Siena, le Crete e la Val d’Orcia

Su e giù in bicicletta nel territorio a sud di Siena
Scritto da: cappellaccio
siena, le crete e la val d’orcia
Partenza il: 23/08/2014
Ritorno il: 29/08/2014
Viaggiatori: 1
Spesa: 1000 €
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Immaginate tanti borghi aggrappati al cucuzzolo di una collina, immersi nella calma di un ambiente agreste, collegati da strade tortuose, non eccessivamente trafficate, che permettono di assaporare la tranquillità della vita all’aria aperta. Pensate a un magnifico patrimonio di chiese romaniche sopravvissuto alle ingiurie del tempo: l’Abbazia di Sant’Antimo, la basilica di Sant’Agata di Asciano, la chiesa di San Pietro in Villore a San Giovanni d’Asso e la pieve di Santo Stefano a Cennano vicino a Castelmuzio sono solo alcuni esempi. Raffiguratevi costruzioni difensive come la possente rocca di Tentennano, i resti del fortilizio di Montelifrè, i ruderi della rocca aldobrandesca di Castiglione d’Orcia, l’imponente cassero di Montisi, il restaurato maniero di San Giovanni d’Asso, le torri di Monticchiello o il castello di Spedaletto e quello di Leonina, oggi trasformati in residenze storiche. Fatevi davanti porte ad arco, mura, antiche case, sorgenti termali, cisterne per l’acqua piovana, vestigia di un lontano passato che ancora pulsa in questo angolo di Toscana. Ecco, andare nelle terre di Siena è un modo per pedalare attraverso la storia, in una campagna odorosa, disseminata di ulivi e cipressi, punteggiata di casali e fattorie, abbellita dai girasoli, in cui d’estate predomina una mescolanza di verdi, marroni e gialli.

Come avrete già indovinato le cinque tappe di questa ciclovacanza con partenza e rientro a Siena sono piuttosto mosse: i tratti pianeggianti sono praticamente inesistenti, quindi ci vogliono delle buone gambe e tanta voglia di pedalare, ma tenete presente che le molteplici bellezze della Val d’Orcia portano a scattare centinaia di foto e in bicicletta ci si può fermare dove si vuole, in qualunque momento.

Il primo giorno si esce dalla città di Santa Caterina da Porta Pispini; si percorre in discesa la via Aretina, poi si imbocca la strada di Pieve a Bozzone; in località Santa Regina l’attenzione viene catturata dal Castello Quattro Torra, di proprietà privata, che sorge isolato sulla sommità di un’altura; poco dopo si attraversa il torrente Bozzone, nei pressi del quale può capitare che un capriolo salti proprio davanti alla vostra bicicletta. In seguito ci si tuffa a capofitto lungo la strada bianca di Presciano, con pendenze che toccano il 16%. La fontanella di Presciano e la panchina appoggiata al muro di cinta di una tenuta padronale in abbandono invitano a fermarsi per un picnic. Da Arbia si ricalca il tracciato della vecchia Lauretana, una strada panoramica celebre per i mammelloni, basse collinette quasi prive di vegetazione, che si gonfiano in fila, le une accanto alle altre. A sinistra il cartello segnaletico “Leonina” rappresenta una tentazione irresistibile: in due chilometri scarsi di sterrata si giunge al castello-albergo-ristorante dal quale si domina uno spettacolo idilliaco.

Proseguendo ancora per circa cinquecento metri si arriva al Sito Transitorio, un’opera d’arte a 3D dello scultore francese Jean-Paul Philippe, piazzata nel nulla, composta da diversi elementi, fra i quali una specie di trono, una sorta di sarcofago e un parallelepipedo rettangolo con un buco della stessa forma in mezzo. Andando avanti per un altro paio di km per uno stradone di terra battuta ci si ritrova a Mucigliani e da qui si ritorna alla Lauretana, che si percorre fino ad Asciano. Da questo paese si pedala in costante ma leggera salita lungo la SP 60 del Pecorile e l’unica pausa che ci si concede è quella dedicata alla visita del piccolo, semideserto, ma pittoresco agglomerato di abitazioni di Chiusure. Il pomeriggio si conclude con l’ingresso al complesso abbaziale di Monte Oliveto Maggiore, all’interno del quale si vedono la chiesa, il refettorio, la biblioteca e, nell’elegante chiostro grande, si ammirano gli affreschi delle storie di San Benedetto realizzati nel Rinascimento da Luca Signorelli e dal Sodoma. Tuttavia, quello che impressiona maggiormente, secondo me, è l’armonia tra gli edifici dell’abbazia e lo scenario naturale che li circonda: l’Abbazia è una gemma dell’architettura monastica incastonata in un bosco secolare, che irradia un senso di quiete e isolamento.

La mattina del secondo giorno si torna indietro verso Chiusure, però anziché curvare a sinistra in direzione Asciano, si piega a destra per San Giovanni d’Asso, cittadina famosa per il tartufo bianco, il cui sapore per gli amanti della buona cucina è meno forte e più raffinato di quello del tartufo nero (la mostra mercato di questo pregiato fungo ipogeo si tiene qui con cadenza annuale nel secondo weekend di marzo e di novembre). Dopo 6 km si attraversa il suggestivo centro storico di Montisi lungo la via Umberto I. Proseguendo in direzione Trequanda si possono osservare, a sinistra, il borgo e i ruderi del castello di Montelifré.

Ora si punta su Castelmuzio, al quale si accede varcando una porta che si apre nelle mura. In questo periodo dell’anno il paese non sembra attirare molti turisti. Nella piazza della Pieve c’è Palazzo Fratini, un bar privo di avventori, la chiesa e poco altro.

La strada che congiunge Castelmuzio a Pienza è sinuosa, ma il paesaggio non è, di primo acchito, dei più ameni –sebbene qui si trovi l’ex-convento di S. Anna in Camprena, reso noto dal film Il paziente inglese; Pienza, invece, è pura scenografia a cielo aperto. Il nucleo storico della cittadina ribattezzata con il nome del papa Pio II è disposto sopra il crinale di una collina fra la Val d’Orcia e la Valdichiana, affacciato sull’Amiata e sulle Crete ed è l’architettura rinascimentale, che traduce l’ideale urbanistico di Leon Battista Alberti e porta la firma di Bernardo Rossellino, a definire il carattere dell’abitato. Dopo il doveroso giro del centro, che mi permette di contemplare i monumenti principali –il duomo, il palazzo Piccolomini e il palazzo Comunale- vado a crogiolarmi in una delle due vasche con idromassaggio dell’albergo Corsignano, di cui sono ospite.

Il terzo giorno, prima di rimettermi in sella alla bici, cammino lungo l’incantevole passeggiata di Pienza, che porta inizialmente alla chiesetta di Santa Caterina e poi al cimitero; per i più risoluti esiste la possibilità di svoltare a sinistra in discesa per vedere la romanica pieve di Corsignano, dove fu battezzato il futuro papa Pio II, Enea Silvio Piccolomini. In seguito sono costretta a districarmi nel traffico della SS146, che mi conduce a Montepulciano, ubicato in posizione panoramica. Penetro in città da porta al Prato, spingo la bicicletta in salita fino a piazza Grande e, dopo aver immortalato con la digitale il palazzo comunale e la cattedrale, scendo per via Ricci finché non mi ritrovo nuovamente davanti alla torre di Pulcinella e al Marzocco.

La SP88 mi consente di sfuggire alla morsa del traffico e di raggiungere Monticchiello, un grazioso paesino raccolto su un colle, che conserva intatte atmosfere medievali nelle strette viuzze, nella chiesa dei S.S. Leonardo e Cristoforo e nelle mura difese da torri. Infine una lunga discesa mi porta a Spedaletto, importante struttura eretta verso la fine del XII secolo sulla via Francigena, che svolse le funzioni di fattoria fortificata (Grancia) e di ospizio per i pellegrini. Vanta una fortezza con torri merlate, una chiesa dedicata a San Niccolò e altri edifici di servizio. Ed è proprio in uno dei fienili ristrutturati dell’agriturismo Castello di Spedaletto che avrò il privilegio di dormire stanotte, ma prima me ne starò a oziare sul bordo della piscina rettangolare delle terme libere del Parco dei Mulini di Bagno Vignoni godendomi la vista delle deliziose cascatelle che precipitano a valle da una rupe.

Il quarto giorno, ormai con la schiena, le braccia e le gambe indolenzite, inforco ancora una volta la bicicletta e indugio sulla silenziosa piazza delle Sorgenti di Bagno Vignoni, luogo termale tra i più conosciuti e apprezzati della regione già ai tempi di Lorenzo il Magnifico. Raccolti attorno alla vasca ci sono alcuni semplici edifici, occupati prevalentemente da ristorantini e bar. Dal Parco dei Mulini scorgo in lontananza la medievale Rocca d’Orcia, posizionata strategicamente, come una sentinella, sopra un gigantesco masso calcareo per controllare la via Francigena. Quando, dopo 4 km, arrivo ai piedi del dirupo sul quale svetta la fortezza, questa mi appare come un posto inaccessibile e mi incute un certo timore: sarò capace di trascinare la bici fino al punto più alto della scarpata? Le mie ginocchia tremano al solo pensiero; resto a guardarla imbambolata, ma poi mi decido. Ce la posso fare. Per fortuna spira un vento leggero che mi rinfresca la faccia e il corpo. Arranco in salita fino alla biglietteria della rocca, lego il mezzo di locomozione nei paraggi, pago i tre euro del biglietto, salgo le scale e mi affaccio dalla terrazza del cassero: la campagna appare come un ampio mosaico composto da boscosi colli e aree coltivate, la vista è sublime, una vera festa per gli occhi. Ma merita una scoperta a pedali anche il borgo, dove si può fotografare la cisterna più grande della Toscana. Invece non mi provoca nessuna speciale emozione il centro di Castiglione d’Orcia, che raggiungo dopo un’altra impegnativa salita.

Diciassette chilometri e molte pedalate dopo, nella valle del torrente Starcia, mi soprende la visione dell’austera Abbazia di S. Antimo, all’interno della quale riecheggiano i canti gregoriani (registrati) dei monaci che seguono la regola agostiniana. La città del Brunello, meta finale di oggi, si trova a un’altra decina di chilometri di distanza. Fulcro della vita cittadina di Montalcino è la piazza del Popolo, con una loggia ad arcate gotiche e una torre, che fa parte del palazzo dei Priori, sede del comune. Proseguendo per via Mazzini e poi risalendo viale Roma, si giunge alla chiesa del Soccorso, di fianco e dietro alla quale si apre uno stupendo belvedere. Da questa balconata lo sguardo si perde nell’orizzonte di morbidi colli, che sembrano rincorrersi e accavallarsi all’infinito. L’antico castello, eretto nella seconda metà del Trecento incorporando varie torri preesistenti, presidia il nucleo storico di Montalcino e accoglie un’enoteca. Fino alle otto di sera può entrare gratuitamente nel cortile e ammirare l’attraente paesaggio dagli spalti.

L’ultimo giorno l’itinerario muove in direzione nord, verso Murlo, in Val di Merse, passando per il caratteristico borgo di Buonconvento. Il museo archeologico di Murlo, ospitato nel Palazzo del Vescovo, è piuttosto interessante perché contiene i resti di una dimora signorile etrusca un tempo situata sul pianoro di Poggio Civitate. Da Ville di Corsano si prosegue per un altra dozzina di chilometri lungo la SP23 alla volta di Siena, che appare in lontananza con il suo skyline turrito e con la sua promessa di bellezza ripaga già di tutta la fatica del percorso.

Come arrivare: Siena è raggiungibile in treno, con Trenitalia.

Dove pernottare: il 1° e 6° giorno all’Albergo Italia, viale Cavour 63, SIENA – Tel 0577 44248 www.hotelitalia-siena.it ;

Il 2° giorno al Piccolo Hotel S. Valentino, SP451, ASCIANO Tel 0577 707153 (nei pressi dell’Abbazia di Monte Oliveto) www.piccolohotelsanvalentino.com ;

Il 3° giorno all’Hotel Corsignano, via della Madonnina, 11 – 53026, Pienza (SI) tel 0578 748501 www.hotelcorsignano.it ;

Il 4° giorno al Castello di Spedaletto, Residenza d’epoca, Località Spedaletto, 53020 Pienza (Siena) www.castellodispedaletto.it ;

Il 5° giorno alla Residenza Palazzo Saloni, via Soccorso Saloni 31 – 53024 – Montalcino (SI) Tel. 0577-849509 www.palazzosaloni.it.

Con chi: per realizzare questa vacanza a pedali ci si può affidare all’esperienza di Ruota libera, che facilita il viaggio, dato che vi noleggia una comoda bicicletta -dotata di contachilometri, kit riparazione, due sacche laterali, una borsa da manubrio dove posizionare le mappe, una borraccia- vi dà un casco, vi prenota gli hotel, vi sposta le valigie da un albergo all’altro, vi fornisce un roadbook e soprattutto ha messo delle freccette agli incroci per fare in modo che non vi perdiate. http://www.ruotalibera.net/upload/2013-12-17_19-12-42_RL%20Siena_L%20PV.pdf

Cosa aspettarsi: l’andamento altalenante di questo percorso circolare lo rende adatto a cicloturisti con una buona condizione fisica. I chilometri di sterrato sono molto pochi e se escludiamo una brevissima ciclabile in centro a Siena, per il resto sono tutte strade asfaltate aperte al traffico veicolare. Si percorrono in totale circa 240 km suddivisi in 5 tappe (dunque dai 40 ai 50 km al giorno).

Il Parco della Val d’Orcia è un’area protetta a livello regionale e dal 2004 tutelata dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità, per l’eccellente stato di conservazione del paesaggio, che non è stato esclusivamente forgiato dalla natura, ma anche magistralmente plasmato nei secoli dall’uomo.



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