Dimenticatevi casinò e ristoranti di lusso: la crociera più “estrema” del mondo vi porterà tra i ghiacci a 14mila chilometri dall’Italia
Antartide e Argentina, un viaggio in un’altra dimensione. 10 marzo – 1 aprile 2024
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Giaceva da alcuni anni nel cassetto dei nostri progetti di viaggio (non dimenticata) l’intenzione di poter un giorno finalmente partecipare ad una crociera in Antartide, da noi considerato imprescindibile. Quest’anno decidiamo di imprimere una decisa spinta alla concretizzazione di questo progetto. Leggiamo alcuni libri tra cui apprezziamo tantissimo: “Intrappolati nel ghiaccio”. Ci informiamo sulle varie compagnie che organizzano queste attività, sulle date, sulle varie proposte.
I prezzi delle varie compagnie sembrano abbordabili, ma il prezzo di facciata è relativo ad un posto letto in cabina promiscua di 4 persone, quando scegli una cabina doppia i prezzi schizzano sensibilmente verso l’alto. Una cabina doppia con 2 finestre (twin windows) per una crociera di almeno 12-15 giorni ha un costo elevato. Considerando di dover aggiungere anche il costo dei voli, i pernottamenti negli alberghi, l’assicurazione, l’acquisto di alcuni indumenti indispensabili al tipo di viaggio, la cifra è considerevole. Siccome io soffro talvolta di mal di mare ci informiamo sulle compagnie che volano da Punta Arenas in Cile, sorvolando il temibile Drake Passage, ma tutte queste opzioni sono esaurite. Sappiamo che le compagnie, poco prima delle partenze offrono sostanziosi sconti sui biglietti invenduti. Scegliamo la compagnia OceanWide Expeditions. Ci disponiamo in modalità attesa sconti. Gli sconti arrivano, il giorno 2 marzo. Prenotiamo la crociera:
Deep South Discovery voyage, dal 16 al 29 marzo, 13 notti, arriva fin sotto il Circolo Polare Antartico. C’è un modulo da riempire, ci chiedono: prenotazione dell’albergo a Ushuaia, prima dell’imbarco, e dell’albergo allo sbarco, numero di polizza assicurativa, numero di scarpa che portiamo per gli stivali di gomma che ci forniranno per le discese a terra durante le crociere, più tutta una serie di informazioni, sulla salute, su particolari esigenze alimentari ecc. Ora possiamo acquistare i voli intercontinentali di ITA e quelli interni da Aerolinas Argentinas. Siccome Peo e Silvana si trovano in Argentina, ci invitano a partire qualche giorno prima e passare qualche giorno nella loro magnifica estancia La Armonia, nella Peninsula de Valdès. Meglio morire che rifiutare!
Diario di viaggio in Argentina ed Antartide
Giorno 0 e 1 – Arrivo in Argentina
Navetta Rimini-Bologna, volo delle ore 19,40, arrivo a Roma alle 20,40, partenza alle 22,30, arrivo Buenos Aires alle 08,40. Nell’aeroporto incontriamo Massimo con la moglie Anna e Luciano con la moglie Roberta, sono ex collaboratori di Peo. Arrivano dalle cascate di Iguazù, saranno anche loro ospiti di Peo e Silvana. Alle 17,00 con un’ora di ritardo decolliamo, arrivo a Trelew alle 21. Troviamo ad aspettarci con 2 pick-up, Peo e Silvana, con l’altro Daniel, il peones che gestisce con la moglie Belen la estancia La Armonia. Hanno 2 figli: Julieta di 9 anni e Bautista di 3. Percorriamo con le 2 auto i 140 km di ottima e scarsamente frequentata strada asfaltata, fino a Piramide, piccolo villaggio, da cui partecipammo nell’ottobre 2008 ad una crociera fra le innumerevoli ed amichevoli balene, fu una escursione fantastica ed indimenticabile. Di qui percorriamo i rimanenti 70 km di strada sterrata, aprendo e richiudendo cancelli che ci permettono di attraversare altre proprietà. Raggiungiamo verso mezzanotte La Armonia. Appena scesi dalle auto non possiamo non riversare il capo all’indietro per poter magnificare la meravigliosa offerta del cielo, una esplosione di stelle, che sembrano quasi a portata di mano! Ci fermiamo a fare 4 chicchere sgranocchiamo qualcosa con un bicchiere di vino, poi tutti a nanna. Rispetto a 15 anni fa, quando venimmo qui, ora la casa è molto migliorata, sono state eseguite parecchi rifiniture, Silvana ha buongusto nell’arredare e rifinire.
Giorno 2 – Macondo
Ottima colazione, poi passeggiata fino alla spiaggia che dista circa un paio di km, camminiamo in mezzo alle sterpaglie che coprono interamente tutto il terreno della penisola, le pecore brucano qua e là i cespugli erbosi. Per l’abbeveraggio c’è qualche complicazione in più, la scarsa piovosità della regione comporta l’impiego di pompe per inviare l’acqua in grossi serbatoi disposti qua e là. Quando giungiamo sulla spiaggia, la troviamo deserta di animali, 15 anni fa era sempre occupata da elefanti marini, forse per la diversa stagione, in autunno è il periodo degli accoppiamenti, ma sicuramente è dovuto anche alla epidemia che lo scorso anno ha colpito e decimato la comunità degli elefanti marini. Su questa spiaggia, ridossata ad una collinetta c’è la casupola in legno con la tabella in legno recante il nome del luogo “Macondo”. All’interno si trova un letto matrimoniale, un materasso, un piumone, avvolti in sacchi di plastica, c’è un bagnetto, un tavolo delle sedie. Dormimmo 2 notti qui nel 2008, Patrizia propone di venirci a dormire questa notte, accetto volentieri. Saliamo in alto sulla collinetta, incontriamo un piccolo cimitero, ci sono sparse fra la sabbia alcune ossa umane, anche un teschio. Salendo raggiungiamo l’ampia zona delle dune, sembra di stare nel Sahara! Patrizia, Silvana e Massimo si lanciano giù rotolando sul fianco della duna. Rientriamo per pranzare. Nel pomeriggio Peo ci conduce in un luogo che lui chiama: “la Mesita” la bassa marea ci rivela delle profonde scanalature nel terreno, il colore verde delle alghe marine, sotto la luce del sole, formano un quadro cromatico suggestivo. Durante il percorso incrociamo alcuni guanachi ed un armadillo.
Verso sera ci avviciniamo in auto di nuovo verso la capanna di Macondo, portiamo appresso quanto serve per concederci un aperitivo all’ora del tramonto. La casupola, costruita su pali tipo palafitta, sul davanti è coperta da una lunga pensilina con balcone sul quale ci concediamo un fresco bicchiere di frizzante rosato, noccioline, cioccolato, pezzi di grana e olive. Stiamo divinamente, quattro chiacchiere in allegria e riconoscenza verso Peo e Silvana per questa graditissima ospitalità. Quando sta per giungere il buio, i nostri amici rientrano verso la casa, Patrizia ed io rimaniamo, prepariamo il giaciglio, giochiamo alcune mani di scala 40. Usciamo per contemplare la fantasmagorica volta celeste. Patrizia coglie con un paio di eccellenti scatti, tutta la splendente Via Lattea. Poi si va a nanna, il sole ha scaldato durante il giorno la casupola, quindi la temperatura all’interno è perfetta. Ci svegliamo alle 3 di notte, usciamo per rimirare ancora il cielo, la via Lattea ora è ruotata di circa 90 gradi rispetto alla sera.
Giorno 3 – Visita alla spiaggia
Ci alziamo verso ore 7, scendo al mare per raccogliere dell’acqua da versare nel bagno. Durante la notte è scesa una abbondante rugiada, tutta la sabbia è bagnata, sembra abbia piovuto, mentre camminiamo vediamo i fili d’erba con tante goccioline di acqua pendenti, un incanto. Camminando fra i cespugli ci bagniamo i pantaloni fino alle ginocchia. Impieghiamo 40 minuti di cammino per raggiungere la casa. Colazione con gli amici. Partiamo con il pick-up, 5 passeggeri all’interno, 3 passeggeri nel cassone, scomodo date le innumerevoli buche, percorriamo alcuni chilometri della stradina che segue il confine della estancia. Parcheggiamo l’auto, scendiamo un canalone fra i cespugli e calanconi, poco prima della spiaggia, scorgiamo tante buche nel terreno, sono le tane dei pinguini magellano, al nostro avvicinarsi, scappano, si nascondono tra i cespugli o dentro le tane, stanno in gruppo, la simpatia dei pinguini è coinvolgente! Ci soffermiamo a guardarli e fotografarli. Questa lunga spiaggia ha come fondo un ciottolato di minuscoli sassolini di colore marrone in varie gradazione, è popolata di innumerevoli pinguini, in gruppi, sembrano siano in chiacchierata, poi si tuffano in mare. Più avanti incontriamo grossi gruppi di leoni marini, al centro il maschio, eretto e guardingo, attorniato da un folto stuolo di femmine. Procedendo sulla spiaggia notiamo la presenza di alcuni elefanti marini, se ne stanno distesi, con una pinna si gettano il ghiaino sul dorso.
La spiaggia verso ovest finisce contro un promontorio, aggirabile solo in condizione di bassa marea. Ci fermiamo all’ombra del promontorio, a qualche metro da noi il mare forma come una piccola piscina dove innumerevoli cuccioli di leoni marini si divertono agitandosi e lanciando grida, qualche cuccioli impertinente si avvicina guardingo a noi, arriva fino ad un metro circa, poi il perentorio grido di un autorevole adulto li richiama nei ranghi. Volano da queste parti dei cormorani, più in alto coppie di grossi uccelli rapaci. Godiamo tutta la pace e l’armonia di questo incantevole luogo, poi risaliamo sempre camminando sul terreno scosceso, fra i cespugli spinosi che formano gran parte della vegetazione di questo desolato luogo. Pranzo con lenticchie e verdure. Pomeriggio di riposo.
Poco prima del tramonto, saliamo sulla torretta con vetrata a forma ottagonale per concederci un aperitivo, allietati da barzellette, Luciano da toscanaccio quale è ci fa sbellicare dal ridere. Stasera cena a base di asado cotto al caminetto da Daniel, 15 anni fa fu suo padre Fernando coadiuvato da sua moglie Griselda, a cuocere la carne. (ora purtroppo non ci sono più). Grande tavolata: noi 8, Daniel con tutta la famiglia e Stefani, la signora che hanno assunto per il periodo in cui ci saranno ospiti. Serata con cena piacevolissima.
Giorno 4 – Ushuaia
Purtroppo è già tempo di saluti. Noi partiamo, gli altri rimarranno per altri 2 giorni. Ci accompagnano all’aeroporto Peo e Silvana, durante il tragitto incontriamo decine e decine di guanachi. Un volo di un paio d’ore e siamo ad Ushuaia (fin del mundo) appena scesi dall’aereo constatiamo di quanto la temperatura si sia abbassata, poco sopra lo zero. Ottima scelta dell’hotel Patagonia su suggerimento delle ragazze di OceanWide.
Ci sistemiamo nella camera, usciamo, ci troviamo in zona centralissima sulla Avenida San Martin. Percorriamo la via piena di negozi, poi andiamo a mangiare qualche empanada. Fa veramente freddo di sera.
Giorno 5 – Ushuaia
Usciamo, qualche acquisto. Ushuaia c’è la ricordavamo molto più ridotta, ora questa città è in totale espansione, tanti bus trasportano turisti, questa città fa parte di tours, provenienti da Calafate per mirare l’incredibile ghiacciaio di Perito Moreno, la navigazione sul lago Argentino, con il catamarano fra bellissimi iceberg. A Ushuaia di interessante c’è il museo della terra del fuoco, ubicato in un vecchio penitenziario, lo visitammo nel 2008, non intendiamo rivisitarlo. Gli ATM addebitano salate commissioni sui prelievi! Preferibile pagare ove possibile con carta di credito. Nell’hotel Patagonia vi è anche una SPA, ne approfitto per beneficiare di un massaggio rilassante. Cerchiamo un ristorante tipico per la cena, ordiniamo una paella ma non è buona, peccato.
Giorno 6 – Crociera
Dobbiamo consegnare i bagagli presso un ufficio della OceanWide Expedition entro le ore 11. Raggiungiamo il luogo a piedi, dista appena 500 metri, ci assegnano la cuccetta 509.
Alle 16 siamo all’imbarco, sulla motonave olandese Ortelius. Lunga 90 metri, larga 17, stazza 4090 tonnellate. Dispone di 52 cabine per i passeggeri che possono variare da: 118 a max 126. Non hanno venduto tutti i posti disponibili, siamo 92 passeggeri, italiani solo noi 2. In coperta c’è anche un piccolo spiazzo con funzione da eliporto per eventuali soccorsi, non per escursioni turistiche. Il personale di bordo è composta da 40 persone + 8 guide + un medico. Ogni guida è specializzata in una materia, durante la traversata terranno delle conferenze inerenti al viaggio. La nostra cabina numero 509 situata al ponte 5, è ampia e confortevole, un ampio bagno, scrivania, frigobar, sulla scrivania troviamo 2 quadernetti con penna per appunti, 2 borraccette con logo della compagnia e 2 belle bottiglie di vino bianco argentino. Apprezziamo le 2 ampie finestre che ci permetteranno di vedere il mare e tutto ciò che ci circonda. Appena il tempo di aprire le valigie che ci convocano attraverso l’altoparlante che c’è in ogni cabina, ci attendono nella Lecture Room (aula conferenze) sul ponte 3. Sara Jenner che è la Expedition Leader, ci dà le prime istruzioni e regole cui attenerci durante la crociera. Ci spiega che l’IAATO, acronimo di: International Association of Antarctic Tour Operator. Il cui trattato Antartico firmato inizialmente da pochi paesi, ora vi hanno aderito 53 nazioni, stabilisce che l’Antartide debba essere un laboratorio scientifico, in cui sono bandite tutte le attività militari, quelle che implicano esplosioni nucleari o depositi di materiali radioattivi.
Sara parla per circa un’ora, spiegandoci che non possiamo far cadere alcun materiale mentre saremo in escursione, non avvicinarsi a meno di 5 metri dagli animali, tanti altri suggerimenti e spiegazione delle ferree regolamentazioni. Ci invitano ad indossare i salvagente, ci portano sul ponte dove si trovano le 2 scialuppe di salvataggio, ermeticamente chiudibili, come capsule spaziali.
Ci invitano al bar, situato in un ampio salone sul ponte 6, ha luogo una piccola accoglienza, ci offrono un bicchiere di spumante e dei dolcetti. Sara ci presenta i comandanti e tutte le guide si presentano con nome, nazione di provenienza, specializzazione, vengono dagli USA, dalla Danimarca, Polonia, Argentina, un russo. Appesi alle pareti ci sono 5 monitor sui quali vengono proiettate foto o slides. Ogni cabina è dotata di un monitor nel quale si può leggere il daily program. Alle 19 cena self-service, nella mensa situata sul ponte 4, di fianco alla reception. La motonave salpa alle 18, navigando il canale di Beagle, le acque sono tranquille, ma durante la notte entreremo nel Drake Passage. Il medico di bordo offre le compresse oppure un minuscolo cerottino da applicare dietro il lobo dell’orecchio, ha la proprietà di rilasciare lentamente la sostanza protettiva per il mal di mare, c’è ne facciamo consegnare 2 e ce li applichiamo.
Giorno 7 – Verso l’Antartide
Ci addormentiamo bene, ci svegliamo alle 3, la nave beccheggia e rollia ampiamente, per andare in bagno dobbiamo aggrapparci per non cadere, sembriamo ubriachi, ma non soffriamo il mal di mare. Alle 7,45 l’altoparlante ci comunica che fra 15 minuti possiamo recarci al ristorante per la colazione.
Il programma odierno prevede alle ore 9,15 la consegna degli stivali nella sala conferenze. Alle ore 10 conferenza per coloro che faranno immersioni subacquee (fra i partecipanti a questa crociera ci sono una ventina di sub). Ore 11,30 nella sala del bar, la guida Katlyin parlerà delle balene, delfini ed uccelli nell’oceano del sud, vi partecipiamo, interessante e proiezione di bellissime foto di animali e pesci. Ore 12,30 pranzo. Ore 14,30 assistiamo ad una conferenza della guida Juan sulla fotografia. Alle 16,15 la guida Laurence presenta una introduzione in Antartide. Ore 18,15 riepilogo della giornata. Lucia una delle guide, sentendoci parlare in italiano instaura con noi un bel rapporto di simpatia e amicizia. É di Puerto Madrin, ci siamo passati 2 volte negli ultimi giorni, lei è esperta di pinguini. Nella mensa ci lavora Maria, una signora filippina che ha lavorato sulla Costa Crociere, quindi parla bene l’italiano, ogni volta che andiamo in mensa ci viene incontro con un ampio sorriso rivolgendosi a noi in italiano.
Giorno 8 – Penisola Antartica
Ci siamo svegliati alcune volte durante la notte. Stamani cielo coperto, anche un po’ di nebbia, poi comincia a nevicare, fa parecchio freddo. In mattinata saliamo sul ponte di Comando, dove ci sono le varie strumentazioni, guardiamo la prua direzione sud-sud-est, circa 160 gradi, troviamo anche dei libri e fotografie per distinguere i vari pesci e uccelli. Ore 9,15 la nostra amica Lucia tiene una conferenza sui pinguini, molto interessante, spiega il funzionamento dell’irrorazione del sangue nei piedi di questi animali che durante la cova delle uova rimangono per 40 giorni immobili. Alle 11,30 la guida Jakub, glaciologo, ci parla dello spessore di ghiaccio che in alcuni punti supera i 3000 metri, per questo gli studiosi ritengono che il ghiaccio più profondo possa contenere segreti sulla composizione dell’atmosfera risalenti a migliaia di anni fa.
Il progetto EPICA (European Project for ice Coring in Antartica) iniziò un carotaggio nel 1996 perforando il ghiaccio fino a raggiungere nel 2004 la profondità di metri 3270, siccome in quella zona nevica poco, si ritiene che analizzando i vari strati, si possa risalire alla composizione dell’atmosfera degli ultimi 800.000 anni. Ore 12,30 pranzo. Ore 13,30 ci chiamano a gruppi nella sala conferenze, dobbiamo portare con noi tutto l’equipaggiamento, lo controllano meticolosamente, ad esempio la mia giacca ha del velcro, bisogna estrarre tutti i fili di tessuto che sono impigliati, con un ferretto controllano ogni fessura degli stivali, con l’aspirapolvere mi fanno pulire per bene lo zaino che mi porterò durante le escursioni a terra. Siccome le nostre giacche e pantaloni non sono abbastanza impermeabili, Lucia molto gentilmente va a rimediarci dei pantaloni e giubbotti in tela cerata. Domani dovremo trasferirci dalla nave a terra con i gommoni zodiac, se ci dovessero essere delle onde e la temperatura sarà di -4 °C, non è assolutamente sensato rischiare di bagnarsi. Questo accurato esame dell’abbigliamento viene condotto secondo il mandato della IAATO Biosecurity. Ore 16,15 nella sala del bar, Sara ed il capo ingegnere Floris ci illustrano la motonave Ortelius, l’acqua di mare viene desalinizzata, la conservazione del cibo, eccetera.
Ora che stiamo navigando di fianco alla Penisola Antartica (lato ovest), il mare sembra acquietarsi, Siamo stati molto fortunati in questa traversata del Canale di Drake, era uno dei nostri timori. Forse il cerottino che il medico di bordo ci ha fornito ha fatto miracoli, comunque il mare ci è stato amico.
Oggi abbiamo conversato con un compagno di viaggio spagnolo, della Catalogna, con Saverio, un medico messicano che parla bene l’italiano, a cena conversiamo con alcuni iraniani, giudicano il regime teocratico al potere un disastro. Ci comunicano che domani mattina verremo svegliati un po’ prima, poiché entreremo nel Lemaire Channel non possiamo perderci l’evento.
Giorno 9 – Escursione in Antartide
Appena svegli guardiamo fuori, la motonave avanza lentamente fra innumerevoli iceberg di tutte le dimensioni e minuscoli grumi di ghiaccio vaganti. Il tempo di vestirci e ci catapultiamo fuori, sulla prua, per entrare da protagonisti in questa magica cornice. Il canalone è attorniato da montagne di rocce scure, tranne le pareti verticali, sono coperte di neve e ghiacciai, I ghiacciai hanno squarci, crepe di colore blu, le pareti scendono a picco nell’acqua, il mare è calmo come l’olio. Tutte le montagne ed i ghiacciai ai lati dello stretto canale si specchiano nell’acqua, creando un quadro suggestivo. Gruppetti di pinguini ci nuotano nei dintorni uscendo e rituffandosi nell’acqua. Ci siamo… siamo in Antartide! In religioso e deferente silenzio, ammiriamo questo inusuale scenario, come stessimo mettendo piede in un panteon, dove all’uomo è concesso solo una breve visita, senza alcuna possibilità di poter minimamente toccare. Fortunatamente! Che emozione!
Alle ore 8 colazione. Alle ore 9 scendiamo, vestiti di tutto punto per la prima escursione, dobbiamo indossare il salvagente, gli stivali di gomma, berretto, guanti, scaldacollo. Di fianco alla reception sul ponte 4, usciamo, dobbiamo denunciare la nostra uscita appoggiando su un monitor la nostra chiave elettronica, passaggio con gli stivali in una vasca contenente delle spazzole, successivamente immergiamo gli stivali in una vaschetta contenente una soluzione disinfettante. Prima partono i gruppi di sub. Scendiamo la scaletta e prendiamo posto sullo zodiac (gommone) Su ognuna di queste scialuppe prendono posto 10 passeggeri più una guida al comando. Si procede fra i tanti iceberg, ci dirigiamo nel luogo denominato Iceberg Graveyard (cimitero degli iceberg) ne vediamo alcuni bellissimi, scolpiti, di tutte forme, sembrano castelli, animali, sculture psichedeliche, a forma di panettone, simil Sfinge, a forma di torri, eccetera, vagabondano nel mare. Vediamo parecchie balene, alcune nuotano a pelo d’acqua, altre riemergono solo per respirare, quando affiorano per respirare udiamo il caratteristico sibilo, con la fontanella di vapore. Qualche foca riemerge vicino a noi.
Procediamo verso alcune rocce, dove centinaia di pinguini Gentoo ci osservano, salgono con difficoltà e pervicacia lungo i costoni ghiacciati, alcuni rotolano giù, si rincorrono, altri se ne stanno immobili fra le rocce. Incredibile questo primo approdo! Si rientra per il pranzo. Nel pomeriggio altra escursione, mettiamo piede sul continente Antartico a Port Charco. Un ampio ghiacciaio che degrada nell’acqua. Tutto lo scenario che ci circonda sembra uscire da un romanzo fiabesco. Il mare immobile è color piombo, trapuntato di iceberg, la nostra motonave è ancorata al centro della rada. Tutte le rocce e il ghiacciaio percorso dai pinguini hanno delle striature rosse, è il guano lasciato da queste creature. Oggi pomeriggio sole splendente, visibilità ottima, temperatura gradevole, attorno allo zero. Saliamo sul ghiacciaio, lo percorriamo fino a raggiungere una cima sulla quale qualcuno ha costruito un cumulo cilindrico di pietre e sopra è stata posta una croce di legno. Da questa postazione si gode il magnifico panorama, mai visto qualcosa di simile. Ti chiedi se il paesaggio è come te lo eri immaginato, ebbene no, non potevi immaginartelo così! Con lo zodiac torniamo a bordo, la nave riparte, dalla finestra possiamo vedere i tanti iceberg vaganti, ne doppiamo uno gigantesco, forse alto una decina di metri, lungo un centinaio, se consideriamo che solo il 10% affiora, il 90% è immerso! Alle 18,15 siamo invitati nella sala del bar, per un riepilogo della giornata e l’annuncio che nelle prime ore di domani oltrepasseremo il Circolo Polare Antartico, posto a 66 Gradi, 33 primi e 46 secondi, di latitudine sud. Jakob il glaciologo ci erudisce sugli iceberg, dice che c’è sono lunghi chilometri, anni fa uno raggiunse la latitudine di Buenos Aires.
Ortelius navigherà tutta la notte, un potente faro illumina il mare davanti la prua. Gli addetti alla navigazione prestano grande attenzione onde evitare collisioni contro gli iceberg.
Giorno 10 – Circolo Polare Antartico, Detaille Island
Ci invitano poco prima delle 6, sul ponte di comando, ė ancora buio, sull’orizzonte a sud-est basse nuvole bianche stratiformi lasciano intravedere delle linee rossastre, il sole non ancora levato, le illumina nella parte inferiore, verso le ore 6,20 la strumentazione di bordo ci comunica che stiamo attraversando il Circolo Polare Antartico, posto a 66°,33′,49” di latitudine sud. Per la storia: venne attraversato per la prima volta dal navigatore James Kook nel 1773. Momento magico! La motonave procede verso sud, getta l’ancora nell’ampia baia dal suggestivo nome: Crystal Sound.
Alle ore 9,30 ci imbarchiamo sugli zodiac, destinazione Detaille Island, il punto di approdo è fra le rocce, contro una parete di ghiaccio a sezione verticale, di circa una decina di metri, una ripida salita conduce ad una vecchia costruzione in legno, dove aveva sede la Base W (del British Antartic Survey) costruita dagli inglesi nel 1956 come stazione di ricerca, principalmente per l’indagine geologica e meteorologica, e per contribuire all’anno Geofisico Internazionale del 1957. Fu definitivamente abbandonata nel 1959. Possiamo visitarla, previa spazzolatura delle calzature da tutti i residui di neve o ghiaccio. Si tratta di una vecchia capanna, le stanze sono ancora arredate e conservate come lo furono al tempo in cui venne abitata. Gli alloggi con le brande, la stanza delle comunicazioni con una vecchia radio trasmittente, una stanza dove erano custoditi gli attrezzi e utensili, vecchi sci in legno, la dispensa con le scatolette di cibo nelle scansie dello store, interessante testimonianza. Fa freddo, mentre cerco di fotografare l’interno della capanna il mio iPhone collassa, non si rianimerà fin quando sulla nave non lo riallaccerò alla rete di ricarica. Saliamo in alto sul ghiacciaio per goderci l’inusuale vista.
Ci reimbarchiamo sullo zodiac da un altro lato dell’isola, girovaghiamo fra piccoli isolotti alla ricerca di animali, vediamo alcuni pinguini, sulle rocce riposano 2 foche. Di foche ne vediamo anche nuotare e riemergere. Dedichiamo qualche spostamento anche per mirare alcuni iceberg dalla struttura esemplare, particolarmente uno con ampia apertura tipo arco, con vista dall’altro lato di una cima di montagna e striatura colorata di luce solare, una scultura naturale fantastica! Indescrivibile! Oggi giornata grigia, il cielo ed il mare hanno lo stesso colore grigio, fumo di Londra. Improvvisamente si alza il vento che provoca un moto ondoso, tanto che spesso veniamo colpiti da spruzzi d’acqua. Risaliamo a bordo. Tutti i rituali: di vestitura, imbarco sullo zodiac, trasporto, sbarco in punti scivolosi, reimbarco, infine risalita sulla motonave comportano qualche difficoltà e fatica, tuttavia ne vale assolutamente la pena. Pranzo.
Il programma odierno prevedeva per il pomeriggio un giro sugli zodiac nella baia di Crystal Sound, ma siccome il tempo è minaccioso, ci informano che è meglio proseguire e goderci il panorama degli iceberg ed eventuali incontri con animali dalla nave. Vediamo delle foche distese su iceberg vaganti, vediamo diversi uccelli, anche alcune orche. Ma lo scenario in cui siamo inseriti è oltremodo spettacolare, stiamo navigando verso sud, attraverso canali, non in mare aperto, avanziamo fra montagne su ambo i lati, a volte sembra non ci sia uno sbocco, una via d’uscita difronte, ma procedendo si aprono altre vie. Dal ponte di comando vediamo quanta attenzione dedichino i marinai all’evitare i grossi iceberg, non curandosi invece dei mille piccoli. Alle ore 16 ci invitano fuori, ci viene offerto un bicchiere con whisky, cioccolato e panna, si festeggia l’attraversamento del Circolo Polare Antartico. Più tardi una scura nube ci avvolge e nevica, ma dura poco.
A cena stasera ceniamo fra gli altri, con Lucia e Saverio, medico messicano, in passato ha visitato l’Italia, ne apprezza molto la cucina, Conosce Rimini come la città di Fellini di cui conosce ed apprezza tutti i film. Lucia ci confida di aver partecipato a 6 crociere quest’anno. A proposito della nostra traversata del canale di Drake, dice che un mare così calmo non era mai capitato, quindi dobbiamo considerarci estremamente fortunati, speriamo di esserlo anche al ritorno! Alla fine di questo viaggio, la motonave Ortelius raggiungerà l’Olanda e fra qualche mese si dedicherà a crociere in Artide, Polo Nord.
Giorno 11 – Pourquoi Pas Island e Horseshoe Island
Ogni giorno, tramite altoparlante, Sara ci saluta con: good morning, good morning, good morning poi ci comunica le condizioni del tempo, la temperatura, ci invita alla colazione e ci ricorda il programma del giorno. Oggi il programma prevede l’imbarco sugli zodiac e visita alla Pourquoi Pas Island. il nome è quello della nave del famoso esploratore francese Jean Baptiste Charcot. Il mare è increspato, l’isola dista oltre un miglio da dove la motonave si trova alla fonda. Il cielo è coperto da basse nuvole stratiformi di colore grigio cupo, il mare come abbiamo detto prende le tinte delle nuvole, le scure montagne di rocce laviche, sono coperte di neve, questo connubio crea un quadro dalle tinte quasi irreali, si ha la sensazione di indossare occhiali con lenti leggermente affumicate. Non siamo abituati a vedere il mare di questo colore. Se ci aggiungiamo le migliaia di iceberg vaganti o immobili, ci troviamo veramente un altro mondo!!! L’isola è molto frastagliata, molti cucuzzoli di montagnette e fra gli avvallamenti spessi ghiacciai, dalle cui pareti a picco, quando si fratturano e collassano danno origine agli iceberg. Ci sono anche molte spiaggette con rocce sulle quali stanno sdraiate innumerevoli foche di weddel, altre ci nuotano intorno. Girovaghiamo col piccolo natante incuneandoci in stretti anfratti a caccia di immagini, di animali e scenari naturali inconsueti. Sulle rocce scoperte dalla neve possiamo osservare dei cormorani a riposo, qualche pinguino Adelia, dal capo completamente nero e gli occhi cerchiati da un anello bianco. Udiamo gli spruzzi del respiro di alcune balene, ma quando ci giriamo vediamo solo la coda che si immerge, mentre delle orche si vede solo il dorso curvo sormontato da una pinna che ruota e si immerge. Oggi fa freddino, intorno a -3 gradi, ogni volta che ci togliamo i guanti per scattare foto, ci si congelano le dita. A restare fermi seduti sullo zodiac talvolta prende freddo anche ai piedi, tuttavia il sacrificio vale tantissimo. Sono tre ore di vita nuova, esperienza mai vissuta. Ritengo un enorme privilegio poter vivere una esperienza di questo tipo.
Risaliamo sulla motonave, appena finito il recupero di tutti, si riparte, sempre direzione sud. La nostra motonave Ortelius, getta l’ancora nella Marguerite Bay da dove partiamo con gli zodiac nel pomeriggio per un’altra escursione, sulla Horseshoe Island, sbarchiamo, visitiamo anche oggi la vecchia Station Y Posta a 67,49 gradi di latitudine sud e 67,18 gradi di longitudine ovest. dove un contingente di ricercatori scientifici inglesi si insediarono nel 1955, fino al 1960. La visitiamo all’interno, somiglia molto a quella visitata ieri. Con qualche difficoltà dovute al fondo ripido e ghiaioso, saliamo sulla cima di una collina, dall’alto si ripresenta il quadro magico: la baia contornata dalle montagne innevate, quasi completamente bianche, il mare ora è completamente piatto, la nostra motonave Ortelius alla fonda, gli immancabili iceberg e quella luce grigiastra, sembra irreale, ma magnifico. Oggi pomeriggio la temperatura è meno fredda, scendendo incontriamo gruppetti di pinguini adelia, parecchie foche, uccelli. Impareggiabili queste passeggiate sulla terraferma. Notiamo licheni verdi e arancioni. Su alcune rocce spiccano venature verde intenso, si tratta di ossido di rame. Per la prima volta notiamo minime tracce di vita vegetale, qualche ciuffo di muschio.
La cena è sempre un bel momento conviviale, i ragazzi dello staff cenano al tavolo con noi, stasera cantano happy birthday to you, ed hanno confezionato una torta per un componente che compie oggi gli anni.
Giorno 12 – Stonington Island
La giornata si preannuncia fredda (- 6 °C) e particolarmente grigia. Alle ore 8 salpiamo con lo zodiac destinazione Stonington Island. Il mare non è tranquillo, per raggiungere l’isola attraversiamo dei tratti in cui l’acqua è quasi poltiglia, raggrumata in ghiaccio. Prendiamo terra, saliamo il piccolo dislivello veniamo colpiti dal forte vento che spazza il fondo ghiacciato, cerchiamo neve fresca da calpestare, per evitare di scivolare sul nudo fondo ghiacciato. Si trovano a breve distanza fra loro due costruzioni in legno, dove erano ubicate le stazioni di ricerca inglesi Station E. Oggi tocchiamo il punto più a sud del nostro viaggio: 68,11 gradi di latitudine sud. Nei dintorni scorgiamo i ruderi arrugginiti di due vecchi mezzi di trasporto cingolati. Si trova pure la carcassa di un piccolo velivolo, il motore stellare a elica è visibile protetto da una copertura in legno. Visitiamo l’interno delle baracche, arredamento spartano, ci sono delle stufe, probabilmente bruciavano carbone dato che non esiste vegetazione a queste latitudini, oppure la legna da ardere veniva rifornita assieme a tutto il resto. Eloquenti foto e manifesti testimoniano quanto difficoltoso dev’essere stato costruire queste dimore, senza l’ausilio di macchinari adeguati. A testimoniare troviamo ancora scatolette di cibo, cartografia ed articoli di giornali. Apprendiamo che da questa stazione partirono diverse spedizioni, con l’aiuto di numerosi cani da slitta, gli esploratori si inoltrarono per lunghe distanze con l’intento di mappare e rilevare le nuove terre intorno alla Penisola Antartica. Magnifica è la vista della nostra nave blu e bianca, con le scialuppe di salvataggio arancioni, ancorata immobile, fra gli iceberg. Immancabili i gruppi di socievoli pinguini, si approssimano curiosi. Le condizioni meteo sembrano volgere al peggio, il vento gelido si rafforza, dobbiamo coprirci il volto. I nostri accompagnatori ci invitano a risalire a bordo degli zodiac per il reimbarco. Il driver del nostro zodiac è un po’ pazzerello si diverte a guidare a tutta birra zigzagando fra i piccoli grumi di ghiaccio vaganti!
Nel pomeriggio ci viene comunicato il cambio di programma, viene annullata la visita alla località Red Roc Ridge, peccato, si tratta di una cresta rocciosa dal colore rossastro che degrada nel mare. Ma il peggioramento del meteo lo sconsiglia, pertanto la motonave cambia direzione prima verso ovest, poi direzione nord. Veniamo avvolti dalla nebbia, comincia a nevicare. Circumnavigando la grande isola Adelaide, in senso orario, ora in mare aperto dove le acque sono più agitate, io avverto subito malessere e mi rifugio in cuccetta. Nel pomeriggio durante la navigazione ci invitano a diverse conferenze, su oceanografia, sulla fauna antartica, noi partecipiamo solo al riassunto della giornata ed alla presentazione del programma del giorno dopo. Alle ore 18,15, c’è tempo anche per la presentazione da parte di un passeggero australiano, corredato da foto, ci racconta la storia di suo padre, che ha partecipato ad una spedizione in Antartide, le foto mostrano l’arrivo, il trasporto mediante rudimentali slitte di tutto il materiale, la costruzione delle casupole in legno, documenti molto interessanti.
Prima di cena ci raggiunge da casa una triste notizia.
A cena non mi sento bene, lo dico al medico di bordo che è al tavolo con noi, mi da una compressa che subito prendo e mi ritiro in cabina senza cenare. Dormo quasi tutta la notte.
Giorno 13 – Adelaide Island e Fish Islands
La motonave durante la notte ha totalmente circumnavigato Adelaide Island ed è rientrata nella grande baia di Crystal Sound. Le acque ora sono tranquille, io sto bene. Alle ore 7,45 risaliamo sullo zodiac per una lunga visita attraverso le Fish Islands. Magnifici panorami, vediamo vari gruppi di pinguini, scendiamo per una breve sosta su una isoletta, dove troviamo alcuni pinguini, ripartiamo, abbiamo occasione di vedere gruppi di foche di veddel, di cui una sdraiata su un piccolo iceberg, di tanto in tanto si gira a guardarci, seguiamo alcune balene che affiorano per respirate nuotano con il dorso in superficie udiamo il loro respiro, contemporaneamente al soffione di spruzzi. Un cormorano ci nuota nei pressi, poi si tuffa sott’acqua. Sottostiamo al cospetto di autorevoli, severe e arcigne muraglie di ghiaccio alte (penso) fino a 30-40 metri, a strapiombo sull’acqua, in alcuni punti formano delle grotte. Gli iceberg dalle venature blu e turchese. Mattinata favolosa! Risaliamo sulla nave abbastanza infreddoliti. Mentre pranziamo la nave riprende la navigazione verso nord.
Ci comunicano che è intenzione di fermarci per un giretto con gli zodiac, ma la decisione sarà presa al momento. Facciamo un salto sul ponte di comando, alcuni con i cannocchiali cercano di avvistare balene.
Nel pomeriggio la nave si ferma, ci annunciano che alle ore 14,30 è possibile uscire con gli zodiac. Comincia la procedura: con un verricello calano le scialuppe zodiac, sul primo zodiac salgono tutte le guide, man mano che la gru cala un altro zodiac, una guida ci sale sopra, stacca il gancio del verricello e si allontana, seguono altre manovre identiche, quindi comincia l’imbarco dei passeggeri, 10 passeggeri più il pilota ogni zodiac. Oggi capitiamo con Lucia a guida del nostro zodiac, si parte alla ricerca di animali, ogni guida dispone di una radio ricetrasmittente, dal ponte di comando o da altre guide si ricevono avvisi di avvistamenti. Pomeriggio di mare estremamente calmo e temperatura dolce rispetto al mattino. Qualche spiraglio di sole e qualche piccolo squarcio di cielo azzurro. Vaghiamo in lungo e in largo, vediamo gruppi di pinguini, appollaiati o volanti gruppi di cormorani e albatros. Scoviamo su un basso iceberg una vorace foca leopardo, inconfondibile caratterizzata da una enorme testa ed ampia bocca proporzionata. Ci sono anche delle foche di veddel, sia sdraiate sulle rocce che nell’acqua, ci nuotano vicinissime. Ad un certo punto le guide decidono di far convergere tutti gli zodiac in un punto per un incontro, ci facciamo festa. Oggi niente balene, ma lo spettacolo di neve, ghiacciai che riflettono nell’acqua il colore azzurro turchese, non ci si stanca di ammirare.
Dopo un paio d’ore usciamo da questa magica cornice per risalire sulla nave. Ci comunicano dal ponte di comando che hanno avvistato orche a ore 11. Riepilogo alle ore 18,15, constatazione da parte di tutti della magnifica a giornata, vengono annunciati alcuni avvisi per il giorno del rientro, chi avrà il volo lo stesso giorno può chiedere il trasferimento verso l’aeroporto, non ci riguarda, noi per evitare problemi dovuti ad eventuali ritardi, ci siamo cautelati con una notte ad Ushuaia. Nel locale del bar c’è una cassettina contrassegnata da un punto interrogativo, sono raccolte domande o richieste, Sara le legge e risponde. Jakob ci tiene una piccola conferenza sui ghiacciai. Ci comunicano che domani sera ci sarà cena all’aperto con barbecue. Dopo cena, parecchi passeggeri passano la serata al bar, noi facciamo di solito un breve passaggio, poi ci ritiriamo nella nostra cabina, io scrivo il diario, Patrizia comunica con casa o legge.
Giorno 14 – Neko Harbour, Cuverville Island
Dopo la solita sontuosa colazione, alle ore 8,30 ci approcciamo al gangway, la scaletta che dal ponte 4 scende al livello del mare dove ci imbarchiamo sullo zodiac. La temperatura è di zero gradi, c’è nebbia, e nevica. Lo specchio d’acqua è completamente ricoperto di frammenti di ghiaccio. Appena ci scostiamo dalla nave veniamo avvicinati da 2 balene che stazionano con il dorso emerso, le sentiamo respirare, ci tengono compagnia per qualche tempo, poi si incuneano verso la profondità salutandoci con la coda. Raggiungiamo la riva per il landing, atterraggio al Neko Harbour. Una colonia di centinaia di pinguini gentoo ci accoglie, alcuni nuotano saltellando nell’acqua, altri ci vengono incontro curiosi, mentre camminano, alzano le loro piccole ali. A centinaia se ne stanno immobili, sotto la neve che fiocca. Tre femmine di elefanti marini si ricorrono, giocano contorcendosi e mordicchiandosi continuamente, a pochi metri da noi. A coronamento di tutto questo magnifico quadro, di tanto in tanto udiamo il crash provocato dal collasso continuo di porzioni di ghiacciai, frantumandosi crollano nell’acqua sollevando una nuvola di vapore bianco azzurro, poi tutti i piccoli frammenti vagano verso il largo creando il quadro descritto in mattinata. Saliamo agevolmente la collina, senza pericolo in quanto i circa 20 centimetri di neve fresca rendono stabili i passi. In alto troviamo un altro nutrito gruppo di pinguini, sulla destra il mare si incunea fra alte pareti di ghiacciai azzurri, tutti solcati da profonde screpolature, vorrei filmare il crash”, ma non c’è avviso, quando odi il rumore, è già partito. Rimaniamo per ore in questo magico luogo, osservando ora i pinguini che sguazzano in acqua, alcune foche che alzano la testa fuori dall’acqua, più lontano alcune balene che sbuffano, vediamo anche i sub che nuotano nell’acqua bassa. Risaliamo a bordo alle ore 11.
Ritirati gli zodiac, tutti “rincasati” la nave si rimette in navigazione. Lauto pranzo, sempre come al solito. La cucina è molto buona, particolarmente orientata alla cucina italiana, infatti la maggior parte dei piatti porta nomi italiani, al pranzo ci si serve al self-service, e per la cena si prenota dal menù, giorni fa pranzavamo insieme ad un passeggero australiano, che ha scelto per la cena i saltimbocca, gli o ho tradotto letteralmente il significato. L’altro commensale, forse australiano anche lui mi ha magnificato l’ossobuco, dicendomi di averlo gustato in un ristorante italiano, mi ha chiesto il significato, gliel’ho tradotto letteralmente, chissà cosa avrà pensato! A onore della cucina va ricordato anche che ogni giorno sfornano pane fresco di 2 tipi, molto buono.
Verso le ore 14,15 la nave si arresta, gli zodiac vengono calati in acqua, si parte per lo zodiac cruis del pomeriggio. Ci trasportano sulla costa di Cuverville Island, la costa è costituita da una pietraia, salendo tutto è coperto di ghiaccio e neve fresca. Circa 6500 coppie di pinguini hanno scelto come residenza questa isola, la costa è praticamente coperta da una immane colonia di pinguini, stanno ravvicinati, con una densità incredibile. Saliamo sempre sul punto più alto per godere dell’incredibile vista, la baia con l’acqua immobile costellata di tanti iceberg dai riflessi turchesi. Rimaniamo a lungo fra i pinguini, distinguiamo i cuccioli, hanno sul dorso una parte di peluria irregolare, marzo è il periodo della muta. Si tratta di pinguini gentoo, nidificano tra novembre e dicembre, al primo sciogliersi del ghiaccio, la cova dura 40 giorni ed è fatta da entrambi i genitori. Dopo la nascita dei cuccioli la coppia si divide, ma si ricongiungerà di nuovo al momento dell’accoppiamento. Irresistibile la ricorrente scena del cucciolo che rincorre la madre chiedendo a gran voce il cibo, lei scappa, poi alla fine vista l’insistenza del marmocchio, si ferma, apre il becco ed il becco del cucciolo si incunea nel suo per prendere il cibo. Ho filmato decine di queste tenere scene. Una intraprendente foca si fa avanti ripetutamente verso di noi, ma viene allontanata dalle guide. I momenti più belli e significativi di questa avventura sono sicuramente le passeggiate sulla terraferma fra gli animali, la navigazione a bordo degli zodiac, in visita agli iceberg e sostare in silenzio mentre le balene ti si accostano, chissà forse in segno di amicizia. Rimaniamo un paio d’ore in questo magnifico luogo, risaliamo sugli zodiac per un altro cruis, andiamo a caccia di animali, vediamo su di un iceberg una foca leopardo sdraiata, su un altro 3 foche di veddel, cormorani che galleggiano con l’intenzione di pescare, al momento opportuno giù il becco in picchiata sott’acqua, decine di pinguini saltellano nuotando, vediamo in lontananza anche una balena, nuota lentamente a pelo,a ridosso della parete di roccia e ghiaccio. La guida Charlotte immerge la telecamera Gopro corredata di un lungo bastoncino, quando ci troviamo nei pressi di una foca, gira delle immagini subacquee che poi ci mostra, veramente caratteristiche, la foca animale talmente sgraziato a muoversi sulla terra, quando si trova sott’acqua, effettua delle giravolte e contorsioni spettacolari.. Alle ore 18,15 come ogni sera c’è il recap riassunto della giornata, ci ritroviamo tutti nella sala del bar. Il gruppo di iraniani al loro tavolo mangiucchiano sempre qualcosa, (non proprio rigorosi col corrente Ramadan). Anche domani il programma è alquanto ricco.
Alle 18,45 cena all’aperto con barbecue, nevica che Dio la manda con enormi fiocchi bagnati, non fa freddo, ci servono: patata alla carta, pannocchia lessata, asado, wurstel, insalata, vino, dolce. Tavoli e panche da sagra paesana. Viene festeggiato il compleanno di Misha, una delle guide, con tanto di torta e brindisi. Poi ballo. Diamo una mano a smontare e riporre tavoli e panche. Alle ore 20 tutti nella sala del bar a ballare, noi ci tratteniamo poco, ci ritiriamo. Serata veramente originale, divertente, chi avrebbe mai immaginato di cenare all’aperto sotto la neve in Antartide? Cosa possiamo aspettarci prima della fine di questa avventura, da questa banda di simpatici, capaci, intraprendenti componenti lo staff?
Giorno 15 – Foyn Harbour, Palaver Point
Il cielo oggi accenna un tenue sorriso, squarci di azzurro e luce sono di buon auspicio. La zodiac cruise è localizzata in Foyn Harbour, dirimpetto alla Foyn Island. Ci dirigiamo in una insenatura dell’isola dove si trova, in parte sommerso, il relitto di una baleniera norvegese, la ruggine se la sta divorando, ha le sembianze di uno scheletro. Nel 1915 naufragò a causa di un incendio, si bruciò l’olio di balena che trasportava nella stiva, fortunatamente tutti i 69 membri dell’equipaggio si salvarono. L’ampia baia che stiamo perlustrando, è densamente popolata di balene, ne avvistiamo a decine, spesso nuotano in coppia, maschio e femmina, oppure se la taglia fra le 2 è parecchio differente si tratta della madre col cucciolo. Una coppia sosta a pelo molto vicino, lo zodiac con motore spento, alla deriva, il natante e l’animale si sfiorano, silenzio ed emozione ci prendono, tutto questo incorniciato da un ambiente naturale minimale ed al tempo stesso completo. Non ci sono parole! Poi i cetatcei incurvano il dorso, si immergono nell’acqua, ultima è la coda a salutare con una eleganza e stile da vere atlete di nuoto sincronizzato. Varie foche se ne stanno spiaggiate su bassi iceberg. Su uno sperone roccioso un folto gruppo di cormorani stazionano appollaiati. Molti uccelli in volo fra cui anche albatros. Finalmente arriva il sole, la neve risplende, il cielo ed il mare recuperano il colore blu che gli appartiene. La temperatura sale significativamente.
Nel pomeriggio zodiac cruise, direzione Palaver Point, scendiamo fra gigantesche rocce scure, tutto intorno è abitato da una grande colonia di pinguini, si trovano anche diverse foche. Saliamo per alcune centinaia di metri camminando sulla neve molliccia, si sta sciogliendo dato il calore. Salendo miriamo la ampia baia azzurra, attorniata da alte pareti di ghiaccio. Assistiamo ancora al collasso dei ghiacciai che crollano con frequenza, provocando un fragoroso tonfo, con innalzamento di una nuvola di vapore. Alle ore 16,15 c’è in programma il bagno nella fresca acqua, fortunatamente è facoltativo, oltre 20 componenti, i più temerari si tuffano o si immergono, qualcuno solo una bagnata e via, altri nuotano, immancabili le grida nel momento dell’immersione! Se avessi 40-50 anni meno, lo farei anch’io! Tutto il rituale del bagno in Antartide è stato un bel avvenimento conviviale. Poi via tutti verso la nostra Ortelius.
Durante il riepilogo, ci annunciano che le condizioni meteo per i prossimi giorni non ci sorridono, nel Drake Passage è previsto un rilevante moto ondoso, quindi la giornata di domani sarà gestita in funzione di questo. È prevista una zodiac cruise nella mattina, con visita dentro Deception Island, la caratteristica isola a forma di ferro di cavallo, l’interno è costituito da una caldera di vulcano. Prima di cena facciamo un salto sul ponte di comando, il comandante ci avvicina e ci chiede qual è la nostra canzone, di quando ci siamo conosciuti, gli rispondo che sono passati 50 anni! Insiste, ricordo che ci piaceva la canzone di Domenico Modugno “La lontananza” la cerca sul suo cellulare poi c’è la fa sentire amplificata in tutto il ponte. Non parla italiano, se non erro è finlandese, ma dice di amare le canzoni melodiche italiane, ci fa ascoltare una vecchia canzone di Peppino Gagliardi, che gli piace molto.
Verso sera per la prima volta dalla partenza, incrociamo una nave, più grande della nostra, si tratta di un’altra compagnia, può accogliere 400 passeggeri, ma essendo tanti, non fruiscono di 2 zodiac cruis al giorno, questo è un altro dei motivi della nostra azzeccatissima scelta, la compagnia OceanWide. Anche stasera a cena si festeggia l’anniversario di un ospite spagnolo, canzonetta e torta, grande allegria. La cena è sempre un apprezzabilissimo momento di conviviale, si sta molto bene insieme a parlare delle meraviglie vissute durante la giornata, oppure lo scambio di opinioni ed esperienze fra genti di tutti i continenti. Dopo cena al bar proiettano un breve documentario su Deception Island.
Giorno 16 – Deception Island
Sveglia alle ore 7, ci invitano ad uscire per assistere all’entrata nella baia di Deception Island, l’entrata larga 200 metri, sulla destra appena fuori si incontra un massiccio faraglione di roccia scura, seguito da una alta parete rocciosa, all’interno l’acqua è calma. Oggi cielo grigio su, acqua grigia giù in mezzo nebbia e nevischio, quando salpiamo con lo zodiac nevica, il vento rinforza, sferza la neve sul viso. Tutta la baia é abitata da una enorme colonia di foche, c’è ne sono a centinaia, si confondono col colore del terreno scuro, molte ci seguono e si cimentano in evoluzioni acquatiche presso il nostro zodiac. Vediamo anche qualche giovane elefante marino. I pinguini se ne stanno appolaiati sulle rocce più in alto. Cormorani volano intorno. Sul lato sinistro dell’ingresso della baia giace un relitto di una baleniera norvegese. Scendiamo su una ampia spiaggia, camminando raggiungiamo le rovine della base norvegese, si trovano rottami di vecchi bollitori, macchinari per la lavorazione delle balene ed enormi silos cilindrici per lo stoccaggio del grasso. Una provvidenziale eruzione del vulcano ha messo fine a questo scempio. I balenieri sono scappati abbandonando l’intera attrezzatura. Mentre camminiamo, coprendoci il viso per lo sferzante nevischio, alcune foche si avvicinano, ci consigliano di alzare le braccia incrociandole sopra il capo per allontanarle, funziona! Ora il vento aumenta di intensità, fa un bel freddo. Ritorniamo a malincuore a bordo, questa è la nostra ultima uscita. Oggi pizza a pranzo, molto buona.
Dopo pranzo riconsegniamo gli stivali ed i giacchetti salvagente utilizzati durante le uscite sugli zodiac. Cerco il medico di bordo e gli chiedo i soliti cerottini per il mal di mare. Vado a trovare il comandante, gli porgo un foglio con i nomi delle canzoni, romanze di opere, musiche di Ennio Morricone, e canzoni note, visto che ama la musica italiana. Mi accerto, è finlandese, allora gli dico di nostra nipote Marina che ha sposato un finlandese e vive a Lappeenranta. Mi ringrazia per i suggerimenti. Nel pomeriggio, tosta conferenza di Sara, comincia con la caccia alle balene, passando peri “krill”, i piccoli molluschi di cui si nutrono e per finire con il grande problema creato della plastica, ormai entrata, sia nel mare che negli organismi. Inevitabile non parlare del cambiamento climatico, che purtroppo minaccia anche questo lontano mondo. Ore 18,15 solito riepilogo della giornata, ci mostrano le previsioni del tempo, non buone per la nostra traversata. Ci informano che è aperto il concorso per la miglior foto scattata fra gli ospiti, si può partecipare con una solo foto a testa, noi non parteciperemo. Forse ce lo siamo perso, oppure non ne hanno mai parlato della Convergenza Antartica.
Giorno 17 – Navigazione nel mare dell’Antartide
Il mare comincia a farsi sentire, io decido di non scendere per colazione. Ore 9,15 assistiamo alla lezione di fotografia, tenuta da Juan. Ore 11 assistiamo alla conferenza di Charlotte, sul nutrimento, accoppiamento, allevamento della prole e abilità subacquee delle balene. Saliamo sul ponte di comando, vediamo la prua beccheggiare enormemente, in alcune discese repentine, provoca un nuvolone di vapore che ricopre quasi completamente la prua. Ci rechiamo in mensa per il pranzo, ma bisogna tenersi ovunque per evitare di sbilanciarsi, poveri camerieri!
Si balla, ora siamo veramente fra onde rilevanti. Nel pomeriggio altra conferenza, Jeans descrive con l’ausilio di vecchie foto, alcune missioni di uno dei principali protagonisti dell’esplorazione dell’Antartide: l’irlandese Ernest Shakleton, che nel 1912 iniziò a progettare una nuova spedizione per l’attraversamento dell’Antartide da costa a costa. Proprio la spedizione imperiale trans-antartica, nonostante il suo fallimento, rappresentò il viaggio più famoso dell’esploratore irlandese. Dopo la perdita della nave Endurance, bloccata e stritolata dai ghiacci, Shackleton e il suo equipaggio riuscirono a mettersi in salvo raggiungendo la Georgia Australe dopo un impervio viaggio di oltre 1300 chilometri. Durante la cena un signore cade con la sedia di spalle a causa del continuo ampio movimento della nave. Succede che mentre scendi le scale, con entrambe le mani in presa sui 2 corrimano, talvolta la nave beccheggia ampiamente verso il basso, e ti senti mancare il gradino sotto il piede! Provi una sensazione di smarrimento! Il cerottino che ci siamo applicati funziona, non vomita nessuno.
Giorno 18 – Navigazione
Quando la nave ruota sull’asse longitudinale, causato dal moto ondoso proveniente diagonalmente, ti senti trascinato verso l’esterno del letto, per il timore di cadere, opponi una forza contraria, risultato? Dormi poco! Oggi il mare è più tranquillo. In mattinata passiamo alla reception per saldare gli extra. Ci danno una busta, dove depositare la mancia per i componenti l’equipaggio, noi ci mettiamo la cifra che riteniamo congrua. Siamo 92 passeggeri e ci sono 49 membri di equipaggio, non avranno molto da spartirsi. Assistiamo ad un paio di conferenze, su argomenti interessanti: le balene, i ghiacciai, il cambiamento climatico. Verso le 16,30 rientriamo nel canale di Beagle, ora il mare è calmo. Nel pomeriggio vi è la premiazione per il concorso “migliore foto”, hanno diviso le foto in 3 settori: Naturalistico, Paesaggistico e Fauna. Siamo d’accordo con la giuria. La foto vincitrice ritrae un pinguino che osserva una ics fra 2 pali rossi, disposti dalle nostre guide quando intendono delimitare lo spazio, per non farci avvicinare troppo agli animali. Una foto scattata sott’acqua da un sub, vince nel suo settore.
Alle 18, incontro di commiato da parte delle guide, ci offrono un calice di spumante. Grande festa, anche il comandante ci tiene a rimarcare quanto tutto sia andato alla grande! Ci mostrano una presentazione di varie foto scattate dalle guide con colonna sonora, ne viene fuori un bel filmino. A cena stasera c’è aria di festa e allegria, siamo a tavola con il dottore, un ragazzo canadese, uno svizzero e Lucia, la quale ci confida che all’inizio hanno avuto qualche malinteso con il gruppo di iraniani, in quanto i maschi non sono abituati a prendere ordini dalle donne, poi con un po’ di buonsenso da ambo le parti tutto si è sistemato per il meglio. Durante la cena sfilano tra i tavoli tutti cuochi, gli inservienti ed I camerieri, accompagnati da grida ed applausi. Tutti strameritati. Dopo cena ci rechiamo al bar, ci viene scaricato il filmino visto nel pomeriggio, io mi sono portato una pennetta USB. C’è aria di saluti. Un po’ di malinconia.
Giorno 19 – Ushuaia
Più che 14 giorni, meglio considerare 13 notti, poiché ci siamo imbarcati alle ore 16 del giorno 16 e sbarchiamo alle ore 9 del giorno 29). Al risveglio, troviamo Ortelius ormeggiata nel porto di Ushuaia. Colazione come tutti i giorni, salutiamo con un abbraccio Maria, la signora filippina che parla italiano, ci chiama col nostro nome fin dai primi giorni, Maria é una forza della natura, un vulcano. Abbracciamo Lucia e Katlyn. Salutiamo tutti coloro che vediamo. Riscendiamo sulla “terra abitata”. Preleviamo i nostri bagagli e sotto la pioggia ci incamminiamo verso Avenida San Martín, raggiungiamo l’albergo Des Andes, meno buono del Patagonia, ma pulito e decoroso. Nel pomeriggio usciamo, mentre nevica, passeggiamo per acquisti, incontriamo diversi compagni di crociera. Prenotiamo l’Albergo a Buenos Aires. Cena nel ristorante dell’hotel.
Giorno 20 – Buenos Aires
Volo. Atterriamo a Buenos Aires alle 15,30, temperatura locale 30 gradi! Un bel salto di temperatura! In taxi raggiungiamo l’Hotel Intersur Recoleta, molto buono. Il tempo di spogliarci e usciamo, vorremmo recarci nel caratteristico mercato di San Telmo, ma oggi ci dicono sia chiuso, optiamo per il mercatino di Recoleta che raggiungiamo a piedi in meno di mezz’ora, in un ampio parco verde si trovano centinaia di bancarelle, facciamo qualche ulteriore piccolo acquisto. Camminiamo un po’ verso il centro, poi in taxi ci facciamo portare a Plaza de Mayo, di fronte alla Casa Rosada, c’è molta animazione, vediamo la cerimonia dell’ammaina bandiera, eseguito da un gruppo di militari in alta uniforme accompagnati dal trombettiere. Un signore danza il tango con una ragazzina in carrozzina, un bèn riuscito spettacolo. Alle ore 19 tramonto, arrivano sciami di zanzare, dobbiamo scappare. Cena al ristorante “La Biela” ottimo asado con patate.
Giorno 21 – Rientro in Italia
In taxi raggiungiamo il lontanissimo aeroporto internazionale. Incrociamo altri compagni di crociera.
È ora di tirare le somme di questa splendida esperienza. Ottima scelta della compagnia OceanWide Expeditions, di cui abbiamo apprezzato tutto: dal personale, alla struttura, il programma. Magnifica la composizione della compagnia dei passeggeri. Sicuramente una esperienza estremamente al disopra di ogni aspettativa.
Grazie mille Antartide, non ti dimenticheremo mai.
Riccardo e Patrizia