Cibovagando in Toscana

Un concentrato di bellezza, cultura ed enogastronomia...
Scritto da: f_bignone
cibovagando in toscana
Partenza il: 30/04/2014
Ritorno il: 04/05/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Toscana, Toscana…. Ma quanto sei bella?

E te lo dico da veneta trapiantata in Piemonte… Te lo dico con un po’ di invidia, ma spassionatamente: sei la regione più bella dello stivale!

La Toscana si merita davvero questa lode perché, diciamocelo, non le manca davvero nulla: città d’arte favolose e famose in tutto il mondo, paesaggi da fiaba, cibo eccezionale, vino non ne parliamo! Insomma, una vacanza da queste parti, breve o lunga che sia, non può deludere… E se delude è perché è stata organizzata male o perché non si ha uno spirito romantico!

Vi racconterò di due brevi vacanze toscane fatte quest’anno (2014): la prima tra Lucca e Viareggio a marzo, in occasione del celeberrimo Carnevale, l’altra a Siena e dintorni agli inizi di maggio. Quindi a distanza di poco più di un mese siamo venuti ben due volte a riempirci gli occhi di bellezza….e non è del tutto escluso che non si torni una terza volta prima della fine dell’anno, perché più cose vedi e più ne vorresti vedere, più vorresti approfondire, più ti dici “cavoli, avessimo avuto un giorno di più!”

1) LUCCA e VIAREGGIO a marzo

Decidiamo di andare al Canevale di Viareggio, approfittando del fatto che quel week end c’è il “B&B-day” che, per chi ancora non lo sapesse, significa che il primo week end di marzo si dorme una notte gratis nei B&B che aderiscono all’iniziativa, prenotandone un minimo di due. Sapendo che Viareggio, tolto il Carnevale e le splendide spiagge che però a marzo non sono certo affascinanti come in estate, non c’è un gran che da vedere, decidiamo di dormire a LUCCA che si trova a circa 20 minuti da lì e che è un vero piccolo gioiello. Troviamo diversi B&B che aderiscono all’iniziativa, alcuni anche dentro le mura della cittadina, ma rimaniamo incantati da uno che si trova a circa 5 minuti di auto dalle mura: il B&B Don Chisciotte. Prenotiamo qui due notti, ma ci troviamo così bene che finiamo per restarci anche una terza! Il B&B era a dir poco delizioso, immacolato, gestito da una coppia giovane e molto gentile. Per chi non ha l’auto è fuori mano, ma per noi è stato perfetto e, in bassa stagione, abbiamo avuto una meravigliosa stanza a soli € 60 a notte. Lucca è bellissima, racchiusa tra le sue mura come in un nido tranquillo. A differenza di altre cittadine toscane, seppur turistica, si respirava un’aria verace che la rendeva particolarmente affascinante, nonostante la pioggia intermittente. L’abbiam girata da sotto in su, siamo saliti sulla Torre del Guinigi (quella con gli alberi in cima!) per ammirare il panorama, abbiamo visitato lo splendido Duomo e la statua funebre di Ilaria del Carretto (che è davvero bella come dicono…), ci siamo goduti le belle piazze e anche i negozi. Sicuramente a Lucca ci sono due cose da non perdere: la prima è una bella passeggiata sulle mura della città che sono incredibilmente larghe, al punto che una volta ci si passava addirittura in auto! Ora le hanno rese pedonali e la gente vi passeggia, corre, si incontra… e da lassù si gode un panorama eccezionale a tutto tondo sulla cittadina, sbirciando nelle viuzze medievali e nei parchi delle case nobiliari chiuse al pubblico. Se non vado errata, l’intero percorso delle mura è lungo circa 4,5 km. L’altra cosa da non perdere a Lucca sono i cantucci di Taddeucci, una minuscola pasticceria rinomatissima per i suoi biscotti che, bisogna ammetterlo, sebbene siano venduti a peso d’oro, sono davvero eccezionali, forse i cantucci più buoni che abbiamo mai assaggiato!

Un’altra cosa da fare a Lucca, se si ama la musica e, in particolare, l’opera, è un concerto di musica lirica nell’oratorio accanto al Duomo. Ok, non è per tutti, ma gli appassionati, come noi, non potranno che rimanere deliziati da un’ora di arie delle opere più famose, ovviamente almeno la metà sono di Puccini che era originario di Lucca. Il biglietto costa € 18 a testa li vale tutti. Per info e prenotazioni il sito è questo: http://www.puccinielasualucca.it. Per quanto riguarda i ristoranti, straconsigliamo “Il mecenate”, ristorante slow davvero bello e buono dove anche chi non mangia carne troverà un sacco di proposte sfiziose, e “gli orti di via Elisa”, molto valido. Per quanto riguarda il vino, invece, consigliamo a tutti gli appassionati in materia di non perdersi le colline lucchesi… sono un vero incanto! Meritano davvero una gita, anche solo di mezza giornata, perché nascondo ville antiche, boschi e vigneti bellissimi. Tra le tante ville, noi abbiamo visitato Villa Torrigiani, che però non è sempre aperta (o meglio, di sicuro non lo è in un piovoso lunedì di marzo!), ma basta telefonare e riservare la visita guidata. La visita è stata interessantissima e la villa (di cui si visita solo il piano terra perché al piano di sopra risiedono i proprietari, quando passano di qua) è famosa per i suoi giardini romantici, i suoi cespugli di camelie e per essere funta da set per alcuni interni del celeberrimo film “il marchese del grillo” che non finiremo mai di riguardare e riguardare… Tutte le info sulle ville al sito http://www.villeepalazzilucchesi.it/web/index.php.

La giornata a VIAREGGIO è iniziata, in realtà, al Lido di Camaiore, alla manifestazione vinicola “Terre di Toscana”, dove abbiamo degustato vini eccezionali, tra i cui i blasonatisssimi Sassicaia, Ornellaia eccetera. Vale quindi la pena di pagare 15€ di biglietto per bere tutto ciò che si desidera e assaggiare molte eccellenze toscane. Dal lido di Camaiore, dove abbiamo lasciato l’auto in previsione del fatto che, con il Carnevale, non avremmo trovato facilmente parcheggio, in 20 minuti a piedi sul bellissimo lungomare abbiamo raggiunto l’inizio della sfilata. Abbiamo fatto il biglietto (€ 15) per assistere al “Corso mascherato” e trascorso due ore a bocca aperta davanti agli enormi carri, perfetti in ogni dettaglio… Siamo rimasti davvero colpitissimi anche se avevamo visto più volte le immagini in tv, ma vederli dal vivo è stata un’esperienza!! In realtà, più che carri di carnevale, sono delle vere e proprie opere d’arte, studiate e realizzate da artisti della cartapesta che impiegano un intero anno per partorire la loro creatura, che di solito si muove a tempo di musica e sulla quale almeno un centinaio di persone ballano e cantano all’unisono eseguendo coreografie. Chi, come noi, ha sempre solo visto i carnevali di borgata o di paese, non potrà che rimanerne entusiasta! Inoltre, da qualche tempo i carri vengono costruiti in un edificio composto da appositi hangar (ben visibili arrivando a Viareggio in autostrada e chiamato “la Cittadella del carnevale”) dove, anche al di fuori del periodo di carnevale, si può andare a dare una sbirciata alle creazioni in costruzione – http://viareggio.ilcarnevale.com/luoghi/la-cittadella.

Dopo il nostro week end toscano di marzo, abbiamo deciso di tornare in Toscana subito dopo Pasqua, per goderci il vero e proprio cuore della regione, ossia la zona attorno a Siena. Qui ci siamo fermati qualche giorno in più, ovviamente, anche se sono stati comunque troppo pochi poichè ci andrebbe almeno un mese intero per godersi questa splendida terra appieno! Ma bisogna accontentarsi…

2) SIENA e dintorni a maggio

SIENA è stata la nostra prima tappa. Che dire? Siena è Siena, bella, orgogliosa, affollatissima e piena di comitive organizzate… Non può non piacere, ma forse sarebbe stato meglio visitare anche lei in un piovoso week end di marzo senza troppi (altri) turisti tra i piedi… perché onestamente non abbiamo avuto modo di apprezzarla molto! Dovremo tornarci con calma in inverno e salire (finalmente!) sulla Torre del Mangia, cosa che ci proponiamo sempre di fare quando passiamo di qua e che regolarmente non facciamo per via delle code. Ovviamente non potevamo non visitare il Duomo, incredibile capolavoro gotico su base romanica: lascia senza fiato sia da fuori che da dentro! E una volta dentro non si può perdere la Libreria Piccolomini con i suoi affreschi, né non restare ammaliati dagli intarsi marmorei del pavimento… mai visto nulla di simile!

SAN GIMIGNANO: è stata la base del nostro viaggio… anche se in realtà non abbiamo dormito nella rocca, bensì in uno dei minuscoli paesini che, insieme rocca, costituiscono il comune di San Gimignano, ossia Località Pancole. A Pancole abbiamo affittato un mini appartamento presso l’agriturismo Vagnoni, uno dei mille posti in cui dormire in zona. Si tratta di un agriturismo “vero”, quindi niente di edulcorato o di trendy, ma una vera casa colonica nel bel mezzo degli uliveti e dei filari di viti. I gestori producono olio e vino rigorosamente biologici e, per quanto l’appartamentino fosse spartano, dobbiamo ammettere che è stata una buona scelta (€ 50 a notte!) perché eravamo a 5 minuti di auto da San Gimignano, immersi nel verde, nel silenzio e con un panorama a 360 gradi da far venire i brividi per la bellezza! Dolci colline verdi a perdita d’occhio… Da Pancole si può serenamente raggiungere San Gimignano anche a piedi (c’erano molti pellegrini che lo facevano) in circa 45 minuti, poiché dista solo 5,5 km, ma si tratta di una strada un po’ trafficata durante l’alta stagione, per cui sarebbe meglio farlo in bassa stagione. San Gimignano in sé, invece, è davvero meravigliosa. Ed è vero che è super turistica, ma ha conservato un fascino comunque discreto che abbiamo apprezzato tantissimo. La via principale è tutta un susseguirsi di negozi per turisti, ma vendono cose di un certo livello, di paccottiglia se ne vede poca, per cui non stonano. E anche se hanno ricostruito qualche torre qua e là… in fondo che importa? Anzi, dal nostro punto di vista hanno fatto bene, anche se molti toscani non la pensano così. L’unico problema che abbiamo riscontrato è stato il traffico (terribile!!) attorno alla rocca, letteralmente presa d’assalto dalle comitive e dalle auto che cercano parcheggio…. Per cui il consiglio è uno solo: arrivare presto al mattino e rassegnarsi a parcheggiare in un parcheggio a pagamento perché ci hanno avvisati che le multe sono molto diffuse e molto salate. Segnaliamo che sul biglietto del parcheggio c’è scritto in caratteri piccolissimi che presentando quel biglietto alla cassa dei musei si hanno diritto a delle riduzioni…. ma noi ce ne siamo accorti solo quando eravamo già andati via! A San Gimignano il Comune ha avuto un’idea a nostro avviso furbissima: un biglietto da soli 6 € che permette di ammirare tutta una serie di cose interessanti quali salire sulla Torre Grossa per osservare il panorama (assolutamente da fare!)+ visitare le antiche sale del municipio tutte affrescate e poi, spostandosi di qualche centinaio di metri, visitare la spezieria di Santa Fina, un minuscolo museo dedicato alla prima farmacia locale, dove dei pannelli esplicativi raccontano la storia degli speziali, + il museo di arte moderna + quello archeologico + una mostra temporanea a tema (noi siamo stati molto fortunati poiché era una piccola retrospettiva sul fotografo Erwitt!). Se si vuole vedere anche solo una di queste “attrazioni”, però, il prezzo è sempre lo stesso. Un biglietto a parte, invece, per visitare il Duomo (anch’esso imperdibile) con i suoi affascinanti cicli di affreschi sull’antico testamento e la vita di Gesù.

Per cena si può andare al ristornate Perucà, rustico e accogliente, cucina tipica toscana, ovviamente…. ma se non si prenota si rischia di non mangiare!

ABBAZIA DI SAN GALGANO e “SPADA NELLA ROCCIA”: per quanto possa sembrare assurdo, ci siamo sciroppati più di un’ora in mezzo ai boschi, su strade strettissime e tutte curve per vedere “la spada nella roccia”… Sì esatto, quella vera! Insomma, questa tappa del viaggio ci ha portati un filo fuori strada, ma non abbiamo resistito, pur sapendo che non aveva nulla a che fare con il mitico Re Artù! E così siamo arrivati fino Chiusdino dove, in mezzo ai prati, sorge il rudere di questa antica abbazia cistercense abbandonata da secoli. La sua particolarità è che ormai restano in piedi solo le mura e all’interno cresce l’erba… non c’è più nemmeno il tetto, per cui si può ammirare il cielo mentre si passeggia tra le colonne. L’impatto è grande, soprattutto se si ha la fortuna/sfortuna di venire qui in una giornata di pioggia quando in cielo compaiono fotogenici nuvoloni neri… Noi purtroppo siamo stati sfortunati poiché il cielo quel giorno era di un bel bianco lattiginoso, quanto di peggio esiste per tirar fuori una foto decente! Poco più in là dell’abbazia, in cima ad una collina, sorge la Cappella di Montesiepi, nata per custodire una reliquia particolarissima che è, appunto, la spada nella roccia cui pare che sia stata ispirata la celeberrima leggenda secondo la quale solo il giovane Artù, puro di cuore, riuscì ad estrarre la spada dalla roccia e diventare Re d’Inghilterra…. Ma questa è la leggenda celtica. La leggenda toscana, invece, è molto più terra-terra: un giovane cavaliere medievale, San Galgano, infilò la sua spada in una fessura tra queste rocce per simboleggiare la fine della violenza e l’inizio di un percorso di pace… infatti subito dopo si fece monaco. La spada, col passare dei secoli, si è letteralmente cementata nella roccia, anche se pare che più volte sia stata spezzata per dileggio e subito ricomposta per far sì che la reliquia continuasse a richiamare i pellegrini. Sia come sia, anche se oggi è coperta da una bruttissima cupola di plexiglass che permette solo di intravederla, è comunque strano osservare l’elsa di quella spada, perché richiama alla mente mille storie sentite da bambini. Quando ci siamo stati noi il sito era pieno di gente (era il primo maggio!!), anche perché fare un pic nic nel chiostro dell’abbazia è davvero invitante… quindi purtroppo non abbiamo trovato l’atmosfera che ci aspettavamo di trovare. Però, fuori dai periodi di punta, e magari all’alba o al tramonto, dev’essere un posto davvero magico, dove lasciar correre la fantasia. I curiosi possono informarsi sul sito

MONTALCINO: premesso che in Toscana bisognerebbe fermarsi a visitare ogni paese, purtroppo il tempo tiranno impone di fare delle scelte e le nostre scelte spesso vanno nella direzione enogastronomica… quindi Montalcino non poteva proprio mancare! Ora, è vero che si tratta di una meta che vive solo di turismo, che la viuzza principale è invasa di vinerie e cantine di dubbia qualità dove si può comprare un Brunello a 10€ (!!), ma anche Montalcino nasconde dei tesori non da poco. La nostra prima tappa è stata la Rocca, che racchiude una piccola enoteca “seria” dove mangiare un boccone sulla terrazza e degustare un calice di buon vino prodotto dai gestori (e cosa se non il Brunello??)… un posticino delizioso e rilassante, lontano dalla ressa: consigliatissimo.

La passeggiata per il paese, invece, può andare verso un solo obbiettivo: una minuscola pasticceria dove vengono prodotti dolci tipici toscani davvero strepitosi, i migliori che abbiamo mai mangiato in Toscana (tolti i cantucci di Taddeucci!)! Questo gioiellino della gastronomia si chiama Pasticceria Mariuccia e, tra tutte le leccornie, vi consigliamo il “pane di Mariuccia” che è proprio unico!! Mangiati subito sono morbidissimi… mangiati a distanza di qualche settimana diventano più secchi, da bagnare nel vino, ma sempre favolosi (però freschi sono ancora meglio!!). Per proseguire sul sentiero del vino, abbiamo contattato la cantina di uno degli storici produttori di Brunello di Montalcino: Baricci. Qui siamo stati accolti dal nipote del fondatore, con cui ci siamo intrattenuti circa un’ora a parlare di vino e della loro terra, degustando i loro prodotti e uscendo felici con una cassa di ottimi Brunello e Rosso sotto il braccio, pagandoli il giusto.

PIENZA: come si fa a non andare a Pienza? È un piccolo borgo delizioso, fatto apposta per gli innamorati… Soprattutto se si considera che i vicoletti che, dalla via centrale, portano alla passeggiata lungo le mura, hanno nomi come “Via del bacio”, “Via dell’amore” ecc… è talmente bella che Zeffirelli la scelse come set per girare Giulietta e Romeo, il che è tutto detto. Credo che la prossima volta che ci faremo un giretto in Toscana, cercheremo alloggio da queste parti! Purtroppo siamo arrivati qui con il sole che tramontava, e una mezzora dopo tutti i negozi erano chiusi. Abbiamo giusto fatto in tempo a comprarci un bel pezzo di pecorino di Pienza (mamma mia che bontà!) da un formaggiaio burbero e basta. Però ce la siamo goduta senza troppa gente attorno, solo noi, un po’ di pioggia e qualche straniero ormai residente in loco.

CHIANTI: mai viste colline simili! Uno spettacolo da lasciare senza parole…. le più belle viste finora (e non me ne vogliano tutti coloro che abitano in collina: è così, c’è poco da discutere e bisogna essere obbiettivi!). Girovagando più o meno senza meta su e giù per i colli chiantigiani, nonostante la giornata piovosa e il cielo grigio, ci siamo ritrovati davanti agli occhi esattamente gli sfondo che Leonardo o il Lippi usavano per i loro quadri: colline verdi, dolci, perfette, amene, e casolari in pietra che si fondono nel paesaggio senza soluzione di continuità alcuna. Leggendo qua e là e parlando con la gente del posto, abbiamo capito il motivo: la campagna Toscana è così bella perché nel dopoguerra la maggior parte dei contadini ha abbandonato le proprie terre per andare a lavorare in fabbrica nelle grandi città… addirittura c’era chi, prima di partire, regalava la terra al vicino pur di scappar via. E così l’industrializzazione qui non è stata massiccia, anzi, è stata molto blanda e questo ha fatto sì che il paesaggio sia rimasto armonico (a differenza delle colline del Monferrato o delle Langhe, ad esempio, che seppur molto belle, hanno risentito fortemente dell’industrializzazione che si irradiava da Torino e spesso sono state scempiate da capannoni inguardabili). I vigneti si stendono tutto attorno a noi e sono meravigliosi.

Visto che a Montalcino siamo andati da un piccolo produttore di vino, nel Chianti decidiamo di andare a trovare uno dei più grandi: i marchesi Antinori. In realtà a noi piacciono le realtà piccole e artigianali, “vere”, ma è anche giusto vedere l’altro lato della medaglia, per cui prenotiamo la visita sul loro sito e investiamo quei 20€ a testa per visitare la loro immensa cantina, 100% design. Ora, non rimpiangiamo di certo la visita (guidata, di 1 ora) ma sinceramente qui va in scena non l’agricoltura, ma l’architettura…. Ed è davvero notevole. Alla visita infatti partecipavano le due categorie: amanti del vino e amanti dell’architettura e del design. E’ stato comunque interessante vedere cosa puoi fare investendo 106 milioni di euro per sventrare una collina e realizzare una cantina e spesso ci ritrovavamo a sorridere ripensando alle interviste al marchese Antinori e alle sue figlie che sono proprio convinti di essere dei “contadini”. Vabeh, si sa che i soldi scollegano dalla realtà!! La visita si è conclusa con una degustazione di 3 vini (che abbiamo appena assaggiato poiché sinceramente non meritavano particolarmente di essere bevuti) e poi, sotto un temporale scrosciante, ci siamo rifugiati al ristorante che si trova in cima alla collina-cantina, Rinuccio 1180 (così chiamato in onore del capostipite della famiglia Antinori). Inutile dire che dal ristorante si gode una vista favolosa sulle colline circostanti e che il posto è molto trendy. Abbiamo pranzato bene, nulla di eccelso, ma tutto piuttosto buono, e abbiamo degustato alcuni dei loro vini top di gamma (e qui sì che si ragionava!), insomma, quei vini che ti costano circa 200€ alla bottiglia e che quindi sei felice di poter degustare al bicchiere spendendo una cifra ancora ragionevole!

Un altro ristorante da consigliare, questa volta davvero molto buono, è la Trattoria della Torre a Castellina in Chianti… ottima cucina toscana in un ambiente caldo, lievemente anni 80, ma sicuramente genuino! E poi Castellina è deliziosa e merita una visita.

VOLTERRA: la pioggia ci ha portati a Volterra, che all’inizio non era nel nostro itinerario dove erano invece previste le Crete senesi…. ma che tristezza avrebbe dovuto essere attraversale sotto la pioggia! Per cui abbiam deciso di lasciarci le Crete per un’altra vacanza. Volterra è stata in realtà una tappa molto interessante e piacevole… forse non avrà quel fascino romantico di Pienza o San Gimignano, ma è anch’essa bellissima. Ovviamente qui c’è il museo etrusco…. ovviamente non ci siamo stati perché poi è uscito uno dei pochi raggi di sole e volevamo godercelo (beata ignoranza, sic!!). Appena entrati nelle mura, invece, abbiamo visitato (assolutamente per caso, lo ammettiamo) un antico palazzo appartenuto ad un proprietario davvero singolare: Palazzo Viti (http://www.palazzoviti.it/palazzo/). Ora, che cosa avrà mai questo palazzo da farcelo apparire diverso rispetto a tutti i palazzi visitati qua e là per l’Europa? Beh, appena si mette piede qui dentro, non pare di trovarsi in un museo, bensì in una casa “viva”, che respira. E’ una sensazione stranissima… le stanze sono luminose, con un’atmosfera calda, e i vecchietti all’ingresso accolgono i visitatori con un calore particolare, come se fossero orgogliosi di mostrarti il palazzo. Alla fine della visita abbiamo scoperto l’arcano: il palazzo è casa loro! E ci vivono davvero (le stanze private sono al piano di sopra e non sono visitabili)… ecco perché è tutto così “vivo”. Il palazzo apparteneva ad un famiglia di commercianti che divenne ricca producendo e commerciando oggetti in alabastro, risorsa tipicissima di Volterra, come tutti si accorgeranno guardando le vetrine dei negozi cittadini. Uno dei figli di questa famiglia, Giuseppe Viti, era un po’ una “testa matta” affascinata dall’esotico e decise di tentare la fortuna in varie parti del mondo, dagli Stati Uniti all’America Latina spingendosi fino in Asia e portando con sé delicati capolavori in alabastro da vendere ai locali… e tanto fece che divenne addirittura Emiro del Nepal da cui poi fu costretto a fuggire perché a corte stavano valutando di farlo fuori! Insomma, sicuramente un personaggio sopra le righe che ci sarebbe tanto piaciuto conoscere e che di certo ha vissuto una vita intensa. Grazie ai suoi mille viaggi, il palazzo nasconde molti tesori orientali e merita davvero di essere visitato.

Per concludere questo diario di viaggio, posso solo dire che, riguardando le foto, resta solo il rimpianto di non aver avuto il sole dalla nostra parte… ma ci siamo abituati, purtroppo! Quando ci muoviamo noi di casa, regolarmente piove… No, a dire il vero c’è un altro rimpianto: non aver acquistato un po’ più di pecorino di Pienza e non aver comprato qualche dolcetto in più da Mariuccia a Montalcino… ma l’estate si avvicina e anche la linea vuole la sua parte!! E poi avremo tutto il grigio inverno nordico per stappare le bottiglie di Brunello e Chianti Classico e ripensare alle dolci colline toscane…

Francesca & Alberto



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche