Oltre a Buenos Aires, c’è un’Argentina davvero poco conosciuta ma straordinariamente bella

Quattro settimane alla scoperta di regioni bellissime e spesso inedite per il turismo internazionale
Scritto da: puremorning1999
oltre a buenos aires, c'è un'argentina davvero poco conosciuta ma straordinariamente bella

Generalmente quando si pensa all’Argentina, vengono in mente Buenos Aires, la Patagonia e forse le cascate di Iguazù. In realtà, questo grande paese ha molto altro da offrire. Noi, oltre a Buenos Aires, abbiamo attraversato le provincie settentrionali di Misiones, Salta, Jujuy, Tucumán, Catamarca, La Rioja, San Juan e Córdoba e abbiamo scoperto montagne, valli, parchi e città davvero meravigliosi, dei quali ignoravamo l’esistenza. Ecco alcune indicazioni generali prima di passare al racconto delle singole giornate:

Informazioni utili

Sicurezza

Riguardo alla sicurezza, nonostante i resoconti a volte preoccupanti che si leggono sul web, in particolare su alcuni forum, noi non abbiamo avuto alcun problema. Anzi, possiamo dire di non esserci mai sentiti in pericolo in nessuna tappa del viaggio. Ovviamente abbiamo evitato di visitare zone che sapevamo essere a rischio e non siamo usciti dopo le 22.30.

Periodo

Il periodo da noi scelto, da fine luglio a fine agosto, è stato ottimo. Difatti, abbiamo avuto solo poche ore di nebbia una mattina e non c’è mai stata pioggia. La temperatura è stata in genere insolitamente elevata per la stagione, anche se la sera e la mattina presto in alcuni luoghi (ad esempio, Buenos Aires e Belén) si abbassava molto. In ogni caso, c’è una differenza tra le varie zone visitate durante il nostro viaggio, per cui siamo passati da climi tropicali come Iguazù a climi più continentali come Salta.

Agenzia

Agenzia sì o no? Noi abbiamo organizzato il nostro viaggio in piena autonomia senza difficoltà, ma in alcuni casi, quando affidarci ad un operatore specializzato ci sembrava più facile, ci siamo serviti di agenzie di viaggio locali, che abbiamo selezionato e contattato dall’Italia. Ad esempio, l’organizzazione della visita delle missioni in Paraguay ci sembrava complessa, perché avremmo dovuto gestire da soli il noleggio dell’auto ed il trasferimento in Paraguay, così come la visita del Campo de Piedra Pomez, perché richiede una 4×4 e la percorrenza di oltre 8 ore di strada, tra andata e ritorno.

Costi

Capitolo costi: in linea di massima, l’Argentina è una nazione economica, probabilmente anche a causa della forte crisi finanziaria. Con l’eccezione di Buenos Aires, che è un po’ più cara, ma offre anche servizi di qualità più elevata, una doppia in un hotel con colazione costa tra i 30 ed i 45€; per cenare si spendono non più di 10/15€ a testa ed il costo della benzina è molto basso (circa 324 ARS al litro, vale a dire 50/60 centesimi). Al contrario, l’Uruguay è nettamente più caro ed è assimilabile all’Italia, mentre il Paraguay ci è sembrato paragonabile all’Argentina.

Trasporti

Abbiamo utilizzato una serie variegata di trasporti. Oltre al volo per raggiungere il paese (ITA Airways, Milano Linate-Roma Fiumicino-Buenos Aires Ezeiza e viceversa; € 1.610 a testa con spedizione di un bagaglio, prenotato tramite Expedia), abbiamo preso un volo di sola andata da Puerto Iguazù a Salta via Buenos Aires Aeroparque con Aerolinas Argentinas (prenotato tramite Booking; € 136 a testa); alcuni autobus, anche notturni per spostarci su tratte medio-lunghe, sia in Argentina che in Uruguay ed un paio di traghetti per arrivare in Uruguay. Con questi mezzi ci siamo trovati bene, in genere. Abbiamo poi noleggiato un’automobile per la tratta da Salta a Cordoba con FIT Car Rental (€ 460,06 inclusi conducente aggiuntivo e restituzione in un luogo diverso; abbiamo acquistato anche un’assicurazione integrativa per l’eliminazione della franchigia con http://www.rentalcover.com; € 56,32). La comunicazione dall’Italia con questa società di autonoleggio – così come anche con l’altra società che avevamo selezionato, Alto Valle – non è stata facile, né particolarmente chiara e rapida. Inoltre, al momento del ritiro dell’auto, ci hanno fornito una mappa informandoci che, pur non essendo vietata la circolazione su alcune strade delle province di Salta e Jujuy, non era prevista copertura assicurativa. Non abbiamo avuto analoghe informazioni per le altre province e quindi non sappiamo se ci fossero limitazioni di questo genere. Tra l’altro, non ci avevano informati del fatto che l’assistenza stradale era prevista solo tra le 9 e le 21, né che l’agenzia non aveva una sede all’aeroporto di Cordoba, dove era prevista la restituzione del veicolo, e questo ci ha comportato qualche disagio. Ciononostante, la nostra esperienza non è stata negativa – fortunatamente non abbiamo avuto problemi sulla strada. Abbiamo guidato per 2907 km. e non è stata necessaria la patente internazionale.

Lo stato delle strade è vario – a volte le provinciali non sono asfaltate – e si possono recuperare alcune informazioni sul sito: https://www.argentina.gob.ar/obras-publicas/vialidad-nacional/estado-de-las-rutas. In città abbiamo usato molto spesso i taxi. A Buenos Aires c’è un’apposita App (BA Taxi), che però funziona in maniera efficace solo in alcuni quartieri, ed Uber. A Cordoba esistono Uber e due agenzie di taxi che funzionano anche tramite Whatsapp (Rapitaxi, la migliore, e Transmitaxi, meno valida), mentre a Puerto Iguazù Uber non esiste. A Buenos Aires abbiamo spesso chiamato dei taxi per la strada e non abbiamo mai avuto problemi. Attenzione a calcolare i tempi perché Buenos Aires è una città enorme e spesso trafficata.

Non avevamo una mappa cartacea ed abbiamo utilizzato prevalentemente l’App Maps.me ed a volte anche Waze. In genere, sono state utili, ma in alcune parti della nazione ci hanno indotto in errore conducendoci su percorsi impraticabili, riportando nomi errati di strade esistenti, per cui il consiglio è di verificare in altro modo (ad esempio, parlando con l’Ufficio del Turismo locale) se dovete percorrere delle strade un po’ fuori dai percorsi più battuti.

Comunicazioni e internet

Il wi-fi è presente quasi ovunque negli hotel, nei ristoranti e nei bar, anche se a volte non funziona bene, ed in alcune città c’è anche una rete pubblica gratuita. Non è invece presente sugli autobus a media e lunga distanza. Su un altro piano, la comunicazione con gli hotel dall’Italia è stata generalmente efficace. Pare che gli argentini preferiscano nettamente comunicare con Whatsapp che tramite e-mail.

Alberghi

Abbiamo preso contatti diretti con gli hotel o li abbiamo prenotati tramite Booking.com. Sia in Argentina che in Uruguay gli stranieri non sono soggetti ad IVA (in Argentina ci hanno detto che a volte questa regola si applica anche per i pagamenti in contanti oltre che per quelli con carta di credito), per cui va sempre verificato se la cifra la include già (con Booking l’IVA non è inclusa per gli hotel argentini). In Uruguay se si pagano hotel e ristoranti con la carta di credito, c’è in automatico lo sconto dell’Iva, che è generalmente compresa nei prezzi delle stanze e dei piatti. I nostri hotel sono stati buoni in genere e sempre molto puliti e li abbiamo tutti prenotati dall’Italia. Inoltre, in alcune aree Tripadvisor non ha molte recensioni sugli hotel, per cui per le relative valutazioni non fornisce lo stesso livello di supporto rispetto ad altre nazioni.

Moneta in Argentina

La situazione economica in Argentina è pessima: il peso argentino (ARS) si svaluta di continuo e ci sono due livelli di cambio: quello ufficiale (che si applica al cambio effettuato nelle banche e pare anche ai prelevamenti bancomat) e quello ufficioso (“Euro blue”), che si può ottenere nelle casas de cambio e presso gli uffici della Western Union. Per dare un’idea, il giorno in cui il cambio ufficiale è di 378 ARS per 1€, il cambio ‘blue’ è di 780 ARS per 1€. Di recente anche le transazioni con carta di credito VISA sono convertite ad un tasso quasi pari a quello “blue”, rendendo quindi l’uso di questo strumento molto conveniente. Un consiglio: se prenotate su Booking o altro tool, selezionate i prezzi in ARS e poi convertiteli con Exchange Rate Calculator per avere un’idea del costo indicativo in Euro; se invece lasciate come moneta l’Euro o il Dollaro, avrete dei prezzi apparentemente molto elevati e del tutto irrealistici. Inoltre, a causa dell’inflazione, i prezzi che verranno applicati in ARS il giorno della permanenza in hotel, in genere saranno più elevati di quelli indicati al momento della prenotazione. Questo comunque non comporta un aggravio per il turista, perché il valore in Euro è lo stesso. Noi abbiamo utilizzato la carta di credito quando possibile (attenzione perché alcune strutture quali piccoli hotel, ristoranti o agenzie turistiche non l’accettano oppure applicano un ricarico di circa il 10%), ma abbiamo anche portato del contante che abbiamo cambiato tre volte a Buenos Aires e a Cordoba negli uffici della Western Union; non abbiamo avuto problemi con banconote da 50 e 100€ in buono stato anche se non perfette. Noi abbiamo cambiato 1€ a 570 ARS il giorno in cui siamo arrivati; già una settimana dopo era salito a 580 ARS e 3 settimane dopo era arrivato a 760 ARS.

Moneta in Uruguay

Tutto funziona in maniera efficace e la carta di credito è accettata ampiamente; il cambio è stato di circa 40,50 UYU per 1€.

Cibo

Buono dovunque siamo stati. Inutile dire che gli highlight sono la carne, il dulce de leche, gli alfajores ed i numerosi dolci uruguaiani. Inaspettatamente, in Argentina è ottimo anche il gelato. Infine, i vini argentini Malbec, rosso, e torrontes, bianco, sono davvero da provare. Provate una volta anche il Fernet con Coca Cola, aperitivo nazionale argentino e l’immancabile mate.

Igiene

Sulla pulizia possiamo dire che hotel e ristoranti sono stati quasi sempre estremamente puliti; molto buono anche il livello di pulizia delle città, con l’eccezione di Cordoba, che onestamente potrebbe migliorare.

Gente

Tutti estremamente simpatici ed ospitali. Ogni volta che ci siamo trovati in gruppo ed abbiamo detto che eravamo italiani, partivano regolarmente esclamazioni di approvazione, frasi di benvenuto e racconti sui propri antenati che provenivano da qualche paese italiano.

Guide

Le guide che abbiamo utilizzato sono la Lonely Planet del 2022, in realtà non aggiornata da almeno 5 anni e spesso con informazioni solo superficiali (basti leggere il capitolo su Montevideo per rendersene conto), per cui non consigliata, la Rough Guide del 2019, molto buona e la solita Bradt per Colonia del Sacramento e Montevideo, sempre ottima anche se non aggiornatissima. Ci sono, inoltre, alcuni siti web molto utili, come https://www.turismoruta40.com.ar, nonché il forum inglese di Tripadvisor, sempre che non si dia retta alle affermazioni allarmistiche sullo stato di sicurezza a Buenos Aires.

Approccio al turismo

Gli uffici del turismo locali non sono male, ma non aspettatevi informazioni inedite. Idem i siti web ufficiali, con l’eccezione del sito di Cordoba, che è decisamente peggiore, in quanto in diversi casi non riporta gli orari di apertura di monumenti e musei.

Assicurazione

Non partite senza assicurazione: noi abbiamo stipulato un’assicurazione annuale con Globelink.

Diario di viaggio

1°/2° giorno

Partiamo puntuali, ma arriviamo con un’ora di ritardo a Buenos Aires alle 8:25 del mattino. Prendiamo il taxi che avevamo prenotato dall’Italia e arriviamo in circa un’ora al nostro hotel in zona Palermo SoHo (Mine Hotel, Gorriti 4770; 31.031 ARS la doppia con bagno e colazione; ottimo; http://minehotel.com/en/). Dopo aver lasciato la valigia, andiamo a cambiare gli euro in una vicina filiale della Western Union – il cambio oggi è di 570 pesos per 1€ – e prendiamo i nostri primi caffè e alfajor de dulce de leche in un bel locale del quartiere, Sans. Iniziamo quindi a visitare questo splendido quartiere partendo da Plaza Serrano, proseguendo per Plaza Palermo Viejo ed il Jardín Botanico. È poi la volta dell’interessante Museo Evita, dedicato a quella che ancora oggi è probabilmente l’icona femminile più rappresentativa del paese e proseguiamo con una visita del bel Parco Tres Febrero. Dopo essere andati un po’ in giro per il quartiere nel tardo pomeriggio, ceniamo in modo ottimo presso il ristorante La Carniceria (Thames 2317; https://m.facebook.com/xlacarniceriax; quasi ARS 30.000 in totale).

3° giorno

Dopo colazione, raggiungiamo il porto per prendere il ferry per Colonia del Sacramento in Uruguay. Arriviamo in questa cittadina in tarda mattinata e, dopo aver lasciato il bagaglio in hotel (Don Antonio Posada, 84 USD circa per una stanza doppia con bagno e prima colazione; https://www.posadadonantonio.com; molto buono), andiamo a fare un giro. Acquistiamo il biglietto unico per visitare i musei (che in realtà non sono granché) e poi continuiamo a passeggiare per le stradine di questo paese ricco di atmosfera fino al tardo pomeriggio. Consigliato il faro, perché il panorama dalla cima vale davvero la pena, ma attenzione alle code: noi siamo rimasti in attesa per circa un’ora perché si entra in piccoli gruppi. All’imbrunire ci posizioniamo sul lungofiume per ammirare il tramonto, puntualmente accolto da un applauso secondo l’usanza locale! Ceniamo molto bene al ristorante Casa Viera (https://m.facebook.com/people/casaviera/100063545203431; 2025 UYU in totale).

4° giorno

Accompagnati da un simpatico cane locale, raggiungiamo la stazione degli autobus. Abbiamo acquistato online dall’Italia il biglietto di un autobus COT per Montevideo (attenzione perché i bus COT non partono dalla stazione degli autobus limitrofa alla stazione di partenza del ferry, ma un centinaio di metri più in là). Dopo quasi 3 ore arriviamo a Montevideo. Lasciamo nel nostro hotel i bagagli (Quijano Suites & Apts., 128 USD per una doppia con bagno ed angolo cottura per 2 notti; sufficiente; https://www.hotelquijano.com/?cur=USD) e, dopo un caffè ed un dolce locale nel bel Tasende Bar (il Principe Humberto è da provare assolutamente), raggiungiamo il Teatro Solis, da dove parte il free tour che abbiamo prenotato ieri con Freetour.com. La nostra guida, Matías, si rivela davvero eccellente e ci porta alla scoperta della Ciudad Vieja raccontandoci una serie di storie che mettono in evidenza quanto l’Uruguay sia progressista (dalla circostanza che nei ristoranti una legge impedisce di mettere il sale a tavola per tutelare la salute dei clienti, al divieto di fumo presente nei locali pubblici già dal 2005, ai matrimoni egualitari, alla storica laicità dello stato, alle possibili future innovazioni legislative sull’eutanasia, ecc.).

Il quartiere antico di Montevideo ci piace abbastanza, anche se Matías ci spiega che durante il weekend c’è pochissima gente in quanto la maggior parte dei negozi è chiusa. Abbiamo anche la possibilità di assaggiare uno dei tipici street food uruguaiani, l’ottima torta frita. Torniamo quindi nella parte nuova e ceniamo con un’altra specialità locale, l’enorme chivito, nella sede di Av. 18 de Julio 1251 di un ristorante appartenente ad una catena uruguaiana (La Pasiva; circa 900 UYU; buono) e dopo un breve giro su Avenida 18 de Julio, torniamo in hotel.

5° giorno

Appena svegli, proviamo l’ennesima specialità culinaria locale, la chajá, un dolce a base di meringa, pan di Spagna, dulce de leche e pesca sciroppata. Appena pesante, ma non male. Iniziamo quindi a smaltire con una lunga passeggiata che ci porta da Palazzo Salvo alla Fería de Tristan Narvaja, attraversando una buona parte di Avenida 18 de Julio (la Bradt è un’ottima compagna di viaggio, perché descrive minuziosamente i principali palazzi della via). Il mercato è davvero grande e molto vivace. C’è davvero di tutto: alimentari, libri, vestiti, oggetti per la casa, ecc. Proseguiamo per il Parque Rodó, dove visitiamo un altro mercato, la Fería de Parque Rodó, orientato soprattutto all’abbigliamento ed ai giocattoli. Il parco, tra l’altro, è davvero carino e tenuto molto bene. Facciamo poi un salto all’ interessante Museo de Artes Plasticas y Visuales, dove sono esposte alcune opere di artisti locali.

Puntiamo quindi alle Ramblas: alle 15 ci aspetta una visita guidata al Castillo Pittamiglio, una residenza eclettica e a dir poco estrosa, costruita nel 1933 dall’omonimo architetto alchimista. Un’esperienza quantomeno singolare. A metà pomeriggio facciamo una lunga passeggiata sulle Ramblas. Ci colpisce il fatto che, mentre la zona centrale della città è semideserta, quest’area è invece molto viva, anche perché è domenica pomeriggio. Tornati in zona Palermo, ceniamo presso il ristorante Recoleta (Santiago de Chile 951; 1280 UYU per due chivitos; buono) e andiamo in hotel, passando attraverso il Barrio Sur, area un po’ povera e non ben tenuta. In hotel ci attende un’altra specialità: il medio y medio, un mix di vino bianco e spumante, che però non ci convince tantissimo.

6° giorno

Ci svegliamo all’alba per prendere il bus verso Colonia e da lì il ferry per Buenos Aires. Grazie al concierge dell’hotel superiamo qualche difficoltà con la chiamata del taxi (non è possibile prenotarlo in anticipo, l’App 141 non funziona e con la prenotazione via Whatsapp non arriva conferma) e raggiungiamo il Terminal bus Tres Cruces. Montevideo è stata una città interessante: la città vecchia è tenuta relativamente bene, il centro è l’ombra di quello che fu un tempo e a tratti al limite del degrado, ma con tanto fascino e la parte moderna è elegante e vivace, anche se priva di particolari attrattive.

Arrivati a Buenos Aires, torniamo al nostro Mine Hotel e poi in taxi raggiungiamo Avenida Corrientes, una delle principali arterie cittadine piene di librerie, teatri e bar. Dopo una breve sosta in uno dei bar storici, La Giralda, percorriamo tutta la strada, che è estremamente interessante. Visitiamo anche Calle Florida, con le Galerias Pacifico ed altri bei palazzi di inizio Novecento, nonché il vicino quartiere City, con alcuni palazzi proprio belli. Arriva quindi il momento di fare un giro in Plaza 5 de Mayo, dove ammiriamo l’iconica Casa Rosada e la Cattedrale. Nel tardo pomeriggio ci incamminiamo su Avenida 5 de Mayo e raggiungiamo Palacio Barolo, uno splendido palazzo degli anni ‘20 del 900 ispirato alla Divina Commedia.

Il palazzo, che è possibile visitare solo prenotando in anticipo con un tour guidato, è davvero bello, ma la cosa migliore è guardare il panorama della città al tramonto dal faro che si trova sulla cupola: non ci sono davvero parole per descriverlo! In prima serata visitiamo la Plaza del Congreso e poi torniamo a Palermo, dove ceniamo molto bene al ristorante Calden del Soho (Honduras 4701; circa 12.000 ARS; https://m.facebook.com/caldendelsoho).

7° giorno

La prima tappa della giornata è il quartiere di San Telmo, un tempo popolare ed oggi soggetto ad un processo di gentrificazione. Visitiamo lo Zanjón de Granos, un vecchio palazzo nobiliare, poi parcellizzato ed affittato a numerose famiglie povere e quindi recuperato a partire dal 1986. La visita guidata attraverso la struttura ed i tunnel nei quali scorreva un torrente, è stata insolita ed interessante. Purtroppo i due musei, Mamba e Macba, oggi sono entrambi chiusi, per cui, dopo una visita al Mercado de San Telmo ed un caffè, decidiamo di raggiungere a piedi il Cementerio de la Recoleta.

Qui abbiamo un tour guidato organizzato da Freetour.com. La nostra guida, Mariana, ci illustra le principali opere d’arte contenute nel cimitero, che a volte viene descritto come l’attrazione principale della città, anche se a nostro parere a Buenos Aires ci sono molte cose più interessanti. Al termine del tour raggiungiamo a piedi il quartiere di Puerto Madero, tipico esempio di recupero urbanistico, molto ben realizzato, ma forse un po’ senz’anima. Torniamo in Avenida Corrientes per la cena (Pizzeria Güerrin; ARS 7500; buono; https://m.facebook.com/pizzeriaguerrin) e poi torniamo in hotel.

8° giorno

Dopo aver cambiato, sempre presso la WU di Costa Rica (oggi il cambio è già salito a 580 ARS per 1€), raggiungiamo il quartiere di La Boca, dove ci attende un tour guidato con Freetour.com. La nostra guida, Nahuel (aka Jennifer!), ci fa attraversare uno dei quartieri più interessanti della città. A volte, è vero, sembra un po’ Disneyland, ma è certo che Caminito, la Bombonera e l’apporto di Quinquela a questo quartiere non possono lasciare indifferenti. Tanto che decidiamo di visitare la casa del pittore, che si trova proprio lì vicino e che ospita, oltre ad alcuni suoi quadri, anche delle opere di Maria Pinto ed una terrazza dalla quale si gode uno splendido panorama.

In taxi raggiungiamo l’ESMA, ex centro di detenzione e tortura al tempo della dittatura di Videla ed oggi museo e centro di alcune organizzazioni per i diritti umani. Il posto è molto vasto e meriterebbe mezza giornata, per cui siamo costretti a limitare la visita all’edificio 2, dove si trovava il centro di detenzione vero e proprio. È questa una visita che consente di avere una visione ampia del regime e di tutti i crimini commessi, inclusi lo sfruttamento della schiavitù dei prigionieri politici, le fake news messe in giro per coprire i propri crimini ed il tentativo di sfruttare i Mondiali del 1978 a fini propagandistici. Per tutelare gli interessi economici a spese della popolazione e dei desaparecidos, i generali avevano anche costituito delle società di capitali, alcune delle quali sono attive ancora oggi. Torniamo in hotel, prendiamo i bagagli e raggiungiamo il terminal dei bus di Retiro (la zona circostante è l’unico quartiere degradato che abbiamo visto a Buenos Aires, per cui consigliamo di arrivare al terminal solo in taxi), dove ci attende il nostro autobus notturno per Posadas con Rio Uruguay, acquistato dall’Italia e nel quale ci vengono forniti una coperta ed un abbondante snack (ARS 16.300 a persona per una coche cama; buono).

9° giorno

Arriviamo con una ventina di minuti di ritardo a Posadas, poco dopo le 7 del mattino. Dall’Italia abbiamo prenotato con Tierra Colorada Turismo (https://www.tierracoloradaturismo.com/index.php?idi=es) un tour per le missioni paraguaiane, Trinidad e Jesús (60€ a persona incluso trasporto, ingressi e pranzo). Tuttavia al terminal dei bus non si presenta nessuno. Dopo alcuni messaggi WhatsApp, finalmente ci viene comunicato che la guida, Rolando, è in ritardo… alla fine si presenta verso le 8:20! Andiamo quindi nel vicino hotel per lasciare i bagagli (Hotel Batista; ARS 28.700 per una stanza doppia con bagno e colazione; molto buono; https://www.hotelbatista.com) e successivamente ci mettiamo in marcia per il Paraguay. Al momento in cui scriviamo la forte crisi economica argentina ha comportato un enorme traffico tra i due paesi: molti abitanti del Paraguay difatti arrivano in Argentina a fare acquisti e a comprare carburante, favoriti dall’ottimo cambio. Questo però comporta una fila enorme dal Paraguay verso l’Argentina sul ponte che unisce Posadas con Encarnación.

La prima delle missioni che visitiamo è quella di Trinidad. Con noi c’è una guida locale e una signora di Encarnación con un’amica argentina ed un altro signore. La missione è estremamente interessante e la location davvero magnifica. È simpatico anche sentire molti racconti della signora paraguaiana, tra storia e leggenda, che sono in contrasto con quelli più formali e probabilmente più attendibili della guida! Dopo circa un’ora e mezzo raggiungiamo Jesús, un po’ meno spettacolare della prima, ma forse più originale: se consideriamo le latitudini alle quali ci troviamo, nessuno immaginerebbe di poter ammirare degli esempi di architettura mudejar. A questo punto pranziamo in un ristorante vicino e poi ritorniamo in Argentina. Per evitare la coda infinita sul ponte prendiamo un ferry a Bella Vista, cosa che ci consente anche di vedere da vicino il bel Rio Paraná. La guida ci dice che il costo relativamente elevato di questo ferry evita il formarsi di code – purtroppo però durante il weekend il servizio non è attivo.

Tornati in hotel, dopo una breve sosta andiamo in centro città. Partiamo da Plaza 9 de Julio, proseguiamo per Avenida Costanera, il bel lungofiume, e torniamo poi in centro, per un gelato al gusto di Yerba mate e dulce de leche nella gelateria Polaris. Molto buono! Dopo un altro giro in centro, torniamo in hotel.

10° giorno

Oggi ci attende un altro tour prenotato con Tierra Colorada Turismo, che ci porterà nelle missioni argentine (50€ a testa inclusi trasporto, guide, ingressi e pranzo). La prima missione è quella di Santa Ana, l’unica con la cisterna ancora funzionante, seguita dalla missione di Loreto, che la guida tramuta soprattutto in un tour naturalistico, alla scoperta della flora e della fauna locali. Terminiamo con San Ignacio Miní, davvero magnifica. Il nostro consiglio è di prendere sempre una guida in modo da capire al meglio quello che si vede, che diversamente sarebbe comprensibile solo in parte (anzi, in minima parte per Santa Ana e Loreto). Dopo un pranzo medio in un ristorante di fronte alla missione (Restaurante La Misión), torniamo a Posadas: alle 17:30 abbiamo il bus per Puerto Iguazú (prenotato dall’Italia sempre con Rio Uruguay; ARS 3590 a testa). Questa volta però la nostra esperienza è molto meno positiva: abbiamo preso l’unica classe disponibile, abbastanza sporca e non proprio comoda ed arriviamo con un’ora di ritardo, verso le 23:30, dopo un’odissea nel corso della quale il bus ha fatto sosta in qualunque villaggio sperduto (compreso uno chiamato Montecarlo ed un altro Wanda!). Andiamo subito a dormire nel nostro hotel (Jardín de Iguazú; ARS 22.200 già pagati dall’Italia e quasi ARS 40.000 saldati in hotel per una stanza con bagno e colazione per tre notti; https://jardindeiguazu.com.ar; buono).

11° giorno

Oggi ci alziamo molto presto per andare a visitare il lato argentino delle cascate di Iguazù. Arriviamo sul sito poco dopo le 8, orario di apertura, acquistiamo immediatamente il biglietto per la Gran Aventura (giro in barca ai piedi delle cascate) ed iniziamo la visita dal Circuito Superiore. Il percorso dura poco più di un’ora ed al termine iniziamo il tour in barca, davvero meritevole. Dopo una rapida pausa pranzo, ci dedichiamo al Circuito Inferiore. Con il treno raggiungiamo poi la Garganta del Diablo, probabilmente l’highlight di una visita alle cascate. Considerando che le informazioni che si trovano sulla Lonely Planet, nonché su alcuni blog di viaggio, sono a volte superate e a volte contraddittorie, vi diamo qui di seguito alcuni consigli che a nostro parere potrebbero essere utili per ottenere il massimo dalla vostra visita al parco:

  • è fondamentale arrivare il prima possibile, perché avere il parco quasi tutto per sé è davvero meraviglioso;
  • abbiamo acquistato il biglietto d’ingresso online: questo vi permette di evitare la fila per l’acquisto e quindi guadagnare un po’ di tempo;
  • la Gran Aventura è un giro in barca che vi porta proprio a ridosso delle cascate. Molto divertente, ma sappiate che vi bagnerete completamente, indipendentemente da eventuali cerate, k-way, ponchos, ecc., che avrete addosso. La cosa migliore sarebbe quindi arrivare con un costume da bagno, una maglietta di ricambio e dei sandali. Ci sono alcuni luoghi dove è possibile cambiarsi. Non avendo prenotato in anticipo, abbiamo trovato posto disponibile solo in uno slot, per cui probabilmente avrebbe senso prenotare;
  • iniziate dal Circuito Superiore, continuate con il Circuito Inferiore e chiudete con la Garganta del Diablo. Se riusciste ad arrivare a quest’ultimo punto panoramico nel tardo pomeriggio, sarebbe l’ideale, perché, almeno dalla nostra esperienza, il numero di turisti è inferiore alla media della giornata e quindi riuscireste a godervi al massimo l’esperienza e la luce pomeridiana è la migliore;
  • la Garganta del Diablo è raggiungibile con un trenino gratuito, per il quale è però necessario prendere un biglietto, sul quale è scritto l’orario di partenza, presso la biglietteria di fronte alla stazione;
  • non abbiamo per fortuna dovuto condividere il parco con le migliaia di turisti che spesso sono presenti qui. Non eravamo ovviamente da soli, ma tranne che per poco tempo alla Garganta del Diablo, l’affollamento non è stato assolutamente un problema;
  • il traghetto per la Isla San Martín non esiste più da diversi anni;
  • i coati mundi sono visibili dalla tarda mattinata in poi. Anche se sembrano tanto carini, sono aggressivi. State attenti al vostro cibo: noi abbiamo assistito a qualcosa di simile ad un’aggressione ad un turista a fini alimentari.

Nel tardo pomeriggio torniamo in bus in città, dove ceniamo bene presso il Color Parrilla & Pizza (ARS 10.500 in totale; https://www.parrillapizzacolor.com.ar).

12° giorno

Oggi andiamo a scoprire il settore brasiliano delle cascate di Iguazù. Abbiamo letto che a volte tra le due frontiere si creano delle lunghe code, ma che i taxi possono evitarle perché hanno una corsia preferenziale. Per questo motivo ne prenotiamo uno con l’hotel che alle 8:15 ci preleva e in meno di mezz’ora ci lascia all’ingresso del Parco Nazionale. Arrivati lì, prendiamo un autobus gratuito che fa tre fermate. Noi siamo scesi alla seconda, come la quasi totalità dei turisti; qui inizia il percorso classico di circa 1,5 km. Il lato brasiliano delle cascate è molto diverso da quello argentino. Il lookout principale si trova alla fine e consente di vedere la Garganta del Diablo da un’angolazione più completa. Per questo motivo, l’affollamento si sente di più rispetto all’Argentina e quindi risulta fondamentale arrivare il prima possibile per evitare di trovarsi all’interno di un girone dantesco. Inutile dire che anche l’esperienza del parco dal lato brasiliano è splendida. Tuttavia, se proprio avete solo un giorno e dovete scegliere, probabilmente il lato argentino consente un’esperienza delle cascate più ravvicinata ed anche un po’ più completa grazie alla varietà dei percorsi. Tornati a Puerto Iguazù nel primo pomeriggio, andiamo a vedere l’Hito Tres Fronteras, un punto dal quale si può ammirare la confluenza tra Rio Iguaçu e Rio Paranà, nonché la sponda del Paraguay e quella del Brasile. In paese non c’è davvero altro da fare, per cui ritorniamo in hotel e passiamo un’oretta a bordo piscina, seguita da una cena originale davvero buona al ristorante La Rueda, dove sperimentiamo delle insolite specialità locali (ceviche di surubì, chipa guazù, empanada bori-bori e chips di yucca; https://www.larueda1975.com.ar; 11.500 ARS).

13° giorno

Raggiungiamo l’aeroporto molto facilmente in autobus per prendere il volo per Salta via Buenos Aires Aeroparque. Arriviamo con pochi minuti di ritardo; purtroppo ci hanno smarrito i bagagli e raggiungiamo il nostro hotel a mani vuote (Ankara Suites Hotel; ARS 55.000 per un appartamentino con colazione per le prime due notti e 56.000 per le altre due; molto buono; https://ankarasuites.com). Facciamo un primo giro per Salta, ma i tre ristoranti che abbiamo selezionato sono tutti chiusi. Per fortuna troviamo posto presso il centrale Aires Caseros, dove ordiniamo una tavola andina, vale a dire un piatto per almeno due persone nel quale sono presenti diverse specialità locali (Calle Buenos Aires 11; ARS 10.000 in totale; buono). Verso mezzanotte veniamo svegliati dalla reception: sono arrivati i nostri bagagli!

14° giorno

Esploriamo la città di Salta, che merita sicuramente una giornata: il centro coloniale con le chiese ed i palazzi è piacevole. Molto interessante il Museo di Arqueología de Alta Montaña, che espone a rotazione una delle tre mummie rinvenute in zona sulle Ande. Dobbiamo purtroppo dedicare un po’ di tempo a riorganizzare i tre giorni successivi perché nella regione di Jujuy, dove abbiamo pianificato di andare, ci sono delle manifestazioni di protesta che bloccano le principali strade provinciali. L’Ufficio del Turismo di Jujuy non è molto utile, per cui decidiamo di saltare Humahuaca e sostituirla con il percorso del Tren a las nubes (attenzione perché nel momento in cui scriviamo la ferrovia non è stata ricostruita, per cui il percorso viene coperto quasi del tutto in bus). Proseguiamo quindi con la visita di Salta – ci colpiscono in particolare il Cabildo ed il Centro Cultural de America. Nel tardo pomeriggio arriviamo con la teleferica al Cerro San Bernardo dal quale vediamo il tramonto e poi, tornati in città, ceniamo al Doña Salta (https://dona-salta.negocio.site; ARS 6500; buono).

15° giorno

Prendiamo l’auto a noleggio e ci dirigiamo verso Purmamarca. Poco prima di questa cittadina decidiamo di fermarci in un Ufficio del turismo che troviamo casualmente lungo la via nel paesino di Tumbaya. Qui finalmente ci viene spiegato in modo chiaro come funziona il sistema dei blocchi stradali, nonché i relativi orari di apertura alle auto. Con queste nuove informazioni decidiamo di riprendere il nostro itinerario originale e facciamo rotta verso Huamahuaca, dove arriviamo nel primo pomeriggio dopo aver superato due blocchi in relativamente poco tempo. Ci fermiamo all’inizio del paesino presso un Ufficio del turismo che non ci sembra quello ufficiale. Qui ci propongono di portarci con una 4×4 fino al mirador della Serranía de Hornocal. Considerando che siamo stanchi, che l’auto non ha copertura assicurativa per quel tratto di strada e che non abbiamo neanche tanto tempo a causa dei blocchi, decidiamo di accettare l’offerta (anche se constatiamo che con un po’ di pazienza e di attenzione la strada si sarebbe potuta percorrere anche con un’auto non 4×4). La Serranía si rivela davvero un posto magnifico, per cui siamo contentissimi di essere riusciti ad arrivare fin qui. Sulla strada del ritorno per Purmamarca ci fermiamo anche a vedere la chiesetta di Urquía, conosciuta per i quadri di alcuni angeli armati di fucili, appena in tempo prima della chiusura delle 17. Poco dopo troviamo un incidente e restiamo bloccati circa un’ora e mezzo. Superato l’incidente, riusciamo fortunatamente a passare dai blocchi appena prima della chiusura, per cui arriviamo nel nostro hotel a Purmamarca in prima serata (Huaira Huasi; ARS 27.500 per una cabaña con bagno e colazione; molto buono). Cena essenziale ma buona presso il Parrilla Restaurante del Sol (ARS 4.500).

16° giorno

Dopo colazione andiamo nella piazza centrale di Purmamarca e da lì proseguiamo verso il Mirador, dal quale si gode il panorama del Cerro de Los Siete Colores. Dal mirador inizia il Paseo de Los Colorados, un facile trek che permette di attraversare i colli colorati intorno al Cerro in circa un’ora. Davvero carino e rigorosamente da percorrere al mattino per avere la luce migliore. A metà mattinata ci mettiamo in auto in direzione Salinas Grandes, dove arriviamo in poco più di un’ora lungo una strada panoramica molto gradevole e percorribile senza alcun problema, che ci porta fino a 4170 metri s.l.m. Le saline sono belle, ma se avete visto il Salar de Uyuni, sappiate che quest’ultimo è tutt’altra cosa. Sarebbe possibile fare un’escursione che consentirebbe di penetrare per circa 1 km all’interno delle saline, ma onestamente non ci sembra che aggiunga granché all’esperienza, per cui decidiamo di non farla. Tornati a Purmamarca, dopo un caffè ed un’ottima tortilla rellena acquistata da un venditore ambulante, ci rimettiamo in cammino per Salta. Con nostra sorpresa scopriamo che il blocco a Purmamarca è stato rimosso, per cui arriviamo in città con un leggero anticipo rispetto alle previsioni. Cena molto buona da Jovi Dos (ARS 10.500; https://www.facebook.com/pages/Jovi%20II/226863563993076)

17° giorno

Oggi è il giorno in più regalatoci dalla riorganizzazione della visita nella regione di Jujuy e decidiamo di passarlo sulla Ruta 51. In tarda mattinata raggiungiamo in circa 3 ore San Antonio de Los Cobres lungo una strada molto bella. Oggi il Tren a Las Nubes non parte, per cui questo villaggio, che già di per sé è bruttino, è anche desolato: il Mercado Artesanal è quasi vuoto e all’Ufficio del turismo non c’è anima viva. Decidiamo di non raggiungere in auto il Viaducto de la Polvorilla perché pare che la strada sterrata non sia granché e quindi ripercorriamo la Ruta 51 verso Salta facendo alcune soste (anche se qualche giorno dopo ci diranno che la strada in realtà sarebbe percorribile; non possiamo però verificarlo). Iniziamo da Santa Rosa de Tastil, dove visitiamo il piccolo museo ed il sito archeologico – quest’ultimo molto suggestivo – e facciamo un po’ di shopping. Segue El Alfarcito e alla fine il bel Viaducto del Toro: attraversarlo è davvero emozionante! Tornati a Salta, ceniamo a base di empanadas e tamales presso La Tacita (ARS 3500 in totale; buono il tamal, così come le empanadas, che comunque non sono le migliori che abbiamo mangiato in Argentina).

18° giorno

Lasciamo Salta coperta dalle nuvole e facciamo rotta verso la Quebrada de Escoipe, una regione di vegetazione quasi selvatica. Dopo qualche chilometro dal nostro ingresso nella Quebrada, si alza una nebbia fitta che, se da un lato rende surreale e fantastico questo paesaggio con foreste rigogliose e cacti, dall’altro ci impedisce di godere dei colori che hanno reso famosa quest’area. Fortunatamente, appena arrivati alla Cuesta del Obispo, la nebbia resta sotto di noi ed i panorami che si vedono da questa zona, tra l’altro piena di miradores, sono davvero straordinari. Superata Piedra del Molino, il punto più elevato a quasi 3350 m., entriamo nel Parque Nacional Los Cardones. Anche questo parco, che si può visitare nei percorsi guidati all’interno dei tre principali miradores, è davvero magnifico. Peraltro, è possibile vedere alcuni tratti della Recta Tin-Tin, costruita dagli Incas. Arriviamo a Cachi, grazioso paesino andino rimesso a nuovo, dove diamo un passaggio ad una signora argentina/israeliana che si trova qui per turismo e prendiamo la famosa RN 40 per raggiungere Seclantás dopo quasi un’ora e mezzo di sterrato. Qui si trova la finca nella quale dormiremo (Finca Montenieva; ARS 14.900 a notte per una doppia con bagno e colazione; http://www.fincamontenieva.com.ar/web; semplice ed essenziale, ma pulito e comodo per la gita alla Cueva de Acsibí). Cena frugale ma buona in paese presso La Casona (ARS 2.700 in totale).

19° giorno

Al mattino ci attende Ramón per un tour nella quebrada che conduce alla Cueva de Acsibí (organizzato dalla Finca e prenotato dall’Italia; ARS 17.900 a testa). Il tour consiste in un giro di circa un’ora in 4×4 con una bellissima sosta in un campo di cacti, seguito da una lunga passeggiata in una splendida gola con un ruscelletto, al termine della quale si arriva alla cueva. Al ritorno ripercorriamo la stessa strada con una sosta in cui la guida ci organizza un piacevole spuntino (abbiamo anche un ottimo Malbec locale!). In totale passiamo in giro 6 ore e mezzo, poi torniamo un po’ in hotel e facciamo un giro nel paesino, piccolissimo e tenuto molto bene. Cena molto buona a base di frangollo con charcui, tallarines caseros e mistela da Casa Diaz (ARS 10.300 in totale; https://www.casadiaz.ar), una casa nobiliare dell’800 convertita in ristorante… del tutto inaspettata in un posto come Seclantás!

20° giorno

Ci alziamo molto presto e riprendiamo la RN40 in direzione sud per continuare la scoperta delle Valles Calchaquíes (a titolo informativo, lo stato delle strade è il seguente: la RN40 nel tratto da Cachi a Seclantás è sterrata e con un’auto che non è 4×4, non consente di superare i 30 km/h. Da Seclantás a Molinos non abbiamo percorso la RN40, in quanto chiusa per lavori; l’abbiamo ripresa da Molinos a San Carlos con una velocità di circa 40 km/h). Il primo paesino dove ci fermiamo è Molinos: piccolo ma davvero carino, con una bella chiesa ed una casa antica che oggi ospita il Centro de Interpretación. Seguono Angastaco, onestamente insignificante, e la Quebrada de la Flecha, che, al contrario, offre panorami meravigliosi, soprattutto nella zona del Monumento de Angastaco: è impossibile non fermarsi di continuo. L’ultima sosta è a San Carlos, che non è male se si è di passaggio. Finalmente da questo punto la RN40 diventa asfaltata: arrivare a Cafayate è un attimo. Lasciati i bagagli in hotel (Hotel Portal del Santo; ARS 25.000 in totale per una notte con bagno e colazione; molto buono; http://www.portaldelsanto.com), verso le 14 prendiamo la RN 68 che passa attraverso la celebrata Quebrada de las Conchas. Nonostante la scarsità di informazioni, ci fermiamo in tutti i punti di interesse segnalati per strada:

  • Los Médianos, una distesa di dune quasi ai piedi delle Ande, raggiungibile in auto attraverso uno sterrato molto breve dalla strada (imperdibile);
  • Los Colorados (che visitiamo al ritorno; molto bello). Non è indicato benissimo e la cosa più bella che abbiamo visto, una grotta aperta in alto, non si nota facilmente (è all’inizio a sinistra del percorso);
  • Los Castillos, dall’altra parte del fiume; visibili da un mirador sulla strada (bello);
  • La Ventana, facilmente individuabile (graziosa);
  • El Obelisco, anche questo visibile dalla strada (carino);
  • La casa de los loros, visibile dalla strada (niente di che, almeno in questa stagione perché si tratta di tane di uccelli abitate in primavera);
  • El Sapo, sulla strada (inutile);
  • Mirador Tres Cruces, sulla strada (bello);
  • El Anfiteatro e la Garganta del Diablo, ben indicati; gli highlight della Quebrada.

Oltre a tutti questi punti di interesse, il panorama in generale è sempre notevole – il pomeriggio consente di avere la luce migliore. Torniamo a Cafayate dopo 4 ore nella Quebrada e ceniamo egregiamente al Como en casa (ARS 10.000; https://m.facebook.com/comoencasacafayate).

21° giorno

Lasciata Cafayate dopo una colazione a base, tra l’altro, di marmellate artigianali al Torrontes ed al Malbec, facciamo rotta verso Tafí del Valle. La RP 307 ha dei bei panorami e ci porta fino al Passo El Infernillo, a oltre 3000 m., dove il panorama verso il lago artificiale è davvero splendido. Anche Tafí del Valle non è male, mentre meno interessante è il percorso Vuelta al Valle: in primo luogo non è ben indicato, in secondo luogo la parte che va da Tafí a Las Carreras, ovvero metà del percorso, non è assolutamente bella. Noi abbiamo qualche problema sia con Maps.me che con Waze, che non funzionano bene in questa zona. La seconda metà è graziosa, ma abbiamo visto di meglio qui in Argentina. Arriviamo quindi a El Mollar, dove visitiamo il Parque de Los Menhires, che vale la pena solo se siete di passaggio. A questo punto ci rimettiamo in auto verso Belén, che raggiungiamo dopo circa 4 ore. Lasciati i bagagli in hotel (Las Cardas Posada; ARS 44.000 per una stanza con bagno e colazione per due notti; https://www.lascardas.com.ar; buono), ceniamo dignitosamente presso il 1900 (ARS 11.000 in totale; https://www.facebook.com/restobar1900).

22° giorno

Dall’Italia abbiamo prenotato con Chaku Aventuras, società che gestisce anche l’hotel Las Cardas (http://www.chakuaventuras.tur.ar), un tour per il Campo de Piedra Pomez, raggiungibile solo in 4×4 (ARS 76.000 per l’auto con autista). Alle 7.30 in punto arriva Pablo a prelevarci. In realtà il Campo è la tappa finale di un percorso che, già a partire da Barranca Larga, regala panorami strepitosi, che invitano a numerose soste fotografiche. Dopo circa 4 ore arriviamo finalmente al Campo (da poco tempo l’ingresso per gli argentini è di ARS 1500, mentre per gli stranieri è stato portato a ben ARS 7000 – all’ingresso Pablo comunica che veniamo dalla provincia di Buenos Aires). Il Campo de Piedra Pomez è davvero indescrivibile e deve essere assolutamente visitato, anche se arrivarci richiede un po’ di impegno, perché è impossibile che si resti delusi. Dopo una breve sosta a Villa Vil per vedere il nuovo stabilimento termale, pubblico, gratuito e sempre aperto, verso le 17.30 siamo in hotel, dove Mauricio, il proprietario, ci offre la merenda, in sostituzione della colazione che non siamo riusciti a fare. Questo però ci toglie l’appetito, per cui verso le 21 cerchiamo solo una gelateria, ma sono tutte già chiuse.

23° giorno

Ci rimettiamo sulla Ruta 40, diretti a sud al Parque Nacional Talampaya, dove arriviamo dopo circa 4 ore e mezzo. Sulla strada è interessante il tratto scenico dopo Chilecito, la Cuesta de Miranda. Il parco è visitabile solo con tour guidato, per cui abbiamo prenotato dall’Italia il tour che comprende Talampaya e Shimpa e che consiste in un’escursione su un pullman a due piani aperto (ma il piano aperto è accessibile solo per un tratto). Il biglietto del parco, tra l’altro, è a parte. Il canyon di Talampaya è bello ed il giro è interessante, mentre la sezione di Shimpa è carina, ma niente di che ed anche molto breve. Dopo tre ore e mezzo di tour, andiamo nel vicino villaggio di Los Baldecitos, dove si trova il nostro hotel, scelto solo perché è il più vicino all’ingresso del Parque Nacional de Ischigualasto (Hospedaje Leandra; ARS 11.000 per una doppia con bagno e colazione; https://m.facebook.com/hospedajeleandra.ok/?wtsid=rdr_0yvMpjzIiCvUvcSDf). La sistemazione si rivela però al limite del decente: le lenzuola dei letti sono pulite, ma il resto un po’ meno; inoltre, la colazione consiste in un caffè con qualche fetta di pane tostato con burro e marmellata. D’altro canto è molto economica ed è davvero a 15 minuti dal parco. Usciamo a cena nell’unico locale aperto, dove prendiamo delle buone empanadas ed un dolce (ARS 3.000) e facciamo due chiacchiere con i nostri vicini di stanza, due signori della Provincia di Buenos Aires.

24° giorno

Il Parco Nazionale di Ischigualasto è visitabile con un tour che parte ogni ora. Con la propria auto si segue la camionetta del ranger, che fa cinque soste esplicative durante le quali è permesso scendere dall’auto. La visita dura circa 4 ore ed è estremamente interessante; la modalità del tour permette una immersione più completa nell’ambiente del parco. Tra l’altro l’esperienza è resa più divertente dalla presenza di una troupe televisiva al nostro seguito che gira un documentario sul parco! Ci rimettiamo in auto e raggiungiamo nel tardo pomeriggio Capilla del Monte. Lasciamo i bagagli in hotel (Luna Serrana Hotel, Intendente Lorenzi 283; Tel.: +54 03548 488207/208; ARS 19000 per una doppia con bagno e colazione; buono) e andiamo a fare un giro in centro. Il paese è molto vivace e carino, anche se non ci sono monumenti o eventi degni di nota (avvistamenti di UFO a parte!). Cena ottima a base di pesce al Casa Latina (ARS 11.300; https://m.facebook.com/hostelcapilla).

25° giorno

Lasciamo Capilla del Monte per visitare la Estancia Santa Catalina e la Estancia Jesús María. Arrivare alla prima è stata una vera e propria impresa, a causa della difficoltà di comprendere la strada corretta (vale a dire, prendendo il Camino Quadrado, strada asfaltata, segnalato nella vicina cittadina di La Falda). Tuttavia, alla fine ce la facciamo e siamo contenti perché la  chiesa è davvero bella; peccato non essere riusciti a visitare anche il resto della estancia, perché appartiene ancora alla famiglia Diaz, che ne cura il mantenimento e che a volte comunque la apre al pubblico. Anche Jesús Maria merita una visita, non tanto per il museo, quanto per l’edificio che lo ospita. Nel primo pomeriggio andiamo all’aeroporto di Cordoba per riconsegnare l’auto qualche ora prima del previsto. Arrivati lì però scopriamo che la nostra agenzia di noleggio non ha un ufficio locale. La cosa incredibile è che non ce lo avevano mai detto! Dopo una serie di messaggi WhatsApp, telefonate ed un’attesa di circa un’ora, ci consentono di restituire l’auto presso l’ufficio della Hertz. Raggiungiamo in taxi il nostro hotel (Ciudad Prado Hotel; ARS 31.340 per una doppia con bagno e colazione; molto buono; http://www.ciudadprado.com.ar), che scopriamo essere più lontano dal centro di quanto non avessimo programmato e poco dopo torniamo in centro in taxi per cambiare (l’ufficio della Western Union che si trova nel centro commerciale di Patio Olmos è uno dei pochissimi aperti il sabato pomeriggio fino a tardi). Qui scopriamo che il cambio Euro blue/peso è aumentato tantissimo: per un euro ci danno 760 pesos! Iniziamo quindi la visita della città, a partire dal Paseo del Buen Pastor e, a seguire, dalla Iglesia del Sagrado Corazón, dove seguiamo un tour iniziato proprio al momento del nostro arrivo, che ci porta a conoscere meglio l’interessante storia della chiesa ed a visitare sia la terrazza che la torre. Cena molto buona presso il Patio de la Cañada (ARS 14.000; https://m.facebook.com/people/Patio-De-La-Ca%C3%B1ada/100063801960359).

26° giorno

Iniziamo la nostra visita di Cordoba partendo da Plaza España, continuando per il Parque Sarmiento, per il Paseo del Buen Pastor, dove visitiamo la cappella e ci dirigiamo verso la Manzana Jesuitica, celebrato sito UNESCO della città: secondo il sito ufficiale, le visite sono possibili fino al primo pomeriggio. Tuttavia, arrivati lì, vediamo che, con l’eccezione della chiesa, gli edifici sono tutti chiusi perché è domenica. Andiamo quindi in Plaza San Martín, dove per puro caso è appena partito un free tour della città (https://ladoctafreetour.com). La guida ci dice che oggi resterà aperta solo la chiesa, per cui decidiamo di aggregarci al tour. Visitiamo quindi il centro cittadino, completamente deserto e con tutti i negozi chiusi. La città onestamente non si presenta al meglio; inoltre, è abbastanza sporca. Alla fine del giro, non sapendo cosa fare, ci fermiamo in un bar e poi passiamo del tempo nel centro commerciale Patio Olmos. A metà pomeriggio ci spostiamo nel quartiere di Güemes per vedere il mercato che si tiene il weekend. Il mercato in sé non è niente di che, ma il quartiere si rivela molto interessante e piacevole per una passeggiata grazie ai numerosi edifici del secolo scorso con cortili adibiti a paseos commerciali. Ceniamo con un buon hamburger presso il Glotón (ARS 6.400; https://m.facebook.com/GLOTONbar), torniamo in hotel, prendiamo i bagagli e raggiungiamo il terminal dei bus perché alle 22.30 dovrebbe partire il nostro autobus per Buenos Aires, il cui biglietto abbiamo comprato dall’Italia (General Urquiza; ARS 16.050 a testa per una cama ejecutivo suite; buono, anche se non sono fornite coperte o altre amenità). Il bus parte con una ventina di minuti di ritardo.

27° giorno

Arriviamo a Retiro con oltre un’ora di anticipo, nonostante il ritardo di ieri e raggiungiamo l’hotel, sempre il Mine. Abbiamo prenotato un free walking tour con Freetour.com, nei quartieri di Retiro e Recoleta. La nostra guida, Ivan, si dimostra estremamente competente e ci porta in giro in quelle che si rivelano come due delle zone più belle della città. Visitiamo poi una delle librerie più affascinanti di Buenos Aires, El Ateneo (https://turismo.buenosaires.gob.ar/es/otros-establecimientos/el-ateneo-grand-splendid), situato all’interno di un vecchio teatro del quale ha mantenuto la struttura e cerchiamo poi di visitare il Teatro Colón dall’interno, ma ci sono le prove delle luci, per cui non è garantita la visita alla sala principale. Rinunciamo quindi alla visita e, dopo un giro in centro, proviamo a visitare la Iglesia del Santísimo Sacramento, ma la troviamo chiusa, per cui torniamo in hotel e poi andiamo a cena presso il Fogón Asado (https://fogonasado.com) per una delle migliori esperienze culinarie della vacanza.

28°/29° giorno

Oggi è giorno di partenza. Contattiamo il servizio di taxi che ci aveva prelevato dall’aeroporto all’andata (Te Mueve Argentina; Whatsapp: +54 9 11 5263-8682) che ci porta in aeroporto per ARS 7.000. Qui scopriamo con piacere che il volo di ritorno parte in anticipo di circa 15 minuti e la coincidenza da Roma atterra un po’ prima, cosa che ci consente di arrivare a casa prima del previsto.

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  • luigi1954 luigi1954
    Buongiorno, mi sono centellinato e gustato il vs viaggio in Argentina, molto dettagliato. Noi vorremo partire dal 9 al 30 gennaio 2024, periodo un pò più corto del vostro e comunque ho fatto un programma preliminare che include sud e nord, esclusa Usuhaia perchè ho letto che è solo turistica. Se nel corso della preparazione, avessimo dei dubbi o delle domande, possiamo interpellarti a questa mail ? Ti ringrazioLuigi (luigi.piga@fastwebnet.it - 349 4748479)"
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