettiti dal fatto che non riuscivamo la sera prima a fare il necessario web check-in abbiamo telefonato con la Sim argentina al call center di Aerolineas Argentina scoprendo che la seconda tratta era stata per noi annullata! Colmo dei colmi, durante la loro spiegazione, metà in spagnolo e metà in inglese, è caduta la linea e abbiamo scoperto che il credito della nostra SIM, predisposta soprattutto per Internet, si era esaurito nella lunga attesa musicale del call center. Panico! Bloccati in Patagonia a data indefinita per trovare un volo durante una settimana di punta! E che fine facevano tutti gli altri voli ed escursioni programmate? Siamo usciti di scatto dalla nostra cabana e abbiamo incrociato un ragazzino che almeno un po’ capiva l’inglese. Ci ha prestato il suo cellulare e ha chiamato lui il call center in spagnolo e poi ce li ha passati e siamo riusciti, in inglese a far presente che avevamo inviato una email prima della prima tratta, della quale chiedevamo il rimborso, ma che avremmo preso la seconda tratta. Dopo mezz’ora di ininterrotta telefonata ci hanno trovato una sistemazione in prima classe e anche se dovevamo pagare una differenza, almeno saremmo partiti! Salti di gioia. Anche qui, dopo la sventura, un colpo di fortuna! Grazie al mitico ragazzino Mattias siamo qui a raccontarla dall’Italia.

Puerto Madryn

Il giorno dopo, mai volato in prima classe, con tanto di spuntino e vino, siamo arrivati quindi a Trelew e di qui a Puerto Madryn. Altro colpo di fortuna: proprio quella sera c’era un concerto gratuito sul lungomare e la gente ballava in modo molto simile alla pizzica o alla taranta! Un secondo gruppo musicale poi, evidentemente molto alla moda, ha eseguito brani molto popolari di stile andino che tutti cantavano mentre altri spruzzavano schiuma da barba in grande quantità e in tutte le direzioni: risultato capelli bianchi di sapone per tutti. Era una grande atmosfera di festa. Ma anche molto controllo da parte della polizia, cosa che avevamo gia notato anche per tutte le strade di El Calafate.

Il giorno dopo escursione a Punta Tombo, dove ci aspettavano, nel loro ambiente naturale, 500.000 pinguini che però non potevo toccare, anzi dovevamo mantenere una distanza minima di 2 metri, al punto tale che quando ci attraversano il sentiero per raggiungere la loro tana con il coniuge ed i piccoli dovevamo fermarci o anche arretrare per non disturbarli. Era bellissimo vederli camminare con il loro passo goffo e nello stesso tempo elegante!

Il giorno successivo, visto che non c’era tanto sole e non potevamo fare una giornata di mare, abbiamo fatto l’escursione alla penisola Valdes, che è un immenso territorio protetto e selvaggio pieno di animali ed uccelli. Peccato che gennaio non sia il mese giusto per avvistare le balene e quindi ci siamo accontentati di vedere, ma da lontano un centinaio di metri, decine e decine di leoni ed elefanti marini, che però in questa stagione erano molto addormentati e quasi immobili. Il pulmino dell’escursione ci ha portati direttamente all’aeroporto di Puerto Madryn in modo da tornare a Buenos Aires per una notte dal momento che i voli interni low cost fanno scalo nella capitale cosi che la mattina successiva abbiamo preso il volo per Salta.

Salta

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Qui abbiamo scoperto una città più classica, stile coloniale e ci siamo goduti subito una passeggiata nella piazza centrale con la cattedrale, il cabildo, il museo, la chiesa di San Francesco, tutti in stile antico. La sera siamo andati nel quartiere Barcacelo, pieno di locali dove suonano la ‘pe(g)na’ cioè la musica folkloristica con le coppie di ballerini in vestiti tradizionali che danzano per la strada la samba argentina, un ballo di corteggiamento molto appassionato, quello che avevamo imparato nella lezione a Buenos Aires! All’interno di ogni locale un gruppo suona altri brani e i ballerini si alternano tra la strada e il locale e a turno prendono per mano anche alcuni presenti, compresi noi, per ballare, cosi abbiamo avuto modo di mettere in pratica quanto imparato nella lezione presa alla milonga di Buenos Aires. Quando poi i suonatori hanno eseguito un brano di Tiziano Ferro non abbiamo mancato di cantare la versione originale italiana e pure di ballarla all’italiana!

Il giorno dopo è arrivata finalmente l’escursione al Gran Salar di Jujuy, raggiunto con un viaggio tra andata e ritorno di 500km, superando il passo a ben 4.170 metri s.l.m. Semplicemente meraviglioso: con un altro colpo di fortuna, mentre a Salta pioveva, al Gran Salar si era aperto un grande squarcio di cielo blu per cui ci siamo goduti il fantastico contrasto tra il bianco del sale, l’azzurro delle piscine d’acqua, il rosso delle montagne all’orizzonte e il cielo blu! Tra l’altro un gruppo di giovani, vestiti con una divisa di una associazione religiosa, si rendevano disponibili, per un’offerta minore di un euro, a utilizzare il nostro smartphone per farci foto artistiche nelle pose più originali con le funzioni che ancora non avevo usato di scatto ripetuto ecc., che così ho imparato!
Abbiamo poi visitato Purmamarca dove, dopo un’ottima grigliata di lama, abbiamo percorso il ‘Paseo los Colorados’: una passeggiata in mezzo alle montagne di roccia rosso vivo alternato a verde e amaranto. La sera, anche se dopo una gita di dodici ore, ritorno ai locali della ‘pena’, perché troppo belli da vedere e per poter nuovamente ballare.

Cascate dell’Iguazu

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Il giorno dopo abbiamo nuovamente fatto scalo a Buenos Aires per poi raggiungere Puerto Iguazu e qui nuovo imprevisto: la compagnia low cost ha ritardato i due voli di 5 ore per cui siamo arrivati a Puerto Iguazu la mattina successiva alle 3! Abbiamo spento le luci in camera dell’hotel alle 4! Tre ore a letto e poi via per l’escursione combinata: prima il lato argentino delle cascate e poi quello brasiliano.

Non ci sono parole per descrivere l’emozione e neanche le bellissime foto fatte rendono l’idea. Sarebbe stato meglio stare ore e ore in quella giungla di acqua, piante ed animali, ma c’era troppa gente, dovevamo seguire la guida e poi era un caldo terribile. Nel pomeriggio siamo passati sul versante brasiliano e, visto che che è più piccolo, non pensavamo potesse essere bello come quello argentino, invece anche quello è stato fantastico, pur richiedendo meno tempo. Non abbiamo fato il giro in barca per via di un dolore alle costole da parte di mia moglie, ma nella passerella più lunga, non abbiamo mancato di inondarci di acqua con grande gioia e refrigerio! Al posto del giro in barca siamo rientrati in hotel, dove però ci aspettavano un paio d’ore in piscina!

Mar del Plata

Ritornati a Buenos Aires, abbiamo immediatamente preso il bus per Mar del Plata. Mai stati cosi comodi: i primi due posti al piano superiore con una veduta a 180 gradi, sedile comodissimo con spazio per allungare le gambe totalmente in orizzontale: vedute della pampa piena di mucche e cavalli a perdita d’occhio. Dopo 5 ore quasi ci dispiaceva di essere arrivati! Purtroppo abbiamo preso due giorni di nuvole e temporali e allora, con k-way e ombrello abbiamo passeggiato sul lungomare, raggiungendo il porto dove stazionano i leoni marini e alla sera ci siamo consolati con grandi mangiate di calamaretti e vino di Mendosa Malbec e Chardonnay a volontà.

E qui un’altra disavventura: rilassati dalla cena e di aver pure ballato cha-cha e foxtrot sul lungomare dove ci sono artisti e musicisti di strada, qualcuno ha aperto la tasca esterna dello zainetto di mia moglie mentre eravamo fermi a un semaforo e ha rubato il cellulare. Ce ne siamo accorti subito, ma al buio nella confusione era già troppo tardi. Per fortuna che era un vecchio cellulare che mia moglie voleva cambiare ma che prudentemente avevamo aspettato la fine del viaggio visto che le foto le facevo tutte io con lo smartphone più recente. Avevamo inoltre il mio vecchio cellulare nel quale avevamo inserito la SIM argentina. Inoltre prima di partire lei aveva fatto backup di (quasi) tutte le foto precedenti. Però è sempre una disavventura e il timore che potessero fare operazioni online. Fortunatamente era spento perché era esaurita la batteria e quindi una volta bloccato il numero e verificata la mancanza di operazioni in banca abbiamo superato anche questa.

Però le sorprese non finiscono mai: l’ultimo giorno a Mar del Plata, dopo un’ennesima bella passeggiata (Google Fit ci riportava sempre dai 12 ai 15 km al giorno) siamo tornati in hotel a prendere le valigie e chiamare il taxi per andare alla stazione delle corriere e li abbiamo scoperto che c’era lo sciopero dei tassisti: non ne circolava neanche uno. Uber non c’è a Mar del Plata. Abbiamo implorato lo staff della reception di telefonare a loro conoscenti per darci un passaggio, offrendo un cospicuo pagamento. Le nostre valigie non erano troppo pesanti per via dei vestiti adatti sia al freddo antartico che al caldo tropicale! Niente da fare: nessuno era disponibile immediatamente. Pronti via, ci siamo fatti altri 2 chilometri e mezzo a piedi trascinando con le ultime forze la valigie stracolme. Ma ce l’abbiamo fatta!

Conclusione

Visto che non è frequente andare in Argentina vale la pena visitare sia il sud che il nord. Al primo posto metterei le Cascate dell’Iguazu, poi il Gran Salar di Jujuy assieme al Perito Moreno e via via Punta Tombo e penisola Valdes. Dalla Patagonia mi aspettavo emozioni più forti e invece ho scoperto che è fondamentalmente una immensa steppa senza vita, senza niente, salvata solo dai ghiacciai che stanno su una sua piccolissima parte, poco accessibile.

Il nord mi ha dato le emozioni più grandi. Tutti gli argentini che abbiamo incontrato sono stati calorosissimi con noi italiani. Tutti i tassisti utilizzati sono stati onesti. Tutte le guide delle escursioni sono state di grande professionalità e simpatia. A differenza di altri viaggi, abbiamo incontrato pochissimi turisti italiani.

Consigli

Portare con sé valuta straniera (euro o dollari) da cambiare man mano, meglio se a Buenos Aires. Attenzione ai soldi, documenti e telefono non solo a Buenos Aires, ma anche a Mar del Plata. Pagare i voli interni mediante un’agenzia argentina che riesce a offrire voli trasversali diretti a prezzi ragionevoli.

Andare in ottobre-novembre sarebbe la stagione migliore per avvistare le balene, i delfini e vedere l’accoppiamento dei pinguini.

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  • Pinguinoblu Pinguinoblu
    Ciao, concordo con voi che il nord sia più bello, più "coinvolgente", forse anche per il fatto che tutti abbiamo aspettative molto alte riguardo alla Patagonia, aspettative che in parte vengono disattese. La vostra Patagonia, però, è stata molto "soft": non avete fatto un vero trekking a El Chalten, ma solo la laguna Capri (non dico avreste dovuto fare tutto il percorso della laguna de Los Tres, ma magari la laguna Torres o almeno i brevi percorsi dei Miradores de los Condores e las Aguilas); non siete passati in Cile, a Torres del Paine (la parte più bella); non siete stati a Ushuaia (ma qui non vi siete persi nulla: non è nulla di chè e non vale il viaggio). Comunque anche noi abbiamo lasciato il cuore nel NOA: a Salta, Tilcara, Humahuaca, Cafayate e la quebrada de las flechas... Anche quando abbiamo visitato il nord siamo passati in Cile, a San Pedro de Atacama, ma in quel caso abbiamo preferito la parte argentina.Per quanto riguarda Buenos Aires, l'ingresso alla Recoleta è gratuito (è un cimitero: sarebbe assurdo il contrario), sono le visite guidate quelle a pagamento."
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